CAPITOLO XXVIII:
IL RIFIUTO E' UNA PAROLA
Cenammo ognuno per i fatti
propri, come se non fosse successo nulla, poi mi apprestai ad infilarmi
in camera di Roger perchè ero preoccupato.
Bussai e mi aprì solo quando dissi che ero io.
Sorpreso per questo, lo guardai bene.
Ok, aveva ancora quella faccia terribile. Quella cupa, dura, gelida dove nessuno poteva passare.
- Come è andata? - Mi chiese freddo. Sapevo che non ce l'aveva con me, ma con Stan.
Io mi sedetti su una sedia e mi passai le mani stanco fra i capelli.
- Mah... lo vedremo prossimamente... secondo me ho fatto una cagata... - Roger capì subito.
- Ci sei andato a letto? - Annuii. - E? - Io sorrisi imbarazzato.
- E' stato bellissimo. Non
lo dimenticherò, davvero. Ovviamente era questo che volevo. Farlo
almeno una volta e ricordarlo per sempre. Sarà così! - Roger si stese
nel letto con le mani incrociate dietro la nuca, il volume della tv
basso.
- Cosa vi siete detti? -
Gli spiegai grosso modo la questione, ponendo l'accento sul fatto che
Nole avesse usato Stan per vendicarsi di me, perchè credeva che me la
facessi con lui, ma fu come se io non l'avessi nemmeno nominato. Fu il
nulla. Rabbrividii guardandolo con attenzione.
- Beh non è detto che lui non sia sincero quando dice che prova qualcosa per te... - Io feci una smorfia.
- Magari ci crede lui
stesso, però non è quello amare. È andato a letto con Stan prima di
venire con me. Fa il cascamorto con tutti, sempre. Per anni non ci ha
mai provato seriamente, ha fatto qualcosa, poi si è sempre fermato. Lui
voleva togliersi uno sfizio e mi ha raccontato di essere innamorato per
spingermi ad andare con lui. Sicuramente dopo di questo si allontana. -
Ero sicuro di questo e volevo ripeterlo per dimostrare che ce la potevo
fare ad affrontarlo, che non me ne fregava davvero. Ma la risata amara
di Roger mi aprì gli occhi.
- Ripeterlo non ti aiuterà
a sopportarlo. - Di solito era dolce e guardava i lati positivi, ma lì
si vedeva che stava male lui stesso.
- Tu hai parlato con Stan?
- Chiesi per spostare l'attenzione su una cosa che chiaramente era
altrettanto importante. Roger acido era come la Croce Rossa che si
metteva a sparare alla folla. Ed era così perchè stava male per Stan.
Lui mi guardò inarcando le sopracciglia fingendo di non capire.
- Perchè dovevo? È adulto e vaccinato, può fare quello che vuole, non mi deve spiegazioni... - Io sospirai.
- Andiamo, ci devi parlare... -
- Perchè ? - Chiese duro.
- Lo sai... - Roger si alzò a sedere infastidito e stizzito, non l'avevo mai visto così.
- No, non lo so! Perchè se scopa con un altro devo parlarci? -
- Perchè ci stai male! -
Sbottai allargando le braccia. Lui scosse il capo e fece l'aria da
'cosa dici? Io no! Io male? Ma dove?'
- Io non ho nulla! -
- Eh certo ed io mi
sposerò con Nole ed avrò tanti figli con lui! - dissi per fargli capire
quanto assurdo era quello che aveva detto.
Lui indurì la bocca fissandomi male.
- Senti. Io non ho la
stessa cosa che avevate tu e Nole. È diverso. Noi siamo solo amici, è
sempre stata amicizia e sempre lo sarà. Se non si confida con me su
certe cose ok, un po' ci rimango male, ma può fare quello che vuole
senza dovermelo dire! - Io mi alzai esasperato anche perchè ero sicuro
di dover soffrire per colpa di Nole anche se ancora non era successo.
- Andiamo, lo sai che non
è per questo! Tu stai male perchè sei innamorato di lui e l'hai
scoperto adesso! Cercavo di dirtelo da secoli, tu non ascolti, ma ora
non lo puoi ignorare! È così! Adesso o lo affronti o mandi tutto a
puttane e visto quanto è importante il vostro rapporto, direi che è ora
di parlarne! - Roger si voltò dall'altra parte, i piedi per terra
rivolti alla finestra, a me le spalle. Si prese al bordo del letto, si
mise a respirare marcato.
Non l'avrebbe affrontata. Lo capii in quel momento. Scossi il capo e feci per andarmene, poi mi fermai ed aggiunsi.
