*Dopo il risveglio e gli aggiornamenti, Sanemi e Giyu devono muovere letteralmente i primi passi verso quella nuova vita e lo fanno mentre cercano ancora di capirla. O meglio, Giyu si interroga, Sanemi da bravo precipitoso impulsivo per nulla riflessivo, non interiorizza nemmeno sotto tortura. Lui fa e basta, nessuna domanda, solo azioni e basta. Forse perché se si fermasse ad approfondire il motivo del proprio agire, sa che finirebbe in ginocchio e lui non è uno che vuole perdere tempo a piangersi addosso, è quello che cerca di reagire ad ogni costo e che pur di farlo si aggrappa a qualunque cosa trovi sotto mano, anche aiutare uno con cui ha sempre litigato. Passiamo ad una parte più leggera e divertente, con spolverate di romanticismo mescolate ad imbarazzi (tutti per Giyu). La scena della cena, mi è venuta in mente guardando la fan art che metto sotto, da cui poi ho sviluppato la mia scena. Buona lettura. Baci Akane

3. ERA FINITA ANCHE LA SUA GUERRA

sanegiyu

Presumibilmente avrebbe anche potuto mangiare da solo, in qualche modo. Ma dopotutto, perché non approfittare?
Sarebbe bastato ingegnarsi un po’, non è che fosse davvero un problema non riuscire a tagliare la carne da solo, tuttavia era stato comodo farsi aiutare da Sanemi. 
Non glielo aveva dovuto chiedere, si era messo a guardare la fettina di manzo ai ferri e mentre cercava di capire come mangiarla, il piatto gli era stato tirato via da sotto gli occhi. 

