NOTE:
ecco un altro seguito della serie sul tennis e nello specifico su
Rafael Nadal, Roger Federer e Novak Djokovic. Se pensate di
immaginare come andranno le cose e quale coppia sarà a trionfare vi
sbagliate. È vero che son partita con la djokodal, anche questo
capitolo è su di loro infatti, però Roger non è affatto fuori dai
giochi e chi tifa per lui deve continuare a seguire le fic perchè
presto le cose si complicheranno, come in tutte le mie fic. La mia
necessità di fare di questa serie di fic collegate, tante auto
conclusive ma con una trama continua, è dovuta al fatto che se mi
metto a fare una long fic davvero non finisco più, mi prende la
mano. Mentre così ogni fic ha un punto cruciale e non mi perdo, non
mi dilungo, non aggiungo. Sono più concisa. Sto cercando di non fare
long fic per il momento perchè ho i miei buoni motivi! Però non
posso nemmeno evitare di scrivere! Per cui... godiamoci questa. Siamo
nel presente, il Wimbledon appena finito durante il quale si è
verificato un fatto sconvolgente ed inaspettato: Rafael è stato
eliminato al quarto turno da un ragazzino diciannovenne che ha fatto
alcune mosse da spaccone mancandogli di rispetto nel modo di fare.
Rafael alla fine ha fatto alcune dichiarazioni che mi han fatto
pensare! E così la mia fic è su questa cosa! Buona lettura. Baci
Akane
WIMBLEDON
2014
PARTE
I:
DRITTO
-
Se pensate che io sia sconvolto per la sconfitta vi sbagliate, sto
bene. -
Queste
furono le sole parole che aveva concesso ai media prima di sparire in
albergo a fare le valige.
Ascoltandolo
dal televisore, sia Roger che Novak, si resero conto di quanto
furioso fosse e decisero in tandem che era il caso di fare qualcosa e
non lasciarlo solo.
Rafael
e Novak erano ormai una specie di coppia, nel loro caso si doveva
dire specie perchè anche se si erano scambiati i famosi numeri di
telefono ed ogni tanto si sentivano grazie a Novak che faceva il
primo passo, non si erano mai detti cose carine, non avevano parlato
di sentimenti né di cos'erano.
Rafael
era restio a vederlo al di là del tennis, era successo qualche volta
quando i loro impegni li avevano portati nella stessa città o quando
Novak si era inventato qualcosa da fare dove abitava lui. Che
comunque dire d'avere da fare a Maiorca era come inventarsi una gran
bugia. A Maiorca non si avevano cose da fare, o si andava in vacanza
o si andava a trovare lui!
Si
erano visti, avevano passato del tempo insieme e tutto era andato
bene. Ma nonostante questo, il fatto che non fosse mai Rafael ad
organizzare qualcosa di proposito o a cercarlo per primo, gli faceva
pensare che non fosse una vera relazione come sperava lui e che
comunque non lo sarebbe mai stato.
Quel
giorno, nonostante ormai la 'cosa', qualunque essa fosse, andava
avanti da un po', Novak realizzò quale era il vero effettivo motivo
del loro stallo.
Fu
lui il primo a far capolino nella sua camera, con abilità e simpatia
si era fatto dare la seconda chiave della camera per poter entrare
quando voleva. Non aveva nemmeno messo il piede dentro che dovette
subito schivare uno dei borsoni che si schiantò sulla porta,
richiusa al volo giusto in tempo.
La
riaprì e col cuore in gola e apertamente agitato, rimise dentro la
testa facendo attenzione ad altri oggetti volanti.
Visto
che Rafael stava prendendo a calci delle scarpe che si schiantarono
contro un altro angolo della camera, Novak si fece forza ed entrò.
Non
aveva idea di come dovesse comportarsi ora, una sola cosa era chiara:
era davvero furioso.
Sicuramente
scherzare era la cosa peggiore. Con un timoroso 'ehi', si fece
notare.
Rafael
si girò e lo vide, era livido di rabbia.
Ancora
tutto sudato, il viso arrossato per la fatica, i vestiti appiccicati
alla pelle. Non si era ancora cambiato, lavato e sistemato.
La
camera era un tugurio, tutto all'aria, in disordine.
Palline
sparse ovunque, così come i vestiti ed ogni altro oggetto. Solo le
racchette non le aveva toccate.
-
Sto bene! - Ringhiò come se invece avesse detto una parolaccia
all'universo.
-
Si vede proprio! - Esclamò spontaneo ed ironico.
Rafael
tirò un calcio alla pallina che si era ritrovato fra i piedi e per
poco non lo colpì. La tirò con una tale forza che rimbalzò sul
muro e poi schizzò ancora sul soffitto e per poco non finì proprio
su Rafael.
-
Ti dico che sto bene! - Novak si appoggiò a lato della porta con le
braccia conserte, pronto a schivare ancora qualcosa. In effetti era
anche piuttosto spaventato da quella versione di Rafael.
-
Va bene... - Disse con una falsa tranquillità, in realtà lo sfidava
a continuare su quell'inutile linea.
Rafael
si rese conto che con lui lì non poteva riprendere a calci tutto,
per cui afferrò il borsone vuoto che aveva quasi tirato in faccia a
Novak e lo mise sul letto per ficcarci le cose che erano
tutt'intorno. Come se fosse logico fare le valige prima di fare la
doccia.
-
Rafa, puzzi e sei inguardabile, credo che dovresti prima lavarti... -
Suggerì sempre ironico Novak. Non sapeva bene come fare, ma se di
norma il problema era che le persone non si sfogavano, quello di
Rafael era che si sfogava troppo. Per cui sarebbe bastato aspettare
che si stancasse e controllare che non si facesse male.
Cercando
di rimanere vivo.
Rafael
si rese conto che era vero e con gesti molto secchi, si tolse la
maglia ed i pantaloncini buttandoli rabbioso a terra insieme al
resto. Novak voleva approfittarne, era particolarmente sexy così.
Sudato, malconcio e furioso. Che combinazione letale.
Senza
dire nulla, si diresse al bagno dove si tolse anche i boxer ed aprì
l'acqua. Novak si sporse per vedere quale manopola aveva girato e
vide che era quella fredda.
“Magari
si calma i bollenti spiriti...” Pensò per un momento.
Vedendo
che però entrava davvero nell'acqua gelida, decise di intervenire
pensando che potesse farlo arrabbiare ancora di più.
-
R-Rafa... Rafa, è fredda! - Disse allarmato, avvicinandosi di corsa.
-
Cosa?! - Chiese sgarbato Rafael.
-
L'acqua! - Lo fermò prendendolo per un braccio, al volo, poco prima
di farlo entrare dentro.
Rafael
lo fissò senza capire cosa diceva, la testa da tutt'altra parte.
-
E' fredda! L'acqua è fredda! Non puoi lavarti così, poi ti infuri
ancora di più! Fattene una bella calda che ti coccoli e ti calmi...
- Disse Novak sempre un po' ironico ma meno di prima, così dicendo
aprì il rubinetto caldo e miscelò al suo posto, quando la trovò a
posto, lo lasciò indicandogli di entrare.
Questo
aveva magicamente calmato Rafael, un gesto affettuoso ma non
sdolcinato e totalmente inatteso. Gli aveva totalmente staccato la
spina facendogli dimenticare bruscamente le proprie ire funeste.
Con
la faccia più ebete mai avuta, entrò dentro e si lasciò carezzare
dall'acqua ora calda, ristoratrice e piacevole.