- Prima guardi in faccia
la realtà e prima rinasci! Poi fa quel che ti pare! - Non entrai nel
merito delle ragioni di Stan, non sapevo perchè era stato con Nole.
Forse l'aveva convinto che io e Roger stavamo insieme e ci era rimasto
male, però doveva vedersela lui da lì. Doveva tirare fuori le palle,
farsi ascoltare, obbligare Roger ad affrontare la cosa. Anche se
conoscendo il tipo dubitavo l'avrebbe mai fatto.
Comunque da lì in poi non potevo farci molto.
Non volevo fare dei passi
verso Nole per metterlo alla prova, così continuai la mia vita come
sempre fra allenamenti e partite di tennis.
La sera successiva non mi
avvicinò ed io cominciai a macinare e stare peggio. Mi dicevo che avevo
ragione, che sapevo sarebbe successo.
Ovviamente me la presi
molto con lui e quando la volta successiva cercò di avvicinarmi
facendolo casualmente, io lo fulminai con uno sguardo tremendo e gli
diedi una rispostaccia dal forte accento spagnolo. Quando marcavo
sull'accento spagnolo significava che ero furioso.
Eravamo in palestra, quando successe, ed eravamo soli.
Stavamo facendo alcuni
attrezzi di rinforzo quando me lo ritrovai appiccicato dietro di me
mentre facevo una cosa a cui stavo appeso e mi muovevo su e giù, sempre
in piano verticale e in senso eretto.
Le sue mani si infilarono fra i fianchi ed io mi fermai e lo guardai di sbieco, molto male.
Lui alzò le mani e fece un passo indietro.
- Guarda che non c'è
nessuno, ho controllato, sai... - io scossi il capo disapprovando
riprendendo gli esercizi. Non dissi nulla, allora lui si mise a fare
altro. Dopo pochi minuti riprese:
- Ma ce l'hai con me? - Io mugugnai.
- Perchè dovrei? -
- Non lo so, dimmelo tu! - Cercava di stare calmo, io di non insultarlo, ma l'accento spagnolo si sentiva molto.
- Sto solo facendo
ginnastica, quando faccio qualcosa mi concentro su quella. - Lui
sospirò e non disse più nulla capendo che non tirava aria.
Forse pensò che avere a
che fare con me fosse più complicato del previsto, magari dal suo punto
di vista risultavo uno psicopatico lunatico.
Me ne andai poco dopo senza dire nulla.
Il giorno dopo lo evitai accuratamente.
Il torneo proseguì bene
per noi due e mano a mano che si andava avanti, sapevamo che ci saremmo
trovati in finale, lo sentivamo.
Per me non serviva
parlarne più, Nole si era tolto lo sfizio, aveva cercato di fare i suoi
doveri coniugali, non so bene cosa avesse pensato, ma io non ci ero
stato per non umiliarmi.
Giungemmo in semifinale ed io macinavo molto. Dire che macinavo era dire poco.
Scarseggiavo a
concentrarmi a tennis ed ero dell'idea che Nole mi avesse proprio
rovinato, ma di fatto non riuscivo proprio a smettere di pensare a lui
e a come si fosse comportato male.
Prima mi diceva che mi
amava e che voleva conquistarmi e poi mi ignorava. Un piccolo tentativo
di avvicinamento che magari era stato obbligato dal trovarci nello
stesso posto da soli e basta.
Non mi stava facendo bene quella situazione e capii che se non avessi fatto qualcosa non sarei andato avanti nel torneo.
Così seguii il mio stesso
consiglio, quello che avevo dato a Roger che non aveva seguito con il
risultato che erano usciti subito dal torneo, e andai a parlare con
Nole, decisi di affrontarlo a viso aperto.
O per lo meno quella era l'intenzione con cui bussai alla sua porta quella sera.
Agguerrito ed infervorato.
Volevo solo insultarlo, togliermi tutti i sassolini dalle scarpe e tirarglieli in testa. Poi andarmene.
La sua faccia nel ritrovarsi me davanti fu tutta un programma.
- Ci sono forse dei meteoriti che scendono dal cielo? - Chiese meravigliato. Io lo insultai.
- Stupido. Fammi entrare! - Ordinai. Lui alzò le mani in alto.
- E chi osa impedirtelo? Prego vostra grazia! - Era polemico e scherniva. Odiavo quando lo faceva.
Appena dentro lo puntai
col dito, ero furioso e non mi cercavo di trattenere. Partii subito
come un treno a folle velocità, non respiravo nemmeno fra una parola e
l'altra e qualcuna la sparai in spagnolo, probabilmente.
