Si ... Amicizia!
CAPITOLO I:
UNA NOTA STONATA
Era
solo un triangolo curioso: Robbie e Andry molto mici, esageratamente amici,
Robbie fidanzato con Deborah, Deborah e Andry che si odiavano apertamente e che
al centro dei loro litigi c’era sempre Robbie. Robbie e Deborah stessa che
litigavano non poco e avevano un rapporto conflittuale…e litigavano ovviamente
a causa di Andry. Andry e Robbie che non avevano mai litigato da che si
conoscevano, che erano sempre andati d’accordo…tranne che per Deborah!
Arrivati
così ad una situazione insostenibile nella quale come sempre Andry parlava male
di Deborah a Robbie, esasperato dal fatto che lei non lo trattasse bene e non
l’amasse veramente, e Deborah faceva la stessa identica cosa su Andry, Robbie
preso da due fuochi molto importanti, cominciò a cedere e a crollare in una di
quelle che si chiamano crisi storiche…stessa cosa accadde quindi anche ad
Andry.
“Mi
sta tutto sfuggendo di mano, non ce la faccio. Non capisco, ho un tale caos in
testa che ho bisogno di stare solo. Esternarmi da tutto e da tutti e capire cosa
voglio, cosa penso, cosa desidero da loro. Lui mi parla in continuazione
dicendomi sicuro le sue idee, Deborah fa lo stesso dicendo l’opposto di Andry.
Allora io sono in mezzo fra questi due fuochi, deciso a non mollare ma che non
so cosa fare. Esasperato dall’ennesima incazzatura di Andry contro la mia
ragazza, dico stanco:
-
Cosa vuoi da me? Perché mi dici tutte queste cose? Le conosco…non posso farci
nulla…-
Forse
però avrei dovuto pensarci meglio prima di dirlo, lo faccio sempre e quando
serve invece non penso! Il suo sguardo si pietrifica per un attimo mentre si
fissa nel mio che gli chiede un muto scusa:
-
Voglio che tu capisca che lei non è sincera, che se ti amerebbe veramente non
ti tratterebbe così e ti crederebbe! È te che accusa quando io ti parlo così
di lei. Non me. Non capisci che non ha senso? Puoi farci molto…-
Lo
interrompo di nuovo, quando parte non la smette più:
-
Si, ma tutte queste cose me le dici già ogni volta. Io non so cosa dirti!-
-
Lo so che non sai cosa dirmi, lo vedo! Finisce sempre così il discorso su di
lei!-
Lui
si altera, vedo i suoi occhi neri ormai duri e arrabbiati, gesticola e alza la
voce anche se si trattiene, lo vedo che si trattiene, è perché sta parlando
con me. Mi manda ancora più nel caos, mi fa male vedere due persone così
importanti per me che si prendono quasi per i capelli…per me! Ma che senso ha?
Cosa voglio questi due da me…io sono stanco ed è da troppo tempo che v
avanti. Su molte cose ha ragione Andry, ma non riesco a lasciarla…perché non
so esattamente cosa provo per lei. Andry lo sa ma devo essere io a dirmelo e ad
esserne sicuro.
Continuando
così non andrò da nessuna parte. Devo stare solo…devo pensare io per i fatti
miei…questa volta è importante o non arriverò mai a nessuna conclusione!
-
Andry…scusa…ma devo stare solo…io…si, devo stare solo a riflettere, a
volte mi influenzi con tutti i tuoi duri e sicuri discorsi. C’è qualcosa che
non va in tutto questo…devo capire che cosa.-
Lui
non crede a quel che gli sto dicendo. Non ci crede. È stupito e ancor più
stordito. Fa un’espressione dove i suoi lineamenti delicati ne rimangono
feriti. Lui ne è rimasto ferito. Non capisce. È la prima volta e mi fa male
anche a me. Ci stimo allontanando e tutto per una donna…che io forse amo e lui
odia. Perché? Non voglio. Ma c’è un stonatura e devo cancellarla. Devo
capire dov’è e cancellarla. Perdonami. Mi dà fastidio essere fonte di questo
per te…leggo chiara la delusione, sei un libro aperto. Non capisci ma devo
farlo. Ed infatti il tuo tono e le tue parole mi danno ragione:
-
Robbie…lo so io cosa c’è che non Va…è lei! Se ti fidassi di me lo
vedresti anche tu!-
-
Devo capirlo io cosa c’è. Io mi fido di te ma ora è diverso!-
Non
ho un tono arrabbiato o duro, solo flebile e stanco.
