28. UNA PICCOLA APERTURA




"Io ti guardo e perdo il fiato

Quando tu mi guardi mi sobbalza il cuore (Mi batte lento il cuore)
E nel silenzio il tuo sguardo dice mille parole
La notte nella quale supplico che non sorga il sole
Ballando (ballando)
Il tuo corpo e il mio riempiono il vuoto
Su e giù (su e giù)
Ballando (ballando)
Questo fuoco dentro me mi sta facendo impazzire
Mi sta facendo arrivare al limite
Con il tuo fisico e la tua chimica
anche la tua anatomia
La birra e la tequila,
la tua bocca con la mia
Io non ne posso più (Io non ne posso più)
Con questa melodia,
il tuo colore, la tua fantasia
Con la tua filosofia la mia testa è vuota
Io non ne posso più (Io non ne posso più)
Voglio stare con te,
vivere con te
Ballare con te,
passare con te una notte folle (una notte folle)
ah, baciare la tua bocca (baciare la tua bocca)
Voglio stare con te,
vivere con te
Ballare con te,
passare con te una notte folle
con una folle tremenda
Tu mi guardi e mi porti in un'altra dimensione (Io sono in un'altra dimensione)
I tuoi battiti accelerano il mio cuore (I tuoi battiti accelerano il mio cuore)
Che ironia del destino non poterti toccare,
Abbracciarti e sentire la magia del tuo profumo!
Oh oh oh oh (ballando amore)
Oh oh (se ne va il dolore)"
/Bailando - Enrique Iglesias ft Descemer Bueno/

/Rafa/
“Al risveglio ho i tamburi di battaglia nelle orecchie e Nando che mi dorme vicino, in mutande. Io sono ancora vestito come ieri sera, perciò sospiro.
Deve essere entrato a farsi una dormita, penso fosse ubriaco pure lui.
La testa mi esplode e gli occhi mi bruciano, ma lentamente scivolo giù dal letto, silenzioso prendo il telefono e mi infilo in bagno dove mi spoglio, apro l’acqua calda ed aspetto per una doccia. Nel frattempo, seduto sul water, guardo il telefono. Per prima cosa scrivo a David.
‘Cosa ho combinato?’
So che sicuramente ho esagerato col bere e a quel punto devo aver fatto disastri.
Ero in un periodo stressante, un anno passato a trattenere e ingoiare con Nole, sicuramente sono esploso in questo modo.
Non posso dire che non sia servito perché a parte che mi sento fisicamente una merda, per qualche ragione mi sembra di stare emotivamente meglio, come se mi fossi tolto un peso. Forse ho solo sfogato i nervi abbondantemente.
‘Spettacolo! Ma spero di aver arginato in tempo. Come stai?’
David è il mio fratellone, se non ci fosse sarei finito.
‘Tritato, ma vivo! Grazie d’avermi chiuso in camera!’
L’hotel che ospitava la nazionale aveva organizzato questa festa per i vincitori e noi, da bravi spagnoli, abbiamo fatto baldoria in abbondanza. Dopo il primo sorso non ricordo nulla, ma sicuramente ho ballato.
Comunque amen, ormai è andata.
‘Nando? Anche lui ad un certo punto era provato.’ Chiede probabilmente dalla camera accanto.
Sorrido.
‘Credo sia vivo, mi sembra respirasse.’ David fa lo smile che ride e lo ringrazio per avermi fatto da baby sitter.
Dopo di questo mi infilo in doccia. Quando esco, vedo il telefono con un altro messaggio.
‘Smaltito?’
La domanda è di Nole ed io impallidisco.
‘Cosa?’ So cosa, ma come fa a sapere che avevo da smaltire? Così mi viene il dubbio e controllo le chiamate di ieri sera e vedo che gli ho telefonato ed abbiamo parlato per 40 minuti!
Così appena mi suona il telefono rispondo subito con ansia.
- Cosa ho detto? - L’angoscia mi paralizza. Potrei avergli detto che lo amo e che non penso di essere ricambiato, ma non posso fare a meno di lui. Potrebbe essere un disastro!
- Che vuoi fare coming out e metterti con me davanti al mondo intero e se non lo faremo ti taglierai le vene! - Nole scherza, ma lo capisco un secondo di ritardo.
Però sospiro.
