CAPITOLO VI:
BISOGNO
D'AMARE
Madness
- Musepazzo-pazzo-pazzo pazzo-pazzo-pazzo pazzo-pazzo-pazzo pazzo-pazzo-pazzo Non
riesco a togliermi questi ricordi dalla testa È
una specie di follia, ha cominciato a evolversi Mi
sono sforzato di lasciarti andare Ma
una specie di Follia mi sta ingoiando per intero. E
ho finalmente realizzato Cosa
vuoi dire E
ora, ho bisogno di sapere, è vero amore? O
è solo la Follia che ci tiene a galla? Ma
quando ripenso a tutte le liti folli che abbiamo fatto Ed
era come se una specie di Follia stesse prendendo il controllo E
ho finalmente realizzato Cosa
ti serve pazzo-pazzo-pazzo pazzo-pazzo-pazzo E
adesso ho finalmente visto la luce E
ho finalmente realizzato che Ho
bisogno del tuo amore Ho
bisogno del tuo amore Vieni
da me, almeno in sogno Vieni
a salvarmi Sì
lo so, non posso avere torto E
forse sono troppo testardo Il
nostro amore è… pazzo-pazzo-pazzo pazzo-pazzo-pazzo Follia.
Alexis
si convinse seriamente di soffrire di cuore, volando in Polonia. Non
poteva che essere così visto come gli batteva fortissimo fin quasi
ad uscirgli dal petto.
Gli
faceva addirittura male e avvicinandosi era sempre più viva quella
sensazione. Quella di avere qualcosa che non andava. Qualcosa di
malato. Qualcosa di grave.
I
chilometri a separarlo da Antonio diminuivano mentre il dolore
aumentava, eppure lo stava per rivedere, perchè si sentiva così?
Non
era normale, non sarebbe dovuto essere...
Provò
a pensare a cosa avrebbe fatto appena l'avrebbe visto ma gli sembrava
di stare ancora peggio.
'Soffro
di cuore?' Scrisse a Thiago, il quale gli faceva più affidamento per
quelle cose. Thiago rispose:
'Non
potresti giocare a calcio se soffrissi di cuore!' La risposta più
logica di questo mondo.
'Ma
mi sembra d'avere un infarto!' Replicò davvero preoccupato.
'Non
avresti nemmeno tempo di scrivermi!' Sempre logico. Alexis si
tranquillizzò un po'. Sapeva che Thiago in questo momento stava male
ma sapeva anche che Dani stava peggio perchè Thiago si era
rassegnato quel giorno mentre Dani no, ci aveva dannatamente creduto.
'Cosa
gli dirò?' Ora si trovava anche a chiederglielo.
'Ti
verrà sul momento!' Avevano imparato a conoscerlo. Alexis sospirò,
era vero. Sarebbe andata bene. O forse l'avrebbe rifiutata e sarebbe
andata male, ma almeno l'avrebbe visto.
Doveva
cercare di controllarsi, se lo vedeva davanti a tutti si doveva
sforzare di prenderlo in parte e solo in privato parlargli. Non
poteva scoppiare.
Antonio
forse non pensava più a lui, anche se ad Aprile l'aveva ascoltato
dirgli che l'amava ancora, però glielo avrebbe detto in faccia dopo
aver sentito tutto quello che aveva da dire.
Era
ora di un faccia a faccia come si doveva.
Quando
mise piede nello stesso stato di Antonio gli parve d'avere un altro
attacco e tornò a scrivere a Thiago.
'Ma
sei sicuro che non soffro di cuore?' E Thiago, paziente:
'Digli
così, quando lo vedi...'
'Che
soffro di cuore?' A volte era lento di comprendonio. A volte...
'Che
ti sembra di avere un infarto solo all'idea di vederlo!'
Alexis
arrossì capendo quanto dovesse sembrare adolescenziale
quell'atteggiamento ma non gliene poteva fregare di meno.
'O
la va o la spacca!'
Asserì
consapevole che Thiago stava sperando che 'spaccasse' e non certo che
'andasse'!
Sulla
macchina non andò meglio, aveva la mente completamente nella nebbia,
il panico cresceva ed ora pensava di soffrire anche d'asma.
Era
sicuro di non essere mai stato più emozionato di così, nemmeno
quando aveva giocato la prima volta a Barcellona al fianco di Leo.
L'autista
lo lasciò dove gli aveva detto di andare Simone Pepe, il suo ex
compagno all'Udinese di qualche anno fa. Come faceva a sapere della
loro relazione era un po' un mistero visto che sicuramente Antonio
non ne aveva parlato con nessuno, ma non gli importava.
Nel
fermarsi vide il grande pullman della nazionale, erano appena
arrivati al campo d'allenamento a loro disposizione.
