CAPITOLO VI:
RISOLVENDO ROGER



Io e Nole passavamo dallo scherzare e ridere insieme come nulla all'avere contatti strani per poi ignorarci.
Mi faceva girare la testa.
Era vero che ebbe un'escalation nel 2009... cominciò in simpatia e amicizia dandomi una bellissima boccata d'aria fresca di cui avevo un disperato bisogno per via di Roger, poi verso agosto-settembre, quando ci ritrovammo dopo la mia pausa forzata, ci provò in quel modo per poi, a fine anno, limitare le grandi mosse.
Forse fu un po' colpa mia, ero molto imbarazzato dopo quanto successo e come sempre quando lo sono evito ed evado. Lui capendo che lo ero, deve aver alleggerito la mano. Ma, dentro di me, mi dicevo che se gli fosse importato davvero qualcosa avrebbe dovuto insistere e continuare. Invece non mi chiese più il numero di telefono e quando ci incontrammo a Bercy a tu per tu, mi chiese solo come stavo e se era tutto ok. Io risposi freddamente che mi ero ripreso e finì per fare qualche battuta per allentare la tensione a cui io mi sforzai di ridere. Ero ancora molto imbarazzato e la doccia ero riuscito a farla prima del suo arrivo negli spogliatoi, dopo la partita che aveva vinto lui.
Però al di là degli incontri diretti, non mi cercava e se c'erano occasioni dove si era tutti insieme tipo per eventi o serate varie, lui non mi stava attaccato, stava un po' con tutti e comunque non mi faceva pensare nulla di speciale.
Alla fine mi rassegnai. O meglio pensai che fosse ora di rassegnarmi e cercarmi un altro scopamico per dimenticare un Roger che, per vari motivi, avevo visto poco quell'anno.
Mi scriveva ogni tanto per sapere se stessi bene ed io rispondevo di sì, ma la questione Nole cominciava a prendermi sempre più la testa, perchè mi urtava non capire il senso delle sue azioni.
Capivo ogni volta qualcosa di opposto a prima e mi innervosivo molto.
Avevo bisogno di un parere e stavo per chiedermi con chi potessi parlarne, quando la risposta arrivò da sola.
Dopo una serie di messaggi calibrati durante i mesi passati, a dicembre, vinta la mia Davis Cup, Roger mi chiamò.
Guardai il telefono come se fosse il nemico.
Perchè mi chiamava?
Aveva sentito il mio bisogno di confidarmi?
No, non potevo parlarne con lui.
'Eh sai sto cercando qualcuno con cui trombare intanto che ti dimentico?' non credo fosse l'ideale.
Però risposi non potendo evitarlo.
Insomma, era Roger, non uno qualunque.
- Stavo perdendo le speranze! - Esclamò entusiasta. La sua voce allegra, genuina, mi fece sorridere e mi ricordò perchè avevo perso la testa per lui.
Era in grado di rilassarmi in ogni caso.
- Mi hai fatto venire un colpo, non mi chiami mai! - Risposi io sincero. Lui rise e la sua risata mi contagiò. In un attimo sapevo cosa dovevo fare.
Forse non dire tutto, ma qualcosa sì. Avevo bisogno di Roger nella mia vita e se non era come fidanzato, potevo e dovevo averlo come amico e confidente. Era necessario perchè nessuno al mondo aveva quel potere su di me.
Era come se avesse un'aura magica che portava la pace nel prossimo.
- Per prima cosa complimenti per l'insalatiera! - Disse Roger con sincerità.
- Grazie, sono molto contento d'averla vinta, almeno ho finito l'anno in bellezza... insomma, non è andato molto bene... - Anche io ero sincero, con lui sempre. Riusciva a tirarmi fuori qualunque cosa.
- Dai, gli anni negativi capitano, non si possono evitare nel tennis. È uno sport che prende tanto, spesso anche la salute... - Mi tirò su con ragionevolezza ed io annuii, improvvisamente era proprio come diceva lui.
- Lo so, è che sono competitivo ed odio perdere troppo. È stato proprio un brutto anno! - Mi lamentai ancora un po' prima di spingerlo a dirmi cosa gli serviva. - Non mi avrai chiamato per sentirmi lagnarmi... - Lui ridacchiò.
