Capitolo 12: Il processo

Non dovete avere relazioni sessuali con un uomo
Come si hanno con una donna:
è una pratica mostruosa.
(Levitico 18,22)



Le catene tintinnavano ad ogni suo passo mentre attraversava il corridoio buio, annunciando a tutti la sua condanna. Aveva la vista appannata ed ogni parte del corpo gli doleva per le torture, spesso si era anche sentito sul punto di svenire, ma Hans non avrebbe mai ceduto, non si sarebbe mai mostrato debole, non davanti ai suoi carnefici.
Quel giorno si sarebbe tenuto il processo intentato contro di loro e lui sapeva già a priori quale sarebbe stato il verdetto. La Legge del loro Ordine parlava chiaro: qualunque Cavaliere fosse sorpreso ad avere rapporti intimi con un uomo doveva essere condannato a morte. Un sorriso amaro schiuse le labbra di Hans: la loro sorte era già segnata e quel processo era solo una farsa per lavare la coscienza del Gran Maestro e degli altri confratelli.
Una luce più forte illuminò lo sbocco: lo stavano conducendo nel refettorio, l’unica sala del castello abbastanza grande da accogliere tutti i fratelli dell’ordine e quanti erano stati inviati dalla Santa Sede per giudicarli e condannarli. Mentre si avvicinava Hans udì sempre più distintamente un animato brusio, come se i presenti stessero già discutendo del processo.
Sbucò nell’ampia sala, sempre scortato da due Cavalieri, e subito il mormorio si spense e decine di occhi indagatori si piantarono su di lui giudicandolo. Poteva quasi sentirli i loro commenti, erano ancora lì nell’aria e sussurravano che lui era l’empia progenie di una donna indegna, dalla quale aveva ereditato la propria corruzione. Hans si fermò e sollevò il viso, scrutandoli in volto uno ad uno con il suo sguardo fiero ed indomabile, mostrando con orgoglio il proprio essere. E tutti i presenti ammutolirono e dovettero distogliere lo sguardo dall’aura di dignità che stava mostrando in quel momento.
Il tintinnio di altre catene, trascinate a fatica, infranse quel pesante silenzio in cui era immersa la sala. Hans si volse e, quando vide entrare nel refettorio Peter, il suo cuore si accartocciò su se stesso in una morsa così dolorosa da mozzargli il fiato in gola. Il ragazzo camminava strascinando i piedi, come se sollevare le gambe fosse uno sforzo sovrumano per lui. La casacca e le braghe che gli avevano fatto indossare erano lacere, sporche ed insanguinate. Ma quello che faceva più male erano i lividi e le ferite che deturpano il volto di quello che era stato il suo apprendista, nell’inutile tentativo di cancellarne la divina bellezza. Peter sollevò il volto incrociando il suo sguardo, il blu intenso dei suoi occhi era venato di confusione, paura e, ora che finalmente poteva rivederlo, anche di una vena di immensa, straziante speranza.
Hans provò l’irrefrenabile impulso di correre da lui ed abbracciarlo, spegnere il dolore che gli avevano causato nel calore dei baci. Invece poté solo sostenere il suo sguardo, cercando di trasmettergli quella calma che nemmeno lui possedeva in quel momento, e di poterlo così calmare.
Perché aveva dovuto rendersi conto di quanto importante fosse per lui quel moccioso solo nel momento in cui stava per perderlo?
Venne riscosso dai suoi pensieri dai carcerieri che lo stavano spintonando per farlo continuare a camminare. Si guardò intorno e vide che tutti gli altri presenti si erano alzati in piedi perché il Gran Maestro era entrato nella sala precedendo un uomo che, dalle insegne che portava, era sicuramente un Vescovo. Hans deglutì a vuoto mentre li osservava prendere posto su un piccolo palco di legno messo su per l’occasione: non avrebbe potuto aspettarsi niente di meno di un Vescovo per giudicare il loro processo, infondo erano i primo dopo molti anni ad essere stati accusati di sodomia nell’Ordine Teutonico…
Non temeva per se stesso, si era rassegnato da tempo all’eventualità di morire giovane e di non conoscere la vecchiaia, ma per Peter, per quel ragazzo spaurito che gli aveva donato fiduciosamente tutto se stesso e che per questo ora si trovava a guardare in faccia la morte…
Trascinati dai propri carcerieri i due condannati furono fatti sedere sulla stessa panca, separati tra loro solo da un Cavaliere. Hans poteva vedere le mani di Peter strette l’una all’altra tremare convulsamente, in un gesto che gli aveva visto compiere decine di volte sul campo di battaglia nel disperato tentativo di domare la paura. L’unica differenza era che ora non poteva fare nulla per calmarlo.
