* Specifico subito che questa storia scritta un po' di tempo fa come le altre sui SS, è del tutto frutto della mia fantasia, ovvero non sono fatti presi dal manga, diciamo che è una mia personale interpretazione di Death, completamente personale! Ragionamenti che mi sono venuti in un attimo di follia, forse, non so ma che sono venuti così senza che io potessi poi controllarli molto. Che nessuno se la prenda perché so che probabilmente la maggior parte non è d'accordo con quanto ho scritto su di lui, a meno che non apprezzino Death nel modo in cui lo apprezzo io! Buona lettura. Baci Akane *
TWINS
La
nera e bianca signora
la sua prossima vittima specchiare fa
falce mortale è la sua
…strano è come la sua immagine si rivela …
…un volto umano,
un Santo D’oro,
esso risplende nell’oscura tenebrosità dal suo segreto.
Il fumo scivolò fuori dalla sua bocca semi aperta. Formò ghirigori nell’aria
avanti al suo volto nascondendolo in parte all’occhio umano, poi si perse
dissolvendosi nell’aria lasciando come unica traccia di se un lontano odore
poco piacevole di tabacco.
L’uomo infine lasciò la sigaretta fra le sue labbra per liberare le mani
lungo i fianchi. Lui, mollemente adagiato su una collinetta d’erba, guardava
sopra di se disteso con una gamba piegata e l’altra dritta.
Il cielo era uno spettacolo notturno e nonostante il freddo quasi invernale lui
sembrava non risentirne. La camicia grigia sbiadita quasi del tutto slacciata
era stropicciata e lasciata fuori dai jeans a loro volta sbiaditi e vecchi che
presentavano dei tagli ai ginocchi. Con sguardo intenso assorbiva le stelle lassù
in alto immaginandosi come doveva essere quel cielo senza stelle e
luna…totalmente al buio, col nero tenebroso che vinceva anche su quei piccoli
e inutili tentativi di far valere la luce. I capelli erano sparsi sull’erba
verde scura, erano in disordine come desideravano stare, ciocche biondo cenere
che in quella notte sembravano nere gli ricadevano un po’ sul viso e sulla
fronte.
“Deathmask…”
una voce, un sussurro inudibile…un tono sottile che ricordava terribilmente il
sibilo di un serpente, basso e sfumato, sensuale. Non un mutamento particolare
se non una leggera ombra che oscurò il volto dai lineamenti duri e mascolini.
Amarezza.
- cosa vuoi?-
“non lo indovini?”
la voce era misteriosa…sapeva che lui sapeva…e il loro era un gioco che
andava avanti da molti anni ormai, da quando lui aveva imparato ad usare i suoi
poteri, da quando era diventato Gold Saint, da quando aveva compreso il segreto
che era proprio e unico suo. Non si alzò, rimase ancora disteso con un braccio
dietro il capo e gli occhi fissi al cielo blu quasi nero.
- ne è arrivato un altro?-
“è il tuo compito, ti è stato assegnato perché eri l’unico a poterlo
fare. Non puoi tirarti indietro…”
il ragazzo tirò un'altra boccata di fumo per spanderlo nell’aria…poi sempre
più amaro ma con un fondo di strafottenza rispose:
- e chi si lamenta? Mi diverto a mandare direttamente all’inferno la sporca
gente piena di peccato…-
“io lo so…”
parlava lento e insinuante. Deathmask sembrava conoscerlo da tempo…o forse si
poteva definire una lei….chissà…
“l’ho sempre saputo che eri l’unico a riuscirci…”
una smorfia di insoddisfazione attraverso ancora quel volto all’ombra del
cielo notturno. Quanti pensieri si agitavano nella sua mente…tutti pensieri
leggibili per quell’essere senza volto che gli parlava.
“ma io so che ti pesa. Non sei sempre stato così, contro la tua volontà,
senza accorgertene, hai dovuto cambiare te stesso…barattere la tua mente sana
con una più insana che riuscisse a vedere veramente gli orrori del mondo e ti
permettesse obiettivamente di gestire quel posto ove stanno le anime morte. Ma
nessuno ti può capire, nessuno riuscirà mai a farlo….solo io posso, solo io
so, solo io sento…ogni tuo pensiero ed emozione, sentimento e…paura…”
calcò di proposito sulla parola ‘paura’…sapeva quel che diceva ed era
tutto vero. Lui diventando Gold Saint aveva dimostrato di essere degno di essere
un servitore di Athena…e di indossare quella sacra armatura…ma con quel
potere pazzesco e pericoloso che gravava sulle sue spalle, col tempo, non riuscì
più a gestire le sue paure e lo schifo che solo lui poteva vedere chiaramente.
Dolori atroci gli attanagliavano il cuore e l’anima…tutti quelli dei morti e
dei vivi, tutto, lui sentiva tutto, aveva sempre sentito. Un potere tanto
immenso quanto importante e pericoloso. Nessuno ce l’avrebbe fatta a gestire
tutto ciò rimanendo sano e indifferente. La sua mente spesso cadeva nel buio più
profondo senza possibilità di ritorno se non nell’annullamento totale della
sua vita. Ma le parole di quell’essere gli scivolavano addosso
- paura? Puah!-
cercava di difendere la sua immagine, di non ammettere certe cose che lui stesso
non sapeva…cercava sapendo che con Lei era inutile. Una carezza calda passò
il suo corpo completamente…calda…eppure gli trasmise freddo, un freddo e un
vuoto incolmabile…era questo che sentiva sempre? Freddo e vuoto?
Chi era Deathmask in realtà? Criticato e mal visto da tutti, sottovalutato e
giudicato privo di ogni regola e ragione. Ma perché era arrivato a questo? Cosa
doveva subire una persona simile per diventare così?
La gente era facile a sputare sentenze e a mal vedere gli altri…ma non avevano
la più pallida idea di che cosa aveva dovuto sopportare un uomo come lui. Un
uomo che doveva condividere la sua vita solo e unicamente con una gemella
atroce. Una gemella che era sempre rimasta nascosta e sconosciuta. Tutti avevano
sempre ignorato la sua presenza. Tutti tranne lui. Lui lo sapeva…lui e lei lo
sapevano. E basta. Che la Nera e Bianca Signora che corrispondeva al grado di
Gemella segreta e nascosta di Deathmask, ogni qualvolta che si specchiava sulla
sua lucida falce lunga e affilata, sulla sua Falce Mortale, il riflesso che
mandava la sua immagine era un volto di uomo dai lineamenti duri e mascolini,
col viso in penombra e degli occhi profondi e sfuggenti alla ragione umana…il
volto del cavaliere della 4 casa.
“Vieni mio caro gemello, andiamo a compiere il nostro dovere anche
oggi…senti che ti chiamano?”
Deathmask si alzò buttando la sigaretta quasi del tutto consumata, non si
preoccupò di sistemare il suo aspetto o i suoi vestiti. Mantenendo la testa
basse e lo sguardo alto, penetrava ogni materia solida che si frapponeva fra se
e la sua vittima…come deciso e indicato dalla sua unica parente. La Morte
accompagnò l’Uomo dalla Maschera della Morte a compiere la sua missione…ed
era l’unica a poterlo fare perché essa era la sua Gemella.