CAPITOLO XI:
LA STANZA



La cena da Roger non so da cosa derivi onestamente, ma la organizza lui e ne è molto contento.
Invita tutta la mia famiglia e così la cosa ha inizio.
Arrivo con Ilham e Alexa da lui, mi accoglie una Mirka sorridente che lì per lì mi sembra a posto, poi le gemelle sono poco più grandi della mia bimba e ben presto mentre le tre principesse giocano insieme nel prato del suo grande giardino supervisionate dalle madri che parlano insieme in tutta tranquillità, io e Roger ci occupiamo di cuocere la carne al barbecue.
Classica giornata fra amici.
Mentre stiamo a controllare le cosce di pollo sorseggiando un aperitivo analcolico, glielo chiedo:
- Come mai questa idea? Non ce l'aspettavamo... -
Roger sorride e alza le spalle.
- Volevo conoscere la piccola. La tieni sempre segregata nel castello... - Lo guardo e scuoto la testa.
- Sarai un bravo bugiardo, ma ormai inizio a capire quando spari palle! - Roger ride e mi spinge con la spalla.
- Andiamo, io bugiardo? E quando lo sarei stato? - Lo guardo agguerrito.
- Scherzi? - Lui fa la faccia da finto innocente, ma io scuoto la testa.  - Volevi farti un'idea di come siamo insieme? - Lo vedo colpito dalla mia uscita e capisco che ci ho preso. - Mirka sa qualcosa? - Ma mi rendo conto che la domanda è stupida.
Così lancio uno sguardo alle due donne che parlano amabilmente e mi faccio serio, pensieroso. Cosa vedrà dall'esterno?
- Sai che non direi nulla dei tuoi problemi a Mirka. - Lo dice in un tono basso e per poco mi eccito.
Mi concentro subito sulla carne e poi lui si mette a parlare di Alexa, io gli mostro il tatuaggio della sua manina piccola sul mio fianco e lui lo tocca ammirato, rabbrividisco e guardo subito in direzione mogli, ma non ci notano e forse sono io che vedo troppo. Non saprei.
Il resto della giornata trascorre piuttosto controllato e sereno, non c'è un grande divertimento se non fra me e lui che riusciamo a ridere molto insieme, ogni scusa è buona per assentarci e quando succede stiamo meglio di quando siamo tutti insieme.
Per un momento ci ritroviamo a fare da baby sitter alle bambine mentre le due donne si occupano di impiattare i dolci. Siamo stesi nell'erba con loro ed è un momento piacevole, siamo entrambi addolciti e felici, io con la mia e lui con le sue. Non so come dire, è un momento intimo.
Ci guardiamo a lungo mentre l'altro non vede, alternandoci, ed è una di quelle cose che di solito succede fra innamorati che non si dichiarano.
O forse voglio vederlo io.
Mettermi in testa che fra noi non succederà mai nulla non è facile.
La giornata è comunque positiva, ma alla fine quando io e Ilham torniamo a casa e lei è già a dormire con Alexa, io mi ritrovo al telefono con lui per chiedergli impressioni.
- La verità? -
- Certo! -
- Non sembrate una coppia... - La mia lingua non si frena.
- Nemmeno tu e Mirka! - Lo sento ridacchiare.
- Appunto! - Aggrotto la fronte.
- Cosa vuoi dire? -
- Beh, noi non siamo una coppia nel senso classico del termine, lei mi lascia molti spazi, sai... non è appiccicosa e romantica, sa che io non lo sono... -
- Non lo sei? - La cosa mi stupisce, con me è molto dolce.
- No... non credo che sembriamo una vera coppia, no? -
Abbasso gli angoli delle labbra e mi appoggio nello schienale della sdraia del giardino, dove una leggera brezza sfiora la mia pelle. Lo sguardo indugia sul giardino buio, poi alzo gli occhi sul cielo notturno tempestato di stelle.
- Forse no, in effetti... e dunque nemmeno noi? -
- Se non sapessi che siete sposati non me ne accorgerei. -
Annuisco come se mi potesse vedere.
