Capitolo nove:
Il mio amore più profondo, il mio peccato più grande
La luce della luna penetrava
dal piccolo abbaino aperto in alto nella rozza parete di pietra e
spioveva nella stanza avvolgendo tutto in una luce iridescente, che
sfocava i contorni delle cose rendendoli irreali come in un sogno.
Hans, inginocchiato sul letto, osservava gli argentei raggi lunari
scivolare sul corpo nudo di Peter, languidamente disteso davanti a sé,
illuminandone appena la pelle e ridisegnandone ogni avvallamento ed
ogni rilievo. Il Cavaliere deglutì a vuoto cercando di forzare il nodo
che gli aveva improvvisamente stretto la gola. Aveva sempre intuito che
Peter fosse di una bellezza quasi irreale, ma non era preparato a
tanto: la sua era una bellezza che incantava, divorava la mente ed
impediva di ragionare; mai come in quel momento gli sembrava l’angelo
più splendente che Dio avesse creato, capitato per errore sulla Terra,
tra le sue braccia. Quegli occhi cobalto, sfumati dall’argento della
luna, che non avevano mai abbandonato i suoi, lo stavano fissando con
una dolcezza struggente e tutto l’amore che provava per lui.
Hans sollevò lentamente la
mano e la portò al volto del suo allievo, poggiando il palmo sulla
morbida pienezza della guancia. Peter gli sorrise, portando la propria
mano su quella del suo maestro e strofinando la guancia sul palmo. Hans
sorrise di rimando prima di liberare delicatamente l’arto ed
accarezzare in punta di dita i contorni di quel corpo, in un tocco
lieve quasi temesse che potesse svanire da un istante all’altro,
fermandolo sul fianco destro e sfiorando un pezzo di quella pelle
straordinariamente morbida con il pollice. Il fisico di Peter era così
minuto e gracile da poterlo infrangere se lo avesse stretto troppo, era
ancora acerbo e con i muscoli appena delineati, ma compatto ed
armonioso; le sue membra erano eleganti e scattanti, affusolate,
semplicemente perfette, davano l’idea di essere state plasmate delle
mani del più grande scultore che camminava sulla terra. Hans non aveva
mai visto qualcosa di altrettanto bello nella sua vita!
Peter sollevò le braccia,
tendendole verso di lui in un languido invito. Il Cavaliere socchiuse
un istante gli occhi nel tentativo di domare il senso di vertigine che
lo aveva preso. Quando risollevò le palpebre Peter si sentì bruciare la
pelle da quelle iridi nocciola ribollenti come rame fuso. Con movimenti
lenti, stando attento a non gravare troppo con il proprio peso su di
lui, Hans si stese sul corpo di Peter, strappando un lieve sospiro a se
stesso ed all’altro nel trovarsi finalmente pelle contro pelle,
incrociandogli le braccia dietro la schiena per stringerlo
completamente contro di sé: lo voleva sentire vicino, più vicino che
poteva; immediatamente le braccia del ragazzo gli si strinsero attorno
al collo, afferrandogli saldamente le spalle. Il Cavaliere scrutò
ancora un attimo gli occhi di Peter che lo fissavano sereni e sicuri,
prima di chinare la testa e baciarlo. Un bacio dolce e denso, calmo,
come se avessero tutto il tempo che desideravano a disposizione per
assaporarsi. Era tutto così diverso! Pensò Peter. Quel bacio non aveva
niente a che vedere con quello freddo e duro che quell’uomo voleva
strappargli. Diverso anche da quelli rapidi e timorosi che si rubavano
a vicenda nel silenzio della notte. Era un bacio così dolce e ricolmo
d’amore da fargli salire le lacrime agli occhi. Un morbido languore gli
stava sciogliendo il corpo, infrangendo una dopo l’altra le barriere
della sua razionalità. Hans si allontanò da quelle labbra rosse e dolci
quando sentì i polmoni in fiamme. Risollevò le palpebre incontrando il
volto rilassato e gli occhi lucidi del suo allievo. Il Cavaliere gli
baciò lo zigomo per poi scendere con le labbra fino alla mandibola che
percorse con una serie di piccoli baci. Lentamente Hans iniziò a
percorrere il corpo sotto il suo, scivolando su di esso con carezze
insinuanti, baci languidi, morsi e lappate licenziosi. Peter avvertiva
come se ogni contatto con il suo maestro appiccasse un fuoco sulla sua
pelle che dilagava istantaneamente nel suo corpo come un incendio nella
sterpaglia arida. Sentiva la mente sempre più annebbiata, mentre il suo
corpo si contraeva ed inarcava; le sue mani sembravano aver preso vita
propria accarezzando languidamente le larghe spalle e sulle braccia
muscolose dell’uomo sopra di sé. Sospiri pesanti e rochi gemiti
rotolavano fuori dalle sue labbra sensualmente dischiuse, infrangendosi
e scorrendo sulla pelle di Hans come metallo arroventato. A Peter
sembrava di essere diventato un enorme recettore di tutte le sensazioni
che Hans stava scatenando in lui, che trafiggevano impietosamente il
suo corpo sconvolgendolo ed annientandolo.
