CAPITOLO
V:
DICHIARAZIONI
/Roger/
Ok,
sono ubriaco.
Non
lo sono stato molte volte, mi è capitato di concedermi il lusso di
festeggiare, perchè ho avuto occasioni in cui ho vinto cose
importanti che andavano festeggiate. Essendo molto ligio, non sono
abituato a bere per cui quando mi capita di bere uno o due goccetti
parto subito.
Ho
la fortuna di avere una ciocca controllata da fuori e comunque mi
riprendo presto.
Nel
senso che dall'esterno non sembro andato, ho sempre l'aria normale,
ma dentro di me non capisco proprio nulla.
So
che mi ripiglio in fretta, ma in quella mezz'ora è il panico perchè
non so cosa faccio.
Questi
giorni sono stati intensi e particolari, mai vissuto una settimana
simile in vita mia e di cose ne ho vissute.
Però
con Stan ho vissuto cose diverse da sempre.
Quando
ho perso la mia partita di singolo fermando la mia avanzata nella
gara, ci sono rimasto molto male, esternamente l'ho presa con
filosofia, ma in realtà mi son detto che se non vincevo quest'anno,
che ero al mio meglio, quando potevo?
Però
alla fine le cose sono andate così e quando sono tornato da Stan,
lui è stato dolcissimo e mi ha tolto tutta l'angoscia di quel
momento.
Credo
che se fossi stato solo, non l'avrei superato.
E
poi non è successo solo questo.
Ci
siamo legati molto, aperti. Soprattutto lui. Mi ha detto un sacco di
cose personali che non credo abbia detto a nessuno. Si è aperto e
confidato con qualcuno per la prima volta.
Ci
ripenso ora mentre lo guardo dormire.
Ripenso
a quello che è stato, le cose che ci siamo detti, i passi in avanti
che ha fatto, il legame che è nato.
Prima
eravamo amici normali, colleghi, connazionali, conoscenti.
Ora
siamo amici veri. Intimi.
Ecco,
siamo intimi. Mi stendo vicino a lui, nel suo letto. Ovviamente non
so perchè lo faccio, di norma non lo farei.
Siamo
diventati intimi.
Mi
ripeto questa frase.
Mi
importa di lui, quel che ha passato, che riesca a superare i suoi
ostacoli, che butti giù i muri.
Sono
davvero delle ancore che gli impediscono di volare. Ha molto
potenziale perchè ha intelligenza, attitudine ed ha anche un
carattere bellissimo.
Se
solo riuscisse a liberarsi delle sue catene... lui ha paura del mondo
perchè lo guarda in profondità, ma invece di chiudersi a lui perchè
lo capisce troppo bene, dovrebbe sputare fuori quello che gli
trasmette.
Credo
che l'abbia giusto fatto, prima, quando mi ha baciato.
Mi
si accoccola contro nel sonno pesante ed io sorrido prendendolo fra
le braccia.
Ha
passato una cosa orribile e per anni ha pensato non fosse importante
quando invece lo era. Tutto quello che viviamo da bambini lo è, ci
segna.
Vorrei
cancellare tutto per permettergli di essere sempre felice come oggi.
Gli
bacio la fronte e ripenso al suo bacio abbastanza veloce sulla bocca.
Era ubriaco ed io lo sono ancora un po', nel marasma dei miei
pensieri mezzi sensati e mezzi non so, mi rendo conto che sto facendo
cose anomale.
Stendermi
con lui, coccolarlo come fosse un fratellino.
Non
coccolo così mio fratello, non l'ho mai fatto.
Ma
mi viene da fare e lo faccio perchè sono mezzo ubriaco.
Davvero
se fossi in me non lo farei, ma è una bella scusa l'alcool, comoda,
facile.
E
poi lui dorme, non lo saprà mai nessuno.
Mi
è piaciuto quel suo bacio.
Se
questo fosse il vero Stan, se Stan nascondesse un lato gay, mi
piacerebbe come prima, forse di più. Essere gay ti porta ad avere
una sensibilità diversa, ad essere più aperto, elastico.
Quante
altre cose ha dentro di sé?
Le
voglio vedere tutte.
