3. QUELLO CHE FA MALE



“Rivederlo è strano.
E’ che prima ero così agitato perché dopo che è successo tutto non ci siamo sentiti ed ora all’Indian Wells è tutto così maledettamente caotico.
Vai, prendi la camera, prenota gli allenamenti, la sala massaggi, gestisci gli impegni extra tennis, gli sponsor reclamano e poi mi perdo.
Così l’agitazione perché lo rivedo dopo quella volta che abbiamo ‘fatto tutto’, passa in secondo piano.
Fino a che non lo incontro di sera, dopo cena, nel salone dell’albergo.
E’ tutto tranquillo ed in questo momento non c’è nessuno in giro.
E’ sceso a chiedere una tisana per dormire, io ero qua perché volevo qualcosa da bere.
E’ così che ci rivediamo.
Non ci siamo scritti, né chiamati.
Lui arriva, io mi giro per vedere chi è e ci guardiamo stupiti.
Tutto si ferma, il silenzio si fa assordante, mentre il barista notturno ci saluta con ammirazione e gioia. Non è un segreto che io e lui siamo amici, per cui possiamo anche incontrarci al bar dell’hotel del torneo e fermarci a bere insieme qualcosa.
Prima che l’imbarazzo prevalga, lo saluto e sorrido col cuore che va fortissimo come sempre.
Forse è la giovane età, come dice lui, e confondo l’ammirazione con tutto il resto, però io vorrei tornare a letto con lui subito.
Roger sorride dolcemente e piegando la testa di lato mi chiede con un tono intimo:
- Come stai? - E so cosa c’è dietro a questa domanda, so che vorrebbe dire altro, ma non siamo soli, così prendo il bicchiere e vado verso i divanetti rotondi in fondo al salone, nel posto più appartato possibile.
Roger capisce che è il caso di parlare di nuovo e chiede la tisana di un tipo particolare e viene da me.
Si siede vicino, senza preoccuparsi di tenere delle distanze ed io sono emozionatissimo, più che imbarazzato.
Son felice di averlo rivisto prima di un ipotetico scontro in campo.
Non riesco a stare molto fermo e fremo per toccarlo, ma se non è lui a fare la mossa, io non mi muovo.
Il barista ci porta la tisana e torna nel suo angolino, poco dopo vedendo che gli lanciamo occhiate, sparisce dietro. Tanto è una serata tranquilla.
La penombra intorno, delle luci soffuse per un’atmosfera intima e piacevole.
- Sono contento di averti rivisto prima di una probabile partita. - Dice per primo. Io sorrido.
- Anche io! -
- Come va? Stai bene? - Annuisco e mi stringo timidamente nelle spalle.
- Immaginavo che avresti staccato, non ti ho cercato. Dovevo lasciarti i tuoi spazi. -
- Lo so, ti ringrazio. Ma ero preoccupato, volevo sapere come stavi, ma sapevo che in questi casi è meglio lasciar perdere. - Sorrido anche io, è così dolce. Gli occhi mi brillano, amo la sua premura.
- Non sei tenuto a preoccuparti. Devi fare la tua vita… -
Cerco di dire quello che mi ero preparato, ma vorrei sapere come è andata con Mirka.
- Nella mia vita ci sono tante persone di cui preoccuparmi. E’ vero che non voglio far soffrire Mirka e poi i figli che verranno, ma non voglio far soffrire nemmeno te. - Gli occhi mi bruciano e li sbatto come un tic nervoso, distolgo a disagio e mi mordo la lingua cercando di non dire quello che sto per dire, ma lui mi precede. - So che per quello sono tardi, ma voglio cercare di infierire il meno possibile. - Questo mi sembra chiaro.
- Quindi scegli lei e tronchi con me. Come avevi detto. - Concludo con la voce rotta, sorseggiando la bevanda che finisco per poter andarmene.
Giocherò malissimo, già lo so! Forse uscirò presto!
Roger sente la mia voce, capisce che sto per piangere e sto male, cazzo se sto male, ma non voglio farglielo pesare perché io sapevo che sarebbe andata così!
- Rafa… - Scuoto la testa e gli metto la mano sul ginocchio per dimostrargli che sto bene, ma il sorriso che gli porgo è così forzato che le lacrime sono lì. Sapevo che andava così. - Sto bene, è la prima volta che ci vediamo dopo che è successo e anche se sapevo come andava, viverlo è diverso. Ma è solo la prima volta, poi mi passerà e riuscirò a… - Lui mi prende la mano e stringe, io alzo di scatto gli occhi per vedere se qualcuno vede, ma non c’è nessuno e mi rilasso chiudendo gli occhi, mi copro le palpebre con l’indice ed il pollice della mano libera e lui stringe l’altra, stringe forte. Quello che mi trasmette mi uccide.