- Lo so. Non riesco nemmeno a sforzarmi. -
- Cosa dice lei? Ti parla di qualcosa a riguardo? -
- No lei... lei non dice nulla... fa finta di nulla, come se andasse tutto bene. -
- Ma in privato come siete? - Stringo le spalle e mi copro gli occhi con la mano libera.
- Nulla. Non ci tocchiamo da quando abbiamo concepito, Rog. Non... è come se non fossimo nulla. C'è una tale freddezza che io davvero non so... - sospira, è in difficoltà ma era lui che voleva che condividessi e questo è quello che mi succede. Che provo.
- Prima o poi dovrete affrontarlo. -
- Prima o poi esploderò io, lo sai... -
- Lo so, è questo che aspetto. Di vederti bussare alla mia porta con una faccia terribile. -
- Credo succederà. -
Lo sappiamo tutti.
Succederà e nessuno è in grado di evitarlo. Bisogna solo vedere quando!


Non so cosa mi salti in mente, forse sono impazzito.
Non era di certo la cosa migliore da fare, dopotutto.
È che avevo promesso che sarei venuto da lui, glielo avevo promesso.
Quando arrivo è sera e non avevo avvertito, mi apre Mirka, sua moglie. In tenuta da casa, una comoda tuta.
Mi guarda in viso e si preoccupa immediatamente, credo di essere spaventoso, sull'orlo delle lacrime.
Quando mi vede si sconvolge e la prima cosa che chiede è se vada tutto bene. Io faccio un sorriso forzato e sto per dire che non va per nulla bene, ma da dietro spunta Roger venuto a controllare chi sia, mi vede e subito impallidisce affiancandola.
- Stanley! - Mi chiama delicatamente, ansioso. - E' successo qualcosa? -
Io annuisco, poi scuoto la testa e mi stringo nelle spalle.
- Non ancora. Scusa, dovevo parlare con qualcuno, avevo bisogno di farlo di persona e tu... tu hai detto che se ne avessi avuto bisogno... - Roger stringe le labbra dispiaciuto e annuisce facendomi entrare, mi prende per il braccio e mi accompagna dolcemente dentro, poi chiede scusa a sua moglie che annuisce e dice che va a mettere a letto le gemelle.
Mi porta al suo studio.
Roger è un tennista, non necessita di uno studio come gli impiegati in qualcosa di burocratico.
Il suo studio è la sua stanza privata dove ci sono esposte tutte le prove delle sue vittorie, le medaglie ed i trofei.
Sarebbe la stanza dei titoli, ma lui la chiama lo studio.
È bellissima, grande e splendidamente arredata, credo sia la stanza più bella della casa  che è già stupenda di suo.
Ma ha una porta ed una chiave e la chiave la tiene sempre lui.
Ci chiudiamo dentro e noto il gesto che  mi prende attenzione.
Ci sistemiamo sul divano, è grande ed in pelle bianca, molto comodo.
Si siede vicino a me e mi chiede se voglio bere qualcosa, ma scuoto la testa.
- E' qua che ti rifugi, che ti chiudi a tua moglie e vivi quei lati di te che nessuno deve vedere? - Chiedo prima di pensarlo. Non so come mi salti in testa. Roger mi guarda stupito, turbato.
Annuisce.
- Quando ne ho bisogno. - Scuoto la testa come se mi svegliassi da un sonno.
- Scusa, non volevo. - Lui sorride e mi mette una mano sulla spalla, scivola sulla schiena e poi va sull'altra spalla ed in un attimo mi cinge col braccio ed io sto meglio. Il suo viso gentile, la sua aria protettiva.
- Non importa. Ti serve una stanza così. Non ce l'hai? - Lo guardo, perchè lui sa già tutto. Sa perchè sono qua, sa cosa mi è successo, sa cosa sto passando e cosa voglio dire e non serve che lo dica. Mi dice già cosa mi serve e guardandolo in viso da così vicino, quel viso che tanto amo e che mi fa sentire bene solo vedendolo, lo dico spontaneo prima di poter capire che non è appropriato.
- Puoi essere tu quella stanza? - Roger colpito dalle mie parole mi guarda basito, poi sorride gentile, dolce, ed annuisce.
