*Eccoci qua con un altro capitolo. Roger fa notare a Rafa che dormiranno in un letto matrimoniale ed è la prima volta, Rafa va completamente nel panico. Un toro spagnolo nel panico non è niente di buono. Roger sa già come andrà a finire e l'aspettava da molto tempo, l'ha progettato lui. Rafa ne ha una grande paura e non sa come gestirlo, perchè una cosa sola è certa ora. Lo vuole da matti. Buona lettura. Baci Akane*

3. BIG BENG




Non è che Roger si sta spogliando per sedurmi, ma sono i suoi occhi che me lo fanno credere.
Rimango fermo inebetito per un po’ prima che lui mi dica con un tono particolarmente basso:
- Cosa pensi di fare? - E qua la mia testa perte con un unico senso, che non è quello che probabilmente si dovrebbe pensare subito.
Avrei dovuto dire ‘adesso mi cambio’, invece dico:
- Dipende da quello che vuoi fare tu! - Ed è quando vedo il sopracciglio alzarsi, meno di quanto si alza di solito il mio, che capisco che lui intendeva in un altro senso. Quello più ‘normale’.
Inghiotto ed arrossisco mentre scuoto la testa ed alzo le mani.
- No no lascia perdere... - Con questo mi rifugio in bagno senza prendere niente per cambiarmi.
Certo vengo da un bagno e mi infilo in un altro.
Cosa sei, un ragazzino Rafa?
Sei un uomo, hai più di trent’anni, comportati da tale.
Ora vai là, ti metti il pigiama e come niente vai a dormire.
Smettila di scappare. Scappare non ti aiuterà.
Ok, è solo che finché lo vedevo sotto la doccia negli spogliatoi era un conto, adesso sai, l’idea di dormire insieme nello stesso letto è pesante e... non so... ne ho paura, ecco.
Ma di cosa? Se non voglio non succederà nulla.
Ecco appunto. Ho paura di volerlo.
Ma Nole? Come posso desiderare Roger mentre sto bene con Nole?
Sospiro, chiudo gli occhi ed esco. Quando torno, Roger è sotto le coperte e la luce grande è spenta, è accesa solo quella del comodino che crea una certa atmosfera.
Ha uno dei suoi due telefoni in meno, la schiena sollevata appoggiata alla spalliera del letto, un pigiama blu scuro addosso, del tutto normale.
Non l’ho mai visto in pigiama. L’ho visto nudo, ma mai in pigiama.
È così strano.
Alza lo sguardo brevemente e torna al telefono lasciandomi il tempo e lo spazio di fare quel che voglio.
- Va meglio? - Chiede piano e suadente. La sua calma improvvisamente mi irrita e mi sale un’ondata di fuoco delle mie che finiscono per bruciare tutto. Mi tolgo la maglia della divisa e anche la maglietta maniche corte sotto.
- Come diavolo fai a stare così calmo invece? -
Roger mi sente concitato e mi fissa sorpreso, io sbuffo e mi tolgo anche i pantaloni rimanendo in boxer.
- Cosa dovrei fare? Se mi agito non cambia niente... -
Alzo gli occhi al cielo, tipica risposta. Mi butto nella valigia alla ricerca del pigiama e vaffanculo ho pensato a tutto tranne che al pigiama.
- Ma non sei nervoso? Non provi niente? Io non capisco, sembra che non te ne freghi un cazzo! - Così inizio a tirare fuori tutto nella speranza di trovare qualcosa da mettere, ma di solito dormo in boxer per questo non ho pensato al pigiama, ti pare? Sono un idiota!
Come vorrei che Nole fosse qui!
- Rafa... - Continuo a buttare tutto all’aria come un pazzo, non mi fermo. - Rafa... - Roger mi chiama ancora e visto che non smetto si sporge verso di me dalla mia parte, mi prende una mano e mi ferma improvvisamente.
Mi calmo magicamente, lo guardo da accucciato e lo fisso, lui è tutto steso dalla sua alla mia parte, si appoggia su un gomito, l’altra mano tiene la mia. I nostri occhi in questa penombra si incontrano ed i suoi sono così invidiabilmente calmi e pacati. Tutto l’opposto dei miei. Come diavolo fa?
