*Ecco
il finale! La Laver Cup ormai è conclusa, mancano un paio di ore
notturne e mattutine e poi la favola è andata del tutto. Resta da
stabilire se poi quei tre giorni valevano la pena. Buttare tutto
all'aria, due storie serie per tre soli giorni? Per uno sfizio,
un'ossessione, una gigantesca questione irrisolta? E poi? Rafa è
turbato da questo, ma Roger sembra non pensarci. Quando entra nel bagno
e vede Nick in atteggiamenti intimi verso un Rafa non molto in sé, la
sua reazione gelida è a dir poco shoccante. Buona lettura. Baci Akane*
7. TUTTO PER TRE GIORNI DI FAVOLA
La porta si chiude alle sue spalle, lui ci rimane davanti un momento ed
io fermo in mezzo al bagno con l’aria incredula, un sopracciglio
inarcato.
In attesa. Scuoto la testa in segno di ‘beh?’ Un po’ provocante.
Sono shoccato del suo sguardo di ghiaccio, ma è anche vero che non ne
ha diritto. E poi cosa pensava, dopo tutto quello che ha fatto per
accendermi? Di potermi contenere, controllare? Cosa?
A me piacciono le feste, per questo cerco di non bere nemmeno qualche
goccio, perché parto subito e poi non sto fermo. Però lui non può
dimenticare chi siamo e che non siamo soli.
Il problema è questo.
È stato un bellissimo sogno, ma siamo Rafa e Roger, non siamo due qualunque in una situazione complicata.
Noi non potremo mai essere liberi di fare quel che vogliamo. Mai.
Sto zitto e fermo, in attesa, strafottente e provocatorio, anche
infastidito da tutto quanto. Lui fa, organizza, ingegna cose per avere
quello che vuole e poi non è in grado di reggere le conseguenze.
È bello stare insieme, ma non siamo davvero liberi di farlo.
E poi quando usciremo da qua sarà definitivamente tutto finito.
In risposta Roger si gira e chiude a chiave, io rimango di sasso e scuoto la testa alzando il dito mentre si avvicina.
- No, non sarà così! Non trombo in uno squallido bagno! - Lui si ferma stupito di questa mia posizione ferma.
- Chi ti dice che volevo farlo qua? - Chiede meno sostenuto e gelido di prima.
- Oh, l’aria con cui mi stavi attaccando sembrava quella di una belva
feroce! Che altro volevi fare se non violentarmi? - La mia lingua parla
al di là del controllo del mio cervello. Anche questo è colpa sua in
realtà. Mi ha stuzzicato troppo.
Roger mi viene davanti ed io indietreggio per respingerlo e tenere una
distanza di sicurezza, lui però non si ferma finché non sono al
lavandino dove eravamo prima io e Nick. Mi ci appoggio col sedere e lui
si ferma davanti a me, immobile, pochi centimetri a separarci, l’aria
ancora dura.
- Cosa vuoi fare, Rafa? Basta che uno ci provi e tu ci stai? Basta che
non sei lucido? Che combini? - Per un momento mi viene da ridere, ma
poi mi sale su il nervo, quello pericoloso, il mio tipico nervo che mi
fa partire in quarta e devastare tutto.