Sperò
lavasse via tutto, che gli facesse dimenticare ogni cosa.
Mentre
si lavava, Novak rimase fuori, appoggiato al lavandino, le braccia di
nuovo conserte. Non lo sbirciava, lo sguardo perso davanti a sé a
ripensare a quello che aveva visto.
-
Dovevi riposarti. - Disse improvvisamente vedendo che Rafael era
calmo.
Rafael,
da dentro, corrugò la fronte.
-
E' questa la stagione di tennis, non c'è spazio per il riposo! Ce
l'ho sempre fatta! - Non vinceva sempre tutti i titoli importanti
nell'arco di un anno, almeno un paio sì, in ogni caso faceva ottimi
piazzamenti anche negli altri. E con ottimi piazzamenti si intendeva
arrivare in finale o almeno in semifinale.
Novak
non aveva paura di dire le cose come andavano dette ed ora che non
rischiava la morte, sapeva che era il caso di farlo.
-
Quest'anno non sei stato bene, hai avuto degli infortuni, eri fuori
forma, hai faticato un sacco con Parigi. Hai avuto mille segnali che
ti hanno detto di rallentare e mollare qualcosa. Dovevi lasciar
perdere Wimbledon quest'anno... - Rafael chiuse il rubinetto e
spalancò di scatto le antine fin quasi a romperle.
-
Spero che tu stia scherzando! Io rinunciare a Wimbledon? Uno dei
tornei più importanti? -
-
Beh, mi sembra che sarebbe stato meglio, no? - Disse acido Novak
allargando le braccia, Rafael lo uccise con lo sguardo di fuoco e
prendendo l'asciugamano, se l'avvolse alla vita uscendo dal bagno.
Senza asciugarsi, vestirsi e quant'altro. Si mise solo a camminare a
ruota libera per la camera, bagnato fradicio, gocciolante e scalzo.
Novak
sospirando paziente lo seguì preparandosi ad un secondo scoppio.
-
Sono andato bene fin qua, no? Ho passato tre turni senza problemi!
Ero in forma! Ho iniziato bene! -
-
E allora cosa vuoi dire? Che lui era troppo forte? Uno sconosciuto di
19 anni? Perchè quel ragazzino ha 19 anni, sai? Significa che lui
era più forte? - Questa era una provocazione voluta, Novak si stava
innervosendo, non voleva accettare la realtà, ovvero che il suo
fisico non era quello degli anni d'oro e che stava succedendo quello
che per natura a tutti i tennisti succedeva.
Stava
avendo un piccolo cedimento.
Se
l'ammetteva, poteva correre ai ripari ed agire di conseguenza in modo
da rimanere ancora in testa per un po', come tanto voleva.
Però
quel suo fingere che nulla fosse successo, era proprio stupido.
-
Non ho detto questo! - Ruggì in risposta. I capelli mossi erano
bagnati e tutti attaccati al viso, glielo incorniciavano e lo
rendevano ancor più bello, Novak faceva una gran fatica a rimanere
in sé.
-
E allora cosa stai dicendo? Se non sei fuori forma e lui non è
troppo forte per te, allora qual è stato il problema? - Rafael,
sotto pressione, si sentì esplodere. Voleva gridare. Si prese il
viso fra le mani e si scrollò le gocce di dosso con gesti
esasperati.
-
Succede, dannazione! A volte si perde, stop! Ma che cazzo! - Entrambi
stavano quasi gridando, si parlavano molto concitati.
-
Non a te! - Disse con fermezza l'altro.
Rafael
respirò marcato, furioso. Sempre più arrabbiato, di nuovo.
-
Beh, è successo, non so perchè, ma andrò avanti! - Novak rise
amaro e scuotendo il capo si girò.
-
Sì certo... - A Rafael partì un altro embolo e afferrandolo per la
spalla lo girò di scatto.
-
Adesso cosa significa questo? -
Novak
scosse il capo e con amarezza, rispose.
-
Significa che sei proprio un bambino! - Era una delle cose che lo
accusava quando era arrabbiato con lui. Ed era una delle cose che
mandavano in bestia Rafael.
-
Ah, ci risiamo! Se non reagisco come vuoi tu sono un bambino! - I
litigi, infatti, non mancavano nel loro rapporto.
-
Beh, Rafa! Cosa dici? Nascondi la testa sotto la sabbia e non ti
aiuterà di certo ad affrontare questo momento! -
-
Quale? Ho perso un incontro, capita! Sono riuscito a vincere
Wimbledon solo due volte, è molto difficile! -
-
Ma spesso sei comunque arrivato in finale... -
-
Ed altre volte sono uscito presto... - Rafael non aveva nemmeno idea
di che cosa dicesse, né cosa volesse dire. Rispondeva prima di
ragionare per non dargliela vinta.
La
rabbia fluiva ancora in lui.
-
Rafael, ti sta succedendo quello che è successo a tutti i numeri uno
prima di te! È successo a Roger e proprio per merito tuo! - Rafael
si gelò fermandosi all'istante. Capì subito cosa voleva dire e non
voleva sentirlo, non ci poteva credere che glielo stesse dicendo.
-
E' presto! Non ho ancora eguagliato il suo record di grandi slam
vinti... lui resta al primo posto in quella classifica. Finchè non
avrò vinto abbastanza titoli da piazzarmi al suo pari o superarlo,
non posso paragonarmi a lui. Anche se ora sono io il numero uno. Ho
ancora strada da fare! -
Novak
rise ancora amaro e continuò a scuotere incredulo la testa, le mani
ai fianchi.
-
Non ci posso credere che davvero scappi così! -
-
Io non scappo! -
-
Ah no? - Rafael voleva prenderlo a sberle, ma non poteva arrivare a
tanto.
-
No! Non scappo! A volte gli anni negativi capitano. Tutto qua! Il
prossimo sarò perfetto! - Novak continuò a ridere di lui. - E
smettila di ridere! - Ringhiò esasperato con le braccia aperte,
davanti a lui.
-
Io non so come fartelo capire, ma prima o poi te ne renderai conto da
solo! Spero non sia tardi! -
-
Non dire assurdità! - Novak fece per andarsene, ma fu Rafael a
fermarlo obbligandolo a rimanere. - E adesso non te ne vai così,
cazzo! Io sono fuori di me e tu mi lasci solo? - Novak si sorprese di
quella sotto specie di richiesta, ma non sapeva proprio come farlo
ragionare e come aiutarlo. Doveva aprire gli occhi e basta.
-
Cosa dovrei fare? Non mi vuoi ascoltare... - Rafael si zittì e
contrasse i muscoli, ma non distolse gli occhi dai suoi, rimase
agganciato a lui col nervoso alle stelle che macinava pericoloso in
sé.
Voleva
mille cose e nessuna, non aveva nemmeno idea di preciso.
In
quello qualcuno bussò e Rafael andò ad aprire sempre con gesti
secchi. Quando vide Roger tutto si sospese, si fece da parte, si
trovò a trattenere il fiato e Novak si tese a sua volta. Anche lui
si ritrovò a non respirare.
Successe
qualcosa, col suo ingresso.
Come
se ogni cosa si fermasse.
Roger
guardò Rafael ancora bagnato ed avvolto in un asciugamano, l'aria
chiaramente furiosa e sconvolta.
-
E tu saresti quello che non è sconvolto e che sta bene? -
Sicuramente mettere il dito nella piaga citandolo, non era la mossa
migliore. A chiunque Rafael avrebbe detto di tutto, come poi aveva
fatto con Novak.
