CAPITOLO 18
 
LABORATORI DI INGEGNERIA GENETICA LABOTECH - ora 02.00 -
 
Notte fonda, notte senza ritorno, notte malvagia, notte impenetrabile, notte pericolosa, notte infinita, notte eterna, notte da brivido. Notte dove in una stanza d'isolamento in quei labirinti che erano gli edifici dei laboratori una mente, priva della ragione, viaggiava senza fine persa in un oblio.
Notte dedicata alla mente pazza di un essere umano che non trovava pace, che non trovava più sé stesso.
Nella stanza buia illuminata solo da alcuni raggi  di luna argentata che filtravano dalla finestra con le inferriate, seduto raggomitolato in un angolo della stanza, stava un uomo illuminato dai raggi argentei solo per metà.
Aveva capelli incolti e ricci spettinati, la barba trascurata come tutto il resto, sudava copiosamente e le labbra sottili serrate strette. Abbracciava le ginocchia oscillando su e giù. Gli occhi castani erano spalancati, non sbattevano mai le palpebre, mentre le pupille erano innaturalmente dilatate. In quegli occhi c'era una luce...la più grave che mai fosse esistita....una luce che nello sguardo di un uomo normale non dovrebbe mai esserci. La luce della follia.
Quell'uomo si chiamava Ray e stava in quelle condizione da anni, incurabile nella sua malattia mentale poichè le cause erano sconosciute e inspiegabili per i medici....ma in realtà esisteva della gente che conosceva il segreto di quella pazzia...coloro che lo tenevano ancora lì in quei laboratori di esperimenti genetici.
Loro sapevano perchè era impazzito...loro sapevano da dove arrivava quella luce...da un incontro lontano e voluto con una persona speciale.
Un certo gatto dagli occhi malefici.
Intorno a lui girava un forte mistero per chiunque lo vedesse, ma non toccava minimamente la coscienza dei capi....anzi....DEL capo...in fondo Ray era stato una di quelle vittime sacrificali il cui unico scopo era stato quello di sperimentare il potere di uno degli AI. Ma a quale prezzo. A quale prezzo. Lui non sarebbe mai tornato in se. Mai.
La sua mente rivedeva le immagini...le ultime immagini che il suo cervello avesse registrato.
Gatto furioso. Gatto impazzito. Gatto rabbioso. Gatto  soffiante. Gatto incontrollabile. Gatto crudele. Gatto vendicativo. Gatto sensuale. Gatto terribile.
Nelle tenebre della sua testa solo quegli occhi che l'avevano fissato troppo a lungo quel tempo. Occhi maligni. Occhi assassini. Occhi terrificanti. Occhi onirici. Occhi labirintici. Occhi senza ritorno. Occhi dal potere oscuro e inspiegabile.
Quelli che lui vedeva erano gli occhi del Gatto...ma non erano semplici occhi. Quelli che l'avevano fatto impazzire per l'eternità con la luce negativa emanata da essi erano Quegli occhi....
Gli Occhi del Diavolo.
 
