Capitolo 4: Alla fine
Il
vento soffiava gelido sul molo, spazzando dal cielo le nubi che lo
soffocavano, nessun gabbiano volava riempiendo l’aria delle
sue strida. La superficie acquatica di un liquido color mercurio della
baia si increspava in decine di piccole onde, sciabordando
malinconicamente contro i moli.
Seduto sulla spalliera di una panchina, i piedi poggiati sul sedile
ligneo, gli avambracci poggiati sulle ginocchia ed un bicchiere di
caffè in mano, Danny osservava una nave allontanarsi
all’orizzonte.
Una strana agitazione gli riempiva il petto, schiacciandolo e
soffocandolo. Elena sarebbe arrivata a momenti ed una sottile corrente
lo elettrizzava sottopelle. Come avrebbe potuto spiegarle cosa gli era
accaduto in quei pochi mesi, cosa era cambiato dentro di lui? Come
avrebbe potuto guardarla negli occhi e dirle che tra loro era finita,
che non c’era mai stato davvero niente? Come avrebbe potuto
parlarle di quel sentimento che si portava dentro da chissà
quando ed aveva sempre così ostinatamente cercato di
ignorare? C’era un modo per descriverle ciò che
rappresentavano l’uno per l’altro?
Un sospiro tremulo gli vibrò tra le labbra, mentre quella
strana sensazione che lo riempiva diventava sempre più
angosciante ed opprimente. Tutto quello che desiderava in quel momento
era che finisse presto.
Elena comparve nel suo campo visivo e si fermò davanti la
panchina, fronteggiandolo.
- Dalla tua faccia non deve essere piacevole quello che devi dirmi.-
uno strano sorriso le piegò le labbra.
Mentre raccoglieva le idee Danny la osservò: voleva davvero
rinunciare ad una donna simile per un uomo? Voleva davvero compiere un
simile salto nel buio? Era davvero così forte il sentimento
che provava per Martin da fargli compiere simili drastiche scelte? Un
crampo gli contorse lo stomaco al solo pensiero di quegli occhi chiari
appena ombreggiati da ciocche castane.
Elena era bellissima, eppure ora lo lasciava completamente
indifferente. Ancora non riusciva a credere al cambiamento
così repentino cui lo avevano indotto i suoi sentimenti. Non
era rimasto niente dell’intensa attrazione, della passione
che aveva provato per lei. Come se quella bufera di neve avesse
spazzato via tutto quello che era, tutto quello che desiderava, tutto
quello in cui credeva. Come un cielo limpido e terso, privo di ogni
nube, in cui poter disegnare nuovi voli.
Quello che provava per Martin era così complicato, nuovo,
intenso…
… gli faceva quasi paura!
- Hai un’altra vero?- gli chiese a bruciapelo lei.
Danny sussultò come se lo avessero frustato: come aveva
fatto a capire? Un lampo divertito sfrecciò nelle iridi di
Elena, come se gli avesse letto nel pensiero.
- Sono settimane che non mi chiami più per chiedermi come
vanno le cose, quanto ancora dovrai aspettare. – sorrise
saputa – Me lo aspettavo, forse ti ho chiesto troppo. Anche
se non ho mai smesso di credere che mi avresti aspettato per tutto il
tempo necessario. Fammi indovinare: è una storiella iniziata
per ingannare l’attesa che, mi dirai, è diventata
una cosa seria, vero?!- .
Quello che lo colpì maggiormente era che non c’era
nessuna traccia di risentimento o rabbia o sarcasmo nella voce di
Elena, solo un’infinita stanchezza.
- Non è come credi. – sospirò alla fine
– E’ un sentimento che è sempre stato
dentro di me, da anni, in attesa di venire scoperto. È un
sentimento troppo grande per poter essere spiegato a parole, che
soffoca e fa male. Non ho mai provato nulla di simile! Mi chiedo come
ho potuto essere così sciocco da non rendermene conto
prima.- .
Elena distolse lo sguardo da lui, puntandolo su una coppia che stava
passeggiando li accanto mano nella mano, come se stesse riflettendo.
- Dimmi chi è, me lo devi!- .
Danny scosse lentamente la testa.
- Non posso, mi dispiace.- e prese un sorso di caffè.
- Allora è una collega. Bravo, non hai perso il vizio,
vedo!- esclamò socchiudendo gli occhi.
