CAPITOLO IX:

CELIBATO



Mi dice che non vuole festeggiare l'addio al celibato, che sono stupidaggini ma io capisco che dietro questa scelta c'è il non essere felice di sposarla.
Non voglio convincerlo a non farlo, deve fare quello che è giusto e nascerà un bambino, deve sposarla.
Però voglio fargli capire come deve vivere questa storia.
Ho una specie di presentimento su di lui.
Adesso che ha iniziato a non tenersi nulla dentro e a dire sempre quello che pensa, credo che possa fare qualche sciocchezza presto o tardi.
Non voglio che molli la famiglia perchè si sente obbligato in una vita che non vuole.
La cosa dell'addio al celibato capita a puntino.
- Non se ne parla, anche in due si fa qualcosa! Vengo domani sera e passiamo tutta la notte fuori! Il torneo è finito, puoi ubriacarti per una notte. Ti farò da baby sitter! - Lo sento sorridere e accetta.
Per un momento guardo nella mia zona d'ombra, ma poi mi giro dall'altra parte.
Ultimamente guardarci è pericoloso.

Alla fine siamo davvero solo noi due, Stan mi accoglie convinto di non fare comunque nulla e non capisco come mai non voglia festeggiare.
Un po' forse non è nel suo carattere, ma si sposa, penso che dovrebbe farlo.
Senza discutere lo faccio vestire e me lo trascino via.
- Perchè non vuoi festeggiare? - Gli chiedo in macchina, guido io la sua auto.
- E' una cosa da stupidi... gli sposi vengono umiliati negli addio al celibato e non ho voglia di fare quella parte... -
Risponde un po' brusco. Mi metto a ridere, questo è da lui!
- Hai amici che farebbero cose simili? - Alza le spalle.
- Ho pochi amici, quei pochi penso che lo farebbero. -
- Potevano obbligarti ed organizzare qualcosa lo stesso... -
- Nole mi ha minacciato, ma gli ho detto che non gli avrei più parlato se avesse osato! Non so se l'ho convinto ma visto che non è qua... - La conversazione assume toni presto allegri e scherzosi e ci mettiamo a parlare di Nole e del tipo di rapporto che hanno.
- Pensavo che foste solo rivali... - Mi era sfuggito il loro rapporto, eppure lo osservo piuttosto bene.
- Siamo diventati amici... penso che è impossibile non diventargli amico se è lui a volerlo... - Dice una cosa molto intelligente a cui mi aggancio.
- Vero. Se non ti vuole come amico non c'è verso... - Stan allora mi posa i suoi occhi addosso, li sento scavarmi.
- Non ci vai d'accordo? - Chiede stupito.
- No, non è questo, no... ci vado d'accordo, scherziamo e parliamo quando capita, ma è una cosa limitata a quei momenti. È come se mettesse un muro fra noi. Parla e scherza con me perchè lo fa con tutti, ma non sono il suo preferito. È questa la sensazione che mi dà. Ti è mai capitato di avere questa impressione senza alcun evento particolare? -
Alza le spalle e annuisce.
- Certo. Ma di solito sono io a mettere quel muro. Sorrido e parlo, insomma, sono gentile con tutti per educazione, ma con distanza. -
In effetti è vero, è stupido chiederglielo.
- Beh, quando succede, l'altra persona lo percepisce anche se apparentemente non c'è nulla che non va. -
Annuisce mentre parcheggio.
Il locale è uno dei più rinomati dove paghi tanto per avere la privacy che vuoi. La gente importante viene qua per poter stare in pace e non essere notata.
Entriamo da dietro e appena ci vedono ci fanno passare.
Consegno la mia carta di credito per le consumazioni che faremo e Stan cerca di dare la sua dicendo che non se ne parla, ma io ovviamente insisto dicendo che sarà uno dei miei regali di matrimonio.
Ci accomodiamo ad un tavolino basso con divanetti incassati in un angolo buio, ordiniamo qualcosa che per cominciare non è esagerato, poi riprendiamo a parlare.
- Quindi Nole ti ha preso in simpatia, dicevi... - Stan sorride ed è un bel sorriso. Si vede che hanno un bel rapporto e da un lato ne sono felice, dall'altro mi dà un po' fastidio che abbia bei rapporti sia con Stan che con Rafa e non con me. Non che ci sia tensione, per carità, ma c'è quel muro che dicevo.
