-VIVERE E' COME MORIRE-
Quando un Uomo Mente Uccide
Qualcuno nel mondo
Queste sono le pallide morti che
Gli uomini credono siano le loro vite
Non posso più sopportare
Di essere testimone di tutto questo
Il Regno della Salvezza no può
Portarmi a casa?
LA DONNA-RAGNO
“ Signorina…sua madre è morta dando alla luce questo piccolo…è suo
fratello…le daremo del tempo per riflettere ma abbiamo bisogno di
sapere che intenzioni ha…possiamo metterla in contatto con degli
assistenti sociali…”
parole…parole…parole…ma chi è questa che parla?
Non so, non ne ho idea…mi sono fermata a quelle tre parole…
‘…madre è morta…’
un nodo mi prende perforandomi l’interno del mio corpo. Il cuore, lo
stomaco, i polmoni, le viscere, ogni organo, fino ad arrivare al
cervello….mente mia…comandami di fare qualcosa…no, non mi sente…i miei
sensi svaniscono, tutto ovattato…non sento nulla…non sento…non…
disgusto…sento il disgusto provenire dalla sala parto…là sta il corpo
di mia madre…e quello che deve essere mio fratello. Mi muovo da sola,
come attirata da una forza ultraterrena che mi comanda di camminare ed
entrare…e vedere…coi…miei…occhi….quello…che …c’è…là…dentro…
mostro
minuscolo
occhi
oro
pupille
strano
assurdo
senso
gatto.
Quello sarebbe mio fratello, allora? Quello che ha ucciso mia madre,
tutto ciò che mi rimaneva…quell’essere talmente piccolo da stare in una
scatola di scarpe per bambini, dalle unghie lunghe e gli occhi e l’aria
da gatto…solo questo mi viene in mente guardandolo…è così strano ed
insolito…sussurri di infermieri presenti che si allontanano schifati…
“…mostro…”
“…schifo…”
“…non è possibile…”
“…chi è…”
Non piange, non fa nulla…guarda tutti come se un neonato potesse vedere.
Gli occhi dorati si posano su di me…ma perché ne hanno paura? Sono così
belli…dovrei odiare questo piccolo…ha ucciso mia madre…invece nulla di
quello che doveva accadere accade…l’impulso di prenderlo fra le braccia
mi invade…e lo seguo.
Questo piccolo mi piace…e questi suoi occhi mai visti prima su un
essere umano sono così deliziosi da essere guardati per sempre. Lo
prendo fra le braccia, sono vicinissima a lui, ci fissiamo, ne io ne
lui abbiamo paura…è così bello…sembra fragile…capisco perché la mamma
ha accettato di rischiare e dare la vita per lui…è il suo ultimo regalo
per me…non lo abbandonerò…lo terrò con me, te lo prometto
mamma…diventerà bello e grande…sarai fiera di lui, non permetterò che
gli facciano nulla…mamma…mi senti? Sono io, la tua Lynn…perché non mi
rispondi? La guardo…non si muove, è pallida…è ferma…troppo…no, non
copritela…gente…gente mi si avvicina…quelli di prima sono andati via,
non me ne sono accorta…chi sono? Non oserete toccarlo…un ultimo sguardo
ai suoi occhi…quegli occhi che mi piacciono tanto…hanno un potere
incredibile sugli altri….su di me…come un profumo inebriante…è
bello…non ce la faccio più…qualcosa mi avvolge…e il mondo si fa di
nuovo ovattato, ma questa volta nulla mi sveglia dalla catatonia in cui
sto cadendo.
Uno di questi signori prende il bambino al volo mentre un altro mi afferra proprio mentre mi affloscio a terra priva di sensi.
Al mio risveglio i suoi occhi sono tornati normali, le pupille nere
rotonde, il colore è sempre dorato e il taglio grande e verso le tempie
è rimasto invariato. Sempre belli…ma non completamente da gatto…peccato…
Sono in una stanza d’ospedale, immagino che mio fratello l’abbiano
messo in una di quelle stanze apposite…come si chiamano?
Incubatrici…starà bene…non so cosa mi sia successo, ma osservando a
fondo quei suoi occhi felini le forze mi sono state prosciugate…come se
qualcuno mi avesse comandato al cervello di atrofizzarmi i sensi e di
far si che mi addormentassi in quel modo…era questa la sensazione…ma
chi? Cosa?
Ora non ha più importanza…mi alzo e prendo a camminare per i corridoi
d’ospedale…chiedo informazioni per arrivare dove tengono mio fratello,
ho una flebo al braccio…chissà da quanto tempo era che non mangiavo per
la tensione e la paura? Mi trascino tutto l’aggeggio con le rotelle e
arrivo davanti alla stanza con il vetro che mostrano diverse culle e
bambini. Devo ancora comunicare il nome…mia madre aveva scelto
Lymahl…perché i nostri due nomi secondo lei si assomigliavano…io mi
chiamo Lynn…lui Lymahl.
Lo guardo riposare calmo e placido…e rifletto.
Sola.
Ora lo sono veramente.
Con questo piccolo bambino da crescere e senza nessuno.
Come faremo ad andare avanti?
Me lo porteranno via, ci separeranno e ci ficcheranno in quei posti
chiamati istituti…no…non voglio che lo portino là. Questo piccolo non
lo merita, non è colpa sua se nostra madre è morta mettendolo al mondo.
Io non ce l’ho con lui. Lui deve vivere, con me, una vita normale, dove
nulla gli mancherà. Glielo devo, l’ho promesso alla mamma che saremmo
stati uniti. Non ho mai chiesto nulla…Dio…mi stai ascoltando? Ecco, non
ho mai chiesto nulla nemmeno quando papà è sparito quando ha saputo che
la mamma era incinta di un altro bambino. Non ho mai voluto nulla…ma
ora ti prego…ti sei preso la mia mamma…non prenderti anche mio fratello.
