Note: In ognuno dei cicli che ha scritto, Brooks ha sempre messo delle coppie che hanno un sapore dello slash. Alcune sono più evidenti, per altri si fa più fatica a trovarla. Una di quelle più immediate è senza dubbio la coppia formata da Gesso e Aggiusta. All’inizio in realtà ho pensato a Logan e Pantera, perché fra tutti gli Spettri, il Cavaliere del Verbo lega soprattutto con lui e poi il ragazzo a ogni occasione vuole dimostrargli che è in gamba anche lui, vuole in qualche modo suscitare l’ammirazione di Logan. Ma un po’ per la grande differenza d’età tra di loro, un po’ perché alla fin fine non mi convinceva fino in fondo, l’ho abbandonata. Invece mi è saltata all’occhio la coppia Aggiusta/Gesso. Sono amici, stanno sempre insieme, si completano a vicenda. L’uno è la cosa migliore che potesse capitare all’altro. Mi hanno colpita soprattutto i pensieri di Gesso quando il demone lo trae in inganno e lo uccide, la dolcezza e l’affetto che nutre per il suo amico traspare in una maniera prepotente dalle sue parole. È in quei pochi, ultimi pensieri che rivolge ad Aggiusta, che si comprende davvero la natura del legame che li unisce. E poi Aggiusta che sa per istinto che Gesso è morto e non lo rivedrà mai più, e per questo cade in una malinconia senza fine. Sono una coppia bellissima. E ho deciso di provarci e di scriverci qualcosa su. Questa è una shot semplice, senza pretese, ma di garantito c’è tutta la mia buona volontà ^o^
Ringraziamenti: Ringrazio tutti coloro che leggeranno e commenteranno questa shot.
Adesso la smetto e vi lascio alla lettura, alla prossima gente \^o^/

Il dono più prezioso


- Finalmente ti ho trovato!- la voce esasperata e tinta di una traccia di preoccupazione di Gesso, si insinuò nello spesso strato dei pensieri che gli affollavano la mente, riportandolo con i piedi per terra.
Un sorriso scivolò rapido sulle labbra di Aggiusta nell’udire quella voce, perché apparteneva al suo migliore amico, all’unica persona che lo avesse mai capito e che contasse veramente nella sua vita. Ovunque si nascondesse, Gesso riusciva sempre a ritrovarlo e portarlo indietro, perché loro due erano legati da un doppio filo. Piano Aggiusta si girò verso di lui e vide la sua figura imponente stagliarsi contro il cielo grigio cenere di quella mattina, aveva le mani sui fianchi e il volto teso in un cipiglio irritato. Indossava i vestiti vecchi, lisi e stinti che caratterizzavano ogni ragazzo di strada, ogni orfano rigettato e abbandonato in quel mondo impazzito. La sua pelle bianchissima sembrava brillare nella pallida luce e i suoi capelli biondi erano scompigliati dalla brezza leggera.
Aggiusta gli si avvicinò fino a che pochi centimetri non li dividevano. Quella mattina Falco gli aveva chiesto di fare un controllo di manutenzione ai pannelli solari, perché voleva essere sicuro di riuscire a immagazzinare quanta più energia possibile. Non erano dipendenti dalla corrente elettrica come gli adulti, ma una luce accesa, disperdendo il buio, riusciva a dare calore a chi la guardava, come un piccolo segno di speranza in quel mondo dove quella parola non possedeva più alcun significato. E poi un minimo di illuminazione aiutava a tenere lontani i Rana e gli altri mutanti dal loro rifugio. Ma mentre stava lavorando sulla sua testa era passato un uccello come non ne aveva mai visto prima: aveva ampie ali candide e volava nel cielo come se stesse danzando. Aveva immediatamente attirato la sua attenzione e aveva pensato che a Gesso sarebbe piaciuto tantissimo vederlo, magari per riprodurlo in uno dei suoi disegni. Aveva solo pensato a seguirlo per scoprire dove fosse il suo nido, dimenticando il compito che gli aveva affidato Falco e tutti i pericoli in cui avrebbe potuto incorrere a camminare da solo per Seattle, cullandosi la speranza di poterlo mostrare all’amico. Ma dopo aver lanciato il suo grido lamentoso, l’uccello era scomparso. Aggiusta era rimasto da solo sul tetto di quell’edificio, non sapendo più come tornare indietro alla loro casa in Pioneer Square.
