ABSOLUTION
CAPITOLO
1:
HEY
YOU
/Tai/
Gli allenamenti per oggi
sono finiti e alla bellezza delle 22.30 posso andare liberamente a casa
per farmi la mia bella doccia rilassante, mangiare e dormire a
volontà. Negli spogliatoi con gli altri compagni di squadra
parlo e scherzo un po’ come al solito, forse non sembro
cresciuto a guardarmi così, in realtà lo sono...
o penso…
Mi tolgo la divisa
sporca di terra buttandola nel borsone… la darò a
mia madre che la lavi! Rimanendo in boxer mi butto un po’
d’acqua dal rubinetto per rinfrescarmi, sento le gocce fredde
che cadono lungo il petto e gli addominali dandomi brividi piacevoli,
infine ficco semplicemente il capo sotto il rubinetto. Reprimo un urlo
di shock ma testone mi ostino a starci ancora un po’
impavido. Ecco, ora posso dire di star meglio.
Noto che qualcuno mi
guarda di sottecchi e da come lo fanno mi viene da pensare di avere
proprio un bel fisico, del resto ho sempre giocato a calcio e anche ora
che la squadra è entrata in serie C e posso dirmi calciatore
di professione, non posso comunque far solo quello. Con la vita
frenetica che ammetto di avere è giustificato un corpo come
il mio… ma dipende dai punti di vista. Io sono un tipo
egocentrico e mi dico un gran figo, però in
realtà so che i fighi sono quelli come Matt, non certo come
me… io sono normale.
Ai primi tempi pur di
lavorare per avere dei soldi che mi permettessero di comprarmi le cose
che mi sono sempre piaciute, ho lavorato perfino in
fabbrica… in quel periodo fra quella e il calcio mi sono
fatto dei muscoli non indifferenti.
Si, vado abbastanza
fiero di me e della mia vita. Non ne faccio una da riccone ma posso
permettermi certe cose come vivere da solo, pagarmi la macchina dei
miei sogni e pensare ad un futuro prossimo anche con una moto,
perché no…
Non
mi sentirò mai adulto!
Ora
ho un lavoro decisamente migliore del primo, anche se i pesi li alzo
ugualmente ad ogni carico e scarico del mio camion. Ok, non mio ma
della ditta, però guidandolo io ormai è mio!
Non è un gran
lavoro, ma non mi vergogno a farlo, cavolo. È divertente
l’idea di trasportare alcolici, posso averne gratis anche per
me!
Mi
asciugo in fretta con l’asciugamano spettinandomi ancor di
più i miei capelli castani corti.
Il
tutto senza mai smettere di scherzare e parlare con gli amici.
Quando
sono vestito esco tirandomi il borsone in spalla, saluto e arrivo alla
macchina.
La
mia meravigliosa macchina!
Non
sarà una ferrari ma a me piace!
Mi
riempio gli occhi di lei.
Era
quella che ho sempre desiderato e finalmente sono riuscito a
prendermela. È nuovissima e devo fare molta
attenzione…
Ci
salgo e parto uscendo dal parcheggio con prudenza.
Peccato che appena sulla
strada sento quanto silenziosa è, come riesce a correre,
come è divino aumentare le marce… e il piede va
da solo a schiacciare sul pedale dell’acceleratore, con ogni
proposito che va perdutamente a farsi friggere visto la lancetta dei
chilometri orari che sale leggermente!
Non credo di essermene
nemmeno accorto, semplicemente mi sento un Dio, abbasso i finestrini e
sento il vento che mi avvolge battendomi sulla pelle, mi rinfresca
asciugando il sudore e l’acqua. Sto bene, dannatamente bene,
e non ho intenzione di rendermi conto che sto correndo più
del consentito in una spericolatezza assurda.
Un sorriso di
soddisfazione si dipinge sulle mie labbra dove gli angoli si incurvano
sadicamente verso l’alto in un espressione
‘monella’.
È in questo
momento di corsa folle e pericolosa che il cellulare mi squilla. Non
dovrei rispondere ed è per questo che invece lo
faccio… solo per dimostrare la mia perenne incoscienza!
Tanto sono solo un
bambino cresciuto, chiedete a Matt e vedete che risponde!
