25. COMPROMESSI
/Nole/
“Shoccato? Sì, grazie.
Ma anche lui.
Ripenso a quel giorno, a quel
‘ti amo’ detto in quel modo, dopo aver fatto l’amore in quel modo,
perché era amore, quello. Rafa si è preso cura di me in un modo
incredibilmente dolce e poi si è fatto prendere ed inglobare, avevo
bisogno di farlo mio, ma non possedere. Era più… bisogno di fondermi
con lui. Volevo guardarlo.
Non l’ abbiamo mai fatto così.
Se fossimo uomo e donna, l’avrei lasciata incinta.
Era una di quelle volte.
Non ne abbiamo parlato e non lo faremo, non l’ha più detto e non l’abbiamo più rifatto in quel modo.
Abbiamo come fatto una specie di
marcia indietro, tornando a vederci solo per scopare ogni tanto,
ragionando sugli impegni e sui momenti ideali e cose così…
E così riprendo a vedere con più
impegno Jelena, la ragazza che probabilmente un giorno sposerò visto
che mio padre non fa che chiedermi quando intendo farlo e dargli un
nipote.
Prova tu a dirgli che sono preso per un altro ragazzo… credo che mi ucciderebbe, e non scherzo.
Non è facile… cioè devo entrare
nell’ottica che comunque dovrò sposarmi perché è la mia cultura, sono
stato cresciuto per questo ed il fatto che sono un tennista realizzato,
ad un passo dal primo posto, è un extra che è bello, ma non è il centro
del loro mondo.
Loro… loro vogliono che mi sposi, io devo farlo, è così che funziona e lo farò. E farò una famiglia.
Ma come faccio se ho solo Rafa in testa?
Se tutte le volte che lo vedo vorrei tornare a fare l’amore con lui e chiedergli se mi ama davvero?
Anche a lui va bene questo
rallentamento… penso che si sia spaventato di averlo detto
impulsivamente, forse non lo pensa davvero o forse lo pensa, ma sa che
non è una buona idea.
L’ultima volta che l’ha detto si è spento pochi mesi dopo.
Non so proprio come muovermi, perciò faccio poco e nulla e mi limito a monitorare la situazione.
Forse, visto che non so che
diavolo fare a livello personale e sentimentale fra la ragazza che
dovrei decidermi a sposare e Rafa con cui dovrei decidermi a fare un
passo avanti o cosa, è meglio che mi concentri sul tennis.
Insomma, troppi pensieri per la testa.
Matrimonio, amore, non amore,
amante, sesso, boh… qualunque cosa sia Rafa… beh, diciamo che la parte
più facile della mia vita deve essere il tennis.
Così l’anno finisce in modo un
po’ strano, ma finisce. Fra noi le cose vanno bene, come andavano verso
Maggio-Giugno, quando si scopava in libertà, sciolti e senza impegno.
E continuiamo a non desiderare nessun altro.
Ed io a non decidermi con il dovere di uomo, come dice mio padre.
E lui a non parlare di quel ‘ti amo’ che non ha più osato dire.
Lui, figlio della libertà, che fa il primo passo per legarsi?
Con l’ultima volta che è stata disastrosa?
Lo capisco, lo capisco bene. Ed
io, dal canto mio, ho una marea di casini perché non è facile muoversi
con uno così complicato che non ha le idee chiare ed ha paura di tutto
e vive per nascondere al mondo sé stesso. Ed ora, forse, pure a me.
Per non parlare dell’idea di deludere mio padre mentre continuo a rimandare quello che vuole che faccia.
Onorare i genitori, è la regola
d’oro delle mie parti. Forse nel resto del mondo si cresce per essere
felici, noi dobbiamo rendere fieri mamma e papà, specie papà, che se
non è contento di te ti demolisce.
So che un giorno la sposerò e
farò la famiglia, ma dovrò essere pronto a vivere due vite distinte e
dividermi fra il dovere ed il piacere.