- Mi dispiace averti fatto preoccupare.- disse ancora con il sorriso a incurvargli le labbra.
Non lo faceva apposta, semplicemente non riusciva a restare concentrato troppo a lungo sulla stessa cosa, finiva per distrarsi e restare preda di altri pensieri. Era un sognatore lui, che concentrava tutto se stesso sulle cose che gli interessavano dimenticandosi di tutto il resto.
- Ormai so come sei fatto.- gli rispose Gesso, abbandonando il suo cipiglio teso e ricambiando il sorriso.
Il suo amico era fatto così, niente avrebbe potuto cambiarlo e lui nemmeno aveva mai pensato di farlo, perché gli piaceva così com’era. Era la loro natura antitetica che riusciva a dare stabilità a entrambi, la sola presenza dell’uno faceva sentire completo l’altro. Incontrare Aggiusta era stata una rivelazione per lui. Insieme formavano una piccola famiglia all’interno di quella degli Spettri, soltanto da quando erano insieme si sentivano finalmente compresi, accettati… amati in un modo che mai avrebbero sospettato potesse esistere. Insieme riuscivano a sentirsi più forti, come se l’uno possedesse il potere di allontanare i dubbi e le paure dell’altro, ed era un bene inestimabile per due persone goffe ed emotivamente insicure come loro. Gesso guardò l’espressione perennemente arruffata dell’amico e il sorriso sulle sue labbra si addolcì. Non riusciva mai ad arrabbiarsi con lui, preoccupato sì ma mai adirato.
- Non devi mai allontanarti quando sei da solo.- lo rimproverò comunque.
Aggiusta annuì con un cenno del capo e ricambiò il suo sorriso, grato di aver scampato la solita ramanzina quella volta. Gesso scosse la testa e si chinò appena per baciarlo. Perché anche se scomparire era un fatto normale per Aggiusta, in lui restava la paura che potesse accadergli qualcosa, temeva quel vuoto nero che si sarebbe subito aperto dentro di lui se lo avesse perduto. Perché senza di lui sarebbe ritornato a quei giorni in cui viveva ancora nella fortezza, isolato dalla sua famiglia perché non era come loro, perché era diverso dai suoi fratelli, perché possedeva quel talento che per loro era inutile, ma che lo poneva su un altro livello rispetto a tutti gli altri. Non voleva sentire ancora il sapore amaro della solitudine e della tristezza sulla sua lingua, al contrario voleva continuare ad assaporare il gusto dolce di momenti come quello.
Aggiusta era lì, contro di lui, tra le sue braccia, che rispondeva al suo bacio con il solito entusiasmo di chi è curioso per natura, in un modo che lo faceva impazzire ogni volta di più. E lui poteva solo esserne entusiasta, perché quando lo baciava gli sembrava di fluttuare all’interno di una bolla dorata, come se ogni cosa a eccezione di loro fosse scomparsa.
Gesso si allontanò appena da quelle labbra e Aggiusta lo inseguì per strappargli un altro contatto. Non si era minimante accorto che le sue mani gli avevano stretto i fianchi sottili e che le braccia dell’altro erano incrociate dietro la sua nuca. Faceva tutto parte di quel meraviglioso senso di estraniamento che lo coglieva ogni volta.
- Andiamo al nascondiglio? Ti va?- gli chiese parlandogli direttamente all’orecchio, la voce stranamente tesa e tremula.
Aggiusta girò la testa per potergli baciare il mento, poi sussurrò un piccolo sì sulla sua pelle. Anche lui voleva restare un po’ da solo con Gesso, perché erano trascorse alcune settimane da quando avevano potuto farlo l’ultima volta. Sentiva il bisogno di quel legame particolare che lo legava all’amico in maniera più salda e particolare rispetto agli Spettri. Non che Falco, Gufo e gli altri non fossero importanti per lui, erano la sua famiglia ora, lo avevano accolto e accettato per quello che era, ma quello che provava per Gesso era un sentimento del tutto diverso. Non sapeva spiegarlo bene, perché prima d’allora non aveva mai provato nulla di simile, ma l’intesa che c’era tra loro due era speciale, così intensa e dolorosa insieme da impedirgli di stare per troppo tempo lontano l’uno dall’altro.
