CAPITOLO VII:
CONFESSIONI


L'atmosfera che calò in un attimo fu subito strana.
Roger era confuso o forse nel caos, cosa diversa. Comunque non sapeva che pesci prendere e si vedeva, non aveva idea di che cosa stessi dicendo, ma io lo sapevo o per lo meno intuivo qualcosa.
- Ok, comincio io... - Dissi incrociando le braccia sul tavolo. Ero più tranquillo di quel che avrei pensato, riuscivo a pensare di parlarne senza andare nel panico.
- Tu e Novak? - Chiese cercando di cambiare discorso, pensando che questo bastasse.
- Dopo essere stato rifiutato da te, ci stavo male e cercavo un modo per distrarmi. In questi casi sai, aiutano le relazioni di solo sesso, senza implicazioni sentimentali. Ed insomma, è spuntato Novak. Beh lui c'è sempre stato e di fatti da quando gareggiamo regolarmente uno contro l'altro lui si è sempre dimostrato ben disposto nei miei confronti, però non ci avevo mai fatto molto caso perchè lui è strano... è molto... sai... esuberante... ed esprime spesso la sua simpatia tramite lati maniaci verso tutti. Quindi comunque non ci avevo mai pensato molto. Però quest'anno l'ho visto proprio nel periodo in cui stavo male per causa tua ed anche a tennis cominciavo ad avere i primi fastidi e lui è stato l'unico in grado di farmi ridere e scherzare. Insomma, di farmi stare bene. - Avevo iniziato dall'inizio, non pensavo di averne tante da dire su di lui, evidentemente mi era già dentro da prima che pensassi io steso. Roger ora era serio e non più stupito. Ascoltava attento tutto quel che dicevo, così continuai. - Poi mi sono dovuto fermare per due mesetti, lo sai. Quando l'ho rivisto che ci siamo scontrati ecco, è successo qualcosa. Un... un vero contatto... - Arrossii ma continuai, ne avevo bisogno. - Insomma, mi ha masturbato sotto la doccia! - Forse non serviva dire tutto. Roger arrossì subito e mi guardò davvero a disagio, però riuscì a non morire, fu molto bravo.
- Di punto in bianco ti fa una cosa del genere? - Chiese coraggioso. Io tossii e continuai.
- No... cioè... sì... insomma, è successo in modo un po' strano, ha detto una cosa equivoca... -
- Che strano! - Fece ironico. Nole era sempre equivoco.
- Ed io ho cominciato a pensare la versione sconcia della cosa... non so perchè, forse ero in astinenza da un po'. Comunque lui ha capito a cosa pensavo, io ho capito che lui aveva capito, io mi sono innervosito ed ho calciato il sapone. Lui l'ha preso e mi ha insaponato la schiena! - Ecco, quando mi imbarazzavo e mi forzavo a fare una cosa, parlavo a macchinetta e caotico. Roger forse non ci stava capendo molto. - Lui pensava che io pensassi a quello, che lo volessi, che magari ci stessi provando... o almeno questo è quello che ho dedotto visto che poi semplicemente... beh, l'ha fatto! - Anche io non me lo spiegavo, per quello avevo bisogno di un consiglio.
- L'ha fatto?! - E Roger non se ne capacitava. Del resto era una cosa totalmente lontana dal suo modo di essere.
- Sì... parlavamo di questa cosa equivoca e... -
- Un momento, ma cos'era? -
- Prima si parlava del numero di telefono, poi però mi ha distratto col discorso della nudità, mi sono imbarazzato ed andato in tilt. Per cui, sotto la doccia, quello entra e fa 'allora me lo dai?' ed io sono partito! Gli ho chiesto imbarazzato e strozzato 'cosa?' ed è stato quello a far scattare tutto. -
Roger scoppiò a ridere, la cosa mi riempì di piacere. Almeno avevo spezzato la tensione.
- E' legittimo capire male con 'me lo dai' ma se prima parlavate del telefono... - Stizzito battei le mani sul tavolo ed alzai un po' la voce.
