CAPITOLO 16
Asha seguiva, silenziosamente, Xavier per i corridoi bui dell'enorme palazzo di Dogger.
Le pantagrueliche finestre rimandavano l'immagine della sera ormai inoltrata.
Erano passati un paio di giorni da quando era stata rapita, ma degli altri non c'era ancora traccia.
Aveva provato più e più volte a liberarsi da sola, a fuggire, quel serpente a sonagli di Xavier non l'aveva mollata un secondo.
Perchè i suoi compagni non arrivavano?
-...Lymhal...-
Si trovò a pensare
-...perchè non sei venuto?...-
Quando stava per tentare l'ennesima evasione era poi giunto quell'ordine improvviso.
Finalmente Dogger aveva deciso di vederla.
Almeno avrebbe avuto finalmente delle spiegazioni.
Lungo il suo camminare continuava a guardarsi intorno.
Brrr.
Quella casa era così tetra e monumentale!!
-...Il solito megalomane!!...-
Pensò riferendosi al Bulldog.
Il corridoio terminò davanti ad un enorme portone di granito.
Stavolta non si trattenne dal commentare.
"Bleah!! Che pacchianata!! E' vero che de gustibus ecc ecc però che cavolo!!"
Xavier accennò un lieve sorriso.
"Il bello è soggettivo!" disse nel suo tono calmo, aprendo l'entrata.
Davanti ai suoi occhi comparve lo studio di Dogger...con tutti i suoi 'cagnolini' al completo.
Si fece avanti lentamente guardandosi intorno e si fermò a pochi metri dalla scrivania.
"Per la serie 'avevi così paura che scappassi' che hai dispiegato il tuo esercito di cuccioli?!" Domandò sarcastica. Non doveva mostrare timore davanti al nemico.
"Diciamo che ho voluto stroncare la tua voglia di farlo prima che nascesse!". La sua voce roca disperse il fumo del sigaro.
"Tagliamo corto e mandiamo tutti a cuccia: che vuoi?"
"Ma come è impaziente la piccola!" esclamò la Falena seduta sul bracciolo di una delle poltrone rosse.
Asha la guardò malamente. Non aveva di certo dimenticato le sue bestiacce pelose che le camminavano addosso!!!
L'altra sorrise accarezzando il suo bracciale con un ciondolo a croce.
La Gazza notò che era identica a quella che Judas portava al collo. Il suo intuito femminile le suggeriva che, tra i due, doveva esserci un legame molto particolare.
Ritornò alla sua situazione.
"Non mi hai ancora risposto, Dog!"
L'uomo la osservò con un viscido sorriso.
Assaporava il suo sigaro passandolo da un lato all'altro della bocca.
"Eh, mia cara...saresti stata una dei miei uomini migliori!" disse sdraiandosi ancora di più sulla poltrona, assumendo una posizione comoda "Ho bisogno delle tue doti di ladra!"
"Cosa?? Vuoi che rubi qualcosa per te? Scordatelo!!" esclamò diretta incrociando le braccia al petto.
Ma Machiavelli continuò come se non l'avesse sentita.
"Ho bisogno di un certo cristallo..."
"Ah, ma allora sei sordo!! Ho detto che non ruberò niente per te!!"
"Se non farai ciecamente quello che io vorrò...a rimetterci sarà la tua cara sorellina! Sono stato abbastanza chiaro???!!!"
Asha si irrigidì.
"Celine..." disse in un soffio, poi scattò come una furia piombando sulla scrivania di Dogger "...brutto avanzo bavoso di merda!!!! Che cosa hai fatto a mia sorella???Eh??? CHE COSA LE HAI FATTO!!!!!!"
Xavier intervenne prontamente, agguantandola per la vita con un braccio e allontanandola, mentre lei continuava a scalciare.
"Tranquilla per ora sta bene...e se vuoi che continui così dovrai stare ai miei ordini!"
"Stai bluffando!!! Sei solo un bugiardo!!!!"
"Tu credi?"
Quel ghigno di sicurezza non poteva mentire.
L'uomo armeggiò con il monitor del computer sulla sua scrivania e, dopo aver pigiato qualche tasto, lo ruotò in modo che la Gazza potesse vederlo.
-...il mio palazzo!!....- riconobbe immediatamente.
"E' il tuo quartiere vero?" chiese per conferma "Ebbene ora farò una magia davanti ai tuoi occhi...." la guardò languido.
