29. LA SUA SPLENDIDA FRAGILITÀ
/Nole/
“Ma gli basteranno?
I nostri momenti, quelli in cui stiamo insieme noi due e basta. Gli basteranno davvero?
Me lo chiedo tutte le volte che
sto con lui, quando ci incontriamo in albergo, per i tornei, nei
circuiti, negli spogliatoi, nelle palestre, nelle piscine, ovunque
possiamo.
La camera d’hotel sta diventando
casa nostra, ma come vorrei poter camminare con lui e carezzargli la
guancia se mi va di farlo.
Guardarlo da lontano, fra la
gente, scambiarci sguardi complici, farmi divorare dai suoi occhi che
parlano, che si accendono e brillano.
E poi dover rinunciare ad abbracciarlo, baciarlo davanti a tutti.
Mi fa così male non poterlo
fare, che quando siamo soli sdrammatizzo portando tutto sullo scherzo,
per alleggerire il modo in cui mi sento.
Lui ride. Lui ride sempre, poi
scuote la testa, sospira e mi bacia. Si fa prendere da me, si abbandona
all’orgasmo, per poi mormorare a fior di labbra, mentre ci
addormentiamo…
‘Chissà quando ti deciderai ad essere serio…’
Non so per quanto riuscirò a
tenere tutto sotto controllo come sto facendo, il vedere che si lascia
andare a mille emozioni esplosive e catastrofiche, è incredibile.
Rafa è un tornado nel privato,
così come in campo, ma ha un sistema d’allenamento e di gioco così
rigoroso e serio che gli dà un’aria diversa, molto diversa da quella
che poi lui è.
Arriva anche a fare sfuriate per cose assurde, o ad ingigantire cose che nemmeno esistono.
Per esempio è gelosissimo di me.
Oppure è ipocondriaco.
Ipocondriaco forte.
- Senti, ma secondo te questo è un semplice neo? - Mi chiede un giorno mostrandomi un neo sul braccio.
Io alzo un sopracciglio e lo guardo bene.
- Beh, potrebbe anche essere un
tumore… - Rafa mi dà una gomitata perché sebbene io abbia risposto
seriamente, lui ormai riconosce quando scherzo.
- Sii serio per una volta! - Cosa che fatico ad essere.
- Ma lo sono! Sembrerebbe un
tumore della pelle! - Perché so che per lui una botta è un osso rotto
ed uno starnuto è un’influenza da cavallo.
Salvo poi che comunque gioca in qualunque condizione si trovi. Davvero.
Cioè si lamenta che ha questo e
quello e che sicuramente influenzerà negativamente tutta la sua
stagione, perché un po’ la sua carriera è così, va ad alti e bassi a
seconda dei problemi fisici che effettivamente ha di tanto in tanto. Ma
il punto è che si riprende sempre.
In ogni caso gioca lo stesso, anche se pensa di avere una gamba rotta. È fanatico. Pazzamente fanatico.
Io gli dico che se pensa davvero
di avere qualcosa di grave, dovrebbe pensare alla sua salute e lui mi
dice cattivo ‘ti piacerebbe, eh? Così puoi vincere facilmente!’.
Vorrei ucciderlo in quei momenti!
È l’essere più competitivo sulla faccia della Terra.
Mi dà un morso che mi fa rotolare sul letto lamentandomi.
- Ahia, come sei cattivo! - Rafa fa il broncio.
- E tu come sei stronzo! Sii serio! Perché non lo sei mai? - Sospiro alzando gli occhi al cielo.
- Perché serio sono noioso e mi lasceresti! - Rafa scuote il capo e torna al suo neo.
- Non ricordavo di averlo. - Cambia discorso, come se si obbligasse a non avere questa conversazione.
- Io sì. Conosco perfettamente
tutta la mappa dei nei del tuo corpo. Ogni brufolo, protuberanza e
fossetta! - Così rotolo verso di lui e lo ricopro col braccio intorno
alla sua schiena, un gomito mi sostiene, come è la sua posizione. Poi
gli bacio la guancia e lui sorride rilassandosi.
- Allora posso stare tranquillo sul serio? - un altro bacio.
- Assolutamente. - E un altro bacio ancora. Ed ancora. Ed ancora. Finché lui non ride. Ed io amo il suono della sua risata.
Così dolce e tenero, una risata
privata, che rifila solo a me. Anche in pubblico la fa, ma a me. O a
Roger. O chi comunque conosce in modo intimo.
È una risata proprio da
cucciolo, tira fuori la punta della lingua sulla soglia dei denti,
arrossisce e piega la testa in avanti, un pochino.
È così tenero.
Di norma ha un sorriso smagliante, quando compare davanti a fan, media, fotografi, eventi. Bello, splendido, aperto.
Ma con me è così, è diverso, è proprio dolce.