- Direi di sì. Voleva organizzare qualcosa ma gliel'ho vietato. -
- Ti piace? - Chiedo a bruciapelo ma con un tono del tutto conciliante.
Stan arrossisce.
- Come persona... -
Inarco le sopracciglia e continuo a farlo parlare mentre bevo il mio drink per fargli bere il suo. Vedendo che lo faccio io lo fa anche lui, ma il mio è analcolico, il suo è alcolico.
È lui che deve ubriacarsi, non io.
- In che altri modi potrebbe piacerti, scusa? - Stan arrossisce ancora di più.
- E tu in che senso intendevi se mi piace? - Mi rigira la domanda con abilità, significa che non ha ancora bevuto abbastanza. Assottiglio gli occhi e continuo a bere e farlo bere mentre non risparmio il mio terzo grado.
- Quanti sensi ci sono? - Lui sbuffa e arriccia il naso tirandomi un calcio.
- Smettila di confondermi le idee! -  Io allora comincio a ridacchiare e divertirmi, ok, adesso si fa interessante!
- Io ti confondo le idee? Forse sei tu ad averle confuse... - Stan sbuffa ancora e beve finendo il drink.
Ne ordina altri due uguali ed io dico che non voglio quello, ma mi punta col dito minaccioso e mi impone di non discutere.
Ok, per un bicchiere alcolico cosa sarà...
- In che senso intendevi se mi piace Nole? - Torna ad insistere. Io alzo le spalle.
- Qualunque senso possibile. - Io per il momento sono più abile.
- Ok, la mia risposta è che mi piace. - Mm... non male per aver bevuto un bicchiere.
- Bene, la mia domanda è 'in che senso?' -
- In tutti i sensi possibili! - Risponde subito scimmiottandomi. Così scoppio a ridere e calco la mano volontariamente.
- Sei attratto da lui? - La domanda non è normale, si parla di due uomini, ma è questa che mi esce e lui mi guarda di nuovo imbarazzatissimo e per un istante penso d'averci preso. - Stavo scherzando, Stanley... - Dico subito per non metterlo in difficoltà. Forse non sono pronto per le conseguenze.
Stan tira infuori il labbro inferiore in un broncio delizioso e dopo un po' che ci pensa, bevendo, risponde:
- Mi trovo molto bene con lui, è un buon amico e riesco ad aprirmi e confidarmi. Mi capisce, sa come prendermi. È uno dei pochi con cui mi sento a mio agio. Non so quale senso sia questo mi piace, ma il significato è questo. -
Annuisco e sorrido intenerito dalla sua spiegazione e dal fatto stesso che l'abbia fatta.
- Lo stesso che è con me? - Questa domanda è un po' troppo audace, me ne rendo conto da solo, ma lui risponde subito.
- Tu non hai paragoni con nessuno. Tu sei tu. Certe cose le ho dette solo a te e non le dirò mai a nessuno. - Dice serio e sicuro. Un moto di gioia incomprensibile mi invade da dentro.
- Sono al sicuro con me. -
- Lo so. - Da qui comincia a scattare una scintilla, è la stessa cosa che era capitato alle olimpiadi l'anno scorso. Un senso di profonda intimità. Mi sento strano, bene, stordito e confuso e si apre la mia zona d'ombra mostrandomi le cose che vi ho nascosto dentro.
Ma non guardo e continuo le mie indagini.
- Nole comunque è in ottimi rapporti con molte persone, anche con Rafa da quel che so... - A questo Stan si accende.
- Che ne sai di loro? - Io mi affretto a spiegare.
- Rafa ogni tanto mi spia un po' di cose, nulla di che. Quest'anno è stato molto strano, dopo che si è dichiarato e che l'ho respinto si è allontanato, come immaginavo. E si è avvicinato molto a Nole. Noi tre ci incontriamo moltissime volte in un anno, spesso siamo semifinalisti e finalisti e significa stare insieme fino all'ultimo. Questo inevitabilmente aiuta i rapporti. Per allontanarsi da me e leccarsi le ferite, si è avvicinato a Nole. Questo l'ho notato io. Poi recentemente è riuscito a tornare a parlarmi, piano piano, sai... mi sembra stia meglio. Mi ha accennato un po' che sta riscoprendo Nole con cui si trova bene, che lo trova molto divertente. Nulla di che, per ora. - Piega la testa ascoltando con attenzione le mie parole.
