*Siamo nel porno, ma un bel porno. Ad un certo punto sti si son messi a fare tutto quel che gli pareva ed hanno superato i limiti della decenza, ma non è colpa mia. È questo che mi hanno ispirato. Spero gradirete. Fan art non mie ma di grande aiuto. Baci Akane*

17. TOGLIENDO OGNI FRENO

aokagaaokagaaokaga

Taiga tornò sul suo ruolo di maestro e Daiki, ancora preso dalla sensazione appagante sia pure banale per la carne tagliata, anche se con la guida pratica del ragazzo davanti a sé, non si oppose. 
- Non ho nemmeno capito come hai fatto... - disse solamente. 
Fece un primo taglio con una lentezza esasperante. Taiga, come primo approccio, aveva voluto lasciarlo fare da solo, rimanendo lì davanti in posizione, pronto ad intervenire.
Vedendo quanto stava, decise alzando gli occhi al cielo che gli avrebbe dato una mano e non fece nemmeno in tempo a prendergli le sue come prima, che lo sentì imprecare e nascondere il viso contro il suo collo, premendo in particolare gli occhi sulla sua pelle.
 - Oh cazzo, ma bruciano gli occhi! 
Taiga ridacchiò. 
- Devi essere abituato e veloce. Se tagli in fretta non li senti nemmeno. 
Il maestro non gli lasciò le mani, continuò a tagliare con la sua praticità, usando Daiki il quale, comunque, non guardò e non imparò nulla in quanto preso dal dramma del pianto. 
Continuando a piangere, per nulla abituato alla cipolla, scivolò in basso con il viso spalmandolo fra le sue scapole, alla ricerca di un riparo che lo aiutasse con quella terribile sensazione di bruciore. 
- Abituato un cazzo! Mi sembra di morire! - brontolò preso malissimo, proteggendosi con la schiena di Taiga, il quale, ormai finito di affettare, finì per mettere la cipolla nella pentola, dove aveva versato l’olio e acceso il fornello. 
Lo sfrigolio tipico del soffritto, insieme al profumo consueto, si levò nell’aria e accesa la ventola sopra il gas, in poco tempo tutto ciò che aveva gettato nel pianto più sfrenato Daiki, si attenuò fino a sparire. 
Non che questo facesse differenza negli occhi di Daiki che continuavano a piangere ignobili.
Libido addio, pensò iniziando a seccarsi. Stava per arrendersi, quando Taiga gli prese i polsi e lo spostò con sé, trascinandolo sul lavandino, camminando di lato come se avesse uno zaino pesante sulle spalle. 
Daiki eseguì ogni mossa, fino a che si rese conto che gli stava teneramente lavando le mani. Solo allora riemerse spuntando dalla sua spalla in versione cucciolo di pantera improbabile. Gli occhi ancora pieni di lacrime.
- Era una vendetta? 
Taiga rise divertito, contento di essergli in qualche modo superiore in qualcosa. 
- E per cosa? Hai la coscienza sporca? C’è qualcosa di cui non so niente per cui dovevo punirti? 
Non usò quelle parole a caso, Daiki infatti si riaccese e dimenticandosi completamente i lacrimoni ancora sugli occhi gli mordicchiò l’orecchio infilando le mani, per altro ancora bagnate, sotto gli shorts che a momenti cadevano alle caviglie. 
Taiga imprecò stile scaricatore di porto e gli si girò fra le braccia lasciando che le mani gli si infilassero sulle natiche e non nell’inguine, zona troppo sensibile per essere martoriata con l’acqua fredda. 
Daiki accettò l’abbraccio, le braccia del compagno erano alte intorno alle spalle e le mani, bagnate anche le sue, fra i capelli che si inumidirono. 
Accettò ancor meglio le sue labbra aperte e la sua lingua. 
Stava per esplorare sia la sua bocca che i suoi glutei, mentre già gli aveva abbassato i boxer alla stessa altezza dei pantaloncini, a mezzo culo, quando Taiga spalancò gli occhi e saltando sfuggì al bacio e all’abbraccio per aggiungere il resto degli ingredienti alla cipolla, appena in tempo per non bruciarla. 
Daiki, seccato per l’interruzione, lo guardò coi vestiti calati a metà sulle sue chiappe tonde e sode, come li aveva lasciati, tutto intento a proseguire il suo piatto. E forse gli stava anche spigando cosa doveva fare a quel punto, ma lui l’aveva a malapena visto versare una ciotola piena di spezie già pronte insieme al soffritto e mescolare, aveva trafficato col fornello, abbassando forse l’intensità.