La luna era alta nel cielo...alta e grande...una luna regina dell'oscurità. Aveva un potere talmente immenso da non venir inghiottita dalle tenebre della notte.
Quella Regina in cielo era amata da due occhi maligni, assassini, terrificanti, onirici, labirintici. Senza ritorno. Dal  potere oscuro e inspiegabile. L'essere stava solo accucciato sopra uno dei bassi e protetti tetti del loro giardino.
Una posa vista tante volte, ma non dalla stessa persona. Come gli occhi....non erano quelli che avevano fatto impazzire Ray...quegli occhi appartenevano ad un altra persona. Una persona però che d'aspetto era terribilmente uguale a questo essere dalla bellezza letale che stava in quella posa immobile.
Aveva gli stessi Occhi del Diavolo...solo neri...completamente neri...niente bianco...le pupille non si trovavano neppure confuse con tutto quel nero cupo. Occhi allungati verso le tempie dal taglio particolare. Pelle bianca e liscia, vellutata. Bellezza sinuosa, tentatrice, felina, sensuale e seducente...lineamenti da dannato. Una bocca talmente ben disegnata  e carnosa  e rossa come il sangue.
I lunghi capelli setosi....cascata di pece nera...rilucevano di quella luce maledetta. Stesso colore avevano i vestiti di pelle...neri. Abiti attillati e corti, provocatori come quello sguardo che su chiunque si posasse finiva ammaliato sotto il suo potere seduttivo.
Il corpo  atletico dai muscoli sottili, ma ben scolpiti. Mani affusolate e perfette, curate...dalle unghie lunghe e affilate.
Sulla schiena ripiegate su sè stesse stavano ali nere prive di piume...ali che solo gli esseri dannati abitanti dell'inferno possedevano.
Questa meraviglia tenebrosa fissava sensuale la luna come se le stesse facendo delle proposte indecenti, ma irresistibili. Ci si poteva perdere per sempre in quegli occhi.
Ad interrompere la contemplazione arrivò silenzioso un altro essere, che gli somigliava non per aspetto o potere...ma per essenza e sostanza. Erano della stessa razza temuta e potente. Eppure opposto a lui. Si posò lieve e silenzioso  accanto a lui ritirando poi le sue ali candide.
Era cristallo puro...sembrava così angelico accanto all'altro essere oscuro e infernale. Ma entrambi di un potere troppo nero e deleterio....potere diverso.
Come se fossero la purezza e l'oscenità. Santità e peccato...
Angelo e Demone.
L'oscuro senza voltarsi parlò con quella sua voce sussurrata e sensuale, calda.
" Angel...ucciso nessuno, oggi?"
Una domanda strana che su di loro poteva sembrare banale...ma con un profondo significato dietro...lui si riferiva ad una persona particolare che ben entrambi sapevano.
Il cristallo rispose:
" Devil...la curiosità uccise il gatto..."
Un sorriso strano ricambiato da uno che proveniva dalle tenebre, uno di quelli da brivido.
" Vedo che sei di cattivo umore."
L'essere chiamato Devil si voltò abbandonando la luna per dedicare i suoi occhi senza fine all'angelo, che a sua volta lo guardò inespressivamente. Devil alzò una mano e gli scostò i capelli biondi, quasi bianchi....o trasparenti. Lo accarezzò seducente e aggiunse:
" E magari anche triste perchè non ricevi le attenzioni che desideri..."
Prese ad accarezzarlo in modo provocatorio ed esperto, languido come ogni particella di lui era. Si avvicinò all'altro e con le mani dalle unghie lunghe cominciò ad accarezzare leggero, infondendo sensazioni piacevoli.
La schiena dove c'erano le ali così attraenti. Le spalle. Il collo. E avvicinando il volto al suo posò le labbra rosso sangue sulla guancia di cristallo mormorando:
"…se vuoi posso tirarti io su il morale..."
Tentatore....irresistibile...il suo potere in queste arti seduttive era immenso...incantatore...il Diavolo che prima seduce le sue vittime e poi gli trasmette immagini e illusioni che lui desiderava...per far cessare la sua mente di esistere...annullando la volontà...diventando un burattino nelle sue mani troppo belle per essere viste e per essere toccate da esse.
L'angelo non stava facendo nulla. Silenzioso e distante. Ormai conosceva Devil e sapeva che quel suo modo di fare era il suo modo di dimostrare la sua amicizia...un amicizia strana...che fra esseri come loro suonava come una parola finta. Forse il loro rapporto ambiguo era il loro pane, la loro verità.
Fermò le sue labbra quando sentì appoggiarsi la lama della falce di Angel sul suo collo sottile, allora la sua bocca si incurvò in uno dei suoi sorrisi inspiegabili e indecifrabili...uno dei suoi sorrisi infernali, e si staccò.
"Ok, ho afferrato...ma sappi che io sono sempre disponibile con te..."
"Non solo con me...con ogni essere che vive...umano e non...uomo, donna o asessuato."
"Oh...ma con te è diverso..."
"Vorresti vedere un angelo che cede al tuo potere?"
"Vorrei vedere come gode un angelo...il suo orgasmo..."
Così dicendo il demone si leccò le labbra non staccando gli occhi dai suoi. Provocante come solo un’altra persona in quella città era capace di essere.
Immediatamente, da che lo fissava, a che Devil cadde disteso accanto all'altro. Prese a sudare e il volto perso nell'abbandono e nel piacere assoluto...eccitato....con sensazioni orgasmiche che lo attraversavano...violente e incontrollate...come se stesse facendo l'amore e stesse venendo. Si morse le labbra e tenne gli occhi chiusi, infine con un sospiro finì tutto...rimase disteso con Angel che lo fissava come se quella non era la prima volta che faceva queste scenate assurde.
"Lymahl stava facendo sesso...anzi no...questa volta stava facendo l'amore...è stato diverso dalle altre volte...questa volta non è più mio..."
Gli occhi si incupirono notevolmente.
"…non mi piace...lui deve essere solo mio!"
Non inteso come minaccia di morte...inteso come possesso fisico e animale...Angel alzò un sopracciglio. Lui sapeva che Devil e il Gatto erano collegati in un modo così strano da sembrare innaturale...e che ogni volta che Lymahl faceva l'amore anche lui lo sentiva e provava le stesse emozioni...come per le altre cose...e viceversa, quando era Devil a farlo Lymahl sentiva l'irrefrenabile bisogno di farlo a sua volta subito. Ma sapeva anche che nessuno conosceva il significato di quella parola che sentivano tanto usare...amore...e aveva appreso il senso di possesso ossessivo che Devil provava nei confronti del Gatto. Devil era il lato oscuro e nascosto di Lymahl.
"E cosa pensi di fare?"
"Semplice..." un sorriso malefico senza ritorno...come quegli occhi da Diavolo "…basta togliere dal gioco la fonte di questo cambiamento..."
 