Il punto è… che una cosa del
genere vale la pena farla solo quando ami, quando ami davvero questo
piacere. Se è solo uno sfizio che senso ha ingannare famiglia e moglie
e poi pure i figli? Non lo fai solo per uno sfizio piacevole, lo fai
perché ami.
Ed io e Rafa ci amiamo? Ci
ameremo? Ne varrà la pena o quando deciderò di sposarmi sarà l’ora di
chiudere con lui per fare la persona seria e pensare al dovere?
Dio, ma che cazzo ne so!
- Ho la sensazione che ne sia
rimasto turbato… - Mi confido con Stan una volta che torniamo dalle
vacanze invernali per ricominciare la nuova stagione. Siamo ai primi di
Gennaio, al primissimo torneo e ne approfitto per parlare con Stan, il
primo che incontro.
Prima ancora di Rafa.
- Ma ne hai parlato con lui? - Mi stringo nelle spalle.
- Non ci siamo visti e sentiti
durante questo mese di pausa… qualche messaggio, l’ho chiamato due
volte sotto natale e capodanno e mi ha detto che non festeggia, io gli
ho risposto nemmeno io perché gli ortodossi hanno altre feste, però il
capodanno speravo di passarlo con lui. -
- E invece? - Stan ed io stiamo
facendo palestra, usiamo dei macchinari vicini e parliamo piano perché
non siamo soli, fitto fitto.
- E invece niente, ha detto che
aveva molto da allenarsi perché voleva cominciare bene la nuova
stagione e che ci vedevamo al primo torneo, come sempre. - Sono un po’
deluso, mi dispiace che sia andata così, poi.
- Ma siete in crisi o è una tua paranoia? - Stan continua con le domande per capire la situazione.
- No, forse sono mie paranoie.
Non abbiamo mai parlato di sentimenti e di essere una coppia, abbiamo
sottolineato che siamo due che passano il tempo insieme… senza impegno…
- Sospiro ed alzo gli occhi in alto scuotendo il capo. - Però non lo
so… ho la sensazione che abbia fatto retromarcia. Ad Agosto, dopo l’US
Open in particolare, lui ha avuto un brusco ripensamento. - Stan mi
guarda con le sopracciglia inarcate per capire meglio, così
approfondisco senza che me lo chiede. - Da Maggio ad Agosto abbiamo
passato parecchio tempo insieme, abbiamo iniziato con un paio di
incontri sessuali al conoscerci meglio e allo stare sempre insieme,
parlare molto di noi, cose così… - Stringo le labbra ripensando a quei
bei mesi. - Si era creato qualcosa, qualcosa di più del sesso.
L’abbiamo sentito tutti e due. E Rafa, dopo aver vinto l’US mi ha detto
che mi amava mentre aveva l’orgasmo… - Stan allora smette di muovere le
gambe e mi fissa sorpreso ed io annuisco con questa espressione
dubbiosa ed in difficoltà. Abbattuto. - Capisci? -
- E tu? - Mi chiede spiazzandomi, sembra molto interessato agli eventi.
- Ed io cosa? -
- Cosa gli hai detto quando lui ha detto di amarti? - Lo guardo come se dicesse eresie.
- Niente! Cosa dovevo dire? -
Stan allora si butta indietro con la schiena e si copre la faccia con
le mani, schiaffeggiandosi teatrale. Alcuni atleti si girano per
guardarci curiosi ed io gli do un colpo con il pugno.
- Ehi, smettila! - Dico sotto
voce. - Che dovevo dire? A lui è scappato perché aveva un orgasmo, sono
quelle cose che si dicono senza pensare… perciò che dovevo fare, dire
anche io anche se non lo sentivo? -
Stan si riprende, ma è sempre con quell’aria da ‘ma Dio, quanto sei imbecille?’ ed ora mi sorge il dubbio che abbia ragione.
- Si risponde sempre ‘anche io’,
non importa se non lo pensi! Se c’è una cosa che ho imparato dalle mie
disastrose relazioni ed ora con Roger… si risponde sempre, anche a
costo di mentire! Se vuoi che la storia prosegua bene, lo devi fare! -
Lo guardo corrugato.
