CAPITOLO XXV:
LA DIFFERENZA FRA AMORE E DESIDERIO




Aggiornai Roger il quale mi disse che avevo fatto bene e di prenderla comoda ora per elaborare e pensarci bene, ma soprattutto per farlo fare a lui, insomma adesso dovevo vedere le sue mosse.
Mi concentrai sul torneo dove andai bene arrivando in finale a sorpresa contro Stan e non contro Nole.
Vedermelo davanti mi parve una sorta di segno del destino.
Per lui Roger non mi aveva mai amato e sospettavo che comunque Nole provasse qualcosa per lui anche se l'aveva negato. Comunque erano stati insieme.
Non lo odiavo, non puoi odiare Stan, è una persona dolce e trasparente, non filtra ciò che pensa e prova, lo dice e lo mostra immediatamente e poi è chiuso e timido, ma soprattutto educato con chi merita. Insomma, è una persona eccezionale e chiunque ci sta bene, ovviamente.
Quando sentii lo strappo alla schiena, dopo la risposta al suo tiro, provai una tale fitta che in una scala da 1 a 10, in quel preciso istante, non sapevo quantificarlo.
Strinsi i denti e continuai fino alla fine, ma in un istante il mondo mi crollò addosso.
Mi ero fatto male alla schiena all'inizio del secondo set della finale di uno slam, avevo perso il primo set perchè distratto e perchè lui era in forma.
Quel che mi fregò fu vedere il grande salto di qualità di Stan, perchè lui non aveva mai giocato così bene. Era un buon giocatore da prime dieci posizioni, migliorato molto ma non da competere coi primi 3 o 4 del mondo.
Invece lì era eccellente.
E pensai subito alla promessa che aveva fatto a Roger, che se lui sarebbe migliorato abbastanza, allora avrebbero fatto un'ultima coppa Davis. Ci era riuscito. Per amore?
Così rimasi inebetito a guardarlo giocare bene e concentrato.
E all'inzio del secondo set mi strappai la schiena.
Sentii subito, capii immediatamente che quella non era una cosa che poteva passare od essere sopportata, non mi avrebbe fatto giocare bene, il dolore sarebbe aumentato e avrebbe pregiudicato l'esito della mia partita.
E non solo.
Se avessi continuato per tutte le oltre 3 ore di gioco, avrei anche peggiorato la situazione.
Lo sapevo.
E avrei comunque perso, perchè a quel punto che puoi fare?
Giochi una finale con la schiena rotta e pensi di vincere e non peggiorare?
Io lo feci.
Non mi fermavo per gli infortuni, mi riducevo a brandelli fino a trascinarmi, a costo di essere pietoso. Ero così. Pazzo e fanatico.
E proseguii fra atroci dolori per tutto il secondo set senza poter usufruire dei massaggi, ovviamente lo persi.
Eravamo 2 a 0 per Stan, avevo un male cane crescente e la prospettiva di perdere.
Se Stan avesse vinto un altro set avrebbe vinto la partita.
Mio zio, l'allenatore, e tutti i preparatori ed il fisioterapista con me mi consigliarono di dare forfait perchè avrei peggiorato e comunque era impossibile vincere in quelle condizioni.
Io rimasi negli spogliatoi a lungo superando il tempo regolamentare, vennero a chiamarmi a lungo mentre il fisioterapista mi massaggiava su mio ordine. Io soffrivo moltissimo, non riuscivo a respirare dal dolore, ma non volevo mollare, non potevo mollare. Era impensabile che mollassi.
Alla fine tornai in campo contro la volontà di tutti ed anche contro la logica.
Ad ogni tiro una stilettata atroce, ogni movimento, anche il respiro semplice, la corsa, tutto era profonda fonte di dolore. Mi stavo torturando e non c'era un motivo abbastanza valido per farlo, ma io volevo andare fino in fondo, volevo provarci, dovevo provarci.
Avevo solo il tennis, mi ero prefissato un obiettivo nella vita. Ottenere tutto quello che potevo dal tennis fino a che sarei stato in grado di giocare, poi avrei pensato al resto. Ma la mia vita era tennis. Era quello.
Vivevo per le vittorie, per i titoli, per le posizioni in classifica, per i punti magici ottenuti.
Non c'era nulla che mi trasmettesse la stessa cosa.
Così con la sola forza di volontà, perchè in quel momento non avevo altro che quella visto quanto soffrivo, vinsi il terzo set.
Con dolori atroci impossibili.
All'inizio del quarto set mi resi conto che potevo anche spingere allo stesso modo per altri 2 set e vincere la partita, ma saremmo andati avanti per altre ore ed era da almeno 3 che già giocavo.
Andare avanti per altri 2 set in quel modo per vincerli era non solo utopistico, era da folli.
Ma l’avrei fatto, giuro che volevo. Entrai in campo per provarci.