- In effetti no, ho una cosa da proporti e mi chiedevo se ti andasse di aiutarmi ad organizzarla. È un'idea che mi è appena venuta ed ho pensato immediatamente a te... - Aggrottai la fronte, per un momento pensai che volesse partecipare a qualche torneo di doppio con me. Assurdo.
- Sì certo, qualunque cosa... - Feci mansueto.
- Posso passare da te diciamo domani in mattinata? Parlarne a tu per tu è meglio, è proprio tutto da organizzare... - Annuii e pensai che fosse una scusa per parlare un po' e vederci visto che pur incontrandoci ai tornei, non ci eravamo mai scontrati sul campo, quest'anno, o meglio non come eravamo abituati a fare.
- Certo, quando vuoi... sarò a casa tutto il giorno, mio zio mi ha ordinato di riposarmi tutto oggi e domani, io ovviamente farò comunque un po' di movimento, ma rimango a casa... insomma, vieni pure! -
Ero al settimo cielo all'idea di rivederlo. Non mi stavo illudendo di chissà cosa, ma era bello e basta. Ero felice.
Roger era sempre speciale e mi faceva sorridere il solo sentirlo nominare.

L'indomani venne in mattinata inoltrata.
Io odio dormire, dormo molto poco, mi addormento tardi e mi sveglio presto e normalmente la mattina la passo a fare un po' di palestra avendone una personale in casa. Poi nel pomeriggio passo le mie solite 4 ore ad allenarmi a tennis e di sera sono di massaggi. Queste sono le mie giornate, solitamente, a meno che per qualche motivo, magari tempo atmosferico od impegni, non devo cambiare piani.
Stavo facendo qualche attrezzo dopo mezz'oretta di corsa, quando Roger mi raggiunse. Andai ad aprire con l'asciugamano intorno al collo e la canottiera. Ero sudato da far schifo perchè in casa tenevo sempre una temperatura che mi permettesse di stare mezzo nudo. Odiavo i vestiti.
Roger da fuori era tutto imbacuccato in quanto pieno inverno, sotto le vacanze di natale.
Io agnostico, non ho mai guardato a queste feste. Lui naturalmente credente.
- Mi fai caldo solo a guardarti! - Esclamai subito divertito. Lui rise.
- E tu mi fai freddo... non sono un animale da deserto come te, ma nemmeno un pinguino! Il freddo, se c'è, lo soffro! - alzai un sopracciglio facendolo entrare e appena mise piede dentro capì perchè ero così denudato e spontaneo esclamò: - Wow ora capisco perchè sei mezzo nudo! Ma Rafa saranno trenta gradi, come fai? - Così mi misi a ridere mentre il nodo allo stomaco per averlo visto si snodava lentamente.
- Ehi, sono spagnolo, per me questa è l'unica temperatura accettabile... -
Roger iniziò subito a spogliarsi e per un momento me lo immaginai a rotolare sul divano con me. Ingoiai la saliva e presi berretta, sciarpa, guanti e giaccone, continuando a scherzare andai a metterli giù mentre mi immaginavo anche Nole, qua a rotolare nel divano con me e mi venne un'erezione.
Spalancai gli occhi e mi fermai nell'armadio delle giacche all'ingresso, guardandomi in basso, verso il pacco gonfio. Si vedeva bene perchè ero con gli shorts. Imprecai.
Ok, mi dissi. Dovevo escogitare qualcosa. Magari gli butto la scusa del lavarmi, sono sudato...
- Rafa, ti sei perso? O sei crollato sotto il marasma che ti ritrovi in casa? - Con questa uscita mi dimenticai del mio problemino ed andai da lui.
Noi due parlavamo in inglese, per cui quando imprecavo in spagnolo Roger mi guardava sempre strano.
Lo trovai con le mani ai fianchi che guardava il salotto come se fosse l'anticamera del caos primordiale, cosa che, in effetti, forse era.
- Rafa, we've a situation! - Disse serio fissando quella che una volta era la mia sala da giorno.
E' un modo di dire inglese 'abbiamo una situazione' e come dire 'abbiamo un problema'.
Io mi affiancai a lui, braccia incrociate al petto, testa piegata di lato.