Le dita di lui serrarono la presa sul bicchiere, colpito da quelle
parole.
- Mi ama ed ha bisogno di me nonostante tutto, non è
fantastico?- .
Elena notò che Danny non aveva rivolto nemmeno a lei un
simile sorriso dolce ed innamorato. Sospirò: non
c’era davvero più niente da fare.
- Ti auguro di aver fatto la scelta giusta e di essere felice, Danny!-
gli disse con un dignità eccezionale.
Lo stava lasciando andare, stava rinunciando all’uomo che
amava. Avrebbe potuto legarlo a sé con tutte le promesse che
le aveva fatto tra le lenzuola del suo letto, usando sua figlia e
quanto si fosse affezionata a lui, ma era troppo orgogliosa per poter
accettare simili compromessi.
- Possiamo essere ancora amici?- chiese Danny.
- Come lo possono essere due che sono stati a letto insieme!
– annuì lei, scoccandogli un lungo sguardo
malinconico – Ci vediamo in ufficio!- e gli diede le spalle.
Mordendosi le labbra, Danny osservo la schiena della donna allontanarsi
fino a perdersi nella piccola folla sulla strada. Non avrebbe avuto
rimpianti. Non sarebbe tornato indietro. Quello era tutto
ciò che voleva.
Ora però avrebbe dovuto affrontare la parte più
difficile: parlare con Martin e convincerlo della serietà
delle sue intenzioni.
Il suo cellulare squillò: Jack voleva avvertirlo che
sapevano dove si nascondesse il loro ricercato.
Danny osservò Martin rimettersi in piedi a fatica, salvo
anche quella volta. Il mondo attorno a lui vorticava, i colori gli
sembrava traslucidi e si mescolavano in tanti rivoli che gli ferivano
la vista, i suoni giungevano ovattati e lontani alle sue orecchie,
soffocati dal ruggito del sangue.
Come se stesse osservando la scena di un film, vide i paramedici
allontanarsi dall’amico dopo averlo visitato e Jack battergli
amichevolmente una pacca sulla spalla.
La paura gli bruciava ancora come acido nelle vene. Il cuore martellava
cupo dentro il suo petto ed il cervello sembrava una massa di ghiaccio.
Aveva avuto paura di perderlo definitivamente questa volta, che gli
scivolasse via dalle mani prima ancora che potesse averlo. Solo un
miracolo lo aveva salvato.
Lo scoppio dello sparo gli rimbombava ancora nelle orecchie, davanti ai
suoi occhi vedeva ancora quella sottile linea rossa segnare la tempia
di Martin ed il sottile rigagnolo di sangue scorrere fino alla mascella.
Pochi millimetri lo avevano salvato. Pochi, maledetti millimetri e di
Martin non sarebbe rimasto niente.
- Tu!- ringhiò Danny avvicinandosi all’amico
quando rimasero soli.
Martin sollevò lo sguardo sorpreso sull’amico,
incrociando il suo volto teso e gli occhi di un nero cupo e gelido, non
riuscendo a comprendere il motivo di tanta furia.
- Tu! – continuò Danny e in un paio di falcate gli
fu di fronte – Tu! Razza di incosciente! Stavi per morire, te
ne rendi conto?!- gli urlò alzando sempre più la
voce ad ogni parola.
Martin non fece in tempo ad aprire le labbra per ribattere, che Danny
lo afferrò per il bavero della giacca e se lo
tirò contro, cercando con furia la bocca
dell’altro con la propria. Per una manciata di secondi la
sorpresa lo lasciò immobile, incapace di pensare o fare
qualsiasi cosa. Ma la lingua dell’altro che scorreva languida
sul proprio labbro inferiore, ruppe ogni sua remore. Non gli importava
di capire cosa stesse accadendo, se era reale oppure una fantasia
partorita dal suo desiderio troppo a lungo frustrato. Danny lo stava
baciando, di cos’altro avrebbe dovuto importargli? Si
lasciò andare. Lasciò che i sentimenti che
provava per lui prendessero il sopravvento, tramutando quel bacio in un
atto in cui amore e passione si fondevano in una miscela lacerante,
così simile alla rabbia, che lasciava storditi.