- Va tutto bene, non dobbiamo fare nulla. -
- Non capisco cosa diavolo ci sia di diverso che mi fa impazzire! Perché siamo tutti così strani? - Torno a chiedere esasperato, il tono di chi sta per piangere invece che infuriarsi.
- Perché è diverso. -
- Ma in cosa?! - Chiedo quasi implorante inginocchiandomi a terra a lato del letto. E lui che non mi lascia la mano, lasciami la mano dannazione.
- Perché abbiamo questo desiderio soffocato da molto ed ora è qua e fa da protagonista e tutti si aspettano che noi stasera faremo qualcosa. Noi per primi. -
Chiudo gli occhi e scuoto la testa cercando di fare ordine, ma è un impresa disperata.
- Non capisco comunque perché questo nervoso. Se non vogliamo non succede. -
- Perché in realtà lo vogliamo come matti, però i pensieri dei nostri compagni ci frena. È quello a frenarci, non il fatto che non lo vogliamo. È diverso, capisci? - La dolcezza con cui lo dice mi spinge a riaprire gli occhi e guardarlo, sospiro stanco lasciando andare i muscoli e le mani chiuse a pugno, le sue dita si infilano fra le mie e questo brucia, mi brucia da matti perché mi scioglie e mi terrorizza.
I brividi mi ricoprono mentre capisco che ha ragione.
Forse avrei dovuto concedermelo almeno una volta prima di stare con Nole. Ma forse se me lo fossi concesso, non sarei mai stato con lui, no?
Improvvisamente un caos mi invade allucinante, mentre uno dei discorsi preferiti di Nole mi rimbomba nella mente.
‘Non voglio che stai con me perché devi. Voglio che stai con me perché vuoi. Se vuoi di più andare con Roger, non voglio che stai con me.’ È molto semplice in realtà.
Ma qualcosa di me lo rende complicato.
Gli occhi bruciano e non riesco più a vedere bene, lui mi mette una mano sulla guancia e mi carezza.
- Non faremo niente, non dobbiamo. -
- Ma lo vogliamo. - Lo ammetto a me stesso più che a lui e la mia voce è bassa e spezzata. Mi sento così in colpa verso Nole. Non voglio ferirlo, ma una parte di me, una parte molto forte, vuole andare a letto con Roger.
- Sì, lo vogliamo. - Il suo viso è sempre più vicino al mio, gli guardo la bocca mentre le lacrime smettono di premere e mi rilasso sempre di più, come se più si avvicina, più mi lascio andare e lo accetto.
- Come la vivi tu nei confronti di Stan? - Chiedo confuso, aggrottando la fronte mentre gli occhi rimangono fissi sulla sua bocca e la sua mano sulla mia guancia, l’altra ancora intrecciata alla mia. Mi appoggio al bordo del letto, dove è lui. Le fronti ora sono unite.
- Io non posso ingannare chi amo fingendo di non desiderare con tutto me stesso un altro. Se ti desidero, ti desidero. È la pura verità. Il non andare con te è uno sforzo, non una volontà. È una presa in giro, perché nel momento in cui lo desideri, il tradimento è già successo. - Mi aggrotto ancora di più e sollevo gli occhi per capire cosa intende fare con questo, lui scivola con il pollice sulla mia bocca, me la carezza e si infila sensuale dentro, cerca la mia lingua ed io febbrile, ubriaco, lo lecco. Il contatto è terrificante. L’eccitazione sale immediata, il calore è un’ondata senza fine.
- Io l’ho già tradito con la mia anima ed ogni mio istinto, Stan lo sa. Spera solo che farlo sul serio anche col corpo possa farmi smettere e mi riporti da lui. Credo che speri in una sorta di terapia d’urto prima di arrendersi con me. - Scuoto impercettibilmente gli occhi e lui mi legge. - No, non sta andando poi così bene fra noi. Specie quando mi vede con te. E quest’anno mi ha visto davvero parecchio. -
Nole non penso creda nella terapia d’urto del togliersi lo sfizio e ricominciare voltando pagina. Però sicuramente non è scemo e non può continuare così. Quest’anno più io e Roger andavamo bene e ci vedevamo, più lui andava in crisi.
Gli tolgo la mano dalla mia bocca sfilando il dito, le mani si intrecciano come le altre e rimangono alte sulla mia guancia.