- Non ti faccio vedere la mia camera, allora... - altro che caos... Roger impallidì e sventolò le mani.
- No per carità, potrei annegare in qualcosa di non identificato! - Con questo scoppiai a ridere e cominciai a raccogliere tutto quello che c'era e buttarlo verso una poltrona. Prendevo e buttavo, prendevo e buttavo veloce senza guardare.
- Sai, sono un po' disordinato... - Roger scoppiò a ridere.
- Un po'? - Io, con vergogna, mi girai verso di lui indicandogli di sedersi e lo vidi che sistemava con ordine tutto quello che avevo buttato alla rinfusa.
Più che altro vestiti, asciugamani, riviste, bottiglie vuote.
- Come fai a tennis? - Chiese guardandomi perplesso.
- R... Roger, non devi... - Mi riferivo al sistemare e lui mi spinse via con un gomito continuando.
- Se non lo faccio svengo. - Mi morsi il labbro e mi grattai la nuca mentre ormai asciutto dal sudore buttai l'asciugamano intorno al collo, sul divano appena liberato e lui, finito di piegare le cose in quel momento, mi guardò severo come un padre.
- E quello? - chiese burbero. Io arrossii e lo presi subito piegandolo e sistemandolo con le altre cose.
- Tanto sono tutte cose sporche da lavare. -
- E allora perchè non le butti nella cesta? -
- Mi cambio o le uso qua o in giro per casa e le lascio lì... - Non c'era una motivazione appropriata, facevo così e basta.
Roger sospirò scuotendo la testa.
- Potrei uccidere i miei figli se saranno così disordinati! - Risi e mi voltai verso la cucina dove mi seguì. Rendendomi conto di come fosse, mi fermai e gli sbarrai la strada.
- N...non è il caso che tu venga. Aspettami qua mentre ti preparo... cosa preferisci? Un caffè? - Roger sospirò immaginando cosa dovesse essere la cucina ed annuendo si sedette.
- Perchè vivi solo? - La domanda più strana di tutte...
- Ho 23 anni e guadagno abbastanza per potermi comprare la mia privacy! - Roger scoppiò a ridere e ci pensò solo in quel momento, mentre me lo diceva.
- 23 anni e sei già stato primo... - Io dalla cucina risi alla sua uscita.
- Sì e sono riuscito a scendere in seconda posizione di nuovo dopo un anno! - Roger rise.
- Ma hai 23 anni, Rafa... avrai tempo di risalire... sei già fortissimo e sei in continuo miglioramento, non so se rendo l'idea, ma hai una carriera stellare assicurata... -
Arrivai con il caffè per entrambi.
- Roger, abbiamo avuto gli stessi numeri... io ho cominciato a 16 anni e tu a 17 nell'ATP, ma dopo 6 anni per entrambi siamo arrivati in prima posizione. Solo che tu sei più grande ed hai cominciato cronologicamente prima... voglio dire, non posso avere la presunzione di avere la stessa tua carriera, anche se farò di tutto per riuscirci, ma fin qua le età in cui abbiamo fatto le cose importanti coincidono... solo che io per essere primo ho lottato contro di te e continuo a farlo... e non solo te, anche contro Novak, adesso... - Nominarlo mi fece sussultare e rovesciare un po' di caffè dalla tazzina che misi giù facendo finta di nulla.
Roger lo notò, ovviamente, ma fece finta di nulla.
- Anche io per salire in prima posizione ho dovuto vedermela con gente bella forte dell'epoca, poi ci sono riuscito e sei arrivato tu... e siamo appena all'inizio... - Era bello che lo dicesse, il suo positivismo riguardo la sua stessa carriera era confortevole. Del resto dopo essere stato superato era riuscito a passare primo. Era andata più che bene, per lui.
- Rimani il mio esempio... - Dissi ad alta voce invece che pensarlo. Roger, colto di sorpresa dalla tenera ammissione, sorrise allo stesso modo ed io ricambiai senza bisogno di coprire l'imbarazzo. Era la verità, comunque.
- aspettano dei gloriosi anni. Noi tre scriveremo la storia del tennis. - Disse sicuro e felice. Lui ne era convinto, lo sapeva, era come se l'avesse visto.
