CAPITOLO
III:
UNA
REAZIONE INCONSULTA
Thiago
arrivò in quel momento con la cioccolata per Alex, li vide guardarsi
negli occhi in quella posizione equivoca e lo squadrò come fosse un
nemico e non un compagno di squadra, suo malgrado non gli tirò il
liquido bollente addosso ed anzi si sedette accanto porgendoglielo.
Alex
distolse lo sguardo da Dani, aveva un modo di fissarlo così
magnetico che per un momento aveva perso la cognizione di sé.
Guardando
la tazza la prese e accennò ad un sorriso di gratitudine, non seppe
fare di meglio e Thiago parlò piano:
-
Meglio? - Alex si strinse nelle spalle abbassando lo sguardo. Il suo
non riusciva a reggerlo, era troppo intenso, gli leggeva dentro,
aveva paura che trovasse il nome di Antonio da qualche parte e non
voleva che nessuno sapesse, per ora.
Si
incantò a guardare il liquido marrone scuro ed il fumo che saliva,
rimase così per un bel po’ perdendo di nuovo il tempo che
trascorse coi due compagni che lo guardavano un po’ incantati ed un
po’ incuriositi di sapere cosa fosse successo e cosa avesse fatto.
Le
mani di Dani sempre sui suoi fianchi a tenerlo su di sé, lo sguardo
di entrambi incatenati addosso.
Alla
fine lo fece senza rendersene conto, ipnotizzato da quel fumo e da
quell’odore afrodisiaco.
-
L’ha fatto per me. Perché non sono capace di vivere una storia
così, io voglio il mille ed il mille do. Lui non può. È sposato,
ha una famiglia e ci tiene. Non lo farebbe mai più di un cinquanta.
Ma quel cinquanta mi ha fatto sognare… mi ha reso dipendente…
però ha ragione, non sarei riuscito ad andare avanti per molto. La
prima volta che ci siamo separati perché abitiamo in stati diversi è
stata dura, la seconda tremenda, la terza atroce… e poi ho
cominciato a piangere. L’ultima volta ho pianto tutta la notte.
Ora… ora pensavo di non poter più smettere, per questo ho chiamato
qualcuno nella speranza che mi mettesse un tappo… non so… vorrei
che fosse tutto diverso ma continuo a scontrarmi con la realtà. Non
è come voglio e non potrà mai esserlo. E non so proprio perché. -
Dopo di quello rimase il silenzio. Un piccolo sfogo eppure efficace a
suo modo. Efficace perché nonostante gli altri due non potessero
dire nulla visto che non sapevano niente comunque, lui non sentì più
il bisogno di dire altro.
Voleva
ancora piangere, però, e quando tornò a sentire il bisogno, invece
di bersi la cioccolata in modo normale immerse il dito dentro come
faceva da bambino.
Capirono
che non era mai veramente cresciuto e ci rimasero di sasso specie per
un motivo.
Se
prima avevano avuto solo un semplice debole istintivo per lui, ora
stava diventando una voglia grande come una casa. Una di quelle
voglie pericolose ed indomabili.
Alex
però non se ne rese conto e succhiandosi il dito di cioccolata, lo
rimmerse di nuovo facendolo per una seconda e poi per una terza
volta.
Adorava
la cioccolata, specie se calda. La sensazione d’averla sulla lingua
lo placò come fosse una formula magica e socchiudendo gli occhi che
bruciavano ed erano piccoli e rossi, sospirò senza vedere più né
Dani né Thiago.
Fino
a che non poterono chiedergli se gli piacesse -asserendo l’ovvio- e
se quello lo facesse sentire meglio.
Alex
provò a spiegarsi in un breve lampo di lucidità.
-
E’ come una droga per me. Come per molti c’è l’alcool quando
devono dimenticare un dolore, io ho la cioccolata. Funge da
afrodisiaco, calmante e antistress… bè, tutto… - Thiago e Dani
pensarono che stava esagerando comunque, ma non replicarono perché
capendo che non gli credevano, Alex mise dentro entrambe le dita
delle mani e le porse a loro. Questi, presi alla sprovvista, rimasero
senza parole e accolsero le dita nelle bocche, quindi lo succhiarono
constatando che la cioccolata così era ancora più buona.
Poi
realizzarono il termine ‘afrodisiaco’ e capirono che
probabilmente era particolarmente sensibile alle proprietà della
cioccolata che fungeva più che da alcolico, da droga vera e propria.
Droga eccitante, probabilmente.
Non
l’avrebbero mai immaginato.
Quando
porse di nuovo la cioccolata dalle sue dita -la tazza intanto la
teneva in equilibrio precario fra lui e Dani su cui era ancora
seduto- ai due ragazzi, questi non fecero molti complimenti e
pensando che non potevano essere così idioti da non approfittarne,
lo fecero.
Alex
probabilmente non sapeva più cosa stava facendo e appuntandosi di
dargliene di nuovo e tante, in futuro, misero loro le dita dentro la
tazza per dargli da bere a loro volta.
Alex
le accolse entrambe e le mise in bocca insieme leccandole e
succhiandole mentre loro, in trance, facevano altrettanto senza
rendersi conto di cosa stavano facendo.
