CAPITOLO XXIII:
LUCE
Adoro il modo in cui la gestisce. È un attore quasi migliore di Nole.
Nole è un attore eccellente, si è
sposato con una ragazzina ingenua, innamorata e svampitella che per lui
si butterebbe sul fuoco e fa credere a tutti che sono una coppia
perfetta e che si amano follemente, quando la verità è che non solo si
sbatte Rafa ripetutamente in tutte le posizioni, ma che prima che mi
mettessi con Roger si sbatteva anche me a bisogno. E comunque ama il
suddetto Rafa, al di là delle scopate.
Insomma. Lui è l'attore migliore
che conosca, ma sono sconvolto da come Roger gestisce le cose che lo
riguardano a livello pubblico.
Ha raccontato di avere mal di schiena e non è vero, ma fa in modo che tutti ci credano.
Adesso che inizia la preparazione
per la finale di Davis Cup con la nazionale, lui continua con la linea
del mal di schiena che spera passi entro le partite.
Insomma, è incredibile perchè lui sta benissimo. E tutti gli vanno dietro, tutti gli credono.
In camera ci rido su perchè non so che altro fare, ma sto capendo quanto sia capace di gestire qualunque cosa. Anche noi.
La sua vita sarà più complicata, da ora, ed io avevo paura, all'inizio, che non sarebbe stato capace di gestire la cosa.
E magari all'inizio era così,
infatti ha fatto retromarcia, ma ora che si è abituato all'idea e ci ha
riflettuto ed ha elaborato bene, lo è. È in grado di gestirla anche
meglio di me.
Io non sono mai stato felice a casa
tranne che con la piccola Alexia, però da quando sto con Roger -sia
pure nel periodo in cui ci eravamo lasciati- vedere Ilham è una tortura
perchè non sono libero di dire, fare e comportarmi nel privato.
Stacco col tennis pochissimo perchè
è uno sport dove giochi sempre, quando puoi riposare io sono a casa con
lei e mi sento soffocare, non riesco a godermi mia figlia anche se ci
provo. Non riesco a rilassarmi mentalmente, perchè non respiro. Non
posso essere me stesso, anche se non fingo di amarla alla follia.
Insomma, ne soffro. E quando torno a tennis dipende da che periodo è.
Se con Roger va bene allora è un rifugio, altrimenti è un supplizio anche lì.
Adesso si spera le cose vadano
meglio almeno a tennis, ma il pensiero che sto con lui di nuovo e che
ho Ilham a casa mi schiaccia più di sempre.
Non so se sarò in grado di gestirla.
Ho bisogno di essere me stesso anche al di là di Roger e di quei 4 amici fidati che sanno.
Anche perchè appena esco dalla
camera o dallo spogliatoio sono di nuovo lo Stan etero, sposato,
dall'immagine impeccabile come ogni altro giocatore di tennis
rispettato.
E quindi inizia un altra fandonia.
E a casa idem.
Non credo di poter essere me stesso
solo con Roger, Nole, Rafa e non so, pochi altri come i miei compagni
di nazionale che sanno.
È una cosa a cui penso.
Devo sentirmi libero anche al di là di uno spogliatoio.
Devo sentirmi libero a casa mia. Devo sentirmi libero.
Ci penso molto ormai, ma metto da parte per concentrarmi su Roger e sul tennis.
Ho una finale da vincere, devo
essere d'aiuto a Roger che per far reggere la palla raccontata al
mondo, finge di aver mal di schiena.
Mi fa morire.
Se il mondo sapesse come vive.
Vive a compartimenti.
Mette dei muri chiusi fra i suoi diversi ruoli, a seconda di chi ha vicino o davanti.
E ci riesce benissimo, in quei
momenti gli altri Roger non esistono, ma non posso dire che sia falso,
è sempre autentico, perchè lui è un amante dolcissimo, è un padre
affettuoso, è un giocatore immacolato ed è un marito... beh, come
marito non è di quelli presenti e aperti, è più sul genere chiuso e
contenuto, però è comunque un marito. A modo suo.
A Mirka non credo mancherà mai
nulla, verrà alle partite, farà la parte della moglie del più grande
giocatore di tutti i tempi... cresceranno i figli insieme, faranno le
vacanze insieme... beh, non credo avrà mai da lamentarsi.
La differenza è che quelle quattro
volte all'anno che prima facevano sesso perchè magari litigava con me,
ora non ci saranno proprio.