Vedi…è piccolo, molto bello…strano….ha fatto paura a tutti…ma a me no,
a me piace…molti gli stanno alla larga…gli hai dato tu questi occhi
strani? Come hanno fatto a sparire dopo il mio risveglio? Chi erano
quei signori? Ora sembra non ci sia più traccia di loro…
Dio…ascolta questa mia preghiera…ho bisogno di farcela da sola con
lui…sarò forte…dammi la forza per esserlo…per proteggere il piccolo e
per crescerlo…non voglio che gli manchi nulla…di me non m’importa, non
importa come riuscirò a mantenerci, che lavoro troverò, non importa se
sono ancora minorenne, ingannerò tutti pur di stare con lui, non voglio
che lo portino via…crescerà forte e bello, non dovrà mancargli nulla…fa
si che io riesca a mantenere in qualunque modo questa promessa.
Ti prego…
Ancora nulla…non mi accettano, nessuno vuole darmi lavoro…dicono che
dovrei finire gli studi e che sono troppo giovane nonostante dimostri
più della mia età…ma perché?
Dio…continuo a chiederti la stessa cosa ma non ho ricevuto nessun
aiuto…chiedo solo lavoro….per mantenere mio fratello…ma perché questo?
Ho finto di avere dei parenti a casa che si sarebbero occupati di noi
per non avere assistenti sociali…sto tirando fuori tutto il mio
carattere, sto cercando di dimostrare che non sono solo una donna…che
posso lavorare…sto facendo di tutto, l’impossibile….ma non è ancora
abbastanza.
Mi siedo in una di quelle fermate dell’autobus…non sono poi così
forte…farei di tutto, darei la vita per Lymahl…perché anche se non
riesco a dimostrarglielo io gli voglio bene…ma non basta comunque…sono
disperata. Mi prendo il volto fra le mani, i lunghi capelli neri di
seta mi cadono in avanti coprendomi anche le mani. Piango…è tutto
quello che riesco a fare…sono una buona a nulla…ho promesso ma non
riesco a mantenere..che ne sarà di lui?
Mamma…perdonami…siamo stati dimenticati?
Dio, ci sei?
“ Tutto bene?”
sento questa voce suadente e calma, una mano calda mi tocca la schiena
che freme. Chi è? Alzo la testa di scatto e mostro il mio volto in
lacrime con questi miei occhi neri che devono essere pieni di
disperazione. Lo guardo. È un uomo alto dal fisico asciutto. Ha un
volto dai lineamenti normali ma che trasmettono un qualcosa di
indefinito…espressione pacata e serafica. Mi sta in piedi.
“ Hai bisogno di aiuto?”
Non rifletto molto su quel che dico…in questo momento ho proprio bisogno di aiuto…
“io…si…”
Dio c’è?
Mi tende la mano…io lo guardo fermando le lacrime dallo stupore…chi è
costui? Mi sorride cordialmente…sembra gentile…sembra così umano…cosa
devo fare?
Ho bisogno di aiuto…qualsiasi cosa sia ne ho bisogno…
Titubante metto la mia piccola e affusolata sulla sua, me la stringe e
mi tira su…nel movimento una risposta ad una domanda mai pronunciata ma
in realtà fatta.
“si”
Dio c’è?
Perché guardandolo credo in questo?
Se si potesse reincarnare sono sicura che sarebbe quest’uomo.
Guardo i soldi che ho tra le mani…li conto con aria distratta e assente…
“10000…”
mormoro senza far nemmeno caso…
finalmente posso mantenere la mia promessa…non importa in che modo io
ci riesca, l’importante è il risultato…non il mezzo…non ho più rivisto
l’uomo che ho incontrato per strada quella volta…mi disse solo di
chiamarsi Jesus Genesi…e mi affidò ad un suo collega, poi non si fece
più vivo.
Preferivo lui, sin dal primo sguardo…quest’altro ragazzo era più
giovane…ma molto più terribile, dava delle sensazioni così sinistre e
cupe…aveva uno sguardo…velenoso…costui mi prese e non mi disse mai
nulla…mi indicò il lavoro che dovevo svolgere…e poi fu odio
incontaminato.
Ancora ora non lo sopporto, ma è lui che mi dà i soldi e non posso
certo permettermi di rifiutare le proposte…non ho scelta…non sono in
una posizione di poter permettermi il lusso di decidere che fare della
mia vita…se voglio che Lymahl possa crescere bene e forte e in futuro
possa decidere della sua vita devo fare così.
Mio fratello cresce sempre più, ha una crescita veloce e fuori dal
comune…è strano….non capisco bene che carattere abbia, non sono molto
in contatto con lui per via del lavoro che mi occupa tutto il mio
tempo…ma l’importante è che io possa mantenere la promessa che feci a
mia madre…ce la faremo da soli e lui sarà felice e forte…
Con la prossima paga potrò permettermi di trasferirmi, prenderò una villa più adatta ai soldi che ricevo e a mio fratello.
Non ci parliamo quasi più…ma è colpa mia…oltre a non avere tempo…non ho più quasi del tutto nemmeno al mia anima.
Mi sto indurendo molto, il mio carattere è irriconoscibile…ero serena
un tempo ,quando c’ara ancora mia madre…poi è arrivato questo bambino e
lei è morta…da là è cominciato il mio incubo vivente. La mia vita si è
avvelenata sempre più, fino ad avvelenare me stessa a tal punto da
odiarmi per quello che faccio pur di dare a Ly una vita normale e
migliore degli altri. Lui se la merita…lui è così bello…io invece…anche
se il mio aspetto è altrettanto attraente ho un anima così marcia…da
quando nella mia vita è arrivata questa associazione segreta.
Non sorrido più…non lo chiamo vivere quello che faccio io…ma
l’importante è che lo possa fare mio fratello per me…ho puntato tutto
su di lui…non fa nulla se mi sporcherò a tal punto da non potermi più
guardare allo specchio…il micino lo farà anche per me…è lui che
importa…non io…l’ho promesso.
Ed io farei di tutto pur di mantenere la promessa…e di vederlo sempre come è ora.
Oggi ho un altro lavoro. È uno dei tanti. Sporco ma fruttuoso. Non fa
nulla. Tanto ormai non conto più i reati che ho commesso per questa
gente…mi ha forgiata in un modo da rendermi molto forte, imbattibile. E
l’odio che nutro per loro è immenso. È questo che mi fa andare avanti.
Ma ormai è solo questo che so fare…solo questo…non sarei in grado di
fare altro. Farò solo questo…fino alla mia morte.
