31. LE PAROLE MAI DETTE
/Nole/
“Rivederlo è dura, ma è stato peggio lasciarlo andare.
Anche se gli avessi detto che lo amavo, non l’avrei mai fatto felice.
Fra un po’ dovrò sposarmi, non
ho scelta, mi sto buttando a capofitto in questa relazione con Jelena
apposta, per farmela andare bene.
Ho scelto lei perché è facile, è
una ragazza facile, bella, che crede facilmente alle mie maschere, non
devo faticare a convincerla.
Non è bello quello che mi appresto a farle, ma non è bello nemmeno quello che le usanze fanno a me.
Io non voglio mica sposarmi, è solo che devo. E visto che devo, non possono rompermi le palle e pretendere che ami chi sposerò.
Io amo, amo Rafa.
Punto.
E non lo dovrà mai sapere.
È stata la cosa peggiore della mia vita fargli credere che non lo amavo, lasciarlo andare così.
Ed ora non è facile nemmeno rivederlo tutte le volte.
Sospiro guardandolo giocare attraverso gli schermi posti in ogni angolo dei circuiti dei tornei.
Ha faticato all’inizio, ma poi come sempre è decollato dalla Terra Rossa in poi.
Lo vedo bene, si concentra sul
tennis, mi ha messo da parte grazie al risentimento. Penso d’aver fatto
la cosa giusta ferendolo, mi faccio detestare così riesce ad andare
avanti, almeno si aggrappa a quello, no? Questa è la mia teoria almeno.
Scivolo con le dita fra le mia
gambe e stringo sull’inguine che spinge, mentre si toglie la maglietta
sudata e si infila la felpa.
Sta andando bene perché mi odia, conoscendolo non ho dubbi.
Mi ignora quando ci incontriamo,
se c’è gente, se siamo in campo, ci sono cortesie normali, ben diverse
da quello a cui eravamo abituati.
Perciò diciamo che va bene così.
Guarda come vola di nuovo.
Guarda come vince, come riconquista posizioni perse.
Ero io, ero io e basta. Vedere
come torna a brillare dopo i problemi avuti a tennis, mi fa sentire
peggio. Come si può essere la causa del dolore di chi ami?
Ho fatto bene a chiudere, a farlo in quel modo.
Stan mi insulta tutte le volte che siamo soli ed io ho quello sguardo ferito perché nomina Rafa.
Perché per lui invece dovevo dirgli che lo amo e che non voglio stringere il rapporto perché non potevo farlo felice.
Ma lui non merita di essere il mio amante. Lui merita qualcuno che viva per lui, che non finga, che non abbia due, tre vite.
Lui merita qualcuno che lo porti in alto.
Ho fatto bene, Stan può dire quello che vuole.
Rafa mi odia, si sforza di non insultarmi, ma mi odia. Glielo leggo in faccia.
E fa bene, perché odiandomi, sta bene. Gioca bene. Vince.
È a un passo dal ribaltamento
più storico di tutti, lui ha cominciato basso in classifica per i suoi
canoni ed ora sarebbe primo se vincesse questa stagione americana.
Sai una cosa? Sarei felice se ci riuscisse, sul serio, non scherzo.
È un equilibrio molto precario, non so quanto può andare avanti.
Facciamo faticosamente finta che
vada tutto bene, che ce la facciamo, che quello che avevamo non fosse
così forte da impedirci di guardarci ancora negli occhi.
Però è uno sforzo evidente di
entrambi e quando in una delle nostre finali, in America, la sua
pallina mi finisce in faccia, io me la prendo.
Non ci ragiono su.
È che ho passato l’anno a
convincermi che sta risorgendo grazie al risentimento che deve per
forza avere per me. Come fa a non odiarmi dopo quello che gli ho fatto?
L’ho fatto innamorare e poi non l’ho mai ricambiato, è così che la vede lui.
Come puoi non odiare?
