Codice Bordeline
I minuti colano lenti, una goccia
dietro l’altra e li senti scorrere sulla tua pelle come lame. Ti
tormenti il labbro inferiore con i denti, mentre cerchi di tenere sotto
controllo quel senso di ansia che sta crescendo dentro di te. A braccia
incrociate misuri la stanza a grandi passi nervosi, cercando
disperatamente un modo per poterti concentrare.
Callen sta rischiando la vita e tu sei così preoccupato che non riesci
a pensare.
Non ti piace questa situazione. Non ti piace il fatto che un
burattinaio invisibile stia muovendo i fili di quella storia assurda.
Non ti piace che Callen abbia rischiato di farsi crivellare di colpi a
causa di un criminale che ha fatto saltare tutte le apparecchiature del
laboratorio, per isolarlo e poterlo avere meglio in pugno.
E ti piace ancora meno che questo Keelson abbia usato come esca notizie
sul passato di Callen. Tu hai ricordi precisi su chi sei, sai chi sono
i tuoi genitori e da dove vieni, quindi puoi solo immaginare quale
tormento sia guardarsi ogni giorno allo specchio e chiedersi chi sei in
realtà. Callen deve aver pensato tutto e il contrario di tutto sulla
sua vera identità. Quindi puoi facilmente immagine quanto sia stata
appetibile la proposta di Keelson. Perfino un agente prudente come
Callen non avrebbe mai potuto resistere.
Soprapensiero porti la mano alle labbra e inizi a mangiare le unghie.
Stai diventando sempre più nervoso e questi sono semplicemente i
sintomi più evidenti. Tutta questa storia ti fa paura. Temi che Callen
non riesca a rimanere obbiettivo, che commetta qualche sciocchezza pur
di mettere le mani su quelle informazioni. Addenti l’angolo del
pollice, provando un doloroso piacere quando riesci a staccare l’unghia.
La cosa peggiore è che ti senti completamente inutile. Sei rinchiuso in
quella piccola stanza senza poter far nulla, mentre Callen è da qualche
parte in città e si sta nascondendo. Daresti qualsiasi cosa per poterlo
vedere, per constatare di persona di che è vivo e che sta bene.
Andresti volentieri contro gli ordini di Hattie di non aver alcun
contatto con lui, ma a quanto pare è Callen stesso a non volerti
vedere: da quando la sua copertura è saltata, non ha cercato in nessun
modo per farti sapere che sta bene. Sarebbe andato bene anche un misero
messaggio sul cellulare, non pretendi chissà cosa, ma il silenzio da
parte sua è stato profondo e molto esplicito. Prendi il cellulare dalla
tasca per controllare, ma lo schermo è desolatamente vuoto. Lo sapevi
eppure non fa meno male.
È in momenti come questo ti rendi conto che il ruolo che ricopri nella
squadra a volte ti va stretto, perché ti costringe a stare nelle
retrovie quando tutti gli altri rischiano la vita. E tu non sempre
riesci a restare distaccato e a sopportare quella consapevolezza,
soprattutto se è la vita di Callen a stare sul piatto della bilancia.
Lanci il cellulare sul tavolo con un gesto stizzito, che mostra
chiaramente in quale stato d’animo stai versando.
La tua pazienza sta arrivando rapidamente al limite. Il tuo compagno è
scomparso senza lasciare traccia, dopo essere uscito vivo per puro
miracolo da una sparatoria e se qualcuno non ti darà presto sue
notizie, non potrai garantire le tue azioni. Anche se cercare di far
parlare con la forza Sam, non ti sembra un’idea fattibile, non per te
almeno. Oh si, perché saresti pronto a scommettere la tua mano destra
che Callen ha contattato il suo compagno di squadra e che, di nascosto
da tutti, sono anche riusciti a vedersi.
