CAPITOLO II:
TIMIDAMENTE

Luis aveva deciso di accettare la propria cotta per Totò ed aveva acquistato in qualche modo più coraggio, sapere che Totò aveva una storia gli dava speranza. Non aveva idea del forte legame che aveva col suo moroso.
Non essendo uno invadente, non dava fastidio e pensando che la sua timidezza fosse un ostacolo per l'integrazione in squadra, Totò cercava di scioglierlo e aiutarlo. Non era certamente facile.
Quando si avvicinava, in qualunque situazione si trovassero, Luis si irrigidiva. Arrossiva in un modo mai visto,
Arrossire era per dire visto il colore scuro della sua pelle.
Luis era mulatto.
Se gli parlava balbettava, però accettava tutti gli inviti che gli faceva, perché gliene faceva ovviamente.
In quanto capitano, aveva molto a cuore la sua squadra, specie i giovani promettenti come lui. Voleva che per la fine dell'anno lui fosse un elemento importante, quindi doveva essere ben integrato. Era il minimo.
Allora cercava di fare pomeriggi in compagnia, organizzava pizze a casa sua con tutti e cose di questo tipo.
Luis era al settimo cielo ovviamente.
Capiva che a Totò gli importava di lui e tutta questa premura era deliziosa!
Per lui era come un sole... Il punto di riferimento, la guida, ogni cosa.
Lo ammirava, lo rispetta, lo adorava. Voleva diventare come lui.
Quando Totò parlava, tutti lo ascoltavano, se c'era lui si rideva di più, ogni cosa era più bella.
Luis si perdeva proprio a fissarlo, passava ore, quando poteva.
Cercava un occasione per sbilanciarsi un pochino, niente di che, giusto per fargli capire quanto gli piacesse.
Non una vera dichiarazione dopotutto.
Si presentò quella giusta una sera.
Invece che a casa di Totò a cui poi presenziava sempre per ovvie ragioni anche tutta la famiglia, Luis prese coraggio ed invitò tutti a casa sua.
Non era niente di gigantesco. Viveva in un appartamento molto bello e spazioso in una zona tranquilla. Niente giardino ma lo spazio per i suoi quindici compagni di squadra c'era.
Così con la scusa di far assaggiare il suo piatto preferito, li aveva fatti venire tutti.
La cena fu un successo, Luis era un bravo cuoco e l'atmosfera si rallegrò subito.
Aveva un gatto nero che gli somigliava molto caratterialmente, infatti era rimasto nascosto per tutto il tempo.
Quando i ragazzi cominciarono ad andare via, Luis iniziò a mettere un po' in ordine, ma era tutto un tale macello da lasciare sconsolati.
Luis viveva da solo ma non era un asso della pulizia e dell'ordine e dopo il primo giro in cui aveva buttato via alla buona tutto, si era seduto lasciando perdere l'idea di farlo sul serio.
Totò stava andando via quando notò la sua rinuncia all'ordine, si mise a ridere e si fermò mentre anche l'ultimo toglieva il disturbo.
- Non pulisci? - Luis, emozionato per essere solo con lui, alzò le spalle.
- Lo farò nei prossimi giorni con calma! -
Disse serio.
Totò si preoccupò.
- Come nei prossimi giorni! È uno schifo! Luis non puoi vivere in questo cesso! -
Luis ridacchiò allungando i piedi davanti a sé per niente intenzionato ad alzarsi e sistemare.
- Vivo solo, non ho la ragazza che mi rompe, mia madre è in un altro continente... Non vedo che problema ci sia! -
Rispose pacifico. Totò lo guardò scandalizzato convinto che scherzasse, non poteva dire sul serio! 
- Luis, è una merda! -
Esclamò col suo forte accento napoletano. Il ragazzino rise, era contento di questo scambio da soli.
- È questione di abitudine! -
Questo piacque ancora meno a Totò che scuotendo la testa decise di prendere le cose nelle sue mani, come al solito.
Sospirò, mise giù le chiavi ed il telefono nel mobile dell'ingresso e andò in cucina a cercare un sacco dell'immondizia.
Luis stupito lo seguì.
- Che fai?! -
Totò lo trovò e cominciò a buttare via le cose che trovava in giro. Molte!
- Secondo te? Ti impedisco di morire per qualche malattia che viene dallo sporco! -
Sicuramente una c'era!
Luis si mise a ridere.
- Ma non devi, tu ero mio ospite! -
Totò sospirò e lo mise in parte continuando per la sua strada imperterrito.
- E tu sei il mio piccolo! Devo prendermi cura di te a quanto pare! - lo disse senza malizia e per un motivo preciso, ma ovviamente Luis non lo capì e ci rimase a dir poco senza parole sentendolo.
Si fermò e rosso come un pomodoro maturo lo fissò mentre continuava per la sua strada.
