CAPITOLO 15

Rumori ovattati gli giungevano alle orecchie dall'udito fine. Lentamente i suoi sensi acuti stavano tornando a funzionare, così sembrava a Lymahl ancora addormentato nel letto di quell'appartamento. Il lungo sonno gli aveva ridonato molte forze, questa era la sua convinzione quando si rese conto di quanto stava dormendo. Era ora di rimettersi in sesto.

Aprì di scatto gli occhi come se in realtà non avesse mai dormito, se non fosse stato nel mondo del sonno profondo per un giorno e una notte interi. E come se nulla fosse successo prese a stiracchiarsi amabilmente e sensualmente sotto quelle coperte lisce e calde.
Si sentiva molto bene. Qualunque cosa gli avessero fatto per farlo tornare in se, l'aveva apprezzata eccome. Lymahl dopo aver riacquistato l'uso pieno di tutto il suo corpo e dei suoi muscoli non trascurabili, alzò il busto fino a sedersi nel letto.
Passandosi una mano fra i capelli si rese conto che erano spettinati e ingrovigliati. I suoi meravigliosi fili di seta rossa, cascata infuocata della quale andava fiero dalla nascita(o comunque da quando li teneva così lunghi). La sua prima intenzione fu quella di alzarsi e dirigersi in bagno per sistemarsi, ma poi cominciò a far mente locale sul luogo. Dove si trovava? Che era successo? Le classiche domande.
Guardandosi nella stanza vide che l'altro letto in quella camera era vuoto, le lenzuola leggermente disfatte. Un ombra oscurava la finestra chiusa. Fuori era pomeriggio. L'ombra nella camera era a lui conosciuta. Lo riconobbe all'istante nonostante la luce non illuminasse il suo volto, ma solo i suoi nerissimi capelli. Con uno dei suoi sorrisi enigmatici perennemente stampati, il gatto disse:
" Judas, che piacere rivederti. "
La voce era roca. Non ottenne nessuna risposta. Il ragazzo stava immerso nei suoi pensieri, pensieri che lo tormentavano da quella notte. Un solo volto nella sua mente.
Lymahl comprese che non l'aveva ascoltato, decise di lasciarlo perdere. Rovistando anche lui fra i ricordi di quella notte prese coscienza di tutto quel che era successo. Solo un concetto gli si formò. Un concetto che decise di far prendere subito solidità.
" Judas. Rispondimi. E Asha?"
A questo nome il ragazzo moro si riscosse tornando a calcolare il compagno dietro di lui, ancora seduto nel letto. Ancora non si voltò, rispose continuando a passare i suoi scuri occhi sul mondo esterno:
" L'hanno rapita. E solo tu sai chi è stato."
Incolore, forse. Ma incisivo. Lymahl si ritrovò a digrignare i denti come solo i cani facevano. I suoi occhi svegli cambiarono subito espressione diventando, lentamente, sempre più minacciosi. Nessuno vide la luce pericolosa che vi divampò per un istante.

Non era proprio rabbia quella, era più un sottile filo che non lasciava indifferenti chi lo guardasse. E quando anche un sorriso strano, simile a un ghigno gli aleggiò sulle labbra ben disegnate, l'espressione da gatto che fa un agguato fu ancora più lampante. Si alzò in piedi con un unico movimento fluido.
Solo quando Judas si voltò a guardarlo si rese conto di indossare solo i suoi mini boxer attillati di raso nero. E basta. Evidentemente i suoi vestiti erano stati lavati e aggiustati. Ma non si scompose, non si vergognava del suo aspetto con nessuno, il suo corpo faceva invidia a molti. Affusolato con quei muscoli non esagerati che gli davano una linea di maniacale sensualità, specialmente quando si muoveva così disinvolto.
" Il falco è andato a prenderti dei vestiti a casa tua, li ha messi in quella sedia. Vestiti che è meglio."
Freddo come al solito. Malizioso il gatto alzando un sopracciglio rispose:
" Tesoro, la visione non è di tuo gradimento?"