- Tu menti a Roger? -
- Io non ho bisogno di
mentire a Roger. Lo amo davvero. Però finché mentivo a mia moglie
dicendole che la amo, le cose andavano bene, quando mi sono messo con
Roger ho iniziato a non dirglielo più, ad allontanarmi un po’… è stato
inevitabile, non volevo, ma è successo. E lei ha chiesto la
separazione! Non voleva separarsi, voleva mettermi alla prova, vedere
come reagivo. Ma io non ho cercato di oppormi e questo le ha fatto
capire che ero io a volere la separazione, in realtà, non lei! Così ci
siamo presi questa pausa. Vediamo quanto dura. Devo solo riuscire a
mentire di nuovo guardandola negli occhi. È questo che serve ad una
relazione per funzionare. Indipendentemente da quello che provi. Se
vuoi che vada bene, dì quello che lei o lui vuole sentirsi dire e le
cose andranno bene. - Sospiro davanti a questa teoria cinica, non ne
sono molto convinto.
- Non sono convinto della tua teoria. - Stan scuote la testa.
- Imparerai che ho ragione! Ti
sposerai, un giorno, no? Vedrai se non ti troverai a mentirle per far
andare bene un matrimonio di cui non ti frega niente, ma che deve
semplicemente funzionare! - Stan ha più esperienza in questo senso,
capisco che possa avere ragione, però mi sento un verme all’idea. Un
conto è mettere maschere in pubblico e nascondere certi lati, un conto
è mentire spudoratamente su cose importanti a qualcuno a cui comunque
tengo.
Mi piace la mia ragazza, non la
amo, non la amerò mai, ma mi piace. Mi dispiace mentirle. Però capisco
che dovrò farlo, perché mio padre mi sta rendendo la vita privata un
inferno.
- Comunque mi sono bloccato, ho
pensato che stessimo correndo troppo. Volevo dire qualcosa, volevo
anche parlarne, ma non ci sono riuscito e nemmeno lui l’ha fatto, così
ho lasciato le cose così e basta. -
Smettiamo di fare i nostri
esercizi per le gambe e ci spostiamo su qualcosa per le braccia, nel
frattempo ci asciughiamo e beviamo un po’.
- Ed ora ti stupisci che Rafa si
sia raffreddato? - Storco la bocca, ogni volta che parlo con Stan mi
illumino d’immenso. Capisco quello che per mesi di pensieri solitari
non capisco. Ha il potere di farmi chiarezza in poche schiette parole.
- Forse è quello che cercavo, ma
non è quello che volevo. Me ne sono reso conto ora che è successo. -
Sorride e allarga le mani, in una la bottiglietta, nell’altra il tappo.
L’aria comica:
- E quindi che farai per
rimediare? - Sospiro e mi stringo nelle spalle, poi chiudo la mia e mi
sistemo nel macchinario che uso per rafforzare le braccia, una specie
di bicicletta a mani.
- Immagino che dovrò parlargli, sempre che abbia voglia… -
- Nole, devi fare chiarezza in
te stesso. Cosa vai a dirgli? Mi dispiace che ti sei staccato, ma non
so se ti amo o no? Penso che forse è presto, però non voglio che te ne
vada? Sai cosa ti risponde Rafa? - Sorrido.
- Una vaga idea ce l’ho… - Poi
mi affievolisco e rallento le bracciate. - Però è difficile capire. -
rimango in silenzio a pensarci, serio. Stan non mi interrompe fino a
che, dopo un’altra serie di esercizi, mi chiede a bruciapelo:
- Lo lasceresti andare? - Scuoto la testa.
- Non voglio lasciarlo andare. -
- Te ne stai innamorando? - Silenzio. - Nole… - Insiste.
- Forse. Quest’estate stava succedendo e mi sono spaventato. -
- Hai paura di innamorarti? -
Come va sempre al punto, come lo centra. Come fa con le sue palline di
rovescio… mi fa venire i brividi tutte le volte.