La giovane notò la luce del suo appartamento accesa...doveva esserci qualcuno in casa...
"Ora lo vedi..." disse Machiavelli poi, premendo un tasto, l'intera costruzione saltò in aria. Contemporaneamente, dall'enorme vetrata alle spalle della scrivania da cui era visibile l'intera città e la villa si Nadar, si udì un boato ed un enorme nuvola nera di fumo si levò tra i tetti delle case.
"...ora non più!!"
Asha si paralizzò all'istante e, come un fuscello, si afflosciò sulle ginocchia.
Non una parola.
Non un lamento.
Ma solo lacrime calde che scendevano dai suoi occhi spenti.
"Non temere, la tua sorellina è al sicuro..." spiegò "...ma come puoi vedere il mio non è un bluff..."
Dogger sapeva di aver vinto.
"Cosa...cosa devo fare?" la voce della Gazza era ormai ridotta ad un sussurro.
"Presto avrai tutte le informazioni che ti saranno necessarie!" disse e, con un cenno, ordinò a Xavier di portarla via.
Quando la vide uscire ormai non gli sembrò altro che un fantoccio nelle sue mani...una bella marionetta.
Soddisfazione allo stato puro.
La porta si richiuse e il Ghepardo parlò.
"Ricordami di non giocare mai a poker contro di te, Dogger!! Sei un maestro nel fingere!!"
L'uomo sorrise "Approposito...notizie della Farfalla...?"
Black-Jack scosse la testa "Il nulla più assoluto, sembra scomparsa..."
Intervenne LadyHell "...il Leoncino deve averci battuto sul tempo!!"
"Poco importa dove sia lei..." concluse Machiavelli "...l'importante è che la Gazza creda che sia nelle nostre mani..." sorrise "...docile...docile...." uno sbuffo di fumo fuoriuscì dalla sua bocca disperdendosi nell'ambiente.

La stanza era immersa nel buio, le tende tirate. Non si vedeva nulla, ma si sentiva. Si sentiva un profumo familiare. Un profumo piacevole...piacevole come quel tocco gentile...non era una carezza...era più...non sapeva descrivere quel che sentiva....un calore strano e piacevole. Un abbraccio. Ecco cos'era. Non voleva aprire gli occhi perchè stava bene...cullarsi fra quelle forti braccia muscolose le dava un’ emozione che si era forse solo sognata di poter provare.
Era bello...stava distesa su un comodo letto e il capo era appoggiato sulla spalla di quella persona dalla presenza sicura e familiare che l'abbracciava da dietro.
Sentiva i capelli lunghi e molto mossi sparsi sul cuscino e sul suo petto che si alzava e si abbassava regolarmente, dormiva ancora.
Chissà che ora era? Fuori era giorno? Pioveva? C'era il sole? Non lo sapeva, ma avrebbe potuto stare altre mille ore ferma così. Lo desiderava tanto. Era quello che voleva...era quello che cercava...l'aveva sempre desiderato inconsciamente, era quello che con il suo comportamento capriccioso e di facile portata con gli uomini che voleva....quello che ora aveva ricevuto. Amore sincero. Lo stesso amore che questa persona dietro di lei gli stava donando. Era una sensazione fantastica e aveva paura di perderla...per la prima volta aveva paura....perchè quello non poteva controllarlo.
Quei sentimenti così puri e sfuggevoli non poteva averli sotto il suo potere. Lei poteva avere tutto ma non i sentimenti umani. Quelli doveva guadagnarseli e fin ad ora aveva imparato solo finzione e menzogna...aveva scoperto cose che non avrebbe dovuto scoprire....per un istante lungo secoli di attimi aveva creduto che l'amore non esisteva più...per quegli stessi attimi si era sentita tradita dal mondo, sola, disperata...non trovava più un senso alla sua vita....capiva che quello che contava veramente per andare avanti non poteva averlo...o che peggio non esisteva....aveva odiato....si era sentita così vuota....ma proprio in quegli attimi di abisso aveva scoperto il segreto.
