*Abbiamo lasciato Daiki e Taiga che si allenavano negli uno contro uno e finalmente grazie a Seijuro e Tetsuya, capiamo che cos'è la danger zone che scatta quando giocano insieme. Uno stato di grazia agonistica ipnotica dove le loro capacità rendono al massimo, ma in particolare in relazione uno all'altro. Proprio giocando così tanto insieme riescono a fare cose incredibili fino a prevedersi e reagire prima ancora di ragionare. Dopo che si sono allenati come matti per tutto il pomeriggio, finiscono ad un certo punto le forze e quando anche gli altri se ne vanno a cambiasi e riposare, loro restano lì a tirare il fiato, sfiniti. E approfondiscono il discorso aperto in camera dopo pranzo. Il prossimo capitolo vedremo come non ci sono più freni. Le fan art come sempre non sono mie, ma mi hanno aiutato a scrivere alcune scene. Ringrazio le persone che leggono e seguono, sono contentissima che la fic piaccia. Buona lettura. Baci Akane*
4. STUPIDO IDIOTA
- Un’altra volta! - gracchiò Taiga mettendosi in posizione, la palla fra le mani pronto a ricominciare in posizione d’attacco.
Daiki lo guardò con un ghigno. Erano sudati fradici e ansimavano, le magliette erano diventate canottiere dopo metà pomeriggio, per l’eccessivo sudore, ma dopo il resto dell’allenamento anche quelle erano madide ed attaccate alla pelle.
Soddisfazione, era questa che sentiva.
Erano stanchi perché stavano andando avanti da un sacco di ore a fare scontri diretti fra di loro ad un livello incredibile, fisicamente non ce la facevano davvero più, ma Taiga non voleva saperne di fermarsi.
Non ce l’avrebbe mai fatta, ne era certo. Ma la voglia di continuare a battersi con lui a basket era tale che non voleva fermarsi.
Tutto questo solo per lui, perché l’aveva davanti.
Gli piaceva da matti, l’idea.
Al punto da eccitarsi di nuovo, come quasi lo era stato per tutto il tempo.
- Adesso basta. Andate a farvi una doccia, mangiate e riposate. Domani mattina si ricomincia. - l’allenatore aveva messo ufficialmente fine agli allenamenti del pomeriggio e senza sentire repliche, se ne era andato lasciando alle due manager il compito di sistemare la palestra, cosa che non impiegarono molto a fare.
- No, noi possiamo continuare ancora! - Taiga insisteva, la palla serrata fra le mani, i gomiti larghi come se stesse per passarla. Daiki, mani ai fianchi, rideva divertito.
- No, non potete. - la voce calma ma ferma di Seijuro arrivò alle spalle del compagno più alto che sembrava più un bambino in quel momento.
Taiga lo guardò dall’alto, contrariato, mordendosi il labbro indispettito.
- Sì che possiamo, io e lui abbiamo un’altra resistenza rispetto agli altri!
- Ed è proprio per questo che vi ho lasciato allenare fra di voi in questo modo, perché sapevo potevate reggere. - Seijuro era di molto più basso di lui, era alto circa come Tetsuya, ma guardava gli altri come se fosse lui quello più alto. Incuteva rispetto e quasi timore, addirittura.
- Possiamo andare ancora avanti. - a quel punto gli altri se ne erano già andati, Tetsuya esitava sul tunnel che portava agli spogliatoi, incerto se dovesse intervenire. Sapeva che Seijuro poteva cavarsela da solo, ma sapeva anche che Taiga era testardo.
- Voglio che riposate. Domani farete un altro genere di allenamento, o non sarete pronti per la partita. - pronti come lui aveva in mente dovessero essere.
- Significa che non faremo più scontri diretti io e lui? - Seijuro annuì contrariando ancora di più il giovane testardo.
- Ci sono altre cose che dovete fare.
Daiki non replicò, conoscendo il suo ex capitano sapeva che aveva in mente un disegno preciso per loro e per arrivare al punto che lui aveva in testa, dovevano assolutamente rispettare ciò che lui stabiliva. Senza repliche.
