CAPITOLO
III:
INCASINARSI
Totò
solo in macchina vide le chiamate di Alex ed i suoi svariati messaggi
minatori.
'Perche
cazzo non rispondi?'
'Guarda
che vengo li!'
'Si
può sapere che fai?'
'Con
chi cazzo sei?'
All'ultimo
Totò aveva alzato gli occhi al cielo.
Alex
era geloso ed Alex geloso era la fine!
Lo
chiamò subito prima di partire e la sua voce lo assordò dopo
nemmeno uno squillo.
-
STRONZO CHE NON SEI ALTRO, COME OSI NON RISPONDERE! CON CHI CAZZO ERI
A QUEST'ORA SI PUÒ SAPERE? -
Totò
sospirò paziente.
-
Ero ad una cena con gli altri... -
-
Rispondi sempre quando sei con gli altri! -
-
Senti, non dovresti prendertela, se non rispondo ho sempre buoni
motivi. Sono sposato, sai? -
-
Grazie che me lo ricordi! Se per caso riesco a dimenticarlo tu ci
pensi sempre! -
-
Scusa... Dai Ale, ero con gli altri... -
Per
un momento si chiese se potesse dirglielo, poi sentendo la sua follia
si convinse che non era il caso.
-
Quando sei con loro mi rispondi sempre cazzo! Con chi eri! - ok
cominciava ad essere pesante. Totò tirò fuori ancora pazienza.
-
È stato un caso che stasera non ho risposto. Non lo sentivo era
silenzioso e l'ho messo sul mobile... -
-
Scommetto che sei con quel piccolo stronzo di Muriel! -
Totò
saltò su e impallidì.
-
Cosa ne sai di lui? -
Mai
parole furono usate in modo più sconsiderato!
-
ALLORA TE LA FAI CON LUI! LO SAPEVO! IO ME LO SENTIVO, E TUTTI A
DIRMI CHE NON ERA VERO! QUELLO TI VIENE DIETRO, CAZZO! E TU CI STAI
PERCHÉ TI RICORDA ME! BASTARDO! -
Totò
si premette una mano sulla faccia e pregò di essere colpito da un
fulmine. Le sue urla gli perforavano il cervello come non avevano mai
fatto.
-
No Alex, siete così diversi che è impossibile confondervi! Di
simile avere solo il colore della pelle, ma dovrei essere un
imbecille per confondervi! -
-
PEGGIO ANCORA! SAI PERFETTAMENTE CHE LUI NON SONO IO! TI SEI STUFATO
DI ME, VUOI CAMBIARE TIPO, VUOI UNO PIÙ TRANQUILLO ED IO SONO
TROPPO LONTANO! FANCULO, IO VENGO LÌ! -
Totò
alzò la voce.
-
Per carità non muoverti! Se vieni lo uccidi! -
-
Così ci vengo di scuro! -
Totò
sospirò ancora. Era meglio dirgli tutto ormai o si faceva dei film
sbagliati.
Con
calma gli disse l'accaduto, poi staccò il telefono dall'orecchio per
evitare di assordarsi con le urla di Tarzan.
Alex
urlò per cinque minuti abbondanti, poi Totò riuscì ad inserirsi,
cercava di mantenersi calmo.
-
Non succederà più. Tu dovresti capirlo bene, l'hai fatto anche tu!
-
Non
era di molto aiuto.
-
Appunto perché lo capisco so che devo preoccuparmi! Questo va
fermato subito prima che faccia danni! E per essere fermato deve
vedere che io sono reale e non uno inventato per metterlo buono!
-
Totò
immaginava una cosa del genere e pensò che comunque nei suoi deliri
non aveva torto.
-
Ale a me questo ragazzo serve, mi aiuta in campo, promette bene,
spero che possa essere il prossimo eroe della squadra quando io
mollo...per favore...-
Alex
era più tranquillo ora. Sorrideva addirittura.
-
Ma io sarò leggero! Arrivo, ti limono davanti a lui e poi se non è
ancora convinto ti scopo pure. Niente spargimenti di sangue! -
Totò
rise, aveva delle uscite incredibili.
