CAPITOLO XVII:
RISCHI
Rafa mi riempie per l'ennesima volta la testa di paranoie su Nole, io non so cosa dirgli ormai, però lui ha bisogno di parlarne.
Sto per convincerlo a viverla con
più calma quando ci sembra di veder passare proprio Nole e Stan per
mano davanti al nostro bar. Siamo a Miami per il torneo mille.
Ci siamo incontrati ad un bar
tranquillo per parlare in santa pace, cosa che facciamo spesso, e
proprio nelle sfuriate di Rafa passano due che, non registriamo bene
perchè siamo entrambi presi dalla conversazione, ma ci sembrano Nole e
Stan.
Poi la ragione e la logica prendono il sopravvento.
Non passeggerebbero mai mano nella mano in mezzo a Miami!
Impossibile. Sicuramente non abbiamo visto bene.
Ne parliamo ancora cercando di tranquillizzarci mentre sento il mio cuore che va a tremila e fatico a stare calmo.
Me l'avrebbe detto, me l'avrebbe
detto se si fossero messi insieme. E poi conosco Stan, non andrebbe mai
mano nella mano con qualcuno in piena città. Mai.
Me lo ripeto con ossessione e poi
in corridoio, in albergo, quando io e Rafa ci salutiamo proprio davanti
alla sua porta, veniamo attirati da due voci che gemono forte
accompagnate da dei colpi contro la porta della camera di fronte. La
guardiamo con aria accigliata, il cuore torna a fermarsi. È un istante,
ma la sua voce mi penetra il cervello e mi stacca la spina. Sto per
morire. Forse sono morto dentro.
Quella è la camera di Nole, due stanno scopando contro la porta e distinguo i gemiti di Stan.
- E’ Stanley... - Dico senza
rifletterci per lo shock. Rafa mi fissa come se fossi impazzito. Ho
passato tutto il tempo a convincerlo che non erano loro e poi me ne
esco con 'è Stan!'
La faccia inorridita di Rafa mi riporta alla realtà e la razionalità torna a parlarmi.
- Cosa? - Chiede strozzato. Io ripeto sicuro:
- Lo riconoscerei fra mille, ha una vocina particolare... è lui ti dico... e mi è sembrato di sentire una parola in francese! -
Rafa scuote la testa come un anima
in pena e decide di non credermi. Cioè che sia Nole che si fa qualcuno
sì, ma non crede sia Stan e passa qualche istante a convincermi a non
crederci perché mi vede shoccato e credo gli dispiaccia per qualche
motivo. In due secondi mi spinge via mandandomi a mangiare, lui non so
cosa faccia, mi giro quando svolto l’angolo ancora inebetito per quel
che ho sentito e lo vedo sparire in camera sua, lui mangia tardi, io
invece presto. Non che abbia fame, ma vado a vedere se Stanley è in
sala mensa come sostiene Rafa. Mentre scendo in ascensore sono solo,
chiudo gli occhi e li stringo ripensando a quei gemiti, sono sicuro che
sia lui ma non può essere.
Non è il suo stile. Anche se poi qual è il suo stile?
Beh, non esibizionista!
Non contro la porta gridando come un matto!
Andiamo!
Con questo stringo i pugni ed esco
dall’abitacolo che si apre. Lo staff mi starà aspettando ed io mangio
sempre con loro alla stessa ora...
Ingurgitare qualcosa con loro che gemono nella mia testa è una tortura.
Specie perché Stan non c’è in giro.
Allora era lui davvero. Dio, come mi sento male, voglio vomitare.
Perché non mi ha detto che sta con Nole? Perché nascondermelo? Ma forse
non è nemmeno questo il punto quanto che stia con qualcun altro al di
là di un matrimonio disastroso. Questo lo ama o non ci starebbe, tanto
meno di nascosto. Ed è Nole, NOLE!
Non so come ci riesco, ma alla fine concludo e posso andarmene.
Spero di raggiungere la camera in fretta senza incontri sconvolgenti. Questa giornata promette tempesta, me lo sento dentro.
Nella strada del ritorno mi dico
che forse non era lui e magari Stan è in camera che sta male, come
faccio a dire che era proprio lui? Sarebbe assurdo.
Esco dall'ascensore indeciso se
chiamarlo per sapere in quale camera è, alzo la testa con in mano il
cellulare e l'attenzione viene attirata da delle voci poco più in là.
Poi le voci si fanno una, distinguo
il flusso furioso spagnoleggiante di Rafa che spara a mitraglia...
muovo dei passi senza rendermene conto, la mente registra il
significato delle parole di Rafa.
'Scopare', 'Nole' e 'Stan'.