La Gazza venne attraversata da un inspiegabile brivido gelido.

Asha restava distesa, appoggiata al petto di Lymahl.
I loro corpi, nudi e caldi pulsanti di vita, erano in contatto.
Un meraviglioso contatto.
Quella notte...era stato magnifico.
Poteva, un uomo, provocarle tutte quelle sensazioni estreme? A quanto pareva si.
Un piacere immenso nel baciarlo, nell’accarezzargli i capelli, nell’affondare le unghie nella carne...nell’averlo dentro di sè.
Era l’uccellino nelle zampe del gatto...ed ora?
Cosa sarebbe successo? Lui aveva ottenuto ciò che voleva...ed anche qualcosa di più...aveva il suo cuore. Il tesoro più grande che si potesse rubare alla Gazza, quello a cui nessuno era mai riuscito ad accedere, ora era nelle mani di quel meraviglioso micio dai capelli di fuoco e gli occhi di topazio che respirava calmo sotto di lei.
E se...se ne andasse? Se la lasciasse così...?
Asha sorrise tra sè.
Inconsciamente sapeva che non sarebbe successo...era pur sempre una ladra...e se Lymahl le aveva rubato il cuore lei, di certo, non era stata da meno.
Si strinse di più a lui, quando sentì un brivido gelido attraversarle la schiena.
Una terribile sensazione.
Le era sembrato di sentire quasi il respiro della Morte sulla sua pelle.
Girò di scatto la testa per controllare che non ci fosse nessuno.
“Hai freddo?” la voce di Lymahl arrivò, mormorata, alle sue orecchie, mentre una mano scivolò sulla sua schiena cercando di scaldarla.
“No...è solo una brutta sensazione...” e tornò a poggiare la testa sul suo petto.
Ma era agitata.
“Scusami...” disse solo, per poi alzarsi e portarsi davanti alla finestra.
I contorni del suo corpo nudo erano ben delineati dalla luce della luna.
Il Gatto si portò alle sue spalle, abbracciandola.
“Cos’è successo?...” mormorò in tono sensuale, baciandole un orecchio.
“Non lo so...era una sensazione che non so spiegarti...ma faceva paura...”
Le braccia di Lymahl si strinsero di più intorno a lei.
“Sta tranquilla uccellino...” mormorò baciandole il collo “...ci sono io con te...” e cominciò a scendere sulle spalle.
La Gazza sorrise sentendo il proprio corpo scaldarsi ai suoi baci.
“Non sei ancora sazio eh?” disse girandosi per guardarlo negli occhi.
L’espressione sorniona, comparve a far ben intendere la risposta.
“No...”