- Tutte le volte che vuoi. - Non pensavo reagisse così bene. Colpito, colpito nel profondo, come se mi avessero tolto ossigeno per troppo tempo e poi restituito in punto di morte, proprio realizzando che sono ancora vivo e che ce la posso ancora fare, lascio che le famose lacrime scendano ed appoggio la fronte alla sua. Lui non mi stacca gli occhi di dosso nonostante la vicinanza e non mi allontana. Sto meglio, sto repentinamente meglio.
Mi aggrappo alla sua maglietta e vorrei baciarlo, ma mi trattengo spasmodicamente mentre piango ancora per tutto.
Perchè vivo una vita che non voglio e desidero la vita che non posso e non c'è una via d'uscita e mi faccio male tutte le volte che lo vedo. Ma non ne posso fare a meno.
È come un drogato, non può fare a meno della sua dose anche se sa che gli fa male.
Roger mi tiene a sé e poi mi abbraccia meglio facendo scivolare il mio viso contro il suo collo.
Gli piango addosso pregando intensamente che le cose possano cambiare, che desidero solo lui, non desidero altro. Lui che amo, lui che amo, lui che amo.
Non ne esco, non ne posso uscire, non ce la faccio.
- Sono al limite, Rog. Non so quanto potrò andare avanti così. I momenti migliori sono quando gioco a tennis, perchè è una cosa che devo fare da solo e posso staccarmi da lei. Adoro mia figlia, con tutto il cuore, ma non riesco a fingere di amare Ilham e credo se ne sia accorta e non lo affrontiamo. Anche se lo affrontassimo cosa potremmo fare? C'è una figlia, cosa posso fare? Non... non posso lasciarla... non posso... -
Roger mi lascia sfogarmi e capisce il peso enorme che mi ancora, l'angoscia di vivere ogni santo giorno qualcosa che va contro la mia volontà ed il mio essere.
È come un carcerato che esce di prigione dopo anni. Quando ci torna non ci sta, non ce la fa, non sopravvive.
Mi sento così.
Roger mi aveva liberato dal mio soffocamento ed ora sono di nuovo qua a soffocarmi.
- Non conta cosa puoi o non puoi. Il fatto è che un giorno agirai come devi. La questione è solo questa. - Lui lo sa. Lui se ne rende conto.
Sentirglielo dire mi sconvolge. Praticamente mi sta dicendo che la lascerò prima o poi, che non si tratta di una scelta libera o di non poterlo fare. Lo farò perchè non riuscirò ad evitarlo.
Ed io so che è così.
Mi separo dall'abbraccio, alzo la testa e lo guardo da vicino, il viso stravolto di lacrime e lui così dolce e protettivo, paziente, che aspetta che mi riprenda, che trovi la forza.
- Non posso. - Lui sorride.
- Finché dovrai... - Strana risposta. Ci penso. - Arriverai a dire 'io devo'. E lo farai. Non sarà facile, ma lo farai. -
- A te la tua stanza basta. Tu riesci a condividere con lei solo certe cose, a tenere le distanze, nasconderti e isolarti quando ti serve... perchè a me non dovrebbe bastare? - si stringe nelle spalle.
- Perchè già ora non ti basta... Stanley, siamo diversi. Io riesco a vivere due vite separate, una dentro di me ed una fuori. Ma tu no. Tu sei genuino, unico, vero al cento percento. O ti vivi o non ti vivi... per questo sei tanto splendido... - E quando dice così mi chiedo spaventato se... se per caso non intenda altro.
Forse dentro di sé, in quella stanza dove nasconde tutto a tutti, c'è una parte di sé che mi ama come lo amo io. A volte mi sento amato. Sempre. A volte credo che mi ricambi, lo sento, mi ci fa sentire. Uno lo prova, se ne rende conto.
Mi sento protetto, al sicuro, curato, difeso. Amato.
Possibile che sia a livello inconscio e che non se ne renda conto?
Lo guardo da vicino, immerso nel suo bellissimo sguardo intenso, cercando di capirlo ma non ci riesco proprio. È un enigma e sospirando appoggio la testa sulla sua spalla accasciandomi.
- Posso stare qua stanotte? - Non c'è una soluzione, non c'è nulla da dire, da fare.
