SERIE: RPF - tennis
GENERE: generale, sentimentale
RATING: rosso nella seconda parte, la prima è verde
TIPO: due parti. slash
PAIRING: rafael nadal X novak djokovic. Ovviamente non può mancare il caro Roger Federer e un doveroso cenno alla federer x nadal...
DISCLAMEIR: i personaggi non sono miei ma reali, io ho solo inventato immaginando tutto!
NOTE: fic pronta divisa in due parti, la seconda sabato. Sono giunta anche qua, il tennis. Qua spiccano tre nomi: Nadal, Djokovic e Federer. Per chi si apprestasse a leggere lo stesso senza avere alba, qua ( http://mistercriky.tumblr.com/tagged/rafael-nadal ) può trovare qualche foto per sapere chi sono. Mi sono informata, li ho un po' studiati e mi sono fatta un'idea mia, che esprimo nella fic. Ovviamente le mie interpretazioni possono essere inesatte, il mio intento era di capire come son fatti ma li seguo da poco e potrei essermi sbagliata. Ad esempio potrei aver confuso un certo atteggiamento con un altro (ad esempio l'arroganza con la timidezza) e cose così, però ho fatto del mio meglio. Alcuni fatti sono inventati. Altri li ho presi dalla realtà, certe cose sono avvenute sul serio, solo che non so l'ordine preciso e l'ho fatto a mia esigenza. Per esempio Novak e il cioccolatino sono veri, non so però se lo fa sempre o se l'ha fatto una sola volta (scoprirete di cosa parlo nel prossimo capitolo), oppure che Roger rifiutava di considerare Rafael suo diretto rivale per la differenza d'età e che solo ad un certo punto lo ha ammesso. Così come che Rafael non ride molto, non è uno spiritoso e di grande compagnia, come Novak e Roger, ma con quest'ultimo si mette sempre a ridere un sacco e diventa uno zuccherino. Con Novak il discorso è diverso, più intrigante. Vedo che non ride sempre con lui, ma ogni tanto capita e ci sono delle interazioni interessanti. La questione della pallina su Novak (sempre nel prossimo) è vera. Invece non credo che Novak abbia mai detto niente di negativo su Roger. Però Roger e Rafael sono molto amici, l'hanno detto loro stessi ma si vede.
Beh, forse ora siete più incasinati, ma leggendo sarà molto chiaro perchè spiego e approfondisco personaggi e rapporti oltre che fatti.
Devo dire inoltre che è tutto nato da un sogno.
Dopo aver visto l'ennesima finale fra Rafael e Novak, li ho sognati e... beh, non ho potuto evitare di scrivere!
Bene, spero vi piaccia, a mio avviso vale la pena!
Buona lettura.
Baci Akane!

RIVALITA'



PARTE I:
LA STORIA SI RIPETE

Il suo biglietto da visita non fu dei migliori.
- Roger è stato un grandissimo e al momento nessuno lo ha ancora eguagliato, ma ormai la sua era è finita. - 
In quel momento Novak non stava parlando con lui, però Rafael lo sentì bene. Non si intromise nella sua conversazione, proseguì con la propria intervista e dopo aver concluso, fece accurata attenzione ai movimenti di Novak per poterlo fermare in un posto a lui congegnale. 
Svoltato l'angolo, Novak si ritrovò non con le spalle al muro, ma fermato in ogni caso da una voce sferzante alle sue spalle che lo fece bloccare.
Riconobbe subito il suo forte accento spagnolo, inconfondibile e delizioso. Sorrise sornione prima ancora di voltarsi a guardarlo e riconoscerlo.
- Prima di parlare di lui dovresti rivaleggiarci alla pari per un paio di anni e solo dopo che hai vinto un sufficiente numero di partite puoi dire qualunque cosa sul suo conto! - sferzante, seccato e arrogante.
"Il solito Rafael! Gli anni passano, lui diventa più bravo, ma il carattere non migliora!"
Pensò con un ghigno fra sé e sé che si guardava bene dal mostrare.
Novak alzò teatrale le mani e con aria da finto innocente, disse più ironico che altro:
- Per carità, non sapevo che avessi tu l'esclusiva! Ora che lo so eviterò! - Novak fece per andarsene e tirare dritto nel corridoio, ma sapeva che Rafael non avrebbe mollato e così fu infatti.
- Smettila di prendere tutto alla leggera! Ci sono certe cose su cui non puoi scherzare, la cosa ti sembrerà strana ma è così! - Rafael era davvero severo, aveva mosso un passo verso di lui per ribadire il concetto.
Novak si girò di nuovo a guardarlo scanzonato di proposito, sapeva che lo mandava fuori di testa questo suo modo di fare. 
- E tu prendi tutto troppo seriamente! -
Fu come sventolare un drappo rosso davanti ad un toro. Rafael non avrebbe mai fatto scenate, ma gli artigli li tirava fuori anche lui e lo fece a modo suo.
- Se la serietà è un difetto sono contento di essere sbagliato, perché la tua leggerezza mi porterebbe esattamente dove sei tu e non è il mio sogno! - Novak capì subito a cosa si riferiva, non se la prese perché da lui non ci si poteva aspettare altro, al contrario lo esortò a continuare la frase... Per puro divertimento personale, contorto, ma tale era.
- Dove? -
Rafael fece un passo avanti verso di lui, avvicinandosi notevolmente fin quasi a sfiorarlo, fisicamente si equivalevano abbastanza. Si fissarono a tu per tu e dopo un istante, lo spagnolo disse tagliente:
- Al secondo posto! - 
Come per dire che era un perdente visto che non era il primo. Cioè detto da Rafael, il senso era quello.
Novak ci avrebbe giurato sulla sua risposta, infatti si mise a ridere scanzonato mandandolo ancor più in bestia. 
- Ti piace essere il numero due, un perdente? - 
Novak continuando a ridere, scosse la testa e si voltò per andarsene, dopo un passo si fermò e si girò verso di lui ancora una volta in tempo per visionare la sua espressione di fuoco.
- Che vuoi, mi accontento di battere di tanto in tanto il numero uno, sono di poche pretese... -
Dopo di questo riprese a camminare, era ormai a distanza notevole quando Rafael esplose aggiungendo un avvertimento finale non più tagliente, ma piuttosto furente :
- NON PARLARE PIÙ DI ROGER! -
Novak non rispose, ma svoltato un altro angolo e trovata la privacy, liberò per sé un'espressione poco divertita e più che altro delusa.
"È sempre lui l'intoccabile... "
Quello che infatti Novak sognava non era tanto superare Rafael, cioè ovviamente sì, anche, ma quanto essere considerato da lui allo stesso modo in cui considerava Roger, per lo meno un rivale vero, essere difeso allo stesso modo.
Perché Rafael difendeva solo le persone che stimava e che gli piacevano, gli altri non esistevano nemmeno. Di lui non aveva ancora detto nulla se non semplici parole di circostanza, a volte pensava di non esistere nella sua lunghezza d'onda se non come una zanzara fastidiosa che ogni tanto gli toglieva qualche titolo.
"Forse siamo solo troppo diversi... "
Anche se poi, di solito, non era una brutta cosa esserlo...


Roger non sapeva quanto lo difendeva sempre Rafael, ma sapeva quel che dichiarava in giro e sapeva che negli anni era migliorato tanto solo grazie al suo pensiero. Per batterlo, per sorprenderlo, per spingerlo ad ammettere che era un vero rivale. 
Roger l'aveva sempre rifiutato, aveva detto che era troppo giovane per considerarlo suo diretto rivale, specie perché era bravo solo in un tipo di campo. 
Rafael pur di farlo ricredere si era allenato come un matto a livelli mostruosi fino a diventare bravo in tutti i campi, ci era riuscito ed ora era il numero uno.
Alla fine Roger aveva dovuto ammetterlo, quello era stato il miglior momento di tutta la sua vita.
- Non posso negare che lui sia diventato il mio più grande rivale. Ha fatto dei miglioramenti incredibili e ad oggi non credo ci sia uno in grado di rivaleggiare con me a questi livelli, sempre considerando la sua età! - Per Roger l'età era determinante, avevano 5 anni di differenza, non si poteva pensare di essere sullo stesso livello a queste condizioni, eppure era così. Ormai non poteva più negarlo.