Rafael
scosse il capo amaro.
-
Sono furioso, Roger! - Ammise l'evidente. Novak però aggrottò la
fronte con una domanda che si formava nella mente. Rimase in attesa,
in ascolto, lì in parte ma ben presente.
-
Si vede! - Esclamò ridendo. Osava anche ridere. Novak guardò Rafael
convinto che ora lo mandasse a quel paese.
-
Dai, smettila! Guarda cosa ho fatto! Sono così fuori di me che stavo
per fare la doccia fredda! -
-
Sarebbe stata una buona idea! - Rafael però non si arrabbiava, non
se la prendeva per la sua tipica impertinenza, perchè lui aveva un
modo suo di dire le cose. Era sempre divertito, rideva, ma era
comunque gentile e rispettoso. E forse non era questo.
Novak
se ne accorse a quel punto. Quando Roger si avvicinò a Rafael e
puntandolo col dito e guardandolo con aria sia divertita che attenta,
disse sicuro di sé e provocatorio:
-
Tu non sei furioso per la sconfitta in sé stessa, te ne sono
capitate altre. Certo, non ti piace mai perdere e sei la persona che
al mondo sa perdere meno di tutti. Però non è questo. - Sospese un
attimo il discorso e sia Rafael che Novak trattennero il fiato. Poi
Roger continuò calmo ed incisivo: - E non sei nemmeno furioso per il
calo che hai avuto quest'anno. - Altro momento. Stoccata finale. - Tu
sei furioso perchè quello ti ha mancato di rispetto con certe mosse
umilianti che poteva evitare, ma che ha fatto per mettersi in mostra.
Ti voleva calpestare, voleva irritarti, farsi notare da te. E ci è
riuscito. Sei furioso per il modo in cui ti ha battuto. È tutto qua
il punto! - Rafael, a quel punto, tornò a respirare.
Ma
non respirò come un toro impazzito come aveva fatto fino a quel
momento. Lo fece normale. Calmo.
I
muscoli non erano più tesi ed il viso non era rosso di rabbia.
Fu
come se cedesse. Novak, incredulo e sconvolto, rimase ad assistere
alla scena.
-
Quando sono arrivato e ti ho battuto, non ho mai infierito in alcun
modo, non ti ho mai, mai, mai mancato di rispetto. Perchè eri il più
grande, ti ammiravo troppo per farlo. Volevo superarti, ma non
umiliarti. Lui voleva umiliarmi, calpestarmi. E solo per farsi
vedere. E non è nessuno, ha ancora il latte alla bocca, non ha
ancora fatto niente, niente! È solo arrivato lì e mi ha battuto.
Stop. Prima di arrivare ad atteggiarsi a quei livelli ne deve fare di
strada! Deve imparare dai suoi avversari, deve imparare da chi reputa
un obiettivo e deve portargli rispetto e sperare di arrivare dove
sono loro! - Ovviamente parlava di sé. Roger sorrise e gli mise una
mano sulla testa bagnata spettinandogli i capelli che sgocciolarono.
-
Dai, asciugati e vestiti! Sappiamo tutti quanto sei bello! Copriti,
ora! - Disse piano, con dolcezza.
Novak
rimase di sasso nell'osservarli. Rafael aveva ammesso tutto con una
facilità sconcertante e non solo.
Aveva
accettato le sue parole sfrontate.
Ed
ora si stava per di più vestendo.
Sfilatosi
l'asciugamano davanti ad entrambi, se lo passò addosso per togliersi
l'acqua che rimaneva sulla pelle, poi si strofinò i capelli. Non
aveva problemi a mostrarsi nudo, non davanti a loro.
Aveva
fra l'altro la testa da tutt'altra parte.
Il
problema l'aveva Novak che non poteva saltargli addosso come voleva.
Guardò Roger per calmare i bollenti spiriti improvvisamente accesi,
convinto che anche lui guardasse da tutt'altra parte come in quei
casi si conveniva fare.
Ma
rimase shockato nel vedere Roger che invece se lo osservava con
attenzione maniacale.
Gli
occhi gli brillavano, ne era sicuro.
Novak
sentì una tremenda, sgradevole sensazione di essere di troppo e
quando Rafael si chinò a prendere un paio di slip che aveva
lanciato, lo guardò di sfuggita. Se li infilò comunque, ma rimase a
ricambiarlo, rapito dai suoi occhi sul proprio corpo.
Roger
lo stava guardando ed anche bene e Rafael andò a fuoco, aveva
sognato da secoli una cosa simile.
Suscitare
il suo interesse anche sotto il piano fisico e non solo personale.
I
due si adoravano, stavano bene insieme, ma eroticamente non era mai
scattato nulla, per Roger. Si era sempre convinto che era troppo
piccolo per lui.
Ora,
forse, lo vedeva cresciuto.
O
forse si era solo sforzato di non vederlo con altri occhi.
Rimasero
a fissarsi come se si vedessero per la prima volta e Novak ebbe
conferma di quel che aveva appena realizzato.
Rafael
aveva sempre avuto una speciale predilezione per lui, ma aveva capito
che non era mai stata ricambiata allo stesso modo. Sapeva che erano
comunque amici, ma non credeva che ci fosse qualcosa. Quel qualcosa
che ora era molto evidente.
Quando
Rafael illuminò gli occhi felini con un qualcosa di ammiccante,
totalmente spontaneo ed istintivo, Novak si sentì morire.
Sapeva
che far sesso con lui ed avere l'onore di incontrarlo ogni tanto al
di là del tennis, non significasse nulla.
Perchè
con Rafael non potevi mai avere la certezza d'averlo catturato.
Era
forse uno spirito troppo libero?
O
forse era troppo legato al suo primo amore, quale poi era stato
Roger?
Novak
se ne stava per andare, quando Roger parlò pensieroso.
-
Stavo pensando che probabilmente la storia si ripete più di quello
che sembra... - Questa frase lo fermò ed incuriosì Rafael che si
mise i pantaloni.
-
Cioè? -
Roger
sorrise e passò a guardarlo in viso, sempre con aria sicura di sé e
pacata, rispose:
-
Cioè... tu sei arrivato quel giorno e mi hai battuto sorprendendomi.
Ero il tuo idolo, o qualcosa di simile. Giusto? - Rafael annuì. -
Beh, lo sai meglio di me quel che provavi nei miei confronti. Penso
che sia la stessa cosa adesso per questo ragazzino. Certo, è presto
per dirlo, solo il tempo ci darà conferma o meno. Magari era
altro... però sai... forse voleva far colpo su di te ed ha pensato
che per farsi notare, dovesse fare quelle mosse da spaccone. È un
po' questione di carattere, ma può essere stato un modo, sbagliato
trattandosi di te, per farsi notare dal suo idolo... no? - Novak si
calmò, ma non si illuse.
Forse
aveva pensato davvero a questo in quel momento che gli aveva guardato
il corpo nudo con quell'aria famelica, ma si era creato qualcosa di
speciale fra i due. L'aveva percepito chiaramente.
“Forse
Roger non lo desidera, ma è Rafael a volerlo. Rafael vorrà sempre
lui. Io sono solo un ripiego. Stop.”