- Pensi possano avere una relazione? -
- Sei tu l'amico di Nole, dimmelo tu... - Forse il tono è troppo insinuante e Stan si incupisce.
- Li spii attraverso me? Perchè non glielo chiedi al tuo amico Rafa? Io non ne so nulla di loro! - Non penso sia vero, credo che i due siano molto in confidenza e che Nole sappia tutto di Stan, forse cose che non osa dire nemmeno a me, e Stan sa tutto di Nole... di conseguenza anche di lui e Rafa.
Ma c'è tempo per sapere tutto.
Continuiamo a bere.
- Non li spio e sì, lo chiederò a Rafa appena vedrò che è tornato a posto nei miei confronti. Devo dargli spazio. Però ripensavo a quando hai detto che si sarebbe cercato una distrazione e vedendolo quando ride con Nole, pensavo potesse essere lui. La mia è curiosità, sono curioso, lo sai. - Parlo con molta calma e tranquillità per mostrargli che sono sereno.
Stan mi guarda, pensa a cosa dire e finisce il drink. Guarda il mio ancora a metà, credo che dovrebbe iniziare ad avere effetto, sarà il momento giusto per parlargli del suo matrimonio.
- Nole è bisessuale. - Dice poi. Strana risposta.
- Si era capito. Ha un modo di fare con gli altri ragazzi che solo uno molto aperto e disinibito usa. -
- Ci sono bisessuali che non diresti mai. La bisessualità è molto comune. - Il fatto che sia lui ad aprire il discorso mi stupisce, ovviamente colgo la palla al balzo per capire questo aspetto di lui che non ho mai capito con certezza.
- Ho notato in particolare fra sportivi e gente dello spettacolo. Hanno un modo di vivere la sessualità più ampio, hanno meno regole e preconcetti ed il condividere tanto qualcosa spinge a creare dei legami che si trasformano spontaneamente in altro. - La spiego meglio di quel che pensavo e Stan non mi fa rifletterci.
- Sembra che tu sappia molto bene cosa dici. Esperienza personale? - Lui parla da mezzo ubriaco, lo riconosco. Io dovrei essere quello sobrio che lo gestisce. Dovrei.
Invece mi imbarazzo e bevo tutto d'un fiato, solo dopo me ne rendo conto e con una smorfia aspetto gli effetti.
Qua le cose si fanno pericolose, non so fin dove potremo arrivare.
Dentro di me vacillo, lo sento chiaramente. E non capisco perchè.
- No, ma sono un buon osservatore, mi piace capire le cose, i meccanismi, le situazioni. Le studio... - Me la cavo bene ma lui non ne è convinto.
- Certe cose si possono capire solo se si vivono direttamente sulla propria pelle. - A questo punto, mentre mi sento sempre meno controllato, attacco perchè ho paura che poi non capirò nulla.
- E tu? Tu le capisci perchè le vivi? - Stan si trova a trattenere il fiato e prima di rispondere ordina altri due drink, non faccio caso a cosa ordina per me e a questo punto conta poco visto che ormai il danno è fatto. L'alcool farà comunque effetto. Tanto o poco che sia.
- Mi stai chiedendo se ho tendenze? - Stan è meno andato di quel che pensavo o forse da ubriaco è ancora più sveglio e diretto. Comunque funziona lo stesso.
- Le hai? - Chiedo con un sorrisino strano. Lui mi fissa per poi distogliere lo sguardo a disagio, lo abbassa, gioca con un sottobicchiere che è stato dimenticato e poi con un sospiro risponde.
- Credo di sì. Sì, direi di sì. Ho tendenze. Come minimo sono bisessuale. - Il fatto che lo ammetta mi rende istintivamente felice, so che non ha senso, ma lo sono e non posso farci nulla. Sorrido e lui si stupisce del mio sorriso. Me ne stupisco persino io. - Sei contento? - Mi chiede sorpreso. In contropiede abbasso gli angoli delle labbra.
