Capitolo nove:
Il mio amore più profondo, il mio peccato più grande


La luce della luna penetrava dal piccolo abbaino aperto in alto nella rozza parete di pietra e spioveva nella stanza avvolgendo tutto in una luce iridescente, che sfocava i contorni delle cose rendendoli irreali come in un sogno. Hans, inginocchiato sul letto, osservava gli argentei raggi lunari scivolare sul corpo nudo di Peter, languidamente disteso davanti a sé, illuminandone appena la pelle e ridisegnandone ogni avvallamento ed ogni rilievo. Il Cavaliere deglutì a vuoto cercando di forzare il nodo che gli aveva improvvisamente stretto la gola. Aveva sempre intuito che Peter fosse di una bellezza quasi irreale, ma non era preparato a tanto: la sua era una bellezza che incantava, divorava la mente ed impediva di ragionare; mai come in quel momento gli sembrava l’angelo più splendente che Dio avesse creato, capitato per errore sulla Terra, tra le sue braccia. Quegli occhi cobalto, sfumati dall’argento della luna, che non avevano mai abbandonato i suoi, lo stavano fissando con una dolcezza struggente e tutto l’amore che provava per lui.
Hans sollevò lentamente la mano e la portò al volto del suo allievo, poggiando il palmo sulla morbida pienezza della guancia. Peter gli sorrise, portando la propria mano su quella del suo maestro e strofinando la guancia sul palmo. Hans sorrise di rimando prima di liberare delicatamente l’arto ed accarezzare in punta di dita i contorni di quel corpo, in un tocco lieve quasi temesse che potesse svanire da un istante all’altro, fermandolo sul fianco destro e sfiorando un pezzo di quella pelle straordinariamente morbida con il pollice. Il fisico di Peter era così minuto e gracile da poterlo infrangere se lo avesse stretto troppo, era ancora acerbo e con i muscoli appena delineati, ma compatto ed armonioso; le sue membra erano eleganti e scattanti, affusolate, semplicemente perfette, davano l’idea di essere state plasmate delle mani del più grande scultore che camminava sulla terra. Hans non aveva mai visto qualcosa di altrettanto bello nella sua vita!
Peter sollevò le braccia, tendendole verso di lui in un languido invito. Il Cavaliere socchiuse un istante gli occhi nel tentativo di domare il senso di vertigine che lo aveva preso. Quando risollevò le palpebre Peter si sentì bruciare la pelle da quelle iridi nocciola ribollenti come rame fuso. Con movimenti lenti, stando attento a non gravare troppo con il proprio peso su di lui, Hans si stese sul corpo di Peter, strappando un lieve sospiro a se stesso ed all’altro nel trovarsi finalmente pelle contro pelle, incrociandogli le braccia dietro la schiena per stringerlo completamente contro di sé: lo voleva sentire vicino, più vicino che poteva; immediatamente le braccia del ragazzo gli si strinsero attorno al collo, afferrandogli saldamente le spalle. Il Cavaliere scrutò ancora un attimo gli occhi di Peter che lo fissavano sereni e sicuri, prima di chinare la testa e baciarlo. Un bacio dolce e denso, calmo, come se avessero tutto il tempo che desideravano a disposizione per assaporarsi. Era tutto così diverso! Pensò Peter. Quel bacio non aveva niente a che vedere con quello freddo e duro che quell’uomo voleva strappargli. Diverso anche da quelli rapidi e timorosi che si rubavano a vicenda nel silenzio della notte. Era un bacio così dolce e ricolmo d’amore da fargli salire le lacrime agli occhi. Un morbido languore gli stava sciogliendo il corpo, infrangendo una dopo l’altra le barriere della sua razionalità. Hans si allontanò da quelle labbra rosse e dolci quando sentì i polmoni in fiamme. Risollevò le palpebre incontrando il volto rilassato e gli occhi lucidi del suo allievo. Il Cavaliere gli baciò lo zigomo per poi scendere con le labbra fino alla mandibola che percorse con una serie di piccoli baci. Lentamente Hans iniziò a percorrere il corpo sotto il suo, scivolando su di esso con carezze insinuanti, baci languidi, morsi e lappate licenziosi. Peter avvertiva come se ogni contatto con il suo maestro appiccasse un fuoco sulla sua pelle che dilagava istantaneamente nel suo corpo come un incendio nella sterpaglia arida. Sentiva la mente sempre più annebbiata, mentre il suo corpo si contraeva ed inarcava; le sue mani sembravano aver preso vita propria accarezzando languidamente le larghe spalle e sulle braccia muscolose dell’uomo sopra di sé. Sospiri pesanti e rochi gemiti rotolavano fuori dalle sue labbra sensualmente dischiuse, infrangendosi e scorrendo sulla pelle di Hans come metallo arroventato. A Peter sembrava di essere diventato un enorme recettore di tutte le sensazioni che Hans stava scatenando in lui, che trafiggevano impietosamente il suo corpo sconvolgendolo ed annientandolo.