E ci sono loro davanti a Rafa, un Rafa furioso appena uscito dalla camera.
Nole e dietro di lui Stan che lo guarda carico di vergogna e imbarazzato.
Sulla sfuriata di Rafa che ce l'ha
a morte con loro che osavano fare sesso in quel modo dopo che Nole gli
ha fatto una testa enorme a lui sul vivere una storia insieme, Stan
prende e fa per andarsene, per sparire da lì. Ma mi vede qua. Si ferma
a pochi metri da me.
Immobile io. Immobile lui.
Gli sguardi fissi uno sull'altro ed io davvero non so che faccia ho. Non ne ho idea.
So che mi sento rigido ed
atrofizzato, sento che stringo e tiro ogni muscolo. Sento che non sto
respirando e sento che ho anche la mascella contratta.
Stan si sconvolge nel vedermi e con
un'aria colpevole che non dimenticherò mai, scivola oltre me sparendo
nella sua camera senza dirmi nulla, senza dire mezza parola.
Come se io non fossi presente, come se non fossi mai esistito nella sua vita.
Il dolore che provo in questo
momento non ha paragoni con nulla, nemmeno quando ho perso le finali di
slam che più volevo, mi sono sentito così.
È come morire.
Trattengo il fiato, ma ho la forza
di zittire Rafa e Nole che cominciano a discutere apertamente delle
loro cose in corridoio, li spingo nella camera di Nole, ancora aperta,
e li obbligo quanto meno a non fare scenate. Dopo di che riesco a
trascinarmi in camera mia. Una volta dentro, mi trovo a piangere come
un idiota.
Piango perchè ho appena perso definitivamente Stan, sta con Nole, alla fine ha scelto lui e non me l'aveva nemmeno detto.
È finita. Morta e sepolta. Non è mai nata sul serio, non nascerà mai.
Lui ha scelto Nole, Nole ha scelto Stan. I due non lotteranno più per me e Rafa, non aspetteranno più.
Saranno felici insieme ed io sono finito.
Finito.
Voglio solo morire. Ma forse sono appena morto.
Di lacrime ne ho tante e scendono tutte.
/Stan/
E' uno di quei momenti in cui morirei volentieri.
Guardo la finestra e penso che mi
butterei di sotto se avessi la certezza che così sarebbe tutto finito,
ma ho paura che l'anima dopo la morte resti nel limbo a soffrire per le
questioni in sospeso. Ho paura che rimarrei a piangere per l'eternità.
Ho fatto sesso con Nole e l'ho
fatto come l'ha voluto lui perchè li abbiamo trovati a parlare insieme
ad un bar, prima di ragionarci su Nole era partito attaccato alla mia
mano a sfilargli davanti.
Non l'ho mai visto così furioso.
Una volta in camera sua ha iniziato
a sragionare su piani di gelosie e cose varie, poi ha iniziato a
provocarmi dicendomi se non stavo male perchè alla fine è chiaro che
Rafa e Roger stanno insieme. Io non ci ho mai creduto, ma Nole era così
convinto che ho finito per crederci e nel dolore interiore che mi
sembrava mi dovesse spezzare, ho accettato tutto da Nole, tutto. Come
sempre.
Perchè in quei momenti, nei momenti in cui mi prende da dietro, mi fa sentire bene. E rimane, quel benessere.
Anche se questa volta si è trasformato subito in un apocalisse di dolore atroce.
Roger era lì, Roger ha sentito. Roger si è fatto un'idea sbagliata.
Ora penserà che sto con Nole e che non gliel'ho nemmeno detto.
Non so... non so nemmeno cosa fare.
Sono andato via senza dire nulla, nel panico completo.
Dovevo dire qualcosa, devo fare qualcosa.
Devo chiarire che io e Nole non stiamo insieme.
Ma poi a lui cosa importa?
Lui è sposato, non la tradirà mai
anche se forse vuole. O forse prova davvero solo amicizia e a volte io
vedo cose che non ci sono per stare meglio.
Non so, però devo anche accettare che dopotutto questa rottura con lui è la cosa migliore che poteva succedere.
Un momento, rottura?
Rottura per cosa?
Di fatto io e Roger siamo solo amici, di fatto non gli devo nulla.
Può avercela con me perchè non gli
ho detto di me e Nole, ma non siamo una vera coppia, Nole fa le sue
cose per ingelosire Rafa. Io non ho colpe e soprattutto non devo niente
a nessuno.
Insomma, rottura per cosa?!
Così decido di aspettare che faccia lui qualcosa, che si esponga per una volta, che dica perchè ci è rimasto male. Che parli!