Al
contrario del suo che è sempre più arrabbiato e tagliente. Freddo, ora. È
strano sentirlo così:
-
Però mi allontani…-
-
è questo che non Va. Io e te abbiamo sempre avuto accordo su tutto. Perché ora
non è così? Stessa cosa per lei. Sto bene con lei, altrimenti non mi ci sarei
messo, ma perché proprio tu non gli piaci?-
-
Si chiama gelosia!-
-
Anche la tua lo è!-
-
Il mio è bene verso di te. Uno che è geloso dell’amico del proprio fidanzato
ammetti che è un po’ malato!-
-
…- Non rispondo più, mi stringo nelle spalle e mantengo la mia espressione
facciale ferma, solo un po’ in difficoltà e confuso, sono concentrato. Mi
dispiace veramente che lui stia così male.
-
Hai detto bene. Se non la pensiamo uguale ora qualcosa che non va’ c’è!
Va’ e scoprilo da solo! Io sarò qua al tuo ritorno! Va’!-
-
Andry, non prenderla così…non è la morte. Non cambierà nulla…-
-
Nel momento in cui mi hai detto che devi stare da solo per pensare è cambiato
qualcosa. Lei sta riuscendo nel suo intento di portarti via da me, di
separarci…spero che sarà contenta! E che tu capisca quello che ti stona! Lo
spero, prima che sia tardi!-
È
un po’ melodrmmatico, pessimista, assolutista, esagerato, teatrale e
stancante. Ma è proprio Andry. Ferito. Del resto, però, altro non ho da dire,
non so, non lo so veramente.
Mi
imprimo bene nella memoria il suo sguardo e la sua figura. Non vorrei sbagliarmi
ma mi sembra sull’orlo del pianto. Non l’ho mai visto così giù.
Sospiro
e gli volto le spalle. Credo sia il gesto peggiore che potessi farlo.
L’impulso è di mandare al diavolo Deborah e di stare qua con lui a sentirlo
parlare ancora, mi danno forza le sue parole, mi fanno sentire deciso e sicuro
anche laddove io non arrivo ad essere. Mi fa stare bene. E la freddezza con cui
ci siamo parlati ha fatto male anche me. Chiudo la porta alle mie spalle e
abbasso lo sguardo mentre lui al di là di essa molla un calcio ad una sedia
facendola cadere. Voglio solo tornare da lui, ma questo momento di pausa da
tutti me lo devo. Anche se non mi piace.”
Rimasto
solo, Andry prese a calci una sedia lì vicino senza romperla, cadde con un gran
fracasso. Aveva una gran rabbia dentro, non riusciva assolutamente ad essere più
lucido. Non succedeva sempre che si lasciasse andare così, prendere dall’ira.
Spesso si arrabbiava, era vero, ma nell’ira si controllava. Diceva quel che
pensava usando e calibrando bene le parole, non spegneva mai il cervello. Lo
consideravano furbo e forse era così, non gli iportava cosa penavano gli altri,
importante era cosa pensava Robbie di lui. Nella scuola aveva legato con poche
persone, Robbie era quello maggiore, anche Yan ed Enrico erano suoi amici e
pochi altri, ma il legame che aveva con Robbie era diverso. Unico. Il fatto che
fosse nato in un posto e situazione simili non lo capiva, gli dava da pensare,
era insolito in se ma non ne avrebbe mai fatto a meno. Eppure a volte se lo
chiedeva:
“sicuro
che fosse proprio semplice forte amicizia? Sembra che sei al posto di Deborah o
sul suo stesso piano, sentimentalmente parlando. La fidanzata di Robbie. Tanto
che continuano a fare battute: chi è fidanzato con lui? Debby o tu? Stronzi!