Arrivo al luogo prestabilito, come al solito vestita in pelle lunga,
abiti molto attraenti che nascondo armi letali e preziose per la mia
sopravvivenza. Ho con me la solita valigetta piena di sacchetti di
polverina bianca…quella magica polverina che tanti adorano…io non l’ho
mai voluta assaggiare…è veleno….non solo droga…credo che mi
ucciderebbe…come fa con tutti quelli a cui la vendiamo.
Arrivano i tipi dell’appuntamento coi quali devo effettuare lo scambio.
Mi si avvicinano e mi fanno i soliti apprezzamenti, io non li calcolo,
ormai ci sono abituata anche a questo. Con aria cupa e sbrigativa,
priva di paura, prego mentalmente che mi facciano fuori ora…come
sempre…ma come sempre mi offrono la valigetta che controllo, è piena di
soldi, io allora do la mia piena di droga come richiesto. Mi ammiccano
e mi dicono altre cose sul mio corpo, non li sto a sentire…queste
pistole che mi fanno portare e che mi hanno insegnato ad usare molto
bene non le ho mai usate, e non credo che le userei mai, perché voglio
solo che mi uccidano…per il semplice fatto che sono troppo vigliacca
per farlo da sola…perché in fondo voglio vedere come andrà a finire la
crescita sempre più sexy di mio fratello…perché…ma che cazzo ne
so…orami il mio carattere pieno di buoni propositi e di volontà, di
sorrisi e ingenuità è andato a farsi fottere da tempo.
Credevo in un Dio…credevo di averlo incontrato in quell’uomo…ora so che
in realtà credevo nell’inferno perché ci sono vissuta e ci sto
vivendo….e quello che ho incontrato è solo il Diavolo…un Diavolo che
oltre a vendere la droga vende anche il mio corpo senza scrupoli.
Perché lo faccio?
Perché?
Perché non mi ribello?
Perché ormai non trovo più motivo per cambiare vita. Non mi sta bene
questa, ma non mi piacerebbe più vivere normalmente, serena e lontano
dalla merda e da queste fiamme. Non ho più scopo se non quello di fare
soldi per lui…mio fratello cresce bello e forte come volevo…presto non
avrà più bisogno di me…ma lui è tutto…e non potrò mai lasciarlo…ma se
altri me lo facessero lasciare sarebbe diverso.
No, non so più nemmeno io cosa voglio e perché continuo.
Non so più nulla.
Sono una macchina ormai.
Una macchina che vende sporco e si vende sempre per lo stesso motivo.
Una macchina il cui cuore si è macinato fra le gambe di qualcuno.
L’uomo importante d’affari famoso arriva, mi avevano fissato questo
appuntamento importante per corrompere questo tipo, è un politico in
vista pieno di soldi. È solo uno dei tanti che cade nella rete di
questi ragni…una rete grande e in districabile…la stessa rete che mi ha
preso e che non mi fa più districare.
Andiamo a cena insieme, sono molto elegante. Con noi c’è anche uno dei
dirigenti dell’organizzazione segreta, vogliono ricevere agevolazioni
sui controlli soliti e soldi che gli permettano di comprare
attrezzature per i loro…esperimenti segreti…ecco come fanno ad avere
tutti quei soldi, non solo vendendo droga…parlano a lungo mentre sento
di tanto in tanto la sua mano viscida scendere sulla mia coscia e
accarezzarmi. Io lo lascio fare. Non devo mai opporre resistenza coi
clienti così importante…sono qui per questo, no?
Per vendermi…
E così sarà anche questa volta!
La cena finisce e i due uomini si salutano mentre il politico mi invita
a bere qualcosa nella sua suite. Ecco che abbocca…sorrido…sorrido
perché lui crede di aver fregato loro…rifiutando fermamente l’offerta
crede di aver risolto tutto…non sa cosa in realtà succederà ora…che
ormai hanno già vinto…perché loro vincono sempre.
Sistemo mentre lui si spoglia impaziente una telecamera mini nascosta
nella libreria in camera da letto…ormai sono abituata anche a questo.
Ora sono pronta. Sento le sue viscide mani toccarmi, mi spoglia…poi la
sua bocca di proco mi bacia il collo e scende sempre più giù, fino al
seno. Tengo gli occhi aperti, queste sensazioni finiscono come sempre
per spegnermi sempre più.
Sono all’altezza come sempre. Lui gode in tutti i modi, ne ha di
energie il vecchio…finalmente arriva il gran finale. Mi alzo e mi
vesto, vado a prendermi la telecamera e tiro fuori la cassetta. Poi
malignamente spenta aggiungo:
“ Grazie per aver accettato la proposta dell’agenzia”
termino mostrandogli la cassetta che ha filmato tutto il nostro sesso…
“non vorrà che la nostra notte calda venga pubblicata in ogni angolo del mondo…”
un’altra delle tante maledizioni mi becco. Ma non mi toccano minimamente.
Il mio cuore non so più dove sia finito…probabilmente bruciato in questo inferno.
Il regno della salvezza non può portarmi a casa?
Non credo ci sia più posto per me là dentro.
Continuerò a camminare in questo inferno infuocato.
Un inferno che mi ricatta e che mi ama uccidendomi l’anima.
Chi sono?
Solo una dannata.
Vivere è veramente come morire.
Per me non esiste differenza.
Finalmente mi decido.
“ Voglio andarmene!”
Lo dico prima di tutto al giovane velenoso che non ha mai parlato in
vita sua, che mantiene gli occhi nascosti dietro lenti scure e che non
espone mai il suo corpo alla luce del sole. La solita sensazione di
veleno. Tutti credono che non senta e che sia muto…e che sia pure
debole fisicamente tanto da ammalarsi spesso e da essere fotosensibile
o come si chiama quella malattia contro la luce. Io non credo a queste
cose. Nemmeno ora non dice nulla. Non parla. Che razza di voce avrà? So
solo il nome.
Tarabas.
Nome da conte.