Con
la mano gli carezzo il viso sudato che si sta asciugando, gli bacio
di nuovo la fronte e nel sonno sposta la testa e la alza, mi ritrovo
il suo viso verso il mio, la sua bocca verso la mia e torno a pensare
al bacio casto di prima, spontaneo. Non mi ha dato fastidio, mi è
piaciuto. Dovrei esserne turbato e forse lo sarò quando tornerò
sobrio. Ma intanto posso ammettere che è stato bello.
E
posso rifarlo.
Perchè
non lo saprà nessuno e non sono obbligato a prenderne atto,
elaborarlo, pensarci e darmi risposte.
Qua
sono solo io coi miei istinti senza freni e non devo rispondere a
niente e nessuno, posso essere chi voglio e per uno che deve sempre
ricordarsi delle regole pubbliche e private, è liberatorio,
inebriante, splendido.
Torno
a posargli le labbra sulle sue, chiudo gli occhi e mi godo il
momento, la sensazione incredibile, il calore, la morbidezza, l'odore
di champagne.
Il
mio piccolo Stanley.
Il
mio piccolo dolce Stanley.
Mi
prenderò cura io di te, sempre.
Non
permetterò che ti succeda più nulla.
Poi
mi appoggio e chiudo gli occhi lasciando che il sonno mi prenda.
Ho
fatto quello che volevo e non devo pensarci, non sono obbligato a
rispondere e non lo farò.
Rimarrà
una cosa mia, che ho fatto perchè volevo punto e basta. I dettagli
non contano.
Tornare
alla realtà è strano.
Molto
strano.
È
come scendere da una navicella spaziale dopo che ci sei stato mesi,
noi siamo stati solo una settimana ed eravamo a Pechino, dove ogni
anno disputiamo dei tornei per la nostra stagione.
Eppure
è stato incredibile.
-
Io non ricordo nulla dopo la premiazione! - Fa Stan grave mentre
corrucciato fissa davanti a sé, l'aereo decolla ed io faccio un
risolino.
-
Davvero? - Chiedo per esserne sicuro.
Io
ricordo, ricordo tutto. Ricordo anche quello che ho fatto io, ma
ricordare non significa che sapessi cosa facevo.
Ricordo
pensieri ed azioni, ma non ero in me.
Stan
ha la memoria completamente cancellata.
Fa
il broncio e scuote la testa come un bambino piccolo.
-
Ho fatto qualcosa di cui dovrei pentirmi? Devo... devo scusarmi? -
Chiede circospetto.
-
Eppure non sembravi tanto ubriaco... - Indago. - Certo, sei crollato
appena messo piede in camera e poi hai esultato come forse nemmeno
dopo le vittorie dei tornei a cui hai partecipato, però mi sembravi
abbastanza in te. - Vorrei essere sicuro che non ricorda di quel
piccolo bacio.
Cioè
di uno dei due.
Sono
stati entrambi lievi, però in uno è stato lui ed eravamo svegli,
nell'altro sono stato solo io e lui dormiva.
E
la sensazione me la ricordo ancora, anche se non ero in me.
Ricordo
che è stato bello fare qualcosa per il gusto di farlo, perchè
pensavo come dovesse essere farlo. Nessuno me lo ha impedito, non lo
devo spiegare ad anima viva.
Quel
briciolo di libertà è stata splendida. Se ero in me non l'avrei
fatto, però sono contento d'averlo fatto. Mi sento come un uccellino
in una gabbia aperta.
Sono
stato messo lì, ma posso uscire quando voglio. Se voglio posso
uscire, se voglio posso rimanere. Ma comunque sono in una gabbia.
Un
uccello cresciuto in cattività, pur con la possibilità di scappare,
non se ne andrà mai. Anche se a volte tenterà l'avventura.
È
così che mi sento e lui è stato la mia piccola avventura. Sarà un
segreto fra me e me.
Sorrido.
Non
muore nessuno se faccio così.
Non
morirà nessuno.
Siamo
due uomini, ed allora?
Cosa
importa?
Non
fa nulla. Non è morto nessuno. Nessuno lo saprà. Nessuno ne
soffrirà. È come se non fosse successo.
Sono
una persona libera, non ho obblighi anche se sono solo e faccio cose
che nessuno sa.
Non
ho ucciso, non ho rubato se non un piccolo bacio ad una persona che
mi ha dato una felicità unica.
