*Il secondo capitolo vede i ragazzi selezionati per la partita speciale contro la squadra americana, radunati nel ritiro di una settimana per prepararsi ad unire le forze. È un evento unico nel suo genere poiché oltre a radunare la Generazione dei Mircoli di nuovo (separata dai tempi della Teiko), a loro si uniscono altri talenti vari fra cui Taiga. È così un'ccasione non solo per riunire di nuovo i Miracoli, ma anche per inserire fra loro Taiga, il cui talento è ormai risaputo essere alla loro altezza. Dal capitolo precedente abbiamo visto che Taiga e Daiki hanno giocato un po' insieme a street basket e che in quelle occasioni Daiki ha capito di essere sessualmente attratto da Taiga, ma pensando che a lui interessi Tetsuya, non ci ha mai provato. Le cose stanno per cambiare perché sta per scoprire che a lui non gli interessa il suo amico. In questa fase della fic saranno presenti in particolare Seijuro Akashi, Tetsuya Kuroko e Ryota Kise. Le fan art che metto mi hanno ispirato in certe scene, ma non sono mie ma degli aventi diritti. Buona lettura. Baci Akane*
2. STRATEGIE
Ogni volta che il cameriere passava col piatto di portata chiedendo chi ne volesse ancora, puntualmente quel piatto veniva preso in fondo alla tavolata e lì ci rimaneva fino a che veniva svuotato.
Gli altri, già sazi da un pezzo, guardavano sconcertati i tre in fondo che si abbuffavano di qualunque cosa venisse portata alla mensa.
Di Daiki e Atsushi lo sapevano bene tutti, quanto erano capienti i loro stomaci. Soprattutto Atsushi.
Ma di Taiga ne era conoscenza solo Tetsuya, che infatti era l’unico a non guardarli esterrefatto poiché aveva già ampiamente appurato la sua capacità mangereccia.
- Non avevo idea che anche lui fosse così come loro... - fece perplesso Ryota, con un mezzo sorriso divertito.
Tetsuya gli sorrise, seduto vicino.
- E invece lo è! - rispose il ragazzo con la sua tipica pacatezza, come se non stesse assistendo come gli altri ad una specie di spettacolo pietoso di abbuffata oscena a tre.
- Sembra stiano facendo una gara... - suggerì schifato Shintaro.
- In realtà credo che sia esattamente quello che stanno facendo! - corresse divertito Takao, non sembrava per nulla turbato, anzi. Pareva trovarlo estremamente divertente ed interessante.
A capo tavola c’era Atsushi, ai suoi lati, uno di fronte all’altro, c’erano Taiga e Daiki che si abbuffavano a pari ritmo di qualunque cosa passassero i camerieri.
- Mi auguro che riescano ad allenarsi, in queste condizioni... - brontolò poco convinto l’allenatore che stava valutando se togliergli i piatti da davanti.
- Saranno ancora meglio! - gli rispose Seijuro sicuro di sé ed estremamente sereno.
- Gli facciamo fare una gara di panini, una sera? - propose Ryota illuminandosi di uno sfrenato divertimento all’idea di vederli mangiare ancora di più. Di norma coi panini Daiki e Atsushi davano il loro meglio ed aveva capito che Taiga era della stessa pasta.
- Kagami ne mangia in quantità industriale, eh... - avvertì Tetsuya che lo diceva pur sapendo quanti ne mangiavano anche gli altri due.
- Comunque non batterebbero Atsushi!
- Perché, Daiki credete sia da meno?
- Io insisto su Kagami.
Andarono avanti a discutere su chi avrebbe vinto fino a che lo staff annunciò che avevano chiuso la cucina per esaurimento scorte, così finalmente il gruppo, radunato per allenarsi per la partita di street Team Jabberwock vs Team Vorpal Swords, si alzarono da tavola diretti ai dormitori.
- Avete un’ora, poi torniamo ad allenarci. - annunciò l’allenatore, ovvero il padre di Riko, il signor Aida, il quale poi parlando più piano disse a sua figlia e a Momoi di fermarsi con lui a stilare un progetto d’allenamento.
- Allora mi unirò a voi. - avvertì poco democraticamente Seijuro. Gli altri ridacchiarono, Momoi sorrise felice, mentre Aida annuì senza fare una piega.
Aveva capito da solo che genere di persona fosse Seijuro Akashi, non era un semplice capitano, e nemmeno solo un ottimo playmaker. Era molto di più.
Era come un allenatore in campo, perciò era obbligatorio per chiunque coinvolgerlo nel programma di preparazione per una partita.