Girò
l'enorme mezzo della squadra da calcio e quando si affacciò si sentì
idiota a stare nascosto a scrutare.
Simone
gli aveva detto che era lì ma doveva almeno accertarsene. E poi ok,
lo vedeva e dopo che faceva?
L'ansia
crebbe fino a spegnergli del tutto quelle poche funzioni cerebrali
che andavano fino a quel momento.
La
scarica elettrica la sentì quando vide il suo viso fra tutti gli
altri.
Antonio
era là, basso più di altri, il solito fisico allenato, quel viso
gentile che variava dal severo al sorridente, quella compostezza
perenne. Non era bello, non era nemmeno un tipo. Poteva forse essere
considerato 'non brutto' ma per lui era... l'unico uomo che avrebbe
mai voluto.
Il
cuore gli si fermò di botto, Alexis lo sentì chiaramente, quindi
pensando che ormai gli mancasse solo la morte, si trovò a dirsi da
solo
“Pensa
Alex, pensa dannazione!”
Ma
quando si voltò nella sua direzione e lo vide per bene in viso, quel
suo sguardo così adulto e maturo ma suo, così suo, così
caratteristico, così alla 'Totò Di Natale', Alexis si spense
completamente e solo un pensiero lo mosse. Uno.
“E'
di nuovo qua davanti a me!”
E
proprio con questo venne allo scoperto ignorando completamente tutti
gli altri, improvvisamente più nessuno lì, improvvisamente solo
loro e basta, come ai vecchi tempi quando vincevano una partita
importante e lui gli correva incontro saltandogli letteralmente
addosso.
Improvvisamente
solo questo.
Non
capì niente, tornò a riprendere coscienza di sé quando sentì il
colpo dello scontro.
Gli
era saltato addosso come una scimmia e stretto a lui con gambe e
braccia, erano finiti a terra.
La
sensazione però fu la bocca sulla sua faccia. Alla cieca. Ogni
centimetro libero lui glielo stava baciando.
Così,
come fossero soli sul letto e non si vedessero dal giorno prima ed
andasse tutto bene.
Dannazione,
era da Gennaio che non si vedevano.
Da
Gennaio.
E
lui gli era saltato addosso, abbracciandolo, e caduto a terra sopra
di lui se lo stava baciando senza controllo.
Davanti
a tutti i suoi compagni. C'era chi applaudiva, chi fischiava, chi
sussurrava...
e
poi c'era Alexis che gridava:
-
Come hai potuto piantarmi così e non farti veramente più vedere? Lo
sai che per vendicarmi sono andato con Thiago e Dani? Spero ti bruci
e ti ferisca perché così sono stato io quando mi hai mollato
dicendomi che non potevi vedermi soffrire ogni volta che ci
separavamo! Che stronzate sono? Pensavo tornassi! E come hai potuto
non farti mai trovare e non raggiungermi quando venivo a Udine a
trovarti lo stesso? Sei proprio uno stronzo! Se non era per Simone
che mi diceva che eri qua e che era un’occasione perfetta non avrei
mai saputo! Totò, se la gente sapesse quanto pezzo di merda sei non
ti osannerebbero! Non me ne frega un cazzo se sto male quando ci
separiamo, poi ci rivediamo ed è ancora più bello di prima! Non
osare più piantarmi o giuro che ti ammazzo e poi ti seguo! Stronzo!
-
Bè,
alla fine di cose da dire ne aveva trovate... tanto che Antonio aveva
dovuto tappargli la bocca con la mano e stringergli il collo col
braccio per farlo tacere.
Non
riuscendo più a baciarlo e nemmeno a gridare, il cervello non ebbe
scelta che riattivarsi e quando si trovò in piedi trascinato via da
lui in qualche luogo oscuro che non aveva bene in mente di quale si
trattasse -l'interno del pullman vuoto coi vetri oscurati e
soprattutto le porte bloccate dall'interno- finalmente respirava di
nuovo.
-
T-Totò? - Cominciò balbettando. In un primo momento non lo vide
più, era sparito? Era tutto così buio lì... eppure fuori era
giorno... cosa mai era successo? Andò a tastoni e trovò tanti
sedili.
Improvvisamente
quel ritmo impossibile da sostenere si era fermato del tutto ma ora,
in quel nulla totale, sembrò ripartisse.
Era
diverso.
Si
spostò lentamente fra i sedili, andando avanti.
-
Totò? - Non se ne era di certo andato ma perchè diavolo non
accendeva una dannata luce?
-
Se non mi dici dove sei giuro che urlo! - Esclamò fino a che non
trovò a scontrarsi con qualcosa. Sapeva. Lo sentiva dal calore.
Poi
le sue braccia, erano solide come le ricordava. Prima non aveva
capito nulla di quello che era successo, ora poteva riuscirci.