Non ottenne risposte. Ma solo l'ombra di un...sorrisetto forse? Gelido come sempre ad ogni modo. Lymahl si vestì indossando un completo di pelle bordeaux attillata e comoda. Dalle maniche lunghe che gli coprivano le mani scoprendo solo le dita grazie a dei guanti da motociclista, sempre in stile con l'abbigliamento. I pantaloni stretti lunghi sembravano un tutt'uno con la maglia dalle spalle bucate e il collo alto. Ai piedi si infilò degli stivali a cerniera alti senza tacco, comodi. Tutto bordeaux. Quel colore era la sua carica. Rosso. Sinonimo di energia. Si faceva notare e attirava l'attenzione, come a dire che lui non era come gli altri. Per distinguersi.

Poi entrò in bagno e si pettinò a lungo i suoi capelli dei quali era gelosissimo e orgoglioso. Il risultato era ottimo. Si sentiva come nuovo. Uscito dal bagno si presentò al corvo con una lima, impegnato distrattamente a sistemarsi le lunghe unghie smaltate di smalto trasparente. E il suo immancabile sorriso. Il sorriso di chi prende una decisione. Una decisione pericolosa che gli avrebbe fatto rischiare la vita, non solo a lui ma a tutti. In questo stava la sua pericolosità. Che l'avrebbe fatto con o senza di loro. Testardo fino alla morte, nessuno lo avrebbe rigirato e gli avrebbe detto che fare. Tantomeno lo comandavano. Lui si gestiva la sua vita nel modo più imprevedibile, ma al tempo stesso prevedibile....per far di lui la persona più spericolata e pericolosa, a rischio e incosciente ma imprevedibile ed elegante sempre e comunque. Una contraddizione. Una libertà che molti si illudevano di poter possedere e comandare e controllare, ma nessuno l'aveva realmente. Ancora una volta sarebbe stato la sua rovina. Solo un sibilo che non corrispondeva ad una domanda o richiesta, ma a un affermazione, avvertimento.
"Andiamo"
e non c'era bisogno di chiedere dove ad un essere che si era trasformato nel più imprevedibile e pericoloso, sarebbe stato superfluo. E anche Judas lasciò la camera.

La porta si aprì facendo entrare in soggiorno i due giovani ragazzi che squadrarono i presenti. C'erano tutti. Zephir in un angolo con la cicca fra i denti e la birra in mano con aria pensierosa. Diretta verso problemi che in quei giorni erano venuti troppo a galla.

Prince seduto sul divano a guardare la tv, mentre Igor su una scrivania con computer a smanettare.
Fly era in piedi davanti alla finestra che scrutava ogni minimo particolare delle strade sottostanti.
C'era anche un’ altra ragazza. Aveva capelli biondi e vestito con motivi floreali. Lymahl non lo sapeva, ma lei era Celine, colei che l'aveva curato, estratto il veleno dal corpo e annullato il suo effetto con medicine per poi farlo tornare in sè nel pieno delle sue forze. Erano tutti lì.
"Bè? Che aspettate? Che facce da funerale!"
Alla vista dell'amico, Prince scattò in piedi saltellandogli intorno felice. Era tornato il solito sbruffone di sempre. Tutti smisero di fare quel che stavano facendo per fissarlo, chi male chi no. Fu la scimmia a parlare per tutti:
" Aspettavamo te!"
"Ma che cari! Bene, ora ci sono! Forza belli animo!"
Ma non erano i soliti occhi spacconi da casinista esibizionista, o sadico incallito amante del pericolo. Era uno sguardo....che sapeva di minaccia....
" Si parte!"
Disse con voce bassa e penetrante. Era proprio un altro...che il veleno gli avesse dato al cervello?
"Per dove? Per il manicomio?"
Era stato Zaphir a parlare lontanamente ironico e molto scocciato. Lo sguardo di Lymahl cominciava a lasciare i brividi su Prince, che lo conosceva abbastanza da capire che stava covando qualcosa di poco raccomandabile. Non voleva sentire la risposta. Ma la sentì ugualmente:
" A caccia di gente che vuole morire!"
