*Ecco il nuovo capitolo. Oggi si passa a
parlare di Nole, sempre partendo dai ricordi iniziali. In realtà si
devono essere incontrati prima di quando scrivo nel capitolo, perchè
credo si siano scontrati nel torneo juniores, prima dell'ATP, però non
l'avevo proprio considerato quando scrissi la fic. Comunque datemela
per buona. Per cui c'è un piccolo salto indietro per poi tornare al
segno raggiunto nello scorso capitolo. Il prossimo capitolo mercoledì.
Buona lettura. Baci Akane*
CAPITOLO
IV:
FRA ROGER E
NOLE
Incontrai Nole
per la prima volta nel 2006, ero secondo e nel pieno innamoramento
con Roger. Gareggiavo con lui da due anni e da uno ero davvero
competitivo
Non feci
proprio caso a Nole, per me passò liscio, trasparente.
Quando lo
incrociavo era un viso come tanti, nella mia vita ero sempre
concentrato sugli obiettivi e per il resto ero così confusionario
che pur volendo distrarmi da quello a cui pensavo di continuo,
comunque non ci riuscivo. Come ad esempio capire dove fosse un capo
ed una coda fra le mie cose.
Insomma, Nole
iniziai a notarlo solo quando tennisticamente si fece più
interessante.
Di volta in
volta cominciò a migliorare e tutte le volte che lo incontravo mi
dava sempre più filo da torcere, questo fece sì che io mi rendessi
conto della sua esistenza.
Fu grazie al
tennis e a niente altro.
Alla fine del
2007 l'avevo incontrato un paio di volte, mi aveva battuto due ed era
passato dai quarti alle semifinali, ovvero lo incontravo sempre più
in turni difficili ed avanzati. Segno che stava diventando bravo.
Per la fine
dell'anno mi resi conto della sua esistenza, ma non pensai subito che
potesse avere la stoffa per essere uno dei migliori del decennio,
perchè ero concentrato su di me e su Roger, per me c'era chi mi
stava davanti e davanti mi stava solo Roger.
Ebbi una
carriera fulminante ovvero andai in cima in un lampo e ci rimasi
per... beh ci sono ancora!
Con cima
intendo primi 3-4.
Per cui era la
fine del 2007, avevo incontrato Nole per la settima volta, l'avevo
battuto abbastanza facilmente, ma vederlo di nuovo davanti a me fu
strano.
Ricordo bene
che lo pensai.
“Ma questo
quanti anni ha?”
Non so perchè
la prima cosa che pensai di lui fu questa, ma fu così.
Mio zio mi
disse che lui aveva un anno meno di me e che stava scalando la
classifica in modo sorprendente, migliorando sempre più la sua
tecnica.
Insomma, mi
mise in guardia ed io cominciai ad osservarlo con occhio critico,
sebbene comunque nella mente avessi un solo avversario. Roger.
Però il
vederlo ed il pensare qualcosa di lui fu come farlo entrare nella mia
vita, solo che me ne accorsi dopo.
L'anno
successivo lo incontrai a Marzo, agli Indian Wells. Semifinale.
Cemento. Vinse lui.
Avevo notato,
ovviamente per puri scopi tennistici, che le due volte che mi aveva
battuto era sempre stato sul cemento, segno che lui era forte lì, ne
ebbi conferma in quel torneo.
Ma quello fu
diverso, fu diverso perchè cominciavo ad osservarlo e a notarlo
quando lo incontravo al di là del campo ed infatti nei tornei,
quando capitava di vederlo, mi salutava allegro ed aveva sempre
qualche battuta che mi faceva ridere e mi metteva a mio agio.
Io sono sempre
stato chiuso e timido, insomma per me è sempre stato difficile
approcciarmi agli altri e non era facile che mi avvicinassi a
qualcuno.
Io ed il
termine conoscenza di estranei non eravamo affini, per cui era
davvero raro che facessi amicizia con qualcuno facilmente a meno che
io non mi sforzassi perchè lo volevo in prima persona, come nel caso
di Roger.
Ecco, con Nole
capitò che invece mi venne spontaneo.
Cioè non
diventammo amici, non subito comunque. Però riuscivo ad approcciarmi
a lui. Se mi capitava di incontrarlo o fare qualcosa con lui in una
zona comune, che ne so, piscina, qualche pasto, massaggi, palestra,
allenamento, mi veniva da avvicinarmi e salutarlo e scambiarci
qualche chiacchiera.