Uno sguardo ad uno dei suoi sottoposti, il suo segretario che è molto
giovane, e lui capisce al volo. Prende il telefono e chiama uno dei
soci di Tarabas che si è sempre occupato di me direttamente. È un
bell’uomo, ma talmente terribile anche se non fa nulla di particolare
per dimostrare questa sua malvagità, che mi viene solo voglia di
scappare da lui. Preferisco il suo socio. Jesus Genesi. So che a capo
di questa associazione segreta di esperimenti di ogni tipo, di
prostituzione, pornografia, di spaccio e di ogni altro genere di cosa
non sono solo loro due, ce ne sono altri, sento ogni tanto i loro nomi
fra i lavoratori, ma non li ho mai visti. Personalmente non me ne
importa nulla. Non me ne importa nulla…la goccia è stata quando mi
hanno fatto girare dei filmati che poi sono girati in internet…filmati
porno…filmati dove il mio volto era spento. Non mi hanno mai toccato
fisicamente…mi hanno solo massacrato mentalmente…ricattandomi,
avrebbero fatto del male a mio fratello…ma ora non posso più
continuare…devo provare ad andarmene….anche a costo una volta andata di
tornare povera…ormai Lymahl è grande e forte e può cavarsela…non
sarebbe più come un tempo. Devo provarci…
La sua voce.
La Sua.
Eccolo.
Anni e anni che non lo sentivo più.
Gentile e suadente…calda…serafica.
Mi hanno portato da lui.
“ Lynn…mi hanno comunicato che vuoi andartene da noi…è vero?”
io sono spenta…troppo spenta…il mio sguardo rispecchia l’inferno sempre
e comunque. Un abisso infinito dove non riesco più a risalire. Non
ricordo più come si sorride. Non ricordo più i sentimenti puri e
gioiosi…non ricordo più tante cose…nemmeno la voglia di mangiare o di
dormire….non sogno nemmeno ormai.
Spenta.
Irrimediabilmente spenta rispondo:
“ Si…voglio provare a cambiare vita. “
“perché?”
“ perché non voglio più essere macchina…o animale…”
“ e chi credi di essere invece?”
“umano”
“ ne sei sicura?”
perché questa domanda?
Mi indurisco tanto.
“ no…hai ragione…in realtà sono solo un anima dannata che vive
all’inferno…ma voglio andarmene lo stesso. Volevo tranquillizzarti…sai
benissimo che non farò parola con nessuno di questa vostra
organizzazione conosciuta da tutti solo come giro di prostituzione,
pornografia e spaccio di droga…”
Sorride gelido e un brivido mi trapassa…non credevo potessero esistere
cose che mi facessero provare sensazioni più terribili e forti di
quelle vissute fin ora.
“ io credo che tu in realtà sia solo un animaletto in una gabbia di
laboratorio che viene studiata. Tu hai molto potenziale latente…non hai
idea di cosa saresti capace….ma solo noi sappiamo come farteli venire
fuori”
non capisco che sta dicendo
“esattamente come un ragnetto”
“ non mi interessano i tuoi giri di parole. Ti credevo diverso, sai? In
realtà sei più pericoloso di Tarabas e dei tuoi soci che non ho ancora
avuto il piacere di incontrare!”
“ Credimi, sarebbe meglio per te che non li incontri, già avere a che fare con il Conte ti costerà caro”
non mi fa impressione
“ se questo è un avviso di morte ti ringrazio…eseguite subito la
minaccia che sono stufa di vivere…per me la vita è come la morte per
cui anche se mi ucciderete non avrete alcuna soddisfazione o effetto”
Mi fissa a lungo e mi sorride ancora con quel suo modo indecifrabile.
“ Cara Lynn…saresti unica e insostituibile, non vogliamo ucciderti, noi ti vogliamo dalla nostra parte.”
Alzo un sopracciglio rimanendo impassibile
“bè, non mi avrete. Addio Genesi”
“ sicura?”
gli volto le spalle, non voglio più ascoltarlo. Non importa cosa mi
farà…non vuole uccidermi, allora non mi interessa…speravo lo facesse,
ma in questo caso non potrà mai essere peggio di quello che mi hanno
fatto fare fin ora.
Il mio corpo per loro è troppo prezioso, potrei ricattarli con
questo…no, non sono ancora come loro, lascio che facciano le loro
mosse, non mi interessa nulla.
Sono vuota.
Talmente vuota da mettere i brividi a chiunque riceva una mia occhiata.
Prima di uscire sento che chiama qualcuno:
“ Tarabas? Procedi pure”
uccidetemi.
Vi prego.
Fatelo.
Questo inferno vivente non lo reggo più.
L’occhio. Il mio occhio destro brucia. Si surriscalda. Dove mi trovo? Sono sola in una stanza. E c’è. C’è solo lui.
Il conte velenoso.
Mi guarda, mi sta davanti mentre lenta la sensazione che parte del mio
occhio destro si espande in tutto il mio corpo. Sto male. Ma lui mi
guarda ed io lo guardo. Ho un alta soglia del dolore….a forza di
torturarmi mi uccideranno, è questa la mia speranza.
Si toglie gli occhiali e finalmente vedo i suoi occhi. Sono azzurri, sono ghiaccio, sono neve, sono…terribilmente belli.
Si avvicina a me. Non c’è nessuno, solo noi due, cosa farà? Tiene in
mano un aggeggio con un pulsante. Il dolore che mi provoca in qualche
modo mi paralizza, seduta su questo letto. Mi tocca i capelli che
spettinati mi ricadono in parte sul volto. Non parla. Ma mi guarda
ancora. Spero non stacchi mai i suoi occhi dai miei. Sento male ma non
lo dimostro, rimango ferma perché non riesco a muovermi. Ma non do
soddisfazioni nemmeno da paralizzata invasa dal fuoco.
Le sue mani pallide e morbide, da artista, scendono sul volto che suda,
mi accarezza la guancia, poi scende sul collo sottile dalle vene che
pulsano per il dolore. È un tocco talmente sensuale, talmente diverso
da tutti gli altri. Un tocco maledetto…
Un tocco…che…mi…
…Piace…
non stacchiamo i nostri sguardi.
Sono impazzita.
Vivo da così tanto tempo nell’inferno che ormai faccio parte di lui.