Ghigno sadico. Quel filo sottile che gli era apparso prima apparve nuovamente, quella luce minacciosa....pericolosa...incontrollabile...imprevedibile...era forse malignità?
Il gatto era pronto ad uccidere per riprendersi Asha...ad uccidere per la prima volta. E per farlo metteva seriamente a repentaglio la sua vita. Ma non gli interessava. Il fatto era che nessuno poteva passarla liscia in quel modo. Ferirlo, avvelenarlo addirittura. E rapire quella che lui chiamava la sua donna.
" Prince, tirami fuori un piano!"
Come se parlasse di fargli un panino! Ma sapeva che le capacità organizzative di Prince erano fuori dal comune, la scimmia oltre a conoscere tutto su tutti aveva un’ intelligenza per i piani e le strategie impressionante. È per questo che era entrato nella squadra, no?
Prince si riscosse....Lymahl non aveva chiesto pareri o altro. Che gli altri lo seguissero o meno era irrilevante dopotutto. Con fare pratico l'amico dall'aspetto simpatico cominciò a parlare serio e professionale:
" Dimmi tutto quel che ti ricordi sul rapitore. Tanto di sicuro lavora per Machiavelli."
"Aveva campanelli. Come dei sonagli. E faceva movimenti strani, come scatti, era veloce. E non so come mi ha punto somministrandomi del veleno. Si chiama Xavier...e non so cos'altro dire!"
" Ah, il signor Fly mi ha detto che è stato morso da un Crotalo..." disse timorosa la ragazza che ascoltava. Attirò l'attenzione di Lymahl che le si avvicinò.
"Chi sei tu?"
"Io...sono Celine, sono stata contattata dal signor Lion-oh per curarvi qualora ne aveste avuto bisogno....sono la sorella di Asha."
A quelle parole il rosso spalancò un attimo gli occhi, per poi tornare all'espressione sadica di prima, una carezza sulla guancia e solo due parole di conforto:
" Te la riporterò intatta! È una promessa"
E le lacrime scesero sul volto della farfalla.
Prince riprese il controllo andando su e giù per la casa:
"Dunque...Xavier il Crotalo. Non so molto su di lui...dovrei andare a cercare notizie. Non lavora per nessuno, ma è probabile che abbia accettato la proposta di Machiavelli. È pericoloso."
"Quel cane non sa servirsi delle proprie forze ed è fissato coi rapimenti...è solo un cane bavoso...inutile..." con astio Lymahl pronunciò quelle parole.
"Devo andare a fare delle indagini per conto mio....ne saprò di più anche sul luogo. Poi mi servirà l'aiuto di Igor per il piano completo...voi aspettatemi qua per favore, non starò molto"
detto questo uscì. Fly continuava ad osservare fuori con attenzione maniacale. Non avrebbe permesso a nessuno di far altro male a quei ragazzi perchè glielo aveva ordinato il suo Signore, Lion-ho. E non sarebbe successo. Non ancora.

La Vedova era nella sua stanza.
Seduta al tavolino accanto alla finestra dalle tende tirate.
Non aveva bisogno di luce. Tanto non poteva vedere.
Contemplava la sua sfera trasparente.
Era ansiosa.
Sentiva qualcosa di strano.
Non così strano poi...era una sensazione che aveva sempre avuto...ma da qualche giorno sembrava farsi più insistente.
Di tanto in tanto la pelle le si increspava in brividi...sentiva il suo...il loro...fiato sul collo.
Pensò che la tensione le stesse giocando qualche brutto scherzo.
Ma non le era mai successo.
Pose i suoi occhi bianchi sull'oggetto rotondo che le stava di fronte.
Le sue lunghe dita affusolate lo sfiorarono.
"...che io possa vedervi..." mormorò al nulla.
E qualcosa apparve.
Ma fu solo per un attimo.
S'alzò di scatto dalla sedia.
"Non può essere..." disse a sè stessa.
Si 'guardò' intorno alla ricerca di un qualcosa.
Doveva essersi sbagliata.
Ma li sentiva dovunque.
Allora era così?...
Si diresse velocemente verso la porta.
I suoi tacchi rumoreggiavano per tutto il corridoio.