Quell'anno fu
caratterizzato da questo, oltre che dal mio scoprire che stava
diventando un vero tennista capace di darmi filo da torcere.
Lui che mi
parlava, io che gli rispondevo, noi che scherzavamo insieme.
L'avevo proprio
scoperto, avevo realizzato che c'era, esisteva e lo guardavo capendo
quanto simpatico, aperto e divertente fosse.
Lo invidiavo,
era davvero una macchietta, non aveva problemi a stare con gli altri
e sapeva farsi adorare. Dove c'era lui c'era l'allegria, la gioia,
delle risate e degli scherzi e il modo in cui mi fece sentire volta
dopo volta non passò inosservato. Lui non passò inosservato.
Nole era una
calamita, attirava tutti a sé, io compreso.
Capitò
quell'anno di ritrovarci in piscina insieme anche ad altri, un bagno
con idromassaggio.
Lui era lì da
prima, io arrivato cercai Roger che però non c'era. Così stavo per
mettermi in un angolino da solo quando delle risa attirarono la mia
attenzione e vedendo che era Nole mi misi vicino a lui.
Prima di
chiamarlo Nole passarono anni ed anni.
Comunque mi
misi con lui il quale si mise a scherzare con me e a parlarmi come se
niente fosse, mi fece sentire parte di un gruppo che non esisteva. Mi
sentivo sempre isolato quando avevo a che fare col mondo, però lì
in quel momento non lo ero. Non ero isolato.
Ridevo, ero
euforico e mi sentivo bene in compagnia.
Nella sua
compagnia.
In breve il
caos intorno ingigantì, in molti si inserirono nei suoi discorsi
assurdi, l'ilarità fu incontenibile e proprio in quel casino
micidiale, notai le sue mani muoversi in modo strano.
O meglio tutti
bene o male ci tenevamo giù, dove le chiappe appoggiavano. Lui non
si teneva da nessuna parte, ma sentivo il suo braccio muoversi contro
il mio.
Quando notai
che si stava strofinando sotto il costume, sbiancai e poi arrossii.
L'imbarazzo
salì tutto d'un fiato e convinto che potessero notarlo anche altri e
che per qualche strana ragione dovesse importarmi, parlai spontaneo,
strozzato, senza proprio rifletterci.
- Ma che fai? -
Ero davvero scandalizzato ma lui, in tutta risposta, pensò bene di
avvicinarsi a me e parlarmi all'orecchio malizioso:
- Mi hai
guardato bene per notare che faccio qua sotto! -
Avvampai fino
alle ossa, divenni paonazzo e mi pentii amaramente d'averlo detto.
Per me era un aiuto. Volevo dirgli che l'avevo visto e se l'avevo
visto io poteva vederlo chiunque, in quel caso sarebbe stato
imbarazzante per lui, ma ormai lo era solo per me e volevo insultarlo
perchè invece di scusarsi e ringraziarmi per averlo avvertito, mi
metteva in imbarazzo.
La vergogna
esplose e come sempre sotto pressione, non mi controllai. Per me era
proprio impossibile farlo perchè opprimevo tutto per timidezza, ma
avevo una specie di apocalisse sempre in atto e comunque il mio
sangue era spagnolo.
Il trattenere
non era mai una buona scelta.
- Mi è caduto
l'occhio! - Riuscii a correggere il tiro mentre dentro di me volevo
solo urlargli 'arrangiati, fatti vedere da tutti mentre ti masturbi,
picchiato mentale che non sei altro!' ma ero stato ancora una volta
bravo.
- Sì sì, si
dice così... - rispose lui schernendomi. Fu peggio e alla fine non
riuscii a rimanere. Mi sentivo umiliato e mi pentii d'averci provato,
di essermi avvicinato a lui.
Me ne pentii
proprio, anche se nella mente, una volta che me ne ero andato via
dalla piscina, rivedevo la sua mano nei pantaloni che si toccava
sotto.
E mi immaginavo
come doveva essere sul serio.
Mi ero accorto
da relativamente poco di essere innamorato di Roger. Per lo meno
sapevo di esserne attratto ed ero pieno di dubbi sulla mia
sessualità. Quell'episodio con Nole mi spinse a cercare il parere di
qualcuno, che poi fu Pico, cioè Juan. Juan era un amico, ma era
esterno alla mia vita, non lo vedevo sempre, giocavamo dei doppi e
potevo fidarmi.
Di cosa gli
parlai?