Stava ancora parlando, indicando il pollo tagliato a tocchetti e guardando l’ora, quando Daiki alzò le spalle e pensò: “Ok, tu cucina pure. Io mangio. Te!”
Non lo disse ad alta voce, si limitò a tornargli dietro e prendendolo per i fianchi, iniziò a leccargli il collo per dietro, scendendo fra le scapole che si fermò a succhiare. Taiga ridacchiò mordendosi il labbro, compiaciuto e divertito. 
- Sei un allievo indisciplinato! - commentò senza provare minimamente a fermarlo. Daiki, in risposta, gli tirò giù del tutto pantaloni e boxer che caddero ai piedi e lì vi rimasero, mentre lui scendeva con la lingua lungo la spina dorsale, arrivando alle fossette sopra le natiche particolarmente accentuate. 
La verità era che Taiga aveva un fisico ancora più esplosivo e muscoloso di lui, Daiki sapeva di essere messo bene in quel senso, era alto, longilineo e atletico, ma Taiga era più robusto e muscoloso. 
Semplicemente da mangiare, si disse mordicchiandogli i glutei mentre l’altro emetteva uno strano verso, rimanendo a stento concentrato su quel che faceva. 
Daiki nemmeno sapeva più cos’era e a che punto della sua ricetta fosse, non che cambiasse qualcosa. La sua lingua era ormai nella sua fessura, mentre Taiga, facendo chissà cosa nella pentola, sporgeva quella parte del suo corpo che ormai gli apparteneva.
Spostò una mano nei propri pantaloncini iniziando a masturbarsi, mentre si mise due dita dell’altra in bocca per poi farsi strada con esse all’interno di Taiga. 
Questi imprecò, fece qualcosa sulla pentola e sul suo pollo al curry, poi si torse, lo prese per i capelli e se lo staccò di dosso, alzandolo e spingendolo brutalmente sul tavolo su cui aveva avuto cura di metterci un canovaccio per evitare che le sue chiappe sfregassero dove dovevano mangiare. 
Daiki rimase un attimo perplesso, se non pure seccato per la brusca e non voluta interruzione. Si ritrovò con le mani appoggiate dietro di sé e le gambe a penzoloni, sbilanciato. 
Aveva ancora gli shorts, al contrario di Taiga che invece era meravigliosamente nudo. 
Per un momento l’idea che avesse continuato a cucinare nudo mentre lui molestava il suo fondoschiena, lo eccitò paurosamente. 
- Non ti piaceva? - chiese senza capire perché l’avesse fermato in quel modo, sembrava arrabbiato, ma trattandosi di uno le cui espressioni normali variavano di poco da quell’inclinazione, era difficile dirlo. 
Taiga da imbronciato si mise a ghignare malizioso e lo raggiunse. 
- Adesso abbiamo poco più di mezz’ora circa di cottura del pollo. - indicò il timer che aveva impostato. Daiki ancora non capiva. 
- E si può sapere perché diavolo mi hai fermato? Guarda come ce l’ho duro! 
Così brontolando si abbassò pantaloncini e boxer per mostrare l’erezione impennata a cui Taiga sorrise, poi pericoloso come una tigre gli si avventò addosso, gli prese i vestiti e glieli tolse del tutto di dosso con un unico strattone, spingendolo contemporaneamente più in su sul tavolo, sul quale scivolava agevolmente grazie alla stoffa che ci aveva messo sopra. Daiki, sorpreso, si lasciò fare finendo per bearsi con un’espressione compiaciuta e maliziosa. 
- Pensavi di divertirti da solo col mio corpo? - disse poi prendendogli il labbro coi denti e tirando. Se Daiki era naturalmente sensuale, lui era irruente e passionale e di questo lo ringraziò tirando fuori la lingua e facendogliela succhiare. 
Ci giocò un po’ mentre le mani vagavano sul suo corpo, carezzandolo deciso con una necessità intossicante. Sembrava esploso dopo un tempo dolorosamente lungo passato a trattenersi e ad accontentarsi. Adesso basta, sembravano dire le sue dita aperte ed i suoi palmi che vagavano su ogni centimetro della sua pelle scura, con la bocca a divorarlo subito dietro. 
Adesso non serviva più trattenersi, né tanto meno accontentarsi.
Arrivò al suo membro già alto e duro, mentre le dita dopo aver assorbito la consistenza del suo corpo sodo e atletico, affondavano nella schiena, sulla zona lombare, per attirarlo meglio contro la propria bocca aperta e affamata. 