Ma non succede. E non lo faccio nemmeno io.
E mi sento come un cancro che cresce dentro e mi divora.
Entrambi usciamo al primo turno del torneo. Nessuno dei due cerca l'altro.
Il passo successivo è la Davis Cup.
Rivederci dopo Miami è una tortura, è passato troppo poco.
Non parliamo, scegliamo altre
camere. Di solito stiamo sempre nella stessa camera. Gli altri della
squadra ci guardano sorpresi e chiedono se abbiamo litigato, neghiamo
ma non ci parliamo ed al capitano Seve appare chiaro che se non fa
qualcosa andrà incontro ad una tragedia.
Io non intendo cedere. Avrei
ceduto, l'avrei cercato. Ma di cosa devo scusarmi? Roger non mi ha
ancora detto nemmeno che è arrabbiato e per cosa. Le devo capire da
solo le cose? Devo fare automaticamente quello che lui si aspetta che
io faccia?
No, andiamo!
È assurdo!
Continuiamo a stare nello stesso
posto ignorandoci completamente, non era mai successo, mi sento
male io stesso. Non voglio che sia così per sempre, ma forse è giusto.
Iniziamo male la gara, ovviamente
nessuno dei due è abbastanza concentrato per giocare come Dio comanda e
stiamo per sfiorare la tragedia, detta in termini tennistici.
Sono stato io a convincere Roger a
partecipare alla Davis Cup, non voleva più partecipare, ma a dicembre
2013 gli ho promesso che l'avrei aiutato a vincerla, che non si sarebbe
pentito di aver tentato un'ultima volta.
Ci sono sempre, ma non va mai bene.
Forse non ci provo mai con convinzione, forse mi mancava la
motivazione. Fatto sta che quest'anno gioco questo mondiale con un
altro spirito. Completamente diverso.
Indosso la maglia della svizzera
con la risolutezza che io devo. Io devo vincere tutte le partite che
gioco. Singoli e doppi. Ed ovviamente i doppi sono sempre con Roger.
Perdiamo entrambi le nostre partite di singolo e arrivano quelle di doppio stabilite insieme.
Io, lui ed il capitano ci guardiamo consapevoli che se fra noi continua quest'atmosfera, non ne saremmo usciti vincitori.
- O risolvete o devo cambiare
coppia per il doppio! - Ma sappiamo che non è una soluzione, perchè se
ci sono speranze, sono solo con me e lui. Non ci sono alternative
valide.
Sospiro e Roger risponde gelido.
- Fa quello che devi, io non ho problemi! - E con questo se ne va.
Se mi avesse insultato apertamente sarebbe stato meno fastidioso.
È come se mi sventolasse un drappo
rosso davanti agli occhi e capisco perfettamente Rafa quando perde la
testa in certi momenti diventando una furia scatenata!
Roger sta andando nella sua camera accompagnato dal suo compagno che non sono io.
Afferro quest'ultimo per la spalla
e lo fermo con una certa forza, lui mi guarda stupito. Non dico nulla.
Continuo la marcia a passo di carica, Roger è dentro ed aspetta che lui
chiuda la porta.
Ma arrivo io che entro e la sbatto. Salta sorpreso e guarda, mi vede e stupito mi fissa aggrottando la fronte.
- Che c'è? - Chiede senza darmi nulla, nemmeno mezza parola in più.
- CHE C'E'? - Parto furioso, non
credo di esserlo mai stato così con lui e per un momento rimane sospeso
in un nulla, circospetto, shockato. - TU SEI UN MALEDETTO EGOISTA
VIGLIACCO, ECCO COSA SEI! NASCONDI LA VERITA' DI QUEL CHE PROVI PER ME
E FINGI CHE NON ESISTA, POI SE IO VIVO LA MIA VITA MI CHIUDI FUORI E
NEMMENO MI DICI SE C'E' QUALCOSA CHE TI HA FERITO! NON CHIEDI
SPIEGAZIONI E CHIARIMENTI! E POI MI TRATTI COME SE NON FOSSI NESSUNO!
IO TI HO DETTO COSE DI ME CHE NON HO MAI DETTO A NESSUNO! IO TI AMO,
DANNAZIONE, E TI AMO DA SEMPRE! E MI SONO ANNULLATO PER TE! VIVO IN UNA
COSTANTE TRISTEZZA PERCHE' SO CHE NON AVRO' DA TE PIU' DI QUESTA
AMICIZIA E TU... TU MI TAGLI VIA COSI' SENZA NEMMENO MEZZA PAROLA!? IO
MERITO DI PIU'! - Lo sparo ad una certa vicinanza, col dito puntato e
parlando in tedesco in modo da fargli capire bene tutto. Ha una certa
valenza il tedesco urlato, mi dà l'idea di furia.