Che gliene importa a loro? Anzi, ha tanta importanza cosa di preciso sono per
lui e lui per me?”
Era
così Andry, aveva idee forti e decise e non cambiava strada ed idea per niente
al mondo, ma se si separava da una persona per lui molto importante, allora un
problema per lui sorgeva: stava male!
Si
guardò allo specchio della sala recitazione, il suo posto preferito: vi si
appoggiò, voleva calmarsi, ansimava dalla rabbia. Stava male. Stava veramente
male e il sentimento crescente non voleva abbandonarlo.
L’immagine
rimandata era di un ragazzo alto da un fisico atletico, considerato bello dalle
ragazze, normale per se stesso. Non vanitoso in quel senso, egocentrico e
megalomane però si. I suoi occhi sembravano di brace, accesi da una luce, come
se dell’acqua risplendesse in quelle iridi nere dello stesso colore dei corti
capelli spettinati, qualche ciuffo gli scendeva sulla fronte dandogli un aria
trasandata, cosa che invece non era. Erano grandi occhi espressivi, ora di una
persona ferita. Le sottili labbra si strinsero convulsamente come i suoi pugni.
Grugnì una parolaccia e si allontanò dalla parete con lo specchio con uno
scatto rabbioso.
Vide
entrare Yan in quel momento e ringraziò brevemente il cielo. Almeno una persona
a lui familiare e un po’ amica. Non avrebbe mai retto nessun altro. Lui
silenzioso e chiuso, sulle sue ma presente.
Vide
subito che aveva qualcosa che non andava e gli chiese:
-
Che c’è?-
Andry
scosse energicamente il capo, ricacciando indietro il nodo che gli venne alla
gola, se in quel momento avesse parlato per lui sarebbe stata finita. Sentiva
chiaramente le lacrime premergli prepotenti e le rispedì via con
determinazione.
Senza
dire ancora nulla si sedette contro la parete a terra, appoggiandosi un po’.
Prese le ginocchia fra le braccia e le strinse guardando Yan che lo fissava
preoccupato.
“Alzo
gli occhi smarrito verso Yan che ho davanti, non lo vedo veramente, lo cerco,
cerco una persona conosciuta, amica, che possa capirmi, che possa leggermi
dentro come solo lui è capace…e non riesco a vedere nessuno, lui non c’è.
Con voce incerta e bassa, completamente perduta, mormoro:
-
Yan…lui si sta allontanando da me…non…non è possibile, non voglio, non ce
la faccio. Lui pensa che io lo influenzi sulle sue scelte e deve stare solo per
capire cosa vuole…ma io non ho mai voluto rigirarmelo. Non può credere quello
che sostengono tutti. Io ho sempre voluto il suo bene. Lui…dice che deve stare
lontano da tutti…perfino da me…-
Mi
fermo lasciando la frase in sospeso, gli occhi neri sono acquosi, sento
bruciarmi e un nodo mi opprime la gola, la voce comincia a tradirmi, viene più
sottile, cambia drasticamente:
-
Se ne sta andando…il nostro legame, la nostra amicizia…sta svanendo, non mi
vuole più…io non posso crederlo, non posso…Oh mio Dio…-
Così
seduto a terra con le ginocchia piegate al petto, abbracciate da me, mi trovo a
sussultare dal nulla e poi come un sonnambulo che si sveglia nel cuore della
notte in un posto che non è il suo letto, al buio e senza vedere nulla, trovo
il coraggio di terminare la frase mentre vedo veramente buio davanti a me:
-
Non posso fare a meno di Robbie…-
Un
ammissione che mi costa fare ad alta voce, che costa anche notare lontanamente
il brivido che ha Yan. Costa perché è la dichiarazione a me stesso più
terribile che potessi fare. Penso di essere arrivato al punto preciso che non mi
permetteva di essere lucido quando riguardava Robbie. Che mi fa perdere la testa
quando parlo di lui. Ho passato un lungo periodo a chiedermi come potesse una
persona suscitare un interesse così sviscerale nei confronti di uno che poco
prima non lo conosceva, a rendermi conto che mi piaceva la sua compagnia, a
voler stare solo con lui…per poi trovare la risposta: non posso fare a meno di
lui….ora che lui se ne sta andando da me. Io sono innamorato di lui.