Giyu guardò Sanemi che gli tagliava la carne che aveva avuto così tanta fretta di prendere dalla cucina da impedire alle ragazze di tagliarla come facevano di norma. Non che per lui fosse particolarmente facile, visto che non aveva l’indice ed il medio della destra, ma aveva preventivamente rubato loro gli attrezzi che i cuochi usavano per tagliare le pietanze grandi prima di impiattarle e consegnarle ai clienti.
Erano un forchettone ed un coltellaccio, non propriamente posate comode, ma tutto quel che di utile aveva individuato quando era entrato a recuperare cibo.
Non era proprio facile usare il coltello con la destra senza poter usare l’indice, ma trovò presto la sua maniera grazie all’anulare. Avrebbe potuto permettere alle ragazze di tagliare tutto, ma perché non fare il solito precipitoso testa calda che non può aspettare?
- Potevano tagliarla loro come fanno sempre... hai così tanta fam... - e a quel punto, mentre lo rimbeccava freddamente per la sua fretta e la sua maleducazione, si ritrovò la bocca piena di uno dei pezzi appena tagliati. 
Si dovette zittire a forza, ma il sapore della carne sulla lingua gli fece venire istintivamente le lacrime agli occhi e l’ipersalivazione, mentre lo stomaco esultava per il cibo decente che finalmente riceveva. 
Si perse nel sentire quanto buono fosse e quanto ne avesse avuto bisogno oltre che voglia, si perse al punto da non notare che Sanemi dopo aver tagliato la carne di entrambi riposta nello stesso piatto, mangiava da lì anche lui usando il forchettone perché non riusciva con le bacchette; alternava i pezzi che dava a lui a quelli che prendeva per sé ed usavano la stessa posata. 
Giyu non trovò niente da dire, pensò fosse meglio evitare quella domanda, sebbene fosse lì sulla punta della lingua, ma visto che era troppo occupata dal cibo e perciò impossibilitata a funzionare per parlare, non commentò. 
Oltretutto non era un fan delle chiacchiere, perciò decise di risparmiarsele e concentrarsi su quel pranzo anomalo. 
In tutta la sua vita, non era mai stato imboccato. 
“Ho una mano in meno, ma sono ancora in grado di usare le bacchette e mangiare da solo... anche se mi manca la destra e di fatto non sono mancino, suppongo potrei imparare o magari usare qualche altro strumento più pratico, come quella specie di forca in miniatura, se ne prendeva due, una la usavo da solo, ma lui non riflette mai prima di agire...”
Ma no, non lo disse. Perché Sanemi era così ben intenzionato a portare a termine il suo compito di imboccatore che gli fece dispiacere fermarlo. 
Era pure inquietante, mentre si prendeva così cura di lui, ma pensò che stesse ancora inconsciamente pensando di farlo a suo fratello, perciò decidendo di aiutarlo per farsi aiutare a sua volta quando ne avrebbe avuto bisogno una volta fuori da lì, non lo interruppe. 
Alla fine della carne ci furono le verdure grigliate. Gli tagliuzzò anche quelle, ma al momento di essere imboccato ancora, Giyu lo fermò deciso mettendogli freddamente la mano sulla sua. 
- Grazie, qualcosa riesco ancora a farla. - disse tagliente sopravvalutandosi non poco. In realtà non sapeva ancora se sapeva usare le bacchette con la sinistra, gli ci sarebbe voluta pratica, ma era fiducioso nelle proprie capacità. Se sapeva usare una spada con la sinistra, perché no anche le bacchette? 
Sanemi sogghignò alzando il mento, sfidandolo a farlo davvero e mettendosi quindi a mangiare il proprio contorno col forchettone. 
Giyu guardò il piatto con le verdure tagliate, prese le bacchette sicuro di sé e le guardò cadere come se avesse le mani di burro. Arricciò le labbra, ma mantenne la calma, le riprese e tentò ancora, ma di nuovo gli caddero. 
Sospirò. 
Riprovò.
Rotolarono ancora. 
Si innervosì, ma si limitò ad un respiro più profondo e poi tentò ancora.
Quando fallì nuovamente, le prese e le lanciò con forza lateralmente, facendole conficcare nelle pareti. 
La risata sadica di Sanemi scoppiò irritandolo ulteriormente. 
- Per fortuna che non c’era nessuno, lo potevi uccidere. Hai appena inventato una nuova tecnica... appuntatela... 
Prendendolo in giro, usando la sua posata improvvisata, prese le verdure di Giyu e gliele porse alle labbra. 
Giyu a quel punto alzò un sopracciglio scettico ed infastidito, ma capendo di non poter fare lo stupido ed avendo ancora fame, si rassegnò ad accettare il suo aiuto. 
- Devo solo fare pratica con la sinistra. Non posso mica farmi imboccare tutta la vita. Anche tu imparerai ad usare le bacchette senza due dita oppure proverai con la sinistra, mica userai gli attrezzi da cucina per sempre... - disse lapidario controllando ancora fin troppo bene i propri reali stati d’animo non particolarmente sereni.
- Perché no? Se gli rubo questo forchettone potrò usarlo sempre al posto delle bacchette. - non lo pensava sul serio, capì che lo prendeva addirittura in giro, ma siccome Sanemi non aveva mai scherzato con nessuno e vederlo fare lo sconvolse, Giyu decise di rassegnarsi e lasciarlo fare. Al suo collega bastava ridere e scherzare per ottenere da lui quel che voleva. Che smidollato che era diventato dopo la guerra, si disse severo mentre apriva la bocca.
Ricevette così le verdure da un vittorioso Sanemi, ma provò comunque l’impulso di conficcargli le bacchette nella trachea. Aveva quell’espressione sadicamente vittoriosa, di chi sapeva d’averla spuntata a spese di qualcun altro. 
“È il solito sadico, sto stronzo.”
Ma mentre mangiava accettando di buon grado la sua gentilezza mascherata da sfida, si rendeva conto che aveva solo cercato un modo per spingerlo ad accettare il suo aiuto, consapevole quanto fosse difficile per chiunque farlo. 
Chiedere aiuto morale ed emotivo ad affrontare un momento di cambiamento e di crisi era un conto, farsi aiutare concretamente a fare le cose più elementari, per uno da sempre indipendente e solitario come pochi, era un altro. 
Alla fine si era dovuto arrendere e piegare, ma farlo in quel modo, come se avesse perso una sfida ed ora dovesse pagare pegno facendosi imboccare, era un risultato notevole. 
A conti fatti, Giyu stava mangiando e da solo non ci sarebbe riuscito, specie perché sicuramente non avrebbe chiesto una mano a nessuno, né cercato altri forchettoni da cucina.
Solo alla fine si rese conto che Sanemi aveva usato la stessa posata per imboccare sia lui che sé stesso e finì per arrossire realizzando di averlo in qualche modo baciato in modo indiretto per tutto il tempo. 
Comprendendolo solo a quel punto, con un treno notevolmente in ritardo, divenne fortemente imbarazzato al punto da far girare la testa dall’altra parte a Sanemi quando, successivamente, l’aveva aiutato a mangiare anche la fetta di torta. Che avrebbe potuto mangiare da solo con un cucchiaino da dolce, ma perché interrompere le cose belle?
“Ah, te ne sei accorto che stiamo facendo una cosa da fidanzati, eh? Alla buon’ora!”
Giyu l’avrebbe rimbeccato acidamente, ma decise che non poteva punirlo per essere stato gentile, specie perché l’aveva fatto solo per aiutarlo. 

