12. MANIE DI CONTROLLO


/Roger/
“Se fosse facile forse non mi piacerebbe, però a volte vorrei ucciderlo.
Ebbene sì, l’ho detto. Ma è vero!
Sbuffo per l’ennesima volta e Stan alza gli occhi al cielo seccato.
- Avanti! - Esclama buttando le carte sul tavolo. Io lo guardo aggrottato senza capire.
- Avanti cosa? - Stan sbuffa.
- Avanti, cosa c’è? - La sua pazienza è sempre scarsa, Stan ha un carattere particolare, sembra mite, carino e dolce, ma in realtà con chi conosce bene è una bestia. Adoro questo suo contrasto.
Quando è così lo chiamo Stanimal.
- Ci deve essere qualcosa se voglio passare una serata con un mio amico? - Stan sbatte la testa sul tavolo teatralmente.
Siamo nella sua camera, gli sono piombato qua dopo cena con le carte da gioco imponendogli la mia presenza e non so nemmeno se avesse altri programmi.
Oh insomma, che programmi doveva avere?
- Sì! Perché io ho rinunciato alle mie cose per stare con te che sbuffi e tu hai rinunciato a stare col tuo Rafa per sbuffare con me! Adesso mi dici perché sbuffi o ti caccio! - E così capisco che non posso certo fargliela.
Lui è Stanley, mi conosce meglio di come mi conosca io.
Così lascio stare le carte e mi strofino il viso sospirando rassegnato e nervoso.
- Beh, ho litigato un po’ con Rafa… - Stan ride.
- Ma dai?! Ed io che pensavo che fossi qua perché ti mancavo! - Faccio una smorfia e gli do un calcio da sotto il tavolo.
- Oh andiamo, sii serio! - Stan si alza e si butta sul letto, è già pronto per dormire, si stende sopra le lenzuola disfatte e si mette le mani sulla nuca.
- Perché hai litigato? -
Così mi alzo anche io e lo raggiungo sul letto, dove mi stendo accanto, a pancia in su, stessa posizione, mani dietro la nuca.
- Non è che abbiamo proprio litigato, ma è seccato. Gli scoccia quando gli chiedo con chi scrive, cosa ha detto con quello, perché ha fatto così… - E mentre parlo sento lo sguardo meravigliato e shoccato di Stan, così giro il volto ed ho conferma che mi fissa come se fossi un marziano. - Che c’è? -
- Rog… stai scherzando vero? - Per lui è così ovvio. Io faccio il permaloso.
- No, per niente, che c’è? -
Stan si tira su a sedere sul letto per guardarmi bene negli occhi e fa la faccia da ‘ma sei proprio scemo’.
- Rog, ma è Rafa! Tu vuoi controllare in modo ossessivo Rafa, capisci? Come puoi pensare di farlo? A Rafa non puoi dire quello che deve fare, non puoi farti dire tutto, non puoi… dai, non puoi controllarlo perché quello scappa a gambe levate! Ci sono persone con cui puoi farlo, per esempio io te lo lascerei fare senza problemi. Ma Rafa è allergico, si capisce! È troppo indipendente da quel punto di vista, ha quel carattere così… selvaggio! - Mentre parla mi rendo conto subito che ha ragione, è come se lo sapessi da solo, ma sentirmelo dire mi impedisce di far finta di avere ragione io.
Sospiro e faccio l’aria abbattuta.
- So che non posso farlo con lui. Ma non riesco ad evitarlo. Sai, ho la mania di farlo sempre con tutti, non riesco ad evitarlo, capisci? È più forte di me! -
Stan scuote la testa e ridacchia.
- Ma non puoi, a quello viene l’orticaria! E poi cosa hai da controllare? Quello ti darebbe entrambi i suoi reni! Non ho mai visto una persona più dedita ad un’altra! -
La cosa mi colpisce, non immaginavo che lo vedesse così. A parte che ha ragione, ma…
- È davvero così innamorato? Cioè da fuori si vede davvero così tanto? -
Stan sorride un po’ malinconico come fa quasi sempre e scuote la testa tornando a stendersi, ma sul fianco e verso di me. Il braccio piegato sotto la testa. Io prendo la sua stessa posizione, è come essere allo specchio.
- Si vede tantissimo. Anche un cieco lo noterebbe! - Così mi perdo un momento e ci penso. Davvero da fuori sembra così? È bello che sia così.
- È che un po’ è la mia mania, un po’ sono insicuro… cioè so che è preso da me, ma… boh… forse sono solo fuori di testa! - Non gli dico che sono geloso di Novak perché lo guardava in un modo pazzesco e perché Rafa era davvero nervoso con lui.
Alla fine mi sento un po’ meglio anche se mi sembra d’aver risolto poco, tutto sommato. Ma forse devo solo sforzarmi di non essere geloso o per lo meno non mostrarlo.
