CAPITOLO VIII:
UNA TELEFONATA DIFFICILE


Fu la cosa più difficile che avessi mai fatto.
O per lo meno in quel momento mi sembrava così.
Dopo aver ottenuto il suo numero di telefono tramite Roger, decisi di chiamarlo.
Credo fosse proprio natale.
In quanto agnostico non ho mai tenuto conto di quella festa, quindi giuro che non calcolai il giorno. Poi non so nemmeno bene di che religione sia lui, non credo cattolico, forse ortodosso, per cui magari non lo festeggiava.
In ogni caso dopo aver fissato il display ed il suo numero ed aver maledetto Roger, mi decisi e lo chiamai.
Fu come premere il pulsante di una ghigliottina!
Il cuore cominciò a pulsare come un forsennato ed il mio stomaco a contrarsi. Sensazioni familiari, ma mai provate verso di lui.
Aggrottai la fronte cercando di calmarmi, non era normale che mi sentissi così.
Alla sua voce, mi mancò il fiato un attimo e rabbrividii perchè era bellissima anche per telefono.
Anzi, forse era ancora meglio.
Un 'pronto' normale, di chi non sapeva con chi stava parlando.
Io mi ritrovai con la gola secca e tossii prima di rispondere.
Dio, com'ero imbarazzato.
E come si sentiva che lo ero!
- Novak? Sono Rafa! -
Credo che gli venne un colpo anche a lui, in effetti.
O forse non gliene fregava un accidente. In quel momento non avevo la più pallida idea di cosa pensare ed onestamente non riuscivo a compiere giri mentali elaborati. Mi sentivo un adolescente e questo mi faceva capire che Nole stava prendendo più posto di quello che avrebbe dovuto.
- Rafa!? - Nole non nascose nemmeno un secondo il suo stupore e mi fece sorridere. Sapeva essere così spontaneo.
- Sì, sono io... - Stavo per spiegargli tutto d'un fiato il giro che avevo fatto per chiamarlo, ma Nole mi interruppe allegro e sorpreso.
- Mi chiami per farmi gli auguri di natale? - Lì per lì ci rimasi di stucco. Era sconvolto dalla cosa, ma era la prima a cui aveva pensato ed io, spontaneo come sempre, risposi guardando il calendario.
- Che? E' natale? - Credo che Nole ci rimase male, non stavo scherzando ed era chiaro, quindi dopo un momento di silenzio, recuperò in fretta.
- Sì, Rafa, è Natale... non... non lo festeggi? Pensavo mi chiamassi per quello... dopotutto è Natale, per cosa dovresti chiamarmi proprio a Natale? - Era polemico, forse perchè avevo mancato di tatto in qualche modo o l'avevo fatto rimanere male.
- No io... no, non lo festeggio, per me le vacanze invernali sono semplici vacanze dove stacco, niente altro... tu... ti ho disturbato? Scusami... - Improvvisamente c'era ancor più imbarazzo di prima, come sempre si era creato un equivoco fra noi e mi stavo chiedendo come facessi a crearne sempre. Non era possibile!
- No, non disturbi, figurati! Mi hai preso impreparato, non sapendo chi era e sentendo la tua voce proprio oggi ho pensato la prima cosa che mi è venuta. Ovvio che non mi chiami per gli auguri, non l'hai mai fatto, è stata una sciocchezza... - Ecco, ora l'imbarazzo era anche più grande. Ci era rimasto enormemente male e mi fece pensare che effettivamente sperasse in qualcosa.
Volevo chiederglielo ma mi morsi la lingua mentre il cuore prese a battermi di nuovo forte in gola. - Dimmi tutto. - Fece poi tossendo per riprendersi da quella che stava vivendo come una pessima figura.
- Sì, dunque... ho avuto il tuo numero tramite Roger, lui riesce ad avere qualunque cosa chieda, sai... è una specie di messia... - su Roger riuscivo a scherzare e lui si mise a ridere, anche se lo sentii un po' nervoso. Forse forzato.
Ok, magari era vero che aveva qualcosa contro Roger, ma come poteva essere? Parlavamo di Roger! Era come la Croce Rossa! Chi ce la poteva mai avere con lui? Perchè?
Ero un po' spaesato e mi ero dimenticato di cosa dovevo dirgli e lui mi spronò.