Stan
ed i suoi occhietti mi guardano preoccupato ed ecco che mi parte la
risata.
-
Ti prego dimmi cosa ho fatto! Io non ricordo ma le tue domande mi fan
capire che ho fatto qualcosa. Ti prego! - Miagola implorante unendo
le mani sotto il mento.
Io
continuo a ridere ed allora mi dà un colpo sulla coscia, io mi
lamento e lo guardo con una smorfia agguerrita. E chi me lo fa fare
di ricordargli che mi ha baciato?
Tanto
più che non siamo soli. È un aereo privato, però non siamo soli.
C'è tutta la squadra!
-
Scordatelo! Non è questo il modo di chiederlo! - Brontolo
incrociando le braccia al petto. Lui comincia a tirarmi per il
braccio e appiccica il mento alla spalla.
-
Ti prego, ti prego, io devo saperlo! -
Mi
fa ridere, non è mai stato così ed il fatto che ora lo sia mi fa
morire.
Lo
guardo incredulo e mi esce spontanea rimanendo così vicini come
siamo, il suo viso sulla mia spalla e la mia espressione mezza
divertita.
-
Sei unico, sai? Sebbene con me fossi sempre stato più aperto ed
amichevole che col mondo intero, io non ho mai visto questo tuo lato
così psicotico! - Stan si ferma ed arrossisce e così rido di nuovo
circondandolo con il braccio e coprendogli metà viso con l'altra
mano.
-
Ehi guarda che va benissimo! Sei adorabile! -
-
Mi hai detto tu di lasciarmi andare! Questo sono io! -
-
Un martello pneumatico? - Chiedo con le lacrime agli occhi,
continuando a ridere e a tenerlo a me. Lui è un attimo disperso non
so dove dentro di sé, ma si lascia fare di tutto, come sempre, e
ricordo come stanotte mi ha stampato un bacio sulla bocca.
Bene,
visto che è in terapia, vediamo che succede a metterlo davanti al
fatto.
-
Se lo vuoi sapere... - Dico spostando le labbra sul suo orecchio e
coprendoci con le mani a coppa. - Mi hai detto che mi ami e mi hai
baciato! - La sua faccia diventa così rossa che penso non tornerà
più normale. E poi spalanca gli occhi e diventa di pietra.
-
Io... io cosa? - Ovviamente continuo a ridere e ad abbracciarlo
carezzandolo come un cucciolo di cane.
-
L'hai fatto, ma sei stato dolce e spontaneo e poi sei crollato. -
Silenzio.
Ancora
silenzio.
Allora
lo guardo mollandolo dalla stretta, lui è sotto shock.
-
Dai, non è nulla, eri ubriaco. Non importa. Mi ha fatto piacere.
Ovviamente hai esagerato uno stato d'animo felice. Hai vissuto una
delle esperienze più belle della tua vita e non eri in te.
Chiaramente questa è una delle parti che hai sempre soffocato e
appena hai potuto liberarla, è venuta fuori. Complice l'alcool, ma
lì c'è questo ed altro. - Non so di quanto conforto possano essere
le mie parole. Lui sospira e scuote la testa coprendosi il viso,
mentre si allontana dalle mie braccia e si accoccola sul sedile
dell'aereo che ormai è in volo verso la Svizzera, dove ci sarà una
festa per noi.
-
Io non credo di sapere più chi sono. - Borbotta poi facendomi a dir
poco impallidire. Lo fisso stranito cercando di capire se sia serio e
penso lo sia.
-
Dai, solo per una cosa simile... - Lui però mi guarda disperato,
chiaramente esaspera tutto.
-
No, non è SOLO! L'alcool toglie i freni inibitori per tirare fuori
chi c'è sotto. È vero che ho passato la vita a trattenermi per
paura del mondo là fuori e per non mescolarmi con il tutto, però a
questo punto voglio uscire perchè mi aiuterebbe a raggiungere gli
obiettivi della vita. Me l'hai detto tu. ok. Usciamo allo scoperto.
Ma cosa sto per liberare? Sono sicuro che sia una buona idea? È come
quando Pandora apre il vaso ed escono i demoni! Io non so cosa sono
se mi lascio andare! E chiaramente faccio bene a preoccuparmi visto
che appena ho potuto ti ho detto che ti amo e ti ho baciato! -
Naturalmente sussurra ed io sospiro perchè è davvero agitato ed
ansioso. Io mi stringo nelle spalle e gli prendo la mano per
calmarlo, voglio fargli capire che in ogni caso va bene.