Adesso era ora di fare finalmente tutto ciò che aveva dannatamente desiderato con tutto sé stesso. 
E c’era una in particolare che doveva avere, o sarebbe impazzito. 
Daiki non ne aveva idea, lo sentiva addosso mentre sembrava volerselo divorare e capì quanto doveva averlo desiderato in quel periodo. Molto più di quanto forse l’avesse desiderato lui.
“Carnale. Io lo volevo in modo intimo, profondo... forse anche spirituale ed emotivo. Lui mi vuole in modo carnale. Ma mi piace da matti... cazzo se mi piace...”
Lo pensò febbrile mentre la sua lingua percorreva la lunghezza del proprio membro e, arrivato alla punta, ci girò intorno brevemente per poi avvolgerlo del tutto ed iniziare a succhiare. 
Lo afferrò per bene e lo attirò a sé, premendoselo contro la bocca. Daiki puntò i piedi sul bordo del tavolo per fare leva e si inarcò appoggiandosi sui gomiti. Gettò la testa indietro e si mise a gemere, abbandonato al piacere sia per quel che gli faceva, che per il modo.
Con un tale trasporto ed un desiderio da intossicarlo. 
Daiki non capì più nulla, ad un certo punto si dimenticò di volerlo possedere e farlo suo, si dimenticò il sesso così come l’aveva pensato fino a quel momento e si abbandonò alla sua bocca che lo faceva suo ad un ritmo ubriacante. Al punto che solo quando stava per venire, si rese conto che avrebbero finito presto e che forse c’era dell’altro che voleva fare. 
Forse. 
Gli prese i capelli sulla testa come prima aveva fatto Taiga, eccitandolo da matti. 
- Ehi, così ti vengo in bocca! - replicò. E fu lì che l’incarnazione dei suoi desideri si materializzò nel suo viso implorante, quasi disperato, ad un certo punto. 
Taiga lo guardò con quello sguardo, lo sguardo di un tossico che non può fare a meno della sua dose. Affondò la punta delle dita sulle sue natiche, che teneva contro il proprio viso, e con la bocca leggermente separata dalla sua erezione grande e pulsante, mormorò: 
- Sì, ti prego... 
Gli sfuggì, ma non fu proprio in grado di controllarlo. Non arrivato a quel punto.
Fu lì che Daiki capì cosa era successo, fu come un lampo, ma tanto gli bastò per lasciargli i capelli e abbandonarsi del tutto sul piano rigido del tavolo, la testa all’indietro, il torace inarcato, un fascio di nervi che si scaricò del tutto nella sua bocca, tramite la sua erezione al culmine. 
La lingua ed il palato di Taiga vennero inondati dal suo seme che ingoiò parzialmente, in parte gli scivolò sul mento e poi sul collo. 
Si staccò soddisfatto raddrizzandosi, si prese lo sperma di dosso e se lo strofinò sul proprio membro già duro ed eretto, poi si lasciò scivolare della saliva in aggiunta all’altra sostanza. 
Infine, senza perdere tempo né fargli capire che altro aveva in mente, prese Daiki per le cosce e lo tirò verso di sé, sul bordo del tavolo. Grazie al canovaccio sopra cui stava, la pelle sudata non stridette facendogli male, ma Daiki imprecò comunque capendo cosa aveva in mente. Tuttavia lui fu più veloce della sua reazione, gli aprì le gambe, se le mise intorno ai fianchi e con ancora il membro duro e lubrificato, eccitato come non lo era mai stato per la pratica che finalmente aveva fatto, gli entrò dentro senza dargli tempo di respingerlo. 
- Bastardo! - sbottò Daiki tendendo tutti i muscoli del suo corpo.
Entrò a freddo, senza nemmeno un po’ di preparazione. Taiga era perfettamente lubrificato e con un colpo deciso gli fu dentro, ma per il resto non  ci aveva infilato nemmeno un dito, in lui, prima del suo membro eccitato. 
Suo malgrado, grazie ancora ai sensi amplificati e mescolati e allo stato confusionale di totale benessere psicofisico dovuto all’orgasmo, fu meno traumatico di quel che per un istante Daiki aveva pensato. Appena aveva capito cosa aveva fatto, era tornato bruscamente alla realtà, ma si era di nuovo appannato tutto grazie alla sorpresa. 
Non era male. 
Non era affatto male. 
