Capitolo
16: Verso il domani
Hans stava ribollendo di indignazione e
rabbia, sentiva il senso di colpa roderlo piano, intaccando a poco a
poco i baluardi delle sue rigide convinzioni. Nella sua vita non si era
mai pentito di nulla, era sempre andato avanti per la sua strada a
testa alta, convinto che la morte fosse niente più che un danno
collaterale. Infondo lui uccideva per non essere ucciso, se non lo
avesse fatto lui qualcun altro lo avrebbe sostituito. Era l’ordine
naturale delle cose: il più forte sopraffaceva quello più debole,
guadagnandosi in questo modo il suo diritto a sopravvivere. Non gli era
mai pesato vedere qualcuno che conosceva morire e, a dirla tutta, non
avrebbe mai nemmeno pensato di possedere una coscienza, che non solo
esisteva ma era anche dotata di vita propria e in quel momento lo stava
aspramente biasimando di avere abbandonato Klaus al suo destino, senza
nemmeno provare a salvarlo.
Era quello il nocciolo dei suoi pensieri. Lui aveva sempre cercato di
vivere il suo ruolo di cavaliere con onestà e integrità, tentando di
rimanere il più fedele possibile alla regola del non abbandonare
nessuno. Non sempre era riuscito a salvare tutti, ma spesso la sua
spada e la sua forza erano state le uniche possibilità a cui
aggrapparsi per cercare di sopravvivere. Molti nell’Ordine lo odiavano,
ma quando si trattava di ingaggiare battaglia tutti sapevano che
potevano contare su di lui. La sua reputazione come soldato era
immacolata, mai nessuno aveva potuto dire qualcosa contro di lui.
Almeno fino a quel momento.
Aveva lasciato indietro Klaus, lo aveva abbandonato al suo destino
senza mai voltarsi indietro, totalmente preso dalla paura e dal
desiderio di salvare Peter. Lo aveva sacrificato senza pensarci due
volte, per salvare la persona di cui era innamorato. Klaus lo amava
incondizionatamente, aveva visto quel sentimento in tutta la sua forza
e ferocia nello sguardo che gli aveva rivolto prima di scappare, per
saperlo in salvo avrebbe fatto qualunque cosa e lui aveva sfruttato
questo per un suo egoistico desiderio. Come avrebbe potuto avere il
coraggio di guardarsi ancora in faccia? Lo aveva visto crescere,
trasformarsi dal bambino scheletrico prossimo a morire di inedia che
aveva trovato in quel misero villaggio devastato, nel ragazzo che
lavorava duramente come suo scudiero senza mai lamentarsi.
Klaus gli aveva donato tutto quello che possedeva, senza negargli
nulla, e Hans invece cosa aveva fatto per lui? Sì, da bambino gli aveva
salvato la vita e gli aveva dato un futuro, ma poi? Poi cosa aveva
fatto per lui? Strinse i pugni lungo i fianchi, mentre un forte senso
di vergogna lo pungolava dall’interno con il suo aculeo infuocato. Hans
non aveva fatto niente per Klaus. Anzi, al contrario, lo aveva
sfruttato per i propri interessi, saccheggiando tutto ciò che poteva di
lui, spremendolo fino all’ultima goccia, compiacendosi di quei modi
reverenziali con cui il ragazzo gli si rivolgeva. E quando avrebbe davvero
dovuto fare qualcosa per lui, lo aveva abbandonato nonostante fosse
stato ferito da due frecce mentre aiutava loro a fuggire, come un
oggetto inutile di cui disfarsi. Sapeva che era l’unico modo, che aveva
dovuto compiere una simile, terribile scelta per salvare Peter, ma non
gli piaceva ugualmente.
Hans si morse il labbro per impedirsi di urlare tutta la sua
frustrazione. I cavalieri stavano sopraggiungendo al loro inseguimento,
era vicini, troppo perché lui non immaginasse che avrebbero subito
catturato il suo scudiero. Qualcosa tremò al pensiero di quello che gli
avrebbero fatto: era stato imprigionato per poi essere torturato in
seguito per scoprire i loro piani di fuga, oppure lo avevano
giustiziato sul posto?
Hans chinò la testa in avanti, lasciando che i lunghi capelli gli
nascondessero il viso, e una sola lacrima gli scivolò via dall’occhio,
solcandogli la guancia e andando a morire nella piega tesa delle sue
labbra.