- Insomma, ho capito altro! E lui ha capito cosa avevo capito e ora io posso solo dedurre che lui pensava che io volessi che lui ci provasse con me... e mi ha accontentato... non lo so... - Alzai gli occhi sul viso di Roger per capire se era chiaro, ma dalla sua faccia corrugata capii che forse non aveva avuto senso.
- Ho parlato in spagnolo? - Quando ero sovrappensiero e nervoso mi capitava, lui scosse la testa e mi fece il gesto di andare avanti.
- Pensava che tu volessi lui ci provasse con te. - Riassunse molto bene.
- Questo l'ho dedotto io. Perchè lui semplicemente sempre continuando su quella linea maliziosa mi ha preso il sapone, mi ha girato e mi ha lavato la schiena. Poi mi ha sedotto... sai frasi sussurrate all'orecchio... e mani davanti... ed ecco, sai come si fa. - Roger annuì energicamente, per fortuna non voleva i dettagli. Sospira.
- Dopo? - Chiese curioso ed imbarazzato.
- Dopo sono scappato. - Conclusione favolosa.
- Che? - Lui ci rimase male ed io mi difesi.
- Ero imbarazzato e nel panico, non sapevo come affrontarla e cosa fare... avevo avuto un orgasmo nella sua mano, non sono cose che faccio frequentemente, specie con lui! Lui ha cercato di calmarmi, ma comunque ci siamo detti cose di circostanza... io mi sono scusato dicendo che non so cosa mi sia preso e lui ha detto che gli capita di avere reazioni simili in situazioni di ogni tipo. In pratica mi ha fatto capire che gli succede spesso e di non farci un dramma! - Roger inarcò un solo sopracciglio scettico ed io annuii perchè capivo il suo pensiero ed ero d'accordo. - Appunto! - Esclamai infatti.
- Sì, non è che sia una conclusione che aiuta... -
- No e poi comunque cosa significa capita spesso anche a me? Oh andiamo! Vuol dire che lo fai con chi capita quando ti va, che non è che ci stavi provando con me... hai pensato che io lo volessi e mi hai accontentato! Non c'è altro! - Roger non poteva contraddirmi e piegando la testa ammise che effettivamente non poteva dire molto.
Si passò le mani fra i capelli e poi sul collo guardando in basso e poi in giro cercando qualcosa da dire, non era una conversazione facile.
- Messa così è difficile vederla in altro modo, in effetti... non ti ha dato appigli per pensare altro, voglio dire... -
- Cosa avresti fatto al mio posto? - Domanda epica. Roger divenne di mille colori e mi guardò tragicomico.
- Non avrei mai capito male. Si parlava di telefono, non avrei equivocato... e di conseguenza non sarebbe successo il resto! - Eccolo, logico, razionale e pragmatico.
Feci il broncio e battei il piede per terra capriccioso.
- Andiamo, sforzati! Se capitano cose erotiche fra te ed un tuo amico... non dico me visto che qualcosa di particolare è successo e te ne sei uscito bene... ma non so, Stan! - Oh, mi sentivo geniale quando avevo queste sparate. Roger tossì soffocandosi con la sua saliva, non era successo, ne ero certo, ma immaginarsi a fare queste cose con Stan lo metteva in parecchia crisi, fu evidente. Ed io continuai mettendo per bene il ditino nella piaga. - Stan ti fa delle avance erotiche e tu preso alla sprovvista o dalla voglia ci stai per quel momento... perchè sei un uomo e ragioni col cazzo quando viene stimolato a dovere... - Beh le mie spiegazioni erano molto realistiche, comunque. Lui ridacchiava per il modo in cui sistemavo le cose. - Che fai, dopo? Come ti comporti? -
Roger sospirò dovendo per forza immaginare la cosa, una cosa che chiaramente non aveva mai immaginato.
Sorrisi. Povero Roger. Perchè dovevo obbligarlo a certe torture?