Sentirlo aveva portato Rafael ad un pianto di gioia pari al momento in cui aveva vinto il suo primo titolo. 
Avevano appena disputato uno dei più duri, lunghi e difficili incontri, probabilmente erano appena entrati nella storia, Rafael sapeva che avrebbero parlato per sempre di quell'incontro di 5 ore... Ma la cosa più soddisfacente, al di la del risultato finale, erano state le sue parole. Aveva sognato una vita intera di sentirgliele dire.
Quando Roger l'aveva guardato, aveva visto le lacrime nei suoi giovani occhi pieni di una passione bruciante che lo spingevano sempre ad essere arrogante e combattivo, aveva sorriso e poi si erano abbracciati di nuovo davanti a tutti. 
Quello per Rafael era stato il miglior momento in assoluto, vittoria o sconfitta contava poco davanti a quel traguardo. 
Quel che Rafael provava per Roger era sempre stato oltre ogni cosa.
Per lui era stato il vero traguardo, se ne era ossessionato fino a raggiungere vette incredibili grazie a quella sua ostinazione nel non considerarlo un suo vero rivale.
Roger non era arrogante, anzi. Era gentile e a modo, troppo. Spesso gli aveva rimproverato proprio questo, troppo disponibile.
Per questo nel vedere che insisteva nel dire che non lo vedeva come un suo rivale per l'età ed i limiti di campo, si era acceso di un fuoco che l 'aveva spinto a superare quei limiti.
Se ora era riuscito a diventare il numero uno, lo doveva sicuramente solo a Roger e a quel suo modo accondiscendente ma privo di sconti di trattarlo.
Rafael continuò a pensare a quel giorno, a quando aveva detto quelle parole, a come si era sentito e poi al dopo, quando si erano trovati al di fuori dei riflettori e del pubblico. Loro da soli.
Roger gli aveva detto che gradiva offrirgli da bere, sapeva che era discreto e quindi aveva scelto un posto meno in vista, tranquillo e adatto.
Per il torneo avevano pernottato nello stesso albergo offerto dagli organizzatori della gara, quindi Rafael gli aveva detto che lo aspettava in camera e di prendere da bere, perché al momento l'unico sistema per stare tranquilli era quello.
Rafael aveva da sempre le idee chiare su di sé e su quel che provava, gli piaceva Roger, non era solo il suo obiettivo e la sua ossessione, tanto meno solo qualcosa di sacro. Era soprattutto la persona che gli piaceva di più un assoluto. 
Gli piaceva a livelli davvero notevoli, se ne rendeva perfettamente conto, si sentiva al settimo cielo quando lo abbracciava e questo era a dir poco indicativo, non perdeva tempo a mentire a sé stesso, non l'aveva mai fatto e non avrebbe iniziato ora.
Si accettava in ogni caso com'era.
Roger entrò nella camera dopo aver bussato, Rafael gli aprì accogliendolo con un gran sorriso, non gli saltò al collo, aveva un contegno da tenere, ma non era mai stato più felice di quel momento.
Lo fece accomodare al tavolino nel terrazzo ampio, erano camere lussuose e molto aperte.
Si sistemarono lì, seduti vicini ed in breve intavolarono un dialogo semplice e comune a molti.
A Rafael andava bene così, sapeva cosa poteva pretendere da Roger, non avrebbe mai chiesto di più.
Poi ad un certo punto successe qualcosa.
- Ho visto che ti sei commosso oggi... -
Il tono era più basso di prima, confidenziale. Dolce. Dolce come il suo sguardo. Rafael glielo invidiava, lui non riusciva ad avere quel tipo di sguardo.
Non era nel suo DNA. 
Arrossì ed abbassò gli occhi imbarazzato, solo lui riusciva a gettarlo in quello stato.
- Sì ecco... Ho aspettato molto quelle parole, ho lavorato tanto per spingerti a dirle.... Sentirle mi ha fatto capire che avevo raggiunto un importante traguardo. -
Non aveva paura di dire le cose come stavano, anche se erano imbarazzanti e si mostrava più come un ragazzino che come un adulto.
Con Roger poteva essere sé stesso, gli piaceva perché così se gli faceva dei complimenti erano autentici.
Roger sorrise dolcemente, ancora una volta. Lo vedeva ancora come un ragazzino, ma era un ragazzino estremamente forte a tennis, era un ragazzino che era suo rivale. Al di là di questo gli faceva tenerezza, non sapeva dire perché.
- Adesso devi stabilirne un altro e lavorare allo stesso modo per raggiungerlo. -
Disse calmo, Rafael annuì con vigore.
- Ce l'ho già! - fece infatti sicuro.
- E sarebbe? -
- Superarti! Essere il numero uno al tuo posto con regolarità! - ovviamente riguardava sempre lui in qualche modo, Roger sorrise notandolo e Rafael si accese incuriosito. - perché fai quella faccia? - chiese infatti.
- Mi metti sempre in mezzo, insomma! - disse scherzando. Rafael arrossì, ma non negò e non sdrammatizzò.
- Sei il mio sistema per migliorare. - Ammise.
- Mi rendi orgoglioso, così. - disse con un tono di nuovo basso e confidenziale che sciolse Rafael. 
- Sei sempre stato il mio obiettivo, Roger. - aveva lo sguardo basso ed un tono quasi inudibile, quando aggiunse il resto, Rafael si fece forza e alzò lo sguardo. - Non solo a tennis. - 
In quegli occhi dal taglio affilato c'erano molti intesi ed uno spiccava, non si poteva fraintendere e Roger non lo fece, inghiottì, si morse il labbro e cercando disperatamente di non farlo rimanere male, dopo un po' di imbarazzante silenzio, si decise a sistemare le cose.
- Sei giovane Rafael... - cominciò indulgente. Rafael si accese di rabbia.
- Smettila con questa storia! Ormai non lo sono più! So quello che faccio e che provo! Te l'ho dimostrato! - Roger rimase calmo.
- A tennis, Rafael. Questo è ben diverso. - 
Rafael si alzò in piedi furente.
- No che non lo è! Se sono cresciuto a tennis lo sono anche nella vita! - Roger scosse il capo senza agitarsi rimanendo seduto.
- Non necessariamente. Per certe cose resti giovane. - la grande gioia provata prima, scemò come un fiume in piena e allo stesso modo Rafael voleva strepitare, ma si voltò stringendo i pugni con forza fino a tremare, la delusione bruciante. Si era sentito di farlo, di esporsi, ma forse era stata una pessima idea.
Roger sospirò e si alzò, gli mise una mano sulla spalla e quando lo sentì fremere e sussultare, lo girò per guardarlo negli occhi, erano sull'orlo delle lacrime, lacrime di stress e delusione. Gli dispiaceva molto.
- Rafael, mi vedi come un obiettivo ed è facile confondere i sentimenti. Ora sei in una fase precipitosa della tua vita e vedi tutto più grande di quello che è. Mi ammiri, mi stimi, ti piaccio come giocatore e persona, ma non in quel senso, fidati. Ci sono troppe cose in mezzo, ma adesso bisogna separarle. - Rafael capì che Roger non avrebbe mai accettato, così si limitò a sospirare e a fingere di capire, non poteva umiliarsi oltre.
Era stato giusto provarci, ma ora non poteva continuare.
Se la mise via e annuì carico di imbarazzo. Roger sorrise e gli diede un buffetto sulla guancia, tutto ciò che gli concesse, 
Rafael si impresse bene il momento e la sensazione, conscio che non sarebbe più successo, no sarebbero più arrivati a quel punto.
- Scusa, non volevo imbarazzarti o altro... - disse piano facendo un passo indietro, non sapendo dove guardare. 
- Dai, è tutto ok. Non pensarci più. - ma Rafael ci avrebbe pensato un bel po', non l'avrebbe dimenticato.

A Rafael aveva bruciato molto quella volta, ma non ci aveva potuto fare molto. Se l'era messa via ed ora che lui aveva avuto un naturale calo fisico dovuto all'età e che era passato al quarto posto della classifica generale dei tennisti più bravi e che Rafael era al primo, non aveva più obiettivi.
Gli dispiaceva che Roger ormai non fosse più quello di prima, era una fase naturale della carriera di un tennista, però ora lui per cosa doveva gareggiare? Per sé stesso? Era migliorato tanto grazie a Roger ed ora? 