Peter coprì anche il cavallo di Hans con una coperta, perché li avevano
fatti correre così tanto che i loro mantelli si erano coperti un
leggera schiuma e ora doveva proteggere i loro corpi sudati dal freddo
della notte se non voleva che si ammalassero o, peggio, morissero.
I due animali nitrirono soddisfatti per quelle attenzioni e si
ritirarono in un angolo più riparato della grotta in cui avevano
trovato rifugio, stendendosi uno accanto all’altro per mantenere un
certo calore tra i loro corpi. Non potevano accendere un fuoco,
altrimenti avrebbero segnalato la loro posizione agli inseguitori, e la
notte era particolarmente rigida, tanto che da un po’ aveva anche
iniziato a nevicare, avrebbero dovuto arrangiarsi come meglio potevano.
Peter sorrise appena e si girò verso Hans, che era ancora in piedi
davanti l’ingresso, la postura più rigida del solito e lo sguardo perso
nel nulla della notte.
Non si sarebbe mai perdonato il sacrificio dello scudiero. Klaus era
stato molto furbo, pensò corrugando la fronte, perché agendo in quel
modo aveva scavato un trincea dentro Hans, aveva inciso una ferita
profonda che non si sarebbe mai rimarginata. Lo scudiero aveva lasciato
un segno indelebile dentro il suo padrone, che non sarebbe mai più
riuscito a dimenticarlo e Peter avrebbe dovuto convivere con il suo
fantasma per sempre, nonostante non volesse dividere il suo uomo con
nessuno. Si vergognava per quei pensieri verso un povero ragazzo che si
era sacrificato per loro, ma davvero non riusciva a mettere a tacere la
sua gelosia. Aveva subito capito che Klaus era innamorato di Hans, che
la sua non era solo riconoscenza e, pur non avendo compreso subito la
reale natura dei propri sentimenti per il cavaliere, non gli era
piaciuta come cosa. L’aveva sentito come un intruso, sebbene fosse lui
a essere il nuovo arrivato in quel rapporto, non gli piaceva l’idea di
dover spartire Hans con quel ragazzo che lo guardava con quello sguardo
adorante, come se non esistesse altro in tutto il mondo.
E ora avrebbe dovuto dividere l’anima del cavaliere, che avrebbe dovuto
essere completamente sua, con il ricordo di quello scudiero e del suo
eroico atto. Si morse il labbro inferiore e pensò che non l’avrebbe
permesso, che avrebbe lottato anche contro un fantasma pur di avere
l’affetto di Hans tutto per sé. Con passi leggeri e silenziosi si
avvicinò al cavaliere e gli abbracciò la vita, intrecciando le mani sul
suo stomaco e poggiando la guancia al centro della sua schiena. Non lo
avrebbe lasciato solo con il suo dolore, non avrebbe permesso che si
torturasse con inutili sensi di colpa. Klaus era morto certo, ma loro
due erano vivi e avevano tutta una vita davanti da vivere insieme, solo
questo contava.
- Peter…- sospirò il cavaliere, con voce irriconoscibile.
E il ragazzo rabbrividì nell’udirla, perché in quel momento gli
sembrava più lontana e distante di quanto non fosse mai stata, avvolta
in una coltre di gelo che non faceva trapelare alcuna emozione. Per un
attimo temette che fosse già troppo tardi per loro, ma l’istante
successivo ricacciò indietro la paura: avrebbe riportato indietro il
suo uomo a qualunque costo. Strinse più forte l’abbraccio sulla sua
vita e gli si avvicinò più che poteva, nella speranza di non toccare
solo il suo corpo ma anche la sua anima.
- Vieni dentro, finirai con il congelarti se resterai ancora fermo
qui.- lo rimproverò parlando piano, con un tono basso e denso che
nemmeno sapeva di possedere.
