CAPITOLO
VI:
RISPOSTE
/Stan/
A
proposito dell'aprirmi, penso che se non lo faccio con qualcuno
esplodo.
Ho
questa sensazione da quando lascio Roger per ogni giorno che
trascorre inesorabile.
Lo
sento per telefono molto spesso, ha aumentato i contatti che abbiamo,
è come se per lui fosse normale, un'evoluzione naturale del nostro
rapporto dopo le olimpiadi.
In
pratica alimenta.
Alimenta
me.
Quel
che provo per lui.
Perchè
è chiaro che se ci penso dalla mattina alla sera e mi batte il cuore
come uno stupido quando mi scrive o mi chiama, c'è qualcosa di
particolare fra noi.
O
da parte mia.
Quel
che mi disturba è non capire cosa gli passi per la testa, penso che
sia tutto in amicizia da parte sua.
L'aver
saputo la mia storia lo ha avvicinato a me, mi conosce meglio e non
dico sia una questione di pietà, ma l'aver parlato di cose personali
ci ha approfondito. Siamo diventati intimi.
E
poi l'ho baciato da ubriaco.
Onestamente
non lo ricordo, ero proprio andato, ma se quando bevo posso fare
quello che voglio profondamente e la passo liscia perchè tanto non
sono in me, allora bere non è poi così male.
E
non è male dire quello che si pensa.
Non
è che l'ho proprio fatto, ma sapere che l'ho baciato da ubriaco mi
ha fatto capire che in realtà è bello fare quello che mi va.
Non
so se ci riuscirò mai, ma penso che mi impegnerò ad essere diretto
a qualsiasi costo.
È
libratore.
Per
questo adesso so che devo parlarne con qualcuno di questi dubbi, di
queste cose che provo per Roger.
Sono
confuso, non sono sicuro di quel che mi sta succedendo, possono
essere molteplici soluzioni.
Non
l'avevo programmata così, ma è questo che succede.
Con
lui.
Con
la persona che meno di tutti avrei immaginato di confidarmi.
Novak
ed io ci siamo incontrati diverse volte nei tornei, abbiamo avuto
modo di conoscerci e ci siamo anche trovati a giocare un doppio
insieme, non è male, è una persona che sa coinvolgere, far ridere e
soprattutto ti fa dimenticare di ogni cosa nel momento in cui stai
con lui.
Semplicemente
capita a tiro esattamente in questo istante dove sono emotivamente
fuso e non capisco nulla.
E
lui è qua.
È
qua ora.
E
non so come, non saprei proprio dirlo, ma mi ritrovo a parlarne con
lui, a confidarmi, a spiegargli che sono strano perchè sono in una
fase di cambiamento.
Forse
non dovevo dirglielo, perchè qua lui è come se fosse invitato a
nozze.
Di
preciso non so cosa diavolo dovrebbe importargli, ma per prima cosa
mi chiede ossessivamente di cosa si tratta e visto che svio sempre
abilmente, mi convince a partecipare ad un doppio con lui.
Questa
non è l'idea migliore della mia vita, però il fatto che mi faccia
ridere e rilassare mi spinge ad accettare.
Dentro
di me scatta il meccanismo del 'apriti e lasciati andare', così mi
son detto che volevo passare del tempo con lui e che avevo bisogno di
scentrarmi da Roger e lui mi è parso l'ideale.
Volevo
solo giocare un torneo di doppio e quindi vederlo un paio di volte
per gli allenamenti e poi per le partite. Volevo solo questo.
Ma
forse, in realtà, volevo altro.
Ci
mettiamo d'accordo per un paio di allenamenti insieme in una delle
pause che abbiamo fra un torneo e l'altro e ci troviamo così a
passare dei giorni insieme.
Organizza
e fa tutto lui, io non devo far altro che accettare. Mi lascio
trasportare.
Prima
non avrei accettato mai e poi mai una cosa simile, anzi, ne sarei
scappato.
Però
adesso voglio aprirmi e lasciarmi andare e trovo che lui sia l'ideale
per cominciare questo processo.