E
lui forse non ci sarà più come prima…forse lui…
Mi
mordo il labbro con forza pur di non dirlo e piego il capo nascondendo il volto
fra le ginocchia, stringo le braccia intorno alla testa e una smorfia di rabbia
e dolore mi deforma il viso, reprimo il mio stesso respiro, la mia voce, parole
che potrebbero uscire. Non voglio dire altro, non qua, non così. Non posso.
Le
mani confortevoli di Yan mi toccano la schiena carezzandomela incerto, devo
averlo colpito e spiazzato. Non è scemo e avrà capito tutto questo mio
comportamento. Sente che fremo impercettibilmente e mormora a sua volta:
-
Su, vedrai che non è così, deve solo riflettere…tornerà da te…-
Ma
non è molto convincete. Sono queste parole a farmi cedere del tutto, lacrime
calde rigano le mie guance…sono lacrime che mi infastidiscono, di mancanza.
Robbie mi manca e mi sento letteralmente male, perso, ho solo paura che possa
pensare di me quello che pensano gli altri, se è lui a crederlo mi farebbe un
gran male, non lo sopporterei. Non ce la faccio, pensare che abbiamo passato dei
bei momenti nonostante ci siamo conosciuti qui dentro, che siamo stati sinceri
fin dall’inizio, che abbiamo imparato a conoscerci così profondamente da
essere sicuri l’uno sull’altro…abbiamo instaurato un rapporto esclusivo e
disinteressato, uno dei pochi su cui non dubiterò mai. Ho visto qualcosa di
diverso in lui, quella bontà che forse a me manca, quel pizzico di animo e
sentimento che io tengo sempre chiuso in me a doppia mandata. Lui non ha paura
di mostrarsi debole, confuso, umano, sentimentale e dolce…lui è veramente così,
è un pezzo di pane, io riesco solo ad essere duro con chi non mi piace e non
rispetto, duro e cinico, a mettermi in mezzo in ogni discussione per difendermi,
per far si che non mi dipingano in modo diverso da come sono. Detesto solo
quando devo portare fuori di me i miei sentimenti, sono cose mie personali e
riesco a farlo da quando sono entrato qui, solo con Robbie, questo mi ha stupito
e mi ha portato a diventarne dipendente.
Ora
come ora sono io il più debole, ma sono cresciuto come uno forte e l’idea di
essere debole e di non farcela senza una persona mi disgusta, eppure sono così.
Non
potrei mai farcela da solo, senza Robbie.
Perché
lui mi capisce e non mi giudica.
La
mia vita è stata dura e difficile, ho sofferto, dannazione, tuttavia dimmi se
mi sono mai autocompatito, se ho dimostrato di aver sofferto, se ho fatto del
mio dolore passato una questione di stato. L’ho confidato a Yan che ha passato
il mio stesso dramma e a Robbie che ho provato un istinto puro di fiducia totale
e incondizionata.
L’idea
di persona forte me la sono guadagnata con tutto me stesso e sono veramente così…solo
che ammettere di star male in questo modo, ora è troppo. Come sarebbe stato
insopportabile far capire PERCHE’ sono così apparentemente antipatico, duro,
bastardo, cinico, velenoso, polemico ma anche forte e con idee incrollabili,
radicali e assolute ma quelle, fisse e basta!