Mi circonda, si appoggia allo schienale e mi accomoda su di sé come se fosse il mio ragazzo. I battiti del suo cuore mi arrivano insieme al suo respiro calmo e regolare e lentamente mi addormento.
Al mattino sono steso sul suo divano bianco con una leggera coperta rosso scuro sopra.
La porta è chiusa, lui non è qua. Ma la stanza sa di lui, profuma di lui, è pregna di lui.
Chissà quante volte ha dormito qua, quante si è isolato su questo divano.
Non voglio andarmene, non voglio separarmene. È questa la vita che voglio.
Non posso farne a meno.
Devo ma non voglio.
Un giorno non saprò rinunciarci.


Nel momento in cui accetto so che me ne pentirò, però l'idea mi alletta e poi Nole sa essere molto persuasivo.
Del resto ha passato metà anno a convincere Rafa a giocare un torneo di doppio con lui, poteva mica essere che non riesce a convincere me e Roger ad allenarli?
Insomma, non è una cosa troppo seria infatti ha liquidato i loro allenatori, ma la sua conversazione è come sempre pittoresca.
- Stan, devi alzare il culo e venire qua! -
- Da te a Montecarlo? - Dove lui vive.
- Ma no! - Dice scorbutico come se fosse ovvio. - Da Rafa! - E qua, visto che stavo mangiando, soffoco. Ci impiego un paio di minuti a resuscitare, ma alla fine ci riesco.
- Mi sono perso qualcosa? -
- Una cosa o due. Comunque devi venire da Rafa! -
- E per cosa, per sposarvi? - Del resto con lui bisogna pensare in grande!
Nole ride.
- No idiota! - Ah e sarei io l'idiota! - Per allenare me e Rafa per il doppio. Cioè sappiamo come si gioca un doppio, abbiamo solo bisogno di un po' di esercizio, ci basteranno qualche partitella... - Aspetto. Lui aspetta. No, ma gli sembra sufficiente come spiegazione?
- Nole, manca un dettaglio... - Allora dico.
- E quale? - Per lui è strano, cosa manca? Ha detto tutto, no?
-I o sono uno! - Silenzio.
- Giusto. Viene anche Roger. Rafa lo sta convincendo. - Questa volta non sto mangiando, altrimenti soffocavo.
- Tu vuoi dire che io e Roger dobbiamo venire da Rafa dove ci sei anche tu per fare qualche partita di doppio per allenarvi? -
- Certo! - Che contento che è.
- E magari dobbiamo trattenerci due o tre giorni... -
- Sarebbe fantastico! -
- E tu dormi lì, no? -
- Come sei perspicace! -
- Tu sei pazzo! -
- Ma no! Ogni tanto. Un pochino, perchè lo dici? - Davvero mi chiede una cosa simile, è serio nella sua follia continua.
- Non lo so, forse perchè Rafa e Rog hanno avuto una specie di passato insieme che non è per niente remoto e poi perchè tu corteggi Rafa ed io corteggio Rog... come... come fai a metterci tutti nella stessa casa per qualche giorno? - Io sono vicino ad un attacco isterico e lui è sereno, tranquillo, divertito. Lui ride! LUI RIDE!
- Lo so è geniale vero? Se la penavo non mi veniva meglio! - Scuoto la testa e mi copro il viso con la mano.
- Tu sei pazzo! Andrà malissimo! Ci sfuggirà tutto di mano! - Sono catastrofico perchè so come vanno queste cose.
- Andiamo, è perfetto per capire come stanno una volta per tutte le cose. Per capire la dinamica fra loro due e per avvicinare al contempo me e Rafa e te e Rog! -
- Io e Rog siamo molto vicini, non abbiamo bisogno di aiuto! -
- Lo dici ora perchè non sai come sarà bello qua! -
- Io ho i miei sacrosanti dubbi, scusa sai... -
Ma ovviamente vince lui e ci vado.

Io e Roger ci incontriamo prima per andare insieme, usiamo il suo jet e prenotiamo un albergo a Maiorca vicino casa di Rafa. Siamo fiduciosi che lo useremo.