Doveva parlare con Nadar, urgentemente.
Tutto quello era sbagliato...era tutto uno scherzo...tutto un gioco...tutto...un esperimento....
Si muoveva goffamente per luoghi a lei completamente sconosciuti.
Ma doveva far presto.
Urtò qualcosa o qualcuno che l'afferrò prima che potesse perdere l'equilibrio.
"Perchè non hai avvisato che uscivi dalla tua stanza Bea? Ti avrei accompagnato io..."
Riconobbe.
"Jericho!"
"Sei più pallida del solito...qualcosa non va?" il killer si fermò ad osservare la figura aggrappata al suo braccio.
L'abito nero dall'ampia scollatura...i capelli bianchi come la neve scomposti per la fretta...lo sguardo trasparente, ma incredibilmente attento...
"Portami da Nadar...devo parlare con lui! Subito! Dobbiamo fermare tutto questo!"
Lo Squalo non capiva. Ma non si permetteva di contraddire gli ordini della Vedova Nera, tessitrice di destini!
Le porse il suo braccio e ne divenne i suoi occhi per quei corridoi sconosciuti, fino allo studio di Lion-ho.

Nadar osservava gli occupanti del suo ufficio nei pressi dell’enorme balconata.
Erano un gruppo vario e molto rumoroso...
“Ehehehehe!!” scoppiò in un’ennesima risata uno dei presenti. Hannibal Ridens detto la Iena.”E questa cosa sarebbe? Una riunione di famiglia?? Hihihihi! Molto divertente!” era comodamente sbracato sulla sua poltrona.
Capelli di un nero sbiadito e crespo, tirati indietro con il gel. Cappotto di cashmere marrone con bordo di pelliccia maculata. Occhi nocciola chiaro.
“Io troverò molto più divertente il momento in cui cesserai di ridere!” disse sferzante un giovane sulla trentina con i capelli neri, lunghi sulle spalle pieni di meches bianche ed un impermeabile di pelle nera lucida.
Era nei pressi della libreria e studiava distrattamente i volumi che conteneva.
Spostò i suoi occhi di ghiaccio su Nadar.
“Non ho molto tempo, ho un attentato da preparare...vogliamo sbrigarci?”
La Donna-Ragno rispose al posto del Leone. “Vai sempre di fretta, vero Orca?”
“Chi ha tempo non aspetti tempo! Mi pagano per questo lavoro!”
Rispose con un sorriso di circostanza che metteva in mostra una bella fila di denti bianchi.
“Cos’è da quando lo Squalo non è più sulla piazza, ti usano come ripiego?”
Il sorriso di Elija si trasformò in ringhio. “Ficcati in testa una cosa, ragnetto, io non sono il rimpiazzo di nessuno tanto meno di mio fratello! Impara a dosare la lingua o ti schiaccio sotto il tacco del mio stivale!”
La donna non si premurò di nascondere la sua risata “Eheheh... mi piacciono le battute divertenti!”
“Tsk! Che senso dell’umorismo contorto avete, voi killer! Come mio cugino...bah! A dire il vero non l’ho mai visto sorridere!” si intromise la Iena.
“Cugino del Lupo, vero signor Ridens?” s’informò Nadar.
“Si esatto! Comico di professione!”
Il ragno rise di nuovo “Ecco una bella battuta! Eheh!”
Un piccolo occupante restava intanto in disparte, agitandosi sulla sedia.
Un bambino sugli 8-10 anni. Capelli neri, irti e ispidi.
Occhietti marroni. Piuttosto minuto per la sua età.
Era Rudolf, fratello adottivo di Igor.
Continuava ad agitarsi scattosamente, frenetico.
Probabilmente era epilettico.
La Iena si girò ad osservarlo.
“E qui cos’abbiamo? Un soldo di cacio!!”
Il piccolo si fermò guardandolo dritto negli occhi.
Balzò giù dalla sedia e si portò ad un passo da lui con una rapidità impressionante.
“Non rivolgermi la parola! Capito?? Eh??eh??eh??”
Hannibal lo osservò interdetto, poi sorrise “Ma tu guarda il nano, che caratterino!!”