- Si può sapere che cosa
hai in mente? Come fa uno a concentrarsi sul tennis con te che fai
così? Prima mi corteggi, poi mi torchi, poi fai i piani per farmi
ingelosire e fai di tutto per venire a letto con me. Poi quando ci
riesci mi riempi la testa di parole belle che mi vuoi bene e vuoi
conquistarmi e palle varie e poi non ti fai più vedere! Ci provi una
volta giusto perchè sei lì, io ti mando via e tu non fai più niente
davvero? È così che mi conquisti? È così che sei sicuro di quel che
provi? Questi sono i tuoi sentimenti? No perchè in questo caso sappi
che non voglio niente del genere! Io ho rischiato di uscire perchè non
mi concentro sul tennis, penso troppo a te e tu te ne sbatti di me e...
- Dato che non mi zittivo dandogli modo di rispondere, mi zittì lui
prendendomi il viso fra le mani e mettendomi la bocca sulla mia.
Smisi di respirare e
parlare, completamente. Obbligato, in effetti. Ma durai un istante,
l'attimo dello shock. Poi agii d'istinto e lo spinsi con forza. Lui
indietreggiò mentre io riprendevo:
- Ed è facile ora
risolvere tutto così! Cosa credi, che bastino quattro moine? Perchè
diavolo non ti sei più fatto vivo? Cosa hai in testa sul serio? Io devo
saperlo e se volevi solo scoparmi basta dirlo, chiudiamo qua e festa
finita! -
Nole mi guardò stralunato, senza credere a quel che sentiva.
Allora capii d'aver detto una cosa di troppo e smisi di sparare parole a caso.
- Io ti sto lasciando i
tuoi spazi, avevo capito che avevi bisogno di tempo per pensare e
capire cosa provi, cosa vuoi. Per fare chiarezza... - Io piantai il
broncio. Era vero. Cioè ufficialmente era così. Ma in pratica lo amavo
e volevo che anche lui mi amasse. Volevo vivere questa storia. Però
sapevo che lui non ricambiava i miei sentimenti anche se lo diceva.
- Si ma se tu... se tu non
mi caghi più di punto in bianco cosa devo pensare? Come mi faccio
chiarezza se prima mi fai credere una cosa e poi l'altra? Sembra che
non te ne freghi nulla di me! - forse non credeva a quel che dicevo.
Anzi, di sicuro.
Io avevo calato molto il tono e lui via via divenne più... felice?
Mi preoccupai, ma non feci
nulla, lo lasciai avvicinarsi piano e questa volta non lo respinsi. Mi
prese il viso fra le mani e da vicino, perdendosi nei miei occhi così
come io ero perso nei suoi, disse:
- Scusami. Mi hai
frainteso. Ma pensavo volessi stare per conto tuo e non volevo
forzarti... non... non ti avevo capito. Di nuovo. - Mi morsi il labbro
sentendomi un po' in colpa.
- Non riusciamo a capirci mai proprio per un cazzo. - Borbottai seccato io. Lui sorrise.
- Pare proprio di sì... -
- Io non sono ancora
sicuro di cosa fare con te... - Dissi poi precisando. Ero ancora sicuro
che non sarebbe mai decollata fra noi, però non riuscivo a lasciarlo
come ero venuto per fare.
Ci provavo ma dalla mia
bocca non uscivano le parole giuste ed oltretutto le mie mani non
collaboravano visto che si erano infilate sotto la sua maglietta, sui
fianchi.
- Però mi pare che il tuo corpo abbia le idee chiare... - Disse malizioso. Io arrossii.
- E' stato bello scopare
l'altro giorno... - Ammisi. Tutto lì. Che non era un 'lo rifaremo
sempre finchè ci va' o chissà cosa, ma probabilmente mi ero di nuovo
fatto fraintendere.
Comunque lui accentuò il sorrisino e avvicinò le labbra alle mie, sfiorandole.
- E' stato bellissimo... -
Non sembrava muoversi in tal senso. Le sue mani sul mio viso e la bocca sulla mia e basta.
Le mie mani erano sotto la sua maglietta, a diretto contatto con la sua pelle sulla vita.
Però lui non si muoveva.
Così io tornato al limite
peggiore di me, impaziente e bruciante, con la testa totalmente
irragionevole, alzai le braccia in un chiaro segno.
- Spogliami. - Mormorai sulle sue labbra, senza ancora baciarci.
Forse lo uccisi. Non so bene cosa volesse e cosa provasse, però sapevo che mi desiderava molto.
Me ne diede subito la prova.