Gli brillano gli occhi.
Non se ne rende conto.
Mi ama, non serve che me lo dica.
Il problema è che io non gli sto
dando quello che vorrei dargli, non glielo posso dare, non potrò mai.
Questo diventa un problema e lui lo percepisce, ne sono sicuro.
Un giorno questo sorriso si oscurerà per colpa mia.
Lo so.
- Non possiamo vederci per questo torneo. - Purtroppo di tanto in tanto devo uscirmene così.
E lui, puntuale, grugnisce.
- Che diavolo dici? - Ridacchio, ma torno dispiaciuto.
- C’è la mia ragazza, girerà con
me quando non sarò impegnato per le cose del torneo… - Ai tornei
importanti ogni tanto viene. Rafa la odia. Che strano.
Mi piace che sia geloso, ma è una di quelle cose che rafforza in me la consapevolezza di quello che prova.
Maledizione.
Rafa si toglie la maglia sudata
dopo l’allenamento in palestra che abbiamo fatto, da cui ci siamo
defilati quando abbiamo visto che iniziava a venire troppa gente.
Trattengo il fiato davanti al suo corpo esplosivo e cerco di rimanere concentrato. Devo misurare le parole.
- Mmm. - mugugna. Poi butta a
terra con forza e rabbia i vestiti che indossava. Cerca di fare
l’indifferente ma gli riesce male.
Non sorridere Nole.
Mi avvicino e piego la testa di lato cercando di vederlo in viso.
- Sei arrabbiato? - Rafa scuote
la testa, la mascella contratta, i tendini del collo ben evidenti,
tesi, un calcio a scarpe mentre afferra asciugamano e busta per cose
con cui lavarsi.
- No! - Poi va verso le docce.
Ovviamente è arrabbiato.
Sospiro, sorrido, mi mordo il labbro e poi mi sbrigo a spogliarmi e raggiungerlo.
Approfittiamo di uno dei rari
momenti in cui non c’è troppa gente. Solitamente ai tornei non si
esagera con gli allenamenti al di là del campo, per non strapazzarsi.
Ma io e Rafa siamo stacanovisti. Io e tutti quelli che giocano ad alti
livelli.
Ogni tanto, quindi, compare Roger, Stan, Andy e chi di turno è in una buona zona.
Quando lo raggiungo Rafa si sta scartavetrando la cute, così mi precipito da lui e gli tolgo le mani dalla testa.
- Così ti strappi tutti i capelli! - Dico ironico. Lui allora si accende come un fiammifero.
- Piantala di scherzare sempre!
A volte puoi anche essere serio! Provaci! Vedrai che bello! - Così si
divincola e si passa il sapone sul corpo con la stessa rabbia da
posseduto, credo che si graffi anche.
Mi chiedo se posso intervenire,
ma rimango accanto a lui e mi bagno con l’acqua per lavarmi anche io.
Lo guardo con occhi colpevoli e dispiaciuti.
- Lo sai che sono occupato,
anche tu lo sei. Passerai del tempo con Francesca no? - Io la chiamo
all’italiana, perché mi piace di più quella versione del suo nome.
Raffaele fa schifo, ma Francesca lo trovo bello.
Rafa si incupisce.
- Lei è mia amica, sa tutto. È diverso! - è il discorso infinito, non ne usciremo mai.
Sospiro.
- Sì, ma il mondo non lo sa,
fate i fidanzati, ogni tanto amoreggiate quando sapete di essere visti
e fotografati… - E così si rivolta male, sembra voglia sbranarmi.
- Ti dà fastidio? Pensa un po’ come mi sento io quando lo fai con lei che invece pensa di essere la tua ragazza sul serio! -
- Ma lo è. - Poi mi rendo conto
che forse non dovevo dirlo, ma è tardi. Rafa mi fissa con uno sguardo
che uccide e mi tira la saponetta che per poco non mi colpisce le parti
basse. Alzo la gamba e la schivo al volo.
- Dai, non possiamo litigare per
queste cose, sai come va. Sai perché devo stare con lei. È anche delle
mie parti, a mio padre piace, è perfetta. -
- E un giorno la sposerai? - Mi stringo nelle spalle.
- Credo di sì! -
- Bene, tanti auguri! - Con
questo lui si infila sotto l’acqua e si sciacqua. Mi dà le spalle
mostrandomi le sue chiappe belle curve che amo tanto. L’acqua
l’accarezza sensuale, il corpo abbronzato mi fa impazzire.
Ogni muscolo che conosco a memoria come i suoi nei.
Mi mordo il labbro e cerco di
capire come fare. O scherzo, ma penso che ora mi ritroverei con un
dente che salta, o me lo faccio. E con questo ho più possibilità di
successo.
Mi guardo intorno, cerco di sentire verso l’esterno se c’è qualcuno, sembrerebbe tutto tranquillo.