“Non sono un nano!” esclamò scosso da una serie di frenetici tic “Pulce! Pulce! Pulce!”
“Ehi! Calmo o mi collassi! Ho capito...sei una Pulce...fratello di Pidocchio?? Mhpf...ahahahahahahahahaha!!!”
Orca si portò una mano alla fronte “Ora capisco perchè tuo cugino non ti sopporta!” poi rivolto a Nadar “Posso ucciderlo? Lo faccio gratis, sarà un piacere!”
Il Leone fermò il trambusto “Vi prego signori, un po’ di silenzio! Se vi ho chiamato qui è solo per informarvi della minaccia che corriamo e che porta il nome di Dogger Machiavelli! I vostri parenti affrontano il nemico per proteggere la città!”
“Mio fratello? Tsk! Generosissimo uomo!” aggiunse Elija.
Nadar continuò “Vorrei che combatteste con loro...”
“Cosa??” fece eco Hannibal con scetticismo “Ehi! Ferma la spider! Deve essermi sfuggito qualcosa...sentimi bene peluche, tu hai il culo parato perchè sei uno degli uomini più ricchi della città, ma se noi, comuni mortali, proviamo a metterci contro di lui...quello ci fa un culo così!” e completò la frase con ampio gesto delle mani.
“No se io vi proteggo!”
La Iena si fermò “Ci proteggi?” fece eco “Nel senso che ci terrai al caldo della tua bella casuccia?”
“Si, esatto...”
Il comico ci pensò un attimo, poi sorrise “Comunque sia, un problema rimane: come può combattere un comico? Barzellette contro proiettili?”
“Magari lo fai morire dal ridere!” aggiunse Orca con un sorriso beffardo.
“E perchè no? Una risata vi seppellirà...”
Nel mezzo della discussione, la porta venne aperta di scatto.
La Vedova, al braccio dello Squalo, fece il suo ingresso.
“Perdona la mia intrusione Nadar, ma devo parlarti...con urgenza!”
Jericho notò suo fratello.
Avevano lo stesso sguardo glaciale.
“Che bella riunione di famiglia!” esclamò il Ragno osservandoli.
“Ma guarda, c’è anche l’Imprendibile!”
“Jericho!” salutò con un gesto del capo che venne corrisposto.
Tra i due killer esisteva una sorta di stima reciproca. Cosa totalmente assente verso Orca.
Nadar si avvicinò a Betsabea, prendendola per un braccio.
“Scusate la breve sospensione...riprenderemo tra un attimo! Vorrei che in questo tempo voi pensaste alla mia offerta!” e si allontanò per ritirarsi in una stanza adiacente.

Il piccolo salotto aveva un che di intimo.
Decorato con i colori dell’autunno, infondeva calore.
La Vedova, si sedette su una poltroncina e Nadar di fronte a lei.
“Mi sembravi molto scossa e non è da te interrompermi durante una riunione. Che succede?”
la donna prese le sue mani “Ferma...fermali tutti! Devi parlare con Dogger! Ci stanno mentendo!”
Nadar non capiva “Aspetta! Ma cosa dici? Come posso parlare con Machiavelli, Bea! Sei impazzita?”
“No!” lo supplicò “Ascoltami è tutto un trucco! Io li ho visti! Giocano con le nostre vite...”
“Chi? Visto cosa?...”
“Occhi...”
Il Leone si fermò.
Quelle parole gli provocarono un brivido lungo la schiena.
“...uomini...tutt’intorno a noi! Ci guardano, ci studiano. Siamo il loro giocattolo, il loro...esperimento! la città, tutto quello che ci circonda...tutto finto...tranne le nostre sofferenze. Loro hanno vissuto su quelle...le hanno create, come hanno creato tutta questa guerra! Se Dogger è quello che è ora...è perchè loro lo hanno creato così. Fermalo Nadar...non è lui il tuo nemico!”
“Ma...dove...?”
La Vedova scosse il capo.
“Non so di preciso...l’immagine non era chiara, ma li sento ovunque. Ci guardano e anche adesso...ci ascoltano...ora sanno che io conosco la verità...” gli sorrise “...Nadar...credo che mi uccideranno...”