-
Penso che Rafa abbia avuto solo un calo. È ad un punto della
carriera delicato, alla sua età il fisico di un atleta comincia
lentamente a cambiare. Tutto qua. Lui ne deve prendere atto e
regolarsi di conseguenza. Ovvero, non può più fare le cose come
prima, deve lasciare qualcosa, deve riposarsi di più e deve
smetterla di spingere così. Deve cambiare sistema di gioco. A lui
piace studiarsi l'avversario e gli lascia di solito il primo, o i
primi, set. Poi li straccia quando capisce il punto debole. Però
questo richiede un enorme dispendio di energie e forze che aveva ma
che ora, per natura, non può più avere. Io penso che sia solo
questo. E prima lo capisce, e si modella di conseguenza, meglio è.
Tu ad esempio, quando sei arrivato a quel punto, hai cambiato
totalmente gioco. Non è che dall'essere il numero uno sei sparito o
ti sei ritirato. Sei passato secondo, terzo, quarto... significa che
comunque giochi sempre a grandi livelli lo stesso. Perchè ti sei
modificato di conseguenza. Cerchi di non perdere tempo e di vincere
subito, prima che le energie finiscano. - L'analisi fatta da Novak fu
talmente precisa, tecnica e perfetta da aver ripreso tutta
l'attenzione degli altri due, rimasti senza parole e fiato ad
ascoltarlo.
Soddisfatto
di averlo sorpresi e seccato di quel loro mondo personale che lo
escludeva, li salutò e se ne andò con freddezza. Come non era
proprio da lui fare.
Roger
e Rafael, sorpresi della sua reazione, si guardarono senza parole,
incapaci di capire cosa fosse successo.
-
Ma che gli è preso? - Chiese Rafael dimostrandosi di nuovo sveglio
come un bradipo.
Roger
fortunatamente lo era di più e ridacchiando gli tirò una maglietta.
-
Dio Santo, Rafa, davvero te lo stai chiedendo? - Rafael, senza
capire, la prese e la indossò alzando le spalle.
-
Certo! Altrimenti non lo dicevo! - Disse scontroso.
Roger
rise di gusto prendendolo in giro, ovviamente poteva rimanere vivo
solo perchè era lui.
-
Piantala! - Ringhiò.
-
Rafa, è geloso! Si è sentito escluso perchè parlavamo di cose
quasi nostre... e comunque abbiamo parlato solo fra di noi... e poi
penso anche per il modo in cui ti guardavo... beh, non che tu non ci
abbia messo del tuo! Insomma, se state insieme e ti perdi a fissare
provocatorio un altro il minimo è che lui se la prenda! - Aveva
detto tutto esaurientemente, Rafael, senza fiato di nuovo, lo guardò
corrugato.
-
Che? Stiamo insieme!? Guarda che ti sbagli, io e lui... - Poi
realizzò il resto e si accese: - Ma dai, non ti stavo provocando in
alcun modo! È che mi fissavi come se dovessi saltarmi addosso e non
l'hai mai fatto e... - Ora era agitato e parlava a macchinetta,
imbarazzato. Roger rideva. Poi lo spagnolo realizzò il resto. Sempre
con notevole ritardo. - Se l'è presa per questo? - Roger si piegò
in due dal ridere, perchè davvero Rafael non arrivava da solo a
questa cosa. Davvero era così insensibile.
-
Povero Nole! Ma come fa a starti dietro? Io ti avrei già mandato a
quel paese! Sei così insensibile che faresti soffrire anche un
santo! - Con questa sparata, Roger si ritrovò una pallina sulla
testa, ma non gli fece male.
-
Non gli chiedo mica nulla, fa tutto lui. Fa sempre quello che gli
pare! - Rafael, stizzito cominciò a raccogliere le cose e ficcarle
in valigia alla rinfusa.
Roger
scuotendo il capo lo prese per il polso e lo tirò.
-
Adesso va da lui e sistema le cose! - Rafael piantò i piedi e tirò
via la mano.
-
E perchè mai dovrei? Non ho fatto nulla! Se ne è andato e basta! -
-
Perchè in una relazione, quando uno se ne va, è quello che resta
che deve rincorrere. Anche se è convinto di avere ragione! E
comunque non ce l'hai! - Roger poteva azzardarsi a dirgli di tutto,
Rafael non se la prendeva. Era sempre permaloso oltre ogni dire, ma
non con Roger.
-
Va a quel paese, non stiamo insieme! Facciamo sesso e ci sentiamo
ogni tanto... -
-
Quella è una relazione! - Rafael sbuffò, aveva tutte le risposte
pronte e roteando gli occhi, si posarono casualmente sull'ora.
Vedendola una lampadina si accese immediatamente.
-
Oh cazzo, ho una specie di conferenza o qualcosa di simile... - Roger
ridendo scosse il capo.
-
Una specie di conferenza? Rafa, potresti inventarti qualcosa di
meglio! -
-
Ma è vero! Ce l'avevo cinque minuti fa! Mi stanno aspettando... - E
così dicendo si guardò allo specchio mentre si infilava le scarpe
veloce.
-
Ed ho i capelli più orribili che mai! - Perchè ormai si erano quasi
asciugati da soli.
Roger
capì che era vero e scuotendo la testa perchè oltre a tutti i vari
difetti che aveva, c'era anche il narcisismo, gli tirò il
cappellino.
-
Giuro che se dopo non vai da lui e non sistemi le cose, non ti parlo
più! - Ovviamente non gli poteva credere, ed ovviamente Rafael non
poteva sottostare facilmente.
-
Ben se mi va! - Con questa ultima inutile parola, se ne andò dalla
camera lasciando Roger dentro come se fosse suo fratello e dovesse
mettergli a posto il disastro che aveva fatto.
Non
lo era di certo, ma visto che lui ci si sentiva comunque tale, gli
riordinò tutto scuotendo la testa una ventina di volte.
Era
proprio un caso disperato!
“Spero
che un giorno cresca... povero Nole...”
Nole
era Novak e lo chiamavano tutti così tranne Rafael. Per partito
preso. Puro spirito di contraddizione.
Del
resto faceva parte del suo fascino.
Durante
la conferenza, non fece sorrisi e tanto meno scherzò, ovviamente era
nero come la morte, ce l'aveva con il ragazzino che l'aveva sconfitto
ed era certo che non fosse per merito di quello là, ma non voleva
nemmeno ammettere d'avere un calo. Certo, quell'anno erano capitate
una serie di sconfitte tutte insieme, ma non significava che era in
calo o cose simili.
Semplicemente
gli anni storti succedevano.
Era
bravo a convincersene e cocciuto come un mulo, non avrebbe mai
ammesso, tanto meno in pubblico ai media, il contrario.
Ovviamente
in cuor suo sapeva molto bene che era così e che Novak aveva
ragione, stava arrivando al punto in cui era stato Roger quando lui
era entrato prepotentemente nella sua vita di tennista.
Ora
Roger aveva perso il suo glorioso primo posto ed era quarto nella
classifica generale, ma gareggiava sempre ad ottimi livelli, però
doveva rinunciare a qualcosa ed aveva completamente cambiato il suo
modo di giocare.
Ora
li batteva subito e non perdeva tempo. Quando, ovviamente, aveva i
periodi buoni.
Rafael,
durante la conferenza conclusa con:
'A
lui auguro ogni bene e per me... spiaggia!'
aveva
iniziato a rassegnarsi al fatto di dover prendere in considerazione
le parole di Novak.
“Forse
non ha torto, all'idea di andare in vacanza un po' mi sento
effettivamente meglio...”