Quindi
gli dico di sì a tutto per mettermi alla prova.
Non
muoio se lo faccio.
Non
succede nulla di male.
Vengo
investito dai suoi sentimenti di allegria incondizionata e di totale
demenzialità, sento in me questi suoi stati d'animo positivi e mi
piacciono, quindi non ci trovo niente di male nel lasciarmi
contagiare.
Non
che io diventi demente come lui, sarebbe difficile, ma rido e mi
lascio prendere dalle sue scemate, non cerco di stare nel mio
angolino. Gli sto dietro, converso, scherzo con lui e gli sto vicino.
Penso
che lui stesso mi riscopra ed in una di queste cene insieme, dopo che
abbiamo rafforzato una conoscenza che non c'era a certi livelli, ecco
che abile torna sul discorso del mio momento di cambiamento.
Non
ci avevo pensato fino a che lui non lo dice, ma trovandomi davanti ad
una domanda tanto diretta mi chiedo se sia uno di quei momenti in cui
devo dire quello che penso. Per aprirmi.
Lasciarmi
andare.
Siamo
a casa sua, sul suo divano comodo ed abbiamo le pance piene. Mi
propone un digestivo ed io dico di no ricordando cosa mi è successa
l'ultima volta con l'alcool.
-
Se bevo faccio danni! - Esclamo spaventato. Lui mi guarda senza
capire.
-
Che hai capito? Non tengo alcolici! Sono rigoroso! Intendevo sorbetto
analcolico! - Così arrossisco per la gaffe e lui si mette a ridere.
Ovviamente non gli scappa la mia frase. - E comunque che danni hai
fatto? - Ed eccomi qua.
Lo
dico o non lo dico?
Di
solito non lo direi, ma adesso sono in quella famosa fase di
cambiamento.
Ho
promesso a Roger di lasciarmi andare e devo farlo.
La
domanda è precisa ed io una risposta ce l'ho.
-
Alla vittoria delle olimpiadi abbiamo festeggiato e bevuto dello
champagne. Ovviamente non essendo abituato a bere sono partito di
brutto e a quanto pare ci ho provato seriamente con Roger. - Potevo
essere vago, ma andiamo, quando ci si apre lo si fa per bene.
Lui
mi guarda stranito ed io arrossisco volendo solo morire
dall'imbarazzo.
-
Cosa hai fatto? - Mi contorco le mani e mi mordicchio le labbra, poi
dopo aver fatto forza contro me stesso, mi decido.
Forse
dopotutto è perfetto.
Lui
è uno aperto, sicuramente fa queste cose abitualmente. Può capire.
Comunque
ho bisogno di parlarne, finalmente.
-
L'ho baciato, poi sono crollato. - Nole mi fissa come se avessi
confessato un omicidio senza spiegare il movente ed io evito con cura
il suo sguardo che è vicino ed insistente. Non conosce il concetto
di spazio vitale che poi siamo seduti vicini, ma non è quello che mi
toglie il fiato quanto il suo sguardo. È quello che mi dà la
sensazione di soffocamento.
E
comincio a sudare e a sentire un gran caldo.
-
E perchè l'hai baciato? - Alzo le spalle e sulla difensiva rispondo
irritato.
-
Ero ubriaco. C'è un perchè? - Lui è scandalizzato dalla domanda.
-
Certo! Da ubriachi si fa sempre quello che più si desidera! -
Arriccio la bocca e caccio il broncio, poi sospiro e mi stringo nelle
spalle in difficoltà. Vorrei sotterrarmi e credo di avere
quell'espressione che mette tenerezza in chi la vede.
Nole
non mi stacca gli occhi di dosso e mi incoraggia a parlare mettendomi
una mano sulla gamba.
-
Ti piace Roger? - Alzo le spalle timido. - Sei gay? - Spalanco gli
occhi e li alzo al cielo volendo sparire per le troppe domande
dirette.