Dal canto suo il Cavaliere era sorpreso dal modo deciso con cui stava accarezzando il suo allievo: anche se era la prima volta con un altro uomo, il suo corpo sembrava sapere naturalmente come e dove toccarlo per dargli piacere. Ed era sorprendentemente eccitante! Sembrava di stare suonando la più melodiosa delle arpe: a seconda del tocco e dalla zona più o meno sensibile di pelle lambita, Peter emetteva suoni ora limpidi come cristallo, ora bassi e rochi! Per la prima volta comprese la differenza tra prendere un’amante a caso, tanto per divertirsi, e prendere la persona amata: Hans avvertiva dentro di sé il netto desiderio di segnare come propria quell’opalescente e delicata pelle, affinché il suo allievo non dimenticasse mai a chi sarebbe appartenuto da quel momento in poi.
Quando la testa di Hans scivolò tra le sue gambe, Peter gridò di stupore inarcando violentemente la schiena e premendo la nuca sul guanciale, artigliandogli e strattonandogli i capelli. L’uomo si allontanò ed avvicinò il suo volto a quello arrossato e meravigliato di Peter. I capelli arruffati erano disordinatamente sparsi sul cuscino, simili ad una raggiera argentea, i lineamenti del suo volto erano tesi ed appena alterati dal piacere che stava iniziando a sperimentare. Gli carezzò le labbra con le proprie per attirare la sua attenzione e trattenne il fiato quando il ragazzo sollevò appena la palpebre svelando due intense iridi liquide di piacere.
- Non urlare così forte o ci scopriranno!- gli ricordò bisbigliandogli sulle labbra, sfiorandole appena ad ogni movimento.
Peter lo osservò un attimo ancora confuso, prima di annuire con un piccolo movimento della testa. Hans lo baciò un’altra volta prima di ritornare nella posizione precedente. Sentendo i gemiti risalirgli la gola, Peter staccò una mano dalla testa del suo maestro e se la premette sulle labbra, forte, lasciando defluire solo deboli e sconnessi mugolii che gli vibravano in gola. Hans stava facendo qualcosa li, tra le sue gambe, un qualcosa che prima gli aveva fatto male ed ora gli stava facendo sciabordare una serie di brividi bollenti lungo la schiena, che gli stava facendo contrarre e rilassare i muscoli delle cosce, che aveva trasformato il suo corpo in un ammasso tremolante. Perse il controllo del suo corpo ed iniziò ad ondeggiare le anche ed ad inarcarsi sempre più profondamente per seguire le ondate di piacere che dalla bocca del Cavaliere si allargavano nel suo corpo, fino a quando non ne venne sommerso.
Riaprì gli occhi a fatica, sentendosi stranamente sfinito ed infinitamente rilassato, il respiro che gli usciva incandescente dal petto, avvertendo le labbra del suo maestro tormentare quel pezzetto di pelle che si trovava appena sotto il lobo del suo orecchio sinistro. Un delizioso formicolio gli solleticava il collo ad ogni bacio dell’altro. Peter sollevò le mani ed iniziò a farle scorrere tra i capelli di Hans lunghi fino alla base del collo, sentendo le ciocche nere scorrere morbide e lisce tra le sue dita. Il Cavaliere mugolò di soddisfazione sentendo la sua pelle incresparsi appena ad ogni tocco, e risollevò la testa fino a riportarla all’altezza di quella del ragazzo.
- Come ti senti?- gli chiese con un tono basso e sensuale, fissandolo in quegli occhi cobalto troppo grandi ed ingenui.
- B… bene…- mormorò imbarazzato da quello sguardo caldo piantato nel suo.