Il segreto di quello per il quale si disperava....non aveva perso nulla....l'aveva sempre avuto...l'amore che credeva aver provato per persone che poi l'avevano lasciata e tradita non era nulla confronto a quello...anzi era diverso...quello che provava ora....che si rendeva conto di avere sempre provato e avuto per sè....quell'amore così incontaminato e puro....in quegli attimi di sprofondamento e di lacrime...lacrime che mai aveva versato, nemmeno alla morte del padre, in quel momento erano state raccolte da lui....da lui silenzioso e protettivo, da lui che dava la vita per lei, da lui così bello e glaciale, da lui quasi impossibile, inesistente...da lui il cui unico senso era vederla sorridere. Quelle lacrime amare e disperate erano state raccolte da lui. Dalla tigre della siberia. Ma lei non sapeva se si meritava tutto quello che stava avendo...un essere così orribile in verità e vuoto...una stupida barboncina viziata...era sempre stata paragonata ad una barboncina perchè era d'apparenza bella ed elegante, unica, sembrava una principessa per la sua grazia, si distingueva sempre...ma in realtà era così capricciosa e viziata da essere superficiale e respinta da tutti.
Insopportabile, no? Anche quella Tigre gelida l'aveva voluto con sé al suo servizio solo perchè era stato un suo capriccio...perchè aveva sentito qualcosa che l'attirava a lui...ora lei meritava l'amore che finalmente vedeva partire dalle sue mani e dai suoi occhi non più freddi e distanti? Solo ora l'aveva capito...ora che era stata raccolta lei da lui...abbracciata, curata, scaldata. Lo meritava? Non sembrava di essere una principessa e lui la sua guardia del corpo, un suo servitore....non ci credeva in fondo....perchè i ruoli sembravano inversi....ma anche lei lo amava....o perlomeno era quello che in questi momenti si doveva dire...era un dovere amare una così? No...era un piacere...era un desiderio...era un bisogno...era vitale...era vero. Il primo sentimento vero e puro di tutta la sua vita...non più attrazione fisica come fin ora era accaduta...e non si sentiva degna di lui.
Si girò lentamente senza svegliarlo. Aveva gli occhi chiusi e il volto rilassato...non l'aveva mai visto così...e nemmeno così vicino...quei lineamenti così adulti, ma giovani...avevano pochi anni di differenza, lo sapeva...ma di preciso l'età le era sconosciuta...aveva lineamenti duri e scolpiti come farebbe uno scultore sul ghiaccio. Limpidi...gelidi...distanti...ma ora le era vicinissimo....quei capelli bianchi da albino facevano sempre impressione, ma le piacevano...come le piacevano i suoi occhi...lame sottili e affilate...lame di ghiaccio anch'esse. Le ciocche bianche spettinate gli cadevano sul volto e sulla fronte...stava bene anche così.

Con un dito timidamente prese a percorrere le linee di quel viso splendido.
Possibile che una bellezza simile fosse per lei? Fosse perso per lei a quel punto?
Quella bocca così sottile e ben disegnata era pallidissima come la sua pelle. Splendore totale. Scese sul collo per giungere alla clavicola...e solo ora si accorse che era a torso nudo...arrossì vedendo il suo corpo così muscoloso atletico e perfetto. Le arti marziali e la palestra l'avevano scolpito bene...il resto era confuso coi suoi capelli biondi e lunghi...per pettinarli sarebbero stati ore.
Era bello. Era il suo amore....quel calore che aveva solo sognato....doveva avere avuto la febbre....e probabilmente per fargliela abbassare lui aveva provato a scaldarla col calore del suo corpo...e mentre la consolava in lacrime si erano addormentati....non ricordava bene quel che era successo...ma era tranquilla. Si. Quei sentimenti puri non li avrebbe repressi. Se una persona così stupenda interiormente poteva essere capace di imprese del genere, anche lei doveva essere degna di lui. Lo sarebbe diventata. Perchè finalmente si era trovata e stava bene. Era completa.
Alzò lenta il capo e sfiorò con le labbra carnose e rosse naturali con quelle di lui, pallide e sottili. Era stato un bacio a fior di labbra....il suo marchio. Il suo pegno. La sua promessa di cambiare e di diventare la principessa degna di quel nome. Era giunto il momento di crescere. Il mattino seguente sarebbe tornata indietro. Sua madre l'aspettava. La regina.
La aspettava anche una lunga chiacchierata con lei. Con la nuova Eloise....una nuova ragazza ma sempre sè stessa. Fiera e ribelle, imperfetta, piena di vizi...ma degna del suo titolo e dell'amore che riceveva e che donava.
Con questi pensieri nella mente riappoggiò il capo sulla spalla di Ty e sorrise, impercettibilmente di un sorriso nuovo.