Se quello era veramente baciare, allora Danny non l’aveva mai
fatto! Non aveva mai provato un simile straniamento, la sensazione di
essere diventato un ammasso impalpabile di gas incandescenti. Non aveva
mai provato la sensazione di sentire il resto del mondo evaporare, di
avvertire tutto il suo corpo teso a percepire l’altro. Non
aveva mai sentito i suoi sensi fremere e sfrigolare in quel modo, il
cervello liquefarsi in quel modo, le mani bruciare dal desiderio di
toccare il corpo dell’altro.
Non si era mai sentito così vicino a perdere se stesso.
Martin sentendo i polmoni in fiamme si allontanò da quelle
labbra, ma Danny lo seguì con un movimento del capo per
strappare un altro contatto.
Dio, come si poteva amare in quel modo così totale e
sconvolgente, che coinvolgeva mente, corpo ed anima? Come si poteva
sopravvivere a quel crogiolo di emozione che stava esplodendo dentro di
loro, dilaniandoli, al solo contatto delle loro labbra? Come si poteva
resistere a quel sentimento che era divampato dentro di loro come un
incendio, che, stanco di attendere, ora pretendeva dall’altro
tutto il proprio essere? Come avevano potuto confondere
l’amore con quei labili sentimenti che avevano provato fino a
quel momento? Come avevano potuto credere di poter continuare a vivere
senza l’altro accanto a sé?
Danny poggiò le mani ai lati del volto di Martin e pose la
propria fronte su quella dell’altro. Per lunghi istanti
rimasero semplicemente così, a guardarsi sorpresi negli
occhi, tanto vicini da respirare il fiato dell’altro.
- Perché?- chiese alla fine Martin.
Non sapeva perché Danny aveva agito in quel modo, gli
sembrava inverosimile anche solo pensare che ricambiasse i suoi
sentimenti. Era troppo bello per essere vero.
- Indovina?- lo prese in giro Danny mentre un sorriso sghembo gli
piegava le labbra.
Il grigio torbido delle iridi di Martin rispecchiava
l’immenso stato di confusione in cui si trovava. Il sorriso
di Danny si addolcì mentre avvicinava maggiormente i loro
volti, per un altro bacio in cui cercò di trasmettergli
tutto quanto provava per lui.
Martin non riusciva a credere che stesse accadendo davvero,
c’era un qualcosa dentro di lui che gli impediva di farlo:
aveva desiderato così tanto di poter arrivare a quel
momento, che ora gli sembrava impossibile. Anche se lo desiderava, non
poteva lasciarsi andare, doveva sapere, capire. Se Danny non fosse
stato sicuro di sé, se un giorno si fosse svegliato
rendendosi conto che quello che voleva non era lui, se avesse capito
che era Elena che amava davvero…
… di lui sarebbe rimasto solo un ammasso di schegge
sanguinanti.
Quel sentimento era troppo importante per lui, così tanto
importante che di lui non sarebbe rimasto nulla se si fosse risolto in
un nulla di fatto.
Si era legato troppo a Danny e quella dipendenza avrebbe anche potuto
ucciderlo.
Delicatamente si liberò dalla presa di Danny e si
allontanò da lui: aveva bisogno di pensare lucidamente e la
vicinanza del corpo dell’altro riusciva solo a confonderlo.
Chiuse gli occhi e respirò un paio di ampie boccate per
schiarirsi la mente.
Danny osservò attentamente i movimenti dell’altro
mentre un crampo di paura gli contorceva lo stomaco. Aveva agito di
puro istinto, senza pensare, mosso soltanto dal timore di perderlo che
aveva provato…
… ma possibile che si fosse sbagliato?
Martin non si era ritratto, ma, anzi, aveva risposto al suo bacio con
una passione tale da avergli incendiato il sangue. Perché
adesso si allontanava da lui? Fremette quando le iridi di un liquido
color mercurio dell’altro agente ritornarono su di lui.
- Dobbiamo parlare!- gli disse Martin in un tono basso che lo fece
rabbrividire.
Danny fu solo in grado di annuire e seguirlo fino alla sua auto.
Martin richiuse con un tonfo leggero la porta del suo appartamento
dietro le loro spalle. Danny avanzò all’interno di
alcuni passi e si guardò intorno curioso:
l’abitazione dell’amico era piccola ma
perfettamente in ordine, così diversa dal lussuoso
appartamento in centro che aveva sempre immaginato. Era la prima volta
che entrava li e gli dava una strana sensazione di agitazione, sapeva
che tra quelle mura si sarebbe giocato il destino della loro storia.