L’uomo balzò in piedi facendo cadere la sedia nel suo movimento.
“Cosa? Non possono!...nessuno può entrare nella villa...”
“Si invece...perchè loro...sono le parche delle nostre vite...”


Il campanello suonò facendo sobbalzare ulteriormente la Vedova e il Leone nel salotto.

Chi poteva essere? Non aveva invitato altri.
Jericho andò ad aprire la porta principale e si trovò davanti due figure snelle vestite con una tuta in tessuto nero leggero, sul largo andante, comode e con delle specie di cappucci abbassati. Erano tute conosciute per essere viste sempre addosso ai ninja. Erano due ragazzini, un maschio e una femmina. Ma la particolarità che colpì lo Squalo non furono i loro vestiti insoliti, bensì le loro facce, erano uguali. Erano sui 15 anni circa, i lineamenti da zingari con zigomi alzati e volto affusolato, bocca sottile e ben disegnata, pelle chiara e occhi un po' allungati vero le tempie, un neo all'angolo della bocca. Entrambi perfettamente uguali. La ragazza aveva lunghi capelli neri e lisci, invidiabili. Lui aveva i capelli sempre neri e lisci ma corti che gli sfioravano il collo. Erano molto affascinanti nonostante la loro giovane età. Erano gemelli. Uno dei due disse:
"Scusate il ritardo, spero la riunione non sia già iniziata." Voce incolore e controllata. Jericho capì che facevano parte degli invitati e senza aggiungere nulla li fece entrare conducendoli nella stanza che ospitava anche gli altri parenti della squadra.

Erano silenziosi e si muovevano fluidamente, il corpo magro e sottile faceva trasparire un agilità fuori dal comune. Se quelli erano veri ninja erano fuori tempo, ma l'idea che davano era di due personaggi molto in gamba, di chi potevano essere parenti? Forse se li avessero visti muoversi fra grandi altezze e alberi ingarbugliati l'avrebbero capito.
Entrati nella stanza osservarono i presenti uno ad uno con apparente tranquillità e un fondo di freddezza. Nelle cintole avevano dei coltelli, uniche armi che usavano.
I due giovani poi si sedettero in due sedie comode vicino ad una delle finestra, non gli piaceva essere in posti chiusi. Decisamente no. Non fecero attenzione ai vari commenti e domande che gli furono poste, erano come in un mondo loro.
Lion-ho rientrò nella sala e senza dire nulla si avvicinò allo Squalo sussurrandogli:
" Non perdere di vista per nessun motivo la Vedova, stalle sempre accanto qualunque cosa succeda."
L'uomo non fece domande, si voltò ed uscì chiudendosi la porta alle spalle. Lion-ho, dopodiché, decise di tornare ai suoi ospiti, si scusò dell'interruzione improvvisa e si sedette al suo posto. Lo sguardo si posò sui nuovi arrivati riconoscendoli subito. Sorrise pensando che doveva concludere la riunione il più presto possibile. Doveva almeno averli dalla sua parte.
" I fratelli di Prince, immagino." Nessuno dei presenti conosceva questo fantomatico Prince, ma vedendo loro due si immaginarono che doveva essere un ragazzo molto in gamba e forte. Non potevano immaginare che in realtà erano diversi come il giorno e la notte, di carattere ma specialmente d'aspetto e di capacità. Il punto di forza di Prince era l'intelligenza e il suo cervello che sapeva tutto su ogni cosa o quasi, mentre era alquanto carente nella potenza fisica, invece al contrario loro due erano forti proprio in quello e carenti nell'organizzazione di piani e strategie di fino. Sarebbero stati una buona squadra se non fosse stato per la poco socievolezza dei due.
" I vostri nomi?"