In un modo del tutto vago, Aggiusta sapeva che non avrebbe provato mai nulla di simile per nessun altro, soltanto Gesso sapeva fargli provare quelle emozioni.

La stanza era piccola e segnata pesantemente dal tempo che era trascorso da quando quella casa era stata abbandonata dai proprietari. Una luce grigia e spenta penetrava all’interno attraverso le tende sbrindellate e consunte che coprivano a malapena la finestra, accompagnata dal debole ticchettio della pioggia sui vetri. Gesso mosse appena le gambe sotto le coperte lise e polverose, aumentò la presa del suo braccio sul fianco nudo di Aggiusta e se lo strinse maggiormente contro. L’amico era steso sul fianco, teneva la testa poggiata sulla sua spalla e con un braccio gli abbracciava mollemente la vita. Un sorriso gli scivolò sulle labbra, mentre poggiava la guancia sui capelli arruffati dell’altro. Si sentiva felice per quella vicinanza, perché lo faceva sentire completo, come se avesse trovato il suo posto nel mondo. Aggiusta era l’unica cosa sensata in quel mondo impazzito, dove le sole cose che avevano senso erano l’istinto di sopravvivenza e la lotta quotidiana contro la paura e la morte. Il dono più prezioso che la vita potesse donargli.
Sarebbe rimasto lì, senza muoversi, per il resto della sua vita.
Girò la testa e gli diede un bacio sulla tempia, strappandogli un mugolio assonnato. Gesso sorrise divertito con le labbra ancora sulla sua pelle, riempiendosi i polmoni del buono odore di Aggiusta mescolato a quello della polvere. Adorava quell’odore, aveva sempre un sapore di casa per lui, che lo faceva stare bene e gli faceva dimenticare per un po’ tutto quello che esisteva al di fuori della porta chiusa di quella stanza.
Aggiusta si mosse appena contro di lui, modellando il proprio fisico snello sul suo più imponente e spinse il viso ancora di più contro il suo collo. Gesso rabbrividì sentendo il calore di quella pelle morbida sulla sua e aumentò la stretta del suo braccio attorno a quella vita sottile.
Non ricordava esattamente quando tutto quello era iniziato tra loro, era stato tutto così naturale, come la chiave che scivola dentro la sua serratura senza ostacoli, che gli sembrava che non avessero fatto altro per tutta la vita. Quando aveva incontrato per la prima volta lo sguardo di Aggiusta aveva avuto la sensazione che qualcosa dentro di lui lo riconoscesse, come due metà che si erano finalmente ritrovate. E gli piaceva l’idea che anche prima di nascere in quel mondo impazzito fossero stati insieme in quel modo. Spesso quando era da solo nel suo letto nel loro rifugio di Pioneer Square, si era ritrovato a immaginare loro due insieme, felici e innamorati come i personaggi dei racconti di Gufo.
Innamorati. Prese una mano di Aggiusta nella sua, intrecciando le loro dita e accompagnandola alle labbra. Innamorati, ripeté quella parola nella sua mente, sussurrandola appena, come se temesse che se avesse usato in tono più forte tutto sarebbe svanita. Gesso non conosceva niente dell’amore, sapeva solo quello che si trovava nei racconti di Gufo e che vedeva trasparire nei gesti, nelle parole e negli sguardi che Falco rivolgeva a Tessa. Per questo istintivamente sapeva che ciò che lo legava ad Aggiusta era amore. Non provava niente di simile per gli altri Spettri, solo per lui, per quel ragazzo con la testa perennemente tra le nuvole che aveva sentito suo dal primo istante e che ora stringeva tra le braccia.