Gli parlai del
fatto che uscito dalla piscina mi ero masturbato pensando alla mano
di Nole nel costume immaginando la mia lì. E poi gli dissi di quel
che provavo per Roger, indeciso su cosa potesse essere.
Se un
sentimento tipo idolatria od altro.
Comunque la
conclusione finale tramite prova pratica, fu che ero gay.
Stop.
Facile e vero.
Dopo ovviamente
mi sentii seriamente in imbarazzo verso di lui e come tutte le volte
che lo sono, mi chiudo e dall'esterno sembro incattivito od
imbronciato. Sembra che gli altri non mi piacciano o che mi sforzi di
essere gentile, io me ne rendo conto, ma non riesco a fare
diversamente. Il mio imbarazzo viene fuori così.
Nole mi
guardava di continuo e me ne accorgevo, mi avvicinava tutte le volte
che poteva ed ero io a non farlo di mia iniziativa, non ci riuscivo
più dopo quella volta in piscina. Mi aveva un po' sconvolto e forse
non proprio quello, quanto... beh, mi ero masturbato pensando a lui.
Ed oltretutto
non si era comportato molto bene, aveva reagito in modo provocatorio
e la cosa non mi era andata molto giù. Questo insieme di cose mi
spinse ad appiccicarmi sempre di più a Roger.
Lui era
gentile, a modo e non faceva cose imbarazzanti imbarazzando gli
altri.
Era così
perfetto.
Nole provava a
legare con me, io ovviamente non lo mandavo mai via, ma un po' perchè
avevo Roger in testa ed un po' perchè mi faceva uno strano effetto
tutte le volte, non ero molto naturale e spontaneo.
Speravo non se
ne accorgesse, ma a volte lo vedevo flirtare con altri ragazzi dei
tornei e così piano piano iniziai a pensare che forse dopotutto non
gli importava molto di me.
Non avevo
nemmeno idea se volesse qualcosa da me.
Certo, mi
cercava quando c'era l'occasione e mi sentivo fissato tutte le volte,
però poteva essere un'impressione sbagliata, potevo avere le
visioni.
Comunque era
carattere, mi dissi ad un certo punto.
Nole era così
e basta.
Espansivo.
Gli piaceva la
gente, ci provava con tutti, stava bene con tutti, scherzava con
tutti. Non c'era niente di speciale con me. Avevo visto cose che non
c'erano o forse normali considerando che si trattava di lui.
Notai qualcosa
di particolarmente intenso nei confronti di Andy Murray e Stan
Wawrinka.
Più Andy che
Stan.
Ad un certo
punto ebbi quasi conferma che i due se la facevano, ma non volevo
essere un visionario e cercai di farmi i fatti miei.
Però era vero
o non era vero?
Era carattere?
Faceva così
con tutti?
O un po' con me
ci provava?
Insomma, mi
cercava, cercava il contatto con me, parlava un sacco negli
spogliatoi o quando mi incontrava in giro... mi spaesava, non mi
faceva capire nulla e comunque Roger era più facile.
Era facile da
capire e da averci a che fare.
Roger era
perfetto, era lui che volevo, Nole poteva fare quello che voleva con
chi voleva, non importava.
Io avevo i miei
sentimenti, il resto erano un contorno.
Nole era un
contorno.
Oltretutto nel
2008 passai primo per la prima volta ed il tennis mi assorbì
totalmente.
Nole, le volte
in cui faceva capolino, mi impegnava un po' turbandomi perchè non
riuscivo a capirlo e inquadrarlo, mi riempiva di dubbi e domande che
non intendevo porgli perchè l'unica prima volta che mi ero azzardato
ad essergli complice e a chiedergli qualcosa, mi aveva provocato e
messo in imbarazzo.
Per cui
arrivava, mi turbava con qualcosa -provandoci con me e poi con
chiunque altro respirasse- e poi se ne andava.
Roger era
sempre il centro del mio mondo, vedevo tutto rosa quando c'era lui,
vivevo per incontrarlo ai tornei, nei servizi che capitava di fare
insieme, nelle cose di beneficenza... e poi c'era il tennis ed il mio
primo posto.
Riuscirci fu
incredibile, mi gettò completamente nel caos più nero senza regole
e confini.
Un caos dove
non capii nulla per molto.
Non avevo un
modo per uscire dallo stato in cui ero e si aggiungeva la paura che
Roger mi odiasse per averlo superato, gli avevo preso il posto
dopotutto.
Per cui ero
tutto su questo.
Poi arrivò il
2009 e per me il 2009 fu un anno di grandissimi cambiamenti.