Ora che lui praticamente non c'era?
Ora gli mancava, era questa la verità.
"Forse ho solo bisogno di un altro rivale degno..."
Pensò un giorno giunto all'ennesimo torneo. 
"Non era Roger in sé... Forse aveva ragione, non l'ho voluto ammettere per molto, ma magari lui mi piaceva tanto perché era in grado di stimolarmi, perché era forte, era un mio rivale. Resta intoccabile, per me. Se sono quel che sono, è per lui. Però ora per migliorare ancora mi servono obiettivi... Forse un obiettivo può essere non farmi superare da nessuno finché il fisico regge!"
Ci rifletteva spesso, ma era la prima volta che pensava di considerare altri rivali oltre a Roger. 
In quel momento, nella hall dove aspettava di andare in camera a sistemare le proprie cose, arrivò Novak facendo il solito chiasso.
Si girò infastidito dalla confusione per poi rimanere a scuotere il capo disapprovandolo. 
"Il solito casinaro! "
Pensò prendendo le chiavi e ricordandosi le sue uscite al torneo precedente che l 'avevano seccato tanto.
Come aveva osato parlare in quel modo di Roger?
Stava entrando in ascensore quando una mano bloccò le ante che lasciarono passare il suo viso.
Novak, sorridendo spavaldo, si inserì in cabina col busto trattenendo l'abitacolo.
- Ehilà rivale! - esclamò quasi urlando di gioia. Rafael alzò il sopracciglio scettico senza rispondere e Novak continuò come se l'avesse invitato. - Volevo augurarti buon torneo! - Rafael, sempre scettico ed infastidito, guardò di lato come per ignorarlo.
- Pensavo volessi scusarti per la tua sparata dell'altra volta! -
Non che Rafael fosse un santo quando si rapportava agli altri, ma a Novak questo evidentemente piaceva, infatti sorrise per bene. 
- Ancora a quello pensi? - disse schernendolo. Rafael scosse ancora il capo appoggiandosi ad una parete in attesa che lo lasciasse ripartire.
- Il solito invadente maleducato! - non lo pensava sul serio, ma da quando aveva detto quelle cose su Roger, si era aizzato contro. Novak era divertito da questa cosa e continuava a prenderlo in giro.
- Questa volta ti batto! - disse indicandolo con l'indice e l'aria sicura di sé. 
Rafael sorrise divertito scuotendo sempre il capo.
- Continua a ripeterlo e vediamo se si avvera! - con questo lo spinse fuori dall'ascensore con poca gentilezza per poi poter salire al suo piano.
Una volta solo lo immaginò ridere e rimase infastidito a guardare li dove prima c'era il suo viso insolente.
- Rivale... - Ripeté fra sé e sé incredulo. - Fra mille anni forse! - anche se poi Novak era ormai il numero due ufficiale ed a volte era riuscito a batterlo. Presto per considerarsi suo rivale! 
Uscì dall'ascensore e si diresse alla camera continuando a pensare a lui e alla sua ostinazione.
"Mi ricordo me stesso quando mi ostinavo a considerarmi rivale di Roger, quando lui invece non voleva ammetterlo! "
Si disse aprendo la porta. 
"Ma io avevo dimostrato molto più di lui!" O magari così sembrava a lui. Il fatto era che a Rafael mancava quel tocco di umiltà che gli permetteva di essere obiettivo o forse era solo una cosa diretta a Novak. Magari con un altro meno antipatico avrebbe potuto ammetterlo. 
Era suo rivale, ormai era lui punto e basta. Con Roger era materia di leggenda ormai, era passata e finita ma era stata lunga, accesa ed incredibile.
Novak restava il due anche se a volte vinceva qualche titolo al suo posto, però gli doveva fare credito, era bravo e suo rivale. Che gli piacesse o no.
"Rivale... Mah... " non era ancora convinto, ma Novak avrebbe saputo farlo ricredere.


Novak era al settimo cielo, aveva capito che tipo era. Per essere considerato sul serio da Rafael non bastava rivaleggiare sul campo, bisognava farlo anche fuori, ma non coi media e le dichiarazioni uno contro l'altro. Con questi scambi fra di loro a tu per tu. Rafael odiava le piazzate, restava riservato, ma non le mandava a dire se doveva.
Preferiva in ogni caso i confronti diretti. 
Per cui stuzzicarlo in quel modo lo accendeva e di conseguenza attirava la sua attenzione. Era sicuro di poterlo conquistare, se lo sentiva.
"Conquistare Rafa, sarà come conquistare l'Himalaya! Ci riuscirò! Il primo passo è diventare suo rivale, batterlo e far sì che lo ammetta! Poi penserò al resto!"
Novak non era mai stato più convinto di così.



Rafael, quando aveva tempo, si guardava le partite di Novak, ovviamente in incognito senza farsi notare, se c'erano troppi fotografi stava in albergo.
Studiava sia lui che i suoi progressi. Doveva capire se era davvero il suo rivale, dopotutto. Novak si autoproclamava tale, ma di fatto quando poteva cominciare a considerarlo tale?
Sospirando corrucciò la fronte, la mente tornò inevitabilmente a Roger.
Aveva lavorato molto, troppo per arrivare in cima ed ora che c'era non intendeva cedere il posto facilmente. Farsi battere ogni tanto era un conto, ammettere che uno era un rivale era un altro.
Era un po' condividere il proprio posto.
Rafael era diventato matto per arrivare fin dove era.
Finita la partita con una vittoria schiacciante di Novak, Rafael andò via velocemente prima di essere notato da qualcuno, specie da lui.
Non voleva si montasse la testa, già era a buon punto se era per quello!
Con la mente ai progressi sempre più sorprendenti di Novak, non notò subito una persona a cui fino a pochi mesi prima aveva costantemente occupato i suoi pensieri.
Fisicamente non sembrerebbe molto forte, però guardandolo bene si capisce, si vede che se riesce a fare certe cose è perchè ha una forza fisica non da poco. Deve migliorare sulla durata, deve riuscire a resistere di più, però non è facile. Quando ti senti forte perchè inizi bene, hai la tentazione di chiudere la partita subito per cui spingi, ma se hai un avversario che ti tiene testa e i set si allungano nel tempo, poi lui finisce le batterie. È sempre questo il suo problema. Deve valutare meglio l'avversario.”
- E' troppo arrogante! Pensa di poter battere tutti subito e non conserva energie! - Disse ad alta voce arrivando alla conclusione, senza rendersi conto che stava pensando a Novak da un sacco di tempo e che ormai le sue giornate erano occupate quasi solo da lui.
Fu su quest'affermazione che venne chiamato da una voce allegra.
- Ma guarda, mi pare proprio la descrizione di uno che conosco bene e che mi ha dato un sacco di filo da torcere! - Rafael alzò la testa di scatto e si riscosse, poi si guardò intorno alla ricerca di quella voce che conosceva bene ed il cuore cominciò a galoppare, lo stomaco si contrasse quando lo vide e combatté con sé stesso per evitare di imbambolarsi davanti a lui ed al suo gran sorriso.
- Io ero molto più completo e resistente! Ho molto più fisico di lui e valuto meglio l'avversario, stabilisco il tipo di partita in base a chi ho davanti! Non sono per niente come lui né mai lo sono stato! - Disse Rafael deciso puntandolo col dito. Roger rise e gli andò incontro abbracciandolo com'erano abituati a fare, ormai si conoscevano da anni e quando la stagione del tennis si apriva si vedevano praticamente sempre per mesi. Salvo quando uno era infortunato od usciva troppo presto dalle gare, cosa che poteva succedere... ed ultimamente capitava proprio a Roger.
Che strano dirlo... a Rafael questo metteva tristezza, ma lo nascondeva bene.
- Ma l'arroganza è molto simile! - Commentò scherzando.
A quanto pareva Roger stava vivendo il suo naturale calo molto meglio di lui stesso.
Per Rafael era stata dura accettare il calo drastico di Roger, più che drastico improvviso.
Era stato felice di superarlo, ma non certo di perderlo. In qualche modo si sentiva d'averlo perso, non era capace di spiegarselo. Era sempre lì e se voleva poteva offrirgli una cena e passare del tempo con lui, ma si sentiva come indelicato a farlo.
E comunque l'aveva rifiutato. Come poteva dimenticarlo?