Per il resto delle ore notturne rimase sveglia ad osservare la sua rara e inafferrabile Tigre Bianca Siberiana....una tigre inafferrabile che solo lei era riuscita a catturare e domare....solo lei e nessun altro...e lui a domare lei.

Silenzio. Vuoto e silenzio. E consapevolezza di quello che doveva fare.

La regina seduta al suo trono fissava davanti a sè. Come fosse un automa priva di vita e coscienza.
Il mondo stava crollando? Lei non lo sapeva. Ma quello che sapeva era quello che doveva fare ora. Rinunciare al suo orgoglio e ai suoi sentimenti per proteggere quello che era realmente importante. Rinunciare a vivere pur di sistemare le cose. Di mettere la parola fine a tutto. Aspettava quello che sapeva sarebbe venuto. L'arrivo dell'unica persona in grado di prendere il suo posto e proseguire il regnare. Sentiva che presto sarebbe arrivata. Aspettava trascurando gli affari dei quali una regina doveva occuparsi. Aspettava e basta. E l'attesa ebbe fine.
La porta si spalancò con un tonfo che fece sobbalzare tutti, tranne lei. Aveva lo sguardo serio, dritto davanti a sè, spento ma sicuro.
”Altezza, vi annuncio l'arrivo di vostra figlia, la Principessa Eloise e il Signor Ty. Li faccio entrare?”
Un tipetto basso e magrolino vestito di tutto punto.
”Si…”
La voce della Regina Enya era appena un sussurro, ma lei stessa era diversa, strana. Quei lunghi capelli candidi color neve erano raccolti in un'acconciatura accurata e una fine coroncina d'oro intrecciata era appoggiata alla fronte.

Non dimostrava affatto la sua età, sembrava molto più giovane. Ma era molto bella...la stessa bellezza che la piccola Eloise aveva preso da lei.
Gli abiti bianchi e gli occhi neri di un’oscurità tenebrosa. Non erano i suoi occhi. Lo sguardo lontano ma deciso. Aveva scelto. Una decisione che avrebbe fatto soffrire, ma sicuramente era l'unica cosa giusta.
La porta della spaziosa sala si aprì, la sala dei ricevimenti. Entrarono due persone a lei familiari.
Vedendo quella ragazza sembrava di rivedere lei da giovane. Faceva impressione quanto fossero uguali madre e figlia.
La ragazza bionda dalla bellezza sfrontata e nobile, fiera. I capelli erano pettinati e mossi, lasciati liberi di ricadere lungo la schiena, le arrivavano fino alla vita. I vestiti erano semplici e nulla di speciale, ma puliti e l'espressione del suo volto era simile a quello della madre. Era di una persona che era completamente cambiata e aveva preso la decisione che avrebbe cambiato la sua vita. Era fiera, decisa, sicura, diretta, vera, regale, importante. Gli occhi chiari erano mutati dal loro colore di sempre. Ora erano azzurri limpidi. Ora sembrava una vera principessa.
Eloise lasciò indietro la sua guardia del corpo, Ty, e si avvicinò alla madre ancora seduta eretta. Erano una di fronte all'altra e si fissavano serie. Come se sapessero le intenzioni dell'altra, i pensieri, quello che provavano. Tutte e due sapevano tutto dell'altra. Ora non avevano segreti.
Ed era ora di assumersi le proprie responsabilità.
La ragazza disse con la sua voce decisa, ma calma:
”Sono tornata, madre.”
La donna si alzò e le andò ancora più vicino. Pochi cm la separavano. La scrutò attentamente e nessuna delle due abbassò gli occhi. Non avevano timore. Avrebbero affrontato la verità e la realtà. La loro vita.
”Sei pronta.”
Disse la regina. La ragazza non sembrò turbarsi. Anzi sembrava aver capito.
”Ti saluto figlia mia. Ora puoi prendere il mio posto. Sei la giusta erede al trono.”
Con fare maestoso e importante la donna dai capelli bianchi si tolse le coroncina d'oro sottile che aveva sul capo e la mise alla figlia, dallo sguardo imperturbabile, che dentro di sè aveva tornadi che le si agitavano.

Tutto quello che aveva saputo le era tornato alla mente. Tutto quello che aveva compreso sulla madre adorata. Ma per ultima cosa ricordò la promessa muta alla sua Tigre Albina. Avrebbe retto qualunque cosa. Il titolo se lo sarebbe meritato.
”Io vado.”