Nole era all'inizio, era appena arrivato dietro di noi e gareggiava davvero ad ottimi livelli dimostrando di avere le carte in regola per superarci se non fossimo stati attenti.
- Cosa... come posso aiutarti? - Chiesi cercando di cambiare discorso perchè era diventato strano. A quel punto ci mettemmo a parlare di Haiti appena colpita dallo tsunami, proprio ai primi del mese corrente.
Disse che voleva organizzare un serie di incontri di beneficenza per raccogliere soldi e che voleva coinvolgere un po' di tennisti disponibili, sia maschili che femminili.
- Ovviamente so solo che tu ci dovrai essere sempre, siamo l'uno ed il due... - per un attimo ne rimasi un po' deluso. Solo per quello mi aveva pensato.
- In questo caso coinvolgeremo anche Novak, visto che è il tre. Sicuramente è dei nostri. -
Roger con carta e penna iniziò a scrivere annuendo. Poi me ne resi conto. Il primo nome a cui avevo pensato era Nole per una questione di numeri, ma mi piacque l'idea di avere una scusa per incontrarlo al di fuori del tennis.
Scrivemmo una lista di persone da contattare fra cui ovviamente Serena Williams ed altri, poi visto che Roger disse che avrebbe visto lui delle questioni logistiche, io avrei dovuto vedere di quelle pratiche.
Alzai un sopracciglio.
- Cioè? - panico. Roger mi guardò allargando le braccia.
- Chiama tu le persone in questa lista! - Io sgranai gli occhi terrorizzato.
- Cosa? Devo fare le pubbliche relazioni?! Ma scherzi? Io sono un orso, non posso farlo! Cioè credo di avere dei veri rapporti solo con Novak! - Roger continuò allargando le mani ovvio.
- E' una buona occasione per averli ora! - Poi aggrottò la fronte. - In che senso hai veri rapporti solo con Novak? - Io arrossii violentemente e mi scavai la fossa da solo.
Ora era il momento di confidarmi. No, col cavolo!
- Senti, sei tu quello che tutti amano e adorano, a te nessuno dirà di no e parli facilmente con qualunque essere vivente. Io ci sarò a tutti gli incontri che vorrai fare, ma ti prego... ci metti tu la faccia ed il nome e la voce! - Ero così sul serio. Odiavo organizzare e soprattutto comunicare.
Roger scosse il capo sconcertato.
- Ma come sei fatto... - Cosa strana da dire che mi fece sorridere. Sbuffò. - Puoi almeno chiamare l'unico con cui hai rapporti o è pesante? - Aggrottai la fronte sudando freddo.
- Perchè io? - Roger era esasperato e penso fosse una cosa rara.
- Perchè si dà il caso che invece è l'unico con cui io non ne ho! Chiamo io gli altri e vedo quando e dove fare le partite, ma tu, per favore, chiama Novak! -
- Non hai rapporti con Novak? - Chiesi piegando la testa di lato stranito.
Roger alzò una spalla e continuò a scrivere.
- Non proprio. Parliamo serenamente quando capita di incontrarci, è tutto ok ma non posso dire di avere un rapporto da poterlo chiamare e chiedergli sfacciatamente un favore come ho fatto con te... - La cosa mi parve strana, ma alzai le spalle.
- Novak è molto socievole, come te. Che non avete grandi rapporti è strano... - Roger cercò nella rubrica un numero di telefono che compose mentre, distratto da questo, mi rispondeva sbrigativo.
- E' lui che mette le distanze. Non in modo evidente, ma me ne accorgo. Forse non gli piaccio... - Ecco, ora la cosa mi stava sconvolgendo per non dire interessando estremamente.
Poco dopo Roger parlava al telefono con qualcuno e sentita la voce dell'interlocutore, che io non sapevo chi fosse, gli si illuminò il viso.
- Ehi Stanley! - Inarcai le sopracciglia impallidendo.
'Stanley'? E quel tono? E quella faccia?
Per un momento, mentre si mise a parlare con lui in tedesco, pur non capendo un acca di quel che diceva, capii una cosa.
Stan era il suo preferito.
Se esisteva uno sulla faccia della terra che Roger adorava, era Stan. Non avevo dubbi.