Non
mi importa di mostrare perché ora sono questa persona, con pregi e difetti,
dalla personalità rilevante. Non mi importa.
Mi
importa che Robbie non mi fraintenda mai e che non si allontani da me.
Non
voglio che creda di me che sono un approfittatore furbo e calcolatore. Se lo
penserebbe lui sarebbe come ammazzarmi perché gli altri non mi interessano,
solo lui mi interessa.
Lui.
Robbie,
non te ne andare.
Mi
sento male come da tempo non mi capitava. Voglio solo una persona che forse non
vorrà vedermi come prima. Non proferisco più parole, il mio pianto silenzioso
mi scuote solo un po’ le spalle e il respiro, mentre le gocce rigano esagerate
il mio viso.
Non
mi sopporto da solo, quando faccio così. Cosa voglio ottenere? A cosa serve
piangere? Non ho mai pensato servisse a qualcosa, dannazione, basta.
La
mano di Yan continua a stare sulla mia schiena dolcemente come solo lui potrebbe
essere. Poteva essere lui? Potevo innamorarmi di lui. Ci somiglia tanto a Robbie
di carattere, ma è diverso qualcosa…cambiano i colori che vedo in entrambi.
Robbie ha tante sfumature calde, lui ce le ha fredde…io sono l’assenza di
colore e voglio scaldarmi e scottarmi, perché è nella natura di chi non ha mai
avuto nessun colore. Se ne avessi avuti troppi, se fossi stato la concentrazione
di colori, avrei voluto raffreddarmi e calmarmi con colori meno vivaci e
scottanti, cullandomi e calmandomi.
Ma
voglio scottarmi ed ora ne pagherò le conseguenze.
Mi
rivedo le sue spalle quando si chiudeva in una stanza che non fosse la nostra,
da solo e mi diceva che doveva pensare da solo senza farsi influenzare. Mi
rivedo quella sua schiena e l’angoscia mi avvolge. Potrei anche vederle per
sempre, da che avevo solo lui, il suo volto e il suo interno…potrei avere solo
questo. Solo le sue spalle larghe.
Non
farò a meno di lui.
Non
posso.”
Andry
rimase lì in quel modo a lungo, ripiegato in se stesso, accucciato, confortato
da Yan discreto ma sincero.
Pianse
a lungo come un bambino, ma senza troppi scossoni e rumori di singhiozzi. Si
contenne e l’idea di impazzire lo pervase sulle prime note del suo pianto e
del suo dolore, ma poi fu sostituito da delusione e dolore. Solo dolore e
tristezza.
Era
innamorato di Robbie, il suo migliore amico da poco più di 4 mesi e non sapeva
cosa farci.
Aveva
appena appreso, inoltre, che forse non sarebbe stato ricambiato, che forse
avrebbe dovuto fare del tutto a meno di lui. Forse.
Ma
in quel caso non sarebbe stato il vero Andry.
Testardamente
insopportabile sarebbe stato un tormento finchè non sarebbe riuscito nel suo
intento.
Anche
se sapeva che se c’era una persona che rispettava quella era proprio Robbie e
in quel rispetto, a seconda della sua decisione, sarebbe cambiato o rimasto
uguale.
Robbie
e Laura erano soli in una delle palestre di ballo, lui arrivò proprio mentre
lei stava provando qualche esercizio della sua materia, quel che provocò la sua
immediata pietrificazione fu l’espressione con cui il ragazzo era entrato
nella stanza spaziosa e poi si era seduto silenzioso in un angolo a terra. Laura
così ne fu subito impressionata ed essendo amica sua e di Deborah, preferì
dedicargli un po’ del suo tempo, disturbarlo solo un attimo per capire se
potesse essergli d’aiuto.