Hans nell’udire quella voce calda come il respiro che gli aveva
soffiato direttamente sulla pelle della schiena, attraverso la stoffa
della casacca che indossava, rabbrividì pesantemente. In quell’istante
avvertì la presenza di Peter così fisicamente, come
un’impronta calda e reale contro di lui, che riuscì a ritornare
presente a se stesso. Lentamente Hans si girò nell’abbraccio di Peter e
gli circondò le spalle in una stretta possessiva, e gli appoggiò la
guancia contro la testa, avvolgendo completamente quel corpo sottile
con il suo più robusto. Il rimorso per quanto accaduto c’era ancora e
sarebbe rimasto in lui ancora a lungo, ma quello che stava stringendo
tra le braccia era Peter, il suo Peter, la persona
che lo aveva fatto innamorare in un modo totale e per la quale aveva
messo in gioco tutto se stesso, la sua vita e il suo ruolo di Cavaliere
Teutonico. Quel ragazzo dolce e forte che ora stava tremando tra le sue
braccia, per quel futuro oscuro e incerto incontro al quale stavano
andando insieme.
Qualsiasi cosa sarebbe potuto accadergli nella vita, qualsiasi
sentimento avrebbe potuto provare, Peter sarebbe rimasto sempre fermo e
indelebile dentro di lui, il centro attorno al quale sarebbe sempre
ruotata la sua completa esistenza e niente avrebbe mai potuto cambiare
quella realtà. Nessuno mai avrebbe avuto il potere di fargli cambiare i
suoi sentimenti, nessuno.
Piano allentò la stretta sulle spalle sottili del ragazzo e portò le
mani al suo viso piccolo e dolce, sollevandolo verso il proprio, come
aveva già fatto solo poche ora prima in quella che era stata la loro
cella al castello. Hans fissò il proprio sguardo in quello blu inteso
di Peter e lasciò che leggesse nelle sue profondità tutto i sentimenti
e i pensieri che nutriva verso di lui, per poter spazzare ogni dubbio e
tutto il dolore che quella maledetta giornata aveva causato loro.
Peter sorrise, uno di quei sorrisi ampi e dolci, colmi un tepore che
scioglieva sempre qualcosa dentro al petto di Hans, che abbassò appena
la testa e lo baciò, preso dal desiderio di scoprire se quel sorriso
era davvero dolce come ricordava e appariva ora. Le dita del ragazzo si
strinsero di più sulla stoffa ruvida della casacca, come se la schiena
del cavaliere fosse l’unico appiglio che possedesse per non cadere giù.
Hans leccò le labbra del ragazzo e gli accarezzò la punta del naso con
la propria, mentre lo spingeva verso l’interno della grotta, pronto a
cominciare la propria discesa verso quell’abisso senza fondo e
incandescente che era quell’amore e quella passione che li tenevano
così uniti l’uno all’altro. Peter si aggrappava a lui in cerca di un
contatto sempre maggiore, accarezzandogli il corpo con il proprio e
soffiandogli gemiti bollenti sulle labbra. Hans sentiva la testa
girare, non riusciva a capire più nient’altro che non fosse Peter tra
le sue braccia. Il ragazzo sollevò piano le palpebre e lo fissò con i
suoi occhi enormi di un blu liquido e accecante, e il cavaliere si rese
conto che quell’alone di infantile candore che caratterizzava il suo
volto era scomparso, in quel momento si rese conto di star abbracciando
un adulto.
Hans aumentò la stretta su di lui e, mentre ritornava a baciarlo, pensò
che davvero quella storia aveva cambiato entrambi. Peter era riuscito a
tirare fuori il suo lato migliore, aveva portato alla luce zone di lui
che nemmeno sapeva di possedere e che lo facevano quasi sentire diverso,
da ciò che era prima. Nonostante i pericoli e le difficoltà che stavano
affrontando, incontrare Peter era stato la cosa migliore che Dio
potesse mandargli: era il suo tesoro più prezioso, tanto che era
disposto a combattere tutto il resto della sua vita pur di difenderlo
da qualsiasi cosa lo potesse minacciare.
Le dita dell’ex cavaliere scivolarono lungo la schiena sottile del
ragazzo, infilandosi sotto le braghe di lana ruvida che ancora
indossava e gli prese le natiche nella coppa delle mani. Peter a quel
contatto gemette forte sulle labbra dell’altro, mentre artigliava con
le dita la stoffa della casacca sulle spalle dell’altro uomo. Hans
piegò la testa e iniziò a baciargli il collo, lasciando sulla sua pelle
strisce umide che, nel freddo di quella grotta, subito si trasformavano
in macchie fredde che lo facevano rabbrividire. Peter sollevò le
palpebre e puntò lo sguardo sul soffitto di roccia scura, incrostata di
muffa e infiltrazioni che il gelo di quella notte aveva trasformato in
scie di cristallo grigio con sfumature azzurre. Fino a poco tempo prima
provava un cieco terrore solo al pensiero che qualcuno volesse fare una
cosa simile con lui, ma adesso lo desiderava con tutto se stesso.