-
Non importa cosa c'è. Dopo i demoni c'è la speranza, ricordi? Avrai
sicuramente un sacco di difetti, magari sei uno dall'insulto
facile... e non so, cosa ti preoccupa, il bacio? Che c'è, pensi di
essere gay? E allora? Non vedo il problema! Sicuramente ci sono un
sacco di bellissimi pregi. Sei una persona che ama festeggiare,
saltare e ridere se è felice! E sei anche molto spiritoso e
premuroso! Non hai paura del contatto fisico e capisci subito quello
di cui gli altri hanno bisogno! Hai difetti e pregi! Non importa
quali sono. Sei quello che sei! - Penso che la mano che tiene la sua
lo distragga molto, ma il concetto passa e a bocca aperta con faccia
ebete annuisce colpito dalle mie parole.
Se
riuscirò nell'intento di farlo sbocciare, sarà un miracolo.
-
Non lo so cosa mi preoccupa. Forse che appena ho abbassato i freni ho
fatto cose che non ho mai fatto in tutta la mia vita. Saltare,
cantare, fare festa a quel modo. E poi baciarti. - si focalizza lì,
credo che stia cercando di valutare se è una cosa di cui deve
preoccuparsi e scuoto la testa stringendogli la mano.
-
Non importa. Vai bene così. - Ripeto deciso.
Lui
sospira e appoggia la nuca allo schienale senza sfilare la mano. A
questo punto ho perso il momento giusto per lasciargliela e lui non
sembra intenzionato a tirarmela via.
Però
quando qualcuno dello staff si alza e passa per andare al bagno, io
la tolgo e lui se la prende con l'altra. Faccio la stessa cosa.
-
Se un giorno non mi vergognerò più di me stesso, sarà solo merito
tuo. - quando lo dice provo l'impulso di picchiarlo, ma evito perchè
mi ricordo che non siamo soli.
Sospiro,
chiudo gli occhi per cercare di rilassarmi un poco e mormoro basso e
placido.
-
Sei splendido, Stan. Se ti vergogni di essere splendido sei uno
sciocco. - non so cosa faccia, ma non dice più nulla a proposito.
Stiamo
in silenzio per un po', poi cominciamo a parlare degli altri sport
delle olimpiadi, chi ha vinto cosa, chi ci piace delle altre
discipline e via dicendo.
Le
ore con lui volano sempre, come sono volati i giorni, e non è mai
noioso. Non è mai brutto.
La
festa è splendida, ma non tocca un goccio di champagne e la cosa mi
fa parecchio ridere, ma non insisto.
Non
siamo mai soli e non ci sono occasioni per parlarci un'ultima volta
prima di tornare ognuno a casa propria.
Per
strada, una volta completamente solo e separato definitivamente da
lui, la malinconia mi assale.
La
sensazione d'aver concluso il sogno arriva ora. Ora che vado verso
casa. Ora che sono senza di lui. Lui che ha permesso questo bel
sogno.
E
mi secca averlo salutato così frettolosamente.
Così
non ci penso un attimo di più e lo chiamo.
-
E' strano separarci dopo una settimana di convivenza serrata, eh? -
Dico subito cercando di dimostrarmi scherzoso. Lui è malinconico e
non lo nasconde.
-
Mi manchi un sacco! - Poi si corregge imbarazzato. - Scusa, forse è
strano ma hai detto di lasciarmi andare. -
A
questo non posso che ridere.
-
Ci siamo lasciati da nemmeno un'ora e siamo già attaccati al
telefono! - Esclamo quindi ilare. Anche lui ride e mi piace il suono
della sua risata.
-
Mi manchi comunque. - Ribadisce poi come se brontolasse. Io finisco
per sorridere e sospirare tornando serio.
-
Volevo ringraziarti come si deve... - Faccio poi. È un momento
strano, questo. Lui sta zitto ed io non vedendo la sua faccia, non so
come interpretarlo e continuo. - Sono stati sei giorni bellissimi,
magici, e non volevo finissero. Si sono conclusi benissimo e per quel
che mi riguarda non ho rimpianti. Sono stato bene e sono felice di
ogni cosa. E ti ringrazio d'aver giocato con me. - Forse ho la
capacità di essere troppo sentimentale in certi momenti.