Il Vescovo prese posto su una sedia di legno scuro finemente intagliata e rivestita di comodi cuscini di velluto color porpora. Si strinse maggiormente nel mantello di pelliccia che indossava, non essendo abituato alle rigide temperature di quella regione, e lanciò ad Hans e Peter un’occhiata disgustata che riassumeva perfettamente ciò che pensava di quella storia. Il Gran Maestro, invece, evitò accuratamente di incrociare il loro sguardo. Fece segno di avvicinarsi ad uno dei Cavalieri in piedi sotto il palco e gli sussurrò qualcosa all’orecchio. Questo si rimise dritto e si volse nella direzione dove si trovavano i due imputati.
- Peter Sholberg si alzi in piedi!- ordinò a voce alta ed autoritaria.
Il ragazzo, spaventato e disorientato, fu tirato goffamente su dai Cavalieri che lo sorvegliavano. Il Vescovo puntò i gomiti sui braccioli della sedia, incrociando le mani sotto il mento e fece scorrere uno sguardo penetrante sull’intera figura del ragazzo.
- Voi siete Peter Sholberg, vero?- chiese alla fine con una voce austera e severa.
- S… si…- balbettò l’interpellato intimorito.
- E siete il figlio del Duca Sholberg?- domandò ancora fissandolo con il suo sguardo da aquila.
- Si… si…- confermò ancora Peter non riuscendo a capire cosa quell’uomo volesse veramente da lui.
Il Vescovo si sistemò meglio contro lo schienale, avvolgendosi completamente nel mantello.
- Mi è stato riferito da vostro padre che accuse di sodomia non sono nuove per voi. – disse dopo una lunga pausa, parlando lentamente come se stesse riflettendo ad alta voce – Nell’estate dell’anno scorso avete indotto uno stato di follia in vostro padre, inducendolo così a compiere due tra gli atti più ignominiosi che un essere umano possa compiere contro Dio. Confermate?- .
Sentendo quelle parole Hans dovette stringere i pugno così forte da ferirsi i palmi con le unghie per impedirsi di avventarsi contro quel pomposo burocrate togato. Come si permetteva di tirare fuori quella storia e di usarla per accusare Peter, per farlo passare agli occhi dei presenti per un pervertito degenerato? Lui non sapeva cos’era accaduto davvero, non aveva sentito il corpo esile di Peter tremare convulsamente contro il proprio, terrorizzato dal solo ricordo… Come potevano sporcare in quel modo quell’angelo che aveva perduto la strada per tornare in Cielo e che, per sbaglio, era finito tra le sue braccia?
- Vostra Eminenza io non…- provò a difendersi, nonostante tremasse vistosamente, ma venne bloccato da un cenno autoritario della mano dell’uomo di chiesa.
- Avete subito una tale accusa si o no?- domandò ancora il Presule con finta pazienza.
- Io… Si, Vostra Eminenza.- si arrese il ragazzo abbassando umiliato lo sguardo.
- Ma vostro padre, con un gesto di grande umanità, non vi ha denunciato alle autorità ecclesiastiche, ma ha deciso di darvi un’opportunità per redimervi facendovi entrare nell’Ordine dei Cavalieri Teutonici, giusto?- chiese nuovamente.
Peter chiuse gli occhi cercando di ritrovare il controllo: quell’uomo aveva stravolto la realtà dei fatti, rigirandola a proprio favore impedendogli così ogni difesa. Non che si aspettasse di essere graziato, ma sperava in un giudizio più equo, non macchiato da alcuna menzogna. Sentiva la presenza di Hans accanto a lui anche se non poteva toccarlo. Era un contatto spirituale forte e gentile, che sembrava avvolgerlo in una calda coperta dorata e sussurrargli all’orecchio che doveva resistere, che non doveva cedere perché lui, nonostante tutto, sarebbe stato sempre al suo fianco.
Risollevò lo sguardo ed il blu dei suoi occhi era nuovamente determinato e sicuro.
- Tutto quello che ha detto Vostra Eminenza è vero, ma, che mi sia testimone Dio, io non ho alcuna colpa oltre a quella di essere figlio di quel demonio. È stato il Duca a cercare di sottomettermi con la forza e per fortuna è stato fermato appena in tempo da due servitori. Mi ha rinchiuso qui per impedirmi di accusarlo e sperando che io morissi in battaglia. Io sono innocente, Vostra Eminenza, tutte le colpe di cui mi accusate sono state compiute da quell’uomo non da me!- disse tutto d’un fiato.