Porti due dita alla radice del naso e sospiri frustrato. Hai cercato di
essere obbiettivo, di convincerti che la tua gelosia nei confronti di
Sam è illogica, che loro due sono soltanto amici, ma è una cosa che va
al di là delle tue capacità. A volte arrivi anche a credere di esserci
riuscito, ma poi accadono episodi come quello e tutto va in pezzi. E
come potrebbe essere altrimenti? Il tuo fidanzato si trova nei guai e
sicuramente ha chiamato il suo migliore amico, ignorandoti
completamente. Un’ondata di rabbia ti risale fino al cervello, insieme
alla sensazione che tu per Callen sia poco più di un danno collaterale
nella sua vita da sopportare alla meno peggio. Chiudi gli occhi e un
senso di desolazione e tristezza profonda dilaga in te.
- Mi stavo chiedendo cosa le avesse fatto quel povero cellulare, signor
Gatz.- e la voce di Hattie è l’unica che in questo momenti avresti
voluto sentire.
Risollevi piano la testa, conscio che qualsiasi cosa tu possa fare non
riuscirai a mascherare la tua espressione, e la guardi.
- È che non ce la faccio più, Hattie. Non riesco più a reggere questa
situazione.- sbotti.
È inutile mentire con il tuo capo, lei di sicuro avrà già intuito cosa
ti lega a Callen, e poi non è tuo desiderio farlo, non ora almeno.
Hattie avanza nella stanza e si siede al tavolo, poggiando le braccia
sul ripiano. Resta per un lungo, terribile istante in silenzio.
- Non è una situazione facile, in effetti. La nostra sede messa sotto
scacco, Callen disperso da qualche parte in città, un criminale che
sembra essere sempre due passi avanti a noi. No, non è una situazione
facile da gestire.- sospira anche lei.
È stanca, riesci a venderlo facilmente. Hattie dirige la sezione di Los
Angeles del NCIS e quindi è sua la responsabilità di ogni cosa che
accade. È stato un periodo duro per tutti, ma lei deve aver sentito di
più la pressione, a causa degli oneri che gravano sulle sue spalle.
Ed è questo quello che vuole farti capire. La situazione è critica e in
ballo c’è qualcosa di più importante della vita del solo Callen.
Centinaia di operazioni e di agenti rischiano di essere compromessi,
tutti i tuoi colleghi hanno bisogno che resti concentrato e del tuo
aiuto. Ha ragione, lo sai, ma non riesci a distogliere il tuo pensiero
da Callen e dalla sua situazione. Ti siedi anche tu, di fronte a
Hattie, congiungi le mani sul ripiano del tavolo e abbassi la testa,
come se non volessi vedere il suo volto.
- Hai ragione, ma non riesco a pensare a null’altro che a lui. Dov’è?
Che sta facendo? Gli è capitato qualcosa? Dio, Hattie, sono
terribilmente in pena per lui.- dici e stringi le mani l’una con
l’altra, così forte da far sbiancare le nocche.
- Il signor Callen sta bene, si tranquillizzi.- ti risponde la sua voce
pacata.
E la sorpresa è tanta e tale che sollevi la testa di scatto, guardando
il tuo capo come se fosse un alieno. E vedi le labbra di Hattie
tendersi in uno dei suoi sorrisi ironici.
- Disobbedendo agli ordini che avevo impartito a tutti, il signor Hanna
ha incontrato il signor Callen. Ma almeno abbiamo avuto la buona
notizia che è vivo e vegeto. Dal signor Callen ha ricevuto una
chiavetta con le informazioni che avrebbe dovuto vendere agli Ucraini e
una lista degli istituti in cui è cresciuto, in cui ne compaiono sette
che non sono nemmeno sulla sua scheda di servizio.- aggiunge dopo una
piccola pausa.
È una notizia importante quella, ma ormai non riesci più a seguire il
discorso del tuo capo, travolto dall’ondata di sentimenti che ti è
esplosa dentro. Lo sapevi! Ha voluto vedere Sam ma non te. Se questa
fosse stata una scommessa seria avresti davvero perso una mano. A volte
ti sembra di non avere importanza per lui e quel pensiero è
accompagnato da un senso dilagante di gelo. Deglutisci sperando di
poter così mandare giù anche quell’orrenda sensazione e cerchi di
costringerti a essere razionale. Sam può fare qualcosa per aiutarlo a
uscire dalla situazione in cui è finito, tu invece no. E devi chiudere
gli occhi per poter arginare il dolore che quella constatazione ti ha
scatenato dentro.