Disse ancora la donna superandola con passo deciso e spedito. La figlia le chiese:
”Dove?”
Ma era una domanda alla quale sapeva già la risposta. Ad affrontare il suo passato. A sistemare le cose nell'unico modo giusto.

Enya si fermò e si voltò verso la figlia che ancora la fissava con quello sguardo che sembrava tanto il suo quando aveva preso il trono.
”E’ ora di prendere le cose nelle mie mani. Metterò la parola fine a tutto questo.”
A calmare una persona impazzita, assetata di qualcosa che non si poteva comprare.
Eloise sapeva e la capiva. Non l'avrebbe fermata.
”Tornerai?”
Altra domanda alla quale conosceva la risposta.
”Non lo so.”
”Non mi dici nulla?”
”Ormai sai cosa devi fare. Mi fido di te. La luce che c'è nei tuoi occhi è quella che deve avere una regina.”
”La tua luce invece è quella che nessuna donna al mondo dovrebbe avere.”
Allungò la mano, Eloise la fissò e la prese a sua volta stringendola. L'aveva perdonata. Non aveva paura, nessuno di loro ne aveva.
Poi andò, passando accanto a Ty gli mise una mano sulla spalla forte e sussurrò:
”Abbi cura di lei, so che l'avrai in eterno e non l'abbandonerai...ma te l'affido....osservala diventare grande anche per me.”
Il ragazzo dagli occhi gelidi spostò lo sguardo sulla donna e per la prima volta accennò ad un sorriso.
Andò avanti. Giunta davanti alla porta d'uscita si tornò a girare e vide la ragazza vicino alla tigre, si stringevano la mano. Questo sarebbe stato forse l'ultimo sguardo? No. L'ultimo sorriso. Eloise donò alla madre uno di quei suoi sorrisi che solo lei possedeva. Fieri...sfrontati, da ragazza viziata forse. Radiosi. Decisi. I suoi sorrisi inimitabili.
E uscì.
Solo in quel momento Eloise disse con voce tremante:
”Non so perchè...ma ho paura di non rivederla più...”
In risposta ricevette il calore del suo abbraccio, mentre le calde lacrime scendevano sulle guance. Mai avrebbe pensato di poter piangere per quella madre. Ma stava accadendo.
Il nuovo tempo stava iniziando.


Stava lì.
Al cospetto del nemico primo della città.
Al cospetto del suo amico d'infanzia che era cambiato profondamente solo per il suo amore. Un amore che lei non aveva mai potuto donargli.
Davanti alla fonte di tutti i guai della città tanto amata da lei.
Era nello studio di Dogger Machiavelli, vestito coi vestiti eleganti ma non appariscenti, piuttosto comodi. Le stavano d'incanto....e sempre bianchi, candidi come le piume di un cigno. Lo sguardo che mai si sarebbe sporcato, lo sguardo così pulito. Uno sguardo fiero e sincero. Uno sguardo diretto. Uno sguardo regale. Lo sguardo che lui amava. La luce era spenta, ma era sempre lei.
”Sono pronta a darti quel che vuoi. Sono pronta a essere tua. Ma in cambio tu dovrai mollare tutti i tuoi affari in questa città, smettere di fare del male alla gente solo per il tuo potere, smettere di distruggere Lion-ho, lasciare in pace il mio regno e la mia famiglia. Diventare un uomo degno di amore, del mio amore. Sarò tua per sempre. Ma solo se manterrai tutta la promessa. In tal caso non mi avrai mai. Se rifiuti mi ucciderò. Se vieni a meno di qualche promessa mi ucciderò. Se fai del male a qualcuno mi ucciderò. E non mi avrai mai. “
Come suonava una cosa del genere? Una minaccia? Un ricatto? Una promessa di suicidio? Non sapeva nessuno. Ma suonava come una frustata per tutti i presenti e non.
Questo cambiava ogni cosa. Cambiava completamente il gioco.

Per la prima volta nella sua vita, Dogger Machiavelli, conobbe la sorpresa.
Gli occhi scuri, sbarrati, si riempirono dell’imponente figura della donna, che per anni aveva sognato di poter stringere, cullare, proteggere… e non avrebbe mai pensato che lei alla fine…avrebbe accettato.
La bocca semiaperta, a proferire un qualsiasi commento, non lasciava sfuggire nessun suono.
Nemmeno il più leggero.