Era cambiato qualcosa, improvvisamente, ma non capiva cosa e quando. 
“È lui che si è imbarazzato per qualcosa che mi sembrava normale ed ha così sottolineato che non lo era. Davvero non è normale? Vedendo come mi fissa e come è adorabilmente arrossito, non credo che lo sia. Perché non è normale mangiare con la stessa posata ed imboccare qualcuno? Gli manca la destra, non sa ancora usare la sinistra per certe cose... lo stavo solo aiutando. 
“Perché diavolo ora sei imbarazzato, stupido Giyu? Ora non posso smettere, sarei uno stronzo e non posso mollarlo qua sul più bello. Volevo solo aiutarlo. Dannazione, PERCHÉ VOLEVO AIUTARLO A TUTTI I COSTI? MA IO I CAZZI MIEI PERCHÉ NON ME LI FACCIO PIÙ?”
Sanemi perse le staffe dentro di sé mano a mano che realizzava quanto strana fosse quella situazione, non per questo si fermò.
Non poteva, in fondo. 
Si era ripromesso di essere utile, di renderlo felice. 
Un momento, renderlo felice forse era ancora più strano che aiutarlo a mangiare. 
“Adesso me ne devo rendere conto? Sono proprio un ritardato... prima era così giusto volerlo rendere felice, non mi sono nemmeno chiesto perché lui, era lì e poi ha passato lo stesso inferno che ho passato io, siamo due colonne sopravvissute ad una guerra di merda, abbiamo entrambi perso tanto, io mio fratello e due dita, lui un braccio. Siamo entrambi soli come cani. Non è giusto unire le rispettive merde per sopravvivere in questo mondo del cazzo in cui siamo rimasti?”
Lo era, però improvvisamente era anche imbarazzante, tutta per colpa di quelle guance candide che si erano colorate di un delizioso rosso vivo mostrando una delle rare espressioni, per così definirle, di Giyu. 
Lui che non mostrava niente, improvvisamente si era messo a traspirare imbarazzo. 
Forse era la prima volta anche per lui che lo trattavano con gentilezza. 
Il pensiero volò inevitabilmente a Tanjiro, ricordando che era stato lui a portarlo fra gli ammazza-demoni, di conseguenza qualcosa doveva essere successo, con lui. 
Amicizia, forse? Anche durante la battaglia ricordava che si erano aiutati molto, avevano combattuto contro delle Lune Crescenti insieme, sicuramente c’era un rapporto diverso. Per lo meno, c’era. Qualunque esso fosse. 
Però ora mostrava imbarazzo con lui. 
“Forse farsi aiutare nelle cose elementari è imbarazzante, che ne so io dopotutto? Ma cosa dovrei fare, lasciarlo morire di fame perché è un idiota che non sa chiedere?”
In fondo, lo faceva per lui.
Tuttavia tornò a guardarlo solo quando la torta venne finita e la cena fu conclusa. 
Non sapeva che gli stava succedendo, ma da quando si erano ritrovati in camera insieme ed aveva visto che Giyu aveva bisogno di aiuto, non era stato capace di non offrirglielo ed era dannatamente bello, così bello da intossicarlo. 
Forse in qualche modo era impazzito, dopo la perdita di Genya.
Non sapeva cosa fosse, stava di fatto che prendersi cura di lui lo stava aiutando. 
Si appoggiò soddisfatto all’indietro, posando le mani sul tatami dove sedevano e si massaggiò la pancia soddisfatto. 
- Oh... sai cosa farei ora? - disse come niente fosse appena successo. 
- Un bagno? - suggerì il compagno. Sanemi lo guardò perplesso. 
- Non era in cima alla lista, ma suppongo che sia meglio farlo prima di tornare a dormire. 
- Vuoi dormire ancora? Credo siano settimane che lo facciamo... - rise dello stupore spontaneo di Giyu ma si strinse nelle spalle alzandosi in piedi e tendendogli la mano come prima. 
- E lo faremo chissà ancora per quanto... abbiamo perso forze ed energie, siamo quasi morti... 
Giyu guardò dubbioso la sua mano. 
- Il bagno in questo momento ha la priorità. 
- Ma certo, andiamo a fare il bagno, avanti... - solo a quel punto gliela prese e si lasciò aiutare e fu come se capisse, in quel momento. Mentre gliela stringeva e lo tirava sollevandolo in piedi, controllando che si tenesse bene su e che lo seguisse. 
Se solo avesse potuto, avrebbe fatto così con Genya. E lui sarebbe contento di vedere che si prendeva così cura di qualcun altro, invece che sbraitare malamente contro chiunque gli stesse intorno allontanandoli tutti. 
In qualche modo non era finita solo la guerra intorno a sé, ma anche quella interiore. Era finita anche la sua, di guerra. 
Era finita, si ripeté mentre andava in silenzio con Giyu a farsi il bagno in una casa che al momento sembrava vuota, perché ancora tutti a dormire nel tentativo di riprendersi dalle terribili ferite subite. 
Erano stati i primi a risvegliarsi e c’era ancora una pace incontaminata, la stessa che comunque sarebbe rimasta per sempre da lì in poi. 

