ANIMAL
INSTINCT
CAPITOLO
6
Erano passati ormai un paio di giorni dall'incontro/scontro di Lymahl e di
Asha, da quella volta non si erano più rivisti e lui era più che convinto di
mettere in atto il suo piano per riavvicinarla...sarebbe diventato un ladro
anche lui, e che c'era di male? Tanto era già ricercato per via della
principessa!
La serata era appena iniziata e, Lymahl, aveva giusto finito di
prepararsi per uscire e dedicarsi alle sue numerose
ragazze.
Ad un certo
punto un rumore attirò la sua attenzione, qualcosa aveva sbattuto contro il
vetro della finestra, andò a vedere e vi trovò un biglietto attaccato fuori, era
tutto nero e la scritta bianca.
Diceva: Ti aspetto a mezzanotte alla casa della
veggente Vedova Nera. Lion-ho.
Solo questo.
"E chi cazzo è questo?" In
un primo momento fu questa la reazione, ma dopo un po' che si girava e rigirava
fra le mani il biglietto(l'aveva staccato dal vetro) potè constatare che se
volevano attirare la sua attenzione, quello era il modo giusto. La curiosità del
rosso era stata accesa.
Probabilmente
era una trappola, magari proprio del Lupacchiotto...ma se riusciva a scappare
sempre a lui, poteva cavarsela contro chiunque, questo si ripeteva sempre, ed
era esattamente in questo modo che si cacciava nei guai dai quali doveva tirarsi
fuori da solo. Non si preoccupava mai di nulla e nemmeno ora lo fece. Era
decisamente un modo strano per attirare l'attenzione, ma ebbe successo, chiunque
fosse questo fantomatico Lion-ho.
Avrebbe dovuto
solo anticipare tutti i suo appuntamenti, ma all'invito non sarebbe mancato mai
e poi mai. Sapeva di essere incosciente e troppo curioso, ma non gliene
importava, anzi andava fiero di ogni sua qualità, era terribilmente vanitoso,
lui non aveva difetti...era estremamente convinto di questo.
Con un'aria
decisamente furba si infilò il bigliettino nella stretta tasca posteriore dei
pantaloni aderenti di pelle rossa, che gli evidenziavano il bel sedere molto
bene. Il busto era coperto da un top sempre dello stesso stile e stoffa, senza
maniche, corto, aderente anche quello che lasciava scoperto una larga fascia di
basso ventre dove si vedeva l'ombelico ornato dal piercing ad anellino e sul
fianco un tatuaggio, un gatto che si accingeva a saltare addosso alla sua preda.
Il top aveva una cerniera sul davanti al posto dei soliti bottoni che era tirata
su solo per un quarto, il resto era slacciato lasciando una evidente scollatura.
I capelli rossi e lisci erano ordinatamente pettinati e lasciati sciolti a
ricadere sulla schiena, erano lunghi, il suo orgoglio maggiore. Gli occhi
magnetici e l'espressione sicura di sé.
Era a dir poco
bello.
Sapeva di
esserlo e ne approfittava. Era ben consapevole di esercitare un notevole fascino
sia sulle donne che sugli uomini, ovviamente non su tutti gli uomini, ma sulla
maggior parte si.
Non temeva
nulla perchè sapeva che in un modo o nell'altro se la sarebbe sempre
cavata.
Con uno dei suoi soliti sorrisi sornioni e maliziosi che ricordavano,
incredibilmente, un gatto randagio indomabile e imprendibile, uscì dal suo
appartamento lasciandolo vuoto come ogni notte.
Il funerale di
Bringer si svolse qualche giorno dopo. Gli amici del bar piangevano la scomparsa
del loro compagno di bevute, durante la cerimonia funebre.
Judas osservava la
scena in disparte.
Si muore tutti
prima o poi... pensò ...io te l'avevo
detto Bringer...
Il giovane era completamente vestito di nero. Come
sempre. Maglia a mezzo collo, pantaloni di taglio classico ed un lungo
impermeabile. Tutto rigorosamente in nero.
Come i suoi occhi ed i suoi
capelli che sfioravano le spalle.
La gente lo osservava di sottecchi,
commentando la sua presenza quanto mai inadatta alla situazione. Tutti avevano
sentito quello che lui aveva detto a Bringer, la sera prima della sua
dipartita.
”...se sarai ancora
vivo...”
Lo avevano sentito tutti al bar. E la voce si era sparsa in
fretta.
Il corvaccio aveva portato sfortuna di nuovo.
Anche mentre il
prete recitava il suo sermone di commiato, gli sguardi dei presenti erano
puntati su di lui.
Vattene...
sembravano gridargli vattene
via....messaggero di Morte...
Era sempre così.
Ma non avrebbero potuto
cacciarlo dal cimitero.
E con espressione impassibile, Judas, sostenne
silenziosamente i loro sguardi.
Una folata di vento gelido smosse i suoi
capelli e le fronde degli alberi intorno a lui.