Andandosene
pensò di doverne riparlare con Roger, su come avesse preso il
proprio arrivo nella sua vita, gli era piombato improvviso fra capo e
collo ed aveva lentamente spezzato tutti i suoi record pazzeschi fino
a scalzarlo.
Immaginare
sé stesso scalzato dal suo tanto faticosamente conquistato primo
posto, era traumatico, non ci voleva proprio provare, però sapeva
che prima o poi per forza di cose sarebbe successo.
“Non
è nemmeno detto che sia Novak a prendermi il posto... potrebbe
essere un nuovo ragazzino sconosciuto come quello di oggi... chi lo
sa...”
Andando
verso le camere per recuperare le valige ed andarsene, ci rifletté a
mente fredda e senza le ire funeste che l'avevano fatto sragionare ed
esagerare prima.
Entrato
dentro, la ritrovò magicamente a posto, le valige fatte e nemmeno
una carta fuori posto. Spiazzato, guardò la camera dove era passata
la fata madrina e senza capire chi e come potesse essere stato, si
avvicinò al letto su cui stavano ben bene tutte le sue cose.
Su
una valigia trovò un biglietto e riconobbe subito la calligrafia.
'In
cambio tu va a scusarti con Nole!'
Non
servivano firme.
Rafael
gonfiò le guance come un bambino capriccioso.
-
Col cazzo che mi scuso! Non devo scusarmi! - Prese il foglietto e lo
girò di riflesso, dietro trovò un PS.
'Sì
che devi! FILA!'
A
quel punto Rafael si mise a ridere, Roger lo conosceva molto bene.
Sospirando scosse il capo e pensò che forse in effetti doveva se non
altro perchè alla fin fine non aveva detto cose oscene ed assurde.
-
Dopotutto credo abbia centrato bene il punto. Cioè non è che il
ragazzino mi ha battuto perchè è più forte di me, ma sono io che
quest'anno ho avuto un calo, ho esagerato, ho chiesto troppo a me
stesso.. -
Così
dicendo, sospirò ed uscì dalla camera per andare in quella di
Novak.
Lui
non si era preso una copia delle sue chiavi, perchè era solo l'altro
ad aver insistito.
Così
arrivato davanti alla sua porta, dovette bussare.
Odiava
fare quella parte, ma spesso capitava che fosse proprio lui a
cercarlo per mettere le cose a posto.
“Sembra
sempre che sono io quello in torto costante, in realtà non è così!”
Ma
sapeva bene che si sbagliava di nuovo.
Un
giorno, come si auspicava Roger, Rafael sarebbe cresciuto anche in
testa e non solo nel corpo.
Forse.
PARTE
II:
ROVESCIO
Novak
era deluso e fuori di sé, aveva passato un'ora ad imprecare furioso
contro Rafael convinto che fosse finita prima ancora di cominciare
seriamente.
Era
da molto che andavano avanti in quel modo.
Si
trovavano per andare a letto insieme, principalmente durante i
tornei. A volte riusciva a strappargli qualche appuntamento extra e
gli rispondeva a dei messaggi, non lo chiamava se non per dirgli che
era in città.
Però
non era una vera relazione, Rafael tirava tutti i freni che poteva ed
ora aveva capito chiaramente perchè.
Nella
sua testa c'era sempre e solo Roger, solo che Roger non l'aveva mai
accettato in quel senso, per cui aveva trovato un sostituto. Che non
poteva amare.
“Amore...”
Pensò con amarezza. “Sicuramente una parola che non accosterà mai
a me... a questo punto è ridicolo che io l'accosti a lui! Per lui
conta solo Roger e sicuramente ora è il solo che può effettivamente
aiutarlo! Appena è entrato Rafa si è calmato immediatamente ed è
stato possibile ragionarci! Quello che gli ha detto è stato assurdo!
Nessuno sarebbe sopravvissuto! Lui sì! No, Nole, smettila di
sperarci ed insistere. È davvero inutile! Fatti la tua vita. ”
Con
questo si buttò sul letto, voleva solo riposarsi e non pensare a
nulla. Utopia, ovviamente.
Aprì
la televisione per distrarsi, ma il programma su Wimbledon rimandava
tutte le notizie e le interviste. Vide la faccia imbronciata e seria
di Rafael che si sforzava di non scaricare una riga infinita di
parolacce in tutte le svariate lingue che conosceva e captò che
intendeva non pensarci ed andare in vacanza a riposarsi.
Novak
girò canale stizzito.
-
Però io dico solo cazzate, no? Sei un idiota! - Poi scuotendo la
testa, tornò a indietro sullo stesso canale a sentire il resto.
Ovviamente era chiaro che si sforzava di rimanere composto e
diplomatico, voleva proprio gridare.
Novak
stava ancora parlando infervorato contro di lui, attraverso la
televisione, quando la porta bussò e saltò su. La guardò con la
sua aria comica, in quel momento non aveva voglia di scherzare ma
fissò la televisione e la porta un paio di volte chiedendosi come
diavolo faceva ad essere già lì!
“Ovviamente
danno la registrazione...”
Si
rispose.
Sapeva
che era lui, solo lui lo cercava puntuale dopo le discussioni.
Anche
se poi quella che avevano avuto era difficile da definire...
discussione?
Novak
aprì scettico. Non voleva ricucire nulla, Rafael voleva solo Roger,
punto e basta.
Quando
lo vide, capì subito che si era calmato e che forse aveva cominciato
a dirsi che era vero, doveva prendersi più cura di sé.
Ma
non era quello il punto, ormai.
-
Sei venuto a salutarmi prima di andare? Mi stupirebbe tale attenzione
da parte tua! Comunque ciao! - Novak, freddo e sostenuto come di rado
lo si poteva vedere, fece per richiudere la porta davanti alla sua
-bella- faccia. Rafael, sorpreso della posizione astiosa, gli impedì
di chiudere e sgusciò dentro spalancandola di forza.
Novak
sospirò spazientito alzando gli occhi al cielo.
-
Andiamo, è sempre così! Non cambi mai copione? Ora litigheremo,
scoperemo e te ne andrai senza risolvere nulla di fatto perchè tanto
cosa c'è da risolvere? Non siamo nulla, no? - Rafael lo guardò
ancor più sbalordito di questi suoi metodi polemici, non lo era
quasi mai anche se discutevano spesso.
-
Ma che cos'hai? Solo perchè ero furioso per aver perso? È normale,
no? Ero sicuro di farcela ed invece ho perso! Poi mi passa... -
Rafael faceva di proposito il finto tonto, sapeva che in realtà era
geloso, glielo aveva detto Roger... ma non voleva parlarne, la
trovava una discussione troppo da coppia e loro non lo erano.
Novak
si mise a ridere amaro.
-
Si si, fai finta di nulla, sai! -
A
Rafael andò il sangue al cervello, cosa che gli succedeva
facilmente, ed allargando rabbioso le braccia, sbottò secco:
-
Illuminami, dai! Perchè pare che solo tu sappia tutto di me ed io
sia un povero cretino che non sa un cazzo! - Novak scosse il capo
sempre con aria scettica, di chi rideva per l'eccessiva furia.
-
Sei incredibile, sai? - Fece girandosi dall'altra parte, le mani ai
fianchi.
-
Beh, non è una risposta! - Ringhiò Rafael che non ce la faceva più
a parlare esattamente di niente.
-
Vuoi una risposta? - Fece allora stufo ed esasperato a livelli
storici. Con questo si girò ancora verso un Rafael in attesa, posa
simile alla sua, dritto, impettito, mani ai fianchi.