-
Così si traumatizza! -
-
Ma almeno si convince! -
-
Poco ma sicuro! -
I
due risero insieme e dopo un po' che si erano calmate le acque, Totò
dovette ammetterlo.
-
Se vieni ne sono felice, ma non per traumatizzare Luis! Mi manchi.
-
Alexis
si sciolse, Totò non gli diceva mai cose dolci. Era dolce ma non
diceva mai cose dolci!
-
Prendo il primo volo dopo la partita di sabato. Quando giochi tu?
-
-
Anche io sabato. -
-
Perfetto. Ti aspetto al solito hotel. -
Totò
non poteva nascondere che lo volesse rivedere come non mai, gli
mancava e non poteva aspettare ancora. Non poteva proprio.
Così
fu felice di dargli quell'appuntamento.
La
gioia fu tale che quando tornò a casa sua moglie gli chiese se fosse
andata così bene, lui rispose un sì di slancio che però non era
indirizzato alla serata ma al suo amore.
Sicuramente
avrebbe fatto un gran casino, ma non si preoccupava molto.
La
voglia di rivederlo era più grande.
Una
volta messo giù il telefono, Alex attaccò con Thiago e Dani, i due
diavoli custodi che non lo lasciavano mai solo. Convinti che prima o
poi avrebbe scelto uno di loro.
-
Quel piccolo stronzo del cazzo ci ha provato davvero con Totò!
Cazzo! Lo sapevo io! Riconosco gli sguardi! Era il modo in cui lo
guardavo anche io! Ma me la paga! Vado là e lo faccio fuori! -
-
Vai solo per ammazzarlo? - chiese poco seriamente Thiago.
-
No, trombo anche il mio uomo e poi torno! -
Logicamente.
-
Ci ha provato davvero con lui? - il tono scettico di Dani fu un
capolavoro paragonabile solo alla risposta di Alexis.
-
Pensi che non sia abbastanza bello? Ti sei mai visto allo specchio
gorilla nano che non sei altro? Il mio Totò è bellissimo! E
comunque sono gusti! E lui almeno è bello dentro! Tu sei solo
geloso! -
Era
la prima volta che ammetteva di essersi accorto delle loro mire.
Thiago sapeva che Alex sapeva ma fingeva ingenuità perché si
divertiva, Dani era convinto non si fosse mai accorto di niente.
Per
un momento il brasiliano prese in considerazione l'idea di dargli una
testata, ma evitò e quando sentì Thiago ridere, li mandò tutti a
cagare e se ne andò.
-
Lo so che lo sai... - disse poi Thiago. Alex dovette sforzarsi per
capire di cosa parlava.
-
E allora perché mi state intorno lo stesso? Cioè a me sta bene, vi
vedo come i miei amici... -
Thiago
strinse le spalle.
-
È divertente... Però un po' speriamo che ti lasci con lui. Se
succede sappiamo che sceglierai uno di noi. O almeno in teoria.
-
Era
la prima volta che Thiago parlava chiaramente senza peli sulla
lingua.
Alex
si fece straordinariamente serio e lo guardò senza battere ciglio,
poi tentò di scherzare perché per lui era meglio così.
-
Gufate come stronzi! Ecco perché ho sempre problemi con lui!
-
Ovviamente
non pensava fosse colpa loro. Thiago sorrise accettando il suo
tentativo di alleggerimento, poi si strinse nelle spalle.
-
Sarebbe impossibile? -
Alexis
allora tornò serio, si grattò la nuca e sospirò stringendosi le
spalle dispiaciuto.
-
Anche se fra noi finisse non potrei mettermi facilmente con qualcun
altro. Specie voi che siete i miei migliori amici... -
Thiago
annuì, lo sapeva dopotutto. Ma staccarsi non era sempre
facile.
Alexis
dopo di questo si buttò sul divano sospirando pesante.