Solo che semplicemente mi ritrovai al capolinea.
O tiravo come nel terzo set morendo colpo dopo colpo, o allentavo un po' per pura sopravvivenza.
Alla fine lo spirito di conservazione ebbe il sopravvento in me, contro la mia volontà.
Poi mi dissero che se avessi giocato come nel terzo set per altri due, probabilmente non sarei più tornato in campo per tutto il 2014. Non che poi andò diversamente... però almeno ho potuto vincere il mio Roland per la nona volta. Dio, non so come, ma poi l'ho vinto.
Mollai un po' e persi il quarto set, Stan vinse il sui primo Slam meritatamente visto il miglioramento pazzesco e forse anche perchè era più vitale per lui che per me.  Aveva promesso a Roger di farcela.
Ammirai molto Stan in quel momento che non aveva avuto pietà con me nonostante il mio male alla schiena, era rimasto concentrato e non aveva mai abbassato il livello.
Alla fine mi abbracciò, io mi appoggiai a lui sfinito, non riuscivo a reggermi. Lì mi disse dolcemente che se non fosse stato per la mia schiena avrei vinto io, ma non volevo sentirlo.
Non era così.
Lo ripeté negli spogliatoi, poi, mentre ci lavavamo.
- Stan, tu hai vinto perchè hai fatto un salto di qualità allucinante. Se eri del livello degli altri anni avrei vinto io comunque, ma ora ce l'hai fatta perchè lo meritavi. Era giusto che vincessi tu comunque. La mia schiena è un'altra storia. Avevo il livello per battere quasi tutti tranne che tre giocatori. Nole, Roger ed ora te! - Quando lo dissi lui sorrise e lo accettò mentre al telefono lo sentii parlare in tedesco con Roger e piangere come un bambino. Sorrisi invidiandolo.
Roger lo chiamava alla fine di ogni partita ed anche prima.
Come potevano non capire che erano già una coppia?
Dopo la sua chiamata mi aiutò senza che glielo chiedessi. Mi tirò fuori le cose dal borsone in modo che io non dovessi abbassarmi, poi mi mise via tutto il mio casino e mi aiutò perfino ad allacciarmi le scarpe. Lo accettai solo da lui. Avevo mandato via furioso tutti i membri del mio staff, dicendo che potevo fare solo, ed avrei continuato così anche dopo, nonostante fosse chiaro che così non era.
Capii, capii ancor meglio come mai si poteva amare Stan così facilmente.
Da lui accettavi qualunque cosa, anche una sconfitta in finale di slam.
Da quel giorno, tutte le volte che ci saremmo trovati negli stessi tornei, avremmo cercato di allenarci insieme nel limite delle possibilità. Possibilità come Roger che si allenava col suo Stanley!

Lui non fu il solo ad aiutarmi senza richiesta, mi ritrovai un altro elemento fra capo e collo. Nole mi capitò sempre in quel modo. Era come se avesse preso una decisione che non era riuscito a prendere da secoli. Ovvero uscire allo scoperto con me.
Me lo trovai in camera mentre radunavo faticosamente e rabbioso le mie cose. Non mi era mai capitato in camera. Così come non mi aveva mai cercato al di là degli incontri che avvenivano da soli, come per le partite oppure incroci in corridoio.
- E tu che ci fai qua? - Chiesi davanti al suo viso ridente.
- Ti stalkero! - Scherzava ma non era poi così impossibile in effetti.
Stavo guardando Nole alla luce di quel che avevo scoperto, ovvero che diceva di volere me, di essere preso da me. Ma io continuavo a non essere convinto visto che faceva il casca morto col mondo. - Dai che scherzo! Mi sono trattenuto a Melbourne qualche giorno, non avevo fretta di tornare a casa... e vedendo la finale ed il tuo infortunio mi sono preoccupato! Come stai? -
Io ero sempre circospetto, cosa gli interessava?
Nella mia testa mi stavo convincendo che il suo volermi fosse comunque solo a livello sessuale. Sicuramente voleva portarmi a letto una volta per tutte. Era così che lui amava, mi ero detto, visto che era un maniaco che ci provava con tutti e che non era serio.
Di conseguenza pensavo di essere la sua preda numero uno, ma solo in ambito sessuale.
Così mi posi sulla difensiva mentre lui invece entrava nella mia camera come se l'avessi invitato.
- Male, grazie! Devo andare a farmi vedere che ho un male cane... - Non mascheravo quel che era fin troppo ovvio. Gli diedi le spalle cercando di continuare a fare la valigia, cosa che  facevo di merda.
- Mi dispiace... se non fosse stato per quello avresti vinto tu! - Io alzai la testa stizzito!