- Scemo. Cosa ho detto? Abbiamo parlato 40 minuti… non ricordo nulla… -
- Per fortuna! - Il commento non mi piace, torno ad impallidire mentre mi strofino l’asciugamano sul corpo asciugandomi, i capelli non li ho lavati, l’ho fatto ieri sera, non posso lavarli ogni giorno se non sono grondanti altrimenti si sfibrano.
Forse questo era un pensiero da gay, direbbe Nole. Ridacchio.
- Dai, dimmi cosa ho detto! -
- Che… che ne dici di fare una deviazione a casa mia? In questi giorni sono qua e sono solo… - Perché questo strano invito?
Ti prego, dimmi che non ho detto che lo amo.
- Nole, non posso aspettare di vederti per sapere se ti ho detto cose di cui posso pentirmi… - Ride ancora. E lui ride. Come sempre. - E FAI IL SERIO! - Tuono nervoso.
- Ok, ok. Hai delirato un po’ dicendo che non mi apro abbastanza con te e che se facessi coming out io mi vergognerei di te perché ho paura che si veda troppo che sei gay se ti lasci andare come fai in privato. O come hai fatto ieri sera alla festa, da ubriaco! -
Questa seconda cosa mi rende sospettoso.
- Non ho fatto dichiarazioni scomode? - Devo essere chiaro. Silenzio.
- Tipo che mi ami? -
- Eh… -
- No, ma hai detto che volevi uscire allo scoperto con me, o comunque il senso dei deliri era questo. - Sospiro.
- Non lo farei mai. Da sobrio. Cioè non finché gioco. Credo. Voglio dire… forse se tu lo facessi con me ed affrontassimo le conseguenze insieme… ma non ne sono tanto sicuro… tengo alla mia privacy! -
Sento che sorride.
- Vieni comunque da me? - Questo lo chiede con un tono invitante, basso e dolce. Forse per lui il discorso è chiuso e a posto, ma sento che devo indagare, devo aver detto qualcosa che mi sta a cuore.
- Ok, scappo subito e sarò da te fra un paio di ore. Poi in giornata dovrò tornare a Manacour dove ci sarà un’altra festa. Dio, non so se ne reggo un’altra, mi sento a pezzi! - Lo sento ridere.
- Ciò che non uccide fortifica, forza e coraggio! -
E con questo ci salutiamo.
Rimango perplesso.
Non so quanto posso fidarmi del suo ‘niente di speciale, dai!’
Spero davvero di non aver detto cose che non dovevo.
Mah…


Rivederlo mi fa fare uno stupido tuffo allo stomaco.
Quando siamo dentro c’è imbarazzo, lui è un po’ strano ed io lo sono di conseguenza.
So che ho detto cose complicate e non so se lui può far finta di nulla, non mi avrebbe chiesto di venire qua da lui per nulla.
Comunque poco dopo sorride e mi abbraccia facendomi le congratulazioni per la vittoria.
Mi scocca un bacio sulla guancia e mi stringe a sé. Io mi rilasso subito, come se tornassi a respirare. Fra le sue braccia mi lascio andare, chiudo gli occhi e mi sento meglio.
Dio, come sono stupido.
- Sei stato eccezionale in questa Davis Cup! Hai vinto tutto quello che potevi vincere! - In effetti ho vinto i miei due singoli, il mio dovere l’ho fatto. Sorrido felice.
- È stato bellissimo vincere la quarta! Impensabile! -
Ne parliamo un po’, sono belle esperienze. Dopo una chiacchierata sul tennis davanti a qualcosa da bere, di assolutamente analcolico, ci sistemiamo sul divano dove accavallo le gambe, cosa che faccio solitamente. Lui nota il gesto e sorride abbassando lo sguardo, è un sorriso consapevole che significa qualcosa.
Così lo guardo corrucciato.
- Beh? - Lui scuote la testa.
- No nulla. -
- Avanti! - Insisto cambiando tono, come se tornassi a percepire quello che c’era prima nell’aria.
Strano. Reale.
Tensione?
- Beh, in certi momenti, anche se non fai nulla di speciale come ballare, hai questi piccoli marchi di fabbrica! - Inarco le sopracciglia curioso sulla scelta del termine.
- Le gambe accavallate sono solo da gay? - È una cosa che pare ci stia a cuore visto che ne parliamo molto ultimamente.