- Contento? sì... perchè hai ammesso qualcosa di importante... -
- E' importante ammettere che sono bisessuale? - Alzo le spalle.
- Secondo me è importante essere completamente onesti con sé stessi. -
- Io ero onesto con me stesso anche senza doverti dire che sono bisessuale. - La sua risposta è un po' aggressiva e mi lascia perplesso, quindi cerco di capire, nella nebbia che comincia ad invadermi, se sia arrabbiato con me.
- Te la sei preso con me? - chiedo preoccupato. Lui batte le palpebre un paio di volte e scuote la testa tornando in sé.
- No, non arrabbiato... ma a volte sei insistente ed io reagisco così... però se sei tu va bene... -
Arrivano i bicchieri e riprendiamo a bere.
- Scusami. - Alza le spalle.
- Va bene lo stesso. -
- Stan, sei bisessuale perchè ti piace Nole? - Chiedo diretto. Non sarei mai così diretto in casi normali, ma adesso in me c'è poco di normale. È importante saperlo.
Stan non stacca gli occhi dai miei, mi sento a disagio mentre lui non è tanto in sé.
- No. Con Nole c'è un bel rapporto, c'è intesa... ma non è per lui che so che sono bisessuale. - A questo punto sento che potrei morire se non me lo dice. Se non so il motivo preciso.
- E chi? - Stan si strofina le labbra e non sa cosa dire, anzi, cerca di trattenersi dal rispondere, ma alla fine l'alcool lo spinge a parlare.
- Ti prego, so che ho detto che ti avrei detto tutto, ma questo non posso. Non chiedermelo. - Un piccolo lampo di lucidità.
Piccolo.
Quello che basta.
- Va bene. - Dico allora rispettando la sua volontà, anche se ci rimango male. Vorrei sapere. - Ma rispondi a questo. - Mi avvicino a lui spostandomi sul divano e lui non si muove guardandomi a disagio.
- Dimmi. -
- Perchè ti sposi? -
- E' incinta. È successo anche a te, lo sai. -
- E' diverso. Io comunque ho chiara la mia sessualità. Da quello che ho capito di te tu sei innamorato di qualcun altro, un uomo, giusto? Forse pensi che non ti ricambi e non ti dichiari nemmeno, quindi tronchi tutto cercando la storia normale. Ma non è quello che vuoi, che sei. - Non pensavo di doverlo dire, non pensavo di volerlo dire. Credo che sia giusto che si sposi dopo che ha messo incinta una donna, però se penso a quello che è giusto per lui è diverso.
- Sono innamorato e non intendo renderlo noto. Non succederà mai. Per cui nel momento in cui ho capito di esserlo e di non avere speranze ho voluto voltare pagina alla grande. Non ho cercato la gravidanza, ho cercato una donna, è successo quello che è successo e mi prendo le mie responsabilità. - Stan risponde con molta lucidità, sembra in sé. Se non sapessi che non può reggere tre o quattro drink alcolici, penserei che è perfetto.
Gli metto una mano sul ginocchio, contro il mio stesso controllo. Sorrido e lui si rilassa mettendo la sua sulla mia.
Il gesto mi piace, mi piace come mi fa sentire e nella nebbia di quel che ho bevuto penso in modo presuntuoso che forse sono io quell'uomo di cui è innamorato, a cui non vuole dichiararsi, di cui non vuole dirmi. Forse sono ubriaco anche io a pensarlo.
Ma questa è la sensazione. Del resto perchè nascondermelo?
- E' giusto che ti prendi le tue responsabilità in questo caso. Ma dall'altro lato penso che non è quello che vuoi davvero, che sei... anche se non sarai mai ricambiato, e comunque sono tue congetture che non puoi sapere davvero se non ti dichiari, tu non vuoi lei, rischi un matrimonio infelice... rischi che vi lasciate... -
e non ho idea di quanto sia una premonizione questa che ho fatto ora.
Stan mi guarda smarrito, sull'orlo delle lacrime.
- Mi stai dicendo che non dovrei sposarmi? -
Colpito, dilaniato quasi, dispiaciuto e con una responsabilità enorme. Se glielo dicessi lo farebbe. È giusto?