Lion-ho sedeva immobile nella poltrona del suo studio.
Guardava, in notturna, la città dall’alto del suo maniero.
Aveva l’impressione che si fosse appena abbattuto un cataclisma.
Stava succedendo di tutto con la velocità di un fulmine.
Prima le strane visioni di Bea, poi l’apparizione di quella sconosciuta creatura identica a Judas...e poi...Enya...e Dogger...
Affondò il viso in una mano.
“Enya...ma perchè? Perchè sacrificarti così?...” mormorò al nulla.
Doveva forse essere felice per il destino della loro città? Ma come poteva gioire sapendo quanto era costata quella pace...
Fly entrò silenzioso nello studio, portandosi al fianco dell’uomo.
“Eh...Fly, amico mio...la città è salva...Dogger si è redento...ed io...io non riesco ad esserne felice...” scosse la testa.
“Nadar...” chiamò il suo compagno della Triade “...so che non c’è di che essere felici...ma forse...questo improvviso evolversi degli eventi...potrebbe essere un bene...abbiamo un nuovo nemico alle porte, non sappiamo chi sia o cosa voglia...ma è forte, più di Dogger, il suo aiuto potrebbe essere decisivo...” si portò alla finestra. I suoi occhi guardavano tutto e niente “...il mio non vuole essere un tentativo di consolazione...cerco solo di trovare il lato positivo a tutto questo...e meno male che i ragazzi stanno bene...”
Lion-ho sollevò il viso ad osservare anche lui l’esterno.
Aveva un’espressione severa.
“Hai ragione, non dobbiamo dimostrarci deboli proprio ora...non dobbiamo abbassare la guardia...non è ancora il momento...e sono sicuro che di questo ne sono consapevoli anche i ragazzi...speriamo bene...”

Judas sedeva sul davanzale della sua stanza.
Osservava l’esterno.
Si sentiva strano.
Nè agitato o preoccupato...ma triste...
Sospirò pesantemente.
Un solo nome nella sua testa...Angel...ed un’immagine di pura invenzione che, ogni volta, si trasformava.
Quando erano tornati al maniero di Lion-ho, avevano appreso di una riunione urgente nel salone principale. E quando avevano fatto il loro ingresso nella sala, gli sguardi di Jericho, Bea e Fly si erano concentrati su di lui.
Lo avevano scrutato da capo a piedi.
Uno strano senso di disagio lo aveva pervaso poi, Lion-ho, aveva invitato tutti a sedersi mostrando la sua felicità nel rivedere la Gazza, sana e salva.
Mentre Asha spiegava, come la situazione al castello di Dogger fosse cambiata, la Vedova e lo Squalo, continuavano ad osservarlo.
La donna aveva preso la sua mano sorridendogli gentile.
“Stai tranquillo.” Gli aveva detto con dolcezza, ma il Corvo percepiva qualcosa di strano nel loro comportamento.
Aveva annuito ed era rimasto in silenzio in attesa che loro parlassero, così avvenne.
“Hai un fratello, Judas?” aveva esordito Bea, osservandolo con i suoi occhi privi di vista.
Quella domanda lo aveva più che sorpreso.
“No, sono figlio unico...”
“A quanto pare non è così!” si era intromesso Jericho con serietà, la Vedova gli aveva toccato una mano ed aveva proseguito.
“Sullo scacchiere, per la conquista del mondo, ha fatto la sua mossa un nuovo nemico. Non ne conosciamo l’identità, ma sappiamo che annovera tra le sue fila un uomo...ha capelli biondi, occhi azzurri...il suo nome è Angel...ed è la tua copia esatta Judas!”
Prince era scoppiato a ridere “Ma Judas vi pare biondo? Ahahah...”
Lo Squalo lo aveva zittito con il solo sguardo “I lineamenti sono gli stessi. Stesso tratto, stessa ovale del viso...stessa voce...e se non vi fidate della parola di Bea, perchè è cieca, fidatevi della mia chè l’ho visto più che bene!”
“Ma...io...” cercò di obbiettare il Corvo “...non ho fratelli...”
Poi erano stati congedati tutti.
Per sicurezza, Lion-ho, aveva ordinato che restassero al maniero ed aveva fatto predisporre le stanze.
Judas, ora sedeva sul davanzale della sua.
“Angel...” mormorò “...mio fratello...”