Le
dita sui bicipiti, lo strinsero. Era lui davvero.
Si
strofinò la bocca. Gli pareva di essere tornato un ragazzino
tremante.
Il
respiro com'era? Dio, non capiva di nuovo niente. C'era qualcosa che
stava crescendo dentro di lui.
Era
quel nodo che prima era esploso.
Ora
cosa avrebbe fatto?
Poteva
parlare però non sapeva cosa dire.
Antonio
era lì e non se ne stava andando e lui... il suo collo forte e
sensibile. Sentiva le vene battere sotto i polpastrelli.
Non
scappava.
Il
viso.
Quei
lineamenti poco graziosi eppure così... così suoi. COSI' SUOI.
Quante
volte l'aveva sognato?
Lui,
io suoi baci, le sue braccia, tutto di lui. Tutto aveva sognato di
Antonio, per mesi... e di dirgli cose... cose che ora non uscivano.
Voleva
dirgli quanto l'amava, quanto male era stato per lui, che non gli
importava stare così distante, piangere alla separazione, essere un
tipo da cento, a lui andava bene anche un uno, purchè fosse suo.
Voleva
dirgli che nemmeno la vendetta aveva funzionato, che tutti i tipi di
distrazione provata non erano mai andati a buon fine e con Thiago e
Dani non c'era poi stato niente... niente che ricordasse da
cosciente... voleva dirgli che voleva solo lui e così sarebbe stato
per sempre perchè era tutto. Il suo esempio, la sua anima, il suo
cuore, tutto ciò a cui aspirava.
Però
la voce non gli usciva, il nodo cresceva ed il tremore aumentava.
Aumentava
come fosse ubriaco.
Le
dita ai lati del suo viso.
I
pollici sulle sue guance a cercargli... cercargli la bocca... la
bocca chiusa e sottile.
Si
stava chiedendo come poteva amarlo tanto dopo tutto quel tempo, come
poteva provare anche solo attrazione per lui, come poteva essere lì
nonostante tutto.
Si
chiedeva come, perchè, quando, quanto... e lui... lui era solo lì
che voleva perdersi in lui e dirgli, fargli capire veramente una
volta per tutte che non poteva lasciarlo e che l'avrebbe comunque
amato per sempre.
Di
cosa aveva bisogno?
Come
poteva farglielo capire?
Lui
aveva bisogno solo d'amarlo e basta. Solo quello. Nonostante tutto.
E
diventava pazzo, per lui, ma andava bene.
Doveva
dirglielo ma come, come?
Quando
l'esplosione raggiunse di nuovo il suo cuore sotto forma di
disperazione, incapace di contenersi oltre e stare solo lì fermo e
zitto davanti a lui, senza dargli tempo di scappare, si tuffò con la
bocca sulla sua e lo baciò.
Ci
mise tutto il suo cento. Quel cento accumulato in tanti mesi e che
non aveva mai dato a nessuno.
Ci
mise tutto, di sé, il suo cuore, la sua anima, la sua volontà, la
sua mente, la sua sanità mentale.
Era
diventato matto per lui e sarebbe stato peggio senza.
“Ti
prego, accettami, ho bisogno d'amarti!”
Per
un istante niente, solo lui sulla sua bocca e basta. Poi... poi ecco
una fessura. Ecco uno spazio.
Si
infilò con la lingua e prima di spaventarsi nel trovarlo fermo...
prima di quello... lui era lì con la sua lingua ad accoglierlo e
aspettarlo, come se dopotutto l'avesse voluto anche lui da Gennaio,
da quando si erano lasciati.
Tutto
quel tempo a volerlo e a rifiutarlo...
Alexis
non avrebbe mai capito, non ne sarebbe mai stato capace, troppo
diverso da lui. Ma ora era lì, gli teneva con disperazione il viso
e, con altrettanta disperazione, lo stava baciando togliendogli il
fiato, respirando tutti quei sentimenti e quell'amore che gli era
mancato.
Si
accorse di piangere solo quando sentì il salato nelle loro bocche e
solo allora si separò.
Stava
piangendo perchè Antonio l'aveva cinto alla vita e stava rispondendo
al bacio.
Alexis
nascose il viso contro la sua guancia e cercando l'orecchio, aderendo
le labbra, lo disse in un sussurro che sapeva ancora di disperato.
Circondandogli il collo, premendosi addosso, chiedendo la sua stessa
vita e dandogli in cambio la propria.
-
Ho solo bisogno del tuo amore. E' tutta una follia ma è di questa
follia che ho bisogno. Voglio amarti, lasciamelo fare a modo mio, ti
prego... Vieni a salvarmi... -
Non
l'avrebbe mai lasciato, mai. A costo di morire. Non l'avrebbe mai e
poi mai lasciato.