Una strana busta nera cadde
ai suoi piedi.
Il Corvo la raccolse.
Si guardò intorno, per capire da dove
fosse piovuta.
Nessuno.
Niente.
"Molto strano..." disse prima di
aprirla.
Era completamente nera e all'interno conservava un bigliettino in
cartoncino nero.
Le scritte erano bianche.
Ti aspetto a Mezzanotte alla casa di Vedova
Nera, la veggente. Lion-ho
"Lion-ho....?" ripetè a voce alta "...non mi
sembra di conoscere nessuno con questo nome..." e ripose il foglio nella
busta.
La cerimonia si avviò alla conclusione, mentre cominciarono a cadere
le prime gocce di pioggia....
"Cioè tu dimmi
se io non ti devo strozzare!!!!" esclamò Asha gettandosi sul divano dalla
copertura ormai logora.
"E su Shay! Non tenermi il broncio in questa
maniera...craaaa!".
Lo scantinato dove viveva Igor, il Rospo, era situato nei
bassifondi della città.
Ospitava una serie di sconosciute, quanto costose,
apparecchiature che rendevano il giovane uno degli Hacker più conosciuti nel
giro.
"Ti ho detto già un milione di volte che mi dispiace!!! che devo fare
ancora...craaa???"
"Dovrai scusarti all'infinito!!!! Prima quel tipo che fa
le fusa e mi squadra il culo in una maniera indecente...poi il killer che vuole
fare la pelle a mia sorella....poi mia sorella!!!!!!!!! Nemmeno ti immagini che
storia assurda mi ha fatto quando le ho spiegato il mio...ehm...lavoro!"
Igor
era seduto al suo computer e la osservava con un mezzo sorriso sulle
labbra.
"Io te l'avevo detto di dirlo, a Celine, che eri una ladra!!"
Asha
gli rivolse uno sguardo che parlava da solo.
"Ok...ok...!" si difese il
ragazzo ritornando ai suoi marchingegni.
Portava un paio di occhialetti
rettangolari, dalla montatura verde, e nascondevano un paio di occhi
castani.
I capelli ossigenati, erano corti e a spazzola con una lunga
treccina che scendeva sul collo completamente coperta di perline.
Indossava
una t-shirt nera e un 'chiodo' di pelle verde in tinta con i
pantaloni.
Si...era il non-plus-ultra del pessimo gusto.
"Allora..."
aggiunse Asha, portandosi alle sue spalle, con notevole seccatura "...preparami
un altro piano per il furto al cimitero...spero di non incontrare di nuovo quel
ManInBlack...mette dei brividi...brrrr!!!!"
D'un tratto da uno dei tubi, che
Igor usava come 'casella di posta', scivolò una lettera.
"A-ah! lavoro da
fare....craaaaa!" velocemente agguantò la busta con la
sua...lingua...
"Bleah...Rospo...quando fai così fai davvero schifo!" esclamò
Asha, con espressione disgustata.
L'hacker aprì la missiva.
Stranamente
era indirizzata a tutti e due....
"Asha...sapeva qualcuno che eri
qui?....craaaa?" domandò il giovane, poi lesse "Vi aspetto a Mezzanotte a casa
di Vedova Nera, la veggente. Lion-ho"
"Chi?" fece eco la Gazza.
"Forse è
qualcuno a cui servono i nostri servigi...craaaaa!"
"Mi suona più come una
trappola...."
"Beh...andare per saperlo! craaa!"
Guarda,
scruta...continua a cercare senza farsi trovare, notare, abilmente sguscia
contro la parete appendendosi ai rami bassi degli alberi e saltando sulla cima
per stare ancora più nascosto ad osservare, spiare in pace senza essere visto e
scoperta da nessuno.
Anche per quella sera Prince aveva saziato la sua sete
di curiosità e conoscenza. Una spia davvero formidabile, imbattibile a trovare
notizie segretissime e riservate. Gli bastavano poche ore e riusciva a trovare
ogni cosa possibile che venisse richiesta. Non lo faceva per soldi o ricompense,
a lui piaceva veramente tanto fare la spia, trovare informazioni utili e
impossibili da avere per chiunque, sapere. Accettava comunque i soldi, doveva
vivere in qualche modo...ma aiutato dalla sua agilità era unico nel suo genere.
Non possedeva forza fisica, infatti per difendersi e combattere e cose del
genere era una vera frana, ma per saltare e sgattaiolare via scappando senza
farsi vedere era un asso.
Con la sua macchina fotografica fedele al collo si
infilò velocemente nel suo appartamento, all'istante andò nella camera oscura a
sviluppare immediatamente le foto appena scattate, ovviamente segretissime, e
nel frattempo memorizzava alla perfezione le informazioni apprese in quel
viaggetto di alcune ore notturne.