L'idea di fare dei giorni con lui con una scusa tanto assurda mi piace, specie perchè è tutto in gran segreto per non alimentare i media.
Per strada cerco di istruire Roger perchè lui è cronicamente curioso e sono sicuro che rischierebbe di fare qualche disastro con le sue domande indiscrete.
- Nole e Rafa sono in una fase delicata, lo sai. - Inizio serio. Lui mi guarda accigliato senza capire.
- Sì lo so... -
- E non serve che li incasiniamo intenzionalmente. O anche non intenzionalmente! Insomma, dobbiamo fare da spettatori e starne fuori! Non serve aiutarli, capito? - Roger mi guarda senza capire che io intenda, così sbuffo e allargo le mani:
- Lascia che si arrangino, non ficcanasare, non fare domande quando sono entrambi presenti, non intrometterti cercando di combinarli insieme! Non sei cupido, ok? - Roger scoppia a ridere perchè finalmente capisce ed io lo guardo imbronciato perchè non mi prende seriamente, quindi scuoto la testa ed alzo le spalle guardando altrove.
- Dai, non arrabbiarti. Farò il bravo! - Annuisco. - Perchè te la prendi a cuore? - Alzo le spalle imbarazzato.
- Nole è un mitra, tu sei un mitra. Rafa è una dinamite. Capisci? Cosa succede se una dinamite viene mitragliata da due parti diverse contemporaneamente? - Roger capisce  e fa un gesto ampio delle braccia con aria divertita.
- KABOOM? - Annuisco. - Non hai torto, Rafa potrebbe fare qualche disastro se non stiamo attenti. - Io allora torno a guardarlo preoccupato.
- No non hai capito! Non dobbiamo fare nulla, nemmeno stare attenti! Secondo me succede un casino! -
Roger sminuisce dicendo che sono troppo esagerato, ma ancora una volta faccio una predizione che poi sconvolgerà il mio interlocutore.
Quando arriviamo da Rafa fra i due c'è un'atmosfera che definire gelida e tesa è dire poco.
Io e Roger ci guardiamo complici dopo il primo istante e capiamo che, al contrario di quel che pensavamo, è meglio intrometterci, ma discretamente.
Così lui si prende Rafa ed io Nole.
È sopravvivenza, questa. Voglio capire se devo scappare o se devo preparare uno scudo anti atomico.

Nole scuote la testa rimanendo in salotto, siamo seduti sul divano mentre gioca col joystick della Play o Xbox che sia.
La televisione gigantesca è spenta e lui è davvero molto serio, così serio che non l'ho mai visto e lo conosco ormai da un po'.
- Cosa è successo? - Chiedo calmo. Lui sospira e scuote la testa. - Nole, devo andarmene? Faccio presto, eh? - sono diretto e sbrigativo, il nuovo Stan non ha tempo da star dietro a qualcuno che non vuole parlare.
Nole allora mi guarda col broncio, truce, ma si decide a parlare. È seccato.
- E' colpa sua! Prima accetta le mie avance e poi le rifiuta! - Sospiro e scuoto la testa.
- Cosa ti aspettavi che ci stesse facilmente? - Lui risponde di getto.
- No! Sì! Non so! - Rido e lo guardo.
- Sei deciso! - Nole mi sgomita e sospirando cerca di far chiarezza.
- No, non mi aspettavo ci stesse e fosse facile, ma che almeno fosse meno contraddittorio. Se ci sta, ci sta. No. Prima ci sta, poi se ne pente e spara cattiverie! - Aggrotto la fronte e lo scruto per capire bene.
- Si può sapere che diavolo è successo? Sii chiaro! -
Nole scuote la testa di continuo e per poco non rompe il giocattolo di Rafa, quindi glielo tolgo e lui spiega che giocavano, gli è planato sopra e si è strofinato su di lui masturbandosi, sono venuti tutti e due.
- Poi Rafa ha detto che è una reazione spontanea a qualcosa di fisicamente piacevole, perchè è un uomo, ma che per lui non è normale fare così, che lui non è così! - Mi irrigidisco pure io a quelle parole così dure ed accusatorie.