Sono troppo contaminata. Non posso più uscirne. È vero? Sono destinata
a rimanere qua in eterno? Come mi hanno stregata? Mi avranno drogata…in
questo mio occhio destro c’è qualcosa di strano perché è da lì che
partono le scosse e il dolore. Una tortura insopportabile per tutti…ma
io sono diversa…io sono blasfema…io sopporto tutto perché non posso
fare altro.
Dio…ho una domanda per te…sia che tu esista che tu non esista.
È possibile che io ami?
È possibile che io ami?
Che io ami la morte.
Che io ami l’oscurità.
Che io ami la maledizione.
Che io ami il veleno.
Che io in realtà non odi quest’uomo come ho sempre pensato, ma sono
rimasta qua non solo per Lymahl ma soprattutto perché non era odio…non
era odio quello che mi legava a lui?
Possibile che io sia capace di provare amore?
Che io ami lui?
Amo Tarabas il conte maledetto?
Mentre mi rendo conto di questi pensieri che l’inferno mi trasmette
impallidisco…il dolore è quasi insopportabile, ma le mia lacrime non
escono più da anni e anni ormai…non so come sono.
Sto male ma allo stesso tempo desidero che non fermi queste sue mani…vorrei che mi parlasse.
Non capisco che pensa.
È tutto così sbagliato.
Assurdo.
Osceno.
L’occhio destro è chiuso, è all’apice…ma l’altro lo tengo aperto…
voglio vederlo. I suoi azzurri e maledetti occhi rispecchiarsi nei miei.
Tremo tutta, dall’interno del mio corpo dove i vestiti sono strappati a
causa delle scosse che mi percorrono, dall’interno del mio corpo la mia
pelle si lacera provocandomi ferite, il sangue esce e ci macchia
entrambi. Credo che potrei impazzire e non rendermene conto. Cosa mi ha
fatto questo essere? Cosa mi ha fatto? Come posso provare tutto questo?
Cosa mi ha infilato nell’occhio, da quanto tempo, quando, perché? Cosa
mi fa?
Mentre il sangue rosso mi esce dalla pelle candida mostrando e coprendo
le mie curve di donna le sue mani non si staccano, appoggia un
ginocchio sul letto dove sono seduta immobilizzata, l’altra gamba è
ancora dritta. Mi prende il viso fra le mani e me lo alza verso di lui,
è così vicino…i nostri corpi si toccano mentre il mio continua a
ferirsi e a tremare. Provo dolore ma questa vicinanza e questo profumo
mi fa diventare ancora più insensibile. È più alto rispetto a me che
sono seduta, si china leggermente lasciando la schiena dritta.
Le nostre labbra si sfiorano.
Ecco il bacio del demone velenoso.
Sensuale, seducente, sottile, invitante,
languido…insaziabile…maledettissime tenebre…mi state mangiando…come
farò a tornare indietro?
Non ce la farò mai arrivata a questo punto.
Cosa mi fa scivolare fra le labbra?
Nella mia bocca è arrivata dalla sua una sostanza calda…ha un sapore dolce…mai provato prima d’ora…cos’è?
Che veleno è?
Cosa mi sta facendo?
Inghiotto…ed è breve e dolce…è così che succede? È la mia morte? Lui
potrebbe prendermi completamente che non potrei sentire nulla…atrofia,
non ci sono suoni, non c’è nulla…l’ultima cosa che vedo sono i suoi
occhi gelo. Spero che non cambino mai…solo quelli…vorrei fossero miei…
Lui mi controlla tramite l’occhio.
È l’ultimo pensiero razionale che ho.
Poi mi perdo completamente nelle fiamme di questo inferno vivente morto.
‘la tela del ragno viene tessuta senza fine da ragni.
La tela è indistruttibile.
I ragni no
La tela rimarrà lei, forte protettrice di anime perdute.
Esci dall’inferno con quel suo filo bianco.
Rigenerati
Sputata dall’inferno rifugiati nella tua nuova tela
La tela rimarrà per sempre.
I ragni potranno abbandonarla.
Diventa uno di loro e rifugiati in essa.
Diventa invincibile.
Tessi la tela del mondo,
anima dall’anima perduta.
L’inferno non ti vuole più’
Un
abbraccio caldo…è solo ora che riprendo coscienza di me stessa.sono
viva. Sto male ma sono viva. Sono a casa. Nella mai enorme villa. Sono
bagnata di pioggia e sangue. Il mio sangue. Sono ferita. Il mio occhio
destro mi fa ancora male. Cosa mi hanno messo? Da quanti anni ho questa
cosa in grado di controllarmi? È per questo che non posso mollarli più?
Le braccia forti e muscolose mi scaldano lentamente…torno sempre più in
me. Torno alla realtà della mia vita schifosa. Di chi sono queste
braccia e questo petto confortante? Mi sembra di essere ancora una
donna…di essere tornata indietro nel tempo quando ero ancora innocente
ed ingenua, allegra e spensierata come ogni bambina deve essere.
Chi è che mi vuole ancora? Che mi ama?
Tremo ancora.
Sto male.
Alzo gli occhi.
Riconosco il suo profumo.
E’ Lymahl.
Non mi aveva mai tenuto fra le braccia così.
Perché?
Dio…chiedo perché…tutto questo…è dovuto…accadere….perché….queste mie maledette….lacrime…escono …dopo 10 anni…
Cambiata.
Dopo questa notte ho appreso molto.
Una rivelazione mentre ero nell’oblio di uno di quei cerchi dell’inferno.
Una rivelazione.
Io non sono umana.
Mi hanno trasformato loro.
Mi hanno trasformato in bestia.
Sono un animale, non una bestia.
Uno di quegli animali schifosi che tutti odiano e ritengono inutili. Uno di quegli animali che mangiano le mosche.
Ecco cosa sono in realtà.
Sono un ragno.
I ragni tessono tele invincibili e fortissime in grado di proteggere
solo il ragno…solo lui riesce ad orientarsi, la sua tela è gabbia di
morte per chiunque altro, ma non per il ragno.
Mi hanno trasformato in questo.
Io mi adatterò.
Mi hanno insegnato molto e devo ringraziarli.
Mi hanno insegnato a vivere all’inferno, mi hanno insegnato ad essere
odiata e a odiare a tal punto da venir risputata dall’inferno.
Ne sono uscita.
L’ho visitato in lungo e in largo.
