5. NESSUNO È UNA BRAVA PERSONA
/Roger/
“Non avrei mai dovuto.
Niente di tutto quello che ho fatto, avrei dovuto.
Però l’ho fatto ed ora è inutile parlare coi se e coi ma.
Forse una cosa è inevitabile.
Quando siamo destinati ad un persona, in un modo o nell’altro ci
finiremo insieme, anche se in un mare di errori. Perché è così che deve
essere.
Quante possibilità c’erano che io e Rafa finissimo a letto insieme?
È inutile, ci ho pensato mille volte, non ne sono uscito intero.
Mi sono sporcato, ma forse la vedo da una prospettiva sbagliata.
La vedo dalla prospettiva del futuro padre e futuro marito.
Ma sarò marito perché sarò padre.
Se non fossi stato padre, non sarei stato marito e a quel punto avrei vissuto Rafa al cento percento. Perché lo voglio.
Ci vuole tempo, a volte incontri una persona ma non è il momento giusto
perché lui è piccolo e deve crescere, la relazione deve maturare. Ma
quando succede quel che devi provare, proverai comunque, anche se nel
frattempo ti sarai legato ad un’altra.
Le lacrime di Rafa non mi lasciano in pace, il giorno dopo ci penso ancora senza una soluzione.
Non voglio che pianga, che stia così male per me.
Non volevo che Mirka soffrisse perché lei non c’entra, ma nemmeno Rafa.
E perché dovrei far soffrire una persona che voglio tanto bene?
E poi dopo che ci sono andato… è come se sapessi che è la mia strada, è
quella che non avevo mai guardato. Era lì. Ed ora che lo so è un
pensiero fisso.
Va bene far soffrire Rafa, per cui sicuramente provo qualcosa, per non far soffrire Mirka, che non amo?
Sarò padre, è vero, ed in questi casi si sposa la madre dei tuoi figli, perché è così che si fa, punto e basta.
Però la sposerò senza amarla, non l’amerò mai.
Amerò i miei figli ed altri se ne arriveranno, ma non l’amerò mai.
E quindi devo privarmi dell’amore vero perché ho un debito verso la
società che stabilisce che devi amare chi sposi e devi sposare chi
metti incinta?
Rafa è anticonformista, è giovane e spagnolo, ma ha ragione.
Sono altri che hanno deciso cosa devo fare e lo farò perché ho un ruolo
nel mondo e voglio essere lasciato in pace e poi è giusto non gettare
queste creature in uno scandalo mondiale.
Sono una delle persone più famose del mondo, in questo momento, ho imparato a farci i conti.
Questo significa tenere a bada la reputazione, so come si fa, ho accettato la cosa.
Quel che non riesco ad accettare è il dolore di Rafa.
Lo guardo entrare nel salone della mensa dell’albergo in cui pernottiamo.
Non riesco a rinunciare a lui. A fare a meno di lui. A non toccarlo
tutte le volte che l’avrò fra le mani, a non abbracciarlo, a non
parlargli.
Non posso pensare di farlo.
Siamo due tennisti, siamo i migliori due del mondo. Ci rincontreremo ripetutamente.
La sua faccia è stropicciata e contrita, gli occhi piccoli ed è corrucciato.
Faccio un sorrisino perché vorrei solo stringerlo forte.
Sto qua a chiedermi cosa fare, mentre mangio la mia colazione, e lo
vedo che si incrocia con Novak e c’è qualcosa, c’è un momento fra i due.
Uno di quei momenti.
Rafa si accorge di lui, si ferma e quasi gli cade il vassoio, lo guarda
ebete, con un sorrisino quasi dolce, imbarazzato e… Dio, ma cos’è
quell’atteggiamento?
Guardo Novak. Lui ha un gran sorriso. Molto grande.
È particolarmente felice ed è come se fosse protettivo nei suoi confronti, un’aria dolce.
Gli sfiora il braccio con la mano, Rafa sussulta, arrossisce e sorride di più. Poi passano oltre uno all’altro.
Lo stomaco mi si chiude subito, immediato.
Stan si siede con me ed io non lo calcolo, mi parla e non rispondo, non
è assolutamente da me e mi richiama chiedendomi che cosa ho.