Un leggero velo di porpora gli colorò le guance: era la prima volta che il suo maestro lo guardava in un modo che non fosse severo o sprezzante, era molto strano ma decisamente piacevole!
Hans sorrise appena prima di tornare a baciare quelle labbra. Quando si allontanò e risollevò le palpebre, le sue iridi avevano perso quell’inaspettata morbidezza che avevano assunto poco prima, tornando ad essere le lastre di vetro di sempre. Ora che erano arrivati al punto di non ritorno i dubbi e le paure che lo avevano accompagnato fino a quella notte sembravano essere ritornati a galla, aver ripreso ad assediarlo e tormentarlo.
- È meglio che ci fermiamo qui.- la sua voce era tornata fredda ed incolore.
Peter lo osservò sbalordito mentre si rialzava dal suo corpo, l’aria gelida, tenuta a bada fino a quel momento dai loro corpi allacciati, iniziò a lambire improvvisamente la sua pelle. Non voleva che tutto quello che aveva assaporato quella notte venisse perso così, che quel calore che gli aveva sciolto il corpo si dissolvesse in un simile gelo! Scattò a sedere sul letto ed abbracciò Hans, seduto sulla sponda, da dietro, premendo il suo torace sulla schiena dell’uomo.
- Peter…- esalò il cavaliere con voce stanca, che permise al ragazzo di comprendere quanto fosse combattuto tra la sua morale ed il suo cuore.
- Dio è amore!- esclamò l’apprendista convinto, serrando la stretta delle sue braccia sottili sulla vita del suo maestro.
Hans dovette mordersi le labbra per combattere contro quell’ondata bollente che gli aveva attraversato fulminea il corpo nel sentire quelle mani sottili e calde ferme sul suo addome, troppo vicine al suo inguine.
- Cosa stai dicendo?!- chiese stupito da quell’affermazione senza senso in quel contesto.
Peter gli cosparse la spalla di una serie di baci umidi, per poi nascondere il volto nell’incavo del suo collo.
- Dio è amore – ripeté con ancora le labbra sulla sua pelle – Perché dovrebbe condannare il nostro?- domandò con l’innocenza di un bambino.
Hans sospirò pesantemente intrecciando le sue mani a quelle del ragazzo ancora su di lui.
- Perché il nostro è un amore vietato che ci condurrà dritti a morte!- parlò piano con ancora quel tono sconfitto a lui così estraneo.
- La morale, il buon senso, Dio, l’Inferno… non mi interessa più nulla! Hai ragione: se facessi prevalere il pudore ed il mio credo sarebbe tutto più facile! Ma io ti amo Hans! Tutto il resto non ha nessuna importanza perché io ti desidero incondizionatamente!- .
Peter aveva parlato a bassa voce, lentamente, con le labbra che ad ogni parola carezzavano la pelle della sua gola. Hans si sentì piccolo e debole davanti la forza e l’amore che quel ragazzino gli stava dimostrando. Fino a quel momento lui aveva continuato a scappare, a fuggire spaventato adducendo scuse assurde, nonostante il suo corpo e la sua anima urlassero selvaggiamente di volerlo amare; invece Peter aveva accettato quei sentimenti pericolosi, aveva sempre combattuto con lui per difenderli, non pentendosi mai di niente, accettando i propri sentimenti senza mai provare vergogna per essi. Si era dimostrato molto più forte di lui.
Lui amava Peter. Peter amava lui. Si amavano e si desideravano. Cosa c’era di male?
Avvertì come un nodo sciogliersi nel fondo della sua anima ed un tepore invadergli il corpo. Aveva preso la sua decisione e questo lo fece sentire incredibilmente leggero, a posto con la propria coscienza, come se i dubbi che lo avevano tormentato fino a quel momento non fossero mai esistiti, e sorrise liberamente, come non aveva mai fatto prima.
Piano forzò la stretta del ragazzo e si voltò verso di lui, prese il suo mento tra le dita e lo costrinse gentilmente a sollevarsi verso il suo. Lo scrutò con una bella espressione calda e dolce che fece arrossire di stupore Peter, mentre gli carezzava le labbra con il pollice.
- Scusami! –bisbigliò sulle sue labbra – E’ stato un momento di follia!- .