- E comunque dovresti parlargliene. Se hai qualcosa di specifico semplicemente parlane con lui, non puoi stare lì in quel modo, dai. - E Stan ha di nuovo ragione.
- Ma sì, forse hai ragione… l’unica è parlarne… - Me lo ripeto per convincermene e lui, con il suo solito sorrisino malinconico, sbadiglia e chiude gli occhi senza più riaprirli.
Ha una capacità di addormentarsi sempre nei momenti più assurdi.
Sorrido e mi tiro su coprendolo, poi guardo l’ora e me ne vado.
Se non ci fosse Stanley che farei?

Non vado da Rafa, lo lascio in pace ancora per oggi.

L’indomani ho il pensiero fisso di parlarci, non so cosa dovrei dirgli, forse scusarmi perché sono così ossessivo con lui.
Lo incrocio nel corridoio che scende assonnato a colazione, quando mi vede si ferma e impallidisce, ha gli occhi spalancati come se avesse visto un mostro e mi viene su subito un sacco di ipotesi una peggiore dell’altra.
- Che è successo? - chiedo subito agitato invece di far finta di nulla e metterlo a suo agio. Rafa si tende ancora di più e sembra un gatto.
Porca miseria.
Non va bene così.
- N-Niente, che deve essere successo? - Ci siamo lasciati scocciati, non proprio litigando perché con me non si litiga, io taglio fuori e basta.
Per cui ora rivedersi così è chiaramente una cosa un po’ particolare.
- Beh, mi sembri strano… - Camminiamo titubanti per il corridoio verso l’ascensore.
- Strano come? - Schiacciamo il pulsante, sembra sempre teso.
- Ma… non so… quasi spaventato… - Le porte si aprono ed entriamo, cerco di sembrare normale, non voglio metterlo alle strette, ma forse lo sto facendo senza accorgermene.
Entriamo, si stanno per richiudere.
- Non so di cosa parli, non ho assolutamente nulla. - Dice secco e brusco dandomi la conferma che qualcosa ce l’ha.
Succede proprio quando sono quasi chiuse. Una mano le ferma e le riapre, poco dopo spunta un sorridente Novak che, vedendo che ci siamo noi, rimane stupito.
- Oh buongiorno! - Sembra raggiante.
- Buongiorno. - Rispondo gentile. Rafa borbotta, si fa in parte e Novak si piazza in mezzo. Ovviamente non parliamo più di quello di cui stavamo parlando, ma si crea uno strano e sospettoso silenzio.
Non so perché non parlo, forse perché Novak, che di solito parla sempre, sta zitto.
E lancio qualche sguardo di sottecchi a Rafa che fissa il pavimento come se fosse tanto interessante.
Io sono paranoico, lo so, ma qua c’è qualcosa di strano.
Finalmente arriviamo al piano terra, le porte si aprono e davanti a noi si presenta un viso familiare che, vedendoci, chissà perché, scoppia a ridere.
È Stan e non so proprio che diavolo abbia da ridere!
- Beh? - Chiedo uscendo per primo. Rafa aspetta che Novak lo faccia e poi segue.
Stan continua a ridere, scuote la testa ed alzando la mano saluta.
- Niente, niente… ci vediamo dopo! - Stan fa colazione prestissimo, si alza molto prima di me, non so come fa, ma è anche vero che si addormenta presto.
La sua reazione mi lascia perplesso, così come lo schiaffo sul sedere che gli dà Novak. Rafa lancia uno sguardo fulminante, molto veloce, ma che non mi sfugge. Poi passa oltre silenzioso e musone come se improvvisamente ce l’avesse con tutti noi.
So che con me magari qualcosa ha, ma che c’entrano Novak e Stan?
Sospirando faccio un cenno al serbo e inseguo Rafa prima di arrivare in ristorante dove faremo colazione con un sacco di altra gente che non è il caso ci veda insieme.
Lo prendo per il braccio e gli chiedo udienza un momento, lui sfila il braccio seccato e brontola che possiamo parlare dopo la colazione. Così vede David, Fernando e Marc e, illuminato di vedere suoi compagni di nazionale nonché amici, si fionda da loro.
Qualcosa bolle in pentola. O forse sono io paranoico.
Novak entrando lo guarda, lo guarda prendendo la colazione e lo guarda ancora mentre mangia con altri suoi amici.
Ed io, con i miei, ho solo voglia di sbranarlo.
Perché osa farlo? Ancora, come quella sera. Me ne accorgo, cosa crede?
Rafa no perché è tonto, ma io sì!
E a proposito degli sguardi di Novak e del nervoso di Rafa, mica c’entrano uno con l’altro, spero.