Il bagno della casa delle farfalle era grande e con delle piscine di acqua termale pura al cento percento, estremamente curativa. 
Al lato delle piscine, c’era lo spazio per lavarsi come da consuetudine e per fortuna era a loro completa disposizione, non c’era anima viva, come non l’avevano vista in giro per la villa, ad eccezione per il personale addetto alle cure e alla gestione del posto. 
Sanemi entrò spogliandosi per primo, non che ci volesse molto a far volare lo yukata che indossava ancora tutto slacciato. Decise di essere guarito e fece volare via anche le bende intorno al corpo, rallentando solo sulla mano destra per fare attenzione a non riaprire eventualmente i punti, ma gli parve sufficientemente a posto, così prosegui sbendandosi arbitrariamente, ben sicuro di quel che faceva, come sempre. Dopo di quello, senza esitare, si tolse la biancheria intima che consisteva in pantaloncini corti e leggeri. 
Quando fu pronto, si girò per vedere a che punto era Giyu e rimase sorpreso nel vedere che era ancora vestito, imbambolato, inespressivo. 
- Avanti, non riesci nemmeno a spogliarti? Capisco certe manovre da due mani, ma per far volare via  tutto ci vuole un attimo... - così dicendo gli prese il legaccio che rimaneva alla vita, già molto mollo di suo, e glielo sfilò. 
Il gesto fece arrossire di nuovo Giyu che pareva capace ormai solo di quella modalità, in variazione della sua calma piatta. 
Trovandolo carino e divertente, fece un sorrisino malizioso e gli tolse anche lo yukata, nonostante in effetti avrebbe potuto farlo da solo.
A quel punto Giyu si svegliò e fece un passo indietro scostandosi, lasciandolo con l’indumento in mano. Sanemi lo guardò mentre si metteva la mano nell’elastico dei pantaloncini per abbassarseli, ma ci mise qualche manovra di troppo. Suo malgrado si spogliò senza chiedere aiuto e lui decise di non darglielo. 
Tanto sapeva per cos’altro avrebbe dovuto aiutarlo.
“Però sarebbe bello se imparasse a chiedere...”

Bello per lui, visto che per Giyu sarebbe stata solo una tortura. 
Si mordicchiò l’interno della guancia cercando di dominare le proprie espressioni, ma sentiva sempre più caldo e quando capì che sarebbe stato meglio anche per lui liberarsi delle bende per permettere all’acqua termale di curarli meglio, capì che quella era una delle cose per cui non avrebbe potuto fare solo. 
Cercò di trovare il bandolo della matassa che l’avvolgeva, ma si arrese dopo degli inutili secondi passati a guardarsi il torace e con un sospiro frustrato, si avvicinò a capo chino a Sanemi. 
- Non trovo l’inizio... 
Sanemi gli sorrise sornione e strafottente, ma fu una fortuna che lo facesse perché così cancellava facilmente ogni motivo di imbarazzo. 
Forse lo faceva apposta, si disse. A modo suo cercava ancora di aiutarlo.
“Forse dovrei solo far pace con questa cosa. Posso accettare l’aiuto emotivo ma non quello pratico? Sono così sciocco? Se fosse Tanjiro non avrei problemi a farmi aiutare così, non penso proverei niente se non gratitudine. Perché con lui invece è così diverso?”
Pensò a Tanjiro come all’unico amico in vita e capì che non era un caso così perso come aveva sempre pensato, non che fosse così pressante essere ‘normale’. Non gli era mai importato, così come avere amici, ma se doveva dire di averne uno, a parte Sabito, era sicuramente Tanjiro. 
“E lui, ora? Che cosa sarebbe?” pensò riferendosi a Sanemi.
Sentì le sue mani correre sulla schiena alla ricerca dell’inizio delle bende, appena lo fece partirono mille brividi improvvisi lungo la spina dorsale. Quando parve trovarle, le prese ed iniziò a togliergliele; a quel punto i brividi esplosero in ogni terminazione nervosa del suo corpo finendo per uccidere brevemente Giyu. Rimase rigido in piedi davanti a lui, nudo. 
Perché lo era. E lo era anche Sanemi.
Lo realizzò e se lo ripeté all’infinito, capendo che no, non era un amico.
Non lo era mai stato. 
Era qualcuno che gli procurava imbarazzo e forse non c’entrava molto la difficoltà a farsi aiutare fisicamente. 
In parte probabilmente era anche quello, ma non solo. 
Perché non era normale sentirsi così con un altra persona e lui lo sapeva.