I due lo fissarono sempre impassibili e risposero incolore come prima:
" Anggun e Gackt"
Non sembravano affatto parenti di Prince, quei due non avevano nulla di lui. L'unico a conoscerli era Lymahl, erano tutti e quattro amici d'infanzia, nonostante i pochi anni che li separavano, crescendo si erano un po' persi tutti di vista, ma all'occorrenza sapevano rincontrarsi nuovamente. Il rosso li chiamava tutti e tre scimmiette, Prince perchè era evidente la sua somiglianza fisica con una di quegli animaletti simpatici, mentre i due gemelli perchè erano agili e scattanti come delle scimmie.
La riunione proseguì, il leone rispiegò la situazione ai nuovi arrivati con nuove interruzioni da parte degli altri, infine furono posti davanti alla decisione definitiva. Dovevano rispondere.
La Donna-Ragno, il cui nome orami era andato dimenticato e il passato oscuro rimaneva vivo solo nei suoi ricordi, fu la prima a parlare, era decisa e sapeva già il fatto suo. Lei odiava stare sotto qualcuno. Non sarebbe mai sottostata a nessuno. Un accordo in altro senso si poteva fare, ma in quel modo non se ne parlava, le squadre era lei a formarle, non gli altri su di lei. Il sorriso maligno sulle labbra, un sorriso che arrivava anche all'occhio sano, non coperto dalla benda nera piratesca. Un dito accarezzava i suoi gioielli, i suoi coltelli affilati.
" Io non ho da pensarci. Non ho bisogno di protezione, non ho bisogno di far parte di nessuna squadra, non ho bisogno di aver paura di nessuna morte, tanto meno della mia che non avverrà facilmente come alcuni pensano. Sono solita donarla io la morte. E il caro cagnetto di cui parli che minaccia tutti lo aspetterò con impazienza...ma per i fatti miei. "
" Allora niente accordo per te?"
" Accordo? Il tuo accordo vale per chi non sa difendersi ed è indifeso. Non per chi sa difendersi e anche bene. Non ho ragioni valide, dunque per entrare nella tua squadra. Non ne vedo un motivo valido per me. E non credo di essere la sola a pensarlo così"
" I tuoi motivi validi si riferiscono ai soldi, forse?"
Un ghigno che sul volto di una donna non dovrebbe mai apparire.
" Potrebbe essere!"
" E se ti dicessi che tuo fratello rischia la vita a causa di quell'uomo?"
" So già quel che rischia mio fratello...non preoccuparti troppo per lui chè sa tirare fuori le unghie quando serve, e quando le tira fuori è meglio stargli lontano"
" Mi permetto di aggiungere che non sarebbe solo suo fratello qua che rischia la vita!" si era inserito nel discorso Ridens, la jena, ma fu subito fulminato da uno degli sguardi poco raccomandabili della Donna-Ragno. Quando era lei a trattare dei suoi affari odiava che altri si inserissero.
" Possiamo scendere a patti"
Continuò serafico il Leone, non poteva lasciarla andare così, nessuno di loro. Averli dalla sua parte era importante.
" Sentiamo…"
" A quanto pare non vuoi mischiarti con gente che non è scelta da te…"
" Non voglio sentire la frase: La Donna-Ragno fa parte di una squadra al mio comando!"
era decisa e tagliente. Non a caso era una delle più violente e ricercate criminali del mondo, in tutto erano tre, lei era una di queste...e ovviamente conosceva anche gli altri due....senza escludere che, conoscendola, una storia con ognuna di loro ce l'aveva avuta solo perchè erano ricche anche loro.
" Non vuoi far parte di una squadra..."
" Esatto...le squadre non fanno per una criminale come me...finirei per tradire tutti e nelle squadre non ci si tradisce. Sarei un pessimo elemento e manderei tutto il lavoro faticoso di certa gente a puttane. Perchè, vedi, è più forte di me. Io non so cosa significhi fare parte di un gruppo...ma so già che è una cosa che odierei."
" Sei molto chiara. E onesta, devo dire"
All'onesta un altro sorriso felino le si stampò sulle labbra dipinte di un rossetto nero.
" Allora parlandoci chiaro...ho bisogno di avervi dalla mai parte e non dalla sua. Mi basta avere la vostra parola che non oserete mai agire contro le mie squadre e i mie ragazzi. Cosa ne pensi?"
