CAPITOLO
V:
APPROCCI CON
NOLE
Quell'anno, il
2009, non era facile beccarmi in giro visto che avendo avuto problemi
fisici non ho partecipato a proprio tutti i tornei.
Verso metà
anno, proprio dopo aver dovuto saltare Wimbledon, rividi Nole ad uno
dei tornei dopo l'infortunio, a Montreal non lo incrociai anche
perchè uscii presto, ma a Cincinnati riuscimmo a scontrarci.
Nole non mi
perseguitava al di là degli incontri, per cui anche questo non mi
dava la sicurezza riguardo le sue intenzioni.
Ma a
Cincinnati, in quella semifinale dove vinse lui, la prima cosa che mi
disse a fine partita, fu:
- Finalmente
riesco a vederti! Stavo impazzendo per trovare un modo per chiederti
come stai! - Lo disse con un che di comico che mi fece ridere. Poi me
ne resi conto.
Avevo perso e
ridevo con lui. Anzi... stavo passando quel famoso periodo di merda
dove ogni aspetto della mia vita era un'autentica schifezza, e ridevo
con lui!
- Fortuna che
non hai fatto un comunicato stampa ufficiale, sarebbe stato difficile
spiegare perchè comunichi in quel modo con me... - Non scherzavo con
qualcuno da tempi immemori, penso. Mi ero incupito e teso molto.
Nole non perse
tempo e spogliandosi davanti ai miei occhi, mentre io ormai ero
pronto per infilarmi sotto la doccia, disse facendomi esitare
dall'entrarci.
- Quello
sarebbe anche facile... dopotutto non ho il tuo numero di telefono
per cui è comprensibile che usi i mezzi di comunicazione di massa
per farti avere un messaggio... - Con questo corrugai la fronte ed
alzai un sopracciglio com'era nel mio modo fare.
- Mi stai
chiedendo il numero di telefono? - Nole rimase coi pantaloncini
calati a mezza coscia, situazione un po' strana, e piegando la testa
come fanno i cani quando non capiscono qualcosa, disse stranito:
- Buona idea,
perchè no! Così la prossima volta non impazzisco quando voglio
chiederti come stai! - Ecco, così l'aveva fatta passare per una cosa
venuta da me, ma in realtà era lui che si era rigirato tanto la
situazione in suo favore.
Strinsi le
chiappe al vento che avevo e che erano rivolte verso di lui e
scrollai la testa poco deliziato dei suoi sistemi subdoli che
comunque non mi facevano capire apertamente nulla.
Uno che scherza
sempre può star sicuro di non essere capito. Non sai mai quando,
nello scherzo, c'è del serio e quando invece semplicemente gioca
davvero. Questo odiavo di lui.
Anche se ora è
la cosa che amo di più.
Nole mi
raggiunse poco dopo nella sua piacente nudità e rivedendolo nudo
dopo quel periodo strano, mi fece ricordare che ero gay e che non
avevo soddisfatto abbastanza i miei istinti.
Io ero ancora
dell'idea di cercare di capire cosa fosse Nole, cosa volesse da me
nel caso in cui volesse qualcosa e poi proporgli una relazione
sessuale come sfogo degli ormoni.
Avevo voglia e
bisogno di fare sesso e lui mi attirava sotto quell'aspetto. Però
non avrei mai potuto essere così sfacciato, dovevo almeno essere
sicuro di averlo capito bene, di avere un sì in risposta.
- Allora me lo
dai? - Disse malizioso. Ora... Nole era quasi sempre malizioso... o
comico o malizioso od entrambi, penso che nel suo pensiero l'essere
malizioso fosse un modo per giocare, ma entrare in doccia nudo
dicendo una cosa simile con quell'aria da maniaco, mi fece cadere il
sapone di mano e diventare di mille colori, infatti cercando di
riprenderlo senza successo, imprecai e gli diedi un calcio nervoso.
- Cosa? -
Chiesi seccato per la saponetta e per il mio imbarazzo.
Quell'affare
scivoloso arrivò ai suoi piedi di fronte a me.
Nelle docce ci
sono un paio di box per le volte in cui capitava di essere negli
spogliatoi di singolo maschile in più di due.
Nole poteva
scegliere il box vicino attaccato al mio e comunque essere troppo
vicino, ma con un murettino basso a dividerci, oppure poteva mettersi
in quello davanti e farsi vedere perfetto e per intero.