Si potrebbe
pensare che lo è stato il 2008, da cui è partito tutto con il mio
essere primo. Ma in realtà è stato il 2009.
Ho vinto
l'Australian Open, cosa davvero importante per me perchè era uno
Slam che mi mancava, ho consolidato la mia posizione su Roger e l'ho
visto crollare davanti ai miei occhi.
Vedere Roger
piangere mi ha spezzato il cuore ed è questo il segno del mio
cambiamento.
Qualcosa in me
è cambiato quel giorno, nel mio modo di essere, nella mia vita,
nella mia anima.
Mi sono
dichiarato nel terrore che quelle lacrime significassero un abisso
fra me e lui e lui mi ha rifiutato.
Ho passato dei
mesi infernali pensando fosse finita con lui ed a quello si sono
aggiunti i primi problemi alle ginocchia.
Quei mesi del
2009 mi concentrai più ad evitare Roger che a vincere e non sempre
andò come volevo. Non andò malissimo, ma non bene, a tennis.
Mesi davvero
orribili dove mi sentivo andare a fondo con la mente, prima di tutto.
Madrid fu
determinante.
Rividi Roger,
obbligatoriamente per via della finale, ed il sentimento mi
schiacciò. Un sentimento che non avevo mai affrontato perchè mi ero
limitato a non vedere Roger e a scappare.
Però ormai
c'era, era davanti a me e crollai rovinosamente in una sconfitta che
non dimenticherò facilmente. Dopotutto era Madrid. Ci tenevo.
E poi Roger
confermò che non provava per me le stesse cose, ma che ci teneva ad
essermi amico ed io mi sentii meglio all'idea di essergli amico.
Certo, glielo
avevo detto a Melbourne e poi ero scappato spaventato, ma vedere i
mesi separati e quell'ora nello spogliatoio con lui a parlarci
insieme, mi aveva fatto capire che comunque in ogni caso, in
qualsiasi veste fosse, era meglio con lui che senza.
Roger era così
gentile e dolce ed aveva quella capacità di distrarmi dai miei
dolori, di mettermi a mio agio.
Ecco, Roger
sapeva mettermi a mio agio.
Eppure ci fu
qualcos'altro fra una cosa e l'altra.
Fra Gennaio e
Maggio, fra le nostre due chiacchierate.
In quei mesi
dove io andai abbastanza bene a tennis, ma non come volevo per via di
una serie di fattori.
Ci fu qualcosa
a distrarmi e a darmi la spinta a non mollare a tennis.
Quella spinta
era Nole.
Mi dicevo
'eccolo di nuovo lì, guardalo. Mi sta di nuovo cercando di mettere i
bastoni fra le ruote ed è sempre più bravo! Questo sarà la mia
rovina, è chiaro! Se non sto attento non dovrò guardarmi solo da
Roger, ma anche da lui!'
In realtà nel
2009 le cose per Nole andavano bene. Conquistare finali fu
determinante per la sua scalata, arrivò dietro di me nel giro di
poco.
Questo mi
aiutò, paradossalmente, a scuotermi.
'Ehi non esiste
solo Roger, c'è anche lui da cui devi guardarti!'
E poi, forse,
non me lo dicevo solo in senso tennistico.
Nole continuava
a provarci con me, anche se più in modo simpatico che altro. E ci
dava dentro a tennis, si capiva che sognava di battermi e superarmi.
Per cui
difficile dire in che modo pensavo a lui. Se come ad un rivale a
tennis oppure come ad un pretendente alla mia mano, per così dire.
Qualunque cosa
fosse, mi spronò a non calare la guardia e a stare attento. Capii
che se mi fermavo ero perduto ed anche se ero sempre sicuro che
magari ci provava con me, ma di certo non solo con me, non potevo
fermarmi a tennis. Sapevo d'avere problemi alle ginocchia, ma vedevo
lui e vedevo Roger e mi dicevo 'col cazzo che mi fermo!'
Poi dovetti
comunque cedere, ad un certo punto, e non fu facile affrontare quel
momento.
Il momento in
cui uscii dal mio Roland e poi quando dovetti rinunciare a Wimbledon.
Non fu per niente una passeggiata, perchè Roger tornò a superarmi e
dietro di me c'era sempre Nole.
Non volevo
cedere, però lo studiavo e pensavo, tutte le volte che sembrava
provarci con me... pensavo se lui avesse potuto distrarmi dal mio
amore non corrisposto per Roger.