-
Sai... Io sto pensando di tornare in Italia. Cioè a giocare. Se ci
riesco. Ormai la società mi scaricherà, ne sono sicuro. Quindi
vorrei tornare là, avvicinarmi a Totò. Io quest'anno ho sentito
tanto la sua mancanza... Anche se ci siamo rimessi insieme in estate
ed abbiamo risolto... Lui ha ragione quando dice che sono una persona
fisica, le relazioni a distanza non fanno per me ma è impossibile
lasciarlo. Non ce la faccio. Quindi l'unica soluzione è
riavvicinarmi. Poi lui a momenti smette di giocare ed avrà più
tempo, devo solo resistere un po'. Ma mi manca, mi manca
tantissimo... Come l'aria... -
I
suoi occhi erano lucidi, la voce tremava, era un'altra persona
rispetto a prima che gridava ed insultava.
Così
Thiago capì perché era impossibile si mettesse con uno di loro.
Perché anche nel disgraziato caso in cui lui ed il suo uomo si
sarebbero lasciati, poi Alex sarebbe stato distrutto. Distrutto e
basta.
Non
avrebbe certo voluto qualcun altro accanto, men che meno gli unici
due in grado di consolarlo.
Thiago
capì ed accettò con un sorriso consapevole.
-
Allora devi andare da lui. Cercare di riavvicinarti se ci riesci. E
continuare a lottare in questo modo. Perché non è una di quelle
storie da lasciar perdere. -
Ad
Alex piacque molto la risposta e sorridendo sollevato per essere
stato capito, si alzò, gli prese il viso fra le mani ed appoggiò la
fronte sulla sua in segno di gratitudine.
-
Questi due anni sono stati sopportabili perché avevo sempre voi
due... Altrimenti mi sarei sparato visti tutti i problemi con
Totò.-
Thiago
si fece bastare questo sapendo che era molto più di quanto avrebbe
mai potuto avere.
Alex
cercò di far pace con Dani ma non ci fu verso, non voleva parlargli
e decise di lasciare che si sbollisse; così, dopo la partita di
sabato, Alex prese l'aereo ed in un ora e mezza, fu a Ronchi,
l'aeroporto di Trieste. Per chi era a Udine era leggermente più
vicino rispetto a quello di Venezia.
Prese
un taxi e si fece portare al solito hotel in periferia, era un
comunissimo tre stelle, poco rinomato, sufficiente per loro due che
volevano passare inosservati.
Diede
la solita cifra per la privacy e disse che aspettava la solita
persona.
In
camera attese impaziente, col cuore che galoppava emozionato all'idea
di rivedere il suo amore. Avevano una giornata intera da passare
insieme perché la domenica l'avevano di riposo entrambi. Totò si
sarebbe inventato qualche super impegno da capitano e avrebbe fatto
giusto una capatina a casa.
Nell'attesa
decise di provare a chiamare di nuovo Dani, gli dispiaceva stare
arrabbiato con lui.
Finalmente
al secondo tentativo della giornata, rispose.
-
Era ora! - Esclamò squillante.
Dani
ruggì
-
Cosa vuoi dal gorilla nano? -
Alex
rise.
-
Te la sei preso per quello? Dai, non era un vero insulto, è che lo
sai che se mi toccano Totò divento una bestia! Sei permaloso! - lo
sapeva che lo era. E sapeva anche che non era solo quello.
-
Si beh non è solo per quello! -
Disse
infatti seccato.
-
E cosa allora? - Provò a fare lo gnorri e Dani si imbufalì.
-
Non capisci mai un cazzo Alex! -
Esclamò
esasperato, in realtà Alex preferiva far finta così.
-
Spiegamelo! - Tanto Dani non avrebbe mai detto niente, ne era sicuro,
era troppo orgoglioso.
-
Se non lo capisci da solo cosa te lo spiego a fare? - classica
risposta.
-
Si si certo... solite risposte! -
Lo
stuzzicò Alex. Ci volle poco per esplodere perché era ormai già al
suo limite massimo.
-
Vaffanculo Alex! Tu mi piaci da quando sei arrivato! Sono
stupidamente perso per te! Ecco cosa c'è! Ed odio quando parli tanto
di lui! -
Alex
ci rimase di merda e senza la facoltà di ragionare in tempo utile,
disse la prima cosa che gli venne.