Ovviamente
scelse questo.
Così si calò
ridendo, prese la saponetta che avevo calciato e invece di darmela mi
raggiunse, mi girò di schiena sotto il getto della doccia che mi
aveva bagnato tutto e spingendomi deciso verso le piastrelle bagnate
e scivolose, iniziò a passarmi le mani sulla schiena.
La pelle mi
rimandò immediatamente sensazioni di brivido ed eccitazione e mi
morsi il labbro appoggiando la guancia al muro, con l'acqua che
scendeva dall'alto.
Non mi ero mai
trovato in una situazione così ed ovviamente mi venne subito duro.
Specie perchè sentivo la presenza eccitante del suo pene dietro il
mio sedere che non era premuto, ma quasi. Non mi toccava con nulla,
solo le mani, ma era una posizione da scopata. Quelle scopate che
ogni tanto avevo fatto col mio amico Pico per capire se ero carne o
pesce o anche solo per sfogare gli ormoni, o che avevo fatto con
qualcun altro, ma non così frequentemente.
- Cosa pensi
che voglia, scusa? - Chiese poi con le labbra al mio orecchio ed il
tono suadente.
Quando usò la
voce in quel modo e mi parlò così, penso che ebbi un orgasmo. Non
ne sono sicuro perchè ero allucinato con ogni parte di me. Se non
l'ebbi poco ci mancò.
Ormai mordermi
le labbra non era sufficiente e nemmeno schiacciarmi completamente
contro la parete, le mani alte vicino al viso, le nocche bianche, i
muscoli tesi. Si capiva come mi sentivo e si vedeva dal fatto che
ansimavo piano, come in preparazione a quel famoso orgasmo.
- Non lo so,
sei tu che sei entrato dicendo di dartelo... - Mi ero totalmente
dimenticato del telefono, ovviamente pensavo a cazzi e a sesso e la
sua voce non aiutò.
- Io intendevo
il numero, ma se vuoi altro, basta dirlo... - Ok, era sempre quel
tono in bilico fra il gioco e la proposta indecente ed io non sapevo
come gestirmi.
Cioè sapevo
che di certo non potevo staccarmi dal muro.
Le sue mani
continuavano a strofinarmi la schiena lente e sensuali e forse si era
dimenticato che mi stava lavando, cosa che di norma non si faceva mai
mai mai.
E la sua voce.
Oddio, penso di essermi innamorato della sua voce.
Nole ha la voce
più bella fra quelli che conosco e la sa modulare come un attore.
Cioè se vuole scherzare è in un modo, o se deve conversare, o se è
arrabbiato... ma lì... lì era proprio erotica e non avevo sentito
nessuno, con una voce così bella, parlarmi sensuale. E di certo non
contro il mio orecchio.
- Altro...? -
Mi ero perso. O meglio... andiamo, ero unicamente direzionato sulla
parte sconcia delle sue parole.
Non esisteva un
numero, che numero? Di chi?
Non si parlava
di cazzi in posti appropriati?
L'avevo già
preso, Juan era stato molto bravo spiegandomi il segreto per godere.
Noi uomini
abbiamo la prostata che se stimolata col cazzo alla fine è una
goduria inimmaginabile, ma bisogna intanto preparare bene l'entrata,
quindi stuzzicare bene e lubrificare a dovere, poi una volta che
l'apertura è stata... beh, aperta... il pene deve andare fino in
profondità ad ogni spinta e quando ci arriva continuare a premere e
premere con ripetuti colpi sempre più veloci e profondi, se il ritmo
cresce e lui tocca fino in fondo, è un orgasmo che ti fa dimenticare
di essere nato.
Per le donne
non è così perchè per loro non c'è un punto di godimento tale da
dietro, loro ce l'hanno per avanti.
Però c'è un
problema.
L'uomo che lo
mette dentro deve essere a parte che bravo, ma essere dotato.
Insomma, deve
averlo lungo a sufficienza. Più è lungo e più la via è facile.
Mentre Nole mi
stava dietro a sfiorare il mio culo col suo cazzo, io pensavo a tutte
quelle cose veloci ed inarrestabili.
E mi sentivo
eccitato come non mai.
- Io sono
aperto a tutti i tipi di esperienze, non mi tiro mai indietro, se
vuoi basta dirlo... - Le mani scivolarono per avanti passando sui
fianchi e giunsero sul ventre. Scivolarono striscianti come serpenti
sul basso, sempre più sul basso e mi ritrovai a separare il bacino
dal muro contro cui premevo disperato. Insomma, mi ritrovai a
lasciargli lo spazio per muoversi.