Rido all'idea mentre mi sistemo a letto e chiudo la luce.
Domani c'è la prima partita della serie. Quattro giorni per vincere, quattro giorni per entrare nella storia.
Roger ripete che non è
ossessionato, ma so che lo è. Ci tiene molto a vincere questo titolo
che gli manca ed io ci tengo ad aiutarlo a vincerlo.
Per cui abbiamo stabilito di non distrarci con la nostra prima volta che insistiamo a far tardare.
Vogliamo il momento perfetto.
Abbiamo avuto altre 'cose', ma non le ricordiamo bene e non erano complete, non eravamo in noi stessi.
Quella che sarà completa e prima, dovrà essere perfetta.
- Come ti senti? - Chiede poco dopo che mi sono sistemato nel letto, al buio.
- Bene. Lucido. Sereno. - Dico calmo pensandoci.
- Domani inizi tu, sei emozionato?
- So perchè me lo chiede ed io sorrido girando la testa verso di lui,
lo vedo nell'ombra accanto a me girato sul fianco, la testa sul braccio
piegato.
- Non poi così tanto. Sai che sei il mio calmante naturale, no? -
Sorride.
- Lo so, ma volevo assicurarmi che
fosse ancora così. - Scuoto la testa, mi giro sul fianco come lui e
avvicino il viso fino a raggiungerlo con le labbra che si sfiorano.
- Ne dubiti? - Scuote la testa.
- No, ma non do mai niente per scontato. -
Gli pizzico un capezzolo con la
mano infilata sotto il suo pigiama, siamo in Francia ed è fine
novembre, è freddo, ma in camera d'albergo si sta bene.
Si può vivere una vita in una camera d'albergo e saranno i giorni più felici della vita.
Lui si lamenta, ma con poca convinzione, penso che gli piaccia.
Mi risponde pizzicandomelo a mia
volta e finiamo per lottare un po' come spesso facciamo, come due
bambini. Dopo che ci siamo agitati ci blocchiamo a vicenda e lui usa un
po' più di forza per abbracciarmi a sé, io ci resto volentieri.
- Andrà bene. - Dice poi.
- Lo so. Vinceremo. Ed il punto decisivo lo darai proprio tu. -
E' una di quelle cose che dico istintivamente, senza rifletterci. Che so perchè sì.
Sta zitto, così mi alzo sul gomito e lo guardo, ormai gli occhi abituati al buio. È pensieroso.
- Che cosa pensi? -
- Alle olimpiadi del 2008. - Sorrido.
- Ti va di fare visualizzazione? - Annuisce.
Non facciamo altro, solo quello.
Poi ci addormentiamo sereni e felici con la sensazione che stessimo
insieme già da quella volta.
Dopotutto è così.
La sequenza di gioco viene cambiata
da Luthi mille volte, prima dovremmo essere solo io e Roger a disputare
le partite, poi si rende conto che se Roger arriva con un fasullo mal
di schiena, la storia non reggerebbe e così cambia sequenza.
Inizio io, la mia partita di singolo va molto bene e la vinco.
La sera io e Roger facciamo i bravi, rimaniamo concentrati e facciamo ancora visualizzazione.
Poi tocca a Roger e perde la sua,
non credo fosse entrato troppo nella parte di quello dal mal di schiena
recidivo, però può aver sottovalutato l'avversario o magari può aver
avuto molta tensione. Lui ci tiene moltissimo a questo titolo.
E poi Gael è ostico come giocatore, lo conosce bene e sa i suoi punti deboli.
Dopo questa partita che a Roger
brucia, ho i miei grattacapi a convincerlo che andrà comunque bene, ma
lui tanto fa finchè convince Luthi, il capitano, a cambiare sequenza di
gioco e al posto nostro inserisce anche gli altri.
Quando vedo che intende far giocare la partita di doppio agli altri nostri due compagni di squadra, prendo e parto.
Luthi è in sala relax che si beve
una camomilla. La prendo e gliela rovescio nel cestino per non
tirargliela addosso. Lui mi guarda come se fossi matto. In effetti di
solito sono dolce e gentile, ma ci sono volte in cui mi partono i
cinque minuti.