Roger è shockato ma rimane così poco.
In un istante mi guarda corrucciato
e si decide a parlare, lo fa come se perdesse la bussola per un
momento. Ovviamente non urla, ma è molto freddo.
- Mi ami? E lo dimostri andando con
Nole senza nemmeno dirmi nulla? È così che mi ami? - In questo momento
sono pronto ad ammettere tutto, a dire ogni cosa che ho nascosto con
tanto sforzo. E lo faccio allargando le braccia teatrale e furioso.
- E' NOLE CHE MI HA SCOPATO PERCHE'
VUOLE FAR INGELOSIRE RAFA, VOLEVA CHE CI SENTISSE! VOLEVA SCUOTERLO!
INFATTI ORA SI SONO MESSI INSIEME! - Ma Roger non ci vede più e manda a
quel paese anche la sua gelidità.
- E PERCHE' TU CI SEI STATO, DANNAZIONE! SE MI AMI, PERCHE' CI SEI STATO!? -
Un passo e gli sono davanti, non lo
tocco, la braccia gesticolano larghe, la furia ingigantisce. Non ce la
faccio più, sono scoppiato.
- PERCHE' STO MALE! TU NON MI
RICAMBIERAI MAI ED IO A VOLTE HO BISOGNO DI ESSERE DESIDERATO, DI
ESSERE SCOPATO, DI SENTIRE CALORE! HO BISOGNO DI NON PENSARE CHE TU NON
MI AMERAI MAI! -
Poi è un lampo velocissimo, così veloce che nemmeno respiro.
Mi prende il viso e mi bacia. Mi toglie il fiato.
Il mondo si sospende, la mia furia,
il fiato, il cuore, ogni funzione vitale, il cervello si spegne. Il
silenzio dopo il caos e la follia.
Il silenzio e la pace.
La sua bocca sulla mia con forza e
poi la dolcezza, piano si muove, piano si apre ed io ipnotizzato faccio
altrettanto. Infilo la lingua nella sua bocca, lui fa altrettanto. Mi
prende il viso fra le mani, io i suoi fianchi e poi la schiena.
L'attiro a me e mi spinge contro la porta.
Non registro che io e Roger ci stiamo baciando. Se lo faccio svengo.
/Roger/
Mi sbagliavo.
Ci sono momenti in cui l'uomo diventa un'animale e non può farne a meno.
Ci sono volte in cui non può contrastare il proprio istinto più insito.
Ci prova, ce la mette tutta ma non può evitare di arrendersi, ad un certo punto.
Per me ora non c'era un'altra opzione.
O baciavo Stan o impazzivo.
Stan è il mio istinto e non intendo lasciarlo più. Non intendo contrastarlo e farne a meno.
Non posso.
È da una vita che sbaglio. Adesso basta.
Adesso basta.
La sua bocca sulla mia è quanto di
più morbido e piacevole ci sia e poi il suo sapore, la sua lingua che
si intreccia a me, la fusione delle nostre labbra, dei respiri che si
confondono, che ci scaldano.
Le mie mani sul suo viso, il cuore mi scoppia nel petto. Devo riempirmi di lui, ho bisogno di riempirmi di lui.
Le sue mani sui miei fianchi.
Lo spingo contro la porta cancellando l'immagine che insisteva nella ma mente di lui e Nole.
Mi prendo il colletto da dietro la
testa, tiro e mi sfilo dall'alto la maglietta, poi afferro la sua e
gliela tiro via strattonando. Sto per tornare sulla sua bocca con
l'ansia di non riuscire più a respirare, quando invece mi prende e mi
spinge puntando le mani sul mio petto. Gli occhi chiusi, il respiro
corto.
- Che c'è? - Chiedo stralunato.
- Non... non sei in te... - Lo guardo contrariato.
- Non lo sono mai stato più di
ora... - Così apre gli occhi combattuto e mi guarda succhiandosi il
labbro che dannazione voglio succhiargli io.
- Sei... sei fuori di te... ora è
un momento, poi te ne pentirai e mi verrai a dire di dimenticare, che
non è mai successo e che non succederà più! Non posso reggerlo... - E'
una probabilità concreta. Ma mi immagino mentre glielo dico, mi
immagino che poi lui pianga e scuoto la testa prendendogli i polsi per
togliere le sue mani da me. Mi avvicino a lui e mi appoggio al suo
corpo. Chiude ancora gli occhi, gli prendo il viso fra le mani come
prima, con dolcezza, lo accarezzo e lo sento da teso a rilassato. Il
respiro regolare.