Quella mattina era stata la prima nella quale si erano radunati tutti per cominciare ad allenarsi, ma aveva voluto vederli insieme prima di progettare qualcosa. Aveva contato sulla pausa pranzo che originariamente sarebbe potuta essere più breve, ma vedendo quanto quei tre avevano mangiato, aveva pensato di poterli far digerire almeno un po’, approfittando di quel tempo per fare quel che doveva in quanto allenatore improvvisato.
Era il suo mestiere, ovviamente, ma quella non era una vera squadra e non lo sarebbe stata, purtroppo, poiché era stata creata da lui provvisoriamente solo per dare una lezione a quei palloni gonfiati americani.
Ma proprio perché era un vero allenatore, sapeva quanto difficile potesse essere mettere insieme un gruppo di super talenti che però non erano una vera squadra.
“La Generazione dei Miracoli non gioca più insieme da più di un anno e non so nemmeno come siano in rapporti, ormai. Mentre Kagami è totalmente estraneo a tutti tranne che Kuroko, il quale è sì importante, ma non sicuramente il giocatore di punta iniziale. È un giocatore da innesto. Avvalermi di quello che ha creato la squadra dei miracoli potrebbe essere la mossa che mi salverà la reputazione.”
Aida aveva agito d’istinto, alla partita di street basket da cui era scaturito tutto, ma sapeva quanto difficile sarebbe potuto essere.
- Ma guardi che noi siamo pronti per ricominciare subito... - una voce dalla bocca piena, parlò alle sue spalle attirando la sua attenzione. Voce familiare ovviamente.
Aida si girò insieme a Seijuro e alle due ragazze già avviati verso la palestra e si ritrovarono Taiga e Daiki vicini, separati dagli altri che invece erano già diretti alle camera dove avrebbero dormito per una settimana.
Taiga aveva la bocca ancora piena e teneva in mano un bicchiere di carta con la cannuccia contenente coca cola. Accanto a lui Daiki stava bevendo da quella cannuccia, mentre in una mano teneva la polpettina azzannata da Taiga. La mano libera stringeva il mento e le guance di Taiga, come a dire che confermava quel che aveva detto e che era d’accordo, che potevano iniziare subito.
I due, in tutto questo, per poter mangiare e bere in tandem, erano ovviamente appiccicati perché alzandosi avevano acchiappato uno il cibo che rimaneva, uno il bere, e gli erano venuti dietro con estrema convinzione ma, soprattutto, in simbiosi.
Avevano fatto entrambi le stesse cose senza mettersi d’accordo e non solo.
Seijuro se ne rese conto subito e non trattenne il sorriso.
Avevano collaborato senza rendersene conto. Si stavano aiutando a vicenda a mangiare e bere, senza fare gli egoisti, consumando insieme quel che avevano preso.
- Dopotutto penso che ce la caveremo... - fece infatti il capitano, con una serenità che non aveva mai posseduto nemmeno ai primi tempi della Teiko.
- Se serve sanno collaborare? - chiese Riko immaginando a cosa si riferiva il giovane. Questi annuì e Momoi rispose allegra più che mai a quella visione:
- Non c’erano dubbi su questo!
- Io qualcuno l’avrei... unire le forze per continuare a mangiare e bere non è come condividere la palla! - l’allenatore al momento tendeva molto di più al pessimismo, avendo avuto a che fare un po’ di più con Taiga che con gli altri e conoscendo la sua testardaggine.
Era cresciuto e maturato molto, ma se considerava che per battere Daiki era volato in America due giorni prima della partita contro la sua squadra, non poteva che tenersi i suoi dubbi in merito.
- Che c’entra! La palla non serve condividerla! Quella bisogna sbatterla nel canestro! - a quella risposta, seguita da un rutto di Daiki per la bevuta in fretta e furia della coca cola, e da conseguente schiaffo di Shintaro che nel frattempo li aveva raggiunti, Aida sospirò scuotendo ancor più sconsolato la testa, vedendosi ormai già sotterrato.
- Ecco appunto. - grugnì riprendendo a camminare. - Fate tutti i rutti che dovete, vi voglio fra un’ora in palestra. Se fate ritardo dormirete sui sassi stanotte!
L’allenatore incaricato venne seguito da un silenzioso ed enigmatico Seijuro, da una perplessa Riko e da una mortificata Momoi che, inseguendoli, diceva di fidarsi che sarebbero sicuramente riusciti a collaborare!
- Ma perché fra un’ora e non adesso? - replicò testardo Daiki.
- Perché devono capire come diavolo farvi giocare insieme, testa di rapa!
