NOTE: Breve e veloce, una scena che mi era venuta in mente dopo che ho saputo delle condizioni di Totò dopo la partita di campionato di domenica scorsa, quando stanco morto sembrava dovesse davvero non farcela più. Poi ho letto le parole del mister quando ha deciso di escluderlo dalla partita di giovedì per l’Europa League per farlo riposare perché, ha detto, gli ha fatto fare 3 partite in 8 giorni e gli ha chiesto decisamente troppo. Dunque ho pensato… in questo periodo nella mia serie personale, Alexis sta qua con lui perché infortunato… chissà come si è preso cura del suo ammmore! No, non pensate male, Totò non avrebbe avuto la minima forza di alzare un solo muscolo (e non pensato ancora male!), per cui c’è spazio per un po’ di dolcezza, tutto qua.
Grazie a chi legge e commenta.
Baci Akane


RIPOSO

/Sleeping in yout hand - Elisa/


La tentazione di andare a casa di filato fu forte, voleva solo buttarsi sul letto e dormire per dieci giorni di fila, il suo desiderio più grande!
A stento convinse Samir a non farsi portare a dormire da lui. Primo perché non avrebbe mai lasciato la sua macchia in giro, poi perché comunque aveva una promessa da mantenere.
Almeno qualche minuto per salutarlo glielo doveva.
Sospirando stanco e sfinito, Antonio riuscì a montare nella propria macchina da solo con un Samir preoccupato per averlo visto crollare a quel modo alla fine della partita, infine messo in moto coi muscoli che gli dolevano in ogni punto del corpo, pur fosse seduto a guidare, partì diretto decisamente da tutt‘altra parte.
Quando arrivò nell’albergo in cui stava Alexis -alla fine si era deciso a prendersi una camera e a non stare clandestinamente nella sua vecchia casa-, uno in periferia, isolato e dimenticato da Dio dove per fortuna parevano non tifare calcio, salì diretto alla camera come ogni sera faceva.
Il primo dei due mesi di convalescenza, Alexis avrebbe dovuto rigorosamente passarlo a completo e assoluto riposo. Di conseguenza ne aveva approfittato per farsi un viaggetto personale senza specificare meta a nessuno. Quando avrebbe dovuto cominciare con visite e fisioterapie sarebbe dovuto tornare a Barcellona ma in quel caso sarebbe comunque tornato spesso e volentieri. Fortunatamente la Spagna non era lontana dall’Italia.
Quando sentì bussare alla porta, aprì in fretta e saltandogli entusiasta al collo per tanto che era stufo di aspettarlo, lo salutò squillante.
Antonio ovviamente non resse, non sarebbe riuscito a tenere nemmeno una piuma, e nell’esatto istante in cui entrava chiudendosi la porta alle spalle e lui gli arrivava fra le braccia di peso, andò dritto contro il muro con lui addosso e successivamente scivolò col sedere a terra.
Alexis che non si aspettava di non essere sostenuto e non certo di finire giù con lui, disse rimanendogli seduto sopra a cavalcioni:
- Ma che diavolo… - Non fece in tempo a finire la frase che quando vide l’espressione del suo compagno capì subito e preoccupato gli prese il viso fra le mani e lo chiamò a gran voce:
- TOTO’! COME STAI? - Non era dannatamente ovvio? Per una volta Antonio faticò seriamente a mantenersi calmo e gentile e trattenendo il respiro riaprì gli occhi dopo averli accidentalmente chiusi e lasciati così.
- Sono vivo, Alex… togliti da sopra che mi fai male… - Fece monocorde e paziente sperando che non cominciasse con un asfissiante monologo dei suoi. Quando si preoccupava era ancor più logorroico!
Il ragazzo più giovane si rese conto di stargli seduto sopra e si alzò accucciandosi accanto senza più osare toccarlo. Era lui ora a trattenere il fiato e lo guardava con un’espressione da cucciolo preoccupato in procinto di una crisi di nervi.
- Totò? - Chiese sotto voce ansioso perché rimaneva lì con gli occhi chiusi.
- Mmm? - Fece con poche forze vocali Antonio senza muoversi.
- Perché non ti tiri su e non apri gli occhi? - La sua, in compenso, era ben forte e accesa.
- Non riesco. - Breve e conciso.
Alexis sgranò ancor di più i suoi già esageratamente grandi occhi neri e andando per un momento in panico miagolò:
- Stai tanto male? -
A questo Antonio non riuscì a mentire e fu schifosamente sincero, più di quanto non fosse riuscito ad essere con Samir ed il mister.
- Sono solo stanco, voglio dormire. - Borbottò non avendo la minima voglia di fingere si stare bene.
Lui non stava affatto bene.
- Cosa… cosa posso fare? - Chiese Alexis con un filo di voce e in pena per il suo compagno. Non osava nemmeno toccarlo pensando di fargli male chissà come.
Alla fine lo sentì sospirare poi lo vide aprire mezzo occhio e rispondergli cercando di usare più voce:
- Aiutami a mettermi sul letto. - Alla fine lo disse con un tono molto più morbido di quel che avrebbe pensato ed Alexis gli prese un braccio, se lo fece passare attorno alle spalle e lo tirò delicatamente su con la forza necessaria. Forza che non era certo poca, tutto sommato.