Dal canto suo il Cavaliere
era sorpreso dal modo deciso con cui stava accarezzando il suo allievo:
anche se era la prima volta con un altro uomo, il suo corpo sembrava
sapere naturalmente come e dove toccarlo per dargli piacere. Ed era
sorprendentemente eccitante! Sembrava di stare suonando la più
melodiosa delle arpe: a seconda del tocco e dalla zona più o meno
sensibile di pelle lambita, Peter emetteva suoni ora limpidi come
cristallo, ora bassi e rochi! Per la prima volta comprese la differenza
tra prendere un’amante a caso, tanto per divertirsi, e prendere la
persona amata: Hans avvertiva dentro di sé il netto desiderio di
segnare come propria quell’opalescente e delicata pelle, affinché il
suo allievo non dimenticasse mai a chi sarebbe appartenuto da quel
momento in poi.
Quando la testa di Hans
scivolò tra le sue gambe, Peter gridò di stupore inarcando
violentemente la schiena e premendo la nuca sul guanciale,
artigliandogli e strattonandogli i capelli. L’uomo si allontanò ed
avvicinò il suo volto a quello arrossato e meravigliato di Peter. I
capelli arruffati erano disordinatamente sparsi sul cuscino, simili ad
una raggiera argentea, i lineamenti del suo volto erano tesi ed appena
alterati dal piacere che stava iniziando a sperimentare. Gli carezzò le
labbra con le proprie per attirare la sua attenzione e trattenne il
fiato quando il ragazzo sollevò appena la palpebre svelando due intense
iridi liquide di piacere.
- Non urlare così forte o ci
scopriranno!- gli ricordò bisbigliandogli sulle labbra, sfiorandole
appena ad ogni movimento.
Peter lo osservò un attimo
ancora confuso, prima di annuire con un piccolo movimento della testa.
Hans lo baciò un’altra volta prima di ritornare nella posizione
precedente. Sentendo i gemiti risalirgli la gola, Peter staccò una mano
dalla testa del suo maestro e se la premette sulle labbra, forte,
lasciando defluire solo deboli e sconnessi mugolii che gli vibravano in
gola. Hans stava facendo qualcosa li, tra le sue gambe, un qualcosa
che prima gli aveva fatto male ed ora gli stava facendo sciabordare una
serie di brividi bollenti lungo la schiena, che gli stava facendo
contrarre e rilassare i muscoli delle cosce, che aveva trasformato il
suo corpo in un ammasso tremolante. Perse il controllo del suo corpo ed
iniziò ad ondeggiare le anche ed ad inarcarsi sempre più profondamente
per seguire le ondate di piacere che dalla bocca del Cavaliere si
allargavano nel suo corpo, fino a quando non ne venne sommerso.
Riaprì gli occhi a fatica,
sentendosi stranamente sfinito ed infinitamente rilassato, il respiro
che gli usciva incandescente dal petto, avvertendo le labbra del suo
maestro tormentare quel pezzetto di pelle che si trovava appena sotto
il lobo del suo orecchio sinistro. Un delizioso formicolio gli
solleticava il collo ad ogni bacio dell’altro. Peter sollevò le mani ed
iniziò a farle scorrere tra i capelli di Hans lunghi fino alla base del
collo, sentendo le ciocche nere scorrere morbide e lisce tra le sue
dita. Il Cavaliere mugolò di soddisfazione sentendo la sua pelle
incresparsi appena ad ogni tocco, e risollevò la testa fino a
riportarla all’altezza di quella del ragazzo.
- Come ti senti?- gli chiese
con un tono basso e sensuale, fissandolo in quegli occhi cobalto troppo
grandi ed ingenui.
- B… bene…- mormorò
imbarazzato da quello sguardo caldo piantato nel suo.