- Ti avrei reso la vita più facile se quel giorno ci fossimo scambiati il numero... - La citazione a quel giorno mi mandò ancor più nel caos e mi strozzai con la saliva. Tossii per cinque minuti senza riuscire a parlare, lui continuò a ridere e questa volta rilassato e divertito.
Aveva una bella risata, oltre che una bella voce. Volevo stare con lui al telefono di più.
- Beh, adesso ce l'abbiamo. Cioè io ho il tuo e tu il mio. Il numero. - Precisai ricordando l'equivoco dell'ultima volta.
- Certo e che altro dovremmo avere? - Non poteva certo tenerselo per sé. Era stato questo suo modo di precisare i doppi sensi che capivo per sbaglio, che mi aveva fatto reagire in quella maniera ed ora mi coprii la faccia con l'altra mano. Fortuna che non mi stava vedendo, ero in uno stato pietoso.
- Comunque... - si capiva che ero sentitamente provato.
- Dimmi pure. - Continuò lui tutto contento. Se l'avessi avuto davanti l'avrei preso a schiaffi, credo.
Avrei dato oro per sapere cosa pensava di me in quel momento.
Sapeva che avevo un debole per lui e che mi imbarazzava, oppure pensava che lo sopportassi a stento? Poteva sembrare entrambe e i suoi atteggiamenti funzionavano in entrambi i sensi comunque.
- Roger sta organizzando una partita di beneficenza per Haiti, pensava di farlo ad inizio stagione di tennis, adesso sta vedendo dei dettagli, ma ha pensato che dovessimo partecipare entrambi... - non mi rendevo conto che nei miei discorsi riuscivo sempre ad inserire Roger ovunque, ma era normale.
- Partita di beneficenza? Certo che ci sto, come no! Fatemi solo sapere quando e dove, per me va bene tutto... - Annuii contento che partecipasse e contento d'avercela fatta. Non indenne, ma quasi.
- Ok, mi ha detto di chiederti con chi vuoi giocare... io e lui saremo i due capitani, per così dire. Perchè siamo l'uno ed il due attuali... - Lo sentii sorridere. Ora. Non si vedono le facce per telefono ed a meno che non ridi, non puoi capire se sorride. Però io lo sentii sorridere, ne fui certo.
- Ovviamente con te. - Quell'ovviamente mi demolì, tornai bordeaux e di nuovo mi coprii il viso. Perchè faceva così? Mi faceva capire mille cose diverse.
Forse gli piacevo, forse no. Cosa potevo capire?
- Perchè ovviamente? - Questa volta la mia lingua non si frenò.
- Perchè sono curioso di provare un doppio con te! Non vedo l'ora! Sono eccitatissimo all'idea, scherzi? - La risposta era pronta, ma marcò molto sul fatto di giocare con me e di esserne felice, si capiva che lo era e poteva essere per due motivi. Di nuovo capire la cosa non era certo facile.
- O...ok... le squadre saranno composte da più persone che si alterneranno due a due durante la partita, non so chi saranno gli altri, Roger li contatta e vede... - Mi misi a parlare a macchinetta non sapendo come uscirne senza morire.
- Ma fa tutto lui? Pensavo la steste organizzando insieme... - Tono attento ed interessato.
- Teoricamente voleva coinvolgermi, ma di fatto fa tutto lui. Ha provato a farmi fare le pubbliche relazioni ma gli ho detto che sono una frana e che tutti adorano lui... - E la mia linguaccia non poteva starsene zitta. Non sapevo proprio come si pensava prima di parlare. O stavo del tutto zitto o, se parlavo, sparavo la cruda verità. Non avevo vie di mezzo.
- Quindi hai chiamato solo me? -
- Beh sì... - non c'era un'altra risposta, del resto. E morivo di vergogna.
- Non avevi il numero. Roger se l'è fatto dare e te l'ha passato affinchè tu mi chiamassi e me lo chiedessi? Il tuo unico compito è chiamare me? - Perchè lo diceva con tanta precisione ed incredulità? Lo faceva sembrare strano.
Oddio, forse lo era.
Mi fermai guardando il vuoto con una smorfia delle mie, contrariato.
- Esattamente, che c'è che non va? -
- Perchè?! Poteva chiamarmi lui dato che c'era! - Ma lui non si mordeva mai la lingua? Non si dava risposta da solo? Non poteva risparmiare il prossimo da momenti di cocente imbarazzo?
- Ha chiesto a me di farlo, fa tutto lui e... -
Ma non l'avrei mai convinto, infatti mi interruppe subito.