“Fa un male cane, ma si mescola subito al piacere dei sensi che mi sono appena andati in vacca per l’orgasmo. Sei un bastardo. O hai più esperienza di quel che mi hai dato a credere, o hai passato queste settimane a fantasticare su ciò che avresti fatto con me. Ecco perché eri tanto imbarazzato ed impacciato.”
Daiki ridacchiò mentre scuoteva il capo e gli portava il dito medio nella bocca aperta, abbandonata al godimento insieme alla sua espressione eccitata da morire. 
- Sei un bastardo. Questa te la torno! 
Taiga voleva dire che era sicuro gliene dovesse una lui, invece, ma la bocca non riuscì mai a comporre alcuna parola. 
Succhiò il suo dito, mentre con le altre Daiki prendeva quel che rimaneva del suo sperma e glielo spingeva in bocca. 
Questo aumentò la follia del suo piacere che fu presto totale. 
Le spinte divennero più veloci e profonde, le mani stringevano la presa fino quasi a fargli dei futuri lividi e i gemiti di entrambi riempirono l’aria piena di un profumo di curry favoloso.
Da lì in poi, avrebbero associato quel sapore al sesso, innescandosi ogni volta. 
Quando finalmente Taiga venne, all’estremo di uno stato d’eccitazione che da solo non aveva certamente mai raggiunto, si lasciò cadere sfinito su di lui, entrambi stesi sul tavolo. 
Daiki aveva ancora le gambe avvolte intorno alla sua vita, mentre Taiga si reggeva a stento in piedi, ma era in realtà del tutto piegato e appoggiato a lui. 
Sorridendo nel sentirlo preda di un orgasmo incredibile, ancora tremante e bollente, col sudore che imperlava la pelle chiara, lo cinse con le braccia, baciandogli l’orecchio. 
“Mi sa che fra i due sono io quello più romantico...” 
Per settimane aveva immaginato cose poco caste da fare con Taiga, ma alla fine quello che gli era mancato era stato lui, il suo corpo, abbracciarlo, perdersi. La sensazione provata con lui. 
Come se con lui e solo con lui, la sua anima fosse completa. 
Ovviamente non glielo avrebbe detto nemmeno sotto tortura. Non per il momento. 
Non sapeva bene cosa dire e gli pesava fisicamente addosso, per non dire di quanto era scomodo steso sul tavolo, ma non sapeva minimamente cosa dire. 
In suo soccorso arrivò il campanello del timer a comunicare che la mezz’ora era passata e che doveva controllare il pollo.
Ma Taiga rimase lì su di lui, il viso nascosto contro il suo collo, del tutto non intenzionato a muoversi. 
Daiki gli batté a quel punto sulla spalla col dito. 
- Ehi? - silenzio. - Taiga? - ancora nulla. - Credo che abbia suonato... 
- Mm... - un suono. Una conquista. Ma ancora nessun movimento. Daiki era sorpreso e divertito insieme, per il suo stato. 
- Il tuo pollo... 
- Mmm... 
- Non è che si brucia? 
Solo a quel punto Taiga tornò in sé e con uno scatto felino invidiabile, si staccò da lui e si precipitò ai fornelli, a tornare ad occuparsi del pollo al curry. 
Daiki ridacchiò e si spostò sul fianco, appoggiando la testa alla mano, il braccio piegato come anche la gamba, l’altra allungata a sporgere dal tavolo sorprendentemente forte e robusto. 
Per sua fortuna. 
Lo guardò continuare il suo piatto culinario, qualunque cosa fosse. Sempre nudo, con probabilmente il proprio sperma ancora addosso, il suo che scivolava fra le cosce e che sporcava il canovaccio che per fortuna aveva protetto il tavolo su cui avrebbero mangiato. 
Rimase a guardarlo cucinare nudo, dopo aver fatto sesso con lui. In quello che era uno dei suoi feticci insieme a molti altri. 
Probabilmente, comunque, il più bello. 

Daiki aveva capito perfettamente che uno dei feticci o pensieri porno fissi di Taiga era il suo sperma, ma prima di divertirsi ed usarlo apertamente contro di lui per farlo morire di imbarazzo e giocare crudelmente con lui, decise di verificarlo.
Lo fece masturbandosi mentre Taiga era intento a controllare il materiale scolastico che a giorni avrebbero usato, dal momento che finalmente iniziava la scuola. 
Si stava provando la camicia della divisa scolastica, sperando che gli andasse bene visto che gliel’avevano spedita a casa insieme ad una lettera con una serie di indicazioni di cui aveva capito la metà. 