Ecco, le foto erano pronte, le mise ad
asciugare appese ed uscì dalla stanza. Aveva un sorriso soddisfatto...classico
sorriso da scimmia. Poi con quelle orecchie a sventola era proprio una scimmia
umana...divertente! Il fisico magro ma agile e scattante, ossuto nell'insieme...
poi le narici grosse e la testa metà rasata e metà a cresta fuxia completava il
bel quadretto! Come stupirsi se veniva soprannominato Scimmia? Scimmietta dai
suoi amici + stretti. Inoltre con il tatuaggio sul petto di una scimmia che si
arrampica per cercare di salire sulla spalla era veramente spiccicato.
Buffissimo!
Sotto la fessura della porta venne introdotto un bigliettino, una
busta nera che attirò inevitabilmente la sua attenzione. Ovviamente non si fece
domande, la sua curiosità divampava all'istante e lo aprì senza farsi troppi
problemi. Nel piccolo cartoncino nero c'era una scritta bianca che diceva. 'Ti
aspetto a mezzanotte alla casa della Vedova Nera, la veggente. Lion-ho'
Un
nuovo sorriso furbo gli apparve sul volto
scimmiesco...."interessante...veramente molto interessante...curioso
direi....mmmm, bene bene...ho trovato che fare stanotte!" Il lavoretto di pochi
minuti prima l'aveva finito in largo anticipo e aspettava ansioso qualcosa di
nuovo da fare. Non aveva la più pallida idea di chi fosse Lion-ho ma poco
importava, a mezzanotte lo avrebbe scoperto colmando anche quell'unica e piccola
lacuna che gli mancava!
"Strano... davvero molto strano..."
Zaphir si
rigirava tra le mani una busta nera dalle scritte bianche e appariscenti, seduto
sul suo divano letto con le molle in bella vista. Doveva ammettere di abitare in
un posto un po' squallido, ma per lui andava più che bene! In fondo era solo il
suo rifugio per la notte...
Una roulot dissestata in un parcheggio
abbandonato: lontano dalla gente, lontano da sguardi indiscreti, lontano da
chiacchere infondate e fastidiose, lontano da tutto e tutti!
Si mise a
pensare agli avvenimenti delle notti passate... prima l'incontro con Lymahl, poi
con quel Corvo inquietante e infine lo scontro ravvicinato e involontario con lo
Squalo con la faccia da killer.
Era stata una frazione di secondo e si erano
urtati accidentalmente. Entrambi avevano larghe spalle muscolose e una gran
fretta, e lo scontro era stato inevitabile.
"Guarda dove vai" si era
limitato a dirgli l'uomo con voce atona.
Lui non aveva aperto bocca
lanciandogli uno sguardo di sfida, mentre con un sorrisetto sarcastico metteva
in evidenza la dentatura perfetta e letale. Lo Squalo aveva rispettato il suo
silenzio e prima di andarsene gli aveva rivolto un ultimo sguardo. Uno sguardo
che trasmetteva un gelo mortale. L'aveva osservato allontanarsi, augurandosi di
non trovarsi mai sul suo cammino.
Era sempre così... gli bastava una sola
occhiata e capiva al volo tutto o quasi della persona che si trovava di fronte.
La sua vita gli risultava piuttosto monotona: erano poche, o addirittura
inesistenti, le cose che riuscivano a sorprenderlo.
Per questo errava senza
sosta alla ricerca disperata di emozioni forti... e in fondo al suo cuore sapeva
fin troppo bene cosa stava cercando spasmodicamente...
Morte...
Era
qualcosa che l'aveva sempre incuriosito e interessato, qualcosa che non aveva
mai lontanamente provato e che cercava con tutte le sue forze! Un avversario
all'altezza.
Non che Lymahl non lo fosse... ma sapeva fin troppo bene che,
nell'animo conquistatore e pieno di sè di quel felino, c'era un sottile strato
di bontà e buoni sentimenti che non gli avrebbero mai permesso di compiere un
atto tanto fatale.
Ma dopo l'incontro di quella notte aveva cominciato ad
avvertire una strana sensazione d'inspiegabile angoscia... Forse quello Squalo
faceva proprio al caso suo... Osservò un'ultima volta la lettera per poi
buttarla nella stufa accesa in fianco al divano.
"Penso proprio che non
andrò..." sussurrò alzandosi in piedi e rivelando tutta la sua stazza
fisica.
I muscoli scolpiti erano disposti armonicamente sul corpo tonico e
virile, evidenziati dalla canotta aderente e dai pantaloni di pelle del colore
della notte. Si tirò indietro con entrambe le mani i capelli spettinati dalle
insolite sfumature mentre puntava gli occhi magnetici sulla porta della roulot.
Prese la giacca, anch'essa di pelle e decorata dalla stampa di un lupo, dal
divano rovinato posizionandosela su una spalla e con passo deciso uscì... Gli
anfibi scuri si diressero con ritmo regolare verso la città, mentre sul viso si
faceva largo un conturbante ghigno d'avorio.
Il lupo aveva lasciato la sua
tana.