32. IL GIORNO PIU’ FELICE DELLA MIA VITA




/Rafa/

“È come se staccassero una spina.
Stavo per andare a dargli un pugno, giuro.
Non sono un violento, ma stavo per diventarlo.
Quello che diceva era del tutto egoista e fuori logica, fino a che non si è messo a piangere.
E non solo.
Nole è qua davanti a me, ma ha gridato, si è scomposto, ha parlato con calore, ansia, agitazione, paura.
Dio, aveva una tale paura negli occhi verde-nocciola.
Terrorizzato dal fatto che potessi non credergli.
E poi le lacrime.
Cosa è successo?
Cosa è appena successo?
Il mondo scivola giù per un momento, così come ogni mia forza di volontà, amor proprio e dignità.
Per un momento tornano tutti i sentimenti con cui ho convissuto senza mai perderli. Non li ho mai calpestati.
Sono sempre rimasti lì con me, sempre.
I miei sentimenti.
Per lui.
Immutati.
Ed ora lui piange.
Nole ha tolto la maschera e mi si sta mostrando nudo, completamente nudo.
Ed è sconvolgente.
Mi amava ma non me l’ha mai detto perché non poteva darmi quello che voleva darmi, quello che meritavo. E così ha voluto allontanarsi.
Contorto. Tanto contorto quanto da lui. Perché lui è tutto l’opposto di semplice e lineare.
Quella maledetta maschera lo dimostra, perché se scherzi puoi dire e fare quello che vuoi, ma non servirà mai dire la verità.
Ed ora eccola qua, la verità. Eccola davanti ai miei occhi.
Nole mi ama.
E dannazione… il mondo sparisce.
Tremante, lento, mi avvicino a lui. Annulla la distanza, delicato gli prendo i polsi e lo spingo indietro verso la doccia ancora aperta.
L’acqua ci ricopre, lo appoggio alla parete e lo circondo con le braccia, lento, dolcemente.
Le labbra sulle sue mani che non vuole togliere perché sta piangendo. Da quanto non piange?
Così l’accetto e lo avvolgo protettivo, si accoccola contro il mio collo, sul mio petto, e piange scuotendosi.
Così fragile. Così piccolo, ora.
Così bello.
Lo lascio piangere, poi sussurro sulla testa che gli bacio.
- Va tutto bene. Non devi deciderlo tu da solo. - Appena lo dico, lui torna a respirare più piano, i singhiozzi si calmano ed io così continuo stringendolo. - Va bene anche la versione meno favola disney. Perché la vita non è così bella come la gente pensa. Le storie d’amore non sono così serene e positive. Non ci sono solo le relazioni giuste e facili. Quelle dove ti sposi, vivi alla luce del sole e due sono solo due. Ci sono anche quelle storie strane, contorte, complicate e sbagliate. Quelle che nessuno saprà. Quelle a tre, a quattro. Quelle piene di compromessi. Quelle nascoste, che tutti biasimeranno. Quelle vissute a metà, ma con l’intensità più sconvolgente mai vista. Quella che ti fa vincere la finale della tua vita. A me sta bene anche questa storia. È molto più realista di quella disney! -
Non so come mi esca questo discorso, ma mentre lo faccio, Nole si rilassa fra le mie braccia e torna a respirare calmo. Lentamente smette di piangere, così poi gli prendo il viso fra le mani e lo alzo, lo guardo e l’acqua lava via le lacrime, ma lascia il su viso rosso e gli occhi gonfi.
Io glielo pulisco con le dita, sorridendo.
È così dolce, così bello, così umano.
Se il mondo lo vedesse così, se ne innamorerebbe come lo sono io ora.
- Ti amo ancora, stupido idiota. Bastava dirmelo quando ne abbiamo parlato quel giorno. - Concludo con un sorrisino realizzato e lui respira ancora meglio, nel sorriso che libera. Finalmente quel sorriso. Gli occhi brillano.
Come lo amo.
- Davvero ti va bene una storia così problematica? - Che idee gli vengono a questo qui.
Non so più come dirglielo, così uso i gesti e glielo dimostro.
Unisco le labbra alle sue che gli apro e Nole, dopo un attimo di sorpresa, le accoglie e le apre a sua volta.
Piano piano il mondo sparisce, beviamo l’acqua che si mescola nelle labbra aperte, poi infastiditi sposto leggermente il getto mentre le mani scivolano sui corpi bagnati ed appoggiati uno all’altro.