- Silenzio! Fate silenzio! – urlò il Vescovo scattando in piedi e battendo la mano sul legno del bracciolo – Osate accusare vostro padre, un uomo rispettato da tutta la nostra comunità per la sua generosità e pietà cristiana, e per il suo carattere mite, di un tale crimine di cui non sarebbe minimamente capace pur di salvarvi la vita? Siete un essere spregevole! Vi ricordo che siete voi quello che è stato scoperto ad avere rapporti intimi con un altro uomo! Il vostro unico posto è tra le fiamme dell’inferno più profondo ad espiare le colpe commesse contro Dio!- gridò fuori di sé con il volto paonazzo e puntando un dito accusatore contro Peter.
Il Gran Maestro mise una mano sul braccio del Presule per attirare la sua attenzione e, una volta ottenutala, gli tese un calice colmo di vino caldo.
- Calmatevi Vostra Eminenza!- lo invitò il Gran Maestro spingendolo a sedersi nuovamente.
L’alto prelato si abbandonò sui cuscini bevendo, poi, un generoso sorso di vino, sentendosene colmare e riscaldare. Quel calore risanatore sembrò ridestare la sua mente e fargli ritrovare la calma necessaria a portare avanti il processo. Riportò lo sguardo su Peter che ancora lo fissava sconvolto e furente.
- Sedetevi ed aspettate in silenzio il giusto verdetto! – gli ordinò sprezzante – Hans Bauer si alzi in piedi!- ordinò poi, prima di bere ancora.
Il Cavaliere si alzò dalla panca lentamente, ergendosi in tutta la sua imponenza e rivestendosi di una calma profonda, che emanava dalla sua posa rilassata e dal suo sguardo disinteressato. Non gli faceva paura quell’uomo che basava tutta la propria autorità ed il proprio prestigio sui paramenti sacerdotali che indossava. Al suo confronto era null’altro che un uomo piccolo piccolo che aveva fatto scorrere la propria vita tra scartoffie e giochi di potere, senza mai guardare negli occhi uno dei suoi nemici, ma eliminandoli sistematicamente uno dopo l’altro tramite terzi, e che non aveva mai conosciuto davvero il mondo ma che pretendeva di capirlo a fondo… Un ghigno gli increspò le labbra quando incrociò lo sguardo del Vescovo.
- Vedo che la situazione vi diverte herr Bauer…- commentò l’alto prelato appena indispettito.
- Molto in verità, Vostra Eminenza!- rispose ironico il Cavaliere chinando la testa in un cenno insolente.
- Bene! Vedremo se vi divertirete ancora alla fine del nostro colloquio!- sibilò tra i denti sbattendo, contemporaneamente, con violenza il calice sul ripiano del tavolo davanti a loro.
Hans liquidò la minaccia dell’altro con un’indifferente scrollata di spalle che infastidì maggiormente l’alto prelato.
- Siete figlio di Isabelle Bauer?- iniziò ad interrogarlo in Cardinale.
- Sì!- rispose tranquillamente il Cavaliere.
Sapeva che avrebbe tirato fuori quella storia e si era preparato per poterlo affrontare. Il suo unico dispiacere era non aver potuto aiutare Peter a fare altrettanto.
- Una donna davvero molto bella, vostra madre. – commentò il Presule con un sorriso malizioso sulle labbra – Ricordo che molti uomini la pensavano così!- e lanciò uno sguardo allusivo all’uomo che continuava a restare calmo davanti a lui – Compreso il Conte…- aggiunse poi con tono di scherno, mentre puntava il gomito sul bracciolo della sedia e poggiava il palmo della mano.
Hans a quella provocazione strinse forte i denti, irrigidendo la mascella, nel tentativo di dominarsi.
- Voi avete preso molto da lei, sapete? – continuò il Vescovo, fermandosi, poi, per far scorrere il proprio sguardo su tutta la sua figura, in un attento esame – E non parlo solo dell’aspetto fisico… Sapete come veniva soprannominata vostra madre, herr Bauer?- chiese con un luccichio cattivo nello sguardo.
- No, ma scommetto che me lo direte voi, vero Vostra Grazia?- rispose caustico il Cavaliere decaduto.
Un sorriso feroce schiuse le labbra del Cardinale.
- Oh, vostra madre era soprannominata in molti modi, in realtà. Ma il più usato era, senza alcun dubbio, la giovenca italiana[1].- disse scatenando le risate oscene dei presenti.
- Spero che non lo diciate con cognizione di causa, Vostra Grazia!- esclamò Hans con pesante sarcasmo.
All’esterno appariva calmo, addirittura rilassato, ma dentro di sé stava fremendo dalla rabbia, dalla voglia di avventarsi su quel pomposo idiota porporato e fargli rimangiare a suon di pugni le sue ingiurie.