Per lui era sempre un ragazzino. Non sarebbe mai cambiato.
Per Rafael, Roger era stato molto più che un avversario, era stato praticamente un idolo.
- Ti va di bere qualcosa? - Chiese Roger proponendosi per primo visto che Rafael non lo faceva, non osava. Questi annuì come non chiedesse altro, così si ritrovarono al bar dell'hotel che condividevano i tennisti accorsi per il torneo di turno.
C'era abbastanza tranquillità, ogni tanto venivano a salutarli per complimentarsi con uno o con l'altro, ma nessuno esagerava, si poteva stare.
- Quello che hai detto su Novak è vero... - Disse Roger introducendo l'argomento che pareva stare a cuore a Rafael tanto da parlare da solo. Questi alzò la testa subito interessato.
- Non ha resistenza, vero? -
- Spinge troppo all'inizio convinto di poter finire prima l'incontro. Questo a volte gioca a suo sfavore. - Rafael si sentì al settimo cielo nel sentirsi dare ragione da lui.
- Per questo finchè io sono fisicamente in forma non potrà mai essere al mio livello! - Roger scoppiò in una delle sue solite risate, era famoso per fermarsi anche cinque minuti di fila a ridere per delle cose che probabilmente poi erano solo sciocchezze. Rafael rimaneva sempre di sasso quando lo faceva... a volte però si univa a lui solo perchè la sua risata era contagiosa.
- Hai difficoltà a considerarlo tuo rivale? - Rafael fece il broncio, un broncio molto infantile.
- Questo ti fa tanto ridere? - Ovviamente Roger rise di più.
- Beh, lo è perchè tu te la prendevi tanto con me perchè non ti consideravo mio rivale, ma per me era un discorso d'età... eri troppo giovane! - Rafael allargò le braccia preso dall'argomento.
- Ma io ero un prodigio! - Roger finì per piangere dalle risate e Rafael si calmò ammettendo che forse stava esagerando, ma pensava sul serio quello che diceva!
- Eri un prodigio, ma il punto è un altro. Tu ti vedevi come mio rivale, io no! E te la prendevi per questo. Ora te la prendi perchè non vuoi ammettere che Novak è tuo rivale! - Ora Roger, seppur sorridendo divertito, stava parlando seriamente e Rafael capì il proprio paradosso sentendosi un bambino infantile. Strofinò le labbra e si guardò le mani riflettendoci per la prima volta seriamente.
- Per te è mio rivale? - Roger smise di ridere capendo che era una cosa che stava molto a cuore al ragazzo più giovane e provò a dargli il proprio parere, visto che a quanto pareva era l'unico che chiedeva e teneva in considerazione.
- Nessuno può dirlo. Non è che uno è o non è un rivale. Bisogna sentirsi rivali di qualcuno. È questo il fatto. Per me tu sei stato mio rivale negli ultimi anni, per te lo eri da molto prima. Magari dei fatti statistici possono dire che oggettivamente lo sei stato da un tot di tempo, che non è né quello che dico io, né quello che dici tu. Però cosa conta? Conta quello che uno sente in prima persona. - Rafael rifletté molto sulle sue parole, lo sguardo perso un po' nel vuoto a pensare a Novak...
- Quando hai capito che io ero il tuo? - Rafael cercava di capire chi era realmente Novak.
Roger se ne era reso conto.
- Una delle ennesime volte che mi hai battuto. Non era stata una tua semplice vittoria... tu... tu quella partita l'hai giocata in modo sublime, perfetta! Non so dirti di preciso perchè, ma ti ho guardato ed ho detto eccolo, è lui. Non posso negarlo, non ha senso. Età o no... - Rafael non sapeva se poi l'aveva ammesso ai microfoni in quella od in un'altra occasione, però sapeva che l'aveva fatto e questo l'aveva reso felicissimo.
Ritornò a pensare a Novak e rimase così, indeciso, senza saper che dire.
- Siete due giocatori diversi, ma non è questo il punto. E non è nemmeno che siete entrambi molto forti. È solo come lo senti tu. Come lo vedi tu. Ora hai un'idea, piano piano cambierà perchè lo conoscerai meglio. È inevitabile conoscersi meglio quando ti vedi di continuo con qualcuno, anche se è solo sui campi da tennis. Quando questo succederà, lo vedrai con altri occhi. - Per Rafael queste parole furono eresia. Lui conoscere meglio Novak?
Che gli interessava?
Voleva solo capire se era un suo rivale o meno!
- Bah... è arrogante, che c'è da conoscere? - E Roger tornò a ridere della grossa, portandosi dietro questa volta Rafael. Roger aveva questo raro dono, quello di farlo ridere.
In effetti, Rafael rideva poco e quando succedeva si apriva il cielo o qualcosa di simile.
Fu così che Novak lo vide.
Rafael rideva con Roger, gli si illuminavano gli occhi e scuotendo il capo se ne andò senza cercarsi dei complimenti sotto forma di insulti o sguardi sprezzanti.
Sapeva che Rafael andava interpretato, faceva una parte, non voleva lasciarsi andare ed il suo disapprovarlo era in realtà un fargli i complimenti. Però vederlo ridere così con Roger gli faceva anche capire che, dopotutto, Rafael era più semplice di quel che aveva voluto credere in quegli anni.
Anche a lui piacevano le persone, magari era una cosa rara, ma succedeva.
Solo che Novak non era fra queste poche.
Così, senza dire nulla, se ne andò in camera per una doccia e riposare.



PARTE II:
MATCH POINT

Durante il torneo lo incontrò un paio di altre volte, le prime Novak rimase sulle sue, convinto che per Rafael lui non esistesse proprio. Era convinto a dargli una lezione sul campo, sicuramente erano le uniche cose che potevano aver presa su di lui.
Poi il suo carattere scanzonato e allegro tornò fuori.
Era sicuramente vero che a Rafael non piaceva, ma questo non significava che a lui non dovesse piacere Rafael. Era uno stronzo stacanovista del cavolo ed era pieno di difetti, però per qualche motivo gli piaceva.
Non poteva avere la presunzione di conquistarlo sul serio, non a livello personale.
Sicuramente non gli sarebbe mai piaciuto a Rafael. Però poteva conquistarlo sul campo, fargli dire che era suo rivale e poi soffiargli il posto di numero uno.
Questo lo poteva fare ed era meglio usare il suo solito metodo.
Ovvero i giochi.
Giocare a Novak veniva meglio.
Per cui quando lo incontrò altre volte, tornò alle sue sparate scherzose e megalomani che facevano tanto infastidire Rafael. Spesso lo ignorava, spesso gli rispondeva male, ma Novak non si perdeva mai d'animo, trovava la cosa una specie di rito, se non aveva almeno qualcosa di velenoso, non gli portava fortuna.
A quel punto, in Rafael cominciò a scattare qualcosa.
Mano a mano che lui lo trattava male per smontarlo, quello sembrava montarsi di più, come se gli dicesse tutto l'opposto.
Fu così che si corresse senza volerlo.
Non è che è arrogante... crede in sé stesso. Crede ciecamente in sé stesso. E forse è così perchè quelli che l'hanno sostenuto a casa, ci hanno creduto per primi. È solo molto sicuro di sé. Insomma, è incrollabile. È emotivamente imbattibile.”
Su una cosa era riuscito ad associare la parola imbattibile al suo nome e nel rendersene conto, aveva sorriso.
Aveva sorriso guardando Novak, lui che scherzava tanto facilmente con chiunque e che faceva sempre spettacolo. Lui, tanto aperto e diverso da sé.
Lui, gli aveva tirato fuori un sorriso e praticamente un complimento.
In effetti Roger aveva ragione, si disse.
E continuo a dubitarne? Lui in qualche modo ha sempre ragione... o quasi! Diceva che conoscendolo meglio la mia opinione sarebbe cambiata, l'avrei apprezzato, perchè nel conoscersi meglio è inevitabile. Alla fine era vero. C'era altro oltre all'arroganza!”
Questo però non poteva cambiare le cose, era proprio impossibile.
In ogni caso di strada a tennis fra uno e l'altro ce n'era in abbondanza.
Ho lavorato troppo per arrivare dove sono. Non mi farò sfuggire il trono così facilmente! No che non ho rivali!”