Tutto all’improvviso, tutto in fretta…voleva scavalcare l’ostacolo della scrivania che li divideva. Abbracciarla, stringerla…
“Finalmente…finalmente amore mio…!” avrebbe sussurrato al suo orecchio dalla pelle candida di perla. Sarebbe ritornato come quando era giovane. Solo lei…per sempre…
Ma che prezzo chiedeva il suo amore…
Un prezzo alto…
Troppo caro…
Tutti i suoi piani ed i suoi sogni di conquista…dovevano essere cancellati per lei…era disposto a farlo?
Doveva pensarci bene…
Lei non lo amava ora…ma avrebbe potuto imparare a farlo, col tempo…se solo fosse cambiato…
Ma in fondo per che cosa stava conquistando l’intera città?? A quale scopo si stava dando pena da anni…?? Non era a Lei, infondo, che la voleva donare…?
Non era nelle sue mani che voleva mettere tutto il suo potere, come un immenso pegno d’amore?
Ma lei non voleva tutto quello…voleva che lui smettesse…
Pacifico…
Tranquillo…
Docile…
Come un cucciolo indifeso…
Che avrebbero pensato i suoi uomini…?
Non importava…
Nulla importava…se era lei a chiederlo…ogni suo desiderio era un ordine…
Tutto per lei…anche la sua vita…
La sorpresa si tramutò in un sorriso sulle labbra del Bulldog…
Un sorriso che, per la prima volta, non aveva nulla di malvagio.
Sembrava quasi fosse tornato il vecchio Dog che Enya aveva conosciuto tempo fa.
Si alzò lentamente.
Aggirò la scrivania portandosi davanti a lei.
Ne prese una delle mani candide.
E lentamente la baciò.
“La mia regina comanda direttamente al mio cuore…che è tuo servo da tempo ormai perduto…” la osservò con i suoi occhi scuri “…e ai tuoi desideri obbedirà…”
Tutti i suoi uomini osservavano allibiti la scena. Immobili nelle loro posizioni dopo essere stati risvegliati così all’improvviso da quella visita inaspettata.
Quale potere immenso esercitava quella forte-fragile donna sul potente Dogger Machiavelli?
Un potere così sconosciuto ai molti di loro da sembrare quasi assurdo.
Continuavano a tacere.
Restava il loro capo e qualsiasi decisione lui avesse preso, loro l’avrebbero rispettata.
L’uomo strinse la sua mano nella sua, forte e tozza dicendo “Vieni…mia regina…comincerò ad esaudire da subito il tuo desiderio…”
Lentamente la condusse fuori da quella stanza dirigendosi nella palestra della sua villa dove, una ladra, si stava allenando senza sosta a commettere un furto in nome di una sorella da salvare.
Quella notte…una Gazza avrebbe ricevuto la libertà…
La notte era calata lenta con il suo manto blu scuro, avvolgendo ogni cosa.
Le case e le strade divennero subito sinistre e cupe, mentre i lampioni illuminavano a stento alcuni tratti della città...quella più nobile e abitata. I tetti delle case erano deserti e solitari, neri, non si poteva vedere nulla da là sopra, si rischiava di cadere.
Ma solo per le persone comuni.
E quelle che stavano aggirandosi per quei vicoli bui non lo erano. Non lo erano affatto.
Si sentiva odore. Un odore strano. Si sentiva qualcosa nell'aria.
Quella notte sapeva di strano, di diverso, di magico...ma quale magia sarebbe stata in grado di creare delle creature così particolari? Creature che vedevano nel buio, creature che camminavano sui tetti, creature in grado di volare se necessario, o di vedere gli spiriti, e di correre come il vento, capaci di un agilità inumana e di una forza ultraterrena, gente dai sensi così acuti da far rabbrividire.
Gente che di umano non aveva poi molto. Gente che aveva qualcosa di animale. Un qualcosa chiamato istinto...e non solo.
Sui tetti pericolosi e tetri correva sensualmente un felino sinuoso dalla linea sottile e invidiabile, dai muscoli non esagerati ma un corpo dotato di un fondoschiena da premio oscar. Un corpo affusolato e agile, un corpo che poteva sembrare di gomma per certi movimenti. Correva sicuro e seducente nell'aria nera che profumava di nuovo. La tuta attillata di pelle nera dai riflessi rossi e il vento che giocava coi lunghi capelli rosso rubino, capelli curati come quella pelle vellutata e morbida. Le unghie lunghe e curate si notavano subito. Ma quello che spiccava maggiormente erano gli occhi. Occhi dorati dalle pupille assottigliate. Allungati verso le tempie e grandi, espressivi e luccicanti di una luce pericolosa. Erano occhi che solo uno fra tutti gli animali esistenti possedeva. Un animale dagli occhi che vedevano nel buio e oltre il terreno e il visibile, un animale dagli occhi chiamati spesso demoniaci perchè facevano paura e impressionavano. Erano occhi da gatto. Come anche quel sorriso quasi maligno, sornione.