Trattenendo il fiato e con
occhi che brillavano dall'emozione, prese la mia maglia e me la tolse.
Scivolò coi palmi sul mio corpo, scendendo dalle braccia e
soffermandosi sul torace, sui capezzoli. Carezzò il mio viso con le sue
labbra senza giungere alle mie e poco dopo, piano, scese con le dita
sui miei pantaloncini.
Sotto l'elastico. Una piccola pressione verso il basso e poi giù.
Scivolarono ai miei piedi.
Mi tolsi le ciabatte che indossavo, ero scalzo.
Rimasi con le braccia
abbandonate lungo i fianchi e lui lento si abbassò sfiorandomi con la
lingua lungo un percorso che mi ricoprì di brividi. Quando si
inginocchiò davanti a me, le mani sui boxer aderenti, dai fianchi al
sedere che strinse e nell'afferrarlo, col suo viso a pochi centimetri
dal mio inguine ancora coperto, abbassò i boxer.
Liberò la mia erezione e lui si ritrovò a tu per tu con essa, la bocca aperta, ma senza toccarmi in alcun modo.
Io abbassai lo sguardo e lo vidi. Erotico.
Lo desideravo da morire e
mentre mi dicevo che mi stavo facendo del male da solo perchè dopo aver
scopato un paio di volte con me mi avrebbe comunque in ogni caso
scaricato, ed io a quel punto sarei stato innamorato perso più di
ora, scivolavo con le mani sulla sua nuca attirandolo al mio
inguine che lui prese fra le labbra.
L'avvolse e tenendomi per i glutei iniziò a succhiare.
La sua lingua bruciava
come l'altra volta, ma questa volta era tutto più lento e chiaro, avevo
tempo per assaporare meglio, senza la foga di quella prima volta tanto
agognata.
Ero eccitato da morire,
non tardai a venire duro. Iniziai a gemere spingendo nella sua bocca e
quando divenni più infuocato, lui si ritirò e guardò con la testa
piegata di lato quanto avevo gradito il suo lavoro.
Io mi morsi il labbro ansimante, ancora al limite del piacere che non era culminato per poco.
- Alzati. - Dissi roco, sempre con un tono di comando che evidentemente a lui doveva piacere molto.
Ormai non ero molto in me, non potevo più fermarmi e non l'avrei fatto.
Si alzò.
- Spogliati. - Dissi
indietreggiando per lasciargli spazio mentre l'aggiravo andando verso
il letto. Rimasi in piedi a mangiarmelo con gli occhi, occhi famelici,
mentre lo faceva.
Lento si spogliò davanti ai miei occhi.
Era la fine del mondo.
Adoravo come si muoveva,
era sensuale di natura e quando si impegnava lo era ancora di più. Poi
il fatto che si togliesse i vestiti in silenzio senza togliermi lo
sguardo di dosso era anche peggio. Quando fu nudo, senza fiatare o
chiedere nulla, attese che io dicessi o facessi qualcosa.
Ma non parlai, non subito.
Prima mi girai, salii a
carponi sul letto, mi piegai sulle ginocchia e dopo essermi messo il
dito in bocca, infilai la mano fra le gambe e me lo misi dentro da
solo.
Iniziai a prepararmi e
masturbarmi da dietro fino a che sospirai e quando misi anche il
secondo dito, quando sentii che stavo per scoppiare e che dovevo per
forza avere lui dentro, lui e basta, solo a quel punto glielo dissi.
Tolsi la mia mano e girai appena la testa.
- Vieni. - Lo vidi che era
ancor più eccitato senza che nemmeno l'avessi toccato, il suo cazzo era
eretto. Doveva aver gradito lo spettacolo e sicuramente gradiva questa
versione di me poco confusa tutto sommato.
Lui salii in ginocchio sul
letto, dritto dietro di me, una mano sul mio fianco. Si leccò l'altra e
se la passò sul proprio membro lubrificandolo, ripeté l’operazione fino
a che non fu pronto, poi si appoggiò a me e trovato l'ingresso, con una
spinta possente entrò. Mi prese anche con l'altra mano ed io testa
all'indietro, bocca aperta, occhi chiusi, lasciai andare un lungo
gemito di sollievo.
Sentirlo dentro, lui, grande e duro, mi portò subito quell'estasi che aspettavo.
Ci fu un attimo di dolore iniziale, poi quando iniziai ad abituarmi e lui a muoversi, fu sempre più piacere.
Ero abituato a prenderlo, preferivo fare il passivo a letto anche con gli altri.
Presto il ritmo fu perfetto, un crescendo perpetuo che ci diede ad entrambi alla testa.
