CAPITOLO VIII:
SOLO LUI GLIELA PUO' FARE


Quando uscirono dal pullman i ragazzi erano già ad allenarsi e Antonio si preparò psicologicamente agli applausi, ai fischi e agli sfottò sapendo perfettamente che quegli idioti di compagni di nazionale non si sarebbero mai fatti sfuggire un'occasione simile per metterlo in imbarazzo.
- Puoi stare qualche giorno? - Chiese Antonio prima di lasciarlo andare e finire sul patibolo.
- Tutto il tempo che vuoi! Sono in vacanza, posso fare quello che voglio... - Antonio sorrise al suo entusiasmo tipico e gli diede un colpetto con l'indice sul mento, niente di sgamabile ad occhi indiscreti.
- Prendi una camera nel nostro albergo, ci vediamo stasera. - Alexis si mise a saltellare felice come un coniglio e l'abbracciò facendosi, al contrario del compagno, sgamare alla grande.
Il tassista che aspettava ancora lì aveva capito perfettamente cosa stava succedendo ma sarebbe stato profumatamente pagato per il suo silenzio.


Antonio bussò perplesso al numero della camera che gli aveva dato Alexis.
Non può essere questo, sono sicuro che qua ci siamo sempre noi della nazionale...”
Quando la porta gli fu aperta e apparvero due compagni di squadra Totò sospirò.
- Sapevo che non poteva essere qua... -
- Chi cerchi? - Chiesero stupidamente.
- Alexis... - Ormai non aveva nemmeno più voglia di mettersi a mentire, a cosa serviva? L'avevano visto tutti prima al campo... la planata di Alexis sarebbe entrata nella storia della nazionale!
- E' ancora qua? - Chiesero infatti senza stupirsene.
- Sì ma non lo trovo! Mi ha detto che era in questa camera ma io sapevo che era una delle nostre... - Totò, paziente, prese il cellulare e fece il suo numero provando a chiamarlo. Alzò gli occhi al cielo alla voce dell'operatore telefonico che gli spiegava del cellulare spento.
- Vuoi una mano a trovarlo? - Chiesero premurosi. Tutti volevano sempre aiutare Totò, non esisteva uno che gli andasse contro in qualche modo. Non seriamente, per lo meno.
- E come? Bussiamo a tutte le camere finchè non lo troviamo? - Gli altri si strinsero nelle spalle.
- Perchè no? Mal che va becchiamo i nostri... -
- In teoria l'albergo è solo per noi, gli avranno dato una camera perchè è un giocatore famoso... - Ragionò Totò decidendo di accettare l'aiuto.
Nel giro di pochi minuti, tutti quelli a cui bussavano erano lì ad aiutarli a cercare Alexis per tutto l'albergo. Camera per camera, corridoio per corridoio, in ogni anfratto... ma di Alexis sembrava non esserci nemmeno l'ombra.
Totò cominciò a seccarsene. Non poteva aver scomodato tutta la sua squadra -e non era un modo di dire- per lui che si ostinava a rimaner nascosto chissà dove!
Dopo aver bussato davvero in tutte le camere, Totò si stava rassegnando a chiedere in hall dove alloggiasse sperando di non ricevere troppe domande in cambio, quando dall'ingresso qualcosa lo richiamò.
Della musica.
Era qualcuno che ascoltava musica così forte che si sentiva bene dalle cuffie. Non dovette vederlo per sapere che era lui, Totò prese subito il telefono per avvertire i suoi amici che l'aveva trovato; quando lo vide e ne ebbe conferma Alexis era là con le cuffie alle orecchie ad ascoltare musica beato più che mai. Con un sacchetto di carta in mano.
'Danza kuduro' non era più di moda ma lui l'ascoltava ogni cinque minuti lo stesso perchè era la canzone con cui l'aveva baciato la prima volta.
Totò lo fissò con aria tipica di rimprovero e scuotendo il capo per dire che era sempre il solito avvertì il primo in rubrica dei suoi compagni.
- L'ho trovato... era uscito... avverti gli altri... -
- Ma in che camera è? - Antonio Cassano, chi altri poteva essere?
- E che te ne frega? -
- Devo farvi una sorpresa! -
- Impiccati, ecco la sorpresa! -