Desiderava sentire le mani e la bocca di Hans scavare sentieri bollenti
sulla sua carne, voleva sentire l’eccitazione scorrere come fuoco
dentro di lui mentre vedeva il suo amante arrivare al limite a causa
sua, bramava di sentire le mani dell’ex cavaliere stringergli forte il
fianchi prima che entrasse dentro di lui. Davanti quelle immagini che
gli si erano formate vivide e cocenti nel buio della sua mente, il
ragazzo non riuscì a reprimere un gemito d’aspettativa.
Hans intanto lo aveva liberato della casacca e ora era sceso a
baciargli il petto, mentre con le mani, che aveva riportato sotto la
stoffa ruvida delle braghe, gliele abbassò fino alle ginocchia e,
prendendolo con i palmi sotto le cosce, lo sollevò da terra. Peter si
diede una leggera spinta con i piedi e, sorretto dalle mani forti
dell’ex cavaliere, si arrampicò sul suo corpo solido, stringendogli le
spalle con le braccia e la vita con le gambe. Esalò un sospiro di
piacere nel sentire quanto fosse caldo quel corpo contro il suo,
avvertendo la solida consistenza dei suoi muscoli sotto le dita. Un
brivido lo squassò al pensiero che era con quel corpo che stava per
fare l’amore.
Sempre tenendolo tra le braccia, Hans si sedette sul pavimento umido e
freddo della grotta, strinse forte la vita del ragazzo con le sue
braccia e allontanò la bocca dalla sua, leccandogli in punta di lingua
la linea rigida della mandibola. Peter, seduto a cavalcioni sopra
l’altro, avvertì il suo membro premere contro di sé e, in moto di
esultante possesso, considerò che era per lui che era eccitato e per
nessun altro, che in quel momento nella mente del suo amante c’era solo
e unicamente lui, il pensiero di Klaus e del suo sacrificio erano ormai
naufragati e spariti nel mare di piacere che in cui aveva annegato
entrambi. In quel momento non sarebbero riusciti a interrompersi e ad
allontanarsi dall’altro nemmeno se tutti i cavalieri dell’Ordine
avrebbero fatto irruzione nella grotta.
Un sospiro umido e denso rotolò sulle labbra dell’ex allievo quando
Hans iniziò a percorrergli la gola con umidi baci, morsi scherzosi e
lappate licenziose, per distrarlo dalle sue dita che si stavano facendo
spazio dentro di lui per prepararlo. Peter piegò la testa all’indietro
mentre si mordeva le labbra e piantava la punta delle dita nella carne
dell’altro, era ancora molto doloroso per lui, ma non per questo lo
desiderava con minore intensità. Sapeva che quel dolore presto si
sarebbe mischiato al piacere, dando vita a una miscela che lo avrebbe
portato rapidamente alla follia. Inoltre contava sul fatto che la
consuetudine avrebbe potuto rendere le cose molto più facili in futuro,
sapeva che per loro non sarebbe stato facile, che la parte più
difficile iniziava ora, ma la sola idea di poter raggiungere un luogo
dove avrebbe potuto toccare e baciare Hans e fare l’amore con lui a
piacimento, senza alcuna limitazione lo riempiva di folle gioia.
Spinto da quella catena di pensieri, Peter piegò la testa di lato e
lasciò un bacio sulla tempia di quello che era stato il suo maestro,
sentendo la pelle umida sotto le labbra. Era inebriante sapere che
l’altro lo desiderava allo stesso modo in cui lo voleva lui.
- Sono pronto.- ansimò sentendo le dita dell’altro piegarsi dentro di
sé e toccare un punto che face esplodere fontane di luci colorate
dietro lo schermo delle sue palpebre abbassate.
- Non voglio farti male.- rispose l’ex cavaliere, con lo stesso tono
ansante.
- Va bene.- rispose il ragazzo, comprendendo che entrambi erano al
limite.