Così mi appiccico a lui, le mani
ai fianchi, per dietro, e la bocca sul suo collo, dove parlo piano con
la mia voce bassa che so lo fa impazzire.
- Dai, sai che penso solo a te.
Vorrei passare ogni giorno con te, in pubblico, camminare mano nella
mano. Però non posso. Lo sai, te l’ho spiegato. Non ho scelta su
questo. - Rafa rimane rigido, cerca di allontanarsi ma finisce per
appoggiarsi alla parete di piastrelle dove l’acqua ci sfiora.
Io lo seguo, lo ricopro da
dietro e piano piano le mie dita corrono abili sul suo corpo scivoloso,
caldo e bagnato. Sulla sua erezione che reagisce. Le labbra sul suo
orecchio e lui, di nuovo tutto mio, abbandonato a me, che non capisce
più niente.
Forse non è come penso io.
Forse non è che se lo scopo lui dimentica tutto.
Forse è che sa che l’unica risposta è scopare, perché sa che non può ricavarne nulla di meglio.
Forse Rafa lo sa così bene che non pretende di più quando entro in gioco col sesso.
Come se chiudessi un discorso, come se dicessi non c’è strada, non si può e basta. Accontentati.
E lui si accontenta.
Ma per quanto si accontenterà?
Rafa ha il suo orgasmo ed io vengo dopo.
Alla fine si gira, mi avvolge le
braccia intorno al collo e mi bacia, mi stringe fortissimo e mi sembra
di non respirare, per un momento.
La sua lingua trema, le sue labbra tremano, lui trema.
Mi ama ma non me lo dirà mai.
Per quanto andrà avanti così?
Quanto resisterà?
- Non so se riuscirò mai a
tornare primo. Ce l’ho fatta nel 2008, incredibilmente sono tornato nel
2010… ma questo è diverso… insomma, siamo nel 2012 ed io ricomincio ad
avere problemi al ginocchio e mi sa che questa volta è roba seria. -
Quando me ne parla per la prima volta cado dalle nuvole, mi raddrizzo e
l’osservo con attenzione.
- Cosa stai dicendo? - Rafa si allaccia le scarpe.
- Beh, sai che ho male al ginocchio, no? - Risponde sembrando normale. Io smetto di allacciarmi le scarpe, dal mio angolo.
- Certo che lo so, lo vedo
fasciato. Ma è una cosa risolvibile! Se la pianti di sforzarlo
inutilmente e ti decidi a curarlo come si deve, poi tornerai a
gareggiare ai massimi livelli! - Non faccio mistero che non mi piace il
suo modo di prendere i problemi fisici. È convinto di avere catastrofi
immani, ma non se le cura veramente e poi peggiora.
- È diverso, anche se mi curo
per bene ormai è finita. Me lo sento. Sono nel circuito ATP dal 2002,
siamo nel 2012, gareggio ufficialmente nel professionismo adulti già da
10 anni ed ho di nuovo problemi fisici. Che mi credo di fare? - Alzo
gli occhi al cielo esasperato e fortuna vuole che in questo momento
negli spogliatoi ci siamo solo noi, pronti a cominciare un nuovo
allenamento, stesso orario, campi vicini, non insieme, ma poco importa.
- E poi sono io quello che scherza troppo! - La liquido così.
Ma Rafa scrolla le spalle mentre
prende le proprie cose e le infila nella borsa, poi si prende un
borsone, mi aspetta perché anche io lo seguo.
- Io non scherzo. Devo prendere
coscienza dei miei limiti ed accettarli. Solo Roger è eterno, lui
tornerà primo quest’anno, si vede che ce la farà, ne sono sicuro. Sta
giocando bene. Con tutto il rispetto per te. Io sono finito. Va bene, è
stato bello essere primo per ben due anni. - Mi chiudo il viso con le
mani.
- Non ci posso credere, non riesco a sentire tante cazzate tutte insieme! - Rafa fa il broncio mentre usciamo insieme.
- Smettila, sono serio. Devi aiutarmi ad accettare la cosa, sostenermi! -
- Ma nemmeno per sogno! Non sei finito! - Rafa però sembra convinto, come sempre.
- Lo sono, vedrai che anno di merda. -
Sospiro allucinato dandogli una racchetta in testa, lui non reagisce nemmeno.
- Piantala e curati, vedrai che
torni primo il prossimo anno! Non ci posso credere che ciclicamente
arrivi con questi discorsi per nascondere i problemi interiori e
personali che hai con qualcuno! Con chi ce l’hai? Affronta le relazioni
che ti angosciano in modo normale, invece che somatizzare! E
soprattutto curati subito appena hai i primi sintomi! Tu ti agiti e
pensi di avere tumori e ossa rotte, ma non fai nulla per curarti, salvo
lamentarti! Ma come sei fatto? - Io e Rafa camminiamo lungo il percorso
per arrivare ai campi d’allenamento, intorno a noi c’è della gente, per
lo più sorveglianza.