Lo stesso sorriso di una Donna-Ragno pericolosa e violenta già conosciuta.
Di quel ragazzo affascinante dalla pelle ambrata che correva sinuoso si conosceva solo la sua parte superficiale, ficcanaso, sfrontata, ribelle, combina guai, forte, assetata di donne e di vittoria. Ma come per ogni gatto che sa guardare veramente e non distoglie mai lo sguardo, come ogni gatto pieno di fascino e suggestione perchè non ha paura di nulla, come ogni gatto creduto malefico per quei suoi modi di fare singolari, anche lui aveva il lato nascosto, il lato che più di tutti sarebbe dovuto essere messo in evidenza. Il lato oscuro e maligno.
Ma non cattivo alla pari di gente come Dogger Machiavelli...pericoloso.Mai farlo scatenare, un gatto che sta tranquillo per i fatti suoi.Un esserino così bello e indifeso è in grado di cavare gli occhi a gente il doppio di lui. Possessivo e ossessionato da quella donna, Lymahl stava dirigendosi a riprendersela seguito separatamente dagli altri.Il Lupo inafferrabile e il Corvo tenebroso per altre strade, mentre la Scimmia furba e astuta e il Rospo intelligente li dirigevano dalla base.
Il piano era iniziato.
Ma loro ignoravano come erano cambiate le cose quella sera. Lo ignoravano, ma se solo lo avessero saputo una persona fra loro in special modo non avrebbe permesso che il cambiamento in questione accadesse, che la molla si sacrificasse.
Ormai così era stato.
Gli occhi dorati da gatto intravidero qualcosa attraversando la distanza e l'altezza, l'oscurità era già parte di sè e la ignorava. Aveva visto e percepito qualcosa...qualcosa di familiare....qualcosa che lo fece bloccare all'istante con uno scatto da blocca immagine.
L'odore era il suo. Inconfondibile...l'avrebbe riconosciuto fra mille e a miliardi di km di distanza. Quell'odore era quello della sua donna...quello che lui considerava la sua donna.
" Asha..." mormorò con una voce bassa che oltrepassava la soglia del suono e dello spazio.
Era immobile in una posizione scomoda per qualsiasi essere umano, sopra un tetto di una cosa normalissima, al buio della notte, con una brezza che gli scostava i capelli che gli erano finiti sugli occhi, accucciato con la schiena dritta. I sensi attenti.
E finalmente la intravide in quella via mezza illuminata e mezza al buio.
Camminare sola e lenta, stanca ma sempre fiera. Era la sua donna. In quel momento era la sua donna...per il futuro o il passato non si poteva parlare, ma per il presente quella era la sua donna.Spalancò gli occhi pieno di stupore e di qualcosa di indescrivibile e saltò giù all'istante, senza pensarci troppo, aggrappandosi al balcone di una casa di fronte e saltando aggraziato arrivando al suolo dinnanzi alla Gazza, dai capelli neri con le due ciocche azzurre.
Il bel corpo minuto, vestito di una tuta di pelle che lo faceva impazzire, l'energia che riusciva a sprigionare sempre e comunque. In lei c'era qualcosa che li rendeva simili, che lo attirava....più di quanto lo attirasse agli altri...era diverso quello strano sentimento. Lui che era abituato a non provare mai sentimenti, lui che aveva avuto talmente tante donne da dimenticarle, che aveva avuto la sua prima donna a 12 anni, che non aveva avuto una madre ma solo un padre ricco ora morto, cresciuto da una sorella spietata che per proteggere faceva cose inumane, una donna che aveva dovuto passare l'inferno per essere così, lui che probabilmente aveva contribuito col suo seme a far nascere qualche marmocchietto chissà dove. Lui che era ancora molto di più di questo. Lui che ormai non provava sentimenti veri da molto e che li cercava nelle cose estreme che faceva. Lui che era la incarnazione della libertà. Lui ora provava dei sentimenti che il suo istinto non gli permetteva di decifrare.