- Se continua così si farà male alle mani, dottore.- ti avverte la voce
incolore di Hattie.
Perso nelle tue dolorose riflessioni, ti eri completamente dimenticato
della sua presenza. Inspiri a fondo, sperando di ritrovare quel tanto
di presenza di spirito che ti permetta di guardare il tuo capo negli
occhi, senza farle vedere in quale stato pietoso ti trovi. Piano
sollevi le palpebre e vedi che, per controllare l’ondata di dolore che
ti ha travolto, hai stretto così forte le mani l’una con l’altra da
piegare le dita fino quasi al punto di spezzarle. Sospiri e lentamente
apri le mani, sentendo le articolazioni scricchiolare paurosamente.
- Voglio una pistola.- butti fuori tutto d’un fiato.
Neanche tu sai da dove ti sia venuta fuori un’idea simile, l’hai
espressa prima ancora di capire di averla formulata. In qualità di
psicologo della squadra non hai né l’addestramento né l’autorizzazione
per portare un’arma con te. Però se ora ne hai chiesta una, non è per
un capriccio. Vuoi una pistola per poter aiutare Callen in caso di
emergenza. Vuoi una pistola per poter difendere i tuoi colleghi che
sono stati costretti a rinchiudersi in quel magazzino.
Vuoi un’arma anche se non ne hai le capacità per poter fare veramente
qualcosa per gli altri, che non sia solo parlare con loro sperando che
si aprano e di poterli aiutare a scacciare i fantasmi che li assediano.
- Spero che stia scherzando, signor Gatz! – ti riprende Hattie,
guardandoti accigliata da dietro quegli assurdi occhiali rotondi – No,
non sta affatto scherzando. – esclama dopo un attento esame – Come può
intuire benissimo da solo, la risposta no!- .
- Hattie siamo in una situazione di crisi, hai bisogno dell’aiuto di
tutti.- riprovi, ben sapendo che non serve a nulla.
- Come le ho già detto in un’altra occasione, si limiti a svolgere il
lavoro in cui eccelle, dottore.- e la sua è una risposta che non
ammette repliche.
Sconfitto ti appoggi pesantemente allo schienale della sedia, sentendo
quel senso di esclusione tornare a sciabordare dentro di te. Per quanto
tu ci possa provare, sarai sempre l’elemento estraneo all’interno della
squadra. Ti passi le mani aperte sul volto, cercando di far sparire la
stanchezza. Poi torni a guardare il tuo capo, che per tutto il tempo si
è limitato ad aspettare in silenzio la tua reazione.
- Sono preoccupato, Hattie. Non è solo la consapevolezza che qualcuno è
riuscito a violare il nostro database, mettendo in serio pericolo tutta
l’agenzia. – inizi a spiegare, guardandola dritta negli occhi – Questo
qualcuno non si sa come né perché, ma è riuscito a mettere le mani su
documenti che potrebbero fare luce sul passato di Callen. Se riuscisse
a impossessarsene, potrebbe finalmente capire chi è, da dove viene e
perché è stato abbandonato. Temo quindi la reazione che potrebbe avere.
Ho paura che il desiderio di conoscere il suo passato gli faccia
perdere la sua razionalità e lo porti a compiere qualche azione
azzardata che potrebbe costargli molto cara.- .
Da come Hattie ti guarda, capisci che condivide i tuoi timori e che era
venuta da te proprio per questo. Dopo una lunga pausa, annuisce e si
alza dalla sedia su cui era seduta.
- Farò di tutto per riportare indietro il signor Callen, quindi stia
tranquillo dottore.- ti promette.
Non permetterà che ci sia un altro agente Dom. Sai quanto sia stata
profonda la ferita di Hattie quando ha appreso della morte del suo
agente, tanto da voler dare le proprie dimissioni. Non permetterà che
accada nulla a Callen, farà tutto quello che è in suo potere per fare
in modo che ritorni vivo. Ma sai anche che niente di quello che lei
potrà fare, eviterà che si formino delle nuove ferite sull’anima di
Callen.