La loro era un’epoca in cui la parola amore non aveva alcun significato. Gli unici sentimenti che gli esseri umani si concedevano ancora di provare erano il terrore e l’istinto di conservazione, non se ne conoscevano altri. Si pensava solo ad andare avanti giorno dopo giorno, a sopravvivere quel tanto che bastava per vedere un’altra alba, a tenere lontano tutto quello che avrebbe potuto costituire un potenziale pericolo, nell’illusione che vivendo in fattorie isolate o rinchiudendosi nelle fortezze la guerra, i mutanti e i veleni non li avrebbero raggiunti.
Per questo quando aveva scoperto quel sentimento che lo legava ad Aggiusta, lo aveva tenuto accuratamente rinchiuso dentro di sé, come il più prezioso dei tesori, nel timore che qualcuno avrebbe potuto portarglielo via, come già avevano tentato di fare per la sua passione per il disegno. Nessuno degli Spettri sapeva di loro, né di quel nascondiglio dove sgattaiolavano appena possibile, non perché non si fidassero di loro, ma perché era qualcosa che apparteneva soltanto a loro, in cui chiunque altro al di fuori di loro due sarebbe apparso un elemento estraneo, di disturbo, come se in quei momenti potessero creare un mondo in cui esistevano solo loro due.
Quando era lì dentro, Gesso voleva stare soltanto con Aggiusta. Se con loro ci fosse stato un altro Spettro non avrebbero potuto indulgere in quelle carezze, in quei baci e in quegli abbracci, che si scambiavano soltanto quando erano nel nascondiglio. Sorrise e spostò la mano che stringeva il fianco dell’altro, facendola scorrere sulla sua pelle in una lieve carezza in punta di dita, fino a chiuderla sulla forma arrotondata della punta della spalla. Gesso non aveva mai fatto niente di simile prima di incontrarlo, eppure il suo corpo sapeva perfettamente come muoversi e cosa fare, come se per tutta la loro seppur breve vita, non avessero fatto altro. Allo stesso modo di Falco che era nato per condurli verso un mondo migliore, loro due sembravano essere venuti al mondo con l’unico scopo di completarsi a vicenda.
Aggiusta mosse appena la testa sulla sua spalla sospirando, il braccio con cui gli stringeva la vita risalì lungo il suo corpo, fino a poggiargli il palmo della mano sul petto. Gesso si girò verso di lui sorridendo e vide che era sveglio, che i suoi occhi grandi lo stavano osservando con una strana espressione.
- Che succede?- gli chiese in un sussurro basso e morbido, mentre con la punta dell’indice della mano che ancora gli stringeva la spalla, gli accarezzava la guancia.
- Stavo pensando.- gli rispose, con la voce ancora impregnata di sonno.
Gesso sorrise: era tipico di Aggiusta pensare anche in momenti come quello, per un motivo o per un altro la sua mente era sempre a lavoro.
- A cosa?- domandò curioso, la punta del suo naso che accarezzava quella di Aggiusta.
- A noi due. A… questo.- aggiunse dopo un attimo di pausa.
Gesso lo guardò perplesso, incuriosito dalla sua espressione imbarazzata, perché tra di loro non c’erano mai stati sentimenti come quello. Però era veramente bello il suo volto tinto appena da un velo di porpora.
- In che senso?- chiese, mentre dentro la sua testa continuava a domandarsi dove li avrebbe portati quel discorso.
- Mi stavo solo chiedendo se ci sarà un posto per noi anche nel nuovo mondo in cui ci condurrà Falco.- e in quel “noi” racchiuse tutti i significati che poteva dargli.
Gesso sospirò, il sorriso improvvisamente scomparso dal suo viso, perché anche lui nutriva lo stesso timore. Non era uno stupido, dai rimasugli di una religione del Vecchio Mondo a cui gli adulti cercavano ancora di aggrapparsi con folle disperazione e che avevano tentato di propinare anche a lui quando viveva ancora con i suoi familiari, sapeva che due persone dello stesso sesso non potevano amarsi, era contro una qualche legge che lui non era mai riuscito a capire. Perche per lui amare Aggiusta era la cosa più naturale e giusta del mondo, non c’era altro modo per lui per restargli accanto.