-
Se lo sapessi non sarei così in crisi! Sono in fase di cambiamento
non significa sono cambiato! Io non lo so! Sono confuso! - Sbotto
spazientito. Credo di esserlo stato per la prima volta. Di solito
tengo e trattengo e poi implodo in una crisi di nervi dove mi isolo e
solitamente gioco male.
Adesso
l'ho buttato fuori e sento i nervi rilassarsi. L'ho detto. L'ho detto
ad alta voce. L'ho ammesso e mi sento effettivamente meglio.
Allora
dovevo solo parlarne.
Nole
sposta la mano e mi cinge le spalle col braccio, non ha paura dei
contatti fisici, non li ha mai avuti e gli piace avvicinare il viso a
quello dell'altro come ora.
Mi
imbarazza ma lo trovo rassicurante e piacevole ed il cuore parte in
quarta.
Forse
non è una cosa specifica su Roger. Forse è generale.
Un
po' penso che possa essere una specie di salvezza. Se sono
semplicemente gay e l'ho capito tardi perchè ero stato troppo
chiuso, allora non devo preoccuparmi di come pormi con Roger.
-
Non sai se sei gay o se provi qualcosa per Roger e basta? - Annuisco
col broncio, non ho il coraggio di guardarlo, ma lui non mi stacca
gli occhi di dosso e mi sento strano, caldo, a disagio eppure anche
eccitato perchè sono in una certa situazione con un altro ragazzo
con cui c'è feeling, uno che ci sa fare, che trovo piacevole.
Io
e lui ci siamo sempre trovati bene, ma penso sia il suo dono. Chi non
si trova bene con lui?
In
questo somiglia a Roger.
-
Vorresti essere con lui ora? - Io finalmente giro lo sguardo e lo
guardo, siamo davvero molto vicini e lui non fa per allontanarsi, non
ci trova niente di male. E non voglio allontanarlo io.
Sono
eccitato.
-
Non lo so. -
-
Ti piace stare con me? - Fa delle domande semplici e mirate ed io
rispondo spontaneo, perso.
-
Sì. -
-
Verresti a letto con me, ora? - Spalanco gli occhi e arrossisco
mentre vado in tilt. È diretto e sfacciato e la cosa dopo avermi
sconvolto mi eccita di nuovo, di più di prima.
L'idea
di fare sesso con un ragazzo è una di quelle cose che non pensavo mi
avrebbero mandato fuori di testa prima di ritrovarmici davanti.
Forse
succede così. Certe cose non le capisci finchè non le vivi.
Non
sai di essere gay finchè non provi sulla pelle l'esperienza.
Allora
te ne rendi conto.
Non
riesco a negarlo.
Forse
è colpa del suo sguardo ipnotico e così vicino, la voce conciliante
e sexy, gli occhi penetranti sui miei, l'espressione maliziosa ma
seria.
Così
annuisco ebete, timido e spontaneo.
Perchè
lasciarsi andare è così maledettamente bello.
E
lui allora mi posa l'altra mano sulla guancia e mi bacia.
Io
non lo respingo, anzi, apro le labbra che si fondono alle sue e gli
vado incontro con la lingua senza il minimo freno. Sento un bollore
immediato, come un'ustione su ogni particella di me.
Il
tutto fluisce nelle parti basse che sento indurirsi ed eccitarsi e
muoio in questo istante, nell'istante in cui le lingue si intrecciano
e le labbra si fondono e giriamo le teste per premerci uno
sull'altro.
Stiamo
a baciarci per un paio di secondi ed al momento di separarci e
smettere, lui mi spinge prendendo ancora il controllo. Mi spinge fino
a farmi scendere con la schiena e a stendermi sul divano. Mi sale
sopra, continua a baciarmi.
So
cosa sta per succedere, sono in tilt, eccitatissimo, emozionato e sto
per esplodere.
E
non voglio che si fermi.
Nella
testa solo questo.
Che
mi piace. Che voglio ancora.
Non
voglio che smetta.
Lo
trovo bello, appropriato. Ed io mi sento sempre più nel mio mondo
naturale.