-
Certo che la voglio! Cosa diavolo hai? -
A
quel punto Novak decise che era ora di finirla. Di finirla davvero.
-
Ho che la voglio finire qua! È completamente senza senso quello che
facciamo! A te non frega niente di me e mai succederà, sono buono
come rimpiazzo, ma non sono io quello che vuoi. Le cose non
cambieranno mai. Quindi basta umiliarmi. Non posso aspettare che tu
cambi e che mi veda come ti vedo io! Io mi chiamo fuori! Trovati un
altro per scopare! - Con questo andò alla porta e l'aprì per farlo
andare via. Lo sguardo fisso duro verso il basso.
Ovviamente
voleva piangere, il male che stava provando non era sopportabile,
stava facendo un enorme sforzo, ma non si voleva far vedere
sofferente e disperato.
Lui
che aveva sperato molto, ci aveva creduto, aveva voluto vedere dei
segnali inesistenti per andare avanti in qualcosa che non avrebbe mai
dovuto cominciare. Ed ora era a quel punto.
Rafael,
di sasso e totalmente in contropiede, rimase piantato dove era. Non
ci pensava proprio ad andarsene, ma non sapeva nemmeno come reagire.
Non si sarebbe mai aspettato una cosa simile, provò come un pugno
allo stomaco, si sentì senza fiato e per un momento un'ondata
infuocata lo invase fino agli occhi.
Cos'era
quella sensazione?
-
Tu sei solo geloso di Roger! Ma non c'è niente fra noi, quindi è
assurdo! Davvero prima lui stava pensando che quel ragazzino che mi
ha battuto potesse essersi comportato in quel modo spaccone per farsi
notare da me, perchè forse gli piacevo. Stava dicendo questo! Mi
guardava per capire se era possibile! - Novak rise di nuovo con
amarezza.
-
Non capisci proprio un cazzo. Sei davvero così idiota o lo fai
perchè è più comodo? - Ora era duro, anche se sempre scanzonato.
Perchè quello era Novak.
Rafael
era sempre più raggelato, le ginocchia molli. Stava facendo sul
serio. Davvero lo voleva piantare. Ma piantare da cosa? Non stavano
insieme, eppure ora si sentiva così male. Si stava ribellando con
tutto il suo essere all'idea.
-
Dimmelo allora. - Novak scosse il capo.
-
No, adesso basta! -
Rafael
continuava a guardarlo dal mezzo della camera e Novak restava alla
porta che teneva aperta. Entrambi sul punto di piangere, entrambi
duri, entrambi furiosi, spiazzati.
-
No lo dico io! Dimmi tutto una volta per tutte! Non aspettare che io
capisca e poi esplodi così! - Novak spalancò gli occhi
dimostrandosi davvero stufo.
-
Rafa, ho detto no! Vattene! -
Con
questo Rafael si mosse davvero verso la porta, ma non la passò. Come
un fulmine la prese di mano e la chiuse sbattendola, poi la colpì
col palmo usando una notevole forza e rivolto verso di lui, rimasto
piantato proprio a pochi centimetri da lui, ruggì:
-
PARLA PORCA PUTTANA! COSA DIAVOLO HAI! -
Novak
con le spalle al muro, cosa che di solito non gli capitava mai perchè
lo metteva sempre lui, disse esplodendo:
-
IO MI STO INNAMORANDO E TU INVECE AMI E AMERAI SOLO ROGER! NON
IMPORTA COSA PROVA LUI PER TE! CONTA QUELLO CHE PROVI TU! ED IO NON
VERRO' MAI PRIMA DI LUI! QUINDI BASTA COSI'! VATTENE! - E con quello,
tese il braccio e puntò il dito verso la porta su cui Rafael stava
ancora schiacciando la mano tenendola chiusa.
Rafael
si zittì bruscamente, non sapeva cosa ribattere, non sapeva cosa
dire.
Forse
era vero. Anzi. Senza forse. Era sempre stato così, solo che aveva
pensato che potesse andare bene lo stesso quello che facevano lui e
Novak. Credeva non fosse niente di serio per lui e che potessero
scambiarsi reciproci favori.
Però
ora che erano al punto, un punto alquanto definitivo, Rafael non
voleva andarsene.
Non
poteva aprire quella porta ed andarsene, non voleva.
Novak
aveva ragione su ogni aspetto e non poteva obiettivamente ribattere e
contraddirlo. Ma non se ne voleva andare.
Abbassò
lo sguardo e scosse il capo strofinandosi le labbra.
-
Rafa, vattene. - La voce di Novak tremava pericolosamente, era bassa.
Stava per esplodere di nuovo.
O
forse non riusciva più a trattenere le lacrime.
Rafael
non poteva guardarlo e non poteva muoversi perchè si stava sentendo
malissimo ed aveva paura di cosa poteva fare.
Perchè
ora ci teneva tanto?
Era
sempre stato un rimpiazzo per Roger, come poteva ora essere così?
-
Rafa... - Fu quasi un supplicarlo, Novak non ne poteva più, doveva
piangere.
Rafael
lo capì ed alzò infine lo sguardo posandolo sul suo. Novak ora
appoggiava la mano sulla maniglia per poterla riaprire e farlo
uscire, ma Rafael non toglieva la propria da dove era. Non si sarebbe
tolto.
-
Non posso andarmene... - Mormorò piano con le ultime forze.
Non
erano mai stati davvero insieme, mai.
Stavano
bene quando passavano il tempo in compagnia, al di là del sesso
Novak era piacevole e divertente, ma non era mai stato più di
questo.
Roger
era sempre stato al primo posto, sempre.
Anche
se aveva capito che i due erano completamente diversi, quello che
provava per uno non lo provava per l'altro.
E
dunque?
I
due si inchiodarono uno negli occhi dell'altro, non si staccarono,
Novak ormai era alla propria fine, stava malissimo e non ce la faceva
più.
Si
appoggiò con tutto il corpo alla porta, pesantemente, come se le
gambe gli stessero per cedere. Rafael fece altrettanto. Si
ritrovarono appoggiati lì uno davanti all'altro, pochi centimetri a
separarli, incapaci di resistere oltre. Sfiniti. Schiacciati.
Smarriti.
-
Perchè? - Fece in un tono del tutto identico.
-
Non lo so, ma non posso andarmene ora... - Novak ora era totalmente
scoperto e lasciò andare le lacrime.
-
Tu non mi ami e non mi amerai mai ed io più passo il tempo con te,
anche se col contagocce, più mi prendo. Devi lasciarmi andare. Devi.
Perchè io così non posso andare avanti... - Rafael si morse il
labbro, si sentiva strappare dentro vedendo le sue lacrime che
silenziose gli rigavano le guance. Non copiose, erano lente.
-
Non so cosa provo, non so cosa voglio. Credevo fosse così. Come dici
tu. Che dovevo rimpiazzare Roger con un passatempo piacevole. Però
ora che sono al dunque, ora che stai chiudendo io... sento che non
posso, non voglio... non so cosa voglio, cosa provo, cos'è tutto
questo... però è diverso... è diverso quello che provo per te da
quello che provo per lui. Ma non posso lasciarti andare. Non posso. -
Ripeté che non poteva fino a che non trovò la forza di alzare la
mano. La posò sulla sua guancia e l'accarezzò, gli asciugò le
lacrime e si protese per quel che rimaneva fra loro. Fra un 'non
posso' e l'altro, le labbra passarono a baciarlo sulle sue. Lievi fra
i suoi mormorii.