Gli occhi
chiusi, la fronte contro le piastrelle, ansimavo già ed ero confuso
da morire.
Mi aveva
proposto quello che speravo mi proponesse oppure stava ancora
giocando? L'avevo visto giocare da maniaco con molti, per questo non
capivo.
Solo che non
ero bravo a ragionare in certi momenti, specie quello.
Così arrivò
al mio inguine e mi prese in mano l'erezione dura su cui esclamò
contro il mio orecchio.
- Ah ma vedo
che una parte di te ha già risposto! - Però non si stava
appoggiando a me. Mi toccava con le mani e col viso, le labbra
nell'orecchio ma non avevo il suo corpo addosso, niente del suo
corpo, però sentivo il calore della sua presenza. Bastava poco.
Così poco...
Lo volevo, lo
volevo come un disperato.
Non avevo più
Roger ed il tennis in testa in quel momento. Solo Nole ed il sesso.
Spostai il
braccio davanti al mio viso a cui appoggiai le labbra. Mi morsi e mi
succhiai da solo per non dire nulla, non potevo, ero ormai assorbito.
Ma credo che lui volesse una risposta ed io non ero in grado di
pensare, non potevo proprio pensare.
Mi resi conto
che in una mano aveva ancora la saponetta raccolta, si mise a
strofinarmi il cazzo insaponandomelo per poi farla cadere e
continuare così.
Ora ero al
limite massimo, ormai soffocavo la bocca aperta contro il mio
avambraccio per non gemere indecentemente e lui mi stava leccando
l'orecchio.
Insomma, in un
istante non capii nulla e venni con una gran liberazione, anche se
speravo di poter sentire il suo dentro.
Glielo avevo
visto, aveva un cazzo grande, perfetto per scopare e godere.
Ed io
ribollivo.
Ma l'orgasmo
che mi fece avere con la sua mano mi calmò almeno in parte e con uno
scatto istintivo andai all'indietro, abbandonai il busto e la nuca
contro di lui che mi prese fra le braccia. Il corpo bollente,
fremevo, ansimavo, il cuore batteva ovunque, non solo nel petto o nel
collo.
Gli occhi
chiusi, senza forze. Le sue mani sull'addome risalirono sul petto
fino a toccare i capezzoli. Il viso contro il mio, le labbra sulla
mia guancia e poi all'angolo delle mie aperte.
Mi leccò lì,
quel punto, io volevo girarmi e tirare fuori la mia lingua verso la
sua, ma poi parlò. Che idea quella di parlare in quel momento, con
quella sua maledetta voce erotica.
- Vedo che hai
trovato una soluzione, alla fine. -
Aprii
allucinato gli occhi e li girai verso di lui rimanendo così.
Lui sorrise
mentre io tornavo a rabbrividire sfinito.
- Soluzione a
cosa? - Chiesi senza più capire di cosa parlasse. Lui sorrise ancora
ed io alzai la testa dall'incavo del suo collo per guardarlo bene,
ormai i visi separati e la magia interrotta.
- Alle
richieste del tuo corpo! - Quello mi portò alla realtà e capii cosa
stavamo facendo e cosa era successo ma, soprattutto, quanto
imbarazzante fosse!
Tanto.
Troppo.
Avvampai e
andai sotto shock tanto che, coi miei modi aggraziati, spinsi con le
mani verso la parete dove ancora poggiavano e lo feci quasi cadere
indietro, dopo di che chiusi il rubinetto visto che l'acqua calda era
stata tutto il tempo su di noi e ci aveva lavato a dovere, e scappai
fuori avvolgendomi immediatamente nell'asciugamano.
Iniziai ad
asciugarmi furioso, imbarazzato, nel panico.
Mi ero fatto
fare una sega da lui, gli ero venuto in mano e per poco non l'avevo
baciato. Anzi. Per poco non gli avevo chiesto di mettermelo dentro...
Cosa avevo
combinato?
Come avevo
potuto soprattutto?
Ero fuori,
fuori di me, completamente fuori di me.
Dovevo
cancellare quell'episodio e basta.
Per lui non era
stato altro che un gioco, divertimento, una tortura. Forse se ne
sarebbe vantato in giro.