Peter a quelle parole sorrise illuminandosi tanto da far girare la testa al Cavaliere. La sua risposta fu un bacio esultante ed irruento, che conservava solo labili tracce di dolcezza, ed al quale Hans rispose con la stessa passione, stringendo a sé quel corpo gracile e spingendolo sul letto sotto di sé.
- Ti farà molto male!- lo avvertì poi dolcemente preoccupato, mentre gli accarezzava delicatamente il volto.
- Va bene!- rispose il ragazzo con un sorriso.
- Rilassati – gli consigliò mentre gli baciava uno zigomo – Promettimi che se il dolore diventerà insopportabile, mi fermerai in qualsiasi momento!- .
- Hans prendimi… fai l’amore con me!- miagolò inarcandosi per cercare un contatto maggiore con il corpo sopra di sé.
Con un piccolo movimento della testa il Cavaliere annullò la poca distanza tra loro e lo baciò, nel tentativo di distrarlo dal dolore che gli avrebbe provocato entrando dentro di lui.
Il dolore serpeggiò nel corpo di Peter incandescente, dava l’idea che il suo corpo si stesse squarciando. Le urla venivano sistematicamente spente nella bocca del suo maestro ancora sulla sua. Sentiva il suo corpo contrarsi e ritrarsi, nel tentativo di scacciare quello che stava entrando nel suo. Le sue mani artigliarono la schiena del Cavaliere incidendo la pelle con le unghie. Gettò la testa indietro, allontanandosi dalle labbra dell’altro, soffocando un grido contro i denti serrati.
Hans si fermò boccheggiando, sentendo il proprio autocontrollo incrinarsi sotto quel calore dolce ed accogliente. Le sue mani gli accarezzavano il corpo, ovunque riuscisse ad arrivare, sperando che il piacere surclassasse il dolore. Osservò il volto del suo allievo contratto in una smorfia di dolore: non avrebbe mai avuto il coraggio di fargli veramente male, anche se involontariamente.
- Ci fermiamo?- chiese nonostante fosse consapevole di non esserne minimamente in grado.
Peter socchiuse le palpebre, puntando su di lui un paio di iridi in tempesta, poi, non fidandosi della propria voce, scosse la testa. Hans sospirò rassegnato davanti la sua cocciutaggine. L’apprendista richiuse gli occhi, cercando di spostare la sua attenzione dalle sensazioni che lo stavano dilaniando, da quel corpo rovente piantato nel proprio che gli stava incendiando le viscere. Cercò, invece, di concentrarsi su altre sensazioni: il calore del corpo di Hans sul suo, i brividi che gli increspavano la pelle ad ogni minimo sfioramento dell’epidermidi, la sensazione si benessere che gli suscitavano dentro quelle mani grandi e ruvide che scivolavano calde e leggere sulla sua pelle. Peter sentì il dolore scemare lentamente, lasciando il posto a quella labile scintilla di piacere che stava cercando. Riaprì a fatica gli occhi ritrovandosi davanti il volto contratto da un altro tipo di sofferenza del suo maestro.
- Potresti dirmelo?- gli chiese con voce tremula dopo una lunga pausa di silenzio.
Il Cavaliere lo fissò un attimo perplesso, ma quando comprese il senso di quella richiesta sorrise e, cercando di non fare movimenti bruschi che potessero suscitare altro dolore al ragazzo, si chinò fino a raggiungere il suo orecchio con la bocca.
- Ti amo con il cuore!- disse deciso e dolce.
A quelle parole una sensazione di dolce calore gli si sciolse nel petto e Peter scoprì che bastava ad annullare quel che restava del dolore. Girò il volto verso quello del Cavaliere ricercandone le labbra, per poi muovere il proprio bacino alla ricerca di quello dell’altro.
Hans iniziò a spingere sempre attento alle reazioni sul viso di Peter, aumentando il ritmo man mano che i mugolii compiaciuti dell’altro si trasformavano in gemiti di piacere, che avrebbe voluto sentire invadere la piccola stanza, scivolare sulle pareti, prima di raccoglierle con le proprie orecchie, e che invece doveva soffocare nella propria bocca per non essere scoperti.


Il futuro… le fiamme dell’inferno…
Non mi importa più di nulla!
Non temo più la dannazione
L’unica cosa che so è che voglio stare con lui!
È così naturale per me amarlo…
Dannerei la mia anima altre mille volte
Pur di non rinunciare a lui.
Da quando l’ho incontrato sono diventato
Irrimediabilmente pazzo!