- Forse sì… di innamorarmi sul
serio al punto da non poter fare a meno un secondo di lui, di non
poterlo vedere con altri, di non sopportare di essere tradito o
scaricato. Al punto… - La voce si spezza.
- Di stare male se poi le cose
non vanno come speri? - Mi stringo nelle spalle, annuisco e mi fermo
dal fare esercizi, mi copro la testa con l’asciugamano e mi asciugo il
viso, ci rifletto serio e cupo e Stan si ferma e si avvicina per
sentire.
- Al punto di non poterlo fare
felice come vorrei. Perché non posso dargli quello che vorrei, non
potrò mai dargli quello che merita. Quello che chiunque desidera in una
relazione. - Stan allora cadendo dalle nuvole e senza capire, mi sposta
l’asciugamano per guardarmi.
- Di cosa parli? - Chiede piano. Io alzo gli occhi turbato.
- Una vera relazione a tutti gli
effetti. Perché dovrò sposarmi per forza, un giorno, fare una famiglia.
Questo non lo farebbe soffrire? - Glielo chiedo io come se non avessi
idea della risposta. Stan si stringe nelle spalle facendo
un’espressione possibilista.
- Forse. Ma tutti quelli che
vivono queste relazioni sanno che bisogna condividere chi si ama,
scendere a compromessi. Perché siamo uomini che amano altri uomini e
siamo personaggi famosi, sotto i riflettori, vivisezionati. -
- Ma io ho una famiglia alle
spalle che mi controlla e preme perché io abbia un certo comportamento,
faccia certe cose. Fra cui vuole che mi sposi. Lui no, lui è diverso.
Ha deciso che non si sposerà mai per correttezza verso quella che
dovrebbe essere la sua compagna e per correttezza verso sé stesso e
verso chi amerà davvero. Ed i suoi non lo obbligheranno mai. Per lui è
diverso. Lui ha detto alle persone che ha accanto, che contano, che è
gay. Francisca, la sua ragazza, è solo la sua più cara amica che sa che
lui è gay ed ha altre storie, gli serve una persona che ‘lo copra’
diciamo… lui vive questa cosa diversamente da come devo fare io. Io non
posso… - Mi fermo rendendomi conto che sto sproloquiando troppo, bevo
di nuovo e guardo in alto cercando chiarezza, Stan non mi dà fretta,
poi alla fine concludo.
- Vorrei dare a lui la famiglia,
tutto il mio tempo libero, essere suo al cento percento e sempre,
perché lo merita e perché se lo amo è così che amo. Ma so che non potrò
mai, assolutamente. Sarà sempre tutto una cosa nascosta a chiunque.
Sarà un vederci qualche notte durante la stagione, quando potrò
scappare dai miei doveri e… sarebbe felicità questa? Se lo meriterebbe?
Non è quello che vorrei dargli se lo amassi. -
E qua, Stan, conclude a sua volta.
- Ma lo ami? Perché se lo ami,
che tu voglia dargli una cosa piuttosto che un’altra, non potrai mai
lasciarlo andare comunque. Non esiste. - E così, senza rispondere, vado
in crisi.
Accolgo Rafa con un sorriso, quando lo vedo mi rendo conto di quanto mi fosse mancato.
Quel che sento in un istante,
mentre si gira al mio richiamo e si illumina in un sorriso radioso
spontaneo, è il classico tuffo al cuore.
Vederlo e sentirmi così è come una rivelazione.
Potevo avere dubbi dopo un mese di distanza, ma Dio santo… mi è bastato rivederlo.
Dubbi? Che dubbi?
Gli vado incontro ed essendo
davanti a molte persone, mi limito a salutarlo con lo schiocco delle
mani e due sorrisi smaglianti. Quando ci separiamo e ci mettiamo a
parlare su come va, recitando un po’ delle parti perché non siamo due
qualunque che si incontrano, mi rendo conto che mi tremano le dita e
così mi infilo le mani in tasca e mi sposto da un piede all’altro.