- Così? Ha detto così? - Si stringe nelle spalle. - E tu che gli avevi detto? - Nole mi guarda torvo. - Andiamo, se lui ti ha detto così di sicuro tu gli hai detto qualcos'altro! -
Alla fine lo ammette.
- Gli ho detto che al mattino ho sempre l'alzabandiera e che da solo od in compagnia mi sfogo. Meglio in compagnia. - Stringo le labbra e guardo da un'altra parte e lui capisce che sono contrariato, che penso che sia colpa sua. - Andiamo, che c'è che non va? È vero! -
- No che non è vero! Perchè l'hai fatto perchè era lui ed ora lui pensa che invece lo fai con tutti e che non è una cosa sua! Certo che ti risponde così! Non vuole farti credere che invece a lui sia piaciuto perchè eri tu che ti masturbavi su di lui! - Fa il broncio e testardo insiste.
- Secondo me invece lui è gay ma non vuole ammetterlo a sé stesso, quindi tira fuori stronzate assurde per poterlo negare. Gli è piaciuto perchè è gay! Stop! -
Oddio che stress!
- O magari gli è piaciuto perchè eri tu! - Dico alzando gli occhi al cielo esasperato.
Nole è ancora contrariato.
- No! È come dico io! - So che non lo convinco, quindi lascio perdere.
- E va bene, come dici tu. - Silenzio.
- No, che non va bene. Non ne sei convinto! - Allora allargo le braccia e difensivo e seccato rispondo male.
- Oh andiamo, ma cosa vuoi da me? -
- Che tu sia sincero! Devi esserlo sempre! - Sta diventando un'abitudine irrinunciabile ormai la sincerità. Come che non riesco più a sopportare nulla.
- Ok, per me Rafa ha qualcosa in comune con me. Prima credevo fosse una cazzata ma ora capisco che è così. E quindi secondo me è semplicemente come sembra. Tu lo vedi troppo contorto, ma io credo sia più semplice e diretto di quello che dici. -
Lui inarca un sopracciglio scettico guardandomi.
- Perchè tu pensi di essere semplice e diretto? - Alzo le spalle.
- Adesso lo sono! Sto imparando ad esserlo e non riesco più a nascondere le cose. E comunque appunto al massimo nascondo, ma non maschero e non faccio passare una cosa per un'altra. Rafa è così! -
- E da quando saresti così? - chiede tornando a me, polemico. Seccato allargo le braccia.
- Da quando mi sono aperto a Roger e lui mi ha detto che se mi fossi lasciato andare avrei guadagnato a tennis ed indovina un po'? Sta succedendo! - Sono lanciato e seccato ed infatti si vede e non sto nascondendo, tanto meno soffocato. Nole ammirato lo vede, poi riflette e abbassa lo sguardo.
- Anche Rafa all'inizio era molto timido, ricordo i suoi primi anni... adesso è molto più sciolto. Non so se è solo per una forma pubblica, per far star buoni i media... sai, può far finta di divertirsi con me per non far capire che in realtà mi detesta... - Oddio, questa poi... mi nascondo il viso fra le mani e scuoto la testa teatrale.
- Nole, un essere umano non è complicato come dici! Perchè devi avvitare tutto? -
- Ma perchè è Rafa! È complicato! - Lui ne è sicuro, ma non vede quante assurdità spara ed io non riesco a fargli cambiare idea.
- Roger ha fatto miracoli con me e li ha fatti con Rafa. Ha il dono di far aprire la gente. Un po' della cura Roger e tutti sono sciolti e si lasciano andare. È tutto qua! - Nole fa il broncio.
- Questo non mi fa stare meglio. - Scuoto la testa e mi alzo sentendo la porta della stanza di dove si sono chiusi loro.
- Senti amico, secondo me Rafa è più semplice di come dici tu e tu non hai ancora capito un cazzo di lui! - E con questo chiudo e vado in cucina aspettando la colazione che mi spetta di diritto e che ci mettiamo a fare con un'atmosfera un po' migliore di prima.
Roger come sempre fa miracoli e Nole forse, forse, si è convinto a prendere in considerazione di rivalutare le sue convinzioni.
Magari scopre che ho ragione... magari!
Questo è un mulo, altro che!