-
Io parlerò sempre di lui, lo amo! Sei tu che mi stai intorno pur
sapendolo! -
Decisamente
qualcosa da non dire ad uno come lui.
Totò
arrivò proprio in quel momento, in tempo per:
-
È una cosa che non succederà più! Sono proprio un idiota! -
Alex
lo pensava ma pensava anche che era dolce a modo suo.
-
Da Dani non fare così! -
Ma
ormai l'amico aveva riattaccato il telefono e lui parlava con
nessuno.
La
sua espressione era dispiaciuta quando incrociò Totò fermo sulla
porta. Era perplesso.
Però
le cose rimasero così per poco, il tempo per Totò di mettere giù
il borsone e per Alex di tuffarsi letteralmente su di lui e
stringerlo fino a togliergli il fiato. Tutto era di nuovo a posto!
Le
loro braccia, le loro mani, la loro pelle, le loro labbra.
Erano
di nuovo insieme.
Erano
di nuovo uno con l'altro.
Fisicamente
uniti.
Tutto
venne subito spazzato via, tutto cancellato, tutto annullato.
Ora
erano di nuovo solo loro due e basta. Loro e nessun altro.
Totò
lo strinse fra le sue braccia e febbrile, mentre lo baciava, lo portò
verso il letto.
Ormai
quella camera era loro più di ogni altra.
Alex
si tolse la maglia leggera e fece altrettanto con Totò, con foga. Si
carezzarono a piene mani, bisognosi di sentirsi. La pelle scivolava
sotto i palmi aperti, era liscia e calda. I muscoli delineati e sodi,
il mondo in quei tocchi.
Il
mondo.
Senza
fiato smisero di baciarsi, rimasero a pochi centimetri di distanza,
respirandosi, guardandosi, contemplandosi. Amandosi.
Si
carezzarono i visi a vicenda e con lo stesso identico amore, lo
stesso sguardo brillante e lucido di commozione, emozionati,
dissero.
-
Mi sei mancato. - e sorrisero perché avevano parlato insieme.
Le
labbra di nuovo una sull'altra. Al loro posto. Dove dovevano stare
sempre.
Poi
scesero sui pantaloni, se li aprirono, li fecero scivolare e quando
furono nudi si lasciarono cadere sul letto, Totò si stese sotto e
Alex si mise sopra, a cavalcioni. Si strofinò, le loro erezioni a
contatto si eccitarono e persero la cognizione del bacio stesso,
gettarono le teste all'indietro e sospirarono.
Le
dita percorrevano la sua schiena ed Alex si inarcava al suo tocco
fino a che sparì sul suo corpo divorandoselo incandescente, il suo
petto, il suo addome, il suo inguine. Si prese l'erezione e la fece
sua, Totò spingeva col bacino nella sua bocca chiamandolo fra i
sospiri.
Gli
era immensamente mancato.
Tutto.
Specie quel suo modo irruente di marchiarlo, succhiarlo, morderlo,
farlo gridare di piacere.
E
lo fece fino quasi all'orgasmo.
Poi
si occupò lui del suo piccolo Alex vulcanico.
Invertì
le posizioni e lentamente l'amò.
Lo
fece a modo suo, con esperienza e con calma, facendolo sospirare con
tocchi sapienti e inconsapevolmente sensuali.
Alex
lo chiamò fino a che lo pregò di prenderlo. Che non ce la faceva
più.
Totò
aveva un dono di esasperare gli altri se lo voleva, che non aveva
eguali.
Sapeva
scoprire tutti i suoi punti erogeni e lo mandava in un delirio
crescente.
Quindi
quando lo mise nella sua posizione, quella in cui sapeva di poter
raggiungere l'ultimo punto rimasto, Alex gemette in anticipo e Totò
ridacchiò.
Lo
prese per i fianchi, lo piegò in avanti sulle ginocchia e quando
ebbe tutto Alex, lo prese e lo fece suo.
Perdendosi
in lui, facendosi avvolgere nell'intimo fino a venire risucchiato.
Le
voci si unirono, si chiamarono ancora, le onde perpetue dei loro
corpi uniti, ogni spinta sempre più profonda fino a finire, finire
sempre più, finire per sempre.