Daiki lanciò un’occhiataccia terribile a Shintaro che comunque non si scompose nemmeno di un po’, girando sui tacchi e tornando indietro. Daiki a quel punto lo seguì andando come lui e tutti gli altri verso i dormitori, poi gli rispose senza capire, estremamente convinto:
- Ma che c’entra, tanto giocheremo noi cinque! Basterà la Generazione dei Miracoli! Quello lì al massimo farà qualche minuto giusto per gentilezza!
E, sempre con estrema convinzione, Taiga gli lanciò il bicchiere ormai vuoto della coca cola che lo prese per bene sulla nuca.
- Sarai tu a fare panchina, pezzo di stronzo!
Continuarono a bisticciare fino alle camere, quando solo una volta dentro quella assegnata a loro, si zittirono realizzando che erano tragicamente e assurdamente insieme.
- Ehi. - fecero in sincronia. - che significa? - chiesero una volta davanti a quella che era la loro camera, di cui avevano appena appurato l’esistenza.
Quel mattino, infatti, avevano lasciato le rispettive borse nella hall senza preoccuparsi della sistemazione che era avvenuta per magia da sé.
Ovviamente non da sé, ma dalla collaborazione dello staff che aveva chiesto come procedere ad un membro della squadra.
Tale membro era stato Ryota Kise.
Ryota aveva un gran senso dell’umorismo e sapeva come divertirsi, perciò deciso ad approfittare di quei sei giorni insieme per ricavare il massimo da un’esperienza che sapeva sarebbe stata unica, aveva fatto le assegnazioni secondo una propria logica precisa. O meglio. Secondo un piano premeditato.
- Shintaro sta con Takao. - Iniziò col dito alzato in stile maestrino. Si sistemò gli occhiali immaginari imitando Shintaro.
- Scontato. - fece Daiki.
- Atsushi sta con Seijuro perché è l’unico in grado di tenerlo in riga, oltre a Himuro che però non c’è. - anche quello aveva molto senso. Daiki annuì, braccia conserte, broncio.
- Perché io non sto con te e quel demente non sta con Tetsu? O il contrario? O il demente col suo compagno del Seirin ed io con Tetsu? O... - avrebbe continuato all’infinito con la sua tipica vena polemica, mentre intanto Taiga era già entrato nella camera e si era già gettato sul letto a ronfare per la digestione in atto, totalmente in menefreghismo della situazione dopo la comprensione che era stato Ryota a fare le camere. Non ne capiva il motivo, ma se era stato lui andava bene.
“Kise vuole saltare addosso a Kuroko, è chiaro dal primo giorno che li ho visti insieme. E credo che Kuroko non veda l’ora... perciò non gli rovinerò la piazza. A Kuroko, s’intende. Di Kise non me ne frega nulla.”
Cosa comunque non vera dal momento che gli importava eccome anche di lui. Di tutta la generazione dei miracoli, Ryota era forse quello con cui aveva legato in modo amichevole più degli altri.
- Perché Io voglio stare con Tetsu. - spiegò infatti il biondino ovvio e sorridendo brillante più che mai.
- Ma il demente avrebbe dovuto stare con Hyuga... - suggerì ancora senza capire la sua logica.
- Perciò ti sarebbe stato bene stare con Wakamatsu? Conoscendoti avrei detto che piuttosto dormivi all’aperto...
Solo a quel punto Daiki effettivamente constatò che non aveva torto nel pensare che non avrebbe mai e poi mai voluto stare con Wakamatsu, anche se era un suo compagno di squadra, lo odiava troppo per dormirci insieme.
In linea teorica avrebbe dovuto odiare più Taiga, ma Ryota lo conosceva troppo bene e doveva aver capito che genere di rapporto li legava. O meglio.
Che genere di desiderio nutriva in realtà Daiki.
“Finirò per saltargli addosso, così. Questo qui l’ha già capito e si diverte a fare il regista di film erotici. Anzi, porno. Probabilmente ha nascosto nella camera delle mini videocamere per filmarci. Sto stronzo. Però in realtà se lui sta con Tetsu mi fa un favore. Avevo pensato sarebbe stato lui con Kagami... “
Ryota aveva osservato con cura le sue espressioni assunte nel giro di circa un minuto e solo alla fine si era rischiarato, come se avesse finalmente capito qualcosa di importante.
- Finalmente ci sei arrivato... - con questo gli mise una mano sulla spalla, gli fece l’occhiolino malizioso e poi gli lanciò un bacio da lontano, andandosene nella sua stanza. Non prima di aggiungere un: - Prego!