- Non proprio, però tendenzialmente… insomma, è difficile che un etero le accavalli, è un gesto tipicamente aggraziato e a meno che tu non sia un ballerino classico, cosa che mi farebbe comunque dubitare sulla tua sessualità, gesti aggraziati sono associabili più ai gay. Però non è che ne hai molti, devo dire. - Sospiro e capisco di cosa parleremo.
- Mi dici di preciso cosa ti ho detto per telefono? - Dico calmo, rassegnato ad una conversazione che non vogliamo fare.
Nole a questo punto si decide a parlare.
- Come ti ho detto prima. Il senso era che vorresti venire allo scoperto, ma con me. E pensi che io non lo farei mai perché mi vergognerei di te, perché poi sembreresti troppo gay e cose simili. - Mi mordo il labbro e scuoto il capo riflettendoci.
- Non verrei mai allo scoperto. -
- Ma non ti sposerai mai. - Alzo le spalle, calmo.
- Ho una ragazza per coprire la mia vera natura. Che è un’amica che sa di me e capisce le mie ragioni. Però ce l’ho. Mi maschero. - Nole sembra pensarci un po’ e sorseggia la bibita. Gli occhi bassi.
- È diverso. Non vuoi sposarti per non esagerare con le finzioni. Avere una ragazza che è tua amica e sa di te è molto diverso dallo sposare una inconsapevole con cui farai famiglia che non saprà mai di te. - Aggrotto la fronte e lo guardo cominciando ad intuire di cosa vuole parlarmi davvero.
- È di questo che dobbiamo parlare? Vuoi sposarti? - Scuote subito la testa ed alza le mani.
- Voglio farti capire come stanno le cose per me. E fra l’altro mi hai detto questo, stanotte. - Lo guardo sempre corrucciato senza capire, lui si affretta a sorridere mantenendo il controllo di sé e della situazione. Il tono pacifico, dolce. - Che non mi apro abbastanza, sono troppo controllato. Gioco tutte le volte che le cose si fanno serie. Così voglio spiegarti questa cosa di me. - Trattengo il fiato.
È vero che lo penso, è una cosa che mi angoscia. Era ovvio che appena bevevo lo sparavo fuori.
Nole mi prende la mano e la tiene fra le sue, la cosa mi fa sciogliere e mi perdo un po’ nelle nostre mani unite, un po’ nei suoi occhi verdi. Gli occhi che mi fanno morire tutte le volte che li guardo.
Il suo tono rimane tranquillo, sfumato.
- Vedi, un giorno dovrò sposarmi e fare una famiglia. Io non voglio perché sto perdendo la testa per un ragazzo… - Sorride perché si riferisce a me, il cuore mi fa delle capriole assurde. - non ho mai pensato di essere proprio gay, non mi sono mai precluso una famiglia, ho sempre detto che l’avrei fatto, ma ora che c’è questa cosa con te io non voglio smettere. E non voglio dare il mio tempo a nessun altro che te. Però non dipende solo da me e da quello che voglio. - E qua non capisco, lui se ne rende conto e mi bacia le dita della mano, è di una dolcezza incredibile, si sta togliendo la maschera, almeno un po’, ed io sto qua sconvolto a guardare cosa c’è sotto.
- Cosa vuoi dire? -
- La mia cultura, la cultura di noi serbi, è precisa. Essere gay è un affronto, nonostante quanto io e i miei siamo uniti e ci adoriamo, mi disconoscerebbero. E mi adorano davvero, hanno fatto molti sacrifici per me, per farmi realizzare i miei sogni, per rendermi felice e farmi fare tennis. Però c’è questo. Ci sono le regole. Certe regole vanno rispettate, chiunque tu sia, qualunque cosa tu abbia fatto. E una di queste è non essere gay, ma sposarsi e fare una famiglia. - Il silenzio che cala parla molto meglio di tutto il resto.
Mi rendo conto di non respirare e di avere gli occhi lucidi, stupidamente lucidi.
Pensa, Rafa. E parla. Dì qualcosa. Nole lo aspetta. Dì che va tutto bene, che tu non vuoi nulla, che sta correndo.