La
sua mano scende fra le mie gambe e si infila sotto i pantaloni che ha
aperto.
Per
un momento flash passati si sovrappongono, mi irrigidisco
immediatamente, trattengo il fiato e spalanco gli occhi. Lui lo sente
e smette di baciarmi, si ferma con la mano e mi guarda con dolcezza.
-
Non vuoi? - Ma all'idea che smetta mi sembra di impazzire.
Ormai
sono eccitato, il mio corpo lo vuole ed anche io.
-
Si che lo voglio, continua. -
Dico
roco. Lui sorride e riprende a baciarmi e masturbarmi.
È
incredibilmente eccitante e voglio continui, voglio solo continui.
Quando
mi sente duro, si tira su, si sfila la maglia e si tira fuori la sua
erezione eccitata. Lo guardo e mi lecco le labbra. Lo desidero e non
ha niente a che fare con lui, è solo che voglio quello che ha fra le
gambe.
Lo
capisco ora che mi ci trovo davanti.
Sai
quello che vuoi quando lo vedi. Sai quello che cerchi quando lo
trovi.
Sono
gay.
E
voglio un cazzo.
Il
suo è bello. Grande. E disponibile.
Con
impeto e foga mi alzo, lo spingo giù e lo prendo subito in bocca.
Lui geme di sorpresa e poi di piacere mentre spinge contro di me.
Succhio mentre mi tocco da solo e sento che stiamo entrambi per
venire.
Lo
sa anche lui, non so come gestirla, non so come fare, non ho idea di
come si vada avanti da qui in poi.
Credo
di voler andare fino in fondo, dovremmo spogliarci del tutto e poi...
ma lui non mi lascia tempo di riflettere, sembra sapere meglio di me
cosa fare.
Torna
a mettermi sotto di sé e sparisce fra le mie gambe come io un
istante fa.
La
sua bocca su di me, la sua lingua che mi percorre esperta, la fine di
un mondo intero e l'inizio di un altro.
È
questo che sono, è questo che voglio.
L'emozione
è tale che mi ritrovo a gemere forte fino a che con un urlo poco
soffocato, raggiungo l'orgasmo senza freni. Poco dopo lui fa
altrettanto e la cosa raggiunge il suo culmine senza proseguire in
altro modo. Forse bisogna andare per gradi.
Forse
è sufficiente così per oggi.
Sospiro
realizzato senza il minimo dubbio ed indecisione.
Eccomi
qua. È questo che sono.
E
vado bene come sono.
Nole
risale, mi bacia sulla bocca, poi si stende su di me realizzato a sua
volta, sfinito, contento. Si accoccola sul mio petto ed io lo
circondo.
-
Capito? - Dice beato.
-
Sì... - Rispondo con un sussurro sicuro. Non serve altro.
Rivedere
Roger è traumatico, so che sono gay, che mi piacciono gli uomini e
dovrei dirglielo, ma so che mi direbbe come l'ho capito ed allora
spiegargli che la scintilla è stata lui mi creerebbe problemi, non
penso di saper gestire le sue domande.
Mi
chiederebbe dei dettagli che non sono pronto a rivelare.
Eppure
vederlo e nascondergli una cosa simile è tragico perchè gli ho
promesso che mi sarei sempre aperto con lui.
Come
faccio a nascondergli una cosa simile?
Lo
vedo senza avere la minima idea di come mi comporterò con lui.
Mi
ha invitato a cena a casa sua, non era mai successo ma se eravamo
nello stesso posto per qualche motivo tennistico, ci siamo sempre
trovati per mangiare insieme. Solo che non è mai successo a casa di
uno di noi.
Mi
ha stupito molto questo suo invito e col cuore in gola ci vado senza
avere idea di cosa gli dirò.
Sono
così emozionato che lo stomaco è totalmente chiuso, altro che
mangiare... se metto un boccone nello stomaco vomito.
Roger
comunque mi accoglie sorridente e felice di vedermi e mi abbraccia
come se non mi vedesse da secoli.
Mi
sento andare a fuoco, le ginocchia molli.