- Non puoi venirmi a fare questi discorsi tu, sai! Non sei il mio
ragazzo! Hai tirato su 3 giorni di torneo organizzati un anno intero,
solo per trombarmi! Non potevi venire a casa mia e dirmi ‘ehi voglio
provare, ti va?’ Seriamente sai cosa hai fatto? Mi hai rivoluzionato la
vita che tenevo a stento in piedi, ora è tutto un casino e non so cosa
pensare, cosa fare, cosa... cosa cazzo sono! E tu vieni e ti comporti
come il mio ragazzo solo per una trombata o due? Quando usciremo di qua
saremo sempre Rafa e Roger, hai creato una favola per illuderci di
qualcosa che non è vero, non può essere la nostra realtà. Cosa serve
ora? Torneremo in camera, faremo l’ultima grande scopata e poi? E poi
cosa? Basta, ognuno per i cazzi suoi a risolversi i propri casini, se
poi ci riusciamo! Tu sei il solito egoista! Hai fatto tutti i cazzi che
volevi, hai fatto tutto quel cazzo che ti pareva! Volevi me e mi hai
avuto e il resto non contava. Ora ti comporti come se io fossi di tua
proprietà, ma non lo sono, siamo sempre quelli che fino all’altro
giorno non potevano toccarsi, solo che ora siamo in un gran casino! Se
io voglio trombare con chi mi pare, tu chi cazzo sei per impedirmelo? -
Al termine del mio sfogo provocatorio e concitato, lui esplode come non
pensavo di poterlo sentire, mi prende il viso con una mano stringendomi
le guance nelle dita in un tipico modo da padrone, quasi. Mi raggela e
mi scalda immediatamente.
Poi con sguardo furioso e voce bassa e penetrante, vicinissimo al mio viso, mormora:
- Sono la persona che ti ama alla follia e vuole averti per sempre in
ogni modo! - inutile dire che la mia erezione sale subito. Gli occhi
bruciano, la sua bocca preme sulla mia, me la prende fra le sue,
succhia ed io chiudo gli occhi abbandonandomi.
L’idea che mi comandi così, che mi faccia suo con prepotenza mi sta uccidendo.
- Sto impazzendo all’idea di non poter andare oltre tutto questo,
vorrei... dannazione, vorrei gridarlo al mondo, uscire mano nella mano
con te e dire a tutti che tu sei solo mio in realtà e che ti voglio
solo per me e che chiunque pensa di avere qualsiasi diritto su di te,
chiunque avesse una storia deve andare al diavolo. Tu sei mio, solo
mio! Vorrei una storia da favola che non potrò mai avere e lo sapevo,
dannazione, lo sapevo che non poteva andare oltre quello che abbiamo
avuto. Ma lo stesso se non l’avessi avuto, se non avessi avuto anche
solo questo, sarei impazzito sul serio, io non ce la facevo più. -
Ansimo anche senza che mi tocchi, perché mi sto eccitando da morire. Le
mie mani lasciano il lavandino a cui si tenevano forsennate e mi
aggrappo alla sua camicia, la sua bocca sulla mia, gli occhi stretti
sconvolti, mormoro:
- Ci hai sconvolto le esistenze per questo sogno irrealizzabile, un
sogno che si è aperto e chiuso in questi tre giorni. Tre giorni per
tutta la nostra vita. E ci hai sconvolto. Non potremo più tornare alle
vite di prima come niente. Tu non sai cosa hai fatto. Non ne hai idea.
Sei solo un maledetto egoista! Ed ora continui a volere il controllo di
tutto! - i miei denti stretti, la fatica, la rabbia, la disperazione e
le lacrime perché vivo tutto così, all’ennesima potenza, incontrollato.
Quel libro aperto che Nole ha letto molto bene.
Tutto quello che lui non sa mai essere e mai sarà. Quella faccia
illeggibile, quella maschera insormontabile che vive una cosa e ne fa
un’altra.
Capisco che mi scendono le lacrime perché le sue labbra me le asciuga e me le beve.
- Mi dispiace. Mi dispiace sul serio. Perdonami. Ma non sono riuscito a
far di meglio, non sono riuscito a resistere. Sono egoista, sono stato
un maledetto egoista. Però preferisco avere la vita sconvolta per tre
giorni che non vivremo più, piuttosto che non aver mai goduto di tutto
questo. Ti ho avuto per me come ti ho sempre desiderato, sono contento
d’averlo fatto anche se non so cosa succederà domani. -
Sempre ad occhi chiusi giro il capo verso la sua bocca, la mia aperta
cerca la sua che è come la mia. Ci troviamo alla cieca, ci respiriamo,
ci accogliamo. Le lingue si vanno incontro e credo che continuo a
piangere perché non voglio che smetta. Non doveva andare così. Non
dovevo arrendermi in questo modo, buttarmi in questa realtà
alternativa.