Annuisci per dirle che hai capito e non farai colpi di testa, ma quando
Hattie lascia la stanza ti senti crollare su te stesso, sconfitto su
tutta la linea.
L’operazione è andata a buon fine. Keelson è stato ucciso e la sede del
NCIS è tornata ufficialmente operativa. Dal piano di sotto senti
provenire le voci di Sam e Kansie che discutono. Puoi facilmente
immaginare Hattie seduta alla sua scrivania a compilare le scartoffie
arretrare ed Eric rinchiuso nel suo laboratorio che cerca di rimettere
in sesto il vostro sistema operativo.
Manca solo Callen. Avrebbe dovuto essere rientrato già da tempo e
quell’inspiegabile ritardo sta aumentando la tua ansia e la tua
impazienza. Nervoso riprendi a mangiarti le unghie, mentre guardi la
linea azzurra del mare oltre la distesa di cemento della città, dalla
finestra della stanza.
- Se continui così finirai per mangiarti anche il dito!- ti canzona la
voce fuori campo di Callen.
Ed è tutto così improvviso e inaspettato che rimani paralizzato. È
davvero in quella stanza oppure è solo il frutto del tuo desiderio
frustrato di vederlo? Temi che appena ti sarai voltato, lui scompaia in
una nuvoletta di fumo. Eppure non puoi restare fermo, perché soltanto
quando ti muoverai da quella posizione, potrai scoprire se è davvero
tornato da te o no.
Piano ti volti, come per darti tutto il tempo di cui hai bisogno nel
caso lui non fosse davvero lì. Ma contro tutte le tue aspettative,
Callen non scompare, rimane invece immobile sotto il tuo sguardo
incredulo. È appoggiato mollemente allo stipite della porta aperta, con
le braccia al petto e un sorriso divertito sul volto sfinito. Quando
finalmente incroci i suoi occhi azzurri, un nodo si scioglie dentro di
te e una sensazione calda e dolorosa dilaga dentro il tuo petto.
Ti rendi conto di esserti mosso, solo quando ti ritrovi ad
abbracciarlo. Hai bisogno di sentirlo tra le tue braccia, reale e
caldo, come una prova ulteriore che lui sia davvero lì con te. Senti
Callen irrigidirsi per un attimo contro di te, impreparato alla tua
reazione, per poi ricambiare delicatamente l’abbraccio. Felice,
nascondi il volto contro il suo collo, respirando a piene sorsate il
suo odore. L’emozione che ne ricavi è così intensa che ti lascia
intontito e senti le gambe tremare sotto il tuo peso.
- Finalmente… avevo creduto… temevo che…- balbetti pietosamente, del
tutto incapace di formulare una frase di senso compiuto.
Le mani di Callen ti accarezzano piano la schiena, come se volessero
tranquillizzarti.
- Calmati Nate, mi sembri una ragazzetta isterica in questo momento.-
ridacchia contro il tuo orecchio.
E il suono di quella risata ti attraversa come una scossa elettrica.
Ricordi tutta la paura e l’angoscia che hai provato per lui e quel
senso di stordimento che ti ha colto appena lo hai avuto davanti, si
tramuta in rabbia.
Forse Callen voleva essere divertente. Forse voleva cercare di
sdrammatizzate e farti ridere, ma per tutto quello che hai passato a
causa sua, ti sembra che sia solo indelicato. Per questo lo scosti da
te con un gesto brusco.
- Vai al diavolo, Callen!- gli ringhi contro, fissandolo nei suoi occhi
azzurri e sorpresi.
Lui ti segue un attimo in silenzio mentre ti allontani da lui il più
possibile, forse cercando di capire il motivo della tua reazione.
- Ehi Nate, non dirmi che te la sei presa. Stavo solo scherzando!-
protesta allargando le braccia, come per rafforzare le sue parole.
E tu porti lo sguardo su di lui. Sei così arrabbiato che, in questo
momento, saresti in grado di uccidere qualcuno.