A quell’insinuazione poco velata, il Cardinale avvampò di indignazione. Aveva processato altri appartenenti a quell’empia schiatta e mai, mai aveva perso le staffe in quel modo! Quel Hans era particolare… C’era qualcosa di indecifrabile in lui che non riusciva ad afferrare… Strinse forte l’altra mano che teneva abbandonata in grembo.
- A differenza vostra, herr Bauer, ho fatto un voto perpetuo che ho tutta l’intenzione di rispettare, ma nello sventurato caso in cui il desiderio della carne divenisse incontrollabile, vi assicuro che una donna come vostra madre sarebbe l’ultima che prenderei in considerazione.- rispose asciutto, anche se una strana luce aveva animato i suoi occhi scuri.
- Ad ognuno il suo, Monsignore.- rispose Hans con uno strano ghigno sulle labbra.
Il Vescovo strinse forte le mani l’una con l’altra nel tentativo di controllarsi. Possibile che in una situazione disperata come quella, invece di difendersi, quel Cavaliere continuasse ad attaccarlo ancora, ancora ed ancora? Sospirò pesantemente: non era lì per rifarsi di vecchi torti subiti, ma per difendere la Legge di Dio dalle ingiurie degli uomini. Prese un altro sorso di vino prima di proseguire.
- Cosa avete da dire a difesa dell’accusa che vi è stata mossa?- chiese quindi, riportando l’interrogatorio sulla giusta direzione.
- Niente che vi riguardi!- rispose Hans.
- Come osate rispondermi in questo modo? – gli abbaiò contro il Presule – Rispondetemi all'istante!- ordinò schiumando per la rabbia.
- Questi sono affari che riguardano me e Peter, nessun altro! Se ne parlassi a chicchessia prima che a lui, gli mancherei di rispetto!- replicò con un piccolo ghigno sardonico il Cavaliere decaduto.
- Badate herr Bauer: sto perdendo la pazienza!- lo minacciò l’alto prelato.
Per tutta risposta il ghigno sul volto di Hans si ampliò notevolmente, assumendo sfumature derisorie. Un sibilo irritato strisciò tra i denti del Vescovo, che prese poi gli atti d’accusa dal tavolo e gli diede una breve scorsa.
- Dagli atti risulta che è stato il degno Cavaliere Gustav Lammer a denunciarvi… – si fermò un attimo in una studiata pausa ad effetto – Nemmeno a questo proposito avete nulla da dire?- .
- Evidentemente il degno Cavaliere Gustav Lammer sperava di potersi infilare nel letto di Peter al mio posto! – rispose caustico – Ha sempre avuto un certo interesse per lui…- e lasciò la frase a metà.
A quell’accusa il volto di Gustav Lammer si imporporò di irritazione e difetto. Quel bastardo non poteva averlo detto davvero, non poteva aver tentato di trascinarlo a picco insieme a lui. Stava per slanciarsi contro di lui, ma fu preceduto dal Vescovo.
- Come osate accusare un uomo degno di ogni rispetto come Gustav Lammer?- urlò sempre più fuori di sé.
- Così degno da volermi mettere fuori gioco per avere campo libero con Peter e rivoltarlo a piacimento, senza alcun rispetto!- ringhiò assottigliando lo sguardo in modo minaccioso.
- E perché, voi no? Voi, herr Bauer, non avete semplicemente ricercato del piacere fine a se stesso nel corpo di Peter Scholberg?- domandò il Presule con un sorriso cattivo.
Hans spostò per un istante lo sguardo sul ragazzo, seduto sulla stessa panca, che lo fissava apprensivo e spaurito. Arrivati a quel punto a che sarebbe servito nascondersi ancora e negare i propri sentimenti?
- No, perché io lo amo!- rispose determinato, senza alcuna insicurezza, fissando il Vescovo dritto negli occhi, mentre un sorriso dolcissimo gli scivolava sulle labbra.
Un pensante, stupito silenzio calò su tutta la sala. Persino il Vescovo rimase per qualche istante interdetto. Peter osservò stupito ed assurdamente felice la figura di Hans, che si ergeva imponente accanto a lui, dominando con la propria sicurezza tutti gli altri Cavalieri presenti.
- Voi lo amate? Voi amate un uomo? – scoppiò a ridere sguaiatamente – Certo, il qui presente Pater Scholberg ha un aspetto dolce, quasi femmineo direi, che può accendere più di un animo; ma da qui ad affermare di amarlo…- .