Il tono e gli occhi non mentivano, era come se fosse un ghiacciolo al sole. Anzi. Cioccolata al sole.
Rimasi senza parole a guardarlo parlare con lui, poi mise giù e cancellò il suo nome con dispiacere.
- Stanley? - Chiesi scimmiottandolo.
- Non viene, a prescindere da quando sarà che non sappiamo ancora, dice che per un'idea simile devono essere partecipanti di un certo spessore... e a parte la posizione e la popolarità, per divertire il pubblico devono essere loquaci e spiritosi. Lui è timido e silenzioso. - Roger lo disse deluso ma capiva che aveva ragione ed io puntai il gomito sul tavolo guardandolo come un mastino.
- Anche io sono timido e quando sono in pubblico risulto chiuso e musone. Comunque non certo loquace e simpatico... - Roger alzò le spalle.
- Fai la parte del musone scorbutico, sarà simpatico! - Io mi persi e lui, guardandomi, spiegò. - Fai la parte di quello fissato con le vittorie a tutti i costi, che pensa solo a questo e basta, che non sa cosa significhi senso dell'umorismo! Io farò quello divertente, tu fai quello agguerrito! Sarà simpatico! - Detto questo riprese a scrivere alzando le spalle, come se avesse liquidato l'argomento.
Cosa che per me non era.
- Stanley? - Tornai a chiedere rifocalizzandomi sul discorso iniziale, lui mi guardò ancora come se fossi scemo.
- Ti ho detto che... -
- No ma... mi sono perso qualcosa? - Roger spalancò gli occhi, ero stato sufficientemente malizioso per essere capito. E lui capì. Così per la prima volta arrossì.
Questo bastò a farmi capire che forse era gay o forse no, ma il punto non era la sua sessualità quanto che, semplicemente, lui amava già qualcun altro.
E non era sua moglie.
In un attimo capii che doveva essersi sposato per contrastare i sentimenti per Stan, tennista svizzero di poco più piccolo di lui con cui, per conto della loro nazionale, aveva disputato molti tornei di doppio aiutandolo a migliorare e vincendone anche molti.
Stan era il suo compagno nell'oro di Pechino, nelle ultime Olimpiadi.
Avevo visto alchimia, ma l'avevo scambiata con amicizia e cose da coppie di tennis. Chiaramente mi ero sbagliato, ma quando ami e vuoi toglierti dalla testa chi ami perchè non ti ricambia, oltre a distrarti con un altro cerchi di proposito le sue relazioni.
- Cosa dovresti esserti perso? Non capisco a cosa alludi! - Così sbattei le mani sul tavolo ridendo di gusto. Potevo farlo solo con lui, c'era poco da fare. Beh, e con Nole quando non mi faceva diventare matto.
- Hai capito cosa! - Tuonai tornando a guardarlo per farmelo dire. Volevo sentire, ne avevo bisogno. Avrei voltato meglio pagina, lo sapevo.
- Io proprio... - Roger insisteva nella sua posizione e visto che io ero un toro, tale era il mio soprannome, decisi di adottare un'altra tattica e lo feci senza pensarci bene.
- Io ti dico una cosa personale se tu mi dici questo con sincerità! - Roger si era raddrizzato e stava con la schiena indietro sulla sedia, l'aria in difficoltà.
- Sì ma cosa dovrei dirti? -
Lo puntai col dito e deciso a tirargli tutto fuori a costo di torturarlo, sputai fuori:
- Io ti parlo di me e Novak se tu mi parli di te e Stan! - Roger sbiancò ancora e fui più preciso. - Cosa provi per Stan? E dico sul serio! -
Roger in quel momento capì.
Probabilmente capì tutto.
Cosa intendevo, cosa provava, cosa mi stava succedendo.
Io mi ero avvicinato a Nole in un altro senso, lui a Stan nello stesso senso ed io me ne ero accorto. Lui no. Cioè lui solo in quel momento, per obbligo mio.
Bene, era un buon momento per aprirsi gli occhi a vicenda, mi dissi.
Un momento perfetto.
Col 2010 avrei maledettamente voltato pagina e questa volta sul serio, totalmente, inesorabilmente.