Novak
poteva morire così, era ancora sicuro di non essere ricambiato, ma
non sapeva cosa dire.
Cosa
fare.
Non
aveva le forze di opporsi, voleva solo aggrapparsi a quello con tutte
le sue ultimissime forze. Voleva crederci, voleva pensare che ne
valesse la pena.
Gli
mise le mani sul petto e lo fermò debolmente, aprì gli occhi che
aveva chiuso per abbandonarsi a quelle dolcissime carezze.
-
Se non mi ricambierai mai, se non proverai mai niente per me ed ora
io resto e ti lascio fare... starò così male che non mi rialzerò
più... - Disse lucidamente e razionalmente, mentre le lacrime ancora
scendevano.
Era
arrivato a quel punto. Il punto in cui i sentimenti erano troppo
forti.
Rafael,
colpito da quelle parole, si chiese se potesse davvero rischiare per
un atto egoistico che non sapeva nemmeno spiegarsi.
Non
era giusto, non poteva. Non sapeva ancora cosa provava, come poteva
legarlo a sé così?
Alla
fine si decise, lentamente si separò da lui e si staccò dalla
porta. Novak capì con ancor più dolore che lo stava lasciando anche
lui, che era davvero finita.
Si
morse il labbro, indietreggiò, si appoggiò al muro per lasciargli
libero il passaggio e chiudendo gli occhi voltò il viso dall'altra
parte. Sentì la porta aprirsi, sentì un'esitazione, ma poi la sentì
richiudersi.
Si
prese il viso con una mano e si coprì gli occhi, serrò la bocca in
una smorfia di dolore e quando stava per prendere respiro,
qualcos'altro glielo diede. Un tocco sulla mano che gli veniva tolta.
E poi delle labbra che si posavano sulle sue, leggere.
Novak
aprì gli occhi di scatto, lui era lì.
Non
se ne era andato.
Rafael
gli prese il viso fra le mani e si separò per pochi millimetri, lo
guardò con un'intensità da togliere il fiato e disse piano.
-
Scusami... scusami ma non ce la faccio proprio a chiudere così...
prima di sapere cosa diavolo provo per te... cosa sta diventando...
io penso di essere un ritardato perchè pare che tutti ci siano
arrivati prima di me tranne io. Però non posso chiudere. Non ce la
faccio. Non ci riesco. - Novak voleva mandarlo via, ma non ci riuscì.
Alla fine era tutto quello che aveva sperato. Che lui tornasse e
rimanesse. Perchè dopotutto quando i sentimenti erano a quel punto,
ci si faceva bastare qualunque cosa, anche le briciole.
Poteva
essere tutto e niente, ma piuttosto che quel niente, Novak accettò
alla cieca quello che Rafael gli stava offrendo.
Aprì
le labbra e accolse le sue, intrecciandole alle proprie in un respiro
che si davano e si toglievano.
Tutto
lentamente scemò, le lingue si trovarono, si allacciarono e quando
iniziarono lentamente a giocare insieme, il mondo svanì totalmente.
Svanì
come le intenzioni, i litigi, le parole e quanto successo fino a quel
momento.
Contava
essere ancora lì a provarci, contava che Rafael non poteva
andarsene, contava che il suo istinto lo gettava fra le proprie
braccia. Contava che c'era ancora una speranza.
Novak
non poteva ancora arrendersi, non era pronto.
Le
mani scivolarono scendendo alla vita, afferrò la sua maglia e
gliel'alzò, si separarono brevemente per toglierla via, poco dopo
tornarono a baciarsi incapaci di stare separati.
Le
carezze sui fianchi e poi sulla schiena lo ricoprirono di brividi,
Rafael aprì di più la bocca per fondersi ulteriormente a lui in un
bacio che non sapeva interrompere nemmeno per spogliarlo.
Doveva
bere lui, il suo sapore, risucchiare la sua anima. Sentiva di volerlo
da impazzire, ma non come era successo le altre volte, che era stata
passione bruciante.
Adesso
era qualcosa di più interiore.
Non
se lo voleva perdere, se lo voleva incidere sotto la pelle per non
dimenticarlo mai, affinchè durasse di più.
Novak
lo teneva a sé carezzandogli la schiena, Rafael gli si schiacciava
contro completamente, gli teneva il viso fra le mani per impedirgli
di scappare.
Interminabili
i minuti passati a baciarsi, fino a che le dita di Novak scesero
sotto i pantaloni, infilandosi anche sotto gli slip per raggiungere
le sue curve sode che lo facevano sempre morire.
Prese
e strinse le natiche di Rafael e questi sospirando contro la sua
bocca, si rese conto di voler sentire tutto Novak, non solo la sua
bocca.
Ogni
centimetro di pelle.
Così,
lentamente, si separò e gli sfilò la maglia. Poi, sempre
lentamente, scese con la lingua e le labbra aperte ad assaggiarlo. Il
volto, il collo, il petto. Scendeva piano piano lasciando scie umide
al suo passaggio, scie che lo ricoprivano di brividi di piacere.
Andava
sempre più giù e con sé si portava i vestiti che trovava,
togliendoglieli. Raggiunto l'inguine si soffermò, l'esplorò con
calma, di solito lo divorava senza respirare nemmeno.
Fu
come scoprire il sesso vero e proprio. Un altro tipo di sesso.
Il
corpo reagiva con mille piccole scariche elettriche, il cervello era
sempre più immerso nella pace dei sensi, annebbiato e confuso.
Si
sentiva gemere mentre la bocca di Rafael gli provocava un piacere
intenso e lento che cresceva con calma, prendendo particella per
particella tutto il suo essere, ogni molecola rabbrividiva.
Novak
era totalmente spiazzato, non avrebbe potuto reagire, quella volta
non sarebbe riuscito a prenderlo, non riusciva a muovere un dito,
voleva che Rafael gli facesse qualunque cosa volesse, voleva essere
solamente suo.
Aveva
così desiderato un senso d'appartenenza simile, che adesso che lo
provava, gli pareva di impazzire. Il calore crebbe e gli invase di
nuovo gli occhi che strinse. Accompagnava i movimenti crescenti della
sua testa con le mani che gli tenevano i capelli mossi sulla nuca.
-
Rafa, sto per... - Quando lo disse, Rafael si separò dal suo membro
duro ed eccitato, si alzò, si lasciò cadere via i pantaloni e gli
slip che indossava e prendendolo per mano, guardandolo lascivo e
carico di desiderio, se lo trascinò sicuro sul letto. Lo stese e gli
si adagiò sopra, l'accarezzò con tutto il corpo mentre tornava a
baciarlo e di nuovo scese giù, sparendo fra le sue gambe. Gliele
alzò e si occupò della sua apertura, lenta la lingua gli
trasmetteva un altro tipo di piacere, poi le dita, poi quei movimenti
sempre più sicuri e decisi.
Si
perse moltissimo a giocare con quella sua parte e Novak si inarcava
allargando le braccia sopra la testa, preso dal piacere che lo
invadeva ancora.
Si
sentiva il trofeo personale di Rafael, di solito lo istigava per
farsi prendere con vigore, ora stava facendo tutto lui. Lo stava
esplorando, marchiando, lo stava assorbendo.
Dopo
altri istanti interminabili, Novak azzardò la mossa di ricambiare,
tentò di alzarlo e metterlo sotto di sé, ma Rafael si oppose e lo
tenne giù com'era.