- E ti sembra questo il modo di scherzare? Ho passato tutta la giornata
a chiedermi dove fossi e se ti fosse accaduto qualcosa. Ancora un po’ e
sarei impazzito.- sbotti in preda alla collera.
Callen ti pianta addosso il suo sguardo più affilato, si sta
arrabbiando anche lui, puoi sentirlo distintamente, come una lama
affilata che scorre sulla tua pelle.
- Nel caso te lo fossi dimenticato, la mia copertura era saltata ed ero
sotto la minaccia di quel pazzo. Dovevo sparire rapidamente e troncare
ogni contatto con voi, per evitare che mi trovasse. Credi che abbia
avuto la possibilità di chiamarti?- ti domanda, sfidandoti a mettere in
discussione le sue motivazioni.
Ma tu non ci stai. Nonostante il tuo ruolo nella vostra storia, non hai
intenzione di farti trattare come uno straccio. Che sia il tuo compagno
o no, è il suo rispetto che pretendi, sempre, in qualunque caso. Ti
pianti al centro della stanza, con le mani sui fianchi e sostieni il
suo sguardo senza farti intimidire.
- Però il tempo di chiamare Sam lo hai trovato!- gli rispondi caustico,
assottigliando lo sguardo.
E Callen sussulta come se lo avessero frustato. Non si aspettava che tu
gli rinfacciassi una cosa simile. Ora puoi solo aspettare la sua
spiegazione e sperare che non sia un proiettile sparato a bruciapelo
contro il tuo petto.
- Nate ragiona, per favore. Se ho contattato Sam è solo perché abbiamo
già affrontato insieme altre situazioni simili e avrebbe potuto
aiutarmi.- cerca di spiegarti.
Callen è convinto di non aver fatto nulla di male, lo leggi
nell’azzurro limpido dei suoi occhi, ma tu ora sei troppo coinvolto, la
tua razionalità è stata minata alla base dalla gelosia e dalla rabbia,
e ti ritrovi in quella classica posizione in cui non vuoi ascoltare
niente e nessuno.
- E io no? Io invece non avrei potuto aiutarti, vero? – gli inveisci
contro, alzando sempre più la voce – Io ti sarei stato d’intralcio? Sam
è un agente perfetto, sa sempre cosa fare, è il tuo migliore amico e
chissà quali segreti condividete. Io sono solo lo psicologo della
squadra, sono buono solo a parlare e di queste cose non ne capisco
nulla, vero? Per tutti voi sono solo un peso. E allora dimmi Callen: a
cosa ti servo io? A passare qualche notte diversa dal solito? Perché se
è così ti consiglio di chiamare il tuo caro Sam, perché io non sono il
tuo giocattolo!- sbotti senza alcun freno, senza preoccuparti che gli
altri possano ascoltare quello che gli stai urlano contro.
Callen è così stordito dalla tua sfuriata che ti guarda a occhi
sbarrati senza bene sapere cosa fare. Ansimando pesantemente, aspetti
che ti risponda, che ti assicuri che le tue sono soltanto illazioni
senza fondamento, che niente di quello che hai detto è vero. Ma il tuo
fidanzato apre e chiude la bocca un paio di volte, e niente esce dalle
sue labbra. La sensazione di gelo dentro al tuo petto aumenta e tutto
quello che vorresti fare è piangere come mai hai fatto nella tua vita.
Ma ti controlli, per non mostrarti debole agli occhi della persona che
ami e non dargli anche questa soddisfazione.
- Proprio come pensavo.- sospiri triste e sconfitto.
Distogli lo sguardo dal suo, non riuscendo più a sostenerlo.
L’atmosfera dentro la stanza si è appesantita al punto che non riesci
più a respirare e così esci senza dare a Callen il tempo di fare
nient’altro. Mentre scendi le scale e abbandoni l’edificio, senti gli
sguardi dei tuoi colleghi su di te, forse Hattie ha anche provato a
chiamarti, ma tu non ti fermi. Tutto quello che vuoi è uscire di lì e
allontanarti da Callen il più possibile.