Lui, al contrario di Novak, non era cresciuto circondato da gente che lo riempiva di apprezzamenti e cose simili. Tutto l'opposto. I complimenti se li era dovuti nemmeno sudare, solo sognare. Per questo i titoli e quella prima posizione erano tutto quello che gli davano l'inconfutabile e tanto agognato primato. Per lui essere il numero uno era ricevere i complimenti mai espressi delle persone che l'avevano cresciuto.
Per questo poteva solo tenersi con unghie, denti e arroganza quel che aveva faticosamente conquistato.
Con Roger aveva capito che al mondo esisteva un altro tipo di affetto, un affetto che andava al di là di quel che si era e che si vinceva.
Con Novak stava per scoprire ancora dell'altro!


Non era proprio impossibile battere Rafael, era un'impresa.
Ma ogni tanto a Novak tale impresa riusciva. Una di queste volte fu particolarmente combattuta... Non che una partita con Rafael potesse essere altrimenti, ma Novak quel giorno era riuscito a fare tesoro del suggerimento indiretto ascoltato dal dialogo dei due fenomeni del tennis, così aveva tenuto le forze invece di sprecarle subito. Questo gli aveva fatto fare un notevole salto di qualità e dopo la grande, grandissima soddisfazione di averlo vinto, Novak aveva deciso di concedersi uno sfizio, ma per quello doveva avere faccia a faccia Rafael. 
Così, una volta libero da tutti i soliti impegni post torneo, si affrettò a tornare in albergo nella speranza di trovarlo. Non aveva il suo telefono per chiedergli di aspettarlo ed in quel caso non l'avrebbe mai fatto!
Fece tutto il prima possibile, ma con delusione trovò la camera già sgombera. Con un sospiro di disappunto si affacciò al terrazzo del piano, dove erano le loro camere e con aria delusa fissò l'esterno senza farci troppo caso; quando i suoi occhi registrarono una sagoma camminare fuori dall'albergo, anche se era solo la sua testa vista dall'alto, Novak lo riconobbe e senza rifletterci un secondo si mise a gridare il suo nome indifferente a quanti li intorno lo guardavano.
Rafael, sentendo il suo nome con quell'accento inconfondibile, scosse il capo e si copri il viso con le mani. Voleva sotterrarsi. Lui odiava quelle scenate!
- DAI RAFA, GIRATI! -
Sapendo che non avrebbe mollato fino a che non si sarebbe girato, Rafael si decise e lo accontentò.
Quando Novak ebbe i suoi occhi allungati e maledettamente affascinanti puntati addosso, sia pure dal basso di qualche piano, tirò fuori un cioccolatino, lo scartò e glielo mostrò per bene. Rafael capi subito cosa voleva fare e con aria di disapprovazione, scosse il capo. In realtà aveva una gran voglia di ridere, ma davanti a lui non voleva.
- Questo me lo sono tenuto in caso di vittoria! Ogni volta che gioco contro di te ne scelgo uno e mi dico di mangiarlo solo se ti batto! Volevo farlo guardandoti, penso sia più saporito così! - tutti sapevano quanto severa fosse la sua dieta, anche Rafael  stava molto attento a quello che mangiava, erano molto fissati.
- Interrompi una dieta solo per una stupida vittoria? - disse allora Rafael accattivante e provocatorio. Novak stava godendo molto, sapeva che Rafael si stava divertendo.
- Per un cioccolatino non sarà la morte! - 
Con questo lo mangiò. Se lo gustò effettivamente meglio nel guardare il viso di Rafael, ma quando lo vide scuotere il capo e ridacchiare, si sentì davvero al settimo cielo.
Rafael stava ridacchiando per lui!
Questo si che meritava un cioccolatino!
Novak non avrebbe di certo mai dimenticato quel sapore dolce che si scioglieva sulla lingua, così come Rafael non dimenticò la sua faccia in godimento... E la gola che gli venne, insolitamente, nel guardarlo.
Non proprio gola di cioccolata, ma qualcosa di simile.
"Me la pagherà!"
Pensò indispettito. Poi alzò il braccio e fece un gesto con la mano in saluto, girandosi riprese a camminare e prima di salire nell'auto che l'aspettava, disse a gran voce per farsi sentire.
- Se io mangiassi un cioccolatino ogni volta che ti batto, sarei una botte! - Ovviamente Novak si aspettava proprio questa risposta e nel sentirla si mise a ridere. 
"Quanto è stupido!"
Con questo pensiero divertito, Rafael se ne andò.


Il rapporto viaggiò sempre su questa specie di gioco dove Novak provocava Rafael che non si scuciva mai, o per lo meno si sforzava. Rafael dal canto suo rimaneva serio, qualche volta faceva dei cenni di sorriso, ma niente di eccezionale, non ricordavano nemmeno lontanamente le risate che si faceva con Roger.
Novak era un po' incerto su cosa pensasse davvero di lui, poteva benissimo essere tutto e nulla, nel senso che poteva essere come sembrava, ovvero che lo odiasse, ma poteva anche essere una posa per non ammettere d'avere rivali. L'arroganza di Rafael poteva arrivare a quei livelli, in effetti.
In ogni caso lui non cambiava strada, andava dritto per la propria senza il minimo problema.
In generale il rapporto rimaneva statico, non progrediva molto e a volte non si poteva nemmeno considerare rapporto.
Arrivare a Rafael era davvero un'impresa ed ormai Novak si stava convincendo che la sua massima aspirazione poteva essere solo di rivaleggiarci a tennis e niente altro.
Eppure non aveva incontrato una persona che desiderava di più, dal primo momento che l'aveva visto sui campi a gareggiare contro il grande Roger, aveva capito che lui era diverso, che si sarebbe visto ancora.
L'aveva preso un po' ad esempio perchè con testardaggine sorprendente si era imposto nel panorama tennistico con tempi a dir poco precoci.
A parte il suo talento tennistico e la testardaggine spiccata, nonché la lena con cui si dava da fare per raggiungere i propri obiettivi, era sempre stato colpito dal suo gran sorriso che sfoderava con Roger.
In effetti aveva perso la testa più che altro per il loro rapporto, per il modo con cui stavano insieme. Spiccavano decisamente.
Aveva in qualche modo cominciato a sognare di poter essere al posto di Roger, di riuscire a prendersi il suo podio... non solo a tennis, ovviamente, ma anche nella vita.
Sicuramente nella vita loro due rimanevano in rapporti... ecco, lui anelava a quello.
Rafael era un gran bel ragazzo e mano a mano che l'aveva studiato ne era rimasto oltre che affascinato da ogni singolo aspetto, si era anche ossessionato da lui.
Sapeva tutto, poteva perfino imitarlo nei suoi gesti tipici o nel modo di aspettare il servizio altrui. Quel suo passarsi la racchetta da una mano all'altra.
Lui, ambidestro, che tirava così bene sia con una che con l'altra mano confondendo l'avversario, che lo lasciava lì ebete a chiedersi con quale mano avrebbe tirato la pallina. Lui che al momento non aveva punti deboli.
Sapeva che parte della sua forza era fisica, aveva rinforzato il corpo nella maniera e nei punti giusti.
Poi aveva lavorato sulla tecnica, su qualunque tecnica.
E, oltre a tutto questo, si era messo a studiare le contromosse. Ogni tipo di gioco aveva una contromossa, un gioco opposto in grado di annullarlo. Non esisteva uno che fosse senza punto debole.
Rafael trovava il punto debole degli altri e si adeguava per annullarlo. La cosa incredibile era che ci riusciva!
Novak era innamorato di lui, del suo gioco, del suo modo di porsi e persino della sua arroganza, di quel modo serioso di prendere la vita e poi delle sue esplosioni focose quando vinceva un incontro faticoso.
Quando vinceva contro di lui gridava sempre e Novak si era chiesto se sarebbe mai riuscito a farlo gridare anche in altri luoghi, oltre che sui campi da tennis.
Fantasticava molto su di lui. Del resto studiandolo con ossessione su ogni aspetto, era stato inevitabile scoprire tutto di lui e rimanerne abbagliato.
Si finiva per adorare ogni cosa della persona che ti affascinava. Era normale.
Rafael non affascinava Novak, non solo.
Rafael lo ammaliava totalmente.
Così, lentamente, o forse anche molto velocemente, era finito per perdere la testa per lui senza vergognarsi del desiderio fisico che nutriva nei suoi confronti.