Il silenzio che li avvolgeva era carico di tensione, di incertezze e di
paura. Entrambi erano consci che una sola parola pronunciata al momento
sbagliato, che un solo gesto mancato avrebbe potuto compromettere
tutto, anche quella loro amicizia. Danny si volse lentamente, cercando
di guadagnare tutto il tempo possibile, ed incrociò lo
sguardo d’acciaio di Martin, ancora in piedi con le spalle
alla porta, come se volesse mantenere comunque una via di fuga da lui.
- Vuoi qualcosa da bere?- gli chiese invitandolo ad accomodarsi sul
divano.
Martin sapeva che era solo un modo per rompere la tensione e quel
silenzio che stava divenendo sempre più pesante ed
insostenibile. Lo sguardo di Danny sostenne il suo per tutto il tempo,
cercando di comunicargli tutto quello che non era riuscito a
trasmettergli con quel bacio. Il ricordo delle labbra di Danny sulle
sue, del suo corpo caldo premuto contro il proprio, delle sue mani che
esploravano il suo volto e si intrecciavano ai suoi capelli, gli
esplose dentro, deflagrando assordante, e dovette fare violenza su se
stesso per controllarsi e rimanere fermo al proprio posto.
- Un caffè grazie!- annuì Danny mentre si sedeva.
Ascoltò distrattamente i rumori che Martin produceva mentre
preparava il caffè nella stanza accanto. Aveva letto
qualcosa nel suo sguardo, un lampo era saettato nei suoi occhi
accendendoli di una luce frenetica, per poi svanire con la stessa
rapidità con cui era apparso. Sperava davvero che
significasse quello che lui ci aveva letto, che non fosse solo una
chimera partorita dalla sua immaginazione.
Osservò in silenzio la stanza arredata in modo essenziale,
con solo il divano su cui sedeva ed il televisore al plasma davanti,
come unico lusso. Provò ad immaginare la solitudine di
quell’uomo sempre sottopressione, costantemente divorato dai
propri sentimenti e senza nessuno a cui appoggiarsi. Il suo petto si
contrasse ed un calore denso e doloroso scivolò dentro di
lui, infiammando ogni cellula. Improvvisamente assaporò quel
vuoto gelido che doveva averlo riempito e comprese come si era sentito,
cosa lo avesse portato a fare uso di droghe; improvvisamente si
sentì in colpa per averlo giudicato ed allontanato. Si
chiese allora se avesse potuto fare qualcosa per lui, se quando
sarebbero stati insieme avesse potuto cambiare almeno un po’
la sua vita, riempire quel silenzio assordante e mutarlo in
serenità.
In quel momento si sentì finalmente pronto a confrontarsi
con Martin ed ad usare ogni arma per convincerlo. Non avrebbe permesso
a se stesso di lasciarlo ancora in quel limbo.
Si alzò dal divano e si diresse in cucina, fermo sulla
soglia vide l’amico armeggiare tra i fornelli dandogli le
spalle. Aveva tolto la giacca ed ora era solo in maniche di camicia.
Fece scorrere uno sguardo sempre più scuro sulla sua schiena
ampia e perfettamente delineata, sui fianchi stretti che si piegavano
fino a disegnare la curva morbida del suo fondoschiena sodo, le gambe
lunghe e snelle fasciate dalla stoffa del pantalone. Un crampo di
desiderio gli contorse le viscere: era li, davanti a lui, reale e
dannatamente sexy, non la figura irreale che aveva tormentato le sue
notti.
Martin si volse e sobbalzò sorpreso quando vide Danny dietro
di sé, poggiato silenziosamente contro lo stipite della
porta, intento ad osservarlo con le iride colme di un nero inusuale,
più denso e scuro, incandescente.
- Mi hai messo paura!- protestò debolmente, cercando di
allontanare il proprio sguardo da quello dell’altro.
- Avevi detto che dovevamo parlare.- provò Danny parlando
lentamente, con calma e sicurezza.
Una scossa attraversò Martin totalmente impreparato. Era
vero, era stato lui a chiedere dei chiarimenti per quel bacio, ma
ancora non era riuscito a fare mente locale, a scacciare tutto il caos
di dubbi in cui era stato buttato. Non era ancora pronto ed essere
stato preso così di sorpresa lo aveva gettato nel panico.