- Avanti ne posso parlare solo con te! - E con Juan e qualche altro amico, ma in quel momento era lui lì e non so perchè ma volevo parlarne con lui.
Forse per fargli capire che avevo altri per la testa e che anche lui, se voleva, poteva averne senza frenarsi per qualche riguardo verso di me.
Che illuso, si era sposato, che riguardi e riguardi?
- Ok, non è facile immaginare una cosa simile e finchè non ti trovi in quella situazione non sai come reagirai. Io di natura sono calmo e razionale, affronto le cose con diplomazia, mi hai visto. Però in una situazione simile non credo sia facile rimanere diplomatici e normali. Se io ci sto perchè mi viene da starci, poi mi sforzo e ne parlo. -
- Ma se l'altro non ti chiarisce bene il motivo? - Roger si strinse nelle spalle in difficoltà.
- Rafa, capisci che mi sto immaginando sotto la doccia con Stan? Stan è diverso da te e da Nole... lui è timidissimo, remissivo... non farebbe mai per primo una cosa simile. - Battei la mano insistendo.
- Metti che lo fa! - Sospiro.
- Ripeto, ne parleremmo. Non mi lascerei mai con un equivoco simile. Non è come pestarci un piede. Se ci sono momenti d'amaro li risolvo sempre e subito, quindi anche una cosa simile... finchè non mi sarebbe chiaro cosa, perchè e come, non lo lascerei andare. Io penso che farei così, ecco. -
Annuii depresso appoggiando il mento sulle braccia di nuovo incrociate sul tavolo.
- Dovevo fare così, lo so. Però ero nel panico, non sono riuscito a stare calmo e lui non mi ha detto cose molto chiare ed io posso solo pensare e ripensare a cosa volesse davvero e perchè e... -
Roger a questo punto alzò la mano e mi fermò, poi calmo chiese come un padre al figlio:
- Un momento, ma tu cosa provi per lui? Cosa senti di preciso? Tu ci sei stato perchè sei un uomo? Andiamo, non me la dai a bere... -
Storsi il naso e sospirai in difficoltà, poi alzai le spalle e cercai di farla facile.
- Ma sì sai... ti ho detto, è mesi che cerco uno scopamico, qualcuno con cui distrarmi per non pensare a te fino a che la cotta mi passa. Lui era perfetto... e mi stuzzica sessualmente parlando. - Sorrise strano ed io mi raddrizzai. Avevo detto quello che voleva sapere. - Che c'è? -
Roger scosse la testa con aria semplicistica.
- Ti stuzzica sessualmente. - Annuii. - Beh qualcosa c'è... - scossi il capo.
- Sì, sessualmente. Però è da parte mia. Per lui credo fosse indifferente. Poteva anche non farlo. Lui è così con tutti. Poi ci siamo rivisti ora a fine campionato e non mi ha mai avvicinato seriamente, cose di circostanza, insomma. Io non l'ho cercato troppo imbarazzato e via. Che devo dire? Non so cosa pensare... -
silenzio. Fronte corrugata. Ancora silenzio. Io guardavo lui, lui guardava me con occhi stretti, pensieroso. La sua mente lavorava ed aveva un'eccellente capacità di ripresa. Poi si decise.
- Vorresti intraprendere questa relazione sessuale? - Annuii. - Solo sesso? - Annuii. - A tutti i costi? - Alzai le spalle.
- No. Non al costo di umiliarmi. Per questo il punto è capire cosa vuole lui. Cioè se prova le stesse cose per me, se è attratto, se gli andrebbe... sai, a volte mi fa pensare che gli piaccio e che ci prova, altre invece no oppure vedo che fa così con tutti. Io non so proprio capirlo. - Roger sorrise paterno, via via che le cose andavano avanti, fra noi si stava mettendo tutto in un solo modo, quello più giusto.
Un bel rapporto dove lui era il consigliere e la parte forte ed io quello che veniva aiutato.
Ma volevo fare anche io qualcosa per lui.