Falco li aveva riuniti con la promessa di portarli verso un luogo in cui avrebbero potuto costruire un mondo migliore di quello che stavano abbandonando, un luogo in cui non ci sarebbero state né guerre, né veleni, né mutanti. Un luogo in cui avrebbero potuto vivere in pace, proprio come era accaduto al ragazzo del racconto di Gufo. Avrebbero dovuto costruire un mondo nuovo, ma venivano pur sempre dal vecchio, con le sue credenze e tradizioni ben radicate dentro. Sarebbero riusciti a spogliarsi delle vecchie superstizioni e a lasciare anche a lui e ad Aggiusta uno spazio in cui vivere sereni?
Gesso riportò lo sguardo in quello di Aggiusta, che lo stava fissando con i suoi occhi così grandi da potersi perdere dentro di essi, ancora in attesa della sua risposta. Appoggiò il volto contro il suo, accarezzandone la pelle con la propria e respirando il suo odore così familiare per lui, cercando di trovare in lui quella soluzione che non aveva.
- Non lo so, amico mio. Non ho una risposta a questa domanda. Ma ho fede in Falco, so che non ci abbandonerà mai. Staremo insieme anche nel nuovo mondo in cui ci guiderà.- concluse con una sicurezza che non sentiva di avere.
Aggiusta stiracchiò un sorriso, in volto aveva l’espressione di chi voleva fidarsi davvero. Sporse appena il viso in avanti e baciò l’amico, stringersi forte a lui, come se temesse che fosse tutto un sogno e di vederlo scomparire da un istante all’altro. Gesso sorrise sulle sue labbra, prima di abbracciarlo e premerselo contro quanto più poteva, per spegnere i suoi dubbi e dirgli così che sarebbe rimasto sempre con lui, che non lo avrebbe mai lasciato da solo.
Vivevano attimo per attimo fianco a fianco, senza aspettarsi nulla dal quel futuro così lontano da sembrare un’illusione, prendendo dalla vita quello che potevano, sentendosi veramente liberi soltanto quando erano in quella stanza, l’uno tra le braccia dell’altro. Perché ognuno era il porto sicuro in cui avrebbe l’altro avrebbe sempre potuto approdare, niente e nessuno avrebbe potuto recidere quel legame che li univa e che era diventato semplicemente la loro vita.

Aggiusta, fermo in mezzo alla strada deserta, osservava il cielo coperte di nuvole di un grigio metallico, tra le quali si a tratti si riuscivano a intravedere sprazzi del viola del tramonto. Gesso gli si avvicinò e osservò incuriosito la sua espressione preoccupata.
- Che succede?- gli chiese accarezzandogli una guancia con il dorso delle dita.
- Siamo stati troppo a lungo nel nascondiglio.- disse come se questo spiegasse tutto.
- E allora?- domandò ancora Gesso, sempre più perplesso.
- Falco stamattina mi aveva chiesto di controllare i pannelli solari sul tetto, ma poi sono stato distratto e non ci ho più lavorato. Che gli dico adesso?- e guardò l’amico con uno sguardo implorante.
Gesso lo guardò con un sorriso divertito: di certo non potevano raccontare agli altri Spettri cosa avevano fatto quel pomeriggio, anche se sarebbe stato interessante osservare le loro reazioni. Ci pensò su un attimo e poi il suo sguardo si illuminò.
- Possiamo dire agli altri che stavamo lavorando alle vasche di raccolta e siamo caduti dentro, infondo oggi pomeriggio ha piovuto e non si può lavorare ai pannelli solari quando piove, no?- espose il suo piano con un sorriso compiaciuto.
- E ci crederanno?- Aggiusta lo guardò dubbioso.
- Sì, se ci caliamo dentro e diciamo che ci siamo caduti dentro. Falco non potrà arrabbiarsi con te e gli altri non potranno dirci nulla sul fatto che siamo scomparsi per un giorno intero.- e gli strizzò l’occhio.
Ad Aggiusta l’idea di bagnarsi completamente non piaceva per niente, ma in quel momento gli sembrava l’unica cosa che potessero fare.
- Va bene.- acconsentì con un sospiro.
- Allora andiamo.- e Gesso intrecciò la mano con la sua e lo trascinò via.