La perfezione esisteva ed
eravamo noi due che univamo i nostri piaceri. Un unico corpo con lo
stesso movimento, un ritmo che andò presto oltre.
Ad ogni spinta più a
fondo, ad ogni colpo gemiti più forti. Lui veniva ed io gli andavo
incontro in una perfetta sincronia. Io tutto lungo davanti a me come un
gatto che si stiracchia e lui che mi teneva con un fascio di nervi.
La sua voce iniziò a gemere forte e all'atto piacevole si unì questa che io adoravo.
Sentendo che andava a
stimolare con i colpi il punto di massimo piacere dentro di me, iniziai
a masturbarmi e a chiedere che andasse più forte, più dentro, più
veloce.
Gli incitamenti e tutto
l'insieme portarono ad una prestazione che culminò prima col mio
orgasmo più epico dell'altra volta se possibile e poco dopo al suo, di
nuovo dentro di me, così caldo, così splendido.
Stesi uno accanto all'altro, le mani intrecciate fra le nostre bocche appoggiate sopra. La mia sulla sua e la sua sulla mia.
Quando aprii gli occhi, dopo che mi fui ripreso sia a livello fisico che mentale, vidi che mi stava guardando.
Sorrise dolcemente e mi baciò la mano intrecciata alla sua, coi piedi mi agganciò.
- E' stato bellissimo... - Mormorò. Io arrossii. Lo era stato davvero.
- Forse non dovevo... - Ammisi.
- Se volevi perchè no? -
- Perchè ho agito d'istinto, non ho ragionato con la testa ma col cazzo... - Lui sorrise divertito dalla mia ammissione.
- Sapessi quanto lo faccio io... -
- Appunto! - Esclamai io.
Era proprio quello il problema. Che lui agiva solo per desideri
sessuali con chiunque gli capitasse a tiro. Adesso era in fissa con me
perchè non mi aveva avuto del tutto per anni, ora mi aveva avuto due
volte. Avevo i giorni contati, lo sapevo.
Non gli avrei permesso di
ferirmi piantandomi. Forse non me l'avrebbe nemmeno mai detto.
Semplicemente avrebbe smesso di cercarmi per venire a letto con me o di
accettare le volte che lo volevo fare io.
Non gli avrei permesso di rifiutarmi.
Non sarei caduto così in basso.
Lì, guardandolo negli occhi divertiti e rilassati, lo decisi.
Sarebbe andata così.
- No però non è cambiato
nulla. È stato bello e spontaneo e lo volevamo entrambi, ma è stata una
scopata. Io non sono sicuro di cosa voglio da te e quindi non... non
pensare che ci sia altro. - Non potevo espormi.
Ora gli dicevo questo, la volta dopo l'avrei rifiutato non andandoci a letto.
Così non mi avrebbe potuto scaricare lui per primo, non si sarebbe stufato di me ed io non sarei stato male dopo.
Troncarla sul nascere era l'ideale.
- Va bene. Posso aspettare ancora. - Rispose tranquillo togliendo le mani per arrivare alla mia bocca.
Mi baciò ed io preso in contropiede l'accolsi. Forse non dovevo, mi dissi, ma le sue labbra erano così dolci.
Io e Nole arrivammo in finale, ma vinse lui.
Ovviamente quando negli
spogliatoi, alla fine, venne da me per riscuotere il suo premio
strusciandosi nudo sul mio corpo, si beccò una ginocchiata furiosa che
gli fece dimenticare l'uso del suo grande e bellissimo cazzo.
Ero furioso per la
sconfitta, come sempre, e doppiamente perchè aveva pensato che ora ci
saremmo messi a scopare ad ogni occasione perchè l'avevamo fatto due
volte. Per giunta avevo deciso di rifiutarlo le volte successive per
non farmi ferire dopo.
Poteva davvero mettersi a scopare con me senza parlare di sentimenti?
Poteva bastargli quello?
Forse sì, dopotutto era quello il problema. Che lui era così.
Però non sarebbe bastato. A me non sarebbe bastato.
Eravamo in sospeso, non avevamo stabilito nulla, io ero confuso.
E lui mi cercava per scopare ancora. Dopo che mi aveva sconfitto.
Era forse pazzo?
Gli avrei fatto presto capire che se mi voleva davvero, doveva prendere tutto il pacchetto e non solo il corpo.
Scopare non mi sarebbe bastato, non mi sarei accontentato.
Volevo l'amore, volevo la storia e lui, se voleva tornare fra le mie gambe, doveva darmela o farsi da parte.
Punto e basta.