Guardandolo
dritto, con le ginocchia piegate sotto di sé, si leccò una mano
abbondando con la saliva, poi se la passò sul membro.
Novak
lo vide masturbarsi con quell'aria da felino in procinto di
attaccare.
Era
un altro Rafael, quello. Più simile al Rafael tennista che si
studiava la preda illudendolo di potercela fare e poi invece lo
demoliva battendolo e stracciandolo.
A
Novak piaceva molto anche quello.
Dopo
che ebbe preparato sia lui che sé stesso, gli prese le gambe, gliele
alzò appoggiandosele sulle spalle e sistematosi su di lui, entrò
lentamente, lo sentì opporsi un po', ma da come poi si sentì meglio
nei movimenti, capì che non era la sua prima volta.
Con
un sorrisino si stese su di lui schiacciandolo col corpo, le gambe
fra di loro che scivolavano aperte di lato, le mani sul letto per
tenersi su ed in breve quel moto perpetuo. Trovò quasi subito il
ritmo, coi movimenti che erano sempre più agevoli e veloci.
Scivolava in lui sempre più a fondo, ogni colpo più forte. I
brividi si espandevano in entrambi, bruciandoli letteralmente,
incapaci di fermarsi e di capire.
Novak
passò dal tenere il lenzuolo sotto di sé all'afferrare le spalle e
la schiena di Rafael, questi, la testa all'indietro, tutto inarcato,
gli occhi chiusi e l'aria abbandonata al piacere più assoluto.
Era
talmente sensuale che si eccitò anche solo guardandolo.
Il
piacere si fece strada per entrambi, prima in Rafael e poco dopo in
Novak.
I
gemiti un tutt'uno come i corpi sempre più fusi, perfettamente
sincroni, in una sorta di lotta per la supremazia.
Divenne
presto un capirsi, un incastrarsi, una sorta di perfezione, un
godimento, un completamento.
Si
sentirono in ogni particella, il calore crebbe e le scariche
elettriche impazzirono.
Rafael
lasciò venire prima Novak e poi aumentò per sé stesso, si perso in
quell'orgasmo che sembrò nuovo, completamente diverso.
Fu
indimenticabile.
Le
dita scorrevano lente sulla pelle umida della sua schiena, erano da
un po' tranquilli, abbracciati insieme, stesi sul letto.
Svegli.
-
Dovrei andare... ormai il mio wimbledon è finito... è tutto pronto
per la mia partenza... - Disse pigramente Rafael, per nulla convinto.
Stava
a pancia in giù con la testa appoggiata sul petto di Novak in quelle
che probabilmente erano le prime coccole dopo il sesso.
Di
norma si rivestivano subito e se ne andavano o, se capitava che si
addormentassero, Rafael si staccava subito come per mettere in chiaro
che non stavano insieme.
Ci
aveva sempre tenuto a mettere quel puntino su quella i... ora non
sapeva più se fosse così importante.
-
Ne sei sicuro? - Rispose altrettanto in beatitudine Novak. Rafael
sorrise.
-
Penso d'avere un aereo o qualcosa di simile... e penso che il mio
team mi aspetti... -
-
Allora tanto vale che continuino ad aspettare ancora un po'! - Novak
non era per nulla intenzionato a farlo andare via, lo teneva a sé in
quel modo dolce e al contempo deciso.
-
Prima o poi dovrò andare comunque... - Ma Rafael stava
incredibilmente bene così com'era, su di lui, con le sue dita che
salivano e scendevano sulla sua schiena. I brividi.
-
Cosa provi per me, Rafa? - Chiese poi improvvisamente come se fosse
una diretta risposta a quello che stavano dicendo. Rafael trattenne
il respiro rendendosi conto del significato della sua domanda e
boccheggiando realizzò che non ne aveva davvero idea, ma non voleva
lasciarlo così, non se lo meritava nemmeno.
-
Ci tengo. Ci tengo molto. Tantissimo. Non so cosa provo. So che ci
tengo. Mi fai stare bene. - Era anche molto considerando che si
trattava di lui.
Novak
si morse il labbro e si fece forza con gli occhi lucidi.
-
Ma Roger è diverso... - Rafael immaginava di doverne parlare e si
rassegnò cercando, con calma, di essere il più onesto possibile.
-
Roger è diverso ed è importantissimo anche lui. Voi siete diversi,
ma Roger è e resterà sempre speciale. Avrà sempre un ruolo
determinante. -
-
Lo desideri? - Novak non poteva più girarci intorno e Rafael
sussultò rimanendo comunque com'era senza guardarlo.
“Sì
da morire, dal primo momento che l'ho visto giocare, ogni giorno
della mia vita. Lo desidero da impazzire, ma so che non sarò mai
ricambiato a quel modo e mi sfogo in modo alternativo accontentandomi
di un amore platonico. È questa la risposta, ma non posso
dargliela...” Rafael sembrava totalmente insensibile, ma sotto
sotto aveva un po' di anima, solo che la usava di rado!
-
Non allo stesso modo. È diverso... è... è più un amore platonico.
Lo amavo, non mi ricambiava, mi sono rassegnato. Ma continuo ad
amarlo, è vero. Per me lui è speciale. Però oggi ho capito che
anche tu lo sei in un altro modo ed io... io non sono pronto a
lasciarti andare... -
-
Se lui dovesse decidersi e dirti che ci sta? - Rafael scosse il capo
ed allora si alzò sui gomiti per guardarlo in viso.
-
E' un'ipotesi del tutto inutile perchè non succederà mai. Lui mi
adora, ma non in quel modo. Mi ha già rifiutato, non succederà mai.
Io ormai me la sono messa via, ma resta importante... - Novak non
pensava d'aver risolto molto, ma almeno si erano parlati con
chiarezza.
-
Pensi che potrai mai amarmi? - Chiese con un filo di voce e la
speranza ben chiara. Non gli piaceva fare quella parte, ma a quel
punto era necessario.
-
Penso che non posso lasciarti andare. E penso che Roger sarà sempre
speciale. Ma che, per me, siete diversi. Siete tutt'altra cosa! -
Poteva farselo bastare. Almeno fino al prossimo passo, al prossimo
game conquistato.
Avere
a che fare con Rafael, tentare una relazione con lui, era come
giocare una partita di tennis di quelle lunghe dove prima conquisti
uno un punto, poi l'altro. Significava andare avanti per un sacco di
tempo e giocarsi tutti i set fin quasi all'infinito.
A
quel punto Novak chiuse il discorso infilando le dita fra i suoi
capelli, sulla nuca. L'attirò a sé e lo baciò.
-
Mi può bastare... per ora! - Rafael ridacchiò.
-
E tu? - Questo lo stupì. Che glielo chiedesse. Gli pareva quasi che
non gli importasse davvero.
-
Mi sto innamorando, te l'ho detto. - Ripeté calmo, contento che
glielo avesse chiesto.
-
Non chiedermi cosa siamo. Se siamo una coppia o cosa. Non
chiedermelo, io faccio quello che mi viene sul momento, non programmo
nulla... -
Novak
sorrise.
-
Non te lo sto chiedendo. - Con questo senso di sollievo, Rafael lo
ringraziò baciandolo a sua volta.
Tanti
piccoli punti insieme davano un game, tanti game davano un set. Tanti
set, davano una partita.
Lentamente
Novak si stava facendo la sua con Rafael, una delle tante, eterne,
infinite sfide.
Con
un Roger che, per il momento, assisteva da bordo campo.