Ora addio. Con le mie mani forgerò il mio nuovo destino.
Sono una creatura dell’inferno così blasfema che viene cacciata anche da laggiù.
Sola in camera mia. Tiro fuori le armi che tenevo di precauzione nella
mai camera. Due pistole e due coltelli lunghi dalla lama nera. Mi
guardo allo specchio.
Faccio schifo.
Non sembro più una donna.
Ma voglio esserlo.
Perché i ragni sanno essere molto più belli di quanto pensano gli altri.
Belli e velenosi almeno quanto gli scorpioni.
Lo dimostrerò io.
Il mio sguardo non è più spento.
Il mio sguardo rispecchia le fiamme oscure delle tenebre.
Il mio sguardo è malvagità.
Il mio sguardo è vendetta.
Il mio sguardo è violenza.
Restituirò tutto moltiplicato per mille.
Lo giuro.
Lo devo fare.
È tempo di vivere la mia vita da morta.
I morti non ricevono ordini da nessun vivo.
Loro sono vivi.
Io non più.
E solo grazie a loro.
È tempo di mettere tutto nelle mie mani.
Perché mi hanno risvegliato.
Hanno risvegliato quella parte di me che grida di uscire.
Quella parte forgiata da loro.
Dimostrerò che cosa sono riusciti a creare.
Lo specchio rimanda la mia immagine, sono pietosa. Bagnata fradicia e
ferita. I lembi di pelle squarciata lasciano uscire il mio sangue.
Li fisso.
Odio.
Odio.
Odio nei miei occhi.
I tagli profondi…è strano…succede una cosa insolita che non riesce a lasciarmi stupita o spaventata.
Non so cosa mi stia accadendo.
Ma voglio che sia.
Le ferite si rimarginano venendo riempite e ricucita da una sostanza
filamentosa bianca…come la tela dei ragni, solo che la tela si genera
sul mio corpo.
Un sorriso.
Un sorriso dopo anni e anni che non lo facevo più.
Non so da dove vengano questi poteri, ne quanti ancora ne abbia.
Ma li amo già.
Saranno la mai salvezza.
La mai vendetta.
Questo sorriso maligno, questo ghigno non me lo toglierò per molto. Molto tempo.
Dal mio armadio tiro fuori dei vestiti, sono corti e aderenti, di pelle
nera. Li appoggio sul letto. Poi torno allo specchio e mi spoglio del
tutto degli stracci che indossavo. Il mio corpo nudo dalle curve di
donna…lo verrebbe, eh?
Lo vorrebbe di sicuro…il Conte lo brama…chissà se quando ho perso i
sensi se l’è preso? Spero di no perché vorrei essere presente quando e
se succederà.
Questa notte sarà sigillata ogni cosa. Il mio passato, la mia
sofferenza, il mio inferno, la mia vita. Sarà la fine e l’inizio. Anche
con lui. L’ultima volta.
L’ultimo incontro.
L’ultima maledizione.
L’ultimo sguardo.
L’ultimo bacio.
L’ultimo odio amore.
Ti amerò al culmine dei miei sentimenti.
Uccidendoti senza pietà…come tutti voi avete dimostrato con me.
Tarabas.
Mi pettino i lunghi e rovinati capelli neri, sono bagnati e mi stanno
attaccati alla testa. La parte sinistra è irrimediabilmente rovinata.
Il mio volto non muta espressione. Sono cambiata. In me scorre nuova
linfa.
Metterò in pratica quello che mi hanno insegnato e trasmesso. La discepola attua gli insegnamenti uccidendo i maestri.
Prendo le forbici e senza provare il minimo sentimento taglio i capelli
nella parte sinistra della testa. Corti corti. Taglio anche la frangia
da sinistra a destra obliquamente. Potrebbe essere considerato un
taglio alla cinese…come il mio nome, il colore della mia pelle e i miei
capelli. Mi infilo i vestiti e sotto di essi sulle cosce in alto in
modo da finire sotto la gonna corta dell’abito attillato lego delle
strisce sottili di cuoio nero e vi infilo due coltelli dalla lama lunga
e nera. Alla vita metto la cintura che uso per le pistole.
Non le ho mai usate su umani.
E non lo farò ancora…perché i miei bersagli non sono umani…ma bestie infernali…
Mi trucco.
Sono diversa.
Sono cambiata.
Sono maledetta.
Sono marchiata ma non abbastanza.
Sono il loro risultato.
Sono la Donna-Ragno.
Uno ad uno cadono come mosche.
Le mosche finiscono nella tela del ragno, rimangono impigliate e non
riescono a sciogliersi, finchè non arriva il ragno padrone della tela e
non li uccide mangiandoli.
Povere piccole mosche…come ci si sente ad essere messi sotto dalla merda da voi creata?
Grazie a voi ora vedo tutti gli sporchi uomini come voi.
Non potrò più fare differenza.
La vita umana è così insignificante.
I miei coltelli sono bombi di sangue, del loro stupido sangue. Quante
anime volano via dai loro corpi. Quante anime torneranno nel loro
inferno. Sono silenziosa e letale. So come orientarmi, conosco ogni
passaggio e punto debole di questo edificio. Per me è un gioco. So
tutto…finchè non rimarranno solo loro…e ultimo il Conte Velenoso.
Lo farò fuori con le mie dolci mani.
Non uso le pistole, ma solo la mia agilità. Mi hanno insegnato le arti
marziali quanto basta per immobilizzarli e poi tagliar loro la gola. Le
mie mani sporche del loro sudicio sangue. I miei occhi sembrano nemmeno
vederlo. Le tenebre si rispecchiano in me.
Sono la loro figlia maledetta.
Tutti i presenti.
Uno ad uno sono caduti, nessuno ha fatto in tempo a mettere l’allarme.
Sono solo io, Jesus Genesi e Tarabas.
Inconsapevoli di quello che sta accadendo.
Darò fuoco all’edificio intero con Genesi dentro. Mi assicuro che sia nella sua stanza.
C’è.
Non sente nulla.
Sta preparando qualcosa.
Non mi interessa.
Non so dove siano gli altri soci, non qua.
Devono avere un altro edificio segreto più sicuro dove effettuano solo
esperimenti…nessuna copertura di droga, prostituzione, corrompimenti e
pornografia là. Solo qua. Ma a me interessa far fuori questa.