Un leggero velo di porpora
gli colorò le guance: era la prima volta che il suo maestro lo guardava
in un modo che non fosse severo o sprezzante, era molto strano ma
decisamente piacevole!
Hans sorrise appena prima di
tornare a baciare quelle labbra. Quando si allontanò e risollevò le
palpebre, le sue iridi avevano perso quell’inaspettata morbidezza che
avevano assunto poco prima, tornando ad essere le lastre di vetro di
sempre. Ora che erano arrivati al punto di non ritorno i dubbi e le
paure che lo avevano accompagnato fino a quella notte sembravano essere
ritornati a galla, aver ripreso ad assediarlo e tormentarlo.
- È meglio che ci fermiamo
qui.- la sua voce era tornata fredda ed incolore.
Peter lo osservò sbalordito
mentre si rialzava dal suo corpo, l’aria gelida, tenuta a bada fino a
quel momento dai loro corpi allacciati, iniziò a lambire
improvvisamente la sua pelle. Non voleva che tutto quello che aveva
assaporato quella notte venisse perso così, che quel calore che gli
aveva sciolto il corpo si dissolvesse in un simile gelo! Scattò a
sedere sul letto ed abbracciò Hans, seduto sulla sponda, da dietro,
premendo il suo torace sulla schiena dell’uomo.
- Peter…- esalò il cavaliere
con voce stanca, che permise al ragazzo di comprendere quanto fosse
combattuto tra la sua morale ed il suo cuore.
- Dio è amore!- esclamò
l’apprendista convinto, serrando la stretta delle sue braccia sottili
sulla vita del suo maestro.
Hans dovette mordersi le
labbra per combattere contro quell’ondata bollente che gli aveva
attraversato fulminea il corpo nel sentire quelle mani sottili e calde
ferme sul suo addome, troppo vicine al suo inguine.
- Cosa stai dicendo?!- chiese
stupito da quell’affermazione senza senso in quel contesto.
Peter gli cosparse la spalla
di una serie di baci umidi, per poi nascondere il volto nell’incavo del
suo collo.
- Dio è amore – ripeté con
ancora le labbra sulla sua pelle – Perché dovrebbe condannare il
nostro?- domandò con l’innocenza di un bambino.
Hans sospirò pesantemente
intrecciando le sue mani a quelle del ragazzo ancora su di lui.
- Perché il nostro è un amore
vietato che ci condurrà dritti a morte!- parlò piano con ancora quel
tono sconfitto a lui così estraneo.
- La morale, il buon senso,
Dio, l’Inferno… non mi interessa più nulla! Hai ragione: se facessi
prevalere il pudore ed il mio credo sarebbe tutto più facile! Ma io ti
amo Hans! Tutto il resto non ha nessuna importanza perché io ti
desidero incondizionatamente!- .
Peter aveva parlato a bassa
voce, lentamente, con le labbra che ad ogni parola carezzavano la pelle
della sua gola. Hans si sentì piccolo e debole davanti la forza e
l’amore che quel ragazzino gli stava dimostrando. Fino a quel momento
lui aveva continuato a scappare, a fuggire spaventato adducendo scuse
assurde, nonostante il suo corpo e la sua anima urlassero
selvaggiamente di volerlo amare; invece Peter aveva accettato quei
sentimenti pericolosi, aveva sempre combattuto con lui per difenderli,
non pentendosi mai di niente, accettando i propri sentimenti senza mai
provare vergogna per essi. Si era dimostrato molto più forte di lui.
Lui amava Peter. Peter amava
lui. Si amavano e si desideravano. Cosa c’era di male?
Avvertì come un nodo
sciogliersi nel fondo della sua anima ed un tepore invadergli il corpo.
Aveva preso la sua decisione e questo lo fece sentire incredibilmente
leggero, a posto con la propria coscienza, come se i dubbi che lo
avevano tormentato fino a quel momento non fossero mai esistiti, e
sorrise liberamente, come non aveva mai fatto prima.
Piano forzò la stretta del
ragazzo e si voltò verso di lui, prese il suo mento tra le dita e lo
costrinse gentilmente a sollevarsi verso il suo. Lo scrutò con una
bella espressione calda e dolce che fece arrossire di stupore Peter,
mentre gli carezzava le labbra con il pollice.
- Scusami! –bisbigliò sulle
sue labbra – E’ stato un momento di follia!- .