La chiacchierata non è molto lunga, ma lo vedo davvero felice di avermi rivisto. Emozionato, anche. Come lo sono io.
Forse questo mese di pausa totale ci ha fatto bene, adesso è chiaro che qualunque cosa sia fra noi, c’è davvero ed è reale.
Lasciarlo andare?
Stan aveva ragione.
Pura utopia.
Comunque vadano poi le cose, c’è
poco da fare. Non sarei mai capace di lasciarlo perché non posso dargli
le cose che merita o che vorrei dargli. Perciò è il caso di trovare
un’alternativa al mio problema coi legami che, al contrario suo, non è
perché adora essere libero, ma perché poi mi lego troppo, così tanto
che vorrei dargli l’universo intero e nel non poterlo fare, ci starei
male.
Solitamente aspettavo che fosse
lui a venire da me quando voleva, ma ora sono io che lo cerco, in
serata. Dopo cena corro da lui e una volta in camera mi perdo in lui,
nel suo sapore, nel suo corpo. Come se non ci fossimo mai staccati,
come se non esistessero più dubbi. E nel farlo sto così bene, Dio, così
bene che… come potevo esitare? perché?
Rafa è completamente immerso in
me, come io lo sono in lui. Si lascia andare come faceva in estate, con
un trasporto che ci sconvolge. Credo che sia stato male anche lui nel
non vedermi, nel realizzare che, probabilmente, prova sul serio
qualcosa anche lui.
Quando finiamo ci guardiamo supini, uno accanto all’altro, ansimanti, sorpresi, sconvolti.
Rafa ha uno sguardo particolare, quello di chi si sta dando risposte.
Poi sorride mentre il respiro si
fa più regolare, si mette sul fianco e mi guarda mettendomi una mano
sul petto, gioca coi miei capezzoli.
Ora ha trovato la sua risposta. Qualunque essa sia.
Dovrei parlargli, dovrei fare quel discorso.
Sai Rafa, ci ho pensato molto.
Penso che ci stiamo innamorando e non dobbiamo averne paura. So che non
vuoi legami, anche io ho qualche problema perché quando mi lego lo
faccio con troppa forza. Non divento ossessivo come Roger, però vorrei
dare troppo e se non ci riesco perché non posso, poi ci sto male.
Voglio farti felice, voglio darti tutto il mio mondo, ma non posso
perché un giorno dovrò sposarmi.
Però voglio stare con te lo stesso.
Dovremo stare attenti, mentire a
tutti e privarci di certi momenti davvero importanti, non potremo
condividere tutto come vorremmo, però quel poco che avremo, quel poco
che ci daremo, sarà splendido ed indimenticabile. Spero ti possa
bastare.
Sarà una cosa solo fra noi due e basta, però sarà fantastica.
Però sto zitto, gli prendo la mano e gli bacio le dita, mi perdo nel suo viso che mi fa impazzire e sorrido dolcemente.
- Stai bene? - Lui sorride ed annuisce.
- E tu? -
- Ora sto benissimo. - Mormoro. Ci guardiamo con questa tenerezza vicendevole e non aggiungiamo altro.
Nessun discorso su cosa sia
successo da Settembre ad ora, perché ci siamo staccati fino a non
vederci per un mese di fila. Però eccoci qua.
A far finta di niente, come se ieri fosse appena finito l’US Open.
Forse non siamo ancora pronti a
parlare di sentimenti, forse è ancora presto. O forse non lo saremo
mai. Perché io vorrei dargli il mondo, ma non potrei mai farlo. E lui
deve sentirsi libero di fare sempre quel che vuole, anche andarsene se
vuole. E se io gli do il mondo, ammesso di poterlo fare, lui si
sentirebbe di nuovo costretto.
E non posso. Non posso proprio permettermi di perderlo. Non voglio.
Così ricordo le parole di Stan.
Noi scendiamo a compromessi per vivere quello che vogliamo davvero.
E così scendo a compromessi, mentre lo bacio.”