- No, andiamo, per uno in più nella lista non gli cambiava nulla... - Per un momento pensai che stesse polemizzando contro di lui, non capii che era un inchiodarmi al muro.
- Roger non c'entra, l'avrebbe fatto volentieri nonostante tutto il resto da organizzare, solo che siccome avevo appena detto che il solo con cui ho un rapporto, fra quelli inseriti nella lista, sei tu, mi ha detto di fare almeno quello. - Mi zittii.
- Sei stato tu a dire che fra loro ti andava di parlare solo con me? - chiese per precisazione. Un tono un po' incredulo, un po' speranzoso. Di nuovo mille impressioni diverse. Sospirai e battei la fronte sul tavolo, mi faceva sempre stare male questo ragazzo. Da quando? Da un paio di mesi, ma era così.
- In pratica... altrimenti Roger ti avrebbe chiamato senza problemi... ma che vuoi, con Serena, Andy Roddik o altri non ho tutto quel rapporto dopotutto... e a lui piace parlare. A me no. - La sua risata mi rilassò immediatamente, invece che seccarmi.
- Saremo una coppia perfetta in campo! Io quello simpatico e tu quello agguerrito e musone! - Sorrisi sentendo la stessa uscita che aveva fatto Roger. In effetti i due avevano un che di simile. Nel fatto che erano solari, socievoli e simpatici. Poi forse anche Nole aveva un lato dolce, ma Roger lo era di più.
Per il resto Nole era pazzo furioso e maniaco, Roger serio e coscienzioso, la testa sulle spalle. Principi morali, insomma.
Mi misi a pensare alle loro similitudini.
Per Roger è più un amore assoluto, platonico. Per Nole è proprio carnale... mi fa sangue, come si dice. Me lo scoperei in tutte le posizioni del kamasutra!”
Fortunatamente lo pensai ma non lo dissi, miracolo!
- Ti scriverò con i dettagli appena li so. - Conclusi contento di essere quasi sopravvissuto.
- Sono contento che mi hai chiamato. - Fu molto specifico. Di nuovo sembrava dirmi qualcosa di particolare.
- Ora hai il mio numero... - Dissi senza nemmeno rendermene conto.
- Lo registro subito. - Rispose sorridendo. Stavamo flirtando per telefono?
Mi toccai fra le gambe senza farlo di proposito.
Che voce che aveva. Volevo parlasse ancora e così invece di scappare, memore del consiglio di Roger di dover approfittare di tutti i momenti possibili con lui per capirlo, chiesi.
- Come va per il resto? - Nole rimase sorpreso della mia domanda, ma io dovevo continuare a sentire la sua voce, ne stavo diventando dipendente.
- Bene, grazie. Mi godo le vacanze ed il riposo, fra poco ricomincerò gli allenamenti per preparare la nuova stagione. -
- Io ho già iniziato, sono un po' indietro... - Paturnie mie, infatti lui rise.
- Tu ne sei sempre convinto, permettimi di dissentire! -
- Beh, non ho fatto una grande stagione, mi ha superato di già... - Non serviva fare nomi.
- Andiamo, a tennis è normale, ma sicuramente per un anno brutto ce n'è un altro stupendo. - Mi stava incoraggiando e tirando su ed io stavo tirando su qualcos'altro. Dentro di me pensavo solo a farlo parlare ancora.
Stavo impazzendo, mi stavo masturbando sentendo la sua voce per telefono. Perchè la trovavo bella ed erotica.
Era difficile aprire la bocca e gemere in silenzio per poi parlare normale.
- Spero di sì, sono sempre critico verso me stesso. È così che sono arrivato dove volevo. -
- Ed è proprio questa tua grande ambizione e combattività ti ha reso un vincente. - Il suo tono si abbassò e fu ancora meglio. - A proposito, congratulazioni per l'insalatiera! - Disse riferendosi alla Coppa Davis.
Aprii ancora la bocca, stavo per gemere. La schiena all'indietro, la testa anche, il mio cazzo in mano, fuori dagli shorts. Mi stavo masturbando alla grande.
- Gra... grazie... - Non riuscii a non balbettare, del resto ero lì lì per venire ormai. Parla, pensavo. Parla ancora, ti prego.
- Tutto bene? - Chiese. Ecco, chiaramente avevo una voce strana.