Hai bisogno di tempo e di restare solo, per poter rimettere insieme i
pezzi del tuo cuore andato in frantumi e cercare di tornare al più
presto ciò che eri prima. Il sole di Los Angeles ti accarezza caldo il
viso, insieme al vento che sa del sale dell’Oceano. La tua storia con
Callen è iniziata male ed è finita peggio. A volte ti sei chiesto se
non ti sei sognato tutto, se quello sguardo innamorato che qualche
volta sei riuscito a cogliere mentre ti guardava, non fosse stato solo
una stupida illusione con cui hai cercato di convincerti di cose che in
realtà non esistevano. E dopo quello che è accaduto puoi risponderti
che sì, avevi maledettamente ragione ma che ugualmente non hai voluto
vedere ed ora del tuo amore per Callen non resta altro che cenere
spenta.
Guardi il piccolo parco giochi davanti e sospiri rassegnato. A volte
dimostri proprio di non avere spina dorsale, ma il desiderio di fare
pace con Callen è così forte da farti mettere da parte qualsiasi cosa.
Persino il fatto che ha aspettato ben due giorni prima di cercarti,
passa in secondo piano per te. L’importante è che abbia lui fatto il
primo passo, dimostrandoti così che un po’ a te ci tiene.
Però un po’ ti spaventa doverlo affrontare dopo avergli detto tutte
quelle cose terribili. Ma non puoi tirati indietro, non adesso. Fai un
respiro profondo per racimolare quel po’ di coraggio che hai e compi il
primo passo verso l’entrata. Il parco giochi è costruito sulla sabbia
ed è così piccolo che ci sono solo le altalene e qualche giostra. Ti
guardi intorno e trovi Callen seduto su uno dei piccoli muri che
delimitano l’area.
Ricambia il tuo sguardo e solleva una mano per salutarti. A piccoli
passi ti avvicini a lui e ti senti tanto come un condannato che si
avvia al patibolo. Puoi ancora considerarlo il tuo fidanzato, oppure
tra voi è già tutto finito? Ti fermi in piedi davanti a lui, deglutisci
a vuoto e aspetti il colpo da incassare.
Callen sembra tranquillo mentre ti osserva, se è arrabbiato con te lo
nasconde molto bene. Indossa una t-shirt bianca e larga, e un paio di
jeans sdruciti e stinti. Il suo abbigliamento classico, che indossa sia
dentro che fuori dall’ufficio. Spesso ha dovuto indossare abiti
eleganti per qualche missione sottocopertura, ma, pur trovandolo
incredibilmente attraente, lo hai sempre preferito con il suo look
stropicciato da gatto randagio. Alla luce del sole californiano
l’azzurro dei suoi occhi sembra chiaro e limpido come una lastra di
cristallo.
- Questo è uno dei punti d’incontro che io e Sam abbiamo stabilito di
usare in caso di emergenza, ed è qui che ci siamo incontrati tre giorni
fa. Questo è il grande segreto tra di noi.- ti spiega ripetendo le tue
parole.
Passa un istante di silenzio tra voi, rotto solo dalle urla di due
bambini che stanno dondolando sulle altalene.
- Che cosa volevi dimostrare? Hai provato solo che sono un bambino
capriccioso che urla e strepita quando i suoi fratelli più grandi
escono a giocare senza di lui.- gli chiedi e le tue labbra si piegano
in una smorfia.
Non sei disposto a cedere per primo. Non può sempre pretendere che tu
ti scusi per paura di perderlo e dopo fare finta che nulla sia mai
accaduto. La tua storia con Callen è troppo importante per te e non
puoi permetterti di svenderla in quel modo.
- Non volevo dimostrare niente né farti passare per quello che non sei.
Volevo solo farti vedere che tra me e Sam non ci sono segreti
compromettenti.- ti risponde e il suo tono di voce è stanco e provato.
E improvvisamente ti senti stanco anche tu. Ti siedi accanto a Callen,
con i gomiti poggiati sulle ginocchia e il mento appoggiato alle mani
intrecciate.