- Niente! - Grugnisco. Stan è quasi shockato.
- Come niente! Non mi rispondi mai così! - A questo punto mi riprendo. È vero.
- Scusa. - Rispondo tornando, sorrido. I miei ruoli, mi ero dimenticato dei miei ruoli.
Roger, non puoi permettertelo.
Poi guardo Stan, i suoi occhi chiari che si posano sui miei attenti.
- Ehi, guarda che con me puoi fare quello che vuoi, sai… sei con me,
non con uno sconosciuto! - Sospiro e quando me lo dice, è come se me lo
ricordassi io stesso. Così mi avvicino a lui con la sedia e parlo
piano.
- Dopo facciamo allenamento insieme così ti racconto. È una cosa che
scotta, ma non posso più tenermela per me… anche perché ho bisogno di
un parere! - Credo che sia impossibile tenermelo per me e rimuginarci a
vita.
Quando ci alziamo dal tavolo insieme, incrocio Rafa che si ferma, mi
fissa terrorizzato e cambia direzione come per non dovermi salutare,
perché se usciva con me doveva farlo. Allora mi fermo per guardare che
fa e siccome in questo momento stava venendo verso l’uscita anche
Novak, Rafa va da lui e lo prende a braccetto.
- Ho visto che ti alleni al mio stesso orario, ti va se ci avviamo
insieme così parliamo? - Sentirglielo dire mi gela. Mi fermo con Stan
che mi fissa in attesa senza capire che ho. Ascolto ancora, i due mi
passano davanti ignorandomi. Novak annuisce sorridendo.
- Stai meglio oggi? - Chiede dolcemente. Rafa esita.
- Un po’. Grazie a te. - Quando lo dice mi sembra che il mondo crolli.
Ci vuole poco per capire ed è come se Mirka ed i figli sparissero, il
Roger tennista famoso sparisce, i media, la gente, i fan, il ranking,
tutto sparisce. La società non esiste.
Ci sono solo io che guardo la schiena di Rafa e Novak allontanarsi insieme.
Hanno passato la notte insieme.
Rafa era disperato per colpa mia ed ha incontrato Novak ed ha fatto sesso con lui!
Ok, ferma Rog. Possono anche aver solo parlato, Rafa si è sfogato e
Novak lo ha consolato. Perché devo pensare che Rafa sia come una
prostituta dopotutto?
Cerco di scacciare la loro immagine, ma non è facile. Stan mi riporta alla realtà.
- Ma che hai, si può sapere? Sei stranissimo da un po’ di tempo! -
Alla sua domanda sento che devo rispondere o scoppio. Così lo prendo
per il braccio a mia volta e me lo porto alle camere a prendere il
necessario per gli allenamenti. Nel tragitto, comincio a spiegargli
tutto piano piano.
Stan ascolta sconvolto e mentre andiamo, ci cambiamo, prendiamo tutto,
scendiamo ai campi e ci sistemiamo per cominciare, faccio questa
confidenza completa di cui mi libero come se mi liberassi di un peso
enorme, e mentre ne parlo faccio chiarezza da solo. Vedo le cose in
modo diverso perché nel spiegarle devo chiarirle io stesso ed è così
limpido e cristallino, che Stan ha un compito facile.
- Sei scemo? Chi cazzo se ne frega della società, del mondo e di non so
io cosa? Tu non ami lei, la sposi per un obbligo. Punto. Provi qualcosa
per un altro che ti ricambia, l’unico obbligo che hai è verso te
stesso, sei tu che vivrai con te stesso fino alla morte, non la gente,
il ranking o Dio Cristo! - Questa sua reazione schietta è tipica sua! E
mi fa ridere, una risata liberatoria, di sfogo.
Stanley ha l’aria dolce, ma un carattere schietto e diretto. A volte è
un animale vero e proprio, infatti lo chiamo Stanimal. Lo conosco da
molto tempo, da quando eravamo giovanissimi.
È una persona timida, chiusa e sulle sue, si apre con poche persone, ma
con quelle poche è una persona bellissima. Amabile, sensibile a modo
suo e simpatico. E poi è anche diretto e schietto, schifosamente
schietto.