Non lo so, sono troppo ubriaco per capire cosa va fatto.
- Non so cosa dovresti fare. Non lo so. Da un lato devi sposarla perchè avrete un figlio, dall'altro secondo me rischiate un matrimonio infelice che finirà comunque. -
- Stai pensando alla separazione con Mirka? Per questo me lo dici? - La sua domanda mi spiazza completamente, per un momento non respiro e spalanco gli occhi. - Sei infelice? Ti sei pentito d'averla sposata? Cambieresti se tornassi indietro? - Le sue domande mi assalgono e finisco per bere ancora. La cosa non mi favorisce perchè poi non ho idea di che cosa la mia bocca risponderà, non lo so proprio.
- Sono felice a modo mio, abbiamo una bella famiglia, lei mi lascia i miei spazi, sto bene insomma. No, non penso di lasciarla. -
- Ma stai bene con lei perchè non ti invade troppo... giusto? - Alzo le spalle.
- Penso di sì... -
- Le dici tutto? -
- No. Nessuno lo fa con la propria moglie. -
- Non direi... -
- Ma è normale lo stesso... -
- Non ne sono convinto... -
- Quando siamo passati a parlare di me? -
- Quando ti sei messo a sollevare questioni senza soluzione. - Questo pone fine al dialogo. Stiamo zitti per un po', ognuno sulle sue, poi l'alcool ci fa mettere tutto da parte, come se ci dimenticassimo subito.
- Non importa cosa farai. - Dico alla fine. - Sappi che se avrai problemi, se ti sentirai soffocare perchè infelice... la mia porta è sempre aperta. - Stan sorride e mi guarda da vicino come siamo ora.
- Lo stesso vale per te. Se ne avrai bisogno, la mia porta è aperta. Una mano lava l'altra. - Alla fine non ho concluso nulla, ma non capisco se sia meglio così o cosa. E del resto non so cosa potevo concludere. È meglio se si sposa. Non capisco perchè, ma è meglio.

Dopo un paio di altri drink cominciamo a sparare cazzate ed il controllo scema sempre più fino a che, dopo aver riso tanto che non mi sembra vero, decidiamo di tornare a casa.
Ci facciamo portare da un taxi dove Stan comincia ad allungare le mani ed io gliele picchio fino a che preferisco tenergliele perchè non credo sia una buona idea lasciare che vaghi libero.
Quello che mi chiedo è perchè diventi maniaco quando beve.
È divertente, però è strano.
Del resto ognuno ha la ciocca a modo suo, c'è quello che diventa aggressivo o quello che diventa triste. Meglio lui che è maniaco.
Insomma… Vediamo a casa!
Io ho bevuto un po' meno, ma sono sempre sul filo della perdizione. In ogni caso non controllo quello che dico e che faccio, ma non mi pare d'essere andato oltre. Del resto non sono uno che va oltre. Oltre cosa? Perchè dovrei andare oltre?
Non ho motivo di andare oltre.
Finalmente arriviamo a casa e Stan traballa molto per arrivare fino a dentro, ad un certo punto lo vedo andare dritto in giardino, così devo prenderlo sotto braccio e trascinarmelo verso la porta.
Cavolo come mi gira la testa.
- Ok Stanley, dammi le chiavi... - Stanley si appoggia alla porta che dovrei aprire e allarga le braccia ridendo.
- Trovale! Non ho idea di dove siano! - Di norma non lo farei, ma ora comincio a frugarlo senza remore e le mie mani che gli vanno ovunque sembrano animarsi.
Fino a che nella tasca interna della sua giacca trovo il tesoro.
Le prendo e cerco di trovare la serratura. Ci impiego mezz'ora perchè lui ride e mi infastidisce.
Poi però apro e prima di rendermene conto, Stan che è appoggiato sopra, finisce dentro a terra gambe all'aria.
Scoppio a ridere e mi appoggio allo stipite tanto che penso di piangere dal divertimento.
Anche Stan ride, ovviamente.
Ok, spero di ricordarmi di questo perchè sicuramente merita.