Antonio si sentì leggero e gli piacque la sensazione delle sue braccia attorno a sé, se le tenne strette e se ne beò vivendo al rallentatore il primo momento di piacere della giornata.
Sospirò sollevato quando sentì il letto sotto di sé ma appena steso il contatto con Alexis svanì e nonostante la morbidezza del materasso fosse egregia, si sentì di nuovo male e riaprendo gli occhi con fatica combattendo il sonno pesantissimo che se lo stava per divorare, borbottò agganciando il suo sguardo preoccupato. Alexis era infatti inginocchiato vicino al letto e lo fissava preoccupato.
Allungò lentamente un braccio e gli carezzò la nuca stancamente, quindi allo stesso modo sorrise flebile e attirandolo a sé col briciolo di forza che gli rimaneva, si prese le sue labbra morbide imbronciate. La sensazione piacevole di prima tornò più forte e sollevato lo sentì stendersi sul letto accanto a sé, gli fece posto e gli posò l’altra mano sul fianco, sotto la maglia, a cercare il contatto con la pelle mentre con l’altra gli carezzava i capelli corti.
Terapeutico, pensò mentre le loro lingue si intrecciavano nelle loro bocche unite e fuse insieme.
Non ci poteva più rinunciare e di volta in volta che lo vedeva di più era sempre peggio.
Sapeva che quando sarebbe tornato a giocare e si sarebbero visti di meno sarebbe stato un dramma, ma non poteva comunque non vivere quanto più poteva il momento attuale dove l’aveva con sé quanto voleva.
La mente gli riportava ogni ragionamento logico e razionale, rinunciando ormai a proporgli le riflessioni sul matrimonio e sulla moglie.
Quella sera avrebbe dovuto farne a meno ma non poteva proprio sopportare l’idea di non essere passato per quel bacio della buonanotte.
Sarebbe riuscito a concedersi solo quello, non di più, ma non ci avrebbe rinunciato nella maniera più assoluta, conscio che quando se ne sarebbe tornato a casa a Barcellona quei baci se li sarebbe sognato.
Quando si separarono per prendere fiato, si guardarono da vicino osservandosi con attenzione. Alexis appoggiato su un gomito gli disegnava con le dita sul petto, dita che poi erano risalite sul suo viso stanco e segnato. Tornò a preoccuparsi nel notare tutte quelle tracce di eccessiva stanchezza.
- Non è normale che stai così… hai l’influenza? - Chiese tornando apprensivo il ragazzo.
L’altro riuscì a sorridere intenerito per le sue attenzioni che reputava assolutamente dolcissime per un tipo irruento e precipitoso come lui, così poco attento ai dettagli.
- No, sono solo stanco, davvero. Ho fatto tre partite in otto giorni… sono sfinito, tutto qua. - Lo vide poco convinto, così aggiunse continuando a carezzargli a sua volta la nuca scendendo sul collo in concomitanza all’altra mano sul fianco, sotto la maglia, ora risalita sul lato del torace.
Lo sentì sussultare e si ricaricò un po’: - Voglio solo dormire con te. - Concluse con semplicità ed un tono più basso di prima, posandogli un piccolo bacio sulle labbra.
Alexis riuscì anche ad arrossire ed Antonio non capì minimamente il motivo, infatti inarcando le sopracciglia glielo chiese:
- Che c’è? Non intendevo mica fare l’amore, sai… voglio solo sentirti su di me, e basta. - Nel spiegarglielo diede modo all’altro di emozionarsi ancora di più. Possibile che non si rendesse conto dell’effetto che aveva sugli altri? Di come facevano sentire le sue parole ed i suoi sguardi? Per non dire la voce?
Poi si corresse. Forse era un effetto che aveva solo su di sé ma non aveva importanza. Non se ne accorgeva comunque e questo lo rendeva ancor più incredibile.
- Ho capito cosa intendevi… è che sono cose belle da sentire, tutto qua. - Antonio non capì e ci rinunciò reputando il compagno il più strano che avesse mai incontrato. Era per quello che poi gli piaceva, perché anche se non erano uguali e non si capivano, stavano bene insieme lo stesso. Combaciavano.
Sorrise comprensivo immaginando che forse era una cosa simile anche per lui, dopotutto, e mandando un puerile messaggio alla moglie dove gli diceva che avrebbe dormito da Samir perché non era riuscito a guidare fino a casa -doveva benedire la casa in periferia-, si prese infine l’ultimo bacio della buonanotte che Alexis gli consegnò morbido. Dopo di questo si sistemò meglio sulla schiena non riuscendo a cambiare di un millimetro posizione e sentendolo accoccolarsi sopra in modo da non pesargli troppo ma da esserci e farsi sentire ugualmente, spensero la luce chiudendo gli occhi.
Non dissero nulla, il buio li avvolse dolce come le loro stesse braccia ed i corpi morbidi l’uno contro l’altro. Quello per ora poteva bastare.
Sapeva che non sarebbe stato così per sempre, ma per ora poteva essere sufficiente.