- Non è facile capirlo, ma l'unica è stare con lui più che puoi e approfittare di tutte le volte che ci sono. Voglio dire, smettila di evitarlo, avvicinati anche tu per primo, approcciati in qualche modo... amichevolmente... e vedi come va. Non dico di buttarti e sbilanciarti, ma dagli modo di farti capire qualcosa! - So che aveva ragione, era un consiglio saggio e non mi aspettavo altro da lui.
Sospirando ci ripensai. Ero sempre stato imbarazzato e dopotutto mi vedevo come uno che gli si era quasi buttato fra le braccia implorando un orgasmo, mi odiavo per quel giorno ed anche se poi lui non era stato molto chiaro, nemmeno io lo ero stato.
- Grazie... mi serviva un punto di vista esterno... - Non chiese perchè non ne avessi parlato a qualche altro amico, io non gli dissi che ci tenevo a fargli sapere di questa cosa. Un po' per dirgli indirettamente 'ehi sto andando avanti, starò bene', un po' per testare la sua reazione.
E con obiettività vidi che non era mai stato geloso. Imbarazzato, ma non geloso.
E poi c'era Stan.
Dovevo capire questa cosa.
- Ok. - Feci poi raddrizzandomi sul posto. Lui sgranò gli occhi spaventato, sapeva cosa lo aspettava. Lo puntai col dito come se fossi un altro. - Adesso tu! -
lui mi fissò come se avessi bestemmiato.
- Io non ho proprio nulla da dire! - Contrariato feci il mio famoso broncio per poi avvicinare il dito al suo viso, accusatore.
- Non farmi fesso! Parlami di Stan! - Lui mi tolse il dito sulla difensiva.
- E togli questo dito! - Lo tenni basso ma non mollai, tutto proteso verso di lui e l'aria famelica.
- Rispondi sinceramente a questa domanda. Cosa c'è tra te e Stan? -
- Amicizia! - Risposta immediata e del tutto falsa.
- Questo è quello che ti ripeti tutti i giorni e che non vedevi l'ora di dire ad alta voce a qualcuno per convincerti che sia reale. - Che bella risposta. Ci rimase male, così male che non ribatté. - Adesso devi toglierti dalla testa la questione amicizia e matrimonio e rispondi bene. Conosci Stan da tempi immemori, no? - annuì.
- Da ragazzini. Praticando tennis ad un certo livello, finimmo nello stesso circuito svizzero e poi ci scontrammo in moltissimi tornei interni del nostro Paese. Fino a che non ci infilammo nei doppi vari e nella squadra delle nazionali. Poi nell'ATP io lo distanziai, però comunque ha dimostrato un certo buon talento... - Alzai la mano sventolando.
- La vostra storia tennistica la so. Ma non vinci le Olimpiadi di doppio con uno qualunque od uno che promette bene od un buon amico. - Aggrottò la fronte.
- Ehi, ci sono coppie di tennis molto forti che sono amiche e basta o imparentate... - Annuii.
- Certo. Ma queste coppie d'amici come dici tu non hanno un rapporto come ce l'hanno altri. O sono fratelli o sorelle, o hanno un rapporto simbiotico. Solo così hai successo in un doppio di tennis e lo sappiamo bene entrambi. Il punto è che un oro olimpico richiese una certa perfezione. -
- Rafa ti stai basando unicamente sulla nostra simbiosi a Pechino? - Ci pensai bene, poi risposi deciso.
- Certo! - Ma poi aggiunsi. - Ma anche per lo 'Stanley' di prima! - Scimmiottai di nuovo la sua voce e lui fece una smorfia.
- Che c'è in quello 'Stanley'? Lo chiamo sempre così... -
- Il tono era dolce... -
- Sono dolce di natura, me lo dicono tutti... -
- Eri più dolce. E ti sei illuminato come un albero di natale. -
- Tu stravedi! -
- E scommetto che il suo numero è fra le chiamate veloci! -
Roger, spalle al muro, dovette ammetterlo.
