Portami Lontano
CAPITOLO
1:
STRISCIANDO
/Ho bisogno di allontanarmi dal mondo. Troverò un posto in cui io riesca a
stare bene con me stesso? Riuscirò ad essere sincero? Quando la purezza finirà
di darmi fastidio? Quando non sarò più ossessionato dalla luce? Alla fine sono
solo un miserabile strisciante. Il serpente./
Seguendo con gelo lunare le persone che gli camminavano a fianco sorpassandolo,
aveva l'istantaneo potere di nullificare l'esistenza di quei poveri inetti la
cui unica grande colpa era stata entrare nella sua stessa casata e tentare di
emularlo. Quegli sforzi nauseanti di imitare il ragazzo che nei Serpeverde
andava tanto di moda in quell'anno, a quel punto del suo cammino lo rendevano
solo più infastidito, più gelido.
Tuttavia non avrebbe saputo come fare senza i suoi seguaci.
L'esistenza di quegli esseri per lui piccoli era volta a specchiarlo. Per lui,
loro erano solo degli specchi il cui unico grandissimo compito nella vita, era
quello di rimandare l'immagine del nobile Draco Malfoy rendendolo molto di più
di quanto non fosse in realtà.
Secondo lui esistevano solo per essere calpestati, gente così non avrebbe
potuto ambire ad altro. Sprezzante per quelle persone considerate solo come
zerbini o specchi, continuava a fissarli tagliente col suo umore piuttosto
freddo. Ultimamente era sempre più irritato e strano, molto pericoloso, dal
punto di vista di quelli che lui chiamava seguaci o buoni a nulla.
Era però così. A loro pareva bastasse ammirare i modi composti e distinti ma
allo stesso tempo forti e sprezzanti, totalmente velenosi, per essere dei
Serpeverde. Essere considerati la compagnia di Malfoy' era una specie di onore
per figli di papà che non avevano mai ambito più di quello. Essere entrati
nella casata di famiglia era stato il loro sogno realizzato, per cui il secondo
era quello di diventare un grande mago. vedendo nella loro piccola mente
ristretta l'immagine di Draco Malfoy come l'incarnazione di ciò che avrebbero
voluto essere, si illudevano che standogli intorno e imitandolo un po' eseguendo
anche le sue richieste, anche loro avrebbero raggiunto un posto in alto ben
considerati dai padri.
In realtà si trovavano a fungere da specchio per il biondo altezzoso viziato
indisponente Serpeverde. Poiché risaltavano la sua immagine rendendola maggiore
di quello che era. Lo mettevano sempre al centro, gli davano un importanza che
si era preso da solo ma nessuno aveva lottato a portargliela via.
Fra i Serpeverde quelli del suo anno erano i più anziani e quindi erano visti
dai più giovani come un grande esempio da seguire, all'interno del gruppo
ristretto di tirapiedi di Malfoy si poteva subito capire come in realtà stavano
le cose.
Normalmente Draco ci godeva nel sentire gli occhi e l'invidia dei membri della
sua casata, ma in quel momento, da poco tempo a quella parte, gli dava fastidio.
Pareva dargli enormemente fastidio ogni cosa.
Anche essere specchiato.
Con una camminata distinta come anche il suo portamento, superò tutti lanciando
sottilissime lame taglienti color argento.
Non ci voleva una laurea per capire che dovevano lasciarlo in pace.
Vederlo così seriamente seccato dalla loro stessa compagnia era insolito,
accadeva quando era furente per qualcosa, e a farlo arrabbiare così ci riusciva
solo una persona, in quella scuola.
Qualcuno che finiva al centro dell'attenzione più di lui, che contro ogni
volontà era sempre sulla bocca di tutti, per lo più ammirato e rispettato.
Colui che ormai stava diventando una leggenda là dentro.
Le lezioni dovevano ancora iniziare, quella mattina, si stavano dirigendo in
aula e fu lì che nessuno lo trovò.
Era la lezione con Piton e decisamente non vederlo arrivare con il solito
codazzo puntuale vestito di tutto punto, era la cosa che subito andò sulla
bocca di tutti.
La parte dell'aula occupata dai Griffondoro era ammutolita di colpo e due occhi
in special modo si puntarono sul posto che era sempre occupato da lui e che ora
era vuoto.
Quando il professore con la sua solita aria cupa e fredda chiese composto il
motivo dell'assenza dell'unico alunno mancante, i compagni non seppero
rispondere, uno fra loro improvvisò la scusa che si era sentito poco bene.
Fu facile intuire quindi il pensiero di Harry che a fatica riusciva a starsene
nel suo posto senza correre fuori a cercarlo d'istinto.
Non lo fece perché si rendeva bene conto che non avrebbe avuto senso.
In fondo l'unico contatto profondo che avevano avuto era stato quella notte in
mezzo alla tormenta. Poi dopo quella occasione era tornato il Draco Malfoy di
sempre, continue battutine, occhiatacce, il solito veleno sputato gratuitamente.