Insomma, con
che faccia potevo rivederlo ancora?
Avevo avuto un
orgasmo contro la sua mano. Come mettere un manifesto.
Non potevo
gestirla.
Se lui avesse
voluto si sarebbe strofinato del tutto contro di me, invece mi aveva
solo masturbato. Era diverso. Era più un mettermi alla prova per
vedere fin dove potevo spingermi io, ma non voleva farlo con me.
Per qualche
ragione me ne convinsi e quando lui tornò di qua, ero con i boxer,
fortunatamente il mio giocattolo si era calmato, ma la mia testa no.
- Ehi, calma...
- Disse poi vedendomi nel panico a buttare all'aria tutto quello che
avevo nel borsone. Ero un disastro vivente, un tale casino che
contrastava con l'essenza ordinata e precisa del tennista. Per questo
per fare ordine mentale, in campo, usavo i rituali.
Io non osavo
guardarlo e buttando all'aria l'ennesima maglietta imprecai in
spagnolo dicendo 'ma dove cazzo è?'
- Rafa... - Mi
girai stizzito, rossissimo, in mutande. Lui era col suo asciugamano
alla vita che mi guardava con un paio delle mie cose lanciate per
aria, il volto calmo e pacato. - Va tutto bene... - Disse piano. Io
mi strofinai le labbra e tornai a girarmi verso il borsone aperto.
- No, non trovo
i vestiti, devo vestirmi ed andarmene, mi aspetteranno tutti. - non
ero in grado di parlarne e da come si comportava lui forse avevo
davvero frainteso, o meglio non voleva quello che volevo io o
l'avrebbe fatto.
Non sapevo più
cosa pensare, ero solo nel panico.
Lui a quel
punto si avvicinò e mi porse una maglietta e degli shorts di quelli
che avevo tirato, il resto lo rimise nel borsone piegandolo placido e
altrettanto placido da una tasca interna estrasse dei calzini e me li
diede.
Poi raccolse il
resto, lo piegò e lo rimise dentro.
- Ecco qua. -
Disse semplice raddrizzandosi ed iniziando a vedere di sé. Io ero a
bocca aperta, seduto nella panca vicino al borsone e lo guardavo
sconvolto, a bocca aperta, allucinato.
Lui lo notò e
sorrise con una maturità che non gli avevo mai notato. Ma fu un
momento, perchè il secondo dopo era lì a scherzare.
- Sapessi
quante seghe mi faccio io nei momenti più impensati! Il nostro amico
ha vita propria, non capisce quando va bene e quando no... e poi a
lui che gli frega di chi lo fa? Basta che ci sia una mano sopra... -
Non capivo se voleva mettere il dito nella piaga oppure alleggerire
la situazione. Non sapevo come sentirmi, quindi scossi la testa e mi
misi i calzini.
- E' successo
senza che lo programmassi. Scusa. - Dissi solo a denti stretti e a
fatica, senza scherzare per nulla. Nole rise.
- L'orgasmo è
l'atto più involontario di tutti, se è volontario non è un vero
orgasmo. Ora che ci penso se riesci a prevederlo che orgasmo è? -
Continuava a scherzarci su con leggerezza e mi fece pensare che non
avesse contato molto per lui, forse era così normale perchè lo
faceva di continuo con chiunque.
Beh in effetti
fare una cosa simile non è normale, mi dissi che sicuramente era uno
abituato a fare quelle cose e che quindi non ero io, per lui che
fossi io od un altro sarebbe stato la stessa cosa ed ebbi la mia
risposta.
In quel
momento.
Poi avrei avuto
tempo e modo per cambiare idea e trovare venti altre risposte diverse
su di lui, tante da farmi girare le palle a giostra come non mai!
- Non mi è mai
successa una cosa simile... non so che dire... - Dissi imbarazzato.
Credo che da fuori potesse sembrare il mio primo approccio
omosessuale, potevo salvarmi in corner oppure approfittare per venire
allo scoperto.
Ma lì non
sapevo proprio cosa fare e cosa volevo.
- Non importa,
davvero. Non serve dire nulla. A me succede di continuo e l'ho visto
succedere mille volte. È tutto ok! - Questo mi fece proprio pensare
che lui era gay e si masturbava per passatempo con chiunque.
Dopo di quello
non dissi altro ed in imbarazzo, chiusi la bocca e me ne andai senza
dargli il mio numero.