Non posso farlo, non posso.
Il calore della sua lingua contro la mia, le nostre labbra sigillate,
il bacio esplode come ogni mio istinto e bisogno. Disperato e febbrile
mi apro i pantaloni, lui capisce e fa altrettanto separandosi
leggermente da me. Il bisogno esploso, il desiderio di prenderci, di
averci. Quel bisogno impossibile da gestire.
Nessun ragionamento che tenga, solo un bisogno impellente.
Frenetico mi giro separandomi dalla sua bocca, mi abbasso il necessario
i pantaloni ed i boxer e mi piego in avanti stringendo il bordo del
lavandino, lui si prende la sua erezione e così com’è senza nemmeno
prepararci in alcun modo, con un colpo deciso entra dentro ed è subito
in me.
Il dolore mi irrigidisce un momento, lui sta fermo dentro per un
istante, poi inizia a muoversi. Mi prende per i fianchi e affonda le
dita, infine deciso inizia con le spinte secche e sicure. Una più forte
dell’altra.
Mi piego di più e mi spingo verso di lui, in un attimo è tutto bollente
e sono così eccitato che non capisco più niente, ogni senso è mescolato
ed impazzito e sono qua a gemere sulla musica che viene da fuori. Io e
lui che ci uniamo in un unica entità, un’ultima probabile volta, forse
penultima, chi lo sa.
Non riesco a pensare ad altro che è solo un gran casino e non riesco a vedere una soluzione.
Siamo amanti, siamo due personaggi famosi, rivali per di più. Abbiamo
così tanti di quei ruoli, così tante di quelle cose fra cui giostrarci.
Ed ora siamo qua persi uno nell’altro, io a gridare e darmi a lui senza
riserve, sconvolgendolo come non mai. Lui a prendermi forte, sicuro,
deciso e così virile.
Non so nemmeno chi viene prima, ma i nostri orgasmi ci completano in
questa giornata strana, bellissima, dove ci ritroviamo davvero sfiniti
e senza forze.
Abbracciati, lui da dietro, io dritto contro di lui, la testa
appoggiata alla sua spalla, ansimiamo insieme, le sue labbra sulla mia
guancia.
Incapaci di parlare, di muoverci.
Poi, dopo non saprei nemmeno quanto, giro la testa e trovo la sua
bocca. La lascio sulla sua senza fare nulla, ci godiamo la morbidezza
delle nostre labbra insieme. I nostri sapori si mescolano dopo, le
nostre lingue si uniscono in un bacio estremamente dolce e sfinito.
- Non so cosa combineremo domani, se in qualche modo torneremo così
come siamo ora o se non sarà mai più. Non so se ormai abbiamo distrutto
definitivamente i nostri mondi e dobbiamo crearcene un altro e se
magari quest’altro sarà migliore, sarà quello che non abbiamo mai osato
attuare. Non lo so. So solo che ti amo e se non l’avessi fatto mai...
Dio, me ne sarei pentito di sicuro. Grazie per avermelo concesso. -
Ed io non so come fa sempre a trovare le parole giuste.
Apro gli occhi confuso e stanco, sorrido colpevole di essere felice di averlo comunque fatto. Una mano sulla sua guancia.
- Lo sai che ti ho sempre amato. Sai che avrei sempre fatto qualunque
cosa tu mi avessi chiesto. È sempre dipeso tutto da te. Sempre. E l’hai
sempre saputo. - E quando glielo dico capisco che è così.
Non era mai stato un io che mi negavo a lui perché era irraggiungibile o ‘troppo’.
Era sempre stato lui che non aveva mai osato arrendersi a me, per qualche ragione.