Maggiormente
l’aveva colpita il fatto che Robbie fosse separato da Andry. Non era mai
accaduto….o stava con Deborah o, ancor di più, stava con Andry, i due ragazzi
erano inseparabili. Stoppò così lo stereo e il silenzio calò intorno a loro,
lei si avvicino leggera e si appoggiò alla parete scivolando giù lentamente
sedendosi di fronte a lui. Lo osservò attentamente, il volto dai lineamenti un
po’ squadrati tipici di un ragazzo, la bocca leggermente carnosa era incurvata
verso il basso e gli occhi intensamente persi davanti a se, di quel caldo
castano, non troppo grandi ma semplicemente profondi. Nel complesso stava meglio
ora, coi capelli rasati, piuttosto che coi capelli lunghi. Si trovò a pensarci
Laura mentre si accingeva a parlarci. Era un bel ragazzo ma a seconda dei gusti,
era più un ‘tipo’, la bellezza indubbia era quella di Andrea, Robbie era
affascinante.
Sapeva
perfettamente il periodo che aveva, con la sua ragazza all’interno della
scuola, non andava molto bene e avevano litigato spesso, specie ultimamente.
-
Come mai qui e solo?-
Azzardò
gentile, lei sapeva utilizzare il tono adatto. Robbie infatti non ne fu
infastidito per nulla, non alzò lo sguardo, lasciandolo perso nel nulla, il suo
sguardo era normalmente intenso, mai leggero o superficiale. Era così di
natura, ammaliava chiunque, nonostante il colore degli occhi non fosse
particolare.
-
Ho bisogno di pensare da solo, separato dagli altri…-
Laura
alzò un sopracciglio giustamente scettica:
-
Altri?-
Lui
non aveva grandi rapporti con gli altri, era un tipo solitario che comunque non
litigava con nessuno, stava bene con la classe ma non ci faceva riflessioni
profonde. Queste cose le faceva solo con Andry, l’inseparabile e indiscutibile
Andry.
-
Da Andry…- Disse infatti come rassegnato all’evidenza. Non voleva ammetterlo
o dirlo ad alta voce ma era così, per la prima volta da quando aveva conosciuto
l’amico, voleva stargli lontano. Lei se ne stupì e allarmò, non avevano mai
litigato quei due, al contrario di lui e Deborah che lo facevano in
continuazione. Non era un bene se così fosse stato veramente. Glielo chiese con
cautela:
-
Hai litigato con lui?-
Non
gli avrebbe chiesto su cosa dovesse riflettere, già lo sapeva, del resto non
pensava che lui parlasse con lei, ma si vedeva lontano un miglio che Robbie era
‘scuro’ per qualche motivo più serio che la propria fidanzata.
-
No..cioè si….a dire il vero non proprio ma gli ho detto che dovevo ragionare
con la mia testa e me ne sono andato…-
Era
una cosa nuova da sentire da lui, non era assolutamente il tipo.
-
Pensi che Deborah abbia ragione?-
Robbie
portò finalmente gli occhi su Laura e rispose subito sicuro:
-
No, Andry non mi fa il lavaggio del cervello e non è mai successo…ho una
testa che funziona e proprio per questo ora ho bisogno di star solo!-
Si
sentì in obbligo di rispondergli sempre gentilmente ma con un fondo di durezza:
-
Però solo ora ti sei separato da lui in un momento critico…o è critico perché
gli sei lontano?-
Sembrò
rifletterci e poi disse sempre con quella sua voce calma e vellutata, ora era un
po’ agitata a dire il vero:
-
è un momento critico per più cose…lui parla tanto ed io a volte ho bisogno
di silenzio, è un fatto delicato su cui devo riflettere. Però la sua vicinanza
rende sempre tutto più facile, non ci sono abituato.-
Era
una risposta criptica da decifrare, Laura ci provò e si mise ad indagare alla
larga:
-
Deorah?-
-
Cosa provo veramente per lei e cosa voglia da lei.-
Saggiamente
però concluse lei:
-
Ma c’è anche Andry…-
Lui
sospirò:
-
Si, c’è anche lui…e cosa pensa lui…se la penso come lui…fin’ora sono
sempre stato d’accordo con lui ma ora abbiamo opinioni diverse su una persona,
Deborah, e questo mi sconcerta. Voglio capire perché, ma per farlo devo stare
solo. Non credo lui lo capisca.-
Laura
capì immediatamente il problema e prima di spiegarglielo continuò su quella
strada:
-
Non è il tipo. Cioè, Andry è sicuro e deciso, ha le idee chiare e non ha
bisogno di pensarci da solo, sa già subito tutto quel che gli serve di sapere.