- Perciò tu hai deciso di farlo una volta per tutte e vada come vada dopo? Che se dobbiamo chiudere con loro chiuderemo, o se sarà solo una parentesi che ci permetterà di toglierci tutta questa follia dalla testa allora andrà ancora meglio? -
Si stringe nelle spalle con aria dolce, semplice.
- Non ha senso? - Alzo le spalle divertito un istante.
- Non lo so, ma riesco a capirlo. -
Fa un sorriso che è un misto fra il dolce ed il seducente, alla fine me lo chiede.
- Cosa vuoi fare Rafa? - Ed a questo punto penso che se non faccio niente mi ritroverò ogni santo secondo della mia vita così a combattere con me stesso ed ogni mio sentimento.
Forse è ora di fare qualcosa, per una volta.
Se non altro togliermi questa ossessione.
Chiudo gli occhi, stringo entrambe le sue mani, le sfilo, gli prendo il viso e unisco le nostre labbra.
Il contatto è devastante.
Una violenta scarica elettrica mi attraversa ed in un istante è come se io cambiassi, se venisse fuori quella bestia che ho trattenuto disperatamente per anni.
Quel lato selvaggio si libera ed in un istante cambia tutto.
Apriamo le nostre bocche, le uniamo, giriamo le teste, premiamo uno sull’altro e le lingue finalmente si trovano. I nostri sapori si mescolano, vorticano uno nell’altro, ci carezziamo, lottiamo e poi l’istinto prende il sopravvento. Mi alzo da terra tenendolo sempre fra le mani, salgo sul letto, sto per mettermi sopra di lui ma mi tolgo i boxer, l’unica cosa che indosso. Smettiamo di baciarci, lui mi guarda eccitato e impaziente, io sfilo le coperte che ancora lo coprono, poi gli vado sopra a cavalcioni, gli prendo le mani e gliele alzo ai lati, intreccio le dita poi con forza e passione scivolo sugli avambracci, il petto, gli prendo la maglia e mentre gli afferro il labbro fra i denti, tiro e sollevo la stoffa fin sotto il mento.
Andiamo a fuoco, ma almeno sarà indimenticabile.
È come se non posso più fermarmi, tutto viene cancellato, libero quella parte che l’ha voluto come un matto da sempre. Frenetico, folle.
Scendo sul suo petto e lo marchio, lo faccio mio succhiando, leccando e mordendo. Mi fermo sui capezzoli e Roger geme cercando di trattenersi.
Le mie mani scendono ancora insieme alla mia bocca, arrivo all’elastico dei pantaloni che abbasso e mentre gli libero l’erezione, ci strofino sopra il mio viso. Lo respiro, assaporo la morbidezza del suo inguine sul mio volto, gli occhi chiusi, totalmente abbandonato.
- Oh Dio... - Credo che Roger mi stia guardando e credo di essere completamente matto.
Lascio un piccolo morso sulla sua anca e istintivo spinge verso la mia bocca perché è uno dei suoi punti deboli.
Io ridacchio e dopo che gli tolgo i pantaloni ed i boxer, mi avvento sulla sua erezione e lo lecco dalla base alla punta, scivolo dall’altra parte per poi avvolgerlo nella bocca.
Quando succhio con decisione e vigore, lui spinge col bacino come se mi stesse già facendo suo.
Penso che il mondo volesse questo, anche chi odia queste cose avrà voluto da una parte una nostra unione speciale.
Ed ora ci siamo. Stiamo dando forma ad ogni maledetto e perverso desiderio.
La sua erezione cresce nella mia bocca, le sue mani sui miei capelli ad attirare la mia testa al ritmo crescente.
Quando sta per venire, mi tira via e mi spinge ribaltando le posizioni. Mi prende il viso con una mano con aria di comando, io apro subito le gambe e la bocca, tiro fuori la lingua verso la sua, sorride malizioso, ha quello sguardo. Lo sguardo di chi comanda.
Roger è abituato ad avere ogni cosa in mano, a comandare. Ed io ora non chiedo altro.
- Scopami... - Imploro sentendo che non resisto.
Lui sorride malizioso e si strofina col bacino contro il mio, le nostre erezioni eccitate e dure giocano una sull’altra e chiudo gli occhi abbandonato, non ce la faccio più.