Comunque anche lui ha tendenze, ne sono sicuro! Da come guarda Roger, da come gli sorride. Forse ne è pure innamorato, anzi, di certo. Ma credo che Roger abbia sempre posto dei paletti, ricordo che per molto ha detto che Rafael era troppo giovane per considerarlo un suo rivale. Sicuramente anche se Rafael si è dichiarato, lui lo ha rifiutato. Non conta. Significa che ha tendenze. Però bisogna vedere se dopotutto questo nostro gioco di finto odio... sempre che sia finto... mi può portare poi a lui!”
Novak l'aveva fatto per farsi notare da lui e poi perchè quelli erano i suoi modi, però il tempo passava e lui vacillava.
E se dopotutto era come sembrava e a Rafael urtava il suo comportamento sul serio? Se non faceva solo finta?
Durante quella partita si convinse di aver trovato le sue risposte.
Ovviamente non gli piacquero.

In partita era facile perdere il controllo di un tiro, non era una cosa così impossibile finir per spedire la pallina in posti sbagliati.
Spesso purtroppo questi posti sbagliati erano persone.
Spesso proprio l'avversario.
La cosa era comunque difficile e nel caso di uno col talento di Rafael praticamente impossibile.
Però successe.
In una fase d'attacco vicendevole di sorpresa, entrambi si trovarono a fare dei tiri particolari ad effetto, sotto rete. Rafael riuscì a rispondere a tutti, ma l'ultimo finì per tirarlo addosso a Novak.
Apparentemente per sbaglio, non gli aveva fatto male, ma nemmeno troppo bene.
Era il gesto.
Novak si sentì morire e per questo reagì male.
Rafael si portò subito sotto rete per scusarsi, ma Novak col nervoso salito alle stelle e la voglia di prenderlo a pugni per non piangere dalla delusione, scosse la testa e rifiutò le scuse con un tono che lasciava poco all'immaginazione.
- Sì, come no... - Rafael allargò le braccia in un 'ma dai!'
Ma Novak gli voltò subito le spalle e se ne andò stizzito con una camminata veloce per una breve pausa.
Quel che questo aveva lasciato in lui fu un segno duro da digerire e la partita andò in favore di Rafael.
Come non pensare che invece l'aveva fatto di proposito?
Era stata una sorta di goccia traboccante, l'acqua si era rovesciata rompendo tutto il vaso e Novak si era costretto brutalmente a guardare in faccia una realtà a lungo ignorata.
Non gliene importa un cazzo di me e non solo! Mi odia sul serio! Questa proprio non me l'aspettavo!”
Naturalmente non era il male fisico di quello zigomo pulsante. Era il gesto in sé che portava un significante bruciante.
A fine partita rifiutò la mano, andò via spedito immusonito senza fare i suoi soliti sorrisi e le sue solite frecciate che divertivano tutti.
Rafael capì che se l'era presa sul serio e trovando assurdo che pensasse che lo potesse aver fatto apposta, decise istintivamente di andare a mettere in chiaro le cose.
Per qualche ragione non voleva lasciarsi male con lui, fino a qualche ora prima non gli sarebbe importato, non ufficialmente, però ora che era lì davanti all'ipotesi di avere l'astio di Novak, si era ribellato all'idea.
Non voleva che non gli parlasse più e che lo guardasse male.
Non poteva permetterlo.
Provò un assurda stretta allo stomaco nel dirigersi alla sua camera dopo aver visto le sue spalle e la sua aria dura e rigida.
Fu così, con una strana ed assurda agitazione dentro, che bussò alla porta della sua camera.
Sapeva che era ancora lì e che probabilmente si stava preparando per andarsene... o magari per farsi una doccia.
Novak in effetti era entrato da poco in camera, stava per farsi una doccia nella speranza di calmarsi; nel ritrovarsi davanti il suo viso, proprio il suo a cui aveva furiosamente pensato con anche un gran dolore sordo, ebbe un altro scatto spontaneo e scrollando le spalle, lo guardò con durezza senza spostarsi per farlo entrare.
Ovviamente aveva pregato a lungo affinchè si verificasse una cosa simile, lui nella propria camera, però non in quella modalità.
- Questa te la potevi risparmiare! - Esclamò duramente. Rafael rimase ancora in sé, forzatamente controllato, ma non voleva lasciarsi troppo andare. Dentro di sé gli voleva gridare come poteva dubitare, ma fare scenate non era nel suo stile.
- Andiamo Novak, non penserai che l'ho fatto apposta! - Disse infatti a braccia larghe e l'aria incredula.
Novak si mise a ridere con amarezza e gli diede le spalle tornando in camera per ignorarlo. Si era tolto le scarpe ed i calzini ed ora si stava aprendo i bottoni della maglietta, in breve lo stava scaricando.
I movimenti secchi, l'aria furiosa.
Rafael entrò e si chiuse la porta alle spalle, non poteva chiudere così male con lui, ma non poteva nemmeno credere che continuasse a fare le sue cose. Ovvero spogliarsi.
- Rafael, uno del tuo calibro, col tuo talento, manda la pallina esattamente dove vuole, in ogni situazione! - Con questo chiuse, gli diede le spalle e si aprì il laccetto dei pantaloni corti. Ovviamente reputava eccessivo l'atto del spogliarsi del tutto davanti a lui, ma visto che non se ne andava, non aveva scelta che fermarsi e attendere che il principe togliesse il disturbo. Doveva solo leccarsi le ferite, per lui era una conferma che non gli era mai piaciuto sul serio.
- Novak, sul serio? Può succedere a tutti, sono umano! Pensavo ti fossi spostato, non ho controllato alla perfezione la traiettoria della palla! Non è stato di proposito! -
- Sapevo che mi odiavi, ma pensavo che fossi più professionale! Mi hai deluso, Rafael! -
Con questo voleva chiudere tutto, fece per togliersi la maglia ma si fermò come per indicargli di andarsene.
- Ma come puoi pensarlo?! - Rafael era scandalizzato e stava sempre più perdendo il controllo. Aveva soffocato molto bene ogni cosa, convincendosi di non provare nulla, di non voler nulla, che lui non era nemmeno un suo rivale, per qualche ragione si era accanito contro questo pensiero, salvo poi ridere alle sue sparate quando non lo vedeva.
Perchè ci teneva tanto che pensasse quelle cose di lui?
Ora ne aveva la conferma.
Novak le pensava.
Era proprio quello il punto dove aveva voluto portarlo, eppure si stava ribellando. Tutto il suo essere gridava, non voleva che finisse così, non poteva permetterlo.
Si sentiva strepitare, come un urgano forza dieci che spazza via tutto.
Gli capitava con la troppa pressione. Dopo che ingoiava ed ingoiava, una scintilla era capace di farlo esplodere.
Si sentiva così.
Stava per succedere.
E la cosa peggiore di tutte era che in tutto quello non riusciva a smettere di guardargli i vestiti, lui che cercava di toglierseli ma che se li teneva perchè era lì. Come se aspettasse che invece se li levasse.
Sapeva che era questo, sentiva che era così.
- Pensavo che in realtà ti piacesse questa nostra rivalità, questo nostro modo di porci. Invece mi detestavi sul serio! Ma con questa giocata sei caduto in basso! - Novak era molto duro e non intendeva cambiare direzione, Rafael si sentiva sempre peggio fra il calore insolito per l'idea che stava per spogliarsi e la paura che davvero chiudesse tutto così.
E poi perchè non riusciva a guardarlo negli occhi e pur di non fissargli il corpo gli guardava la bocca?
Perchè?
- Ma è così! Tu mi piaci! Non lo farei mai! Non l'ho fatto apposta! - Quando si rese conto d'averlo detto, era tardi.
'Tu mi piaci'.
Tutto si fermò, ma fu un istante. Novak colse al volo l'occasione e capì di non poter mollare l'osso, che se era la pressione la sua alleata, doveva continuare così.
- Ti piaccio? - Disse ironico. Rafael guardò in basso imbarazzato, rendendosi conto d'averlo detto per la prima volta. Il punto era che sapeva in che senso intendeva.
Annuì.
- E allora perchè non mi guardi nemmeno in viso? - Provocò ancora duramente Novak davanti a lui, le mani piantate ai fianchi.