Hans e Peter erano ora distesi sul letto, abbracciati l’uno all’altro, cercando di calmare il battito impazzito dei loro cuori e di ricordare come si respira normalmente.
Peter disteso sul fianco con la testa poggiata sulla spalla del suo amante ed una mano abbandonata sul suo petto, assaporava ad occhi chiusi il morbido languore che gli aveva sciolto i muscoli e le ossa. Non avrebbe mai creduto che potessero esistere sensazioni simili, così violente da sconvolgere. E pensare che fino a poco tempo prima pensava a certe attività con un misto di terrore e ribrezzo! Hans era stato così gentile con lui da dargli la sensazione di volerlo avvolgere in un drappo di velluto. Rise sommessamente dopo aver formulato quel pensiero assurdo.
- Che c’è?- chiese il Cavaliere sentendo il suo corpo scuotersi.
- Niente…- rispose lui in un basso sospiro che fece rabbrividire l’uomo.
Peter sollevò la testa, incrociando gli occhi con quelli nocciola dell’altro, sorridendo ancora. Quanto era diventato importante quell’uomo burbero e gentile per lui? Così tanto che separarsi da lui sarebbe stato un dolore fisico! Un’idea folle si fece improvvisamente largo dentro di lui.
- Andiamo via!- disse rapidamente, sollevandosi sul gomito per poterlo guardare più agevolmente.
- Come?- chiese Hans stupito, credendo di non aver compreso bene.
- Andiamo via! – ripeté l’apprendista con un sorriso entusiasta – Abbandoniamo l’Ordine e fuggiamo in posto lontano, dove non potranno mai prenderci, dove saremmo liberi di amarci!- e rimase ansiosamente in attesa della sua risposta.
Nella penombra Hans sorrise amaramente davanti la candida ingenuità di quel ragazzo. Non esisteva un luogo simile, non in quel loro mondo. Da fuggiaschi sarebbero dovuti scappare per tutta la loro vita, camminando sempre con la morte accanto. Nessun luogo al mondo avrebbe accettato di accogliere due come loro, dall’anima macchiata dal peccato. Peter non se ne rendeva conto ma si erano fatti nemici il mondo intero! Ugualmente non voleva spegnere quel sorriso che gli aveva illuminato il volto rendendolo di una bellezza quasi dolorosa.
- Va bene! – rispose accarezzandogli i capelli – Adesso però prova a riposare un po’!- .
- Dopo!- rispose di rimando il ragazzo.
Il Cavaliere non fece in tempo a capire che si ritrovò Peter seduto a cavalcioni sulla sua pancia. Si concesse una lunga occhiata per osservare attentamente quel corpo candido che si mostrava a lui senza alcuna vergogna, quel volto ancora arrossato dal piacere, i capelli arruffati ed incollati alla pelle sudata. Bellissimo, semplicemente bellissimo! Portò le mani su di lui, iniziando ad accarezzarlo sui fianchi e le cosce.
- Che vuoi fare?- chiese divertito inclinando la testa di lato.
Peter non rispose ma i suoi occhi scintillarono di malizia. Hans era ancora più attraente di come lo aveva immaginato: il suo corpo era atletico, con i muscoli perfettamente delineati dai lunghi anni di allenamento, ma stranamente non aveva preso le linee rozze e volgari di molti altri soldati, ma anzi era proporzionato e sodo, decisamente invitante. Emanava un’aura di forza impressionante. Era con quel corpo che aveva fatto l’amore! Pensò mentre lo accarezzava su tutto il tronco con i palmi delle mani ben aperti per poter toccare quanta più pelle possibile. Un crampo di desiderio gli contorse le viscere, molto più violento della prima volta che si era scoperto a bramarlo.
Peter si chinò su di lui iniziando a baciargli la spalla. Disteso sulla schiena sotto la meravigliosa promessa di quel corpo eccitato e l’accattivante insistenza di quella bocca che si muoveva su di lui, il corpo di Hans iniziò ben presto a tremare di incontrollabile desiderio.