- Te l'ho buttata perchè forse c'è
una sostanza pericolosa che ti fa fare cazzate come togliere Roger
dalla sequenza di gioco e non assegnare a noi il doppio! -
Luthi capisce cos'ho e sospirando
si guarda intorno per assicurarsi che non ci sia nessuno a sentire. La
cosa non me ne importa, sono stufo di dover trattenermi e nascondermi
sempre per tutto in ogni caso, dannazione!
- Senti un po', vedi di calmarti!
Io ho fatto quello che mi sembrava più sensato! - E qua mi parte un
embolo. Mi sembra di scoppiare letteralmente.
- Eh no, caro! Hai fatto quello che
ti ha detto quel cerebroleso di Roger! Perchè lui ora ha le paturnie ed
è convinto che la sua ossessione per questo titolo rovinerà tutto e
quindi ti ha convinto a non usarlo! E pensi che io nel doppio rendo
solo con lui, quindi vuoi provare l'altra coppia. - La sua faccia
sconvolta dice 'fotografato!'
Io lo uccido!
Mi prudono le mani.
- Beh, vedo che ci conosci bene... - Dice cauto cercando di capire se questa mia personalità sia affidabile come l'altra.
- Adesso torni ad inserire la sequenza che avevi deciso! - Luthi sospira esasperato e si fa in parte.
- Tu e lui dovete mettervi
d'accordo. Capisco che dare retta al 3 e al 4 attuali del mondo è la
cosa più sensata da fare, ma se questi non si mettono d'accordo non so
proprio come dovrei uscirne! - E qua esclamo a braccia larghe ed aria
ovvia.
- Con la tua testa, dannazione!
Conosci la situazione, conosci me e conosci Roger! Non devi ascoltare
né me né lui! Cosa farebbe un capitano che deve assegnare la sequenza
di gioco nella finale dei mondiali di tennis? Magari userebbe i due più
forti in tutte le combinazioni possibili? No? Che dici, tu? -
Luthi però è terrorizzato da questo mio tono rabbioso e risoluto e si fa indietro.
- S-senti io... mettetevi d'accordo
voi e fatemi sapere, mi sono rotto di voi due! - E con questo va via.
Io resto qua a sbraitare come un pazzo.
- No cazzo! Devi decidere tu!
Perchè c'è solo una cosa sensata da fare! - Ma sto qua a parlare da
solo, quindi sospirando do un calcio alla macchinetta delle bevande
calde che sbuffa e alla stessa maniera me ne torno in camera da lui che
fa finta di dormire.
Apro la luce ed ignoro la sua presunta dormita.
- Roger! - Tuono furioso. Roger si
gira con una falsa aria da sonno, questo mi imbestialisce ancora di più
e mi avvicino al letto, mi chino sopra e con le braccia aperte ed aria
furiosa, sbraito:
- Allora sei strafatto di qualcosa
oppure i neuroni sono saltati da soli? No, perchè non capisco proprio
come sia possibile convincere il capitano a toglierti dalla sequenza! -
Roger si tira su a sedere e mi guarda corrucciato, sta pensando come
oso rivolgermi a lui con questo tono sfrontato e dire che ha torto.
Beh, indovina un po'? Non me ne fotte nulla che lui sia Roger!
- Intanto calmati e poi quando hai
finito con la sceneggiata alla Rafa, ti spiego! - Stringo le labbra
seccato e mi siedo pesantemente sul letto, le gambe incrociate con fare
polemico.
- Avanti, spiegami la tua gran pensata! -
Roger è seccato dal mio tono, ma sospira e si siede come me, poi cercando padronanza e calma, spiega:
- Sono ossessionato da questo
titolo, ci sono vicino e sento che possiamo vincere, ma sono troppo
nervoso. È come quando ero in finale per l'oro olimpico del 2012 e l'ho
persa perchè ero troppo teso ed ossessionato da quel titolo, perchè
sapevo che probabilmente era l'unica occasione della mia vita per avere
quel titolo specifico. E l'ho persa per questo. Per la mia ossessione,
per la mia tensione. - Ora sospiro, chiudo gli occhi e conto fino a
dieci. Mi calmo e riapro gli occhi.
- Roger, so che sei teso per questo
e che hai paura di giocare male. Però tu sei la leggenda, sei il più
forte. La soluzione non è non giocare! Così perdiamo comunque! - Il
fatto che lo dica calmo fa sì che mi ascolti. Sono tornato il tenero
Stan the man, prima ero Stanimal, come a volte mi chiama lui quando
prendo e parto a brontolare come un trattore ovunque mi trovi.