Rafael alzò lo sguardo ma non riuscì a portarlo agli occhi, era troppo, aveva paura di perdere il piccolo labile controllo rimasto.
Non che poi la bocca fosse meglio.
- Gli occhi, Rafa! Mi stai guardando la bocca! - Oh, stava capendo tutto molto bene, ma non ci poteva nemmeno credere. Rafael era in evidente imbarazzo e non per un'ammissione equivoca interpretabile in tanti modi.
Lo era perchè lo stava desiderando seriamente e forse a quei livelli era la prima volta.
L'ossessione nella sua testa.
Novak si era quasi spogliato. Pochi gesti e poteva togliersi il resto.
Per Rafael era una malattia.
E poi lo trovava caldo nella sua rabbia.
Eccitante in un modo perverso.
Forse aveva soffocato tutto troppo e troppo a lungo.
Sangue spagnolo, si diceva.
Una specie di maledizione, in certi casi.
Colpa del modo in cui era stato cresciuto.
Controllando e soffocando tutto.
- Lo so che cosa ti guardo, cosa credi? - Sbottò con le spalle al muro. Quando era alle strette, attaccava malamente, spesso in modo davvero antipatico.
Novak stava capendo molto bene il suo essere e gli stava piacendo da matti.
- E perchè non mi guardi gli occhi e non mi ripeti cosa pensi davvero di me? - Ora il tono non era più rabbioso e nemmeno alterato. Era più basso e roco.
Per Rafael era peggio, almeno nel litigare aveva una scusa per gridare. Ora non ce l'aveva più e si sentiva esplodere.
Il sangue pulsava folle nelle vene, la mente gli stava togliendo la capacità di ragionare, persino il respiro era critico.
- Perchè non ci riesco. Te l'ho detto una volta, fattelo bastare. Credimi e fattelo bastare. -
Novak stava quasi per avere un orgasmo, ma ne voleva uno serio, a quel punto.
Abbassò ancora il tono e mosse mezzo passo verso di lui, adesso ci mancava poco per sfiorarsi e Rafael stava sempre peggio.
Si morse le labbra fino allo spasmo e con i pugni stretti lungo i fianchi, il fiato corto, capì che a quel punto non aveva scampo.
E comunque se non glielo avesse detto, sarebbe morto.
- Perchè mi guardi la bocca? -
Rafael non trovò una via d'uscita dignitosa. Ormai era lì e doveva guardarsi in faccia.
Non era un dramma.
- Si guarda la bocca di qualcuno quando si vuole un bacio. - Pensò di essersela cavata, ma Novak non gliela fece passare.
- Perchè guardi la mia? -
A quel punto c'era solo una cosa da dire e fu come trapassarsi con mille lame e al tempo stesso liberarsi da un grande peso.
- Perchè voglio baciarti. -
Novak voleva svenire, ma rimase in sé.
Era vero?
Rafael non avrebbe mai finto per la sua simpatia, piuttosto si sarebbe ucciso!
Il calore provato fu enorme.
- Allora cosa aspetti? - Rafael riuscì ad alzare lo sguardo sugli occhi e fu peggio, quindi si mise a scuotere il capo come impazzito, frenetico, indietreggiò e Novak iniziò ad avanzare. Passi molto lenti.
- No, io... non è proprio... -
Novak a quel punto tornò a mettergli pressione, capendo che solo così poteva ottenere da lui quello che voleva.
- Sì invece! Se vuoi farlo fallo! - Ma Rafael scuoteva folle la testa, come spaventato. Non si era mai spinto tanto oltre, aveva paura di non poter fermarsi, non potersi tirare indietro, di esagerare. Si conosceva, lo sentiva.
Gli sembrava quasi una sconfitta in qualche modo!
- No, non voglio! - Novak si mise a ridere schernendolo.
- Sì che lo vuoi, l'hai appena detto! -
- Ma non va bene! -
- Perchè? - uno che andava indietro e l'altro che andava avanti, i toni sempre più accesi, non il tempo di respirare e pensare. Il caldo che saliva.
- Perchè no! - Non sapeva nemmeno cosa dire, era molto caotico nella mente di Rafael.
- Fanculo, Rafael! Non è una risposta! Vuoi baciarmi? Fallo! Hai passato la vita ad insultarmi e a respingermi, ora avevi l'occasione perfetta per scaricarmi e mi sei corso dietro per sistemare le cose! Sei un idiota, ecco cosa sei! Smettila di fare il bambino e sii te stesso! Fa quel cazzo che ti pare, ma fallo una volta per tutte! - La voce tuonò rimbombando nella mente annebbiata, il caos venne sbaragliato e Rafael andò come in corto circuito per la pressione.
Senza più dire nulla, senza più ragionarci, senza nemmeno dare mezza avvisaglia, gli prese il viso fra le mani e lo baciò con foga.
Finalmente le sue labbra si cucirono sulle proprie, le aprì subito e infilò prepotente la lingua. Il fuoco divampò immediatamente e Novak, preso anche alla sprovvista per tutta quella passione, lo prese per i glutei, strinse verso a di sé e con un gesto sicuro e deciso l'alzò.
Rafael cinse la sua vita con le gambe che allacciò intorno a lui di riflesso, le braccia sul collo, le bocche in totale fusione.
Il sangue pulsava sempre più veloce, il fuoco ormai era divampato e Rafael sentiva il controllo completamente andato, incapace di fermarsi seguì quest'altro indomabile impulso e alzando le mani dietro alla propria testa, afferrò il colletto e se lo sfilò togliendosi la maglietta. Novak lo teneva per le cosce e si fermò dal baciarlo, a quel gesto rimase completamente stordito e si rese conto che lo stava anche tenendo in braccio.
- Pensavo volessi solo baciarmi... - Rafael tornò brutalmente in sé accorgendosi a sua volta di quanto oltre era già andato e scese veloce, si girò su sé stesso e si strofinò il viso, ansimante, rosso e carico di vergogna. Incapace di riprendersi.
- Io... scusa, non... non so cosa mi è preso, è che... - Novak non voleva certo che si fermasse e non sapeva più come riaccenderlo, si maledì per aver parlato. La sua boccaccia!
- Non preoccuparti, è solo che sembri un po' frigido ed invece sei tutt'altro... mi hai sorpreso! - Rafael andò a fuoco e capendo della sonora figuraccia fatta, cercò disperato la maglia per andarsene, ma Novak gli prese il polso e lo raddrizzò verso di sé fermandolo.
- Guarda che non desidero altro... - A quello tutto tornò a fermarsi, ogni cosa si sospese, i fiati, i cuori stessi, forse persino il fuoco.
Rafael e Novak si guardarono per un istante, dritti negli occhi.
A quel punto era tutto molto chiaro e scapparne era inutile.
Si desideravano fisicamente come non mai. Qualunque fosse la ragione, il fatto era quello.
E volevano farlo.
Volevano farlo sul serio.
Dopo anni passati a girarci più o meno intorno, forse l'esplosione era inevitabile.
Comunque non servì altra benzina sul fuoco, Novak non dovette usare altri giochi.
Rafael afferrò l'estremità bassa della sua maglietta e gliela tolse, poi scese con le mani scivolando a palmi aperti, le braccia, le spalle, il torace. A quel punto il cuore batteva di nuovo folle, la testa incapace di ragionare e solo l'istinto, solo quella voglia basica.
Una voglia che esplose ancora.
Rafael spinse Novak contro la parete prima di baciarlo, poi scese sul suo collo e lo morse senza fargli veramente male. I brividi lo percorsero e si ripeté quando fece la stessa cosa sul petto, sui capezzoli e poi via via sempre più giù.
Se lo ritrovò inginocchiato davanti a sé ad abbassargli senza troppi complimenti i pantaloncini e gli slip.
Novak sgranò gli occhi guardando in basso, il viso nel suo inguine e la lingua a dargli mille brividi incredibili che non gli facevano capire più nulla.
Alla faccia di chi si trasforma quando si accende! Ed io che pensavo di poter aspirare solo ai suoi insulti!”
La sua bocca si chiuse sulla sua erezione e per lui non ci fu più nulla.
Affondò le dita fra i suoi capelli che raccolse sulla nuca e l'accompagnò nei movimenti sempre più veloci, sentiva le labbra stringere intorno al suo membro e non gli sembrava possibile.