- Sto per venire... -
Ma a questo smette di strofinarsi e scende con la bocca. Fa sua la mia eccitazione dura e la possiede, come dopo possederà tutto di me. Io spingo e chiedo di più, devo mettermi il pugno in bocca per non gridare.
Ne voglio di più, non ce la faccio.
Lo spingo via quando sento che sto per venire, mi giro sotto di lui e mi metto a carponi, spingo le mie natiche verso di lui nella posizione che preferisco per essere preso e questo credo lo faccia impazzire. Non devo chiedere.
Le sue mani sulla mia schiena, poi sui miei fianchi, stringe i glutei, si infila nella mia fessura e la lingua mi fa impazzire. Mi brucia la pelle, la sua scia umida, il suo viso sparisce nella parte che voglio faccia sua, se ne occupa con la lingua e poi con le dita. Sta lì tutto il tempo che vuole, torturandomi e procurandomi un piacere incredibile. La mia mano corre fra le gambe a lavorare sull’erezione ancora dura. È una follia senza fine.
Credo di essere una visione terribilmente eccitante, io in questa posizione tutto verso di lui che mi masturbo.
Dopo un po’ si solleva, mi prende i fianchi e non glielo faccio chiedere.
- Ti prego. - Dico subito.
Lui sorride, lo sento che sorride. Poi entra.
Il sollievo che sento è immediato. Mi tendo un momento, lui si ferma. Poi esce e spinge ancora più forte e possente. Lo rifà ancora più forte fino a che non entra tutto ed io mi abituo piuttosto in fretta, sono sufficientemente preparato.
Spingo verso di lui andandogli incontro ed in un attimo il ritmo cresce ed andiamo in una sincronia perfetta, come se non facessimo questo da sempre.
L’intensità è folle e soffoco la voce nel materasso perché vorrei gridare.
Roger spinge dentro di me e mi fa suo, vorrei gridare, vorrei chiedere di più e più forte, ma lui mi accontenta senza che glielo chieda, fino a che vengo in un piacere bollente e liberatore.
Poco dopo lo sento venirmi dentro.
Oh Dio, era ora.
Non ne potevo più.
Penso d’aver aspettato una vita per questo momento.
Non lo so, sono impazzito.
Rimango così, a stringere il lenzuolo coi pugni, il viso sul letto, ansimo, le sue mani suoi miei fianchi, lui a spingere dentro di me ancora qualche momento, poi si ferma, scivola fuori e si china su di me ricoprendomi, mi avvolge la vita con le braccia, le mani sul petto, le dita sui capezzoli. Le labbra sul mio orecchio.
- In qualche modo ti amo da morire. E tutta questa follia spero che possa finire, finalmente. Non ce la facevo più a resistere. - Sorrido mentre mi vengono le lacrime per la portata sconvolgente di quel che provo. Mi giro col viso verso di lui mentre mi sta sopra e mi tiene fermo in questa posizione pornografica.
- In questo momento potresti farmi tutto quello che vuoi. - Ridacchia, poi mi prende la bocca. Ci baciamo e c’è una sorta di pace dopo la perversione e la follia. Come se tutto andasse a posto e si quietasse. Come se il big bang avesse smesso di ricostruire l’universo ed ora ammirasse il suo capolavoro.
Mi lascia andare ed io mi giro e mi sistemo sotto le coperte nella direzione giusta, lui si stende accanto a me, ci copriamo e chiudiamo la luce del comodino. Poi mi tira su di sé ed io mi accoccolo sul suo petto. Ascolto il suo cuore battere forte e mi calma, la pace dei sensi si mescola. La sua mano sui capelli mi carezza dolcemente.
Sollevo il capo e lo guardo negli occhi, lui è serio e rilassato, io sono ancora confuso.
Ho fatto quello che mi ero ripromesso di non fare mai. Nessuno me lo aveva mai vietato, solo io.
Forse se mi fossi detto ‘dai Rafa, un giorno lo farai per te stesso e non importeranno le conseguenze’, forse non l’avrei mai fatto invece.
O forse dovevamo e basta. Non importava come e quando, noi dovevamo.