- I miei sono diversi, la mia cultura, come dici tu, è diversa. Noi spagnoli siamo molto liberi di esprimerci come vogliamo. Se dicessi che sono gay non ci sarebbero problemi e se volessi fare coming out andrebbe bene, mi sosterrebbero. Per questo non mi sposerò mai, perché sarebbe una presa in giro troppo grande. Io sono gay, lo sono proprio. Punto. Vorrei sposarmi con la persona che amo davvero, non per coprire la mia omosessualità. Xisca è una necessità d’immagine per il tennista che sono, altrimenti non l’avrei. -
E questo mette due paletti ben distinti, paletti che mi stanno facendo male perché ho paura di come andrà.
Nole non mi lascia le dita e mi guarda con cura, la voce non mi trema, però gli occhi sono lucidi. Mi stringe le mani.
- Non voglio lasciarti, non lo farò se non sarai tu a farlo, però voglio essere sincero con te. Io non posso andare contro questa cultura. Un giorno dovrò sposarmi e fare famiglia e non perché lo voglio. Ma perché dovrò. Anche io vorrei avere la libertà di esprimermi per come sono davvero. Sto con te? Vorrei poterlo mostrare al mondo. E se un giorno arriveremo al punto di volerlo, anche sposarci. Però so che sono sogni irrealizzabili. Non potrò mai venire allo scoperto, mai sposarmi con te se un giorno lo vorremmo. Perché ho dei doveri precisi da adempiere in quanto figlio e… beh, serbo? - Ride ironico della cosa, ma io la sto odiando molto la sua origine.
Scuoto la testa e chiudo gli occhi, la voce mi trema, devo dire quello che si aspetta. Calmare le cose che sembra stiano correndo troppo.
- Io voglio solo stare con te come facciamo. Passare le notti che ci vanno insieme. Divertirmi con te nel tempo che abbiamo a disposizione. Niente altro. - Vivere con te. Per sempre. Amarti. Essere amato da te. Consumare questo fuoco che mi divora tutte le volte che sono con te. - Perché fra noi c’è una chimica incredibile e mi piace consumarla, ecco tutto. -
Nole sorride mettendomi la mano sulla guancia, mi carezza dolcemente.
- E questo è tutto quello che potremo avere, ma se vorremo andare oltre… quello non potrà mai essere. Non potrò mai presentarti ai miei, convivere insieme, passare la vita insieme alla luce del sole… non… - La sua voce trema. - Non potremo mai avere quello che hanno le coppie a tutti gli effetti. Davanti agli altri non potremo mai mostrarci per quello che siamo, non potremo mai lasciarci andare, non staremo mai davvero insieme davanti agli altri. -
- L’ho capito che tuo padre non vuole… - Mi alzo di scatto, preme tanto su questo e mi sta facendo diventare matto.
È uno scatto incontrollato quello che ho. Gli do le spalle e vado verso il tavolo dove sono appoggiati bicchiere, acqua, cellulari. Stringo lo schienale di una sedia e faccio un’espressione cupa.
Guai se venissi allo scoperto ora e gli dicessi che lo amo.
Mi sono separato da lui un secondo e mi sento già vuoto e l’idea di non poterlo avere come vorrei, che forse un giorno ci dovremo lasciare, mi sento così vuoto, così male.
Dio, non ne posso più.
Ma Nole si alza silenzioso, i nostri respiri riempiono la stanza.
Non ce la faccio.
Stringo gli occhi forte.
- Che ironia del destino non poter stare sul serio con te, non poterti toccare fuori da delle mura sicure. Posso solo guardarti e basta. E aspettare di essere soli. - Mormoro al limite, mi sembra di stare per scoppiare, brutalmente. Furiosamente.
Le sue mani sui miei fianchi, sussulto, il calore esplode.
- Quando mi guardi in mezzo agli altri mi manca il respiro tutte le volte. - Mormora sul mio collo. Stringo gli occhi.
Appena mi tocca il vuoto si riempie e sto di nuovo meglio.
- Anche se non puoi dire nulla, i tuoi occhi parlano. - Continua risalendo con le labbra sul mio orecchio. Piego la testa di lato, sospiro e poi giro il capo verso il suo, apro gli occhi sottili, tormentati, e cerco i suoi.
- E cosa dicono ora? -
- Che non ne puoi più. - E le mani scivolano sul davanti, sul mio inguine.