E così al culmine della mia
sofferenza interiore, di me che mi trattengo dal fare quello che vorrei
con tutto il cuore, sbotto che certo, come no. Come no che non l’ha
fatto apposta e che è dispiaciuto.
Mi giro e mi allontano dal campo dopo il suo colpo e non so come la prenda, cerco di disinteressarmene.
Come fa a non averlo fatto apposta?
È la prima cosa a cui ho pensato. Ma chiaramente non era una grande pensata se volevo mantenere le distanze con lui.
Ma forse, dopotutto, quelle distanze non le volevo mantenere davvero.
Volevo disperatamente sondare il
terreno per vedere se è vero che a lui non importa più di me, se è vero
che mi odia. Se è vero che è andato oltre come sembra.
Perché se così fosse io impazzirei dal dolore.
Dopo la partita lui mi trattiene
durante il saluto finale per ripetermi che non l’ha fatto apposta a
colpirmi con la pallina e che gli dispiace, io cerco di tenere la mia
linea deridendo la situazione.
Cosa che so lo manda in bestia.
Io che scherzo su tutto.
La devo smettere. Però se fossi serio sarebbe peggio.
Così sfilo via dalla sua presa
che mi uccide, mi fa provare troppe cose sbagliate e scappo alla mia
postazione dove raccolgo le mie cose e me ne vado negli spogliatoi.
Rafa mi raggiunge poco dopo ed il cuore galoppa come un matto nel mio petto, perché so cosa sta per succedere.
Non dovevo testarlo, non dovevo provocarlo per vedere se davvero non gliene importa niente di me.
Dovevo lasciare che continuasse
ad allontanarmi, essere freddo e diplomatico, fingere qualche gioco
forzato davanti al mondo che ci guarda, ma ignorarlo in privato.
Dovevo farlo.
Ma stavo diventando ossessionato
e i risultati in campo parlano, Rafa sta facendo un’impresa storica,
sta per tornare primo ed io non posso non pensare che sia follia se ci
riuscisse.
Mentre io da primo che ero, sono
scivolato. Scivolato perché non sono più lucido come due anni fa,
quando stavamo insieme ed ero felice.
Lo sento entrare, sbatte la porta e la chiude a chiave assicurandosi che dentro ci siamo solo io e lui.
Butta giù con rabbia le cose che
fanno un gran tonfo e poi mi guarda furioso, mani ai fianchi, peso
spostato su una gamba. Quell’aria da ‘adesso ti distruggo’.
Cazzo, gliene importa eccome.
È sincero. Lo è da morire.
Perché gliene importa ancora?
- Cosa diavolo devo fare per
convincerti? Mi dispiace, non l’ho fatto apposta, porca puttana! -
Quando spara parolacce in spagnolo, come ora, è la prova che è davvero
fuori controllo. E se lo conosco bene, basta una piccola spinta.
No, Nole. Non darla quella piccola spinta. Faresti un clamoroso passo indietro.
Non farlo.
Hai faticato un sacco ad
arrivare a questo punto e l’hai fatto per il suo bene, per permettergli
di avere la relazione giusta, quella che merita.
Mi giro calmo, mentre dentro di me muoio di gioia.
Lo guardo negli occhi sfrontato.
Poi, senza rispondere, come se i gesti parlassero meglio di mille
parole, mi sfilo la maglietta sudata afferrandola dalla vita con le
braccia incrociate.
Lui trattiene il fiato e
spalanca gli occhi come se guardasse un pazzo. Io, con enorme
soddisfazione, mi tolgo anche gli short e rimango in slip. Continuo a
guardarlo sfidandolo a continuare, ma lui sembra completamente in caos.
- Sono cose che succedono in
partita, fra avversari. Se hai l’occasione di colpirlo lo fai. -
Continuo senza cedere. Non so come ci riesco, sono bravo a fingere.