Non lo so. Non ho idea di cosa sarà domani e di quanto ho mandato tutto a puttane e quanto impazzirò a farmi perdonare.
Credo che questa fosse la notte da vivere così. Credo proprio di sì.
Ci baciamo dolcemente e la sua lingua si prende cura della mia così come il suo corpo accoglie il mio, la sua mano continua a carezzarmi dolcemente.
Non diciamo niente altro.
Solo ci accoccoliamo e rimaniamo così per la gran parte della notte.
Senza dirci nulla, solo a coccolarci insieme, fino a che non ci addormentiamo.
Quel che abbiamo fatto è un gran casino. Ma almeno è un casino meraviglioso.

Quando mi sveglio mi aggrotto con una strana sensazione.
Di partenza io ho sempre la luna storta. Sbuffando allungo la mano sul comodino alla ricerca cieca del mio telefono per vedere che ora è, non ha suonato nessuna sveglia. Non trovandolo apro mezzo occhio. La luce filtra dalla persiana abbassata e illumina la stanza d’albergo, in un secondo momento ricordo che siamo a Praga per la Laver Cup, dovrebbe dunque essere il secondo giorno.
Dopo aver fatto mente locale, mi giro dall’altra parte del letto spazioso, molto spazioso. Fino a che la mano striscia verso l’alto alla ricerca dell’altro cuscino dove mi piace infilarla e crogiolarmi a pancia in giù per un po’. Ma a questo punto incontro un corpo. Ci vado bellamente sopra.
Un petto nudo, i capezzoli.
Mi aggrotto ancora e riapro gli occhi per vedere con chi sono in camera e quando lo guardo è lì che mi sorride sornione e dolce, maledettamente dolce.
È girato a tre quarti verso di me con il gomito piegato e la testa sulla mano, i capelli arruffati e l’aria di chi non è mai stato più soddisfatto.
Solo ora mi ricordo tutto e spalancando gli occhi mi giro di scatto a pancia in su e guardo sotto le lenzuola.
Fanculo, siamo nudi!
- L’abbiamo fatto sul serio?! - Esclamo agitato. La sua risata risuona ed io mi giro verso di lui tirandomi su a sedere. - Ma come cazzo fai, non hai una coscienza? Un conto è un colpo di testa, ma poi dovresti pentirtene dopo, no? Pensare a chi hai tradito, che disastro che è successo... a guardarti sembra una passeggiata! Roger abbiamo fatto un disastro! Come cazzo lo gestisco ora? - Mi copro il viso con le mani, me le passo sui capelli e li arruffo ancora di più, lui ride e si siede come sono seduto io, si porta avanti col busto e si avvicina a me, mi mette un braccio intorno alle spalle e mi bacia la guancia, poi all’orecchio mormora:
- Buongiorno a te meraviglioso casinista! - Io mi imbroncio e lo fisso male. Come osa ora scherzarci su?
- No sul serio, come fai? Sembra non hai un cuore! - Esagero di proposito per spingerlo a prendermi sul serio. È assurdo quel che sta succedendo.
Lui mi mette una mano sulla schiena e scivola giù sul fianco cingendomi senza il minimo pudore.
- Quel che è fatto è fatto, non si cancella. Si accetta e basta. - Sospiro insofferente.
- Hai Stan... - Mirka è una moglie di facciata, la madre dei suoi figli, la sua compagna ufficiale per il mondo intero. Così come Xisca è la mia. Ma entrambi sappiamo che i nostri veri impegni sono con altri.
- E tu Nole. - Risponde tranquillo appoggiando le labbra sulla mia spalla, questo mi fa rabbrividire. Lo guardo truce con una delle mie solite smorfie spontanee.
- Non te ne frega niente? - Alza le spalle e scuote la testa facendosi serio finalmente.
- Certo che me ne frega, ma non sono uno sprovveduto. Sapevo che sarebbe andata così dal momento in cui ho aiutato Rod a concepire la Laver Cup. Quando mi ha chiamato e mi ha detto che aveva un progetto e che voleva assolutamente vedere me e te nella stessa squadra. Ho capito che era possibile e che sarebbe andata così. -
Silenzio, mi aggrotto e fisso davanti per capire le sue parole. Lui.
Sapevo che era stato coinvolto nel progetto, ma non pensavo...