- Se non vuoi passare la notte lì aiutami perchè non riesco a muovermi! -
- Certo, ubriaco come sei... - E così io stoico che mi credo a posto, mi chino bruscamente per afferrarlo ed alzarlo. Lo prendo per le braccia, lui mi circonda il collo ed eccomi che gli frano addosso. Continuiamo a ridere di gusto mentre io gli sono steso sopra e lui ancora mi abbraccia. Mi piace, mi sto divertendo e non voglio che ci riprendiamo.
- Dai dobbiamo... dobbiamo riuscirci... - Dico singhiozzando.
- Riuscirci? Sei matto? E chi si alza? - Pensavo che mi prendesse in giro per il riuscirci.
Allora mi puntello con le mani ma continuo a ridere e lui continua a tenersi al mio collo come se avesse paura di annegare.
- Stan, lasciami, non siamo in mare! - questo non credo abbia senso.
- No, affogo! - Ah forse aveva più senso di quel che pensassi...
- Così affoghiamo insieme! - Che bella risposta. Questa è la conversazione migliore di tutte. Così sensata.
- Se affogo con te va bene. -
- Sì ma a me non sta bene di affogare! -
- Perchè no?! Che hai da fare? -
- Pisciare! -
- Andiamo, siamo in mare, puoi farlo senza problemi... -
- Addosso a te? -
- No che c'entra, ti sposti... -
- E allora lasciami! -
- No che affogo! -
- Stan o ti piscio addosso o mi lasci! -
- Ma io... -
- Ti salvo, ma lasciami andare! -
- No poi annego! -
- Ti fidi di me? -
- Sì ma... -
- Allora lasciami! -
E finalmente mi lascia, dopo la conversazione più idiota mai avuta che mi sembrava anche perfetta.
Stan mi lascia, io mi tiro su e corro al bagno appoggiandomi ovunque ed investendo un sacco di cose. Mi prendo anche molte botte perchè non ho acceso la luce e vado ad istinto. Un colpo becco la cucina, un altro la lavanderia. Nella lavanderia cerco un water ma dannazione non c'è, allora la faccio nella vaschetta per tenere ammollo i panni particolarmente sporchi. Penso che non ci laverà più nulla.
Mentre la faccio sento il paradiso solidificarsi nelle mie vene, è una sensazione bellissima liberarsi dalla pipì quando la vescica ti esplode.
Dopo un po' mi svuoto per bene e torno di là. Stan è ancora a terra con le braccia alte come l'avevo lasciato.
- Ma sei ancora lì! - Dico un po' meglio di prima. Un po'...
- Mi hai detto di fidarmi e mi sono fidato, ma sono ancora sott'acqua! - Sospiro e ridendo gli prendo le mani e lo tiro per le braccia. Una volta dentro chiudo la porta e sto mezz'ora a cercare la luce che finalmente trovo.
- Ok bellezza... - Dico guardandolo ancora a terra. - Adesso dobbiamo andare a letto... -
- Insieme? -
- Se vuoi dormo in giardino... - Stan ovviamente si mette a ridere.
- Ho un letto matrimoniale. -
- Lo sospettavo... - Continuo a divertirmi mentre torno piano piano in me.
Dopo manovre lunghissime e faticose riesco ad alzarlo e a trascinarlo in camera dove lo lascio seduto sulla tavoletta dopo avergli abbassato tutto perchè in piedi non ce la faceva, avrebbe schizzato ovunque.
Quando mi chiama lo trovo appoggiato all’indietro, occhi chiusi, aria terribile.
Ma mi vede e si illumina. Mi tende le braccia ed io lo cingo tirandolo su. Mi sento un baby sitter ed è più o meno questo che mi aspettavo di fare.
In camera lo siedo sul letto, si butta all'indietro e si lascia cadere steso. Così cerco un sistema per togliergli i vestiti, non può dormire così.
Sospiro e mi siedo accanto, ma non combino, così mi metto in ginocchio vicino a lui, ma ancora non è la posizione migliore.
O meglio forse lo sarebbe, ma la mia testa non ancora a posto mi dice di salirgli sopra, a cavalcioni, e di aprirgli i bottoni in questo modo.
Stan apre gli occhi e mi guarda ed ha uno strano sorrisino.
Un sorrisino che mi eccita e quel coperchio dentro di me si apre mostrando quello che ci ho nascosto dentro.