Il fatto che la pensate diversamente su una persona, per lui significa che tu
sbagli, lei ti ottenebra il cervello, ma non che lui è in discussione, che
possa essere lui in errore. -
Robbie
si illuminò un attimo:
-
Si, l’hai preso in pieno…io però non sono così. Io ci penso: perché non
vanno d’accordo fra di loro, Debby e Andry? Sono due persone a cui voglio bene
e di cui mi fido, però fra di loro si detestano. Dove sta l’errore? C’è
qualcosa che non va e devo capire perché….non mi aiuta sentire in
continuazione il loro parere.-
-
è giusto che tu ti metta da solo a rifletterci, ma così sembra che fin’ora
Andry ti ha influenzato.-
Rispose
subito di botto come seccato di questa idea che sembrava di moda fra i compagni,
lo si capì dalla durezza dello sguardo che era tornato su di lei:
-
Basta, non è così! Io mi fido di Andry, conta molto per me come persona e
l’ascolto così come lui fa con me, è un rapporto che si basa sulla sincerità.
So che non mi dirà mai balle e mi sta bene così! Non mi ha mai influenzato.
Semplicemente anche se non dico nulla, quando lui parla di certe cose, non
significa che la pensi come lui. -
Laura
rimase colpita da questo e così chiese cautamente e quasi in un sussurro:
-
Ma così metti in discussione quel che dice Deborah, sempre all’opposto di
Andry. Se ti fidi di lui come puoi fidarti allo stesso modo di lei? Cosa provi
per lei?-
Rimase
in silenzio, confuso, tornò a spostare gli occhi penetranti perdendoli davanti
a se in un punto imprecisato.
-
è quello che devo capire.-
Così
lei finalmente lo disse, diede la sua diagnosi di persona esterna ed attenta che
conosceva le cose meglio degli altri.
-
Il problema è che tu ami più Andry di Deborah. È solo questo e non puoi stare
ancora con lei per ciò. -
Lui
ci pensò a fondo guardando in basso, fu colpito da queste parole ed ecco che
rispose guardando l'amica negli occhi con quel suo sguardo intenso che dava la
certezza, quello che stava per dire corrispondeva indubbiamente a sacrosanta
verità, chiunque guardato da quello sguardo ne rimaneva colpito e ammaliato:
-
è vero. Vedi, io posso mettere in discussione qualunque cosa, la mia fidanzata,
i miei amici, la mia famiglia, me stesso...ma non metterò mai in discussione
Andry. Mai. Posso fare a meno di tutti ma non di lui. -
Laura
ebbe un sorriso morbido e comprensivo. Nonostante avesse appena appreso che da lì
a poco avrebbe lasciato la sua migliore amica, era contenta solo per quel
momento condiviso con Robbie. Era una persona speciale e molto intelligente, non
furba come Andry o tanti altri. Solo intelligente. E molto profonda, con un
mondo dentro vasto. A volte desiderava farne parte e conoscerlo, ma sapeva che
non era il suo compito. E aveva capito ora che non era nemmeno il compito di
Deborah. Era il compito di un’altra persona più importante per Robbie.
Andry.
Facevano
tenerezza, quei due. Nonostante il carattere infernale di Andry, la persona da
cui Robbie, dopo aver lasciato Deborah, sarebbe andato.