Come per sottolineare le sue parole, staccò una mano delle sue spalle e
con essa gli slacciò i legacci delle braghe che indossava, incespicando
un paio di volte con le dita nel nodo, e poi ne abbassò il bordo. Hans
allora gli strinse i fianchi con le mani e lo aiutò a sollevarsi sulle
ginocchia prima aiutarlo a scendere su di lui. Peter piegò la testa
all’indietro e gemette di dolore e piacere, mentre le sue dita
premevano ancora più forte sulle scapole dell’amante, tanto da
conficcargli le unghie nella carne. Dopo un attimo di immobilità, per
fargli riprendere fiato e farlo abituare, il ragazzo raddrizzò la testa
e poggiò la fronte contro quella di Hans, piantando un sguardo liquido
e bollente nel suo.
Peter cominciò a muoversi, cavalcando le ondate di piacere che gli
arrivavano dritte dal suo bassoventre, viso contro viso, labbra contro
labbra, schiuse contro il respiro caldo e ansante, promettendosi senza
sosta ti amo tra un gemito e l’altro, fino a quando il piacere non
montò come un’ondata dentro di loro che li travolse e li spazzò via.
Hans indossò il mantello di lana grezza e bianca e guardò fuori
dall’imboccatura della grotta. Nella luce perlacea che precede l’alba,
la tormenta non aveva ancora cessato di infuriare. Era un’ottima
occasione per loro, perché la neve avrebbe impedito ai Cavalieri di
inseguirli e avrebbe cancellato le loro tracce. Poi spostò lo sguardo
su Peter che stava finendo di sellare i cavalli e sospirò. Se
all’interno dell’Ordine il loro destino era pericolosamente in bilico
tra la vita e la pena capitale, ora la bilancia pendeva tutta dal lato
della morte. Erano dei ricercati inseguiti nientemeno che dall’Ordine
Teutonico, da una delle legioni di Dio e nessuno sarebbe stato disposto
a schierarsi al loro fianco. Erano colpevoli e non avrebbero trovato
salvezza né in questo mondo né nel prossimo, eppure per loro che erano
venuti al mondo per commettere un simile peccato, la paura della
dannazione eterna e delle fiamme infernali non aveva significato,
perché per loro il Paradiso era già su questa Terra.
Con un paio di brevi falcate, Hans coprì la distanza che lo separava
dalla persona di cui si era innamorato e gli cinse i fianchi sottili
con le sue braccia, tirandoselo contro il petto e lasciandogli un bacio
umido sul lato della gola. No, non temeva il sonno eterno, né le pene
che avrebbe dovuto affrontare nell’Inferno, perché la possibilità di
vivere un amore simile valeva ogni prezzo. Se anche fosse rinato mille
altre volte, per mille altre volte si sarebbe innamorato di quel
ragazzo fragile e bellissimo, perché le loro anime erano legate in modo
indissolubile.
Peter girò la testa e cercò le sue labbra con le proprie, un bacio
dolce e vellutato, simile alla seta in cui le donne amavano avvolgersi.
Hans chiuse gli occhi e poggiò la fronte contro la tempia del ragazzo,
respirando a fondo il suo profumo di neve e pino, che pareva
confondersi con l’odore di quella mattina. Bastava quello a quietare la
sua anima in subbuglio per il futuro oscuro e incerto che li attendeva
fuori da quella grotta, né i pericoli che aspettavano di colpirli a
ogni angolo. In quel momento c’erano solo loro due, in bilico sul
mondo, padroni di loro stessi, colmi di quell’amore che provavano l’uno
per l’altro.
- Andiamo?- chiese Hans baciando la guancia del ragazzo.
Un sorriso scivolò sulle labbra di Peter per quelle attenzioni, mentre
annuiva piano e sfregava il suo volto contro quello dell’altro uomo, in
una lenta carezza.
Presero i cavalli per la cavezza e uscirono dalla grotta, uno vicino
all’altro, avvolti nei mantelli bianchi dell’Ordine a cui erano
appartenuti. Attraverso il velo perlaceo della neve che vorticava a
mezz’aria, si scambiarono uno sguardo d’intesa, facendosi forza l’un
l’altro. Hans aprì un lembo del suo mantello più ampio e, passando un
braccio attorno alle spalle di Peter, se lo strinse contro e lo avvolse
con quella stoffa, creando attorno a lui un bozzolo caldo.
Un ultimo bacio e fecero il primo passo avanti verso quel futuro che li
attendeva, mentre la neve sfumava le loro figure rendendole simili a
visioni oniriche e cancellava le loro orme.
Fine