Non l'aveva mai capito, a dire il vero, si era sempre limitato ad insultarlo e a
dargli del miserabile come i suoi due amici, eppure non era da biasimare se ora
dopo quella notte speciale aveva iniziato a fissarlo spesso cercando di
analizzarlo.
Era così incomprensibile e strano quel ragazzo.
Troppo.
E faticoso per i suoi gusti, ne aveva abbastanza per conto suo senza dover
pensare a quelle degli altri.
Forse era stata solo una notte senza nessun significato per lui, solo una sorta
di vendetta ben riuscita. Cercava di autoconvincersi di molte cose, in quei
giorni in cui non aveva ricevuto nulla da parte della fonte del suo pensare.
Ovviamente il coraggio non gli mancava mai, ma quello di raccontare l'accaduto a
Ron ed Hermione non c'era ancora.
Come non capirlo?
Sospirò di nuovo da solo scotendo la testa, si impose di concentrarsi sulla
lezione che già normalmente non gli andava giù.
Questi erano i fatti dopo la tormenta di neve, un nulla di fatto sotto il fronte
ufficiale, forte tormento da parte del biondo serpeverde, e un gran pensare e
ripensare da parte del griffondoro...
Le lezioni della mattina finirono, Draco non si presentò a nessuna senza
preoccuparsi di dare spiegazioni.
Fu convocato ma non trovandolo nessuno era ancora riuscito a parlargli.
Era chiaro che gli era capitato qualcosa.
Che non era normale...che...qualcosa aveva come fatto appisolare il suo veleno
perenne.
Ora, mentre tutti lo cercavano, lui era in un luogo poco frequentato della
scuola, solo a riflettere come in quei giorni faceva spesso.
Cosa pensava?
Forse a nulla, ma gli dava fastidio stare in mezzo a quel branco di ignoranti
non pensanti, gli dava fastidio fare la solita vita seguendo le solite lezioni,
gli dava fastidio stare con Potter, respirare la sua aria, sapere che sapore
aveva,...sentire che il gusto della vendetta non l'aveva neppure annusato quella
sera.
Strinse le labbra serrate indicando la sua profonda contrarietà per tutta la
serie di eventi che non riusciva a controllare come pensava di aver sempre
fatto.
Il solito Draco avrebbe seguito in modo decisivo le orme del padre, e l'avrebbe
fatto in un solo modo.
Ma forse il vero Draco era tutto fumo e niente arrosto.
Quello era l'ossessione dalla notte passata col ragazzo.
Non si era mai conosciuto in realtà. Si era pensato capace di chissà quali
cose, ma poi aveva finito per provare piacere a far sesso con quell'esserino
disprezzabile.
In realtà era veramente come lo considerava Potter?
Anche se a quel punto era da chiarire la considerazione dell'Harry-guarisco-i-mali-del-mondo-e-non-ho-paura-di-nulla-Potter.
A denti stretti non si permise nemmeno di sospirare, mantenendo il suo corpo
sotto controllo riprese a camminare per le ali del castello rendendosi conto che
non avrebbe potuto creare una casata solo per lui ove nessuno poteva toccarlo,
guardarlo, parlargli, stargli accanto. Se si era volatilizzato era stato
principalmente per il ribrezzo che sentiva per ogni essere che respirava.
Normalmente lo sentiva, ma il suo lato vanitoso e narcisista lo portava a
saziarsi di quello. Attualmente non voleva più e basta.
Troppo pochi, troppo piccoli, troppo insignificanti.
Gli ci voleva qualcuno di più grande, forte, coraggioso,
luminoso....incandescente...gli ci voleva lui.
E ammetterlo era già troppo.
Oltremodo stizzito per questa ammissione aumentò il passo senza alterarlo,
rimase quella grazia di fondo che caratterizzava i Malfoy.
Poi semplicemente si disse che se voleva qualcosa, qualunque essa fosse, lui la
otteneva, in ogni modo, solitamente in modo sporco, ma non si sporcava lui le
mani. Ora non gli importava, i pesci piccoli non gli facevano nemmeno più
ridere.
Voleva solo 'lui' che gli aveva mostrato qualcosa di essenziale.
Così come tutti i serpenti prese a strisciare incalzante verso la preda
circuendola per farla sua.
Ammettere di non star bene nel mondo in cui fino a pochi giorni prima era stato
bene, non era facile, specie per uno come lui, ma rendersi anche conto di chi
aveva bisogno per nutrirsi, ovvero di luce e non di tenebre, lo scandalizzava,
però come ogni semplicissimo essere non riusciva a star lontano dalla fonte del
suo desiderio.
Perché lo desiderava? Solo perché era così luce da essere irresistibile?
Non lo sapeva con esattezza, ma dopo averlo avuto nuovamente sarebbe stato
meglio di sicuro, come quella volta.