Quella volta in
piscina mi aveva eccitato, forse poteva riuscirci ancora.
Forse quello fu
una specie di salvagente.
Ero sceso a
tennis, avevo problemi fisici, non sapevo come li avrei superati e
cosa sarebbe stato dei miei sogni di gloria e non ero ricambiato in
amore.
Dovevo, dovevo
trovare un salvagente, qualcosa d'alternativo a cui aggrapparmi.
Una
distrazione, un piano B, una via d'uscita. Qualcosa che mi facesse
sentire ancora bene.
Ed in quel
momento il solo a farmi sentire bene, ma bene davvero e non
fugacemente, era Nole.
Perchè vedere
Roger tutte le volte era favoloso, ma era ancora presto per
sopportare il dopo, il momento in cui ce ne andavamo ognuno per la
propria strada ed io pensavo che lui era gentile perchè era il suo
carattere, ma comunque non mi ricambiava.
E forse Stan
non aiutò.
Questo suo
compagno di doppio con cui iniziò a trionfare con la Svizzera, il
suo protetto per cui si capiva stravedesse... beh, non erano cose che
aiutavano.
Roger era una
boccata d'aria nel carcere.
Un'ora al
giorno di aria fresca per poi tornare rinchiusi in cella.
Mi sentivo così
tutte le volte con Roger. Era stupendo, ma poi la realtà mi
ricordava che non mi amava, che era solo mio amico.
E quegli
sguardi amorevoli e protettivi verso Stan non erano di conforto.
Per cui stavo
male, in generale, e Nole mi faceva stare bene perchè forse gli
piacevo.
Forse.
Era questo che
volevo capire e nel cercare di capirlo mi faceva sentire bene, era
bello, euforico. Cercare di capire se piaci davvero a qualcuno che ti
stuzzica è bello, a volte avevo i miei dubbi, non sapevo come
rispondermi ed uscirne.
A volte ero
sicuro di sì, altre di no.
Lo vedevo così
disinibito verso molti altri. Come capire se era interessato a me e
se, in quel caso, gli andava di passare del tempo da me senza
impegno, solo per scambiarci piaceri reciproci?
La mia idea
era, una volta capito se gli piacevo, di avvicinarlo e chiedergli se
voleva favorire intanto che favorivo io.
Una sorta di
patto di mutuo aiuto.
Ci si scambiava
piaceri fisici per passatempo e niente altro.
Perchè ne
avevamo voglia e ci andava. Come si faceva fra ragazzi. Era normale,
funzionava così.
Però prima
dovevo essere sicuro di piacergli, perchè ricevere un altro no, di
quel genere poi, sarebbe stato troppo umiliante.
Problema:
capire Nole sarebbe stata la cosa più impossibile della mia vita.
Tutt'oggi, a
distanza di anni da quando cominciò tutto, non c'è una cosa meno
difficile di quella.
Anche essere
primo e superare i migliori, non è stato così difficile.
Recuperare le
forme perdute e gli ostacoli tennistici più ostici, non hanno
paragone col capire Nole.
Eppure forse fu
grazie a quest'impresa titanica che, lentamente, Roger assunse una
dimensione più umana, sempre più sopportabile. Fino a che,
rivederlo, non fu così drammatico. Lentamente. Piano piano.
Confortevole e piacevole sì, ma non drammatico.
Ci parlavo bene
insieme, ci scherzavo come sempre e poi mi sentivo a mio agio, sapeva
di me cose che nessuno sapeva e mi spingeva ad essere più rilassato
ed aperto nei suoi confronti. Non lo ero con nessuno. Roger era
sempre Roger, ma piano piano era diverso.
La voglia di
stare con lui, confidarmi e parlargli era sempre intatta, ma non
quella di toccarlo e baciarlo. Piano piano si poteva fare senza altri
sentimenti dietro.
Perchè Roger
stava assumendo la giusta dimensione e non posso che pensare che
tutto quel concentrarmi su Nole per capirlo, mi abbia aiutato sul
serio.
Perchè piano
piano il piano B forse poteva diventare il piano A.
Forse.
E forse è
anche vero che quando si soffre per amore e si sta tanto male, poi si
cercano inconsciamente storie impossibili per essere sicuri che non
vadano mai in porto, che non decollino. E che quindi, poi, non vadano
male.
Forse vedevo
Nole come quella storia che non sarebbe mai partita, quindi quella
perfetta. E al tempo stesso mi faceva estirpare Roger dall'anima.