- Sei sconvolgente. Rafa. Tu sconvolgi chi tocchi. Sei qualcosa che...
non so... una forza della natura... ho sempre avuto il terrore di non
saperti gestire ed io devo, devo gestire alla perfezione ogni aspetto
della mia vita. E tu sei ingestibile. - Lo guardo da questa posizione,
sempre io appoggiato con la schiena al suo petto, le sue braccia che mi
avvolgono dolcemente, la mia testa sulla sua spalla ed ora a guardarci
da vicino, le labbra che parlano sfiorandosi.
Trovo le sue mani su di me, intreccio le dita.
- Dobbiamo sistemare i nostri casini, vedere cosa è giusto fare e
cercare di farlo nel migliore dei modi. Poi vedremo il resto. - Ed in
questo lascio aperto tutto. Credo che per lui, abituato a controllare
tutto, questo lasciare tutto aperto sia anche peggio. Il panico nei
suoi occhi per un momento. Forse preferiva che io mettessi un punto,
una decisione netta.
- Hai aperto un vaso che non andava aperto, adesso dobbiamo per forza
gestire i disastri che ne sono usciti. - Roger fa un sorrisino
divertito, però poi mi bacia ancora.
- Io lo sapevo dal primo giorno che ti ho visto che eri diverso. Lo
sapevo. Che tu mi avresti sconvolto l’esistenza. Per questo ho sempre
fatto di tutto per tenerla sotto controllo standoti alla larga. - così
scoppio a ridere e mi giro fra le sue braccia per mettergli le mie
intorno al suo collo, mi appoggio a lui e mi stringe in questo modo
molto da fidanzati.
- Alla fine non si scappa dal destino, forse... - Lui sorride allo
stesso modo, poi alza le spalle e con la sua tipica aria vaga che non
ti fa capire cosa pensa, dice:
- Oh, beh... sai... alla fine era così bello che valeva la pena perdere
il controllo... - Questo mi fa ridere, come ogni volta che lui dice
qualcosa, ed in risposta lo bacio. E lo baci ancora ed ancora.
Anche dopo, in camera, dove cerchiamo di fare le valige ed invece
finiamo di nuovo a rotolare sul letto in quello che è la conferma di
quel che diceva.
Controllarmi è un utopia, ma penso che sia proprio questo che gli piace
da morire. Non riuscire a controllare qualcosa. Lasciarsi andare a quel
che succede.
Due dita dolcemente sulle mie labbra che si incurvano in un pigro e
beato sorriso, le dita poi salgono sui miei zigomi e poi sui miei occhi
chiusi, le mie sopracciglia ed infine il mondo lentamente ritrova la
sua luce con i suoi occhi che mi osservano. Occhi carichi di una
dolcezza e al tempo stesso di malizia.
Continuo a sorridere.
- Potrei abituarmi... - Mormoro roco riferendomi ai risvegli così
dolci. Alla fine siamo rimasti tutta la notte e dopo aver fatto di
nuovo l’amore ed aver parlato abbracciati stesi a letto, ci siamo
addormentati senza trovare una soluzione.
Oggi quella soluzione ancora non c’è e mentre lo realizzo, mi oscuro spontaneamente.
- Cosa facciamo ora? - Prima ‘il dopo’ era lontano, adesso ‘il dopo’ è qua, è ora.
Ed io non ho la minima idea di che cosa succederà, cosa devo provare a
fare. Lui mi guarda con un’aria molto semplice e sempre rilassata,
sembra abbia tutte le risposte del mondo, ma alza una spalla nuda e
sorride calmo mentre mi sfiora ancora le labbra con le dita.
- Non ne ho idea. - Dice sincero. Io sospiro insofferente e mi lascio
andare sulla schiena guardando il soffitto, aggrottato, seccato. Non
voglio andarmene da questa camera e tornare al mondo reale. Non posso.
Roger si allunga vicino a me, sul fianco, e mi bacia la fronte
dolcemente e protettivo, la sua calma mi rischiara. Non ha idea di che
cosa dobbiamo fare però sembra sereno. Come fa?