- Tanto non la spunterai, è inutile che sprechi parole con lui! - disse infatti mettendo una mano sulla spalla di Taiga fino poi a passargliela al di là del collo e stringerlo come faceva di solito.
Erano entrambi molto sudati, ma non si davano fastidio, anzi.
Taiga scattò, ma non per discutere ancora. Reagì al contatto con lui, così per mascherare il proprio stato di costante eccitazione, sospirò seccato e lasciò andare la palla per terra, buttandosi giù a sedere a sua volta.
- Va bene, tiro un po’ il fiato e poi arrivo. - Tetsuya sorrise vedendo che si era convinto, ma capì che in realtà non era proprio successo questo. Semplicemente aveva dovuto mollare per nascondere qualcosa che gli era successo quando Daiki l’aveva toccato.
Anche Seijuro l’aveva capito, ma non gli importava il motivo per cui aveva smesso di insistere, contava che l’aveva fatto.
Annuì in segno di ringraziamento, lanciò un’occhiata eloquente a Daiki che intendeva ammonirlo di non accontentarlo una volta soli e non giocare più a basket, e poi se ne andò insieme a Tetsuya.
Daiki, rimasto solo con Taiga, lo guardò rimanendo in piedi un istante per poi buttarsi giù a terra con lui, tornando al suo ghigno divertito e soddisfatto.
Si appoggiò su una mano e si protese verso di lui fin quasi a sfiorargli le labbra, solo per parlargli in modo asfissiante. Contemporaneamente Taiga si appoggiò con le mani dietro di sé per allontanarsi col busto, ma lui non mollò e si spinse ancora verso di lui fin quasi a stendersi per terra, uno sull’altro.
- So che per te sono come una droga, ma se svieni di fatica poi non sarà più divertente affrontarti.
Taiga spalancò gli occhi, registrando per miracolo le sue parole provocatorie, e dopo aver pensato nel panico “Se mi bacia che diavolo faccio?”, si guardò indietro per vedere dove era il muro.
- Non dire stronzate. - brontolò trovandolo a meno di un metro. Decise di muoversi all’indietro sulle mani e sui piedi e dopo aver strisciato e raggiunto, si appoggiò come se cercasse aria, invece che contegno.
Daiki, ancor più divertito, rimase ad osservarlo qualche secondo con lo sguardo più acceso che mai.
- Vuoi dire che non ti sei accorto di aver superato da un pezzo il tuo limite?
Taiga alzò le spalle guardando altrove, imbarazzato.
- Il limite va superato o non migliorerò mai. - brontolò ancora.
Daiki apprezzò la sua risposta e sorrise avvicinandosi a gattoni, come una pantera sinuosa in procinto di attaccare.
Taiga lo vide e si tirò su istintivamente sulle gambe, rimanendo accucciato con la schiena appoggiata al muro. Rigido e col fiato trattenuto, gli occhi spalancati, il cuore in gola.
Daiki si appoggiò sui talloni, le ginocchia a terra sotto le gambe accovacciate di Taiga e appiccicandoglisi fino a togliergli completamente lo spazio vitale, gli prese le mani, intrecciò sicuro di sé le dita alle sue e, con Taiga che glielo lasciava fare, con la mente totalmente azzerata e l’eccitazione di nuovo alle stelle, avvicinò il viso al suo.
Si guardarono così per alcuni secondi.
- Ma tu è me che vuoi superare a tutti i costi, o sbaglio?
Ovviamente non sbagliava, Taiga avvampò come a dargli conferma che era così, che era tutta una questione fra loro e basta, ma non riuscendo più a parlare, rimase immobile.
Taiga non ragionava, ci provava e quando lo faceva non otteneva mai risultati degni. Quelli li aveva solo quando si buttava e si lasciava andare.
Era istintivo e quelli istintivi davano il meglio così, senza pensare.
Non pensò quando aprì le labbra senza rispondere, aspettando la sua lingua. Poteva respingerlo e dirgli di non farsi strane idee, ma la verità era che lo voleva.
Non ci aveva mai seriamente