- Io tengo a te. Davvero. Non sai quanto. -
Mormora.
- Lo so. -
- E non voglio che tu stia male. -
- Questo non puoi controllarlo. - Dico senza aprire gli occhi e senza trattenere più le lacrime. Due grosse scendono silenziose, smetto di parlare perché mi viene un singhiozzo. Sto trattenendo il fiato, a momenti svengo e lui mi stringe questa dannata mano che io ricambio e non riesco a sfilare e dirgli ‘lasciami in pace’ e chiudermi in camera da solo.
Non ce la faccio.
Roger si avvicina a me e me la prende con entrambe le sue, me la carezza dolcemente ed io scuoto la testa.
- Non ce la faccio. Se fai così, io… -
- Nemmeno io. - Apro gli occhi e lo guardo.
- Sei tu che non puoi stare con tua moglie e con me nello stesso momento. Non… non so nemmeno cosa provi per me! Non mi hai detto nulla! Ti è piaciuto scopare, ma io… - Sto partendo e mi fermo, respiro, mi asciugo nervoso le guance dove le lacrime scendono ancora e sospiro.
- Sto cercando di capire. - Altro sospiro. Altra asciugata.
- Cosa c’è da capire? -
- Cosa provo per te. E in base a quello, cosa posso fare dopo. -
- Puoi fare tutto quello che vuoi, sai? Nessuno ti comanda! Il matrimonio è un’istituzione con delle regole stabilite da altri! Bigotti in ogni caso! E’ un pezzo di carta che ti lega formalmente, ma non nella realtà! Non esistono divieti reali che ti impediscono di fare quello che vuoi, se non si tratta di un crimine reale! - Parto con le mie idee rivoluzionarie che lo prendono contropiede, ma le ascolta e ne rimane colpito. Di nuovo quando capisco che sto partendo per la tangente mi fermo e sospiro cercando di calmarmi.
- Non darmi retta, tu sei speciale perché segui una morale, un’etica. Cerchi di essere sempre corretto, una brava persona. Chi tradisce non è una brava persona. Ormai lei è incinta, non puoi fare il bastardo e lasciarla. E tu sei così. Sei bello come sei. Non voglio che cambi la tua vita per me, non sai nemmeno cosa provi, hai detto… non ti chiedo nulla, solo non essere così dolce con me, perché altrimenti io… - Voglio solo baciarlo, ma non posso e le lacrime tornano ad uscire, mi sento schiacciare, così scuoto convulso la testa, sfilo la mano, mi alzo e me ne vado.
Lui non mi segue, deve pensare un po’, ne ha bisogno. Ma tanto cosa rimane? Non scenderà a patti, quelli come lui non lo fanno.
Per me non c’è niente di male a stare con l’amante, se è per amore, e con la moglie se è per responsabilità concrete come dei figli. E non c’è niente di male nel nasconderglielo per non farla soffrire inutilmente.
Non è colpa di nessuno se si ama uno piuttosto che un’altra e se ci sono figli di mezzo.
Io ho odiato quando i miei si sono separati, ci sono stato malissimo, ma hanno collaborato per il mio bene. Però non mi hanno trattato da stupido stando insieme solo perché è il matrimonio e si fa così. Avrebbero litigato per la vita, rendendo la mia impossibile.
Si sono lasciati ed hanno trovato un modo per collaborare, per il mio bene.
Ma io per questo non credo nel matrimonio, è un pezzo di carta che non impedisce alle persone di smettere di amarsi, o di amare altre persone. Non serve a nulla!
La questione del tradire durante un matrimonio è relativa.
Roger non la lascia perché lei è incinta, non perché la ama.
O forse… o forse è così ed io mi sto illudendo di chissà cosa?
Dio, non ce la faccio, non posso…
Mi sembra di impazzire, devo trovare il modo di distrarmi, di non pensarci.
Qualcosa di così forte e così diverso da togliermelo dalla testa. Specie ora. O io affondo.
Come quando perdi una partita di tennis e per distrarti vai ad un concerto. Che diavolo c’entra un concerto con lo sport? Niente! Ma poi stai meglio! Perché per quelle due ore non ci hai pensato!”