Sono
solo gay?
Lo
sono, ma è solo questo?
Mi
piace il cazzo ed è appurato, ma Roger che ruolo ha di preciso in
tutto questo?
Mi
sa che stasera lo scoprirò.
-
Siamo soli? - Chiedo visto che abbiamo amici in comune che mi
aspettavo di vedere. Lui annuisce e mi conduce dentro.
-
Una cosa fra noi, ti spiace? - Chiede senza farsi il minimo problema.
Alzo le spalle.
-
Perfetto. Così sei tutto mio! - Questa mi scappa. Ultimamente me ne
scappano molte, troppe. Infatti ho paura di come andrà la serata.
Dopo
che ho iniziato a dire quel che penso, mi sento un drogato che non
riesce a farne a meno.
Resto
fondamentalmente chiuso e timido, ma le parole vengono sparate fuori
prima ancora che le elabori.
Forse
sono schizofrenico!
-
O sei tu ad essere mio! - Dice con uno strano sorriso inquietante.
Vederlo con questo genere di sorrisi è strano e bellissimo insieme.
Eccitante. - Sei a casa mia, da solo, potrei ucciderti, farti a pezzi
e nasconderti in giardino, chi verrebbe a cercarti qua? - Lo dice
sempre con quell'aria inquietante e per un momento assurdo penso ne
sarebbe capace, cosa decisamente assurda.
-
Tu hai sbagliato lavoro... -
-
Dovevo fare il killer? - Dice divertito.
-
No, l'attore! - Con questo dico praticamente che è bravo a fingere.
Chissà su quante cose finge sempre.
-
Vuoi dire che sono falso? - Di solito è l'associazione più normale
che si fa, io alzo le mani in segno di alt.
-
Non mi azzarderei mai, voglio solo dire che sei bravo a mascherare
certe cose. Chissà quante ne nascondi... credo che tutti
nascondiamo, ma alcuni vengono scoperti subito, altri mai. Però
nascondere è la natura umana. -
E
lo dice uno che lo fa da anni e anni.
E
forse continuerà.
Forse.
Ci
fermiamo in mezzo all'ingresso e ci guardiamo penetranti, un po'
strani, come se cercassimo di capire cosa c'è dietro questi
discorsi.
Mi
rendo conto di conoscerlo da anni eppure di non sapere quasi nulla
del vero Roger.
Per
quel che ne so, può davvero essere uno psicopatico che finge di
essere una persona gentile, buona e a posto.
È
solo bravo a sorridere e a comportarsi, ma che ne so di lui?
Che
ne so davvero?
Ed
improvvisamente mi sento eccitare oltre il normale.
-
Teoria interessante... - Fa con uno strano sorrisino. Poi mi mette
una mano sulla schiena e con l'altra mi apre la strada. Mi sento
rabbrividire dove mi tocca e lo precedo senza nemmeno rendermene
conto.
Non
cammino, volo.
Sono
solo con lui che sta mostrando qualcosa di sé e vorrei che fosse una
serata infinita.
Adesso
ogni pensiero e preoccupazione va via, siamo solo noi e questo
momento ed io che sono felice per esserci. Il resto non conta.
In
sala mi guardo intorno, è molto grande e molto bella, una
televisione enorme, dei divani bianchi che non finiscono più ed una
parete arredata con gusto classico che sta divinamente.
-
Se non sapessi che è tua, lo capirei comunque! La immaginavo così!
- Dico spontaneo. Lui sorride.
-
Davvero? - Annuisco.
-
Bella, elegante, classica. - Lui non si fa sfuggire il sottinteso.
-
Sono bello, elegante e classico? - Arrossisco e lo guardo
scambiandomi coi suoi occhi penetranti.
-
Il tuo gioco lo è. - Poi non trattengo il resto che prima avrei
ingoiato. - Ma anche tu lo sei. - Lo dico basso e lui si strofina le
labbra e poi sorride ringraziandomi senza dire nulla.
Se
la cava come niente fosse, non so nemmeno se ne è felice o cosa.