- L'idea di ferirti e farti
piangere mi distrugge. Non potrei mai lasciarti sul serio, non andrei
mai fino in fondo. - Apre gli occhi timido. Piano.
- Davvero? - speranza. Sofferenza.
Un miscuglio di mille emozioni che esplodono. Chissà cosa sta provando.
Gli bacio la fronte teneramente. Voglio tranquillizzarlo.
Mi tiene a sé e mi lascia fare.
- Ti amo, ti amo da sempre e ti amo
sempre di più. Non intendo passare la vita a nasconderlo. Almeno con
te. Solo con te. Lo nasconderò a tutto il mondo, ma mai a te. Dopo
tutti questi anni, tutto quello che ho provato, sono ancora qua ad
impazzire per te. L'idea che tu volti pagina è inaccettabile. Non posso
perderti. Ti prego. Accettami. -
Ed il mondo crolla, si disintegra
intorno a noi. Mentre mi avvolge le braccia intorno al collo e nasconde
il viso contro il mio collo. Lo stringo a mia volta forte, chiudo gli
occhi e respiro il suo profumo. Il cuore è fortissimo nel petto, ma è
specchio di pace.
È sbagliato sotto tutti i punti di vista, ma è giusto dal nostro. Dal mio e dal suo. E sono i soli che contano.
Il resto si cancella quando
riprendo il suo viso fra le mani, lo guardo negli occhi che brillano di
piccole dolci lacrime e lo bacio piano, calmo, assaporando il suo gusto
che non dimenticherò mai.
Ti amo, Stanley. Ti amo davvero. E sono felice che tu non stia con Nole.
Non ho idea di quanto stiamo a baciarci, non mi staccherei mai dalla sua bocca, penso che ormai siamo un tutt'uno.
Muovo qualche passo indietro e lui
mi segue, lo tengo per la vita e l'attiro al letto con me, una volta lì
traffico con il laccio dei suoi shorts, ma di nuovo mi prende le mani e
mi ferma. Smettiamo di baciarci, ansimanti, ci guardiamo da vicino.
- Davvero. Aspettiamo per farlo...
- Non so se sia impazzito per lo shock del mio bacio o se sono
impazzito io e non capisco cosa dice. Lo guardo con questa aria e lui
sorride divertito.
- Cosa dobbiamo aspettare? - La voce stralunata. Lui ora ride e mi prende il viso fra le mani carezzandomi.
- Che tu non ci ripensi. Che tu sia
sicuro. Che vedi tua moglie e le tue figlie. Che partorisca. Aspetta di
vedere come ti senti dopo e poi se sei ancora sicuro... andremo
avanti... - Non so che forza deve avere per mettere questo freno, so
che mi desidera da anni ed ora che mi decido lui si ferma. Non so come
ci riesce, è molto più forte di chiunque altro.
Mi strofino le labbra colpito dalla sua lucidità e dalla sua fermezza.
- Sei sicuro? - Annuisce con gli occhi lucidi ma l'aria sicura e serena. Finalmente sta bene, non ci sono tracce di tristezza.
- Facciamo tutto quello che
vogliamo, ma per fare l'amore aspettiamo che tu sia davvero pronto. -
Mi sembra follia, come se fosse un sogno dove i ruoli si invertono.
Sorrido divertito dalla cosa e gli bacio le labbra.
- Come sei saggio... - Lo prendo in giro e lui sorride arricciando il naso.
- E tu come sei precipitoso! - Con
questo lo abbraccio stretto e di slancio soffocandolo e lo tiro giù sul
letto dove rotoliamo un attimo ridendo, lui cerca di liberarsi perchè
gli sembra che lo sto uccidendo, alla fine siamo così felici che
rimaniamo scomposti e stretti uno all'altro come due koala.
Lo amo.
Lo amo da morire.
Dovevo rischiare di perderlo per ammetterlo. Come sono stupido.
- Mi sa che fra i due sei davvero
tu quello saggio... - Dico poi pensieroso. Lui mi bacia il collo dove
poggia la sua bocca, io rabbrividisco e sospiro sistemandomi meglio con
lui sopra, accoccolato come un cucciolo, come ho sempre pensato dovesse
dormire con me.
- Sono felice. - Sentirglielo dire
è la cosa che conta di più in assoluto e mi rendo conto che ho sempre
cercato di fare in modo che lui lo fosse. Era importante, per me, che
Stanley fosse felice. Non me ne rendevo conto, ma lavoravo per questo.
Ed ora che ci siamo, non desidero altro che questo.
Questo che dopotutto avevo da sempre. Ho sempre avuto, solo non ero pronto ad ammetterlo.