Il
silenzio prosegue e preoccupato, dopo un po', lo incito:
-
Ci sei? -
-
Sì che ci sono... -
-
Eh, non dici nulla... -
-
Sono io che devo ringraziarti, sei pazzo? Mi hai regalato un sogno
che non osavo nemmeno sognare! Mi hai aiutato tantissimo, ti sei
preso delle confidenze pesanti, mi hai dato dei preziosi consigli...
ti... ti sei preso cura di me... e mi hai regalato un oro olimpico!
Tu... tu non sai il bene che ti voglio! -
Sorrido.
-
Il ti amo vale? - Chiedo malizioso. Lo sento imbarazzato ma alla fine
risponde.
-
Vale. - Dice serio.
E
la cosa mi sconvolge non poco, perchè non è un modo per
sdrammatizzare, non è tanto per dire.
Capisco
che è serio, che lo pensa.
Come
lo devo interpretare?
Ho
sempre dovuto dedurre le parole che non diceva, silenzioso com'era.
Adesso parla. Me l'aveva promesso. Si sforza, lo fa con fatica. Ma
parla.
Eppure
lo devo interpretare in senso letterale?
Ma
poi siamo per telefono, direbbe una cosa simile sul serio per
telefono?
Sicuramente
è in senso lato.
-
Ti voglio bene anche io. - Lo dico come penso lo intenda lui. Sta un
po' zitto e poi risponde teso.
-
Grazie. Grazie di tutto. Ci... ci rivediamo presto. Ci sentiamo. -
Dice come se dovesse chiudere per forza. Forse ho esagerato, forse
l'ho imbarazzato.
Forse
ho capito male.
Il
dubbio che dicesse davvero sul serio, ovvero ti amo in quanto ti amo
e non in quanto ti voglio bene, mi assale e da qui non mi si stacca
più.
È
come una pianta arrampicante, un parassita che si attacca e risale,
cresce, si moltiplica e non mi molla più.
Resto
solo ed in silenzio nel tragitto fino a casa e sospiro appoggiando la
testa indietro.
Non
so cosa pensare.
Stan
ha nascosto e soffocato tutto per una vita, ora ha deciso di aprirsi,
ma cosa ne so di com'è?
Si
è ubriacato, ha fatto il matto mentre festeggiava e poi mi ha
baciato dicendo che mi amava, ma era ubriaco.
Si
però ora non lo era. E poi da ubriachi si parte da un fondo di
verità.
Devo...
devo prenderlo sul serio?
Devo
davvero prenderlo sul serio?
La
domanda rimane senza risposta, perchè comunque anche se così fosse,
cosa cambierebbe per me?
Non
mi ha chiesto nulla, non vuole nulla se non la mia amicizia.
Non
mi cambia nulla. Non sono io che lo amo, è lui che eventualmente mi
ama.
Eventualmente.
La
cosa è così assurda che scuoto la testa e la metto via come ho
messo via il bacio che gli ho dato da solo.
Fra
le cose insolute che non necessiteranno mai di indagine approfondita.
Che
possono esistere come sono, senza dover essere catalogate.
Sia
quel che sia, non cambia la realtà. La mia vita. Me stesso. Nulla di
quel che sono e faccio, sarebbe cambiato dalla risposta a queste
domande.
Quanto
è serio questo suo ti amo?
In
quale senso è inteso?
In
ogni caso, non cambia nulla.
La
dichiarazione di Rafa arriva come un fulmine a ciel sereno.
Rafa
finisce l'anno primo in classifica, non riesco a riprendermi il posto
che mi ha rubato dopo Wimbledon, e dopo aver vinto anche lo Slam
australiano e avermi fatto realizzare che è lui che mi prenderà il
posto nel mondo, che sarà la mia rovina, piango come una fontana.
Perdo
perchè ho un crollo psicologico durante la finale con lui e lui
rimane concentrato e approfitta mentre io sono in totale blackout.
Poi
durante la premiazione piango tutte le lacrime della mia vita.
È
un momento terribile, mi sento male. Penso di non essermi mai sentito
peggio.