- Allora nemmeno voi, Vostra Eminenza, avete compreso nulla! – ribatté calmo Hans – Ma ho già detto più di quanto dovevo e niente di quello che potrei aggiungere varrebbe a farvi cambiare idea!- e si sedette senza aspettare ordini, dimostrando che per lui il discorso era chiuso.
Una vampa di rabbia investì completamente il Vescovo, che digrignò i denti fino a farli stridere tra loro. Si alzò in piedi, seguito immediatamente dal Gran Maestro e dagli altri Cavalieri presenti, e rivolto a tutta la sala annunciò il proprio verdetto.
- Non ho visto alcun segno di pentimento per il peccato commesso, quindi non posso che comminare l’unica pena dovuta ad un simile, esecrabile atto che offende tutti i pii uomini qui riuniti. In nome del nostro Santo Padre e di Dio dichiaro che Hans Bauer e Peter Scholberg vengano bruciati sul rogo domani notte, allo spuntare della luna, nel cortile del castello!- .
Un senso di gelida calma avvolse i due condannati. Fin dal primo sguardo che si erano scambiati sapevano di appartenersi e che questo avrebbe portato ad un unico destino: la morte! Eppure non si erano mai sentiti così in pace con loro stessi come in quel momento. Si sentivano come se avessero compiuto appieno la loro vita, vivendola pienamente, senza lasciare niente indietro. Avevano paura dell’ignoto, di ciò che li attendeva oltre la morte, ma in certo senso sentivano quella libertà tanto agognata schiudersi davanti a loro e che avrebbe consentito loro di poter vivere completamente il loro amore senza alcuna ombra a minacciarli.
Le guardie a cui erano incatenati fecero per muoversi ed Hans mosse piano alcuni passi, lasciandosi affiancare dal gruppo che scortava il suo compagno.
- Moccioso!- lo chiamò con la sua voce bassa e calma.
Peter, sorpreso, non fece in tempo a sollevare lo sguardo verso l’altro, che Hans si era chinato su di lui e lo aveva baciato. Un bacio che aveva lasciata esterrefatta tutta la sala per la dolcezza e l’affetto che esprimeva. Ognuno dei presenti riuscì a percepire chiaramente quanto profondo e vero fosse l’amore che legava quei due, un sentimento così cristallino che davvero non si poteva credere che fosse originato dal peccato.
Hans premeva la propria bocca contro quella di Peter, affondando in lui con tutti i suoi sensi, rammaricandosi ancora una volta di non avere le mani libere per poter stringere a sé quel ragazzo spaurito e spegnere così i timori che lo stavano ghermendo. Peter rincorreva la sua lingua con la propria, cercando di catturare ogni sfumatura di quell’ultimo bacio, tremando fin nel profondo dell’anima al pensiero di doversi separare dalla persona che amava.
Quando sentì i polmoni in fiamme, Hans si allontanò da quelle labbra morbide e dolci, ed accarezzò il viso di Peter con il proprio, scivolando sulla sua pelle in tenere carezze. Poi poggiò la propria fronte contro quella del ragazzo, fissando il proprio sguardo scuro e sicuro, calmo, nelle sue iridi cobalto, che sembravano riflettere la luce delle candele come due cieli notturni trapuntati di stelle.
- Ti aspetto dall’altra parte!- gli sussurrò sulle labbra, accarezzandone la pelle ad ogni movimento, facendolo sospirare appena.
Un dolce e doloroso calore si sciolse nel petto di Peter, facendogli battere più velocemente il cuore. Con quelle poche parole, Hans aveva avvolto la sua anima come una coperta calda in una gelida notte invernale, placando all’istante il tormento della sua anima, dandogli la speranza che Dio avrebbe avuto pietà di loro e del loro amore, consentendo loro di potersi riunire oltre la soglia della morte che li attendeva, nell’Aldilà.
Ma la voce di Hans ebbe il potere di riscuotere il Vescovo e gli altri Cavalieri dallo stato ipnotico in cui erano caduti a quella scena.
- Allontanateli! Separateli e portate questi empi fuori dalla sala! Che gli sia impedito di avere contatti fino a domani notte!- urlò isterico il Presule.
Colpendoli sulle ferite e strattonandoli violentemente, i guardiani riuscirono ad allontanarli l’uno dall’altro ed trascinarli via, riportandoli nelle rispettive celle.




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Ho ripreso il modo in cui la corte francese, re in primis, aveva soprannominato Maria Bolena, sorella della più famosa Anna, definendola la cavalla francese ed in altri modi poco lusinghieri per una donna. Spero di non offendere nessuna con l’espressione che ho usato, ma al Cardinale interessa colpire nei sentimenti Hans, quindi… in ogni caso mi scuso!