- Mi sarebbe bastato uno stupido sms in cui mi dicevi che stavi bene,
non volevo nient’altro. Avevo paura che ti potesse accadere qualcosa e
se non sapevo dove fossi, non avrei potuto aiutarti. È sempre così: non
posso fare niente per te!- dici e sembri parlare più con te stesso che
con lui.
Un altro lungo istante di silenzio passa tra di voi, prima che Callen
si alzi dal muretto su cui siete seduti e si fermi davanti a te.
Sollevi lo sguardo su di lui e scopri che ti sta guardando con
un’espressione calda e morbida, che raramente hai potuto scorgere sul
suo viso, così diversa da quelle spigolose e affilate che usa di solito
e che ti fa mancare un paio di battiti. Callen si china appena su di te
e ti prende il volto tra i palmi delle sue mani, avvicinandolo al suo.
A quel contatto socchiudi gli occhi per assaporare piano quella
sensazione densa e dolce che ti ha scatenato dentro con quel semplice
gesto.
- Non è vero che non puoi fare niente per me. Non pensare mai più una
cosa simile perché tu per me fai tanto. Starmi accanto durante
un’indagine sul campo non è l’unico modo per aiutarmi. Tu conosci tutto
di me, il mio passato e le mie debolezze, mi ascolti e cerchi di
placare i miei dubbi. E questo è più di quanto facciano molti altri!-
ti dice.
Ha parlato piano scandendo bene le parole, affinché tu ne comprenda a
fondo il senso. Il suo viso è così vicino al tuo che puoi sentire il
suo respiro sul collo. Annuisci sfregano le guance contro i palmi delle
sue mani e Callen ti sorride con uno dei suoi caratteristici sorrisi
sbilenchi. Si chiana ancora un po’ su di te e ti bacia. Un bacio calmo
e lento, sensuale, che ti scioglie qualcosa dentro e spazza via i dubbi
che ti hanno tormentato fino a questo momento. Sollevi le braccia e gli
stringi la vita, come se avessi paura che possa fuggire via dalle tue
braccia.
Dura a lungo quel bacio e quando si allontana dalle tue labbra, i suoi
occhi ti guardano molto soddisfatti e sei disposto a scommettere che il
tuo sguardo è uguale al suo. Le sue mani non hanno mai abbandonato la
presa sul tuo volto e i suoi pollici stanno accarezzando lentamente i
tuoi zigomi.
- La prossima volta che sarò in pericolo di vita, prometto che ti
chiamerò.- ti dice e un lampo divertito attraversa l’azzurro delle sue
iridi.
Gli sorridi di rimando e ti spingi contro di lui, fino ad appoggiare il
viso contro il suo petto. Le mani di Callen scivolano su di te, fino ad
abbracciarti per le spalle. Chiudi gli occhi e ti fermi ad ascoltare il
ritmo regolare e calmo del suo respiro, e ti sembra la melodia più
bella che tu abbia mai ascoltato. Ti piace stare così, avvolto dal
corpo del tuo fidanzato ti senti come rinchiuso in un bozzolo caldo.
- Preferirei che non ti mettessi più in simili situazioni pericolose e
ansiogene, almeno per quello che mi riguarda.- gli rispondi con lo
stesso tono divertito, anche se non stai totalmente scherzando.
E Callen ride. Senti il suo corpo sussultare contro il tuo e le sua
braccia aumentare la stretta su di te. Sai bene che quello non sarà
l’ultimo litigio tra di voi, che ce ne saranno molti altri e alcuni non
si potranno risolvere così facilmente. Ma se avessi voluto un fidanzato
meno complicato, non ti saresti innamorato proprio di Callen. Sfreghi
la guancia contro la stoffa della maglietta sul suo addome e decidi che
per il momento non ti importa niente. Callen è lì, fra le tue braccia e
avete appena fatto la pace. In un certo senso puoi considerati un
vincitore, me neanche quello importa alla fin fine.
La cosa veramente importante è che la prossima volta che litigherete,
ti farai coccolare ben bene da Callen dopo aver fatto pace.