Sono
ancora giovane ed è presto per dire che sono finito, so che non sono
finito, che nel tennis un anno è lungo e possono succedere tante
cose, che ogni torneo può ribaltare tutto e che non sono finito e
questa non è la fine.
Però
non riesco a riprendermi, mi sento schiacciare, affondare.
Ho
sempre vissuto Rafa come un potenziale grandissimo giocatore, ma ho
sempre insistito nel dire, i primi tempi, che la differenza d'età mi
impediva di considerarlo mio diretto rivale.
Quando
mi ha superato in classifica, dopo essermi stato alle calcagna per
anni, mi ha dimostrato che l'età era una scusa per non guardare in
faccia la realtà.
Giovane
fuoriclasse che così ne nascono uno ogni cento anni.
È
questa la verità.
Però
mi sono detto che anche io lo ero. Anche io ero uno di quei uno ogni
cento.
Sono
rimasto aggrappato a tutti i tornei che giocavo e quando puntando
tutto su quello australiano per ritornare là dove volevo, quando non
ci sono riuscito, son crollato.
Sto
male.
Rafa
è bravo, ho sempre evitato di vederlo per quel che era davvero.
È
unico.
Mi
ha preso il posto, me lo prenderà per sempre.
Sarà
la mia fine.
E
non posso odiarlo, posso invidiarlo, posso starci male, ma non posso
odiarlo.
Perchè
lui e la sua passione sono talento, merita i risultati ottenuti.
Però
non so come uscirne.
Poi
arriva lui, mi circonda il collo col braccio e lo dice.
-
Sei sempre il più grande, lo sarai sempre. - Poche semplici parole
che ripete e ripete almeno tre volte al mio orecchio, davanti a tutta
questa gente, ai media, ai fotografi, al mondo intero.
La
sua voce mi raggiunge, la sua fronte contro la mia tempia, la sua
stretta intorno al mio collo ed io mi rilasso.
Mi
rilasso e sorride perchè è vero.
Niente
cancella quel che ho fatto e che sono stato.
Sono
stato il migliore?
Lo
sarò sempre, anche se lui mi supererà.
Le
sue parole mi fanno rinascere e profondamente scosso da quello che mi
ha provocato dentro, arrivo allo spogliatoio dove possiamo cambiarci
e lavarci prima di andare via.
Sono
ancora scosso e con la testa a quanto successo in campo. Ho mancato
di un passo, era vicino, così vicino e poi lui se ne è andato col
mio posto, il mio posto.
Per
cui il suo bacio e la sua dichiarazione mi lascia inebetito e senza
parole.
Potevo
immaginare mille scenari diversi con Rafa, ma non certo questo.
Ho
capito da subito che gli piacevo come tennista, che probabilmente era
un mio fan. Inizialmente lo vedevo come tutti gli altri, poi piano
piano si è differenziato ed ho capito che aveva qualcosa di diverso.
Che lui aveva una marcia in più.
Col
tempo la cosa si è rinforzata, ma lo vedevo come giovane, aveva
tanta strada da fare, ma piano piano, anche piuttosto in fretta in
realtà, l'ha fatta.
A
livello personale era una persona dolcissima con me, focosa in campo,
chiusa davanti al resto del mondo e timida in privato, negli
spogliatoi.
Mi
lanciava dei grandi sorrisi e quando ci parlavo rispondeva tutto
felice ridendo un sacco. È stato naturale diventargli amico.
Voglio
dire, io ho buoni rapporti con tutti, con qualcuno è civile
convivenza, alcuni li ignoro. Ma lui no, con lui il rapporto si è
creato e piano piano è stato sempre più chiaro.
Insomma,
mi è venuto facile essergli amico, percepivo benissimo la sua
adorazione verso di me ma pensavo fosse sempre circoscritta a livello
tennistico.
Il
tempo passato insieme è sempre stato quasi esclusivamente
all'interno del tennis. O nei tornei o negli eventi ad esso
correlati.
Però
ci siamo sempre trovati benissimo a parlare di tutto e ridere molto
insieme, è una persona interessante con tante sfaccettature e
fragilità.
Quindi
poi mi sono detto se devo essere spodestato ok, va bene che sia lui.