- Sì, perchè? -
- Non so ti sento strano... -
- Strano come? - Aumentai la velocità della mano e mi morsi il labbro stringendo gli occhi, nella mente il suo viso, il suo corpo, quel giorno sotto la doccia, le sue mani addosso. Forse comunicava così col prossimo, forse l'avrebbe rifatto.
Oh, magari...
Immaginandolo di nuovo con me sotto la doccia, Nole ebbe l'idea di parlare ancora.
- Non so, come se fossi distratto da qualcosa, cosa stai facendo? - Non potevo dirglielo e nemmeno ridere.
- Esercizi per il braccio... - Non so come mi uscì, ma fu geniale. Del resto era vero, muovevo il braccio. La mano per la precisione.
- Non ti riposi nemmeno al telefono? - E la sua risata completò l'opera.
Venni in modo piuttosto soddisfacente e crollai con la fronte sul tavolo.
Ansimi silenziosi, più che potevo per lo meno.
- Adesso riposo... - Mormorai roco.
Anche lui rimase in silenzio e percepii dei sospiri lontani, forse aveva staccato il telefono dalla bocca. Li riconobbi perchè stavo facendo la stessa cosa, altrimenti non ci avrei certo fatto caso.
Lo stava facendo anche lui.
Ok, allora qualcosa di particolare nei miei confronti c'era.
O forse c'era, ma anche verso altri. Insomma, ero speciale ma non troppo.
Comunque ci eravamo masturbati parlando al telefono e cercando di nasconderlo all'altro.
- Penso che farò una sauna, invece... - Alzai un sopracciglio, parlava anche lui roco come me. Immaginarlo nudo in sauna fu deleterio, fortunatamente la pace dei sensi per l'orgasmo avuto mi fece rimanere calmo. Per fortuna.
- Buona idea... quasi quasi mi butto in vasca. - così anche lui mi immaginò nudo in acqua ed inghiottì.
Ok, stavamo provocandoci a vicenda, pomiciavamo in qualche modo, forse ci testavamo. Magari stavamo davvero facendo lo stesso gioco e nessuno dei due voleva sbilanciarsi per primo. Ma Nole non era tipo da non voler rischiare, io sì, ma lui no.
Sospirando lo salutai dicendo che ci saremmo risentiti ed una volta che chiusi la conversazione, sbattei più volte la fronte contro il tavolo.
Stavo impazzendo.
Non avevo altre spiegazioni.

I giorni che trascorsero da quella chiamata al torneo in questione, mi fecero andare matto.
Come matto mi sentii io quando arrivai al fantomatico torneo all'interno del quale si sarebbe tenuto il match di beneficenza.
Melbourne, per l'Australian Open.
Roger aveva ben pensato di approfittare dello Slam che radunava un sacco di pubblico e di giocarlo all'inizio, per non togliere forze e concentrazione dopo, nei momenti topici.
E poi sarebbe stato un buon allenamento.
Così arrivai con quella di rivedere Nole e mi sentii maledettamente idiota a pensare a quello come prima cosa.
Rivedevo anche Roger, dopotutto!
Ero felice di rivedere Roger, ma Nole non lo vedevo da più tempo.
Quando lo vidi nella hall che aspettava di essere sistemato nelle sue stanze, mi saltò il cuore in gola.
Maledetto ragazzino!”
Pensai rivolto a me stesso.
Non potevo fare così, non potevo!
Da quando Nole mi riduceva in certi stati?
Insomma, basta!
Prima che si voltasse, presi un respiro profondo e andai verso di lui, obbligato dal fatto che era proprio lì che dovevo andare.
Faccia da poker, faccia da poker.
Come quella canzone che si sente di continuo da quest'estate.
Faccia da poker.
Mi piace il poker, sono bravo e sono bravo con la faccia da poker.
Andiamo!
- Ehi ciao! - Salutai fingendomi del tutto normale. Chissà se la mia faccia da poker stava funzionando.
Nole si girò, mi vide e si illuminò tutto. Altro che faccia da poker!
- Ciao partner! - Disse tutto entusiasta dell'idea di giocare un po' di doppio con me.
Anche io morivo dalla voglia, doveva essere elettrizzante tennisticamente parlando. Ed anche personalmente.
Mi misi a ridere nervoso, non volevo risultare nervoso ma chiaramente ci fu poco da fare.
- Sei pronto per il grande match? - Chiesi cercando di fare una normale conversazione. Mi stavo sforzando, speravo non lo percepisse.
Ero nervoso, dannazione.