- Senti, non serviva ti mettessi in mezzo, sono benissimo in grado di gestire le mie questioni da solo... e poi non è che devo mica...
Ma la porta della camera di Ryota e Tetsuya si era ormai chiusa e lui era rimasto lì a parlare da solo.
Dopo un profondo sospiro irritato con tanto di vena pulsante sulla tempia, scosse la testa andando anche lui nella propria camera.
Propria e di Taiga.
“Se avessero fatto loro, Kagami si metteva con Tetsu ovviamente. Allora io sarei stato con Ryota, probabilmente. Mi andava bene comunque. Certo, meglio Kagami visto che voglio scoparmelo da mesi, ma se lui non mi ricambia è inutile che ci provo.”
Una volta dentro, lanciò un’occhiata seccata a Taiga steso nel letto a russare a pancia all’aria.
Matrimoniale, ovviamente.
Non una doppia singola.
Una matrimoniale.
“Quell’idiota.” Pensò di nuovo con la famosa vena pulsante, rivolto a Ryota. “E questo che dorme nel mezzo. Dove pensa mi metto io?” Questa invece era rivolta a Taiga.
“Però da come dorme sereno penso che non miri a Tetsu o si sarebbe imposto e fatto una scenata di gelosia, invece non ha fatto una piega. Mi chiedo se...”
Non osò finire la frase, ma fra sé e sé intendeva proprio se avesse qualche possibilità.
Fu a quel punto, lì su due piedi, nella piena realizzazione piuttosto ovvia che per lo meno Taiga non puntava a Tetsuya, che decise il da farsi.
“A questo punto me lo scopo io, almeno mi diverto.”
Perché poi il punto per lui non era essere ricambiato o meno, quel che contava era che a Taiga non piacesse un altro. Che gli piacesse lui, per Daiki era un fattore secondario poiché era convinto comunque di riuscire a farsi chiunque avesse anche solo un piccolo interesse per i ragazzi. E Taiga era di questa categoria. Perciò se non gli piaceva un altro, sicuramente ci sarebbe stato con lui.
“Nessun dubbio.”
Con questo, Daiki salì sul letto con un sorrisino malizioso, si leccò le labbra, si mise nello scarso spazio che gli aveva lasciato Taiga e su un fianco, con il braccio piegato e la mano a sorreggere la testa, lo osservò divertito immaginando tutte le cose che aveva usato per avere orgasmi negli ultimi tempi.
Taiga dormiva realmente, muoveva gli occhi dietro alle palpebre e non aveva una sola ruga d’espressione in viso. Nessuna preoccupazione, né rabbia od ansia.
Aveva un braccio dietro la nuca e l’altro spalancato, come le gambe. La maglietta era alzata e mostrava un po’ la pancia bella piena come la sua.
Lo osservò da vicino, era a portata di labbra.
La situazione in cui erano era a dir poco assurda ed impensabile, mai avrebbe immaginato che sarebbero finiti a fare una partita insieme e allenarsi per una settimana in ritiro, a dormire in coppia e per di più nello stesso letto.
Ma la vita, a volte, girava per il verso giusto.
“Lui mi ha ridato un’anima, si può dire. Mi ha liberato dagli abissi in cui ero. Adesso tocca a me restituirgli il favore. Lui non è in qualche abisso oscuro e la sua anima è lì bella luminosa, ma visto che Tetsu mi ha confermato che stava con quel suo vecchio amico, Himuro, che ora sta con Atsushi, significa che gli piacciono i ragazzi. Se è così, gli piacerà anche scopare con me. Il minimo che posso fare per ringraziarlo per quel che ha fatto per me, è farlo godere come non godrà mai in vita sua. E oltre al baskt, sono bravo anche in questo.”
Con tutta la sua convinzione e sicurezza, Daiki si chinò su di lui e gli sfiorò le labbra con le sue. Esitò e testò la situazione, il suo respiro non si alterò nemmeno di un po’, così si appoggiò alle sue e gliele leccò, rimanendo superficiale. Infine con le dita gli sollevò la maglietta ancora di un po’ e gli sfiorò il basso ventre, giocando con le linee rilassate ma definite dei suoi addominali. Arrivò al limite dell’elastico dei pantaloni della tuta e glieli abbassò di qualche centimetro, senza andare oltre. Continuò a solleticargli quella zona sensibile, con un sorrisino malizioso stampato in viso, lo fissava immerso nel corpo che gli lasciava abbandonato in quel modo.