- Sì, ma non significa nulla! -
- Lo conosci da più tempo di tua moglie e forse anche meglio. - non disse nulla. Era un dato di fatto. - Quando parli con lui ti illumini, con lui sei la cosa più zuccherosa che io possa immaginare... nei doppi siete una bomba, c'è simbiosi ed alchimia... e non so tutti gli altri dettagli che voglio sapere. -
- Perchè? - Questa domanda spontanea mi spiazzò. Pensavo mi avesse detto che non ce n'erano, ma chiedere perchè era ammettere che c'erano.
- Quindi ammetti che ce ne sono! - Roger sospirò insofferente, lo stavo torchiando molto.
- Dipende da cosa intendi con altri dettagli! - Cercava di aggrapparsi agli specchi, ma capivo bene di cosa parlavo.
- Qualunque cosa vi riguardi. Tipo se vi vedete al di là dei tornei... se vi sentite per telefono... cose così... -
Roger a domande specifiche rispose in modo specifico.
- Certo che ci vediamo al di là del tennis! Siamo entrambi svizzeri ed amici, se ci sono occasioni ci si vede. Abbiamo fatto diverse uscite insieme. Ci piace ad entrambi camminare su in montagna, l'abbiamo fatto insieme molte volte. Ora che sono sposato no, ma... - Lo fermai sentendo un campanello, ma prima gli feci un'altra domanda.
- E telefono? - annuì.
- Sì certo, moltissimo. Io lo chiamo prima e dopo le sue partite, lo incoraggio e gli do tutti i consigli che posso. E anche al di là delle partite ci parlo. Ma questa si chiama amicizia! - Sospirai. Da ora sarei stato maniacalmente attento alle volte in cui sarebbero apparsi in pubblico, ma poi mi venne in mente un altro particolare.
- Se potete vi allenate insieme nei tornei, no? Mi sembra d'avervi viso... - Roger annuì ancora.
- Tutto questo parla solo di un'amicizia. -
Sospirai seccato.
- Con quanti fai così? Le stesse cose? - Roger voleva disperatamente rispondere molti, darmi dei nomi, ma al momento di farlo si rese conto di non averne e rimase zitto. Quel silenzio fu pesante, per lui. Non voleva ammetterlo, non poteva, ma capii che ci aveva pensato dentro di sé e si era zittito in tutti i modi.
Probabilmente proprio sposandosi.
Poi capii quello che rimaneva, quell'ultimo tassello che mi permise di mettermi inevitabilmente il cuore in pace.
Non avevo scelta.
- Un'ultima domanda. - Feci allora piano ma deciso. Roger mi aveva visto sotto ogni aspetto della mia personalità multipla, per cui ormai non si sconvolgeva più e si azzardava a dirmi qualunque cosa in ogni modo.
- Sentiamo... - Era accondiscendente, ma non mi turbai.
- Hai sentito di doverti sposare dopo Pechino. Come se fosse un bisogno, un dovere. Improvvisamente il matrimonio è stato un'ossessione, vero? - Roger non sapeva rispondere, non si era mai visto così. Non poteva proprio ammetterlo, a quanto pareva. Ma prima o poi avrebbe dovuto.
- Non direi un'ossessione. Ma sì, dopo Pechino ho concepito l'idea del matrimonio. Ma non c'entra Stan! -
- Non ti chiedo se lei l'ami, perchè so che diresti di sì, te ne sei convinto. Così come questa idea di sposarti proprio in quel momento. Però c'entra tutto con Stan. - Roger sgranò gli occhi ed io mi arrabbiai. - Smettila di fare finta di nulla. Non hai mai avuto il coraggio di pensarlo apertamente e nemmeno di dirlo, ma sai, lo sai bene che è così. Che tutto riconduce a lui. Io non me ne ero mai accorto, ma certe cose nemmeno le sapevo. Tu sei innamorato di lui e forse da sempre. Te ne sei accorto a Pechino, alle Olimpiadi. Ed in reazione l'hai soffocato buttandoti su un matrimonio che, anche se non ci fosse stato, sarebbe stato uguale! - Ero seccato e parlavo come un treno, Roger era invece sconvolto e non sapeva cosa dire, forse voleva negare ma si sentiva stupido.