No dai, sono geloso di Novak perché lo fissa sempre, ma non è una gelosia fondata, in un angolino di me lo so. È solo che poi quando lo vedo scrivere messaggi o parlargli senza farmi sapere cosa si dicono, io esco fuori di testa.
No, così non va bene, devo rimediare.


Rafa non è contento di farlo, ma alla fine con fermezza lo obbligo a parlarmi. Più che altro quando fa per tornare in camera a prepararsi per gli allenamenti, lo seguo e lo spingo dentro chiudendo la porta dietro di me. Lui si lamento un sacco anche con parole in spagnolo, poi io allargo le braccia e alzo le mani come un maestro d’orchestra che chiama l’attenzione di tutti gli strumenti. Appena lo faccio, Rafa si zittisce.
Sono lieto di sapere di avere ancor un po’ di potere su di lui!
- Voglio solo scusarmi! Mi sono reso conto di essere stato troppo ossessionato dal controllarti. So che non va bene. È che fatico a controllare questo mio aspetto ossessivo… -
Rafa sembra calmarsi e rimane col broncio, ma non mi fissa come se fossi il nemico.
- Mi fido di te, non è una cosa che faccio di proposito… è che… non so, forse il modo in cui ti guarda Novak… - Al suo nome Rafa mi fissa aggrottato, come se gli avessi pestato la coda.
- Che c’entra lui ora? - Chiede subito. Io scuoto le mani.
- Niente, credo. Ma ti guarda in un modo che non immagini quando non vedi ed io che me ne accorgo… beh, sono geloso di quello, penso. E poi sono fatto così. Cioè io ho la mania del controllo maniacale su tutto e su tutti, ma è grazie a questo che ho raggiunto i miei traguardi e che riesco a gestire… beh, praticamente due vite private completamente diverse fra loro. Sai ho un sistema ben preciso… controllo, gestisco… - Via via ho un tono sempre più dispiaciuto e lui mi ascolta rilassando i muscoli della faccia che si erano scuriti.
- Io non c’entro col modo in cui lui o chissà chi mi guarda. E poi se lo vuoi sapere anche a me non piace il rapporto troppo stretto che hai con Stan, ma non ti tratto come se dovessi rinchiuderti in una stanza a cui solo io ho accesso! - A questo rido. Che fantasia. Però rende l’idea, in effetti.
Sospiro e scuoto la testa avvicinandomi, gli prendo il viso fra le mani e con dolcezza e delicatezza, continuo a scusarmi.
- Non sei tu, non è nessuno. Non lo so. È il mio modo di fare, ma devo imparare che non posso farlo con te perché tu hai questo splendido carattere selvatico. - Finalmente fa un cenno di sorriso, sembra che scacci le proprie nuvole, ed io mi sento meglio. Mi mette le mani sui fianchi e non mi spinge via con un pugno.
- Non voglio che cambi, sei come sei e ti amo così. Però non… non posso dirti sempre tutto quello che faccio, che dico, che penso… a volte ho bisogno di isolarmi, di fare una cosa per conto mio… di avere altri rapporti al di là di te… - Sto per chiedergli che genere di rapporti, ma penso sia esattamente quel tipo di cose che devo evitare, così mi mordo il labbro e devio.
- Io e Stanley siamo amici da molti anni, eravamo piccoli. - Annuisce.
- Lo so, lo so… e non voglio che smettete per colpa mia… - Sorrido.
- Sarebbe impossibile! - Lui mi fissa sorpreso.
- Ed è impossibile che io impedisca a Novak di guardarmi… come mi guarda! - Ridacchio e rilassato lo bacio.
Rafa ormai è tranquillo e ricambia, fortuna che sono rinsavito in tempo, potevo fare un disastro se avessi continuato in quel modo.
Dopo il bacio ci abbracciamo e rimaniamo così per un po’, poi quando dobbiamo separarci perché il tempo corre davvero troppo veloce e dobbiamo andare ad allenarci, non parliamo né di Novak né di Stan, ripeto che farò di tutto per non essere ossessivo e lui risponde che cercherà di essere il più cristallino possibile, ma io dico anche che non voglio che lo sia perché lo voglio io, non voglio nemmeno che cambi e si snaturi.
Così lo bacio e, prima di uscire, gli carezzo la guancia.
Forse è solo che lo amo troppo ed ho paura di perderlo, visto che è tutto così strano, caotico ed in bilico fra mille mondi diversi.
Io e Mirka, lui e Xisca, il tennis, il mondo che ci segue, gli amici che ci stanno intorno. Tante cose a cui pensare, da controllare.
Ed ora Novak che sembra progetti un attentato per mangiarselo.
Ma, caro Roger, non si può controllare tutto. A volte bisogna lasciarsi trasportare dagli eventi e, semplicemente, reagire dopo. “