Peter a quelle parole sorrise
illuminandosi tanto da far girare la testa al Cavaliere. La sua
risposta fu un bacio esultante ed irruento, che conservava solo labili
tracce di dolcezza, ed al quale Hans rispose con la stessa passione,
stringendo a sé quel corpo gracile e spingendolo sul letto sotto di sé.
- Ti farà molto male!- lo
avvertì poi dolcemente preoccupato, mentre gli accarezzava
delicatamente il volto.
- Va bene!- rispose il
ragazzo con un sorriso.
- Rilassati – gli consigliò
mentre gli baciava uno zigomo – Promettimi che se il dolore diventerà
insopportabile, mi fermerai in qualsiasi momento!- .
- Hans prendimi… fai l’amore
con me!- miagolò inarcandosi per cercare un contatto maggiore con il
corpo sopra di sé.
Con un piccolo movimento
della testa il Cavaliere annullò la poca distanza tra loro e lo baciò,
nel tentativo di distrarlo dal dolore che gli avrebbe provocato
entrando dentro di lui.
Il dolore serpeggiò nel corpo
di Peter incandescente, dava l’idea che il suo corpo si stesse
squarciando. Le urla venivano sistematicamente spente nella bocca del
suo maestro ancora sulla sua. Sentiva il suo corpo contrarsi e
ritrarsi, nel tentativo di scacciare quello che stava entrando nel suo.
Le sue mani artigliarono la schiena del Cavaliere incidendo la pelle
con le unghie. Gettò la testa indietro, allontanandosi dalle labbra
dell’altro, soffocando un grido contro i denti serrati.
Hans si fermò boccheggiando,
sentendo il proprio autocontrollo incrinarsi sotto quel calore dolce ed
accogliente. Le sue mani gli accarezzavano il corpo, ovunque riuscisse
ad arrivare, sperando che il piacere surclassasse il dolore. Osservò il
volto del suo allievo contratto in una smorfia di dolore: non avrebbe
mai avuto il coraggio di fargli veramente male, anche se
involontariamente.
- Ci fermiamo?- chiese
nonostante fosse consapevole di non esserne minimamente in grado.
Peter socchiuse le palpebre,
puntando su di lui un paio di iridi in tempesta, poi, non fidandosi
della propria voce, scosse la testa. Hans sospirò rassegnato davanti la
sua cocciutaggine. L’apprendista richiuse gli occhi, cercando di
spostare la sua attenzione dalle sensazioni che lo stavano dilaniando,
da quel corpo rovente piantato nel proprio che gli stava incendiando le
viscere. Cercò, invece, di concentrarsi su altre sensazioni: il calore
del corpo di Hans sul suo, i brividi che gli increspavano la pelle ad
ogni minimo sfioramento dell’epidermidi, la sensazione si benessere che
gli suscitavano dentro quelle mani grandi e ruvide che scivolavano
calde e leggere sulla sua pelle. Peter sentì il dolore scemare
lentamente, lasciando il posto a quella labile scintilla di piacere che
stava cercando. Riaprì a fatica gli occhi ritrovandosi davanti il volto
contratto da un altro tipo di sofferenza del suo maestro.
- Potresti dirmelo?- gli
chiese con voce tremula dopo una lunga pausa di silenzio.
Il Cavaliere lo fissò un
attimo perplesso, ma quando comprese il senso di quella richiesta
sorrise e, cercando di non fare movimenti bruschi che potessero
suscitare altro dolore al ragazzo, si chinò fino a raggiungere il suo
orecchio con la bocca.
- Ti amo con il cuore!- disse
deciso e dolce.
A quelle parole una
sensazione di dolce calore gli si sciolse nel petto e Peter scoprì che
bastava ad annullare quel che restava del dolore. Girò il volto verso
quello del Cavaliere ricercandone le labbra, per poi muovere il proprio
bacino alla ricerca di quello dell’altro.
Hans iniziò a spingere sempre
attento alle reazioni sul viso di Peter, aumentando il ritmo man mano
che i mugolii compiaciuti dell’altro si trasformavano in gemiti di
piacere, che avrebbe voluto sentire invadere la piccola stanza,
scivolare sulle pareti, prima di raccoglierle con le proprie orecchie,
e che invece doveva soffocare nella propria bocca per non essere
scoperti.
Il futuro… le fiamme
dell’inferno…
Non mi importa più di nulla!
Non temo più la dannazione
L’unica cosa che so è che voglio stare con lui!
È così naturale per me amarlo…
Dannerei la mia anima altre mille volte
Pur di non rinunciare a lui.
Da quando l’ho incontrato sono diventato
Irrimediabilmente pazzo!