Cosa pensa di questa mia uscita?
Dovrei
chiederglielo.
-
Vieni, ti faccio vedere il resto. -
La
casa è grande e molto bella e si snoda su un unico piano che sembra
infinito, nel giardino altrettanto grande c'è una piscina con sdraie
ed ombrelloni e poi un prato con alberi ed un gazebo per passare le
giornate estive fuori. Insomma, c'è stile persino nei fili d'erba!
Sono
impressionato.
-
Hai arredato e scelto tutto tu? - Chiedo sorpreso. Lui sorride.
-
Certo. Ti piace? -
-
Molto. - Ne è felice e soddisfatto ed io mi sento la sua ragazza che
visita casa sua per la prima volta e che fantastica su come sarebbe
vivere insieme.
-
Ne sono felice. - Dice facendomi entrare perchè fuori, in questo
periodo dell'anno, è decisamente freddo.
In
casa mi fa accomodare nel divano e mi porta un aperitivo
rigorosamente analcolico, non cito nulla sull'ultima volta che ho
bevuto alcool ma non serve, anche lui ci sta pensando.
-
La cena è pronta, devo solo scaldarla. Possiamo mangiare quando
vogliamo. -
-
Hai cucinato tu? -
-
No, ho un cuoco italiano, ma a volte ci penso io, solo che lui è più
bravo! - A questo scoppio a ridere.
-
Hai un cuoco personale! Non ci posso credere! - Mi guarda
imbronciato.
-
Sono capace di cucinare, ma mi piace mangiare bene e soprattutto devo
seguire una dieta di un certo tipo per rimanere in forma e quindi ho
preso un esperto! Oltre ad essere cuoco è un nutrizionista
specializzato in sportivi. -
-
Solo tu potevi trovarne uno! - Lui si mette a ridere e mi dà un
colpetto con la punta del piede.
-
Guarda che ce ne sono molti invece! Dovresti prendere anche tu in
considerazione l'idea... - Scuoto la testa sempre ridacchiando, alzo
le spalle.
-
Oppure posso trasferirmi qua direttamente e sfruttare il tuo! - Roger
ride e naturale come se fosse ovvio, risponde:
-
Sei arrivato tardi, dubito che a mia moglie andrebbe bene... - E'
come un'accoltellata.
Affonda
la lama nella carne e mi dilania, squarcia e mi fa a brandelli.
Mi
sento mollo, i muscoli reggono a stento il bicchiere che per poco non
cade.
Mi
sento senza articolazioni, senza rigidità ossea, senza sostegno
strutturale.
Lo
fisso con occhi spalancati, pallido.
-
Cosa? -
Lui
sorride.
-
Ti ho invitato per questo annuncio. Mi sposo. - Dovrei dire che di
solito questi annunci si fanno con la consorte e davanti ad un gruppo
di amici, non in una cena a due senza futura moglie.
Ma
ora non mi esce nulla, nulla.
Sono
sconnesso, scollegato.
La
lingua è legata, annodata.
-
Ed ovviamente sarai invitato alla cerimonia e alla festa. - E vorrei
dire ma chi cazzo se ne frega, ma non mi vengono parole, non ce la
faccio. Gli occhi si riempiono di lacrime mentre il calore mi investe
istintivo.
È
qua che capisco precisamente cosa provo, quello che non capivo bene,
di cui non ero sicuro.
Al
di là delle mie tendenze, sono innamorato di Roger e potrò
raccontarmi quel che voglio, ma è così e basta.
E
lui invece sposa una donna per mettere in chiaro che non è come me e
che non prova le stesse cose e non le proverà mai.
Non
penso di essere mai stato così male.
Non
penso.
E
non so come faccio a dire:
-
Congratulazioni! - Visto che in realtà vorrei solo chiedergli
perchè.
Ma
non c'è un perchè. La ama. Non voglio sentirglielo dire.
È
la sua vita.
È
la sua strada.
Ed
io non sarò mai previsto, mai.
Dio,
che male...