Prima trattenevo troppo, ora non trattengo più.
- E cosa dovrei fare? Io non so
cosa fare, non lo so! In queste condizioni sono un peso, non sono Roger
Federer la leggenda, sono Roger l'ossessionato! - Sospiro e chiudo gli
occhi cercando di trovare qualcosa che lo convinca, qualcosa che sappia
di soluzione, ma effettivamente non so cosa dire.
- Domani giochiamo noi due insieme,
ci penserò io ad aiutarti. Giocare bene e tornare a vincere ti aiuterà
a capire che la tua non è ossessione, ma voglia di vincere. È diversa.
- Scuote la testa.
- Non vedo differenza. - Dice piano guardando in basso.
- Nole gioca con ossessione le
finali dello slam rosso, Rafa le gioca con voglia di vincere. È questa
la differenza. - Questa cosa non so come mi viene in mente, ma è
semplicemente perfetta e colpito ci pensa e mi guarda meravigliato
perchè è vero. - Per questo Rafa ne ha vinte 9 e Nole 0. - Gli prendo
le mani e gliele bacio, le tengo sulle labbra e lo guardo per leggere
il suo viso e quando lo vedo un po' più convinto, concludo. - Fidati di
me. Giocare è l'unica cura. Bene o male che andrà, ti pentiresti di non
averla giocata tu in ogni caso. -
E con questo sorride, annuisce e si protende verso di me sostituendo le labbra alle mani.
- Andiamo a dormire? - Dice su di me. Io annuisco.
Una volta stesi chiudiamo la luce e ci accoccoliamo abbracciati.
- Abbiamo promesso di farcela
insieme, all'inizio di questo anno. Di vincere questo titolo insieme.
Lo vinceremo insieme. È una questione mentale,
ricorda. Prova, fallisci, prova meglio, fallisci meglio. - Con questo
si sistema sulla mia spalla, intreccia le dita alle mie e si
addormenta.
Non facciamo visualizzazione.
Il giorno dopo ci alleniamo e me ne accorgo dall'allenamento mattutino che in queste condizioni lui non ce la farà mai.
Ok provare comunque, ma andare a fare il kamikaze è assurdo.
Qua non abbiamo una bomba suicida
fra le mani, come Roger si vede. Qua abbiamo l'arma segreta per vincere
la guerra. Roger non se ne rende conto, non si fida di sé stesso, è
troppo nervoso.
Io non l'ho mai visto così. Ha
giocato e vinto miliardi di volte, ha un'onoratissima carriera, come fa
con la sua esperienza ad essere così teso ad una finale?
Capisco che è un mondiale, capisco che gli manca di vincerla, capisco tutto, ma andiamo.
È inconcepibile questo stato.
Finiti gli allenamenti scuoto la testa.
Così non va, così non andrà di sicuro.
Devo fare qualcosa.
Devo.
Così rischiamo ed io non posso permetterlo perchè lui non se lo perdonerebbe mai.
Devo trovare un modo per calmarlo e
rilassargli i nervi e mentre lo guardo asciugarsi e cambiarsi, mi rendo
conto di cosa serve.
E sebbene mi fossi fatto un certo
piano ragionevole e sensato, decido di improvvisare. Per una volta sarò
il Rafa della situazione.
Del resto cos'altro riuscirebbe a calmare dei nervi tanto tesi?
Non mi viene in mente altro.
Aspetto di tornare in camera, lo
vedo che fa finta che vada tutto bene, ride e scherza, ma non è
spontaneo, ormai me ne accorgo subito quando lo fa.
- Roger, così non va. - Dico subito
appena chiude la porta dietro di sé, io sto mettendo il silenziatore al
mio cellulare e mi svuoto le tasche sul comodino accanto alla mia parte
di letto matrimoniale, lui mi guarda stupito, sento i suoi occhi
addosso.
- Di che parli? - Sospiro e chiudo gli occhi, poi li alzo girando il capo verso di lui, sono molto serio.
- Di te! Ti sforzi di essere tranquillo, ma non lo sei. -
Luthi non ha ancora cambiato la
sequenza di gioco, per cui tecnicamente oggi non dovremmo giocare noi,
ma lo ha avvertito che potrebbe inserirci comunque e di prepararci.