Lymahl stava di fronte a Asha. Il Gatto davanti alla Gazza. Fermi immobili. Il tempo si era bloccato. Pensare. Non riuscire a pensare. Riflettere e richiamare il sangue freddo. Mai avuto sangue freddo, le riflessione sempre lasciate ad altri. Domandarsi che fare. No, niente domande, non erano per lui nemmeno quelle. Istinto. Si. Quello era sempre per lui.
Il ragazzo d'impulso la prese fra le braccia e senza darle il tempo di far nulla la baciò di un bacio pieno di passione, un bacio desiderato a lungo molto sensuale come solo i suoi baci sapevano essere.

"Sei in ritardo..." mormorò la Gazza al suo orecchio con un sorriso "...come al solito!!".
Ma era felice.
Felice di essere di nuovo libera.
Felice di sapere che Lui stava arrivando per salvarla.
Felice di essere al sicuro tra le sue braccia.
Felice di aver ancora il sapore delle sue labbra sulle sue.
Felice che sua sorella era sana e salva.
Felice.
Felice.
Felice.
Gli altri si avvicinarono al gruppo osservandoli ancora stretti ed increduli del fatto che, Dogger Machiavelli, l'avesse lasciata andare.
Judas sorrise.
Lymahl era stato davvero in pena per lei.
Il Gatto si era affezionato a qualcuno che non fosse più solo per una sera...che si fosse innamorato?
Sorrise ancora al pensiero.
Il Lupo si guardava intorno con circospezione.
La cosa puzzava troppo.
-EHI?? JUDAS?? CHE SUCCEDE?? CRAAAAAAAAAAA!!-
Domandò Igor comunicando tramite gli auricolari.
"La missione è compiuta!"
-COME SAREBBE??? CRAAAAAAAAAAAAA!!!-
"La Gazza è libera. E questo basta...rientriamo da Nadar!"
"Non mi piace..." ringhiò Zaphir tra i denti "...c'è qualcosa che non torna ai miei calcoli..."
Non aveva tutti i torti.
Non era un comportamento normale da parte di Dogger...
Lymahl non si preoccupava di questi dettagli in quel momento.
"Stai bene??" domandò prendendole il viso tra le mani "Ti hanno fatto nulla??"
La Gazza annuì lentamente.
"Non ci crederete mai..." cominciò col dire "...ma Dog...mi ha lasciata andare..."
"Che???" fece eco il Lupo rizzando le orecchie "Che novità è mai questa?"
"Quello che ho detto..." ripetè la giovane "...mi ha lasciato andare..." poi guardò il Gatto negli occhi "...lui...era così diverso...sorrideva...era gentile...continuava a ripetere 'Sei libera...come io lo sono adesso...corri incontro alla tua felicità...'...io non l'ho capito...quella donna...deve avere un enorme ascendente su di lui..."
Il cacciatore di taglie si fermò.
"Quale donna...?"
"C'era...la regina Enya con lui...non so davvero cosa ci facesse lì...in teoria doveva stare alla larga da Dog....eppure era con lui...teneva la sua mano...sembravano...ehm...sposati??"
La bocca rimase semiaperta.
Gli occhi fermi.
Solo l'immagine dei suoi occhi bellissimi, dei suoi capelli candidi. Una fotografia della sua regalità.
Enya.
La sua regina.
La madre del suo unico figlio.
L'Amore per cui avrebbe dato qualsiasi cosa.
Nelle mani di Dogger?
Perchè?
Doveva averla sicuramente rapita...ma no...non poteva...
"Ne sei sicura Asha?" chiese conferma Judas.
Lei annuì.
"Ne sono certa..."
"E Nadar? Lo saprà?" domandò Lymahl in direzione dei suoi compagni, poi aggiunse "Torniamo al Maniero. E cerchiamo le spiegazioni...se ci saranno..."
Si voltarono nella direzione da cui erano venuti e ritornarono sui loro passi.
Tutti tranne il Lupo.
Era lì.
Ancora fermo. Come se non avesse sentito che loro stavano andando via.
"Zaphir?" lo chiamò il Corvo toccandogli la spalla "Che hai?"
"Io...io..." non riusciva a rispondere.
Non sapeva che rispondere.
Chi gli parlava?
Che volevano?
Enya?
Enya...
...e Dogger...
...Maledetto...
...Maledetto...
...Maledetto...