- Già…- sospirò tremulo distogliendo
lo sguardo da lui, dedicandosi a faccende inesistenti solo per tenersi
occupato.
- Dimmi cosa vuoi sapere.- disse Danny incrociando le braccia al petto.
Vide Martin tremare come se fosse stato attraversato da una scarica
elettrica mentre restava con la tazza appena presa da un pensile
sollevata a mezz’aria. Rimase a lungo in quella posizione,
cercando di raccogliere le idee ed un po’ del suo coraggio,
che sembrava essere improvvisamente evaporato.
Alla fine sospirò e poggiò la tazza sul ripiano,
accanto ai fornelli, producendo un lieve tintinnio.
- Cosa significava quel bacio?- chiese alla fine guardandolo con i suoi
occhi grigi.
- Indovina?! – esclamò sarcastico –
Secondo te cosa significa?- .
Un lampo di rabbia sfrecciò negli occhi di Martin.
- Danny per favore: sto cercando di capire il perché del tuo
gesto!- ringhiò tra i denti.
Con una lentezza snervante Danny si staccò dalla porta ed
avanzò nella cucina fino a trovarsi a pochi passi da lui,
fronteggiandolo e sostenendo quell’innaturale grigio che
sembrava volerlo congelare.
- Non c’è niente da capire: è lampante
il perché! Secondo te vado in giro a baciare tutti i miei
colleghi?- gli ritorse la domanda contro.
Martin rimase a fissarlo in silenzio, con i denti serrati uno contro
l’altro e la mani stretta a pungo. Danny stava giocando con
lui, voleva fargli perdere il controllo per costringerlo a scoprirsi
per primo.
- Con i colleghi non lo so, ma con le colleghe ti
sei dato abbastanza da fare!- gli sputò contro allusivo e
caustico, alzando appena la voce, calcando bene il femminile,
riversando al suo interno tutta la rabbia e la gelosia che aveva
provato a causa sua.
Per Danny fu come venire frustato: non gli piacevano le recriminazioni
e le insinuazioni, soprattutto quando erano fatte ai suoi danni. Lo
sapeva che era una semplice provocazione ma ugualmente non
riuscì a controllarsi.
- Perché, tu invece cosa avresti fatto, il santarellino? Non
mi sembra che tu sia rimasto con le mani in mano!- ribatté
nello stesso tono avvelenato.
Quell’inutile discussione stava allontanandoli dal vero
motivo per cui erano li. Per alcuni versi erano simili a livello
caratteriale: quando qualcosa non andava per il verso giusto o non
piaceva loro, perdevano il controllo ed esplodevano in discussioni come
quella, ferendosi con cieca violenza senza nemmeno rendersene conto.
- Io… non è la stessa cosa!- provò a
difendersi Martin.
Lui era stato con Samantha per dimenticarlo, per soffocare quella gioia
che lo riempiva ogni volta che Danny lo guardava e la delusione che ne
scaturiva quando si rendeva conto di quanto fosse impossibile il
proprio sentimento, per convincersi che era lei quella che amava, che
andava tutto bene, che presto sarebbe tornato tutto al proprio posto.
- Ma davvero?! È questo quello che pensi di me Martin?
– ed un ghigno sardonico gli schiuse le labbra –
Allora non hai capito proprio niente di me! Elena non è
stata solo un passatempo per me, era importante, ci credevo nella
nostra storia, pensavo che sarebbe durata, che la nostra era una storia
che valeva! – si fermò colpito dal dolore che
aveva deformati i tratti dell’amico e riempito i suoi occhi
ora di un grigio cupo come un cielo in tempesta – Ma mi
sbagliavo. Nella mia vita c’era qualcuno di molto
più importante per me. Qualcuno che era sempre rimasto
nell’ombra ad osservarmi, trattandomi da amico anche quando
il dolore minacciava di sopraffarlo. Una persona fantastica che ha
rischiato più volte la vita per me senza chiedermi nulla in
cambio.- .
Martin abbassò la testa sconfitto: non aveva detto niente di
nuovo, quelle parole andavano benissimo anche per descrivere un
semplice amico. Anche quella volta aveva afferrato la figura
inconsistente di una chimera. Gli diede le spalle per non fargli vedere
la delusione che impregnava i suoi occhi.