- Non io! - Torna in sé
esplodendo, mi si avvicina come un toro e per un momento temo che mi
dia la famosa incornata. - E se pensi che io sia quel genere di
giocatore, quel genere di persona, mi deludi molto! -
Gli occhi brillano ed i miei
cominciano a bruciare. Mi colpisce a fondo con queste parole, non
pensavo davvero di non resistere. Ci fronteggiamo uno davanti
all’altro.
I cuori che palpitano.
- Ti deludo? E perché mai? -
Cerco di prendere tempo intanto che capisco come diavolo posso uscire
da questa situazione di merda, ma Rafa è veloce, stringe i pugni lungo
i fianchi e non stacca gli occhi dai miei.
- Perché ho sempre pensato che
anche se non me l’hai mai detto e mostrato, che nonostante mi avessi
sempre escluso e ti fossi sempre chiuso a me… beh, che nonostante
questo io contassi qualcosa. Che mi conoscessi. Che io mi fossi aperto
abbastanza anche per te che non ci riuscivi. Evidentemente mi
sbagliavo. Contavo così poco per te che non mi hai mai guardato bene. -
Con questo in lui si spezza qualcosa, fa un passo indietro e questo
perché sto zitto e non cerco di dissuaderlo.
Sto zitto, paralizzato da quello
che dice. Folle di dolore perché non voglio che lo pensi, che non è
così, ma è anche vero che invece lo deve pensare.
C’è una lotta in me, violenta, fra quello che so che è giusto e quello che voglio .
In lui però la lotta non c’è. C’è solo la resa.
Si gira e mentre lo fa, gli
occhi gli si riempiono di lacrime, una smorfia di dolore si intravede
ed io non l’ho mai visto così. Mai.
Dio, come faccio, come posso?
- Rafa… - Cerco di fermarlo, ma non so nemmeno cosa dovrei dire.
Devo prendere una decisione immediata.
Se non farò nulla questa volta sarà davvero finita per sempre, non ci saranno mai più rimedi.
È questo che voglio?
Rafa si spoglia velocemente,
furioso, senza girarsi, trattenendo il fiato, cercando di non mostrarmi
il suo viso contratto e le lacrime che silenziose scendono.
Quanto mi ama?
Quando mi ama ancora?
Ecco la mia risposta, non mi ha
dimenticato, non è andato avanti, ha solo imparato a convivere col suo
dolore. E lui si giudica fragile e debole?
Dio, non ho mai incontrato una persona più forte di lui. Le cose che sopporta, le cose che si infligge…
Rimango inebetito mentre, nudo e con l’asciugamano stretto, si precipita di là a farsi la doccia.
E mentre va, mentre gira, vedo lui con gli occhi stretti, ferito, che piange.
Quell’espressione non la dimenticherei mai, non la dimenticherei mai se io ora lo lasciassi davvero andare.
Non posso, non posso permettere che soffra così per me.
Il singhiozzo che sento appena varco la sua stessa soglia, nonostante l’acqua aperta che gli scende addosso, è straziante.
Rafa è di spalle a me, appoggia
le mani alle piastrelle, vicino ai rubinetti. L’acqua gli scende sulla
nuca e sulla schiena, le gambe divaricate.
Se non ci fosse altro mi farei una sega perché è il mio sogno erotico. Lui nudo sotto la doccia mi ha turbato molte volte.
Però le spalle rigide si scuotono, i muscoli tesi guizzano e lui piange pensando che io sia ancora di là.
Ma non posso, Dio, non posso.
Il mio Rafa piange per colpa mia. E se anche questo lo potrei sopportare, non potrei mai permettermi di perderlo del tutto.
Così prendo la decisione
peggiore della mia vita e della sua, probabilmente, ma gli vado dietro,
gli metto le mani ai fianchi che scivolano intorno alla vita, aderisco
a lui, al suo corpo che si tende al contatto di sorpresa, la sua
schiena contro il mio petto, il mio inguine contro il suo sedere. E le
labbra sul suo orecchio. Gli occhi chiusi.
L’acqua che ci ricopre.