Cazzo, leggi proprio bene.
Apre le labbra ed io faccio altrettanto unendole alle sue, leggere, piano, lente.
Lo sfioro e lo riprendo fra le mie, giochiamo fondendoci così mentre accompagno le sue mani sotto i miei vestiti e gli do la mia erezione che non aspettava altro che le sue mani.
Spero che il tempo non passi mai. che si fermi così com’è. Che rimanga intatto, che non arrivi mai l’ora successiva, il giorno, la notte, che non passi mai. Che rimanga fermo così per sempre.
il fuoco divampa e lui si strofina su di me, per dietro, mentre mi masturba subito coi jeans aperti che scendono piano. Li accompagno giù sulle cosce e poi infilo la mano dietro, tocco lui fra le gambe, trovo la sua erezione dura attraverso i vestiti che mi strofina contro.
Le lingue sono intrecciate e non riusciamo più a ragionare.
Non ne posso più.
Non ce la faccio proprio.
Devo averlo, devo sentirlo. È come un bisogno impellente.
Il suo corpo, il suo modo di essere, di fare, di prendermi e questa sua filosofia del tenere tutto sotto controllo per non lasciarsi troppo andare io… Dio, mi fa impazzire.
Tutto.
È come se scappasse ed io non potessi farne a meno.
Voglio vivere con te, stare con te, fare l’amore con te, fare follie con te. Questo voglio.
Mi piego in avanti dopo essermi abbassato i vestiti nel necessario, mi appoggio al tavolo e lo imploro.
- Ti prego… sto impazzendo… non ne posso più… - È come ieri sera, che ero ubriaco. Mi sento così. Ma lui mi prende i fianchi e dopo essersi preparato entra velocemente in me, con una spinta possente.
Poco dopo entra ed esce, viene e va, su e giù dentro di me, mentre mi sbatte sul tavolo ed io mi sciolgo in questi gemiti, la testa vuota, incapace di capire che forse non era la mossa migliore scopare con lui ora.
Ma è l’unica che riesco a concepire, impossibile rinunciare, anche se non potremo mai stare insieme davvero, non come vorremmo.
Ma lui mi fa suo e tutto cresce, tutto esplode.
I nostri corpi bollenti uno nell’altro, allacciati. E gli orgasmi ci invadono fra gli ansimi.
Dio mio. Dio mio.
Lo sento come svenire su di me, mi si appoggia, le braccia intorno al mio torace, le mani sul viso e sul ventre. Mi aderisce a sé, mi stringe forte, sento ogni parte di sé addosso, la sua bocca sul mio orecchio, ansimante.
- Mi porti in un’altra dimensione. - Io sono in un’altra dimensione, ora. Come sempre quando sono con te. Dove non mi importa di niente altro, dove non capisco nulla. La mano sul mio collo sente i miei battiti impazziti. Mi bacia l’orecchio. - I tuoi battiti accelerano il mio corpo. Vorrei ricominciare a fare l’amore con te. - Fare l’amore.
È la prima volta che non dice scopare.
- Voglio abbracciarti ogni istante che ti vedo, sentire il tuo profumo, farti mio. Ed impazzisco perché posso solo guardarti e basta. Mi fa impazzire. E tutto questo si calma solo quando posso averti. Vorrei solo vivere con te, stare con te. -
Gli occhi mi bruciano, prova esattamente le stesse cose che provo io, solo che è riuscito a dirle. Solo che io non potrò mai dirle. O come controlleremo tutto?
Nole, io ti amo. No questo non lo potrò mai dire.
Mai.
Ma mi giro fra le sue braccia, i pantaloni ancora bassi sulle cosce, le braccia intorno alla sua testa, gli occhi nei suoi.
- Non potremo mai stare insieme come vorremmo e se un giorno ci ameremo, non potremo mai viverlo a pieno. Però avremo questi momenti nostri che ci faranno stare bene. E finché basteranno, perché farne a meno? - Perché voglio vivere con te, non voglio solo una notte pazza.
Però potrò avere sempre e solo una notte pazza.
Le sue labbra, dolcemente, sigillano questo accordo.
Se un giorno parleremo di sentimenti, sarà la fine. Come usciremo tutte quelle volte dalle nostre camere?
Come andremo da altre persone fingendo di essere solo amici, conoscenti, rivali?”