- Ritorna da Elena, fai ancora in tempo!- mormorò sperando
che la sua voce risultasse ferma.
Danny non si sarebbe mai aspettato una risposta simile.
Perché? Perché non riusciva a capire?
Perché non voleva capire? Gli sembrava
di cercare di sfondare un muro di cemento armato a mani nude. Si
amavano a vicenda, ne era consapevole, eppure sembrava che non
riuscissero a trovare la strada per trovarsi. Quando lo aveva seguito
fino a casa sua non aveva creduto che sarebbe stata così
difficile. Cos’altro avrebbe dovuto fare per convincerlo?
Spostò nuovamente la propria attenzione su di lui,
trovandolo chino in avanti, appoggiato al pesantemente al ripiano della
cucina, come schiacciato da tutto quello che stava provando. Solo lui
poteva fare qualcosa per sbloccare quella situazione e liberare
entrambi da tutto quel dolore.
Compreso questo lasciò fare al suo istinto.
Si portò silenziosamente dietro di lui e lo
afferrò per una spalla facendolo voltare verso di
sé, rimanendo sconvolto dall’espressione dilaniata
di quegli occhi di un grigio liquido e malato.
- Non sto giocando con te Martin, sto facendo dannatamente sul serio,
perché non lo vuoi capire?- gli disse calmo, scandendo bene
le lettere di ogni parole, perché ne comprendesse appieno il
significato.
- Ed allora dimmelo, maledizione! Dimmelo!- gli urlò contro
l’altro, artigliandogli la camicia sul petto e strattonandola.
Solo in quel momento Danny si rese pienamente conto
dell’immensa fragilità di quell’uomo
aggrappato a lui che lottava per non soccombere. Comprese che Martin
aveva bisogno di certezze, che non poteva nascondersi ancora dietro un
dito nella speranza che fosse l’altro a scoprirsi per primo,
spaventato da quel sentimento che provava per lui. Avrebbe solo
continuato a ferirlo comportandosi in quel modo. Martin aveva sofferto
per lui e quell’amore così a lungo che ogni sua
certezza era stata minata, semplicemente non poteva credere che lui lo
volesse davvero ascoltando quelle frasi facilmente fraintendibili.
Vedere il profondo tormento di Martin paradossalmente aveva scacciato
tutti i suoi dubbi, lasciando solo la ferrea sicurezza sui suoi
sentimenti e su quello che voleva dall’altro.
Rilassò i muscoli del collo e delle spalle, e
sollevò le mani circondargli il volto e sollevarlo verso il
suo. Lo sentì tremare appena per quel contatto e trattenere
inconsciamente il fiato, in attesa della sua risposta.
Danny avvicinò i loro volti, accarezzando quello
dell’altro con il proprio, compiacendosi della morbida
consistenza della sua pelle e di quell’odore forte di
dopobarba che ricordava così bene perché gli
aveva riempito i polmoni nonostante fosse incosciente in quel rifugio
improvvisato.
- Ti amo Martin.- sussurrò sulle sue labbra, fissandolo
dritto negli occhi fermo e deciso, per dimostrargli che non mentiva,
che stava dicendo la verità.
Pronunciò solo quelle tre, semplici parole ma che
racchiudevano dentro di loro tutto il suo amore per lui, più
preziose e convincenti di un’immensa dichiarazione
d’amore. Vide le pupille di Martin dilatarsi e le labbra
schiudersi per la sorpresa di quella dichiarazione così
diretta, così desiderata, così intensa. Come se
fosse stato sopraffatto, chinò la testa poggiando la fronte
contro la spalla di Danny ed un lieve, stanco sorriso gli
scivolò sulle labbra.
Finalmente. L’aveva raggiunto, finalmente.
Danny gli passò le braccia attorno alle spalle ed alla
schiena stringendo a sé quel corpo tremante, lasciandogli
tutto il tempo per assimilare quella confessione. Sentiva il suo
respiro irregolare e caldo colpire la sua pelle dopo aver attraversato
la stoffa leggera della sua camicia. Quando fu sicuro che si fosse
calmato, Danny gli mise una mano sotto il mento e gli
sollevò il volto, cercandogli subito le labbra con le
proprie.
Un bacio calmo e lento, pregno di sentimenti e dolcezza, che valeva per
tutte le parole che ancora non si erano detti, così diverso
da quello nervoso che si erano dati nel capannone poco prima.