Totò non poteva certo farsi riprendere da quel maniaco che voleva venderlo e guadagnarci soldi!
Nel giro di poco tutti erano lì a telefonarsi e ad avvertirsi che Alexis era stato trovato e che non serviva più cercarlo.
Totò pensò che erano cose da matti mobilitare un'intera nazionale per trovare il suo ragazzo ma tant'era che ormai l'aveva davanti e tutto poteva passare in secondo piano.
Arrivato a lui gli tolse seccato le cuffie dalle orecchie e concitato disse con aria di rimprovero:
- Si può sapere dove eri sparito? - Chiese.
Alexis con quel suo sguardo tipico da bambino colto in flagrante che non sa comunque d'averne combinata una, rispose candido alzando il sacchetto:
- Dovevo prendere una cosa importante... -
In quello il telefono tornò a suonare a Totò che rispose sempre più impaziente.
- Antonio, ti ho detto di non rompere! - Solo con lui poteva essere sgarbato in effetti... poi, prima di mettere giù, chiese ad Alexis esasperato: - Ma che diavolo dovevi prendere di tanto importante? -
Alexis rispose squillante e sempre più pacifico:
- I preservativi e la vasellina! Per me non sono importanti ma so che tu ci tieni a queste cose perchè non si può mai sapere con chi uno va dopo tutto questo tempo. Io ho la coscienza pulita e so che anche tu non sei di certo andato con altri e che siamo entrambi sani come pesci ma non voglio discutere. Hai sempre avuto la fissa dei preservativi e così visto che non ne ho perchè, non ci crederai mai, ma non scopo da Gennaio, quando mi hai piantato... ah e comunque la camera non era la 133 ma la 311... scusa, mi ero confuso! - Totò arrossì fino alla punta dei capelli e rigido come un manico di scopa mise giù la comunicazione con Antonio che gridava felice come una pasqua d'aver appena sentito cose tanto interessanti...
- E così hai la fissa del preservativo, eh? - Non sentì il 'allora 311!'
Totò gli mise la mano sulla bocca per zittirlo e rossissimo in viso fino alla sottocute sussurrò sperando che nessun'altro nei paraggi avesse sentito. No, nessuno. Solo gli operatori dell'albergo che furono profumatamente pagati da Totò per il loro silenzio. E la gente esterna continuava a fare i soldi ad avere a che fare con loro!
- Devi per forza parlare prima di attivare il cervello? - Tagliente e acido. Totò lo diventava quando era imbarazzato.
Alexis però l'adorava, si scioglieva quando faceva il dominatore cattivo e avvolgendolo con entrambe le braccia si strinse a lui come fosse il suo orsacchiotto!
Solo in camera gli tolse la mano dalla bocca e lo liberò.
- Amore, ma non devi imbarazzarti di quel che siamo, è una cosa bellissima! -
- Tu mi farai morire... - Disse aprendo la porta che aveva appena chiuso. Allungata la mano verso l'apparente buio e vuoto del corridoio disse perentorio:
- Dammi quel cellulare! - Alexis sbucò dalla sua spalla non capendo se fosse impazzito o cosa.
- Tesoro, con chi parli? Non c'è nessuno... -
- Antonio, so che ci sei. Dammi quel cellulare subito! - Dopo cinque secondi sulla sua mano comparve il cellulare in questione accompagnato da tante imprecazioni in barese.
Non gliel'avrebbe mai fatta.
Dopo di questo chiuse la porta a chiave.
- Come facevi a sapere? - Chiese Alexis guardandolo ammirato.
- Piccolo, non sai cosa ho dovuto passare prima del tuo arrivo! Se non fossi sveglio sarei morto da tempo! - Ma Alexis si era spento al 'piccolo' e in risposta Totò se lo ritrovò in ginocchio davanti a lui con le mani a tirargli giù pantaloni e boxer.
A questo Totò era sicuramente preparato. Non c'era da opporsi a lui. No di certo. Finalmente poteva lasciarsi andare alla cosa che in assoluto in vita sua non aveva mai desiderato tanto.
Ora ce l'aveva. Ora era lì, solo suo.
Sarebbe andato tutto bene, di nuovo.

FINE