E poi con le fiamme intorno a noi ucciderò il mio amore…ultimo segno mio di debolezza.
Dopo di che non ne avrò più e sarò invincibile.
Nessuno potrà più farmi del male.
Spargo silenziosa il liquido infiammabile, so come muovermi, come trovarlo, dove versarlo.
Genesi è sempre là e non sospetta di nulla.
Sono malvagia.
Sto bene.
La tela fitta è quasi al completo. È impossibile districarsi.
Accendo le fiamme vicino allo studio di quell’uomo. Lo guardo
spaventarsi. È impanicato. Anche se salterà giù non si salverà. È
troppo alto.
Non seguo oltre la sua fine.
Non mi interessa molto lui.
Ora è tempo di occuparmi dell’ultimo.
Dell’altro.
Dell’odio.
Dell’amore.
Del Veleno.
Quando l’incendio è scoppiato mi faccio trovare nei sotterranei dove
sapevo lui si allenava sempre. L’ho spiato molte volte allenarsi a
torso nudo bello più che mai con le sue due spade.
Anche ora era là.
Lo aspetto.
Lui arriva.
È venuto per portare in salvo le sue spade.
Mi vede.
Si ferma.
Capisce.
Non dice nulla come sempre.
Non fa nulla come sempre.
Non ha pieghe, espressioni, inclinazioni, smorfie.
Nulla di nulla.
Il vuoto.
Non siamo più uguali come lo eravamo prima…perché io non sono più vuota.
Sono piena.
Piena delle fiamme.
Piena del male.
Piena del dolore e dell’umiliazione.
Piena dell’odio.
Piena di morte.
Piena d’inferno.
Piena di malignità.
“ e così siamo alla fine”
dico con un ghigno da brivido. Non gli fa effetto.
Un po’ mi da fastidio, perché lui è sempre riuscito a farmi effetto.
Io no.
Lui senza inclinazioni particolari tira fuori l’aggeggio col pulsante che l’altra volta mi ha quasi uccisa.
Capisco che se preme il pulsante questa volta non si limiterebbe a torturarmi…
Ebbene non mi avrà più...glielo dico.
“ Non credere di fermarmi.
Vi avevo avvertito. Io mantengo sempre le mie promesse, non lo sai?
Non mi fermerai con quell’aggeggio.
Non sarò più tua.”
Non fa ancora nulla. Si limita a fissarmi. Le fiamme pian piano stanno
raggiungendo il piano terra. So come uscire. Non ho fretta. So cosa
devo fare.
Tiro fuori i miei coltelli veri affilati e veloce, prima che lui possa
far altro mentre fisso il suo meraviglioso sguardo gelido che io adoro
mi infilzo la lama in modo particolare e preciso nell’occhio destro.
Il mio unico punto debole e di controllo.
Provo un dolore allucinante, ma non mi interessa. Non mi tocca. Sento
il sangue sgorgare a fiotti dal mio occhio. In qualunque modo lui mi
controllasse ora non potrà più farlo. Glielo tiro addosso e lui lo
prende.
Lo vedo.
Alza un sopracciglio.
Ha avuto un cambiamento.
Reazione.
Avrei solo voglia di urlare ma mi piace sentire parti del mio corpo perché sono mie e non di altri come fin ora è accaduto.
È bello perché lo sento ed è mio e basta. Non sarà più di altri.
Sorrido ancora…suona come una maledizione questa mia espressione.
Stringo forte le mie lame e parto all’attacco, lui impugna entrambe le
sue spade e mi riceve.
Reazione.
“ non mi avrai mai…”
sussurro fra i denti. Non tolgo nemmeno ora il mio ghigno sadico.
Le nostre lame si scontrano e si uniscono…come dovremmo fare noi.
Il suono metallico sovrasta il lontano crepitare delle fiamme. Presto
giunge il fumo qua sotto, ma entrambi sembriamo non accorgercene. Ci
feriamo tutti e due ma le mie ferite si rigenerano subito e lui lo
nota. Non fa espressioni, non sembra aver paura e nemmeno sforzarsi.
Lotta e basta. Il suo sangue sgorga sul suo bel corpo. Grazie a me.
Mi arriva su di me…l’unica ferita che le mie tele tardano a rigenerare
è quella del mio occhio, infatti è ancora aperta…quella è troppo
profonda. Ha forza.
È bravo.
Troppo bravo.
Ma anche io lo sono. Sono stata la sua discepola.
Ma io ho qualcosa che lui non ha.
Mi immobilizza…perché sono io ad accettarlo. Non ha ancora espressioni
e sembra così terrificante da far accapponare la pelle…e mi piace.
Cosa mi avete fatto?
Hai visto?
Avvicina il volto al mio e con fino a posare le sue labbra pallide
sulla mia guancia dove sgorga la linfa rossa…e lui me la lecca via
continuando a fissarmi nell’occhio.
Reazione.
Provo ancora dolore per quell’occhio…e il fumo comincia a far effetto su entrambi.
Ma non ci facciamo caso.
Non ci riusciamo.
Vorrei che non si staccasse, ma devo.
Dimostrargli quanto io provi per lui ora sembra così difficile ma voglio farlo.
Glielo devo.
Affinché non mi dimentichi più. Scivolo via dalla sua presa e salto
all’indietro, saltando faccio una specie di rovesciata e con uno dei
coltelli lo ferisco al volto.
Anche lui l’ha ferito ora…ma lo abbellisce invece di imbruttirlo.
Cos’è quello che vedo?
Forse stupore?
“ tutto grazie a te….ho imparato dal migliore…”
sorrido sadica e maligna.
Può essere fiero di me…sono la migliore anche io ora.
È confuso quello che accade, combattiamo ancora, il tempo è breve ma sembra infinito a noi.
Poi arriva il colpo finale.
Non mi vede più…nemmeno io so come diavolo è potuto accadere ma
qualunque cosa mi abbiano fatto, qualunque cosa mi abbiano iniettato
anni fa senza che io me ne accorgessi, qualunque tipo di esperimenti
questi tipi facciano, mi hanno dato dei poteri molto forti.
Alza la testa e mi vede.