- Capito adesso?- chiese Danny poggiandosi con la fronte contro la sua,
stringendogli forte il volto tra le mani.
Martin lentamente schiuse le palpebre, svelando un paio di iridi di un
azzurro limpido e terso, pulito e brillante come un cielo dopo un
temporale. Un colore che non aveva mai visto prima e che fece battere
più forte il cuore di Danny.
- Ti amo!- annuì prima di sporgersi un po’ in
avanti per un altro bacio.
Danny sorrise felice contro le sue labbra: tutto quello che desiderava,
tutto il suo mondo era tra le sue braccia. Finalmente, dopo tanto
tempo, si sentiva completo, in pace con se stesso ed il mondo intero.
Sentiva di aver trovato il suo posto nel mondo. Era una di quelle
poche, fortunate persone che potevano dire di aver trovato la
metà esatta della propria anima.
- Eri geloso di Emily?- chiese incredulo Martin sollevando la testa per
guardarlo in volto.
Straiati sul divano, l’uno tra le braccia
dell’altro, Danny stava raccontandogli come avesse scoperto
di amarlo e come aveva trascorso gli ultimi mesi. Martin non aveva mai
assaporato una tale calma prima d’allora. Tra quelle braccia
forti sembrava che tutto potesse andare bene.
- Beh, stavate sempre insieme e sembravate due novelli sposi
– disse con una smorfia disgustata distogliendo lo sguardo
– Tu non avresti pensato alla stessa cosa?- .
Quella spiegazione chiariva lo strano comportamento ostile che aveva
tenuto nei confronti di sua cugina. Ridacchiando ritornò a
poggiare la testa sulla spalla dell’altro, godendosi quanto
poteva quel momento. Era incredibile trovarsi li in quel modo, avere
Danny finalmente tutto per sé! Solo quella mattina non
avrebbe scommesso nulla su quel finale.
- E cosa ti ha fatto cambiare idea sul suo conto?- chiese poi
ricordando come quel pomeriggio li avesse trovati a chiacchierare
tranquillamente sulla balconata.
- In sintesi mi ha detto che stavi male per colpa dell’uomo
di cui ti sei innamorato ed ha fatto il suo nome!- .
- Cosa?!- saltò Martin risollevando la testa verso di lui.
- “Comincio a detestarlo questo Danny Taylor!”. Sue
testuali parole! – sorrise maliziosamente –
Incredibile che mi abbia confessato una cosa simile senza sapere chi
fossi!- .
Martin rimase immobile a fissarlo per qualche istante, prima di
scoppiare in una fragorosa risata. Incredibile! Non avrebbe mai creduto
che Emily potesse arrivare a tanto per lui! Era stata assolutamente
fantastica!
- Ehi! Che hai da ridere in quel modo?- domandò Danny
indignato.
Non aveva mai visto il posato e serio Martin in quello stato, era la
prima volta che lo vedeva ridere così tanto e
così liberamente. Ed era bello, nonostante ridesse di lui.
Martin inspirò profondamente cercando di calmarsi, mentre
osservava tra le lacrime il volto fintamente risentito del compagno.
Appena fu certo di aver riacquistato almeno un po’ di
controllo parlò.
- Emily sa benissimo chi tu sia. Ho dovuto mostrarle una foto della
nostra squadra perché insisteva per vederti. Voleva vedere
il volto della persona che mi ha letteralmente fatto perdere la testa!-
e lo fissò con uno sguardo allusivo.
Danny impiegò un paio di minuti per assimilare e comprendere
quelle parole.
- Mi ha preso in giro!- esclamò poi irritato.
- Già!- ghignò divertito Martin.
Si puntellò con le mani sulle spalle di Danny per poi
scendere con le labbra su quelle dell’altro, cercando di
calmarlo con un bacio. Danny gli andò subito incontro,
improvvisamente dimentico di tutto quello che non fossero quelle
labbra, mentre le sue mani risalirono la schiena del compagno fino al
collo per avvicinarlo maggiormente a sé.
Martin era diventato il centro esatto del suo mondo eppure quella
scoperta non lo spaventava, anzi gli dava una sicurezza ed una
decisione ancora maggiori rispetto a prima, perché adesso
conosceva appieno la portata di quel sentimento, quanto fosse prezioso
per lui e niente al mondo sarebbe riuscito a strapparglielo.