Mentre lo faceva e lui continuava a dormire pesantemente, il respiro iniziò a mutare. Daiki lo guardò in viso per capire se si sarebbe svegliato, senza però alzare le dita dalla pelle. Gli occhi rimanevano chiusi, il viso non sembrava stropicciarsi per un imminente risveglio, ma sicuramente percepiva qualcosa.
Qualcosa che gli piaceva. Tornò a guardare giù e finalmente nel suo inguine, coperto ancora dai vestiti, notò il rigonfiamento che aveva cercato in tutti i modi di provocare.
Daiki si morse il labbro iniziando ad eccitarsi e per evitare di infilare la mano nei suoi pantaloni e masturbarlo nel sonno, la mise nei propri e lo fece su di sé.
Si toccò dentro i propri vestiti, l’erezione già reattiva e sensibile. Non se la tirò fuori del tutto, se la strofinò con il palmo, delineandola con le dita attraverso i boxer. Quel che servì per trovare un po’ di sollievo.
Era già sul punto di venire, quando sollevando lo sguardo notò troppo tardi gli occhi scuri dai riflessi rossi di Taiga aperti, fissi su di lui.
Si era svegliato. Ma quando era successo?
Fece appena in tempo a chiederselo che venne nei boxer, macchiandosi i vestiti.
- Merda. - ringhiò Daiki a denti stretti guardandosi in basso per vedere il danno, anche Taiga fece altrettanto non avendo notato prima i movimenti della sua mano. Quando la vide, capì cosa era successo, specie perché tirandola fuori se la portò fra i loro visi fin troppo vicini. Sembravano due amanti stesi a letto che si masturbavano a vicenda. Invece quel maniaco si era masturbato da solo, vicino a lui.
Osservò la mano con tracce di sperma che era passato attraverso la stoffa leggera dei boxer, aveva anche un ghigno spontaneo e, nel pieno possesso delle sue facoltà da perfetto stronzo seducente, gliela avvicinò al viso, facendogliela annusare.
Taiga spalancò gli occhi e capì cosa c’era in quelle dita aperte e che odore era quello, capì cosa aveva appena fatto ed avvampò realizzando solo allora che si era svegliato perché gli era venuta un’erezione dormendo.
Ultimamente gli capitava quando sognava Daiki. Sogni strani con lui che faceva cose erotiche.
Ora era pure bello gonfio. E duro.
- Merda. - ringhiò a sua volta. Daiki sorrise e gli avvicinò il dito alle labbra e per un momento in quel silenzio totale, davanti alla situazione che ormai non si poteva più recuperare né mascherare, ancora imbarazzato da morire, Taiga si ritrovò ad accogliere accondiscendente e ipnotizzato le sue dita sporche di sperma, leccandole e succhiandole.
“Il suo sperma. Che è uscito perché si stava masturbando mentre mi guardava dormire.”
Al pensiero la propria erezione divenne più dura ed insopportabile, al punto che senza più resistere né pensarci molto, agendo come suo solito d’istinto, si infilò la mano da solo nei pantaloni e fece quel che Daiki aveva appena fatto da solo.
Con lo stesso risultato.
Daiki vide cosa stava facendo e lo lasciò fare muovendo le dita nella sua bocca, la lingua che l’avvolgeva, la consapevolezza che sapeva bene cosa stava succhiando e contemporaneamente cosa stava facendo su di sé.
La felicità che sentì in quel momento, mentre otteneva le sue conferme con un ego che era già parecchio smisurato di suo, lo portò a togliere la scarsa distanza fra i loro visi e mantenendo le dita fra le loro labbra, giocò a leccarle insieme a lui, trovando il contatto che cercava con la lingua ormai fuori dalla bocca di Taiga.
Dopo alcuni istanti, la mano si spostò per lasciare spazio alle loro lingue che, ancora fuori dalle bocche aperte, giocavano insieme, intrecciandosi. Prima di unirsi in un bacio più profondo, Daiki si ritirò notando che Taiga, intanto, era venuto.
Così soddisfatto e più contento che mai per quella settimana che li aspettava e per tutti gli altri giorni che avrebbero sicuramente passato insieme, si alzò dal letto, si stiracchiò sinuoso e con un sorrisino vittorioso andò in bagno, imprimendosi bene l’immagine erotica di Taiga steso a gambe aperte, la mano sporca di sperma, i pantaloni mezzi abbassati e l’erezione che quasi si vedeva, più rosso che mai in viso, eccitato, la lingua ancora sulla soglia delle labbra a volere altro.
“Quella doccia insieme alla fine la faremo...”
Pensò soddisfatto ricordando tutte le volte che si era masturbato usando l’immaginazione.
Di sicuro non vedeva l’ora.