- Ovvio che non lo sono, come potrei? Non so nemmeno se gioco o no! Però... -
- No, nessun però. Ti ho detto che
devi fidarti! Se sei teso come ti fidi? - sono perentorio e severo
perchè mi sta seccando ed è un periodo un po' strano per i miei nervi.
- Beh, tu hai detto che mi avresti
aiutato, ma non è cambiato nulla. Con tutto il rispetto e l'amore,
Stanley, ma io sono uguale a ieri e sempre convinto che così non dovrei
giocare. - Lo sapevo.
Chiudo gli occhi e scuoto la testa,
ho voglia di schiaffeggiarlo ma ovviamente mi trattengo. Conto fino a
venti, respiro a fondo, poi quando mi sembra d'aver svuotato la mente e
preso padronanza di me, quando mi sento lucido e calmo, faccio il giro
del letto e lo raggiungo, lo prendo per le braccia e carezzo lentamente
risalendo sulle spalle e poi tornando a scendere placido e ritmico,
delicatamente.
Attiro il suo sguardo sul mio, sono abbastanza vicino per sentire il suo calore, il suo profumo, e lui sente il mio.
Gli prendo poi le mani e coi palmi
in su comincio a toccare e massaggiare dei punti specifici che mio zio
diceva erano un ingresso per l'energia o qualcosa di simile.
Scientificamente mani e piedi collegano ogni parte del corpo, se tocchi
un punto sotto il piede è come stimolare una parte del cervello, stessa
cosa per le mani.
Lo sento rilassarsi piano piano. Socchiude gli occhi ma non li distoglie dai miei.
- Tu sei nato per questo, per
questo momento. Non puoi sbagliare, non sbaglierai, capisci? Nemmeno
volendo sbaglierai. Perchè quando andrai in campo saprai esattamente
cosa fare e come. E lo farai. Devi fidarti di te stesso. Visualizza le
vittorie passate, quelle difficili, quelle importanti, quelle
impossibili. Visualizza quei momenti, i momenti in cui hai vinto tutti
gli slam della tua carriera, quando sembrava che Rafa dovesse farcela,
quando invece non ce la faceva. - Roger si lascia andare e chiude gli
occhi, è totalmente rilassato e segue la mia voce. Ripropongo momenti
ed anni specifici, eventi e sensazioni, rivive emozioni del prima e del
durante e poi del dopo, lo riporto piano piano in un viaggio lungo
tutta la sua gloriosa e splendida carriera. Poi piano piano, come se
fosse sotto ipnosi, lo faccio sedere sul letto, gli tolgo la maglia e
la maglietta e mi metto dietro di lui in ginocchio sul materasso, poi
inizio a massaggiarlo leggero, le dita corrono sulla sua pelle
asciutta, delineo i muscoli tesi prima e rilassati poi, scorro sulle
linee naturali delle sue spalle, delle scapole, delle clavicole e poi
sul collo, di lato, per dietro. Su sulla nuca, lungo la mascella, il
mento, le guance, gli zigomi, le tempie e gli parlo senza smettere.
- Qual è il primo ricordo bello del tennis? -
Chiedo poi piano.
Lui ci pensa un po' e poi risponde.
- Può sembrare strano, ma è legato
a te. Ricordo una gara che abbiamo fatto da ragazzi. Avevamo gareggiato
sia nel singolo che nel doppio, nel doppio eravamo insieme e l'abbiamo
vinto. Nel singolo abbiamo fatto la finale uno contro l'altro ed io ho
preso il primo posto e tu il secondo. Conservo quella foto con gelosia.
- Sorrido perchè ricordo quella volta. È stata bella. È lì che ho
deciso che avrei giocato a tennis seguendo lui.
Per un giocatore che decide di fare
tennis a livelli professionistici, prendere un esempio è normale, ma di
solito si prendono i grandi che hanno già avuto carriera. Io avevo lui,
di pochi anni più grande, che doveva ancora iniziare la sua.
Per me è stato spontaneo scegliere
lui come guida, come esempio. Sapevo cosa sarebbe diventato, io me lo
sentivo. Se me l'avessero chiesto quella volta non avrei detto così,
però istintivamente lo sapevo.