Capiva piuttosto bene l’inglese, ma non facevano per lui quelle cose e doversene occupare da solo lo scocciava. Anche in Giappone l’anno precedente aveva fatto tutto da solo, c’era quasi abituato, ma c’era sempre qualcosa che sbagliava e volendo essere il più perfetto possibile, quella volta, si mise a provare tutte le divise. 
La prima camicia andava bene, se la stava slacciando per provarsi l’altra, quando da dietro gli arrivò il solitamente silenzioso come una pantera del suo compagno che, abbracciandolo, scivolò con una mano sul suo petto, sotto l’indumento sbottonato. 
- Daiki, ora? - era una domanda retorica, un po’ se l’era aspettato.
Se si spogliava perché non approfittare?
Ma l’altra mano raggiunse il suo viso, in particolare la sua bocca. In particolare due dita, indice e medio. 
Dita piene di qualcosa con un odore sospetto. 
Taiga di riflesso aprì e l’accolse e solo in un secondo momento, quando Daiki gli baciava il collo risalendo sull’orecchio, capì di cosa si trattava e avvampando socchiuse gli occhi e gli si abbandonò contro, iniziando a succhiare il suo nettare. 
- Mmm... allora ci avevo visto giusto... ti piace il mio sperma! Sei un porco, lo sai? 
Voleva sdrammatizzare, per questo Daiki scherzò così. Ma in risposta Taiga si innescò e continuando a succhiargli le dita per tirare via tutto il suo sperma, realizzò che doveva esserci altro sul suo membro e cercandolo con la mano dietro di sé, lo frugò e lo trovò ancora sufficientemente duro e sufficientemente sporco. 
Così con un sorriso beato e famelico, gli prese il polso della mano, la scostò dalla bocca, si girò e lo baciò velocemente, come a ringraziarlo. 
Poi scivolò in ginocchio davanti a lui, gli prese l’erezione e gliela pulì dalle tracce del suo orgasmo solitario. 
Daiki lo guardò dall’in piedi, sopra di lui, sorpreso e di nuovo eccitato, arrossendo.
- Oh, sì che ti piace... 
Voleva chiedergli come faceva, non pensava di poter ricambiare, ma si perse nel fatto che dopo averglielo pulito, tornò a succhiarlo e lui, naturalmente, tornò ad eccitarsi e lo lasciò fare, mettendosi le mani ai fianchi, gettando la testa all’indietro. 
Quando ebbe finito e ne ebbe avuto ancora, di più caldo e vischioso, Taiga lo prese per i fianchi, rimanendo in ginocchio davanti a lui, guardandolo dal basso. 
Il suo stesso membro in mano, eccitato. 
- Dimmi come e ricambierò in qualsiasi modo...
Non si preoccupò nemmeno di nasconderlo, totalmente senza freni inibitori. 
Lì, a quel punto, sapendo che Taiga stava per ribaltarlo come il giorno prima e possederlo perché così lui si eccitava e poi partiva per la tangente saltandogli addosso come un coniglio in calore, gli mise una mano sulla testa e lo fermò lì in quella posizione, poi si prese l’erezione che aveva appena succhiato e fatto venire di nuovo, gli carezzò il viso che arrossì. 
- Ti farò sapere... - sussurrò sensuale, preso dal piacere che ancora lo invadeva. 
Taiga si eccitò ancora di più, intuendo quale dovesse essere il feticcio di Daiki, od uno dei quali. 
Visto che ti tempo ne avevano molto, ormai, decise che non avrebbe più avuto alcun freno, con lui. Di nessun tipo.
Prima di alzarsi ebbe cura di togliersi la camicia scolastica prima di sporcarla, infine si tirò su strisciandogli addosso, arrivato al suo viso gli succhiò il mento e afferrandogli le natiche, le strinse contro di sé, attirando il bacino appena soddisfatto, contro il proprio ancora duro. 
Non avrebbe più fatto l’errore di pensare di avere tempo.
Non era vero, non c’era. Non c’era mai. Non quanto si pensava. Non abbastanza. Ma adesso avrebbe vissuto pensando che non ce ne sarebbe stato e non si sarebbe risparmiato su niente. Avrebbe vissuto quell’esperienza con Daiki a pieno, senza inibizione alcuna, senza esitare, gettandosi a capofitto, non risparmiando nulla di sé né tanto meno di lui. 
Infilando il dito dentro la sua fessura, pensò:
“Soprattutto di lui!”