" Penso che se si tratta di questo non devi preoccuparti, a me interessano i pesci molto più grandi..."
" Io penso invece che abbiamo visite!" l'Orca che fissava fuori dalla finestra vide delle macchine scure avvicinarsi a quella zona e non ci voleva molto per capire che erano i mastini di Dogger mandati da lui solo come diversivo...o avvertimento. Uno scatto contemporaneo. I due giovani ninja da che erano seduti nelle sedie a che fecero una capriola a terra in sincronia, elegante e perfetta. Poi si accucciarono in mezzo alla stanza rivolti verso la finestra chiusa, tutti li fissavano sorpresi, e ora che avevano in mente? Gackt, il ragazzo, saltò prima di lei rompendo le finestra come se stesse tuffandosi in una piscina, prima di cadere si aggrappò ad uno degli alberi che circondavano il palazzo alto, tenendosi al ramo con le gambe e cominciando a dondolare a testa in giù con le braccia tese in alto, subito fece la stessa azione anche Anggun la sorella, aggrappandosi con le mani a quelle di lui e in un unico movimento si lasciarono andare afferrandosi contemporaneamente ad un altro ramo più basso, con una capriola felina e agile atterrarono sull'asfalto, davanti alle auto nere che inchiodarono al volto. L'azione fu eseguita in un nano secondo, erano stati velocissimi e aggraziati, sensuali se si voleva...perfetti, un tutt'uno fra di loro e gli alberi. Come se fossero di gomma inconsistente. Assolutamente a loro agio. Si erano tirati su il cappuccio strano, ora erano scoperti solo gli occhi. I mastini scesero dalle auto, uomini abbastanza grossi tutti all'evidente servizio di Dogger Machiavelli. I due ragazzi sussurrarono facendosi sentire dagli avversari, sembravano conoscerli.
" Ma che bravi. Ci avete trovato...lo sapete che per colpa vostra siamo arrivati tardi al nostro appuntamento? Ora però vi dedicheremo tutto il tempo che meritate!"
"Certo, due secondi basteranno." Continuò l'altra.
Erano molto sicuri di loro, ma sarebbe stato un piacere vederli all'opera. Un vero piacere. Come solo degli abili ninja sanno fare iniziarono il loro combattimento, erano velocissimi e agili, scattavano, saltavano e conoscevano le arti marziali.

Nella sala di Lion-ho gli altri ospiti li fissavano piacevolmente stupiti, mentre altri intimoriti. Finirono la lotta brevemente come promesso. Estrassero i coltelli e uno per mano corsero come fulmini accanto agli avversari, senza fermarsi, per quanto gli altri erano forti pareva di combattere contro dei fantasmi, impossibile da colpire...ma evidentemente non erano in gamba quei mastini come si pensava. E in oltre nemmeno tantissimi. Non fecero molto sforzo. I due gemelli di nero vestiti si fermarono osservando i coltelli sanguinanti. I mandanti di Dogger erano tutti privi dell'orecchio sinistro.
" Chiunque sia il vostro capo che si ostina a darci la caccia, mostrate loro queste e le vostre teste." Così dicendo gli tirarono addosso gli orecchi mozzati e insanguinati. Gli uomini urlavano dal dolore, era insopportabile. Ma non poterono far altro che risalire in macchina e lentamente andarsene.
Tutto quello non era normale. Erano gente sovrumana, non solo i due gemelli ninja...ma anche gli altri. E osservando attentamente tutto ciò Lion-oh cominciava a rendersene conto meglio di prima.
Dopo aver assistito alla scena fu facile capire da che parte sarebbero stati i due.
La Donna Ragno disse soltanto con il solito ghigno e un espressione da brivido:
" Caro Lion-ho...credo che verrò a trovarti spesso! Quei due mi stanno simpatici! "
" Ma niente squadra..."
"Niente squadra, la mai casa è il mondo...anzi...la parte pericolosa e violenta del mondo..."
"Credo sia la scelta giusta, ci cacceresti nei guai ancor di più!"
La trattativa fu conclusa con tre delle persone, ora mancavano le altre.
Mentre qualcuno si preparava al recupero di una persona importante!