- Dici che dovrei fregarmi delle regole e fare quel che voglio? - Stan
allarga le braccia mentre fa i movimenti con la racchetta per la
schiena e comincia lo stretching che fa con me.
- Dico sì, cazzo! Non devi esporti, lasciare Mirka, dirglielo e cose
così. Fai quello che devi fare, ma fai anche quello che vuoi. Che
gliene frega agli altri se sposi lei e te la fai con Rafa? - Lo dice
piano per non farsi sentire e questa opinione mi solleva come nulla
poteva.
Stan mi conosce meglio di chiunque altro.
- Dici che ci riuscirei? Che potrei ingannarla? - Alza le spalle.
- Nessuno è una brava persona, tutti hanno le loro porcate, solo che
alcuni sono più bravi di altre a nasconderle. - Questo non mi aiuta,
infatti lo fisso male.
- Stai dicendo che sono un porco? - Stan ride ed ha una bella risata che mi lascia perplesso.
- No! Sto dicendo di non preoccuparti che non esistono brave persone,
esistono solo persone brave a nascondere! Tu sei bravo a nascondere! -
Questo continua a non sollevarmi molto, non mi piace essere meschino,
ma secondo lui lo siamo tutti quindi semplicemente non sono meglio di
altri, sono come gli altri. Come la massa. Conforme a tutti.
Solo con un talento particolare per nascondere. Sospiro e intensifico il riscaldamento mentre ci penso un po’ stranito.
- Non è facile prendere in considerazione l’idea di fare una cosa
simile. Non avrei mai pensato di trovarmi in questa situazione. -
- Finchè non ti ci trovi, non sai cosa faresti, non sai chi sei, non
sai di cosa sei capace. Le esperienze tirano fuori il carattere, non lo
creano. - Stan è un santone, a volte, per questo amo parlare con lui.
È il mio guru!
Così gli circondo il collo col braccio e gli stampo un bacio sulla guancia, chi se ne frega di cosa sembriamo.
Lo amo e lui ama me. Diversamente da come amo chiunque altro. Stanley lo conosco da tanto tempo.
Dopo che lo faccio giro automaticamente lo sguardo a qualche campo più
in là, alla ricerca di Rafa, e lo vedo che si riscalda come me e Stan,
solo che io e lui ci alleneremo insieme, loro due sono solo in due
campi vicini e fanno stretching insieme, mentre parlano fitto.
Rafa mi stava guardando, me ne accorgo da come mi fulmina con lo sguardo. E gli sguardi di Rafa fanno male.
Subito, vedendo che lo guardo, fa la cosa più tipica.
Torna a Novak, gli dà un sorrisone gigantesco e si avvicina a lui col
viso, appiccicando la bocca al suo orecchio per dirgli chissà cosa.
Novak ride ed annuisce, poi ognuno va al proprio posto ed inizia l’allenamento vero.
Porco Giuda.
Come osa?
L’ha fatto apposta!
Vedi che non hanno solo parlato?
Si sono fatti, me lo sento! È chiaro! Flirtava con lui per farmi dispetto!
Non prova nulla per lui, è solo che vuole dirmi che se la cava anche senza di me, che ne troverà un altro.
Inizio ad allenarmi con Stan ai tiri morbidi, la testa è proprio altrove e sbaglio molto tanto che lui mi rimprovera seccato.
Però è anche vero che può essere un modo per dirmi di fare quello che
devo fare e non pensare a lui che starà bene, un modo per sollevarmi da
un incarico gravoso.
È questo che voglio?
Essere sollevato dal suo incarico?
Essere allontanato?
Ciao, vai per la tua strada, non preoccuparti di me?
Devo lasciare perdere Rafa perché è meglio per lui?
Per il resto dell’allenamento valuto l’idea di lasciarlo davvero
andare, poi mi immagino io senza di lui e mi vedo triste ed ultimo in
classifica perché ho perso anche l’interesse per il tennis.
Mi vedo cupo. Chiuso al mondo.
E no, diavolo. Non voglio essere così.
Non posso. “