- Smettetela di dirlo tutti! Stan ha battuto gente fortissima prima di arrivare qua! È in forma, è migliorato un sacco! Ha battuto anche te, mi pare, no? - L'aveva detto anche la mia squadra, oltre che Stan, ma io lo rifiutavo perchè in quelle condizioni avrei potuto battere un mediocre o bravino qualunque, i soli che non sarei riuscito a battere erano i migliori 4 al mondo. Stan era di quel livello, ora.
Lui si sedette sul letto senza dire nulla, sorpreso del mio scoppio.
- Perchè non ti aiuta nessuno? - Chiaramente facevo fatica e chiaramente si vedeva.  A questo iniziò a prendere la roba che avevo preparato lì appallottolata e me la piegò mettendomela in ordine via.
- Posso fare da solo! - Dissi stizzito prendendogli di mano le mie cose. Lui me le riprese e mi spinse senza farmi male.
- Stai buono e lasciami fare! Chiaramente vuoi farti passare per quello che non deve chiedere mai! Ma come ti hanno cresciuto? A volte farsi aiutare va bene! - Si stava comportando da fidanzato come se desse per scontato che siccome erano successe certe cose fra noi e lui si era dichiarato, ora lo fossimo.
Nessuno poteva darmi per scontato, specie se non era serio.
Io in risposta presi i vestiti dall'armadio e li buttai alla rinfusa sulla valigia, lui mi prese i polsi e mi sedette delicatamente, non potevo porre resistenza, non ce la facevo proprio, ma da seduto brontolai comunque.
- Posso fare da solo, anche se è in disordine non importa! Che c'entri tu? Eri venuto a vedere come sto? Sto male! Ciao! - L'aiuto di Stan l'avevo accettato, ma Stan per quanto mi bruciasse dirlo non dava fastidio. Lui mi dava fastidio perchè continuava a non essere cristallino nelle sue mosse. Perchè faceva così? Voleva solo scoparmi? Non era tutto lì il suo interesse per me? Non era sempre stato uno così, lui?
Mi irritava, mi irritava enormemente. Perchè se provava qualcosa per me da chissà quanto, ci aveva provato sempre con tutti e magari ci era anche andato a letto? Perchè?
Lui rise continuando a sistemarmi la roba.
- Accetta un favore, per favore! -
- Non dovresti... - Dissi imbronciato.
- Perchè? Voglio farlo e sai perchè! - A questo scattai per l'ennesima volta, come non aspettassi altro.
- Speri di venire a letto con me se mi aiuti con la valigia? Non mi vendo per così poco! -
Ero ostinato, testardo e cocciuto all'ennesima potenza. Lui sospirò esasperato del mio atteggiamento.
- So che non ti venderesti mai per nulla! Come puoi pensare che lo creda? Andiamo, Rafa! Mi conosci così poco? - Mi zittii senza saper che altro dire e lui proseguì. - Ti aiuto perchè ci tengo a te, mi piaci, sono perso per te! Te l'ho detto e visto che lo sai, posso comportarmi apertamente di conseguenza! -
Perchè solo ora? Perchè non prima? Aveva aspettato di sapere quale fosse la mia sessualità, o meglio la mia consapevolezza su me stesso. Ma perchè? Se pensi che uno sia gay e ti piace ci provi, glielo dici.
Rimanemmo in un silenzio pesante ed imbarazzante fino a che non finì di sistemare tutto.
Era facile venire allo scoperto ora dopo che l'avevo fatto io per primo, ma se il suo modo di amare era questo non lo volevo. Un modo che non presupponeva rischi per sé stesso. Non si era fatto veramente avanti come faceva ora perchè aveva avuto paura di essere rifiutato, ma significa che non amava sul serio.
Io con Roger mi ero fatto avanti consapevole che mi avrebbe rifiutato e lui non era ambiguo come me e Nole, non avevo mai avuto dubbi sul fatto che non fosse gay e soprattutto che mi vedesse solo come amico, ma mi ero dichiarato perchè lo amavo e doveva saperlo.
Nole aveva aspettato anni per essere sicuro se io fossi gay e se lo sapessi e solo dopo si era fatto avanti. Non mi piaceva questa cosa.
Ed anche ora mi vorticava intorno solo perchè voleva scoparmi. Poi mi avrebbe piantato, perchè quello era sicuramente il suo modo di fare.
Ci guardammo e mi ritrovai la mano sulla mia, io la guardai teso, cercai di toglierla ma lui la trattenne.
- Aspetterò il tempo che ti serve per assimilare la cosa e capire cosa vuoi. Ma devo darti materiale su cui pensare! - a questo partii istintivo:
- Se mi baci di nuovo ti do un pugno! - Lui si spiazzò e si mise a ridere mentre tornò alla valigia.