Perché
farlo con Alex e basta era un conto ma con anche l’altro compagno
di squadra non era decisamente contemplato, anzi.
Però
non fu male sentire un dito intruso insieme al proprio e scambiandosi
degli sguardi vogliosi a vicenda si videro in tutt’altro modo.
Si
videro come l’occasione da non perdere e consapevoli che ora o mai
più poiché Alex non sapeva proprio cosa stava facendo, intossicato
di cioccolata, si tolsero le sue dita, gli tolsero le loro, tornarono
ad immergerle e poi a sporcarlo sul viso, sulle guance salate che ora
si addolcirono, scivolarono fino alle labbra, poi cominciarono a
pulirlo con le lingue perfettamente in sincronia uno da una parte e
uno dall’altra.
Alexis
trattenne il fiato realizzando lontanamente che qualcosa non andava,
ma con la mente completamente ottenebrata dagli effetti della
cioccolata a cui era praticamente allergico ma non nel modo classico,
rimase fermo a farsi fare fino a che, messa una mano per viso, non li
indirizzò verso la propria bocca dando presto vita ad una sorta di
bacio a tre.
Aprì
la bocca e tirò fuori la lingua che incontrò in breve le loro,
quindi leccandosi in quel modo, fondendo i respiri, uscendo di testa,
approfondirono alternandosi prima con uno e poi con l’altro,
continuando a baciarsi sempre rigorosamente con lui poiché unico
interesse in comune.
A
Dani non importava veramente di Thiago e viceversa, però la voglia
di avere quell’Alex lì completamente dimesso e abbandonato li
aveva fatti diventare come dei ladri capaci di tutto pur di rubarsi
ciò che desideravano.
E
si sarebbero presi tutto ciò che sarebbero riusciti.
Non
arrivarono comunque lontano perché all’improvviso, dopo aver dato
vita a quel bacio erotico che sapeva di cioccolata, Alex si accasciò
fra di loro come privo di vita e svenuto non riprese i sensi prima di
un bel po’.
-
Ma che cazzo… - Fece Dani disorientato e seccato dall’interruzione.
Non
poteva crederci… dopo aver avuto una fetta di torta, questa gli
veniva tolta in quel modo barbaro.
Si
tolse la tazza prima di farla cadere, quindi guardandosi esterrefatto
con Thiago cominciò a scuoterlo e chiamarlo senza risultato.
Alex
rimase un peso morto su di lui ed alla fine dovette farsi aiutare
dall’altro a stenderlo nel divano per potersi togliere da sotto.
Una volta che l’operazione fu riuscita si resero conto che stava
dormendo della grossa.
-
Ma non può essersi addormentato… -
-
Deve essere l’effetto della cioccolata… dopo l’afrodisiaco e
l’eccitazione lo rilassa improvvisamente. Deduco. In realtà non
so, penso… - Provò a ragionare Thiago andando per logica.
-
Mai sentito di un effetto simile… - Esclamò Dani grattandosi la
nuca cercando di scaricare la propria eccitazione. Thiago non era
messo meglio e continuando a fissarlo con quell’aria ingenua ed
infantile non l’aiutava.
-
Nemmeno io ma evidentemente… sarà una specie di allergia… so che
ad alcuni può fare effetti pazzeschi anche la coca cola… - Dani si
perse nel resto delle sue considerazione quando gli venne alla mente
una domanda importante che non poté trattenere.
-
Ma secondo te… si ricorderà? - Thiago lo guardò sgranando gli
occhi, per un momento storico si chiese se fosse meglio ricordare o
meno. Alla fine non ne venne a capo.
-
Oddio… non so… - Rimasero a vegliarlo per il resto del tempo
cercando di capire, non osando svegliarlo anche per quel pianto
incredibile a cui avevano assistito. Alla fine era meglio così, non
sarebbe stato obiettivamente corretto farlo, non era in sé ed in
ogni caso, pur essendolo, sarebbe successo sempre per motivazioni
sbagliate. O drogato o disperato, ma non andava bene così.
Alla
fine si addormentarono anche loro nelle poltrone del salotto per
vegliare sull’amico in condizioni anomale, preoccupati anche per il
modo in cui era crollato.
Quando
dopo qualche ora si svegliò, Alex non ricordava assolutamente nulla
se non Antonio e loro che l’avevano consolato ed ascoltato da buoni
amici senza mai lasciarlo solo.
Deducendo
che si erano dati tanta pena per lui per dei secondi fini fin troppo
evidenti, decise che per il momento non avrebbe dato cenno di aver
capito e che avrebbe finto della comoda ottusità. Non aveva voglia
di niente e nessuno se non di buoni amici sempre pronti a tutto per
lui. Con un po’ di egoismo giustificato dalla delusione cocente
appena subita, decise che avrebbe fatto così punto e basta.
Fino
a scelta futura da destinarsi.
Magari
poi fra i due litiganti avrebbe goduto un terzo, perché no…
Ma
per ora andava bene così. Lui aveva bisogno di gente. Lui aveva
sempre bisogno di qualcuno e con la personalità esplosiva che si
ritrovava qualcuno l’avrebbe sempre avuto. O magari sarebbe tornato
il suo Antonio…