Hans e Peter erano ora
distesi sul letto, abbracciati l’uno all’altro, cercando di calmare il
battito impazzito dei loro cuori e di ricordare come si respira
normalmente.
Peter disteso sul fianco con
la testa poggiata sulla spalla del suo amante ed una mano abbandonata
sul suo petto, assaporava ad occhi chiusi il morbido languore che gli
aveva sciolto i muscoli e le ossa. Non avrebbe mai creduto che
potessero esistere sensazioni simili, così violente da sconvolgere. E
pensare che fino a poco tempo prima pensava a certe attività con un
misto di terrore e ribrezzo! Hans era stato così gentile con lui da
dargli la sensazione di volerlo avvolgere in un drappo di velluto. Rise
sommessamente dopo aver formulato quel pensiero assurdo.
- Che c’è?- chiese il
Cavaliere sentendo il suo corpo scuotersi.
- Niente…- rispose lui in un
basso sospiro che fece rabbrividire l’uomo.
Peter sollevò la testa,
incrociando gli occhi con quelli nocciola dell’altro, sorridendo
ancora. Quanto era diventato importante quell’uomo burbero e gentile
per lui? Così tanto che separarsi da lui sarebbe stato un dolore
fisico! Un’idea folle si fece improvvisamente largo dentro di lui.
- Andiamo via!- disse
rapidamente, sollevandosi sul gomito per poterlo guardare più
agevolmente.
- Come?- chiese Hans stupito,
credendo di non aver compreso bene.
- Andiamo via! – ripeté
l’apprendista con un sorriso entusiasta – Abbandoniamo l’Ordine e
fuggiamo in posto lontano, dove non potranno mai prenderci, dove
saremmo liberi di amarci!- e rimase ansiosamente in attesa della sua
risposta.
Nella penombra Hans sorrise
amaramente davanti la candida ingenuità di quel ragazzo. Non esisteva
un luogo simile, non in quel loro mondo. Da fuggiaschi sarebbero dovuti
scappare per tutta la loro vita, camminando sempre con la morte
accanto. Nessun luogo al mondo avrebbe accettato di accogliere due come
loro, dall’anima macchiata dal peccato. Peter non se ne rendeva conto
ma si erano fatti nemici il mondo intero! Ugualmente non voleva
spegnere quel sorriso che gli aveva illuminato il volto rendendolo di
una bellezza quasi dolorosa.
- Va bene! – rispose
accarezzandogli i capelli – Adesso però prova a riposare un po’!- .
- Dopo!- rispose di rimando
il ragazzo.
Il Cavaliere non fece in
tempo a capire che si ritrovò Peter seduto a cavalcioni sulla sua
pancia. Si concesse una lunga occhiata per osservare attentamente quel
corpo candido che si mostrava a lui senza alcuna vergogna, quel volto
ancora arrossato dal piacere, i capelli arruffati ed incollati alla
pelle sudata. Bellissimo, semplicemente bellissimo! Portò le mani su di
lui, iniziando ad accarezzarlo sui fianchi e le cosce.
- Che vuoi fare?- chiese
divertito inclinando la testa di lato.
Peter non rispose ma i suoi
occhi scintillarono di malizia. Hans era ancora più attraente di come
lo aveva immaginato: il suo corpo era atletico, con i muscoli
perfettamente delineati dai lunghi anni di allenamento, ma stranamente
non aveva preso le linee rozze e volgari di molti altri soldati, ma
anzi era proporzionato e sodo, decisamente invitante. Emanava un’aura
di forza impressionante. Era con quel corpo che aveva fatto l’amore!
Pensò mentre lo accarezzava su tutto il tronco con i palmi delle mani
ben aperti per poter toccare quanta più pelle possibile. Un crampo di
desiderio gli contorse le viscere, molto più violento della prima volta
che si era scoperto a bramarlo.
Peter si chinò su di lui
iniziando a baciargli la spalla. Disteso sulla schiena sotto la
meravigliosa promessa di quel corpo eccitato e l’accattivante
insistenza di quella bocca che si muoveva su di lui, il corpo di Hans
iniziò ben presto a tremare di incontrollabile desiderio.
Era stato come il divampare
improvviso di un incendio, i loro corpi arroventati avevano iniziato a
cercarsi a vicenda sfiorandosi in lunghe, sensuali carezze pelle contro
pelle, che strappavano ad entrambi brividi bollenti e respiri sempre
più pesanti. L’eccitazione scorreva come lava nelle loro vene. Peter lo
desiderava talmente tanto che quella mancanza stava diventando un
dolore fisico. Quindi si sollevò sulle ginocchia e si abbassò
lentamente accogliendolo in sé, sentendosene completamente colmato.