Totò si rese conto del suo imbarazzo e allargando le braccia spiegò.
- In asilo ci sono i piccoli ed i grandi. Ogni grande si deve occupare di un piccolo! Era in quel senso! -
Totò era anche padre, fra le altre cose, e Luis si rilassò nascondendo la delusione per un senso tanto semplice e pulito.
- Ora capisco perché ti chiamano papà! -
Totò rise e Luis si inorgoglì, però ormai si era ammosciato per via del paragone coi suoi figli. Era solo questo per lui?
Beh, però si prendeva cura di lui, si preoccupava, era lì insomma!
Forse poteva aprirsi un pochino.
Totò riprese a pulire e lui si decise ad aiutarlo.
In poco tempo finirono tutto, la casa splendeva brillante più che mai, era anche meglio di prima!
Concluso si buttarono sul divano con un the a testa, alzarono i piedi sul tavolino davanti e sospirarono insieme.
Erano un po' stanchi.
- Grazie sai? Non eri tenuto... - 
Totò gli diede un buffetto sulla coscia e Luis per poco non saltò su!
- Quando hai detto che non hai la ragazza ho capito che dovevo fare qualcosa. Se l'avesse avuta aspettavo che venisse, ma tu potevi stare qua così tutta la vita! -
Luis vedeva molta premura in tutto questo.
Si stava sciogliendo.
- No io... Ora come ora penso solo al calcio... Non riesco a trovare nessuno. -
Totò era familiare al discorso... Tutti venivano a parlare con lui dei loro problemi di cuore.
- Non dirmi che non trovi nemmeno una che ti piace! Sei anche un bel ragazzo, ti corteggeranno! - in realtà era un sistema per spingerlo ad aprirsi. Se si faceva la ragazza si scioglieva più facilmente.
Luis arrossì ed in quel momento venne fuori il gatto, Chiko, che salì su Totò strusciandosi e facendo le fusa.
- Sono tutte ragazze facili, io cerco qualcosa di serio, non fanno per me quelle cose... Grazie per il bel ragazzo comunque! -
Totò era colpito dalla serietà di Luis. 
- Sei raro! Di solito i calciatori cercano quello. Ragazze facili con cui divertirsi. Specie in questi tempi! -
Luis abbassò lo sguardo e si guardò le mani imbarazzato. Doveva approfittare del tono confidenziale che si era creato.
- Si beh... Forse sono io troppo difficile di gusti... -
Totò si intenerì, lo vedeva così piccolo e timido che provò l'istinto di aiutarlo.
- Che gusti hai? -
Luis prese un gran respiro.
Era perfetto. Erano soli, ne stavano parlando, Totò si stava interessando... O ora o mai più, si disse con difficoltà Luis.
Fu così che decise.
- in effetti è un problema di genere... Io... Io penso che mi piacciano i ragazzi... -
Era stato molto difficile dirlo e Totò non si stupì di quella rivelazione quanto di quello che gli era venuto in mente.
Quando Alexis si era confidato dicendogli una cosa simile, poi si era dichiarato.
Non si spiegò il motivo per cui gli stava venendo in mente quello proprio ora. Lo capì poco dopo.
Totò si mise a scrutare il suo profilo, era mortificato di quello che aveva detto e volle tranquillizzarlo. Gli mise una mano sulla gamba e disse amichevole.
- Ehi guarda che in questo ambiente è normale. Passiamo più tempo con dei ragazzi che con delle ragazze... Ci troviamo bene così ed è facile che vengano fuori certi istinti nascosti. È più frequente la bisessualità di quanto si pensi... Non è un problema! Anche io lo sono. Bisessuale. -
Luis capì che gli stava aprendo la porta. La mano sulla gamba, la vicinanza, il tono dolce, il tranquillizzarlo. Si stava dichiarando anche lui, no?
Così con un sorriso auto incoraggiante girò la testa verso di lui e veloce come un fulmine annullò la distanza lasciandogli un bacio fulmineo sulle labbra. Poi si rese conto di quello che aveva fatto e si alzò di scatto facendo saltare giù il gatto.
Borbottando un scusa imbarazzato si chiuse in camera.
Totò rimase ebete sul divano ancora proteso verso di lui, come se Luis fosse ancora li.
Rigido come un cadavere in rigor mortis.
Gli ci volle molto prima di realizzarlo.
"Ecco perché mi era venuto in mente Alex! Ci ha provato anche lui con me! Oh cazzo! Ed io che pensavo che fosse solo timido! Merda, l'ho illuso facendogli credere che era quello che volevo anche io! Merda! Devo chiarire subito, anche perché è capace di giocare di merda poi! "
Ecco le priorità di Totò. Che un giocatore non avesse problemi e giocasse bene. Non certo altro!
Mordendosi la bocca si alzò. Non poteva certo lasciarlo così.