Cazzo, ma gli piacevo sul serio! Se si è represso così bene, ci credo che poi è esploso così!”
L'ultimo pensiero coerente prima di sentire l'eccitazione salire vertiginosamente.
- R...Rafa... Rafa così vengo... - Era per avvertirlo che altrimenti gli veniva in bocca e non a tutti faceva certamente piacere.
Rafael si staccò e si alzò senza toccarlo e baciarlo, rimase agganciato al suo sguardo voglioso e sorpreso mentre indietreggiava verso il letto. Sedendosi si tolse da solo il resto dei vestiti e questo fu un messaggio ancora più chiaro.
Novak dovette ovviamente chiederlo mentre si avvicinava cauto, pregando che non si tirasse indietro.
- Ne nei sicuro? - Rafael lo guardò sorpreso per un momento senza capire cosa dicesse.
- una volta che inizio non mi fermerò. Lo desidero da troppo tempo... - Rafael si succhiò le dita della mano, si trascinò più in mezzo al letto e dopo aver aperto le gambe, si carezzò da solo in una chiara risposta.
- Spero proprio che non ti fermerai... - Di nuovo la mano alla bocca, leccarla e poi chiuderla sul suo stesso membro sempre più eccitato. La schiena giù sul letto.
- Rafa, tu non sembri più in te... guarda che poi non voglio mi rompi il cazzo con insulti e cose simili... - Rafael sbuffò e si alzò con la schiena, con la mano libera lo afferrò dietro la nuca e lo obbligò a mettersi sopra, a carponi.
- Zitto e scopami! - Con questo chiuse tutto.
Ormai Rafael non ragionava, era arrivato al famoso e tanto temuto momento, quando perdeva la testa ed andava oltre ogni cosa.
Però era puro istinto e desiderio.
Faceva solo quello che desiderava realmente.
Fu così che le bocche tornarono a fondersi e sospirarono le une sulle altre quando Novak si stese meglio su di lui aderendo i bacini, le erezioni a contatto.
Gli si strofinò sopra eccitandolo, delineando il suo col proprio e mentre lo sentiva crescere, anche la propria voglia era pressoché smisurata.
Le lingue erano incapaci di staccarsi, passavano a succhiarsi e carezzarsi di continuo, poi scivolò fuori e gli mordicchiò il mento, scese sul collo e risalì l'orecchio, glielo leccò e mentre ancora si muoveva su di lui facendolo morire in quel modo, facendo leva sulle braccia ai lati del suo corpo, mormorò roco.
- Girati... -
Questa semplice piccola parola ricoprì Rafael di brividi, sapeva cosa presagiva e non poteva fare a meno di eccitarsi fin quasi a venire da solo.
Novak si alzò lasciandogli lo spazio di movimento e quando Rafael si sistemò con la schiena in su piegando una gamba sotto di sé e tenendo l'altra lunga, si leccò le labbra eccitato da quella visione.
Rafael aveva un corpo eccezionale, fisico atletico ed asciutto, l'aveva sempre voluto ed ora era lì in quella posizione maledettamente erotica che gli si dava.
Scese con le labbra sul suo collo, delineò con la lingua le scapole, la spina dorsale e gli provocò mille brividi di piacere disegnando sulla schiena, poi, sempre con la lingua, andò sotto, alla sua apertura che cominciò a lavorare, bagnare e stimolare anche con le dita per prepararlo.
Quella parte era piacevole, ma si chiedeva se fosse la sua prima volta da dietro.
Sperò di non traumatizzarlo al punto da finire ricoperto di calci e pugni, sperava anzi di poterlo rifare.
Quando Rafael roco disse di entrare, non gli parve vero.
Con una mano si appoggiava al letto, con l'altra si aiutava ad entrare, quando scivolò in lui capì che era vergine da lì e si fermò. Rafael emise un sospiro così forte che lo spaventò.
E si fermò immobile con occhi spalancati, fissandogli la schiena incapace di capire cosa fosse meglio fare.
Poco dopo, Rafael disse sbrigativo.
- Muoviti, non fermarti... - Così Novak riprese ad entrare, uscì e tornò dentro, la seconda volta fu meglio, ma alla terza, che doveva andare più dentro, lui tornò a gridare.
E lui si fermò ancora.
Altra imprecazione.
- Cazzo, non fermarti! -
A questo punto Rafael piegò anche l'altra gamba sotto di sé, sporgendosi verso di lui in un accesso ancora migliore, Novak lo prese per i fianchi e si sistemò meglio dietro di lui, poi allibito riprese a muoversi.
Di nuovo le sue quasi urla di dolore a fermarlo, di nuovo le sue minacce per farlo continuare.
All'ennesima volta capì che quelle grida non erano tanto di dolore quanto di piacere.
O forse erano sì dolore, ma magari godeva nel male. C'erano quelli che gli piaceva quella sensazione lacerante. Erano forse un po' malati, ma c'erano.
Qualunque cosa stesse succedendo a Rafael, era maledettamente bella ed eccitante e quei versi che faceva così forti lo accesero facendogli aumentare il ritmo e l'intensità.
Il piacere lo invase, gettò la testa all'indietro, inarcò la schiena e cominciò a spingere con dei colpi sempre più decisi.
Quella stretta in basso era paradiso puro e se guardava vedeva la sua schiena muscolosa, la sua schiena tanto desiderata, a quel punto poteva anche morire.
In effetti poco ci mancava ogni volta.
Rafael godeva sempre di più.
Novak ci era andato vicino.
Rafael aveva sperimentato qualcosa da dietro, per testare i propri istinti, però non era stato sesso vero e proprio.
In ogni caso aveva un modo suo di provare piacere.
Dopo i primi istanti di dolore, questo si trasformava in scariche piacevoli a modo suo, più che altro brucianti e stordenti, come mettere il dito nella presa elettrica. Non era doloroso di suo, ti spediva in un altro pianeta.
Novak spingeva e Rafael gli andava incontro, i gemiti ed i sospiri aumentarono, così come i calori dei loro corpi palpitanti. Fino a che Novak non disse che stava per venire, non sapeva se Rafael voleva averlo dentro o meno, ma quando aumentò i movimenti, non poté certo trattenersi.
Sentì il suo calore invaderlo e lo sentì crollare ansimante.
Rafael, steso contro di lui, schiena contro petto, sui fianchi, la nuca sulla sua spalla, gli prese la mano del braccio che stava sopra, se la portò intorno alla vita e poi sull'inguine. Una volta lì si masturbò con quella completando un'opera che ormai era quasi fatta.
Entrambi ci impiegarono un tempo considerevole per riprendersi, dopotutto avevano anche fatto una partita impegnativa.
Qualche istante ed i respiri tornarono normali, la pelle era umida ed accaldata, ma stavano nella completa pace dei sensi, tutto era così a posto, ora.
Rafael si girò fra le sue braccia in modo da mettersi davanti a lui e guardarlo, lo contemplò per capire cosa diavolo ci fosse in lui in grado di accenderlo a quel modo.
Stava vagamente cominciando a capire quello che avevano fatto e Novak era convinto di sentirsi rifiutare ed insultare, quando il suo dito percorse lo zigomo leggermente gonfio e rosso.
- E' stata la mia pallina? - Chiese. Novak si toccò da solo e realizzò che doveva esserci il segno ed annuì. A quel punto lo spagnolo fece quello che l'altro aveva sempre considerato un miracolo.
Sorrise.
- Scusami. Davvero non l'ho fatto apposta. Non ti colpirei mai. Anche se a volte la tentazione è forte! - I caratteri erano diversi, forse incompatibili, forse troppo perfetti sotto un certo punto di vista.
Sicuramente incapaci di annoiarsi nello stare insieme.
Un modo diverso da come Rafael stava con Roger, perchè il rapporto era totalmente differente.
Per Rafael, Roger era una specie di guida, di idolo, di stella polare. Lui era unico e nessuno sarebbe mai stato al suo pari, ma Novak era quello alla sua portata.
Era più per lui.
Era gestibile, affrontabile.
- Se mi baci ti credo. - disse allora Novak ridacchiando. Rafael fece altrettanto scuotendo la testa, pensando che era pur sempre lui.
Ma lieto che lo fosse, lo baciò.
Da allora il loro rapporto cambiò e divenne molto più rilassato, disteso e spesso complice.