- Sei diventato il mio sole quando
mi hai parlato quel giorno sotto l'albero. - Lo sento sorridere. -
Abbiamo fatto tanta strada, no? Insieme e separati. Io sono riuscito a
vincere uno slam, tu nei hai vinti 17. Tu sei secondo dopo essere stato
primo per mesi, anni e settimane. Io sono quarto. Insieme abbiamo vinto
un oro olimpico in doppio ed abbiamo avuto molte soddisfazioni. Il
passato non si cancella. Il passato ci aiuta per andare avanti e
disegnare il futuro che vogliamo. Vuoi vincere la Davis Cup, Roger? -
annuisce. - E allora prendila. È lì per te. Nessuno è alla tua altezza.
Tu sei leggenda. - Non so se la seduta di ipnosi alternativa
funzionerà, ma sotto i polpastrelli lo sento rilassato e tranquillo, il
respiro regolare, i battiti lenti e sono piuttosto sicuro di aver
creato una connessione speciale.
Una connessione che può essere completata in un altro modo, ora.
Roger si gira col capo verso di me
e cerca il mio sguardo, fra le mie mani sulle sue spalle. - Ti amo
Stanley. Un uomo non arriva agli obiettivi da solo, perchè si perde
prima. Un uomo arriva in cima se chi ama gli dice che sta andando bene.
Senza te ed i tuoi sproni, non sarei arrivato dove sono. - Penso che lo
creda davvero, ma penso anche che ci sarebbe arrivato anche senza di
me. Però mi fa piangere per questa bellissima dichiarazione e non
riesco a dire altro.
Quindi mi chino sul suo viso e gli carezzo le labbra con le mie.
Lui le schiude e mi viene incontro
con la lingua. Lenti ci intrecciamo, lenti ci fondiamo aprendoci di più
uno all'altro e ci assaporiamo con calma, imprimendo ogni istante,
assorbendo tutto di noi, le nostre energie, le sensazioni fisiche ed
interiori. Ogni istante, ogni momento.
Per non scordare che lui mi ama al
punto che pensa che se è lì è merito mio, quando invece io penso lo
stesso di me, che non sarei qua senza di lui.
Non scorderemo mai questo nostro modo di amarci.
E si alza piano, si gira con tutto
il corpo mettendosi davanti a me, mi prende il viso fra le mani mentre
le mie vagano sui suoi pantaloni, tiro la cordicella che li lega e
infilo le dita nell'elastico. Capendo cosa voglio fare, Roger smette di
baciarmi e mi guarda serio, significativo, comunicativo.
È il momento? È il momento fatidico perfetto che desideravo?
È questo che mi sta chiedendo. Ed ovviamente la mia risposta è una.
Gli faccio scendere i pantaloni,
gli carezzo le gambe ed i fianchi, scendo davanti sull'inguine su cui
premo e in poco lo sento eccitarsi.
In questa posizione è estremamente eccitante, amo quando Roger è padrone della situazione.
Di me.
Mi mordo il labbro guardandolo affamato, scendo e lo assorbo completamente.
- Pensi di toglierli prima o poi? - Chiede senza scherzare troppo. Il suo è un mezzo tono di comando e mi eccito ancora.
Glieli tolgo e torno carezzandolo
nell'interno coscia, raggiungo la sua erezione e lo masturbo,
accompagno i movimenti con la lingua, così lo bagno e i movimenti
vengono più veloci e meglio. L'altra mano corre fra le mie gambe e tira
fuori il mio membro eccitato, mi masturbo mentre lo faccio a lui.
L'erezione di Roger cresce in
fretta davanti ai miei occhi quanto la mia nella mano, fino a che
glielo avvolgo con la bocca e succhio deciso. Lo sento gemere, le mani
sulla nuca che mi attira a sé, spinge col bacino e la cosa mi dà alla
testa perchè amo quando è attivo.
Voglio che mi prenda, voglio che mi faccia suo.
Scendo dal letto, mi sfilo la maglia e faccio scendere i pantaloni insieme ai boxer.
In piedi uno davanti all'altro ci
baciamo fondendo di nuovo le nostre bocche, gli prendo di nuovo
l'erezione in mano e continuo a strofinare, lui fa altrettanto con me.
La sua mano nel mio inguine è quasi
deleteria. Sentire che è sua, sapere che è sua. La sua lingua
intrecciata alla mia, i corpi appoggianti uno all'altro. Le erezioni
ora unite insieme alle nostre mani che sfregano insieme, i bacini che
si spingono all'unisono per avere più piacere.
È un momento sconvolgente e non voglio che si fermi.
È perfetto ora. È perfetto ora,
perchè abbiamo rivissuto tutto ed è come essere nel momento di svolta
decisivo delle nostre vite.