Insieme.
E
così una volta di più si erano amati.
La
pace e la beatitudine, riuscire a dimenticare tutte le frustrazioni,
la mancanza dell'altro, scacciare problemi e pensieri per poter stare
così, perdersi insieme e basta. Uno nell'altro.
La
perfezione in un secondo.
Le
sue mani lo carezzavano dolcemente e la bocca lo riempiva di piccoli
teneri baci sulla tempia.
Era
così bello.
-
Grazie per essere venuto... Mi sei mancato un sacco. -
Disse
Totò.
Alex
sorrise dolcemente.
-
Anche tu. Non ti ho ancora detto che ti amo da quando ci siamo visti!
- si ricordò come se fosse una priorità assoluta. Totò sorrise.
-
Abbiamo avuto altro da fare! - rispose. I due sorrisero insieme, poi
però se lo dissero.
Che
si amavano.
E
non avrebbero mai smesso, ad ogni costo.
-
Con chi parlavi prima? Eri agitato... -
Chiese
Totò curioso dopo un po'.
Alex
si ricordò di Dani solo in quel momento.
-
Dani... Il mio compagno di squadra... Lui... Mi viene dietro da un
po' ed ora si è dichiarato! -
Totò
si mise a ridere, certamente una reazione strana davanti ad una
notizia del genere!
-
Totò? -
L'altro,
sempre ridendo, disse:
-
Scusa è solo che tu sei partito in quarta per Luis e sei corteggiato
a tua volta! Ed io ora che dovrei fare? Andare là e dirgli di tutto?
-
Alex
si immaginò Dani che smembrava Totò e non gli piacque la
visione!
-
Lascia perdere... -
-
Ah... Io devo lasciare perdere e tu però sei qua per dirgli di tutto
a Luis e traumatizzarlo! -
-
Ma io ti sto proteggendo! Dani ti squarta! -
Totò
rise di nuovo.
-
Ah si?! Ma che gentile! Posso chiederti allora di non infierire su
Luis?! -
Alex
ci pensò seriamente perché era ovvio a quel punto che voleva
incontrarlo, poi decise di provare a fare il furbo.
-
Se il destino non me lo mette sul mio cammino, non lo cercherò!
-
Decise
allora.
Totò
rise, poi gli chiese i dettagli di quella situazione con Dani... E
saltò fuori pure Thiago!
-
Meno male che lo stronzo sono io! A te ti corteggiano in due da due
anni e poi io passo per uno stronzo con questo poco che ho fatto con
Luis! Che fra l'altro ha fatto solo lui! Ma Alex! Sei un'ipocrita! -
Totò non era veramente arrabbiato, ma doveva ammettere che era
infastidito.
-
Si ma li tenevo sotto controllo! - circa. A parte quando mangiava la
cioccolata ed era depresso che si era fatto con entrambi!
-
Alex! Ci provavano con te! Ed erano in due! -
Alex
cominciava a godersi la sua gelosia!
-
Si ma te l'ho detto, no? -
-
Grazie che gentile! -
-
Dai, sei arrabbiato?! - Gli stava piacendo parecchio. Totò non
era mai geloso ed ora era un evento.
-
No ma mi hai spaccato i coglioni per una cosa che riguarda più te
che me! Cazzo! -
Totò
si mise a sedere sul letto e Alex lo imitò circondandolo con le
braccia da dietro, le labbra sul collo.
-
Scusami...io sono solo geloso...comunque non era niente... Insomma,
sapevo di piacergli ma sono solo miei amici, tenevo tutto a posto.
-
Totò
sospirò e scosse il capo, specie perché il suo modo di calmarlo era
molto convincente.
Le
mani scesero sul basso ventre e finirono per giocare con la sua
erezione mentre le labbra disegnavano sul suo collo e poi sulla sua
schiena.
-
Anche io lo tengo sotto controllo sai... -
-
Me no però... - disse malizioso.
-
Te non voglio tenerti sotto controllo! -
Esclamò
altrettanto malizioso l'altro. E con delle risatine dello stesso
tipo, ricominciarono da capo.