Di nuovo così perfetto. Di nuovo l’elettricità di sempre, mai dimenticata.
Come è cominciata? Come siamo arrivati a questo?
Se ci penso non riesco a trovare il capo della matassa, ma ora non riesco proprio a districarmi.
Sesso, era solo sesso.
Ed ora guarda qua.
Allacciato a lui, la lingua che non vuole saperne di lasciare la sua, i visi che si premono uno sull’altro e le mani che si esplorano.
E noi.
Noi perfetti.
Insieme.
Da dove ci eravamo interrotti. Come se il dolore non ci avesse mai sospeso nel nulla. Sono felice. Sono di nuovo così felice. Così tanto.

La mano scivola sul mio corpo, dai fianchi alla schiena e poi giù con le dita nella fessura, si spinge col medio a cercare l’ingresso che trova. Dopo qualche istante è dentro ed io gemo contro la sua bocca.
Da come me lo tocca, da come ci entra, da come se ne occupa… si capisce che gli era mancato.
Così sulla sua bocca, sussurro:
- Ti piace, eh? -
E lui ridacchia infilando una delle sue mani fra di noi, lo sento che separa le nostre due erezioni che si strofinavano una contro l’altra e comincia a toccarsi da solo.
Con questo mi aggrotto e smetto di baciarlo per guardare quel che fa.
- Vuoi una mano? - Dico ironico senza capire perché debba farlo lui quando ci sono io per questo.
Nole sorride erotico e lascia la testa all’indietro, così come lascia il mio sedere.
- Mi pare che anche a te manchi qualcosa, non solo a me… - Se a lui mancava il mio culo, chiaramente a me mancava il suo cazzo. È matematico.
Faccio un passo indietro guardandolo nel complesso. Appoggiato lascivo alla parete della doccia, tutto storto, si lecca le labbra e si masturba.
Il suo membro è lì davanti a me, che diventa sempre più grande e tutte le volte che la sua mano sale e scende, cresce davanti ai miei occhi.
Fame.
Mi lecco le labbra e mi lascio andare in ginocchio, gli prendo le cosce e risalgo fino all’inguine.
- Allora lo vuoi? - Tornano quei giochi, tornano come se non avessimo mai smesso.
E le sue lacrime sono un ricordo, così come il mio scoppio.
Siamo noi che non abbiamo mai smesso di farlo.
Il calore che mi assale è sconvolgente, forse potrei venire subito.
- Sì, ti prego… - E così eccitato da morire, apro la bocca e tiro fuori la lingua voglioso come un matto, lui appoggia la sua erezione ed io trattengo il fiato mentre l’emozione di riaverlo mi assale.
L’accompagno con le mani, lo sto toccando di nuovo. È caldo e pulsante e duro. Così duro.
Lo lecco su tutta la lunghezza, godendomi la sensazione che mi mancava.
È sempre perfetto. L’altra mano scivola fra le mie gambe a masturbarmi pieno di voglia mentre lo succhio. Mi piace fino a questo punto.
Sento che sto per venire e le sue mani accompagnano i movimenti della mia testa, quando sta per venire mi prende i capelli e tira staccandomi. È un’altra delle cose che mi piace da matti.
I brividi mi attraversano e per poco non vengo.
Nole così mi alza in piedi e mi spinge contro il muro, avventandosi sulla mia bocca. Gioca con la mia lingua, me la succhia. Io apro le braccia e le alzo, mi prendo al manico della doccia che è fissato sul muro, come se mi legassi e mi lasciassi a sua disposizione. Mi bacia, gioca con la mia lingua e la mia bocca, poi scende sul mento, lo succhia e va giù sul collo. Riserva lo stesso trattamento al resto del mio corpo. Chiudo gli occhi e abbandono la testa all’indietro, mentre mi fa suo con la lingua che sento in luoghi impensabili. Si prende cura di me, torna a marchiarmi, fa suo ogni centimetro del mio corpo. Gli ero mancato.
Da morire.
Sento il suo bisogno di me che sale spropositato e quando mi succhia l’erezione dura, torno di nuovo sulla soglia dell’orgasmo.
Sono quasi venuto, quando si separa di nuovo. È una tortura quando lo fa. Perché è tutto sospeso, tutto pronto, gli ormoni stanno per esplodere e lui si ferma sul più bello.
Quando mi farà venire, saranno le stelle quelle che vedrò.
Così risale, torna a baciarmi, gli do la lingua e poi mi gira. Mi piega in avanti. Torna a leccarmi, scende sulla schiena ed io spingo le mani sulla parete scivolosa. Dio Santo. La lingua così… la sta usando come non ha mai fatto.