Dopo un leggero brivido di dolore iniziò ad inseguire rapidamente le
ondate di piacere che squassavano i suoi lombi.
La vista di quel ragazzo
dalla bellezza irreale che si muoveva su di lui travolse Hans, che
sollevò le mani portandole ai suoi fianchi affondando più volte in lui,
scosso da brividi convulsi.
Lo stupore della prima volta
aveva lasciato campo libero al solo piacere, lasciandoli in balia di
sensazioni molto più concrete e dense. Fu come spalancare
improvvisamente una porta e venire investiti da un calore torrido e da
un’accecante luce bianca.
Peter crollò sul corpo di
Hans, che gli passò le braccia attorno alla schiena stringendolo a sé,
accarezzandola nel tentativo di calmarlo. Quando riuscirono a
riprendere un minimo di controllo, il Cavaliere gli sollevò il mento
con una mano e lo baciò dolce e delicato.
Il rintocco della campana che
annunciava la vigilia irruppe improvviso nelle loro menti intorpidite
dal piacere, infrangendo la bolla dorata in cui si erano rinchiusi,
facendoli sobbalzare e riportandoli bruscamente alla realtà. Si
guardarono come se fossero emersi in quel momento da un meraviglioso
sogno, dal quale non avrebbero mai voluto essere destati e nel quale
speravano di ritornare al più presto.
Hans sollevò la mano,
accarezzando con il dorso delle dita la guancia accaldata del ragazzo.
- E’ meglio che rimani nella
cella, dirò al Gran Maestro che non stai bene.- e gli baciò la fronte.
Peter sorrise piacevolmente
sorpreso da quel gesto.
- No, devo venire anch’io:
qualcuno potrebbe sospettare qualcosa.- rispose prima di sollevarsi di
malavoglia da quel corpo che lo accoglieva perfettamente.
Hans lo osservò mettersi
seduto a fatica e, senza sapere perché, gli tornò alla mente lo sguardo
che Gustav Lammer aveva rivolto quel pomeriggio a Peter, ed un’ondata
di furia gelida gli attraversò il corpo. Non avrebbe mai permesso che
qualcuno gli portasse via la persona più importante della sua vita,
l’unica che fosse riuscito a farlo innamorare davvero, per un mero
desiderio sessuale. Spinto dalla gelosia Hans afferrò Peter per un
braccio e, con uno strattone, se lo tirò contro. Preso alla sprovvista
il ragazzo si sbilanciò all’indietro cadendo sulle gambe incrociate del
suo maestro. Con uno scatto felino l’uomo si chinò sul suo torace,
mordendo ferocemente la pelle candida all’altezza del cuore,
strappandogli un urlo di dolore. Quando staccò la bocca da lui, Hans
vide un discreto segno violaceo intaccare la pallida perfezione di
quella pelle lunare e sorrise soddisfatto.
- Hans ma che ti è preso?-
chiese l’apprendista un po’ spaventato da quella reazione.
Il Cavaliere spostò il suo
sguardo su di lui e gli prese il volto tra le sue mani enormi,
avvicinandolo al proprio.
- Tu sei solo mio, ricordalo
sempre… non ti lascerò mai a nessun altro!- quello sguardo serio non
ammetteva repliche.
Peter annuì, comprendendo a
chi si riferisse davvero con quella frase, con un sorriso lusingato e
divertito. Certo in quelle poche ore il suo maestro aveva eseguito una
vera e propria rivoluzione interiore! All’inizio si era rifiutato
persino di starlo a sentire e, ora che aveva infranto molti dei suoi
preconcetti, si metteva addirittura a fare il possessivo! Era davvero
un tipo assurdo!
Hans non aveva nulla di cui
preoccuparsi: erano l’uno dell’altro da quel lontano giorno in cui
avevano incrociato per la prima volta lo sguardo nello studiolo del
Gran Maestro. Non avrebbe mai permesso e nessuno che non fosse Hans di
toccarlo.
Si concessero un ultimo
bacio, prima di alzarsi e recarsi alla compieta.
Il loro amore non era fatto
per essere vissuto alla luce del sole, ma per essere assaporato nel
silenzio della notte, lontano da ogni altro sguardo. Quello era l’unico
modo concessogli per proteggersi.