Se ci fermiamo torneremo indietro e
finirà tutto, se andiamo avanti le nostre vite cambieranno ed otterremo
quello che ci manca, quello che desideriamo da una vita e che non
abbiamo mai avuto il coraggio o la forza di prenderci.
Un titolo di tennis, le nostre stesse vite legate indissolubilmente.
Sono pronto per essere felice definitivamente, completamente.
Mi separo, salgo sul letto e mi
metto di schiena a lui, mi chino a carponi e mi giro col capo verso di
lui che mi fissa per un momento shockato.
Mi lecco la mano e le dita e poi le passo fra le gambe, le infilo dentro di me e questo gli dà la spinta.
Si morde il labbro.
- Voglio averti dentro, voglio che
mi prendi e voglio che mi prendi ora. - Non importa della partita di
stasera, non importa della finale, non importa nulla, ora.
So solo che se non mi prende, scoppio.
Roger e le sue mani sui miei
fianchi, la sua bocca fra i glutei, la sua lingua dentro, le sue dita
dentro, i movimenti ed i miei gemiti, il ritmo che cresce, le dita che
sono due e poi tre, io aperto a lui, pronto che lo chiamo mentre mi
masturbo completamente andato.
E finalmente che mi scivola dentro, piano, fluido, con un colpo deciso.
Lo sento mentre mi tiene, mentre entra, mentre butta nell'aria un sospiro profondo, sconvolto.
Si ferma, assapora, si perde e poi torna.
Riprende a muoversi piano, lento, io mi abituo subito, non sono vergine.
È perfetto. È bellissimo.
I movimenti sempre più decisi, le spinte sempre più forti e profonde.
Lui così virile.
Lo guardo oltre la mia spalla e mi
eccito ancora di più. Il suo corpo atletico e snello, le sue spinte di
bacino contro di me, la sua erezione dentro ed il viso abbandonato al
piacere più intenso mai provato.
Non importa se qualche sconosciuto ha stabilito delle regole da seguire.
Le segua qualcun altro quelle regole.
Noi seguiamo noi stessi.
I nostri sentimenti.
I nostri istinti.
Vivremo a modo nostro, fuori da quelle regole, ma saremo felici e completi e non avremo mai rimpianti.
Roger aumenta vertiginosamente fino
a che i nostri gemiti si uniscono nell'aria e l'orgasmo arriva prima
per me, sconvolto da come mi prende e dalla forza con cui mi fa suo,
poi per lui che non riesce a smettere e non ne ha mai abbastanza e ne
vorrebbe ancora, assetato di me.
Perfetti e fatti uno per l'altro.
Poi i respiri tornano, i cuori ci ricordano che siamo umani e non macchine ed i corpi accaldati cedono.
Avanzo sul letto e mi stendo, lui mi raggiunge e mi accoccolo su di lui, sul suo cuore che batte a folla velocità.
Poi in questo momento perfetto un
pensiero mi passa per la testa e glielo dico dopo un po', dopo che il
silenzio ci ha ridato i respiri persi.
- Per un istante ho pensato a
quello che mi era successo da bambino. Al fatto che da adolescente
l'avevo cancellato perchè era brutto da ricordare. Adesso è di nuovo
cancellato, ho pensato. Non ci pensavo più da secoli e non mi turba il
pensiero, non come quelle volte. Perchè ora è stato cancellato da te,
dal tuo amore, da quel che provo per te. È come se il bene avesse
surclassato il male che c'è, c'è stato e non evapora, però è lì,
piccolo ed insignificante rispetto al bello ed al bene. Sono felice e
sono felice a causa tua. - Lo sento sorridere e mi bacia la fronte,
intrecciamo le dita e rimaniamo così fino a che sarà ora di mangiare
qualcosa.
- Sono contento d'averti aiutato
nella tua rinascita. Sei una persona fantastica e quella serenità,
quella gioia, quella pace te la meriti. Avrei fatto di tutto per te, in
ogni caso. Sempre. Però adesso posso dirtelo. Che ti amo e non ti farò
mai mancare nulla. Sei la mia luce. - Ridacchio e mi alzo sul gomito
guardandolo divertito.
- Buffo, perchè è quello che penso di te. Sei la mia luce. -
Ride anche Roger e finiamo per baciarci ancora e lo faremo di nuovo e ancora e sempre.
La vita è così bella, oggi.