Questo è uno di quei momenti in cui posso guardare perchè ho altro da metterci.
Dopo di questo.
Finisco di aprirgli i bottoni e gli apro la camicia per sfilargliela, ma essendo steso non so come fare, così gli apro la cintura ed il bottone dei pantaloni.
So che è una situazione assurda e sbagliata, ma posso nascondere tutto una volta che sarà finito. Posso farlo perchè lui non è in sé e nemmeno io molto. E non c'è nessuno.
Non dovremo parlarne, se ci proverà, se dovesse per caso ricordare qualcosa, dirò che non ho idea di cosa parla, che avevo bevuto troppo.
Sono solo mezzo andato. Quel mezzo deleterio.
Quando ho finito anche con la zip dei pantaloni, lui tira fuori la mia camicia dai pantaloni e senza curarsi dei bottoni la sfila da sopra la testa come una maglia. Le maniche le tira ed alcuni bottoni saltano.
Sono chino su di lui per la manovra che non mi aspettavo, mi appoggio ai lati del suo corpo e lui mi prende velocissimo il viso fra le mani e mi bacia.
Le nostre labbra si uniscono e si mescolano subito, la sensazione più bruciante e sconvolgente della mia vita e sto decidendo se andare oltre o fermarmi, quando le sue mani scendono ad aprirmi i pantaloni, mi alzo di scatto e scendo da lui e dal letto. Mi guarda contrariato e si tira su sui gomiti. La camicia gli scende sugli avambracci ed è scarmigliato e bello. Lo trovo bello. Mi piace. Mi eccita.
Sono accaldato e carico di desiderio. Forse ho la ciocca maniaca anche io dopotutto.
- Stanley... - Dico senza sapere cosa. Stan alza il bacino indicando di tirargli i pantaloni ed io lo faccio prendendogli anche i boxer.
Forse questo non dovevo farlo.
Ecco, non sono in me.
Bene, se non sono in me chi se ne frega?
Chi ne saprà mai qualcosa?
Poi si sposta del tutto sul letto con la testa sul cuscino, allunga la mano verso di me e con aria dolce da cucciolo implorante che mi fa impazzire, mi chiama.
- Non vuoi? - E lo vedo lì, nudo, con anche la camicia levata, steso che mi aspetta.
Ed io al diavolo, sono andato, sono solo con lui che è più ubriaco di me.
Nessuno saprà mai.
È come se non stessimo facendo nulla.
Se nessuno sa, non esiste.
Così mi tolgo il resto dei vestiti e salgo nel letto con lui.
Chiudo la luce dal tasto sopra il letto e nel buio lo tocco, lo accarezzo con cura e dolcezza e desiderio e mentre le nostre lingue si uniscono dentro le nostre bocche, mentre ci fondiamo e giochiamo sensuali, le mani scendono sul suo corpo, sul suo inguine, sulla sua erezione che sono eccitato di toccare. Poco dopo la sua mano fa altrettanto con me ed in perfetta sincronia, come quando giochiamo i doppi, facciamo la stessa cosa in modo perfetto.
Ci masturbiamo a vicenda mentre l'eccitazione sale per entrambi e con spasmi incontrollati e gemiti nelle nostre bocche, troviamo l'orgasmo insieme.
Sento i liquidi colarci addosso, bollenti. Ansimiamo accaldati, sudati.
Febbrile prendo un pezzo di lenzuolo e strofino entrambi pulendoci, poi lo butto di lato prendendo solo il piumino che tiro su.
Stan mi si accoccola contro, sul fianco. Infila il viso contro il mio collo e mi dà la buonanotte.
Una notte che forse fisserà nel mio inconscio cose sconvolgenti legate agli addio al celibato.
Una notte che penso non dimenticherò mai, ma a cui non sono costretto a pensare. Non lo sono davvero.
È una cosa nata e finita qua, che non esiste per nessuno.
Una cosa a cui non devo pensare nemmeno da solo.
Una cosa bellissima.
Gli bacio la fronte e mi addormento sereno, senza un minimo senso di colpa.
Non è successo nulla. Nulla. Solo un sogno. Un bellissimo sogno. Uno splendido sogno.