Bussò alla porta della camera ma siccome non rispose aprì. Non si era chiuso a chiave, lo trovò seduto sul letto, le mani tremanti strette insieme, lo sguardo perso, mortificato. Spaventato.
Aveva rovinato tutto? 
Aveva capito male?
Totò sospirò e si avvicinò accucciandosi davanti a lui per guardarlo in viso.
Non lo toccò.
- Ascolta, forse ci siamo capiti male... Io mi interesso a tutti i miei compagni, sono fatto così. Non ci stavo provando. Mi dispiace se sono stato equivoco... - non sapeva bene che altro dire. Ma una cosa era chiara nella sua mente.
Dopo i baci non si poteva non chiarire!
Memore del casino scoppiato con Alex quando se ne era andato per quello, voleva evitare che la storia si ripetesse.
"Che poi Alex mi piaceva... Luis è solo un compagno di squadra..."
Luis timidamente alzò a fatica gli occhi su di lui ma non resse lo sguardo ancora, era troppo ora.
Si chiuse il viso con le mani e si scusò con un mormorio indistinto.
- Scusami ho capito male...- ma non sapeva che altro dire. 
Non aveva più il coraggio di parlare né di guardarlo.
Totò cercò di calmarlo non sapendo come fare.
- Dai, non importa. Va bene...guarda che non è la prima volta che mi succede. Ti ho detto che sono bisessuale. Non fa nulla! Resterà fra noi, ok? - ma Luis non intendeva aprire più bocca né guardarlo.
Allora Totò dovette prendergli i polsi e tirare per scoprirgli il viso.
Quando ci fu riuscito ed ebbe il suo viso imbarazzato davanti, pensò all'abissale differenza fra lui ed Alex. Quel tornado, a quell'ora, gli sarebbe saltato addosso!
Sorrise all'idea.
"Se sapesse mi farebbe una gran piazzata."
- Luis, non fare così. Ti piaccio? - doveva sviscerare la cosa. Luis annuì timido. - Io sono impegnato. Sono sposato e sto anche con un altro ragazzo. Lo amo. - Luis abbassò di nuovo lo sguardo.
- Lo so... Me l'hanno detto... - 
- E allora... - non capiva come avesse potuto pensare che ci provasse...
- Non... Non ci ho pensato. Per un momento tu eri li solo per me ed io... Io volevo solo... Baciarti... - 
Totò sorrise cercando di sdrammatizzare.
- Non ne hai approfittato molto! Dato che c'eri potevi soddisfarti meglio! Sei stato velocissimo! -
Ed ancora una volta Luis andò in crash e pensando che lo stesse invitando, agì senza rifletterci oltre.
Si protese e lo baciò. Questa volta seguì il suo consiglio. Si liberò le mani, gli prese il viso fra le proprie, aderì le labbra e poi le schiuse infilando la lingua veloce e timido.
Quando fu dentro cercò la sua, paralizzata dalla sorpresa.
Luis era d'accordo, a quel punto tanto valeva farlo davvero come si doveva. Si trovò ad insistere ed alla fine Totò accettò il bacio, un po' di riflesso ed un po' credendo che fosse una specie di sfizio, come un ultimo bacio prima di andare oltre.
Le lingue si intrecciarono con più sicurezza di prima, Luis era impacciato ma Totò sapeva bene come fare. Dopo che ebbe preso confidenza, scivolò con le mani sul suo collo e poi sulla sua nuca, quelle piccole carezze erano dolci ma era l'opposto del suo amore.
In quel momento lo pensò.
Dio come gli mancava Alex.
Teneva tutto sotto controllo, era bravo in quello, ma la verità era che gli mancava enormemente. Toccarlo, carezzarlo, baciarlo, fare l'amore con lui.
Gli mancava come l'aria.
Metteva tutto da parte nella speranza che non pensare servisse ma non era così. Non serviva proprio per niente.
Si perse un istante per lui ed il bacio proseguì un po'.
Dopo di che Totò lo prese per le spalle e lo allontanò con sicurezza.
Presero respiro, guardando verso il basso.
- Non succederà più. Se l'ho permesso è stato solo per metterti il cuore in pace. Una specie di fine e niente di più. Capisco che hai una cotta per me ma troverai il ragazzo giusto. Non sono io quello. Tu fra pochi anni andrai via da qua e ti farai una tua vita. Mi dimenticherai. Non complicare tutto ora. Non... Non rifarlo più. Una volta posso capire, due posso accettarlo. Poi basta. Va bene? -
Aveva usato un tono molto tranquillo ma fermo, Luis capì che era finita. Capì che non c'era mai stata storia, capì che era ora di mettersi il cuore in pace. Capì.
Annuì, si scusò, si rivelò più calmo di quel che avrebbe pensato. Disse che non sarebbe più successo e Totò poté andarsene.
Quando fu solo, Luis pianse.