Rido.
Di una risata che parte dalle viscere del mio essere.
Spalanca gli occhi…li vedo meglio da quassù.
Ma non parla ancora.
Credo che non sia sordo muto come tutti credono…e nemmeno fotosensibile
e debole di salute,…credo che sia il più forte fra la razza che ho
incontrato…ma non li ho ancora incontrati tutti.
Tornando a lui che mi guarda non credendo a fondo a quel che vede continuo a ridere.
Poi mi blocco improvvisamente.
E gli dico:
“ hai visto quanto siete stati bravi?
Sono tutto merito vostro! Non affannarti a spiegarmi cosa mi avete fatto…vi ringrazio e basta. Quanto a noi due. Caro mio…”
Lascio in sospeso la frase.
Vedo le fiamme vicine. Il soffitto sotto i miei piedi scotta…stanno arrivando a noi.
Camminare in piedi sul soffitto e sui muri fa un effetto indescrivibile…di potere….di enormità…
“il ragno qui presente ringrazia così…”
gli vado sopra la sua testa, i miei capelli lunghi che cadono all’ingiù
lo toccano, lui non me li afferra, non so cosa voglia fare, ma
aspetta…forse ancora non si capacita di quello che sta vedendo, forse
non pensava che i loro esperimenti potessero arrivare a tanto.
Non gli do il tempo comunque di far nulla…ecco che rispondo.
Mi lascio cadere con un salto mortale, nel mentre veloce come un
battito d’ali gli ferisco a X il petto con i miei neri coltelli pieni
di sangue…
Lui fa una smorfia, ma non di dolore. Non so che smorfia sia.
Reazione.
Cade in ginocchio.
Reazione.
È umano.
Reazione.
Mi fissa e suda…ma i suoi occhi rimangono invariatamente velenosi e maledetti.
Non dice nulla.
Mi fissa e basta.
Sono in piedi davanti a lui e lo guardo col mio occhio maligno.
Godo nel vederlo così. Nel vedere quel sangue che esce dal suo corpo e
sapere che sono stata io, nel sentire l’odio palpabile che proviamo
entrambi per l’altro convertirsi in amore blasfemo e maledetto.
Siamo solo due anime infernali…con la differenza che io ci sono finita
contro la mia volontà, all’inferno e che ora ci esco perché perfino
l’inferno mi odia, invece lui ci è andato di sua volontà…e ora vi
sprofonderà per sempre.
Separati.
Nell’eternità.
Mi inginocchio.
Le fiamme sono libere e bruciano pian paino i sotterranei.
Ci colorano di arancione e rosso…bello il fuoco.
Mi sembra casa mia.
Appoggio i coltelli a terra e afferro il suo volto fra le mie mani.
Sta perdendo molto sangue…morirà dissanguato prima di morire bruciato.
“ ho vinto”
non capisce forse se mi riferisco alla battaglia o a noi, ma non fa
nulla. Mi avvicino e sorrido indecifrabilmente. Faccio aderire il mio
corpo al suo mentre le sue mani lasciano cadere le spade a terra e mi
circonda la vita sottile.
Reazione.
Il momento è carico.
Di sentimento.
Di odio.
Di erotismo.
Di emozioni represse.
Di amore.
Ricambio il favore di prima e lecco il sangue che gli sgorga dallo
zigomo. Non ha espressioni particolari…come sempre sembra velenoso e
indecifrabile.
A me piace così.
Ci fissiamo.
Le nostre curve combaciano.
Le fiamme ci scaldano.
Lo bacio.
Come fece lui quel giorno.
Lo bacio e sentiamo il desideri crescere.
Quello che pensavamo di provare per l’altro è realtà pura…ed ora è morte.
Ha un sapore dolciastro, di ferro per il sangue ma anche di…non so…veleno…non mi farai effetto…
Mi stacco da lui dopo il lungo e appassionato bacio che ci ha uniti…lui
sta sempre peggio…ma si regge sulle ginocchia continuando a guardarmi.
Cosa stai pensando?
È tempo di lasciarlo.
L’ultimo bacio è compiuto.
Con le labbra sulle labbra parlo, lui ansima.
Reazione.
“ ti amo…ma non mi dispiace…”
qualcosa di impossibile accade.
Sorridiamo entrambi di un sorriso sincero.
Un sorriso che rivela tutto l’universo che abbiamo dentro.
Il fuoco scotta e il fumo è irrespirabile.
Io devo tornare a vivere anche senza il mio cuore.
“Addio”
Reazione.
È stato lui a parlare.
Avevo ragione.
Parla…e ha una voce meravigliosa, sono felice di essere stata l’unica
ad averlo sentito parlare…ad aver sentito la voce stupenda di cui è
padrone. Sensuale e velenoso come sempre.
Soffre molto.
Prendo i miei coltelli e mi alzo su. Non sorrido più.
Non ho anima e cuore.
Ho corpo.
Maledetto.
Cacciato.
Amore abbandonato.
Non sarò più viva come lo sono stata in questo momento.
Ma glielo devo.
“ Addio”
rispondo io.
Mi volto e veloce corro fra le fiamme.
Non posso sentire quel che dice.
“ ti amo”
non posso nemmeno vedere le sue ferite profonde che si rigenerano grazie a quel po’ di sangue che aveva bevuto da me.
Non posso sapere nulla di tutto questo…ma forse i mie sensi acuti oltre la norma mi hanno permesso di intuire qualcosa.
E mentre assisto da fuori allo spettacolo stupendo delle fiamme
infernali da me create lecco la lama di uno dei mie coltelli, il suo
sangue sarà sempre in me come il mio in lui.
Addio unica parte umana.
Addio Lynn.
Benvenuta Donna-Ragno.
E sorrido malinconicamente.
Sono sola veramente…sola con un mondo da comandare!
Volto le spalle all’edificio mentre in lontananza le sirene dei pompieri arrivano.
Andiamo a dettare un po’ di legge.
Tanti minuscoli ragnetti arrivano sul posto formando come di mia volontà la scritta della mai firma.
Donna-Ragno.
Cosicché tutti possano conoscermi e temermi.
Non sono viva.
Non sono morta.
Ma la vita sarà sempre come la morte.
Da questo partì tutto.