- Perché sei così tranquillo se non sai cosa fare? - Lui alza ancora la
spalla mentre la mano libera scivola sul mio petto a giocare coi miei
capezzoli che reagiscono subito al piacere.
- Perché so che sei troppo spontaneo per andare contro te stesso e so
che farai esattamente quello che ti senti nel profondo. Ed andrà
comunque bene. - Lo guardo attento a questa sua frase, assottiglio gli
occhi e li punto nei suoi scavando in profondità in quei due specchi
autunnali.
- Tu sei convinto che lascerò Nole e tornerò da te! - Esclamo sicuro.
Lui alza ancora la sua maledetta spalla e guarda per la stanza vago.
- Forse lo spero. -
- E se io lo faccio allora lo farai anche tu con Stan, giusto? Tu che
controlli tutto e tutti e che decidi per ognuno... tu seguiresti la
corrente? Davvero? - chiedo incredulo guardandolo insistente nel viso
vicino al mio, finalmente mi guarda ancora e fa un sorrisino
machiavellico.
- Ho appena scoperto che è bello lasciarsi andare ai desideri, al
destino e alle cose che succedono. - Punto subito il dito contro il suo
petto.
- Però questo l’hai fatto succedere tu! -
- E non intendo più forzare nulla, voglio solo vedere cosa succede da
sé. Davvero. Mi hai insegnato che lasciarsi andare a quel che capita è
bellissimo e voglio farlo ora. - Proprio ora! Rido spingendo la testa
indietro sul cuscino, lui mi guarda inarcando le sopracciglia in attesa
e scuoto la testa alzando la nuca per rubargli la bocca. Mi spingo
contro la sua continuo a spingerlo ancora fino a che lo ribalto sulla
schiena e gli salgo sopra, poi gli prendo le mani, intreccio le dita e
le fermo ai lati della sua testa. Seduto a cavalcioni lo guardo un
attimo prima di riprendere a baciarlo focoso come mio solito. Lui fa un
sorrisino sorpreso ed in attesa.
- Sei il solito opportunista. Scarichi tutta la responsabilità a me.
Grazie. Sei davvero premuroso! - Lui ridacchia e diventa maledettamente
caldo mentre lo fa, così mi è ancora più impossibile pensare... non che
poi le nostre erezioni a contatto diretto aiutassero.
- È il mondo che ha una visione troppo rosea di me, io però non ho mai
detto di essere così bravo e perfetto come dicono tutti! - Con questo
inizio a strofinare il bacino sul suo giocando con i nostri membri
subito duri ed eccitati, lui si perde dal dire qualunque altra cosa, i
pensieri si mescolano e ci sono solo i nostri sospiri, le labbra che si
intrecciano, io che succhio la sua e poi l’ennesimo orgasmo, come una
droga a cui non possiamo più fare a meno.
Ma di cosa mi preoccupo?
Voglio sapere cosa farò fuori di qua? Seriamente? Non dovrei forse
preoccuparmi di COME uscire? Di come staccarmi da lui? Se ci riesco
sono già a buon punto.
Eh già... mi sa tanto che è come dice lui. Posso pensarci quanto
voglio, ma tanto finirò come sempre per agire istintivamente senza
rifletterci un secondo, come sempre.
Forse, dopotutto, non era solo per tre giorni.
Note
Finali: volevo ringraziare tutti quelli che hanno letto e seguito la
fic, spero che sia piaciuta. Io sono sempre stata una fan della rafole
e della fedrinka, ma ho sempre riconosciuto che la fedal esiste
comunque, perchè è evidente insomma. Quest'anno poi ci sono state solo
più conferme. Adesso mi sono decisa a dedicarci del tempo, penso che
valga la pena approfondire con un seguito perchè ci sta davvero un 'e
poi'. Comunque se ci sono notizie in merito le scrivo nella mia pagina
facebook. Ancora un mega grazie. Baci Akane