Lui
mi rispetta, mi piace, è in gamba ed ha una parte così dolce che mi
sembra adatto, in qualche modo.
L'ho
accettato più facilmente perchè era lui.
Però
mi sono anche detto che volevo tornare primo.
Adesso
è strano, adesso mi prende contropiede, io non so come reagire alla
sua dichiarazione ed al suo fiume di parole imbarazzato.
La
sua paura si srotola davanti ai miei occhi, pensando che dopo la
sconfitta lo odiassi, spaventato che non gli parlassi nemmeno più,
ha dovuto chiarire che lui invece è innamorato di me e che è
dispiaciuto da morire avermi fatto piangere.
Credo
d'averlo traumatizzato.
Insomma,
lui mi vince e mi batte e mi distanzia coi punti ed è lui quello
traumatizzato!
La
sua dichiarazione ed il suo bacio mi sconvolgono perchè lo fa in
modo chiaro e diretto e non lascia niente all'interpretazione.
È
questo che prova, da qui non si scappa.
Mi
viene in mente Stan per un momento, lui che invece l'ha detto in
circostanze strane ed in modo strano senza farmi capire quanto
intenzionale e serio fosse, la sfaccettatura delle sue parole.
Rafa
è così chiaro che mi sconvolge e preso davvero fra capo e collo,
non so come reagire.
Cerco
di essere ragionevole e metto in chiaro che non lo ricambio, che gli
voglio bene ma che non è la stessa cosa.
Lui
spaventato che adesso possa cambiare nei suoi confronti mi
intenerisce fino a che gli prometto che non cambierà nulla fra noi,
se lui non vuole.
E
lui me lo fa promettere.
Il
momento è caotico, sconvolgente e dolce e penso che riassuma molto
bene Rafa e la sua essenza.
Dopo
l'uragano rimango fermo e mi rendo conto che non so come comportarmi
anche se sono stato calmo e razionale e l'ho gestita bene, con nervi
saldi e calma.
Cosa
dovrei dire, cosa dovrei pensare?
Come
dovrei comportarmi?
È
la prima volta che un ragazzo si dichiara seriamente a me, che lo fa
come Dio comanda e non sotto l'effetto di alcolici e di qualche
sconvolgimento emotivo.
Per
cui ho detto quello che si aspettava dicessi e che sperava facessi e
poi sono rimasto solo incapace di muovermi.
Rafa
è innamorato di me.
Io
l'ho respinto.
E
fortuna che mi sposo così sarà chiara la mia posizione.
Ho
deciso di sposare la mia ragazza, Mirka, dopo le olimpiadi. Come un
segno distintivo che definisce un nuovo Roger. Un Roger uomo, serio,
adulto e maturo con la testa a posto.
Sarò
padre e avrò una famiglia.
Come
tutte le persone normali.
Sono
a posto. Sono a postissimo.
Non
ho nulla di cui pensare, anche se paragono incessantemente la
dichiarazione di Rafa a quella di Stan.
Non
gli ho detto che mi sposo.
Abbiamo
deciso solo io e Mirka, non sa ancora nessuno.
Credo
di doverglielo dire.
E
credo di dover smettere di pensare alle due dichiarazioni.
Stan
non si è dichiarato sul serio, specie perchè non ne ha più
riparlato e ci siamo sentiti moltissime volte. Parliamo tanto al
telefono e quando siamo allo stesso torneo ci alleniamo insieme se
possiamo e comunque mangiamo, stiamo sempre insieme.
Il
suo piano per emergere sta andando abbastanza bene considerando il
fatto che è sempre stato iper chiuso.
Anche
io non sono uno che dice tutto quello che pensa, lo faccio con
diplomazia ma molte cose me le tengo per me. Però la mia è una
scelta precisa, io sono così.
Per
Stan non era una scelta, lui si obbligava ad essere così per paura
di chissà cosa, ma in realtà è ben altro e comincio a capire
perchè aveva bisogno di emergere e librarsi. Perchè in realtà
pensa continuamente, pensa continuamente di tutto su tutti su ogni
cosa.
Credo
che sia del tipo che ne vedremo delle belle.
In
ogni caso non sa nulla del mio matrimonio, è ora di dirglielo.
E
poi ho bisogno di dirgli questa cosa di Rafa, che mi ha a dir poco
sconvolto.