E va giù, la sua lingua.
Giù.
Fra le mie natiche che allarga, si aiuta col dito, mi lecca lì in mezzo ed io non capisco nulla. Poi il dito entra e si occupa del mio ingresso.
Gemo dimenticandomi di tutto. Quanto tempo saremo chiusi qua dentro? Eravamo gli ultimi a giocare, però ci avranno dati per dispersi.
È un piccolo pensiero che va via quando risale, mi prende per i fianchi, mi tira ancora a sé piegandomi di più. Io gli do me stesso proprio come vuole, quella parte di me che ora desidera tanto. Tutto inarcato verso di lui.
- Sei pronto? - Mi chiede febbrile. La sua voce erotica mi raggiunge.
- Sto morendo… - Così, sorridendo, entra.
Ed il mondo va per la sua strada, così come io e lui per la nostra.
Il suo membro, grande e duro, mi penetra ed io lo sento come la prima volta. Forte, deciso. Una fitta di dolore che appena inizia a muovere, svanisce subito.
Spingo le mani contro il muro schiacciandomi verso di lui, mi tiene forte con le dita nei fianchi. E spinge. Spinge sempre più forte. Sempre più veloce.
Spinge con una follia che sale in entrambi, senza paura, prendendosi quello a cui aveva dovuto rinunciare per idee assurde.
Sono suo, sono sempre stato suo, lo sarò sempre.
Non voglio nessun altro, non mi immagino con nessun altro.
Non voglio nessun altro.
I gemiti si uniscono, i brividi tornano ad invadermi quando spinge più forte e questa volta non mi frena.
Vengo e l’orgasmo al terzo tentativo viene liberato completamente.
Perfetto. Splendido.
Sconvolgente.
Nole viene poco dopo dentro di me, si preme forte e la sua voce mi fa rabbrividire come sempre.
Freme dentro di me, come prima ho fatto io.
Poi tutto sfuma, mentre ci rilassiamo. Si lascia andare di schianto, abbracciato alla mia vita che stringe. Mi raddrizza e poco dopo esce adagiandoci contro la parente, sotto l’acqua calda che ci coccola. La sua bocca sul mio collo, mi bacia dolcemente.
- Ti amo. - Adesso non smetterà più di dirlo, ma io non ne avrò mai abbastanza.
- Ti amo anche io. - Quanto siamo imbecilli. Arrivare a questi livelli per ammetterlo.
Sorrido mentre mi giro fra le sue braccia, lo circondo e nasconde il viso contro il mio collo, poi glielo prendo e lo bacio dolcemente.
Da qui in poi, in qualche modo faremo.


Vincere l’US Open dopo le due stagioni di merda che ho passato, è un sogno impossibile.
Potevo pensare che era già tanto vincere il Roland di nuovo, ma l’US è qualcosa di incredibile.
E viene nel momento più bello della mia vita.
Forse è per questo che mi volgo a terra e piango chiudendo il viso con le braccia.
Perché sarà il giorno che ricorderò per tutta la vita.
Il più bello.
Poche settimane fa Nole è tornato da me e si è aperto dicendomi che mi amava e mi ha spiegato cosa gli è successo prima, perché non me lo voleva dire.
Poi ci siamo finalmente messi insieme, ce lo siamo detti ed ora sono qua a vincere il secondo slam dell’anno.
È davvero incredibile il modo in cui è iniziata e come sta andando…
Mi alzo, vado da Nole che ha superato la rete e mi viene incontro, ha un espressione felice dietro il dispiacere. Quasi consapevole.
Mi butto fra le sue braccia, mi stringe a sé e nascondo il viso contro la sua spalla, come se mi liberassi definitivamente di tutti i fantasmi ed i pesi.
- Sapevo che ce l’avresti fatta! - Dice.
- Sei migliore sul duro, non era scontato… - Dico poi come se fosse il momento di parlare di queste cose.
È vero che Nole è meglio di me nel cemento, però oggi ho vinto io.
E sono quasi primo in classifica.
Partivo quarto ed ora mi bastano pochi punti, pochissimi punti, e sarò di nuovo primo.
È semplicemente incredibile.