- Di che parli? Non capisco proprio… - Fa finta di nulla perché sa che ho ragione.
- Parlo del fatto che sei
ipocondriaco e somatizzi così. Quando hai un problema con qualcuno ti
viene fuori magicamente un problema fisico che trascuri! - Ma Rafa non
risponde, si tiene il broncio e non dice nulla. Poi arriviamo in campo
e ci separiamo per allenarci come sempre.
Riprendo il discorso di sera, quando posso stare con lui in camera, in gran segreto.
Ci siamo rivisti dopo tutta la
giornata passati separati, domani comincia il torneo che lui non
dovrebbe giocare se ha problemi al ginocchio, ma ovviamente lo farà lo
stesso.
Ci rivediamo senza riprendere alcun discorso, come se nulla fosse.
Facciamo l’amore.
Poi, abbracciati, stesi nel
letto insieme, io che me lo stringo a me, l’accarezzo dolcemente fra i
capelli e sulla schiena nuda.
- Sei così fragile… - Penso ad alta voce, cosa che tendo a non fare perché mostrerei troppo. Rafa respira piano.
- Sono così deludente, vero? Do
l’idea di uno forte, che fa fuoco e fiamme, sicuro di sé e pure
arrogante, magari… - Questo è vero. Sorrido.
- Eppure sei così fragile ed
insicuro. Così tanto. Ma no deludente. - Alza la testa e mi guarda, io
piego la mia di lato per guardarlo dolcemente, gli sistemo delle
ciocche intorno al viso.
- Non sono deludente? Ho un carattere complicato, faticoso. Stufo, dopo un po’. - Aggrotto la fronte e lo guardo.
- E questa ora da dove ti esce?
- Quanto è fragile, quanto? Il mondo non ha idea di che lavoro fa su sé
stesso per scendere in campo tanto determinato e deciso.
- L’ho sempre pensato. Capisco
perché non ti innamori di me, scopiamo e basta. - Ed eccolo qua che si
svaluta e che non capisce che lo amo. Come potrebbe, del resto? Mi
obbligo a non farglielo capire.
La mano sulla guancia, poi intensamente mi sfugge:
- Rafa, sei bellissimo. Sei così
bello nella tua fragilità, nelle tue insicurezze. Così umano. Così
splendido. - Dio, amo pure i suoi difetti.
Mi rendo conto che mi sono
esposto molto, così faccio retromarcia e lo bacio. Rafa, ebete, si
lascia baciare. Poi separa la bocca e mi guarda sorpreso.
- E tu sei così forte, invece.
La mia forza. - Mentre lui dice quello che io mi sforzo di non dire.
Non ha paura. Non dice che mi ama, ma me lo fa capire in mille modi.
Pensa che basti?
Poi, come un fulmine a ciel sereno, lo realizzo.
Ha somatizzato il nostro rapporto che non decolla fino a farsi venire male al ginocchio.
Arenati qua dove non andremo mai oltre. Non ci daremo mai quello che vogliamo darci a vicenda. Mai.
Dio, ma cosa abbiamo di sbagliato?
Quando si decide a ritirarsi dai
tornei rimanenti per curarsi a dovere il ginocchio, capisco che le cose
vanno davvero male. Perché non si parla di un riposo facile, ma di
davvero tanto tempo fuori.
Di mese in mese scivola giù in classifica e non posso fare a meno di vedere quello che ho cercato di evitare con testardaggine.
Stupida testardaggine.
Sono io quello che gli fa male.
Io il suo cancro che lo divora.
Lui non avrà mai il coraggio di
chiudere e smettere, non ce la fa. Mi chiama ogni giorno e quando c’è
l’occasione organizza incontri fra di noi.
E sta sempre peggio.
Perciò se lui non ha la forza di farlo, devo farlo io per lui.
Io.
Staremo male, ma già ora non sta
andando bene perchè mentre Roger a 31 anni torna primo, io perdo la mia
posizione e Rafa scivola sempre più giù.
È impossibile non vederlo.
Che sono io il suo problema, lui il mio.
Io non somatizzo, ho un altro modo di assimilare. Però non ne usciremo se rimarremo così.
E visto che lui è così dolcemente fragile, dovrò farlo io.
La stagione ormai è finita e le cose non sono andate più bene per nessuno di noi.
Mi ero prefissato la fine della stagione di tennis, a seconda di come finiva, avrei deciso.
Ma non c’è molto da pensarci.
Avanti, Novak. Sii uomo.
Fallo. Fallo per tutti e due.
Adesso è ora di farlo. Adesso non possiamo evitarlo.
Non si può. “