Mi diverto troppo a fare
quel che mi piace.
- Pronto? -
Si
sente il motore silenzioso dell’auto che va sempre
più veloce, il vento che fende i rumori fischiando negli
orecchi e nel ricevitore.
Infine
la voce dall’altra parte che risponde:
- Tai? -
- Matt, ciao…
pensavo giusto a te! -
- Ma che fai? Non si
sente nulla! -
- Oh, sto guidando coi
finestrini giù, è il vento! -
- Il vento? Tai, ma a
quanto stai andando? -
Faccio
un sorrisetto di circostanza guardando il chilometri…
- Oh, nulla di
particolare, tranquillo… -
- 100? -
- Un po’ di
più… -
Eh
già… solo un pochino… evito di dirgli
che vado a 130 in una extraurbana semplice e che sto aumentando ancora
senza accorgermene!
Lo
sento gridare qualcosa poi distinguo chiaramente:
- Tai, vai ad una
velocità simile e parli al cellulare? E poi
cos’altro? Tieni il volante con il ginocchio per lasciare
l’altro braccio fuori dal finestrino per fargli prendere
aria? -
- Oh, no… -
Asserisco
ritirando la mano da fuori e rimettendola sul volante. Ma come diavolo
fa a conoscermi così bene?
- E poi scusa, sei tu
che mi hai chiamato… dovevo non rispondere? -
- Ci sono molte cose che
potevi fare… diminuire la velocità, fermarti o
addirittura non rispondermi! Se ti fermano ti ritirano la patente per
dei piccoli particolari trascurabili come la velocità e il
cellulare!-
Uff… ma
perché è sempre stato più responsabile
di me?
Lui
e l’amicizia sono nati insieme, altrochè!
- Senti, cosa volevi
dirmi? -
- Domani sera ci
vediamo? -
- Oh, va bene, non ho
allenamento quindi possiamo anche mangiare insieme se ti va! -
Mi rallegra ancor di
più l’idea di cenare con lui, non possiamo farlo
spesso per via dei miei impegni o dei suoi; al pensiero accelero ancor
di più arrivando a 140!
- Oh, non dovevi
suonare? -
- No, non suono
altrimenti ti dicevo semplicemente di venire a vedermi, no? -
Logica
inoppugnabile!
- Bene, allora ci
vediamo domani, passo io da te, la mia casa è un caos! -
- Ok, ci
vediamo… e non rispondere più se guidi,
debosciato! -
- Si si… -
È
sempre il solito simpaticone. Agganciamo entrambi e butto
l’apparecchio nel sedile accanto concentrandomi nuovamente
sulla velocità che non temo.
In
fondo mica mi ha detto di andare più piano!
Credo
che la spericolatezza e incoscienza sia nel mio DNA!
Finalmente ho potuto
farmi un doccia rilassante e mangiare di nuovo visto che avevo
già cenato prima, sono stanco, lo ammetto, ma le mie forze
inesauribili si ricaricano subito.
Non
mi prendo la briga di pettinarmi i capelli leggermente indomabili come
lo sono sempre stati. Non importa, tanto vado subito a dormire.
Accendo
un po’ di musica, le casse dello stereo mandano dalla radio
una voce a me nota.
È stressante
sentirlo sempre, ma in fin dei conti lo ammetto, è
bravo… non mi dispiace sentirlo.
Addirittura
mi dispiace quando la canzone ‘In you’ del cantante
Matt e la sua band, finisce.
Segue un’altra
canzone di un gruppo che non conosco, così prima di
appisolarmi nel letto faccio un salto al pc e apro la posta elettronica.
Non
sono Izzi, lo tengo esclusivamente per la posta dei miei amici, siamo
rimasti tutti in contatto ma ci sentiamo maggiormente via mail.
C’è
n’è una di Joe… dall’oggetto
dovrebbe essere una grande notizia.
La
apro.
Urca, è il
compleanno del figlio. Farà 2 anni e siamo tutti invitati.
Non me lo sarei mai visto nei panni di un padre ma invece ora che lo
è ci sta veramente bene, anche se mi fa sorridere, non so
perché!
La chiudo e apro quella
di Izzi… vediamo che mi racconta il grande programmatore.