La prima cosa che faccio, quando sento le sue braccia e la sua voce calda, è abbandonarmi. Le lacrime di prima tornano ad uscire e penso che faranno fuori e dentro per tutto il tempo. Giro la testa verso di lui per non farmi sentire dalle videocamere che ci girano intorno, e mormoro che lo amo, piano piano. Lui sorride, stringe e dice: - Anche io. - E non importa, per una volta, che siamo allo stadio davanti a migliaia di persone che ci guardano e ci acclamano.
Per un momento mi vien da pensare ‘che sappiano pure, io lo amerò lo stesso’.
Poi ci separiamo e andiamo dall’arbitro a stringere la mano come di rito, lui va alla sua postazione ed io saltello per il campo felice, più felice che mai.
Sono risorto, alla fine. Ce l’ho fatta a risalire dal fondo in cui ero.
Ora che ci sono riuscito so che se dovessi tornare a cadere, troverò di nuovo le forze per rifarlo.

Solo dopo la cerimonia posso riunirmi a Nole, nello spogliatoio, dove siamo entrambi, e da soli, a lavarci e cambiarci.
Non fa in tempo a chiudere la porta a chiave che mi appendo al suo collo, stringo forte e nascondo il viso contro di lui tornando a piangere.
Forse sono insensibile, ma stavo impazzendo a trattenermi e a non poter condividere la mia grande gioia con lui.
Nole mi tiene a sé e sento che sorride, scuote la testa e bacia la mia.
- Ti amo. Mi dispiace che in un torneo vince solo uno, oggi più che mai avrei voluto vincere in due. Sei molto più di quello che vuoi mostrare, sei una persona incredibile e ti amo. E se oggi ho vinto è grazie al fatto che sei tornato con me, che ti sei aperto, che ti sei mostrato. Ero pieno di te in questi giorni e sono volato in campo anche grazie a questo. Grazie per esserci! - Adesso che non devo più trattenermi, posso liberare tutto il mio lato emotivo e sentimentale.
- Rafa, non ti facevo così sdolcinato! - Cerca di smorzare la tensione come fa sempre, così stringo ancora di più.
- Smettila di scherzare! Io sono sincero! - Mugugno contro di lui. Nole ride e mi carezza dolcemente.
- Lo so, ti amo anche io. Anche a me dispiace che non si può vincere in due… però quello che hai fatto è stato pazzesco, credimi. Quest’anno è solo merito tuo e basta. - Scuoto la testa e la alzo, lo guardo corrucciato e replico.
- Mi serviva la serenità mentale per completare l’opera. E me l’hai data tu qualche giorno fa. - Così finalmente si rassegna e lascia che gli occhi gli diventino lucidi. Esulto dentro di me perché sono di nuovo riuscito ad emozionarlo. Credo che sia difficile riuscirci, una vera impresa.
È uno Slam tutte le volte che ci riesco.
- È stata la cosa più difficile della mia vita. È stato più facile diventare il numero uno… - Lo ammette ed io sorrido carezzandogli il viso con cura.
- Come ti senti ora che l’hai fatto? Sei pentito d’aver tirato fuori tutto? - Nole continua con la sua rassegnata dolcezza, forse capisce che non serve soffocare più. Che la sua maschera, almeno con me, può posarla.
- Libero. Incredibilmente libero. Fatico a capire che non devo ricordarmi di come devo comportarmi quando sono solo con te. Sei l’unico istante della mia vita dove posso essere me stesso. - Appoggio la fronte alla sua, sorrido e poi, piano piano, unisco le labbra alle sue.
Il bacio ci scioglie ulteriormente. Ce ne abbiamo messo di tempo ed orgoglio e lacrime, ma alla fine ci siamo arrivati. Alla fine siamo esattamente qua, dove dovevamo essere. E niente altro importa ormai!
Sono schifosamente romantico ed ottimista, uno di quegli aspetti di me che nascondo sotto strati di serietà, professionalità e passione in campo. Ma ora, fra le sue braccia, mentre lo bacio, mi sento proprio di esserlo. Quel lato tutto rosa e cuoricini che alberga nel mio animo, di cui mi vergogno, ma che c’è. Perché anche se sono uno che ama vincere sopra ogni cosa, sono anche quello che cerca l’amore vero. Ed ora che l’ho trovato so qual era la differenza fra l’adorare una persona fantastica come Roger e l’amare sul serio chi vorresti accanto a te tutta la vita, cioè Nole.
Questa differenza mi ha fatto morire e rinascere in questi due anni, ma sono felice di aver percorso tutto quel cammino, perché altrimenti non sarei quello che sono ora.
E non sarei abbracciato alla persona che amo.
Ora come ora, niente altro ha più importanza.”