Era stato come il divampare improvviso di un incendio, i loro corpi arroventati avevano iniziato a cercarsi a vicenda sfiorandosi in lunghe, sensuali carezze pelle contro pelle, che strappavano ad entrambi brividi bollenti e respiri sempre più pesanti. L’eccitazione scorreva come lava nelle loro vene. Peter lo desiderava talmente tanto che quella mancanza stava diventando un dolore fisico. Quindi si sollevò sulle ginocchia e si abbassò lentamente accogliendolo in sé, sentendosene completamente colmato. Dopo un leggero brivido di dolore iniziò ad inseguire rapidamente le ondate di piacere che squassavano i suoi lombi.
La vista di quel ragazzo dalla bellezza irreale che si muoveva su di lui travolse Hans, che sollevò le mani portandole ai suoi fianchi affondando più volte in lui, scosso da brividi convulsi.
Lo stupore della prima volta aveva lasciato campo libero al solo piacere, lasciandoli in balia di sensazioni molto più concrete e dense. Fu come spalancare improvvisamente una porta e venire investiti da un calore torrido e da un’accecante luce bianca.
Peter crollò sul corpo di Hans, che gli passò le braccia attorno alla schiena stringendolo a sé, accarezzandola nel tentativo di calmarlo. Quando riuscirono a riprendere un minimo di controllo, il Cavaliere gli sollevò il mento con una mano e lo baciò dolce e delicato.
Il rintocco della campana che annunciava la vigilia irruppe improvviso nelle loro menti intorpidite dal piacere, infrangendo la bolla dorata in cui si erano rinchiusi, facendoli sobbalzare e riportandoli bruscamente alla realtà. Si guardarono come se fossero emersi in quel momento da un meraviglioso sogno, dal quale non avrebbero mai voluto essere destati e nel quale speravano di ritornare al più presto.
Hans sollevò la mano, accarezzando con il dorso delle dita la guancia accaldata del ragazzo.
- E’ meglio che rimani nella cella, dirò al Gran Maestro che non stai bene.- e gli baciò la fronte.
Peter sorrise piacevolmente sorpreso da quel gesto.
- No, devo venire anch’io: qualcuno potrebbe sospettare qualcosa.- rispose prima di sollevarsi di malavoglia da quel corpo che lo accoglieva perfettamente.
Hans lo osservò mettersi seduto a fatica e, senza sapere perché, gli tornò alla mente lo sguardo che Gustav Lammer aveva rivolto quel pomeriggio a Peter, ed un’ondata di furia gelida gli attraversò il corpo. Non avrebbe mai permesso che qualcuno gli portasse via la persona più importante della sua vita, l’unica che fosse riuscito a farlo innamorare davvero, per un mero desiderio sessuale. Spinto dalla gelosia Hans afferrò Peter per un braccio e, con uno strattone, se lo tirò contro. Preso alla sprovvista il ragazzo si sbilanciò all’indietro cadendo sulle gambe incrociate del suo maestro. Con uno scatto felino l’uomo si chinò sul suo torace, mordendo ferocemente la pelle candida all’altezza del cuore, strappandogli un urlo di dolore. Quando staccò la bocca da lui, Hans vide un discreto segno violaceo intaccare la pallida perfezione di quella pelle lunare e sorrise soddisfatto.
- Hans ma che ti è preso?- chiese l’apprendista un po’ spaventato da quella reazione.
Il Cavaliere spostò il suo sguardo su di lui e gli prese il volto tra le sue mani enormi, avvicinandolo al proprio.
- Tu sei solo mio, ricordalo sempre… non ti lascerò mai a nessun altro!- quello sguardo serio non ammetteva repliche.
Peter annuì, comprendendo a chi si riferisse davvero con quella frase, con un sorriso lusingato e divertito. Certo in quelle poche ore il suo maestro aveva eseguito una vera e propria rivoluzione interiore! All’inizio si era rifiutato persino di starlo a sentire e, ora che aveva infranto molti dei suoi preconcetti, si metteva addirittura a fare il possessivo! Era davvero un tipo assurdo!
Hans non aveva nulla di cui preoccuparsi: erano l’uno dell’altro da quel lontano giorno in cui avevano incrociato per la prima volta lo sguardo nello studiolo del Gran Maestro. Non avrebbe mai permesso e nessuno che non fosse Hans di toccarlo.
Si concessero un ultimo bacio, prima di alzarsi e recarsi alla compieta.
Il loro amore non era fatto per essere vissuto alla luce del sole, ma per essere assaporato nel silenzio della notte, lontano da ogni altro sguardo. Quello era l’unico modo concessogli per proteggersi.