- Prontissimo! Me lo sono visualizzato mille volte! Ho un sacco di idee! - Partì in quarta a parlarmene come se fosse una partita di doppio normale ed io scuotendo il capo presi le chiavi che mi consegnarono per poi dirigermi verso l'ascensore.
Nole, vedendo che andavo mentre parlava, prese una delle sue valige portatili e mi seguì.
In ascensore, da soli, continuò a parlare tutto contento di questo match e di questo doppio come se fosse un evento, io annuivo paziente pensando che nemmeno con mia madre ne avevo tanta.
Perchè lo sopportavo? Odiavo quelli che parlavano troppo, però ero felice che fosse tanto euforico per questa partita e mi piaceva l'idea che lo fosse perchè giocava con me.
- Lo sai che è strano che noi due parliamo di un doppio? - Dissi improvviso per zittirlo. Lui in effetti smise di parlare ed io sospirai fra me e me, poi mi guardò con l'ascensore che arrivava al nostro piano e si apriva. Uscimmo entrambi, lui rimase pensieroso mentre camminava guardando ora in alto, poi alzò le spalle con un sorrisino.
- Strano ma bello! - Poi non so perchè lo feci, semplicemente mi venne di farlo.
- E' solo un partita di beneficenza, lo sai, vero? -
Nole si fermò dallo spruzzare arcobaleni dalla bocca e mi guardò un po' deluso, me ne pentii subito d'averlo detto.
- Non sei contento di farla? - Stavo per rispondere stringendomi nelle spalle, ma lui aggiunse subito: - Cioè con me. Essere in squadra con me, avere l'occasione, anche se solo per divertimento e non seriamente, di vedere come funzioniamo come coppia in campo... - Fu molto specifico e sentendo il suo tono accompagnato da quell'aria delusa dalla mia mancanza di gioia, mi sentii un verme e sorrisi, ma sicuramente pensò che fosse una cosa forzata.
- Certo, sono curiosissimo... però alla fine è solo una partita di beneficenza. Credo che sarebbe più stimolante provare a farne una sul serio. - Non ci avevo pensato, non volevo dirlo e nemmeno proporlo, ma lui si fermò e mi fissò a bocca spalancata ed aria shockata. Mi dovetti ovviamente fermare anche io e guardandolo lo trovai tenero a modo suo. Non volevo spezzare questa sua gioia che leggevo nei suoi occhi.
Però al tempo stesso rimanevo confuso sul motivo reale per cui lui a volte si comportava così con me.
Continuavo ad essere convinto che non ci fosse una speciale spinta nei miei confronti, ma a volte vacillavo davvero molto.
Comunque a me cominciava a piacere sempre più e sentendomi male all'idea di giocare con lui davvero, capii che era così. Non potevo far finta di nulla, ormai.
Nole mi stava piacendo sempre più, molto più di come avrei mai potuto immaginare.
- Davvero giocheresti un torneo di doppio con me? - Credo che stesse per svenire, preso alla sprovvista per quello che io stesso avevo detto senza riflettere, alzai la spalle cercando di mascherare quel che provavo per non espormi troppo quando ancora non avevo idea di cosa provasse.
- Vedremo, non ci ho mai pensato davvero, ma se sei così entusiasta all'idea, tanto vale farlo come si deve... - Nole si illuminò ancora di più se possibile. Era come dare il gioco preferito ad un cane. Mi aspettavo si mettesse a scodinzolare.
- Se decidi di fare sul serio, io sono più che disposto a provare! Non sai quanto mi ecciti l'idea! - Ed improvvisamente arrossii non capendo bene di cosa si parlasse. Equivoci, come sempre.
Balbettai qualcosa del tipo che avremmo visto a fine partita e che avevamo tempo per pensarci e deciderlo seriamente, poi scappai a gambe levate come sempre.
In camera da solo al sicuro mi maledii. Dovevo stare con lui per capire cosa pensava e come era, per conoscerlo meglio... ed invece quando scattava qualcosa, scappavo come un idiota!
Perchè dovevo essere così?
Perchè?
Dovevo crescere!
Ma ripetermelo non mi aiutava.
Sospirando scrissi a Roger che ero arrivato, poco dopo mi rispose con uno smile, dicendo che era arrivato anche lui prima di me.
Necessitavo udienza. Assolutamente. Subito! O avrei fatto un pessimo Australian Open e dovevo recuperare la prima posizione, non potevo permettermelo!