Lo era.
Sospirai e mi calmai, gli misi la mano sulla sua e lui non la ritirò. Toccarlo mi fece uno strano effetto, però non fu devastante come le altre volte. C'erano molte cose di mezzo ora ed affrontare l'amore di Roger per un altro proprio mentre io mi concentravo su Nole, mi aveva aiutato. L'avevo ridimensionato, proprio come avevo sperato. Per questo avevo voluto parlarne.
- Non è facile ammetterlo, specie per te. Però devi pensarci ed ammetterlo. -
- Non vedo perchè. A cosa servirebbe? Ora sono sposato ed ho dei principi, abbiamo dei figli, non intendo e ripeto non intendo essere quel tipo di uomo che fa tutto quel che vuole perchè sì! Ho sbagliato? Chi può dirlo? Comunque le cose stanno così ora e la realtà va accettata. - Rispose duro e freddo come non lo era mai stato e sembrò sicuro, per cui io non insistetti, non volevo litigarci. Lasciai la sua mano e feci un'aria di circostanza.
- Come vuoi. - Non continuai e lui rimase zitto fra i suoi pensieri, l'aria scura. - Se questa cosa ti ha turbato mi scuso... penso che il tuo amico Stan riuscirà ad aiutarti a rischiarare la tua serenità! È questo che fanno gli amici. - Con questo mi alzai dal tavolo per mettere via delle tazzine che, di norma, avrei lasciato lì per chissà quanto tempo. Roger sospirò capendo d'aver esagerato e mi venne dietro.
- Scusami tu, dai non fare così. - Io non volevo fare l'offeso, ma mi aveva un po' ferito. Dopotutto lo stavo aiutando a fare chiarezza. Forse però ero stato insistente.
- No, scusa davvero. - Feci lasciando le tazzine nel cesso della mia cucina. Roger si fermò sulla porta e pur vedendola non si fece distrarre, rimase concentrato su di me. Io ero buio e rigido. - Sono stato invadente ed insistente e soprattutto non era quello il modo. Volevo darti il mio punto di vista su una cosa che mi sembrava importante, ma è la tua vita e... - Roger mi interruppe alzando la voce, cosa che faceva di rado.
- Smettila! Non voglio muri fra noi! Amo il nostro rapporto specie ora che ti vedo più rilassato nei miei confronti! Amo se mi dici tutto come hai fatto oggi e voglio che continui sempre! Solo sappi che sono umano, non aspettarti sempre reazioni idilliache. Se dici cose che mi turbano, ti mostrerò il mio turbamento. Questo significa avere un rapporto di vera amicizia con me. - Sentirglielo mi fece sciogliere, gli occhi mi divennero lucidi, li sentii bruciare ma non per la delusione, bensì per la gioia. Il resto spazzato via. Rimase solo 'vera amicizia'.
Ecco cosa era cambiato.
Il nostro rapporto.
Forse ero ancora un po' innamorato, ma sapevo, sentii chiaramente, che le cose sarebbero andate così.
Che me la sarei messa via davvero, avevo già cominciato. E questa amicizia con lui sarebbe stata preziosa. La volevo.
Sorrisi timidamente e lui fece altrettanto con la sua dolcezza, suggellando questa pace per un litigio un po' strano.
- Non desidero altro. - Dissi poi. Lui si avvicinò e mi spettinò i capelli fraterno, l'aria di chi aveva dimenticato tutto e voltato subito pagina. L'aria di chi non avrebbe più parlato di Stan. Avremmo parlato di tutto e di tutti, ma non di Stan. Mai.
Del resto quello era Roger. Prendere o lasciare.
E di lasciare non ci pensavo minimamente.