- Sono così terribile? Dai, so che bacio bene! -
- Bacerai anche bene, ma odio essere preso alla sprovvista! Voglio essere consenziente! - Che poi lo ero sempre stato, avevo sempre aspettato tutto questo ed ora che eravamo lì non ero sicuro di volerlo. Ma non ero io il problema, era lui. Non volevo essere consumato e piantato subito. Non ero uno sfizio e pensavo di essere quello.
- Almeno bacio bene! -
- Tsz... non è sufficiente! Non so cosa tu voglia di preciso... conquistarmi o portarmi solo a letto, ma non funziona così! Le cose vengono spontanee, se non succedono da sole non vanno. - Riuscii ad essere chiaro, mi sentii soddisfatto.
- Però se uno non sa a cosa pensare, non può succedere nulla. - Disse lui, a questo aggrottai la fronte e lo guardai poco convinto.
- Ti dico che devono essere spontanee... tu forzi tutto! Non va bene! -
- Tu sei uno istintivo che agisce sul momento senza riflettere. Io rifletto! Agisco perchè voglio, ci penso e trovo la miglior soluzione per raggiungere l'obiettivo. Pianifico! Sono fatto così! Per cui visto che in tanti anni ad aspettare che ti accorgessi di me non ha funzionato, adesso ti rendo noto cosa provo e vediamo che succede. Comunque non ti sono indifferente e quel giorno me ne hai dato conferma. - A me quel discorso mandava in bestia perchè ero io quello rimasto fermo ad aspettarlo, non lui me! Io ero sempre lì per lui!
Lui se l'è sempre presa comoda, sempre!
Ci provava con me e ci provava con gli altri e mi confondeva le idee e mi provocava e mi lasciava perdere... come fa uno a capire qualcosa?
E poi era lui quello che aspettava me, che mi accorgessi di lui?
Di cosa dovevo accorgermi, che faceva il maniaco con tutti e non solo con me? Fatto!
Andiamo, come poteva davvero pretendere di avere ragione?
Così, stizzito, mi alzai e mi trascinai stanco alla porta.
- Vattene. - Dissi duro per non gridargli contro ed insultarlo. Sentivo le vene che pulsavano. Era facile parlare così ora... io ti aspettavo da secoli ma ho deciso di cambiare strategia e giocare a carte scoperte. Bello, dopo che l'ho fatto io però! Va al diavolo, era questo che volevo dirgli, ma mi limitai al 'vattene'.
- Rafa, devi essere onesto con te stesso... - Fece ragionevole venendomi davanti.
- E tu devi essere meno egocentrico e presuntuoso! Stai andando malissimo, sappilo! Non è così che mi conquisti o che mi convinci a scopare con te! Qualunque cosa tu voglia! - Io non potevo, non potevo accettarlo così solo perchè lo volevo da anni. Avevo amor proprio!
La mia mano sulla maniglia, la sua sulla mia, lui davanti a me, fra lui e la porta dietro che aspettavo di poter aprire per farlo andare via.
- Voglio tutto. Mi prenderò quel che riesco, ma voglio tutto. Sono perso per te da anni, te l'ho detto. Non mi accontenterò solo di una scopata. Voglio ogni cosa. Ma se posso avere solo il tuo corpo una volta perchè sei solo attratto da me e basta, mi accontenterò di quello. Pur di avere qualcosa. - Fece allora basso, suadente e maledettamente erotico. Io ero in uno stato terribile perchè mal di schiena a parte, lo desideravo tantissimo. Però non potevo, non volevo, non dovevo.
Non voleva solo scoparmi ma sarebbe stato disposto a fare anche solo quello, dipendeva da me.
Facile così. Sempre molto facile.
No, non voleva tutto. Lo diceva per testare il terreno. Il suo tutto era una scopata, due scopate o tre. Non c'era altro, non c'era amore. C'era condivisione... con tutti gli altri suoi amanti!
Ma non mi fece rispondere, posò le labbra sulle mie, me le carezzò leggero ed io sospesi ogni funzione mentale ed emotiva. Non respiravo nemmeno. Immobile. Perchè lo volevo, lo volevo. Io ne ero innamorato. IO. Non lui, come diceva! Non conosceva l'amore, non sapeva cosa fosse!
Però le sue labbra sulle mie furono la mia morte, la mano fra i miei capelli, la lingua che si intrufolava a cercare la mia inerme. Volevo solo rispondere, ma dovevo tenere polso fermo. Non potevo cedere, sarebbe finita poco dopo.
Mi succhiò il labbro e tutto quello che gli concessi furono gli occhi chiusi. Con una forza di volontà anormale, che di solito usavo solo per il tennis, rimasi fermo e non risposi anche se volevo. Così sfilò via.
- Spero che ti riprenda presto e che la tua schiena non abbia conseguenze. Non vedo l'ora di giocare contro di te. - Disse infine sul mio orecchio. Poi si mise in parte, aprì la porta e si infilò andandosene.