- Cioè tu hai architettato la cosa in modo che fosse possibile? - Chiedo sorpreso allontanando la mia spalla dalla sua bocca per guardarlo bene, lui si raddrizza e mi lascia mettendosi nella mia stessa posizione, ovvero con le braccia sulle ginocchia piegate.
- Penso che l’avrebbero fatto anche senza di me, è solo che io li ho aiutati a pensarla. - Sì, Rod la voleva, con o senza Roger l’avrebbe creata comunque. Rod ha avuto l’idea primaria.
Sospiro e scuoto la testa appoggiando la fronte sugli avambracci incrociati, come se fossi in castigo.
- Per cui è da un anno che ti sei detto ‘ok, è ora che succeda, gli altri dovranno capire?’ - Lui ride ed io vorrei dargli una testata, io sono amareggiato e deluso da me stesso.
- Era inevitabile, Rafa. Tutti sapevano che prima o poi succedeva, questo evento è stata una scusa. Doveva succedere, punto. Ora possiamo archiviare ed andare avanti. - Lo guardo così come se bestemmiasse.
- Come niente? - Lui alza le spalle tranquillo appoggiandosi all’indietro, allunga le gambe davanti a sé comodo, il lenzuolo finisce sull’inguine coperto per poco.
- Non come niente. Come la vuoi prendere. Io lo sapevo, Stan lo sapeva. Sicuramente anche Nole. Solo tu mancavi. Il fatto che Nole non l’accetterà facilmente come Stan non toglie che ormai è fatta. - Questo discorso mi dà sui nervi e imprecando mi alzo seccato vagando nudo alla ricerca di qualcosa da indossare, non trovandolo perché ho buttato tutto all’aria, mi infilo in bagno lasciando la porta semi aperta per continuare a brontolare come un toro infuriato.
- Sembri infantile, immaturo ed insensibile! È una cosa grave, non ho avuto spina dorsale, sono caduto come un idiota! Per una notte di sesso con il mio sogno proibito di sempre, la mia ‘gigantesca questione irrisolta’! Ed ora? E poi tu pensi che Stan l’accetti perché sapeva che succedeva, ma la cosa del ‘se tu lo fai con lui io lo faccio con Nole’ non era un via libero ma una minaccia. Evidentemente a te non frega abbastanza di lui, non come doveva, non come sperava! Io non so nascondere le cose che fai tu! Tu sei una faccia da poker, io non riesco! Nole lo capirà appena gli scrivo ‘buongiorno’ per telefono! -
Il lungo brontolio avviene fra bisogni, lavaggi di denti e di viso e dopo essermi pettinato i capelli con il pettine umido nella disperata speranza che mi stiano. Il tutto con Roger che fa le stesse cose nello stesso bagno con me incrociandoci ed affiancandomi come se fossimo una coppia assodata. E va tutto a meraviglia, non ci intralciamo mai.
La cosa è ancora più grave.
Alla fine della preparazione siamo ancora nudi.
- E non hai niente da dire? - Dico seccato. Lui ride, mi prende il viso fra le mani e mi bacia a tradimento.
- È stato indimenticabile! Adesso pensiamo al doppio di stasera! - Così, come se non fosse successo niente, come se fosse tutto normale.
Il sangue mi va subito al cervello, lo fisso e spalanco gli occhi, lui ridacchiando torna in camera, preleva la mia divisa odierna  che era finita non so nemmeno dove e me la lascia sul letto, poi inizia a vestirsi.
- Tu hai qualcosa che non va! - Io sospiro infastidito ed alla fine mi decido a vestirmi. - Comunque come minimo non deve più succedere. Se parli tu a Nole, se osi solo rispondere a qualche sua chiamata, se ti metti in mezzo ancora, guarda... - Lui alza le mani, tanto io sono agitato ed infuriato, tanto lui è calmo e pacato. Ed io odio quando sono calmi se io sono arrabbiato.
Che poi davvero non so cosa dovrei fare con Nole, ora. Anche ammesso che non lo faccio più e che per qualche miracolo lo inganno e glielo nascondo bene... io lo so!
Io non riesco a far finta di niente con me stesso sapendo quel che ho fatto.
Che palle, perché deve essere tutto così difficile? Non potevamo essere poligami di cultura?