- Ti amo da impazzire da una
vita. È questo che ho sempre cercato di nascondere, Rafa. Ma sapere che
ti sto perdendo davvero, che questa volta non ci sarebbe un ritorno…
non posso accettarlo. Come non posso accettare che tu soffra tanto per
colpa mia. Pensavo che fossi andato avanti, che ce l’avessi fatta. E
sono bruciato di gelosia. Non volevo che mi dimenticassi. Così sono
impazzito. So che non mi faresti mai del male sul serio. Perdonami per
tutto. Perdonami per le parole che non ho mai avuto la forza di dirti.
Perdonami. Ma ti amo. Spero che tu mi creda. -
Rafa non ha respirato per tutto
il tempo, alla fine è la mia voce che si è spezzata per le lacrime che
fanno compagnia alle sue. E forse sono queste a convincerlo.
Forse.
Rafa non fa nulla per un po’, poi semplicemente gira la testa verso la mia, lento.
- Sai quanto sono stato male? -
Nascondo il viso contro il suo collo, chiudendo gli occhi, stringendo
le braccia intorno al suo corpo.
- Perdonami… - Ma non gli basta
ed esplode come mi aspettavo che facesse. Mi toglie le braccia con
forza, mi spinge, si libera e se ne va in un altro angolo del locale
delle docce in comune.
Come se avessi la peste. Mi giro a guardarlo. È fuori di sé. Così fuori non l’ho mai visto.
- Come puoi chiedermi di
perdonarti? Come puoi tornare dopo dei mesi e dirmi che mi ami così e
che non vuoi che mi allontani? Tu mi hai distrutto, Nole! - Lo dice
piegandosi in avanti e tenendo le mani aperte a sottolineare quello che
dice. L’aria a pezzi.
- Non potrò mai darti quello che
vorrei darti, ti amo e vorrei darti il mondo, una vita insieme,
renderti felice senza nessun sacrificio e compromesso. Vorrei darti la
favola! Ma non posso, non potrò mai farlo! Un giorno dovrò sposarmi,
probabilmente presto. Perché è così che si fa dalle mie parti e se non
lo faccio mio padre non mi guarderà più in faccia! Ed io non voglio
vivere due vite… e farti soffrire mentre mi vedi che faccio una
famiglia con un’altra. Tu non ti sposerai mai e ti farai la vita che
vuoi con il ragazzo che amerai. Ed io non potrò mai darti quello che
vuoi, non sarai mai felice con me, a stare con me solo nei tornei,
quando lei non ci sarà… a scendere a compromessi… io non voglio questo
per te. Non sarai felice con me… per questo ti ho allontanato… ma… - La
voce non esce più, non riesco. Mi si strozza.
Così ingoio e ci riprovo, ma non
riesco ancora. Alzo gli occhi in alto, respiro a fondo. Il vapore mi
soffoca, stiamo in mezzo all’acqua che scende da un lato e lui
dall’altro.
- Ma ho capito che tutte le
volte che ti vedrò mi chiederò se mi hai dimenticato e se penserò che
tu ci sei riuscito, io impazzirò di gelosia e dolore e farò in modo di
non farmi mettere mai via. Perché non voglio. Non voglio che tu mi
chiuda fuori. Non voglio. È la cosa giusta, ma non voglio che succeda.
- Ma non gli do una soluzione e mi rendo conto della stupidità di
questo discorso, di quanto io sia egoista. Non so nemmeno cosa voglio.
Così mi copro il viso con le mani, gli occhi bruciano e le lacrime
scendono, la testa all’indietro, il dolore esplode.
Piango davanti a lui.
Dio, sto piangendo dopo che ho tirato fuori tutto.
Santo Cielo, mi sono appena tolto la maschera. Me la sono appena tolta. Del tutto. Irrimediabilmente.
È successo quello che ho cercato di evitare con tutto me stesso.
Mi sono mostrato a Rafa. Mi sono fatto vedere. E forse comunque non è nemmeno servito a nulla.
Dannazione, si può stare più male di così?”