Eh, ma è la giornata delle notizie!
Lui invece
diventerà padre per la seconda volta!
Si
sono dati da fare!
Si sono sposati solo 3
anni fa e dopo 1 hanno avuto la bambina. Ora a quanto pare ne avranno
un altro. Dai, ora tocca al maschietto.
Anche lui è
strano nei panni di un padre… spero che quando deve badare
lui alla piccola non si dimentichi di sfamarla per smanettare su quei
suoi secondi figli che sono i computer.
No,
dai. Sono certo che come tutti anche Izzi sia cambiato. Lo dimostrano
molti fatti avvenuti in questi tempi.
Chiudo
anche la sua, gli telefonerò domani.
Ne
manca una che noto solo ora. È strano. Non
c’è il mittente e l’oggetto è
vuoto. Indica che c’è un allegato.
Mah, la
aprirò, chissà chi è!
Magari
notizie da Digiworld.
Visualizzo il contenuto
dell’allegato e quel che vedo mi lascia interdetto, non
sembra Digiworld. È tutto buio, sembra un video ma di chi?
Appare
subito il volto di un ragazzino, anzi, è proprio un bambino.
Non lo conosco.
Ecco
che parla.
“Spero
che funzioni… mi ascolti? Mi senti?”
Mica
parlerà con me?
Sembra
agitato e nervoso, si guarda intorno e sento che parla con qualcuno
dicendogli di avvisarlo se c’è qualcosa, poi torna
da me…
“Allora,
mi senti? Se mi vedi dovresti essere un digiprescelto… ma mi
sembri grande!”
Istintivamente
senza riflettere parlo:
- Non sembro, lo sono!
Sono stato un bambino prescelto, ora sono cresciuto ma… ma
che ti spiego a fare? Che vuoi? -
Mi ha un po’
seccato… intendeva dire che visto che sono grande, e nemmeno
tanto alla fine, non sono più un digiprescelto? Se lo sono
stato lo sarò per sempre, porco mondo!
Penso
proprio che cestinerò il messaggio così si
attacca!
“Ascolta…
dovete liberarci. Non c’è tempo.”
- Ehi ehi
calma… intanto chi siete, dove e da cosa dobbiamo liberarvi!
-
Sbuffa… ah,
lui sbuffa… chiede aiuto a me e sbuffa se gli chiedo
spiegazioni!
“Non
ho tempo. Raduna i digiprescelti ma solo quelli grandi come te, i
primi… e trovate il modo di liberarci… siamo i
bambini digiprescelti ma stiamo aumentando sempre di più.
Non so chi è stato a rapirci, ma non è
Digiworld… è un’altra
dimensione…”
Ha parlato veloce e ci
ho capito poco, solo che Izzi avrebbe già afferrato tutta la
situazione e che dei bambini sono in pericolo.
- Si si ma… -
Non faccio in tempo a
dire ‘ma’ che il video si chiude e la mail sparisce
dallo schermo. Quando la cerco non c’è
più, si è come auto distrutta.
Oh questa
poi… che faccio io ora?
Mi
alzo e inizio a girare per la stanza. Su e giù. Nervoso,
inquieto.
Ecco, oltretutto questa
sensazione non mi aiuta.
C’è
effettivamente qualcosa che non va, ma non ha senso chiedere a
noi… ci sono altri digiprescelti, noi ormai abbiamo le
nostre vite, noi… oh, al diavolo ho capito che devo radunare
gli altri miei compagni.
Intanto parlo con
Matt… ecco, la cosa giusta da fare.
Una
volta realizzato che devo parlare con lui mi metto precipitoso le
scarpe e prendo le chiavi della macchina, senza chiudere musica, pc,
luci e casa, esco così come sono.
Non vedo l’ora
tarda, non penso che lo devo vedere domani sera, tanto meno che ora
dorme. Forse. Vado e basta.
Bambini
rapiti in un’altra dimensione. Questo l’ho capito!
Digiprescelti.
No
Digiworld.
Arrivano
altri.
Poco
tempo.
E
poi che altro ha detto?
Servono i
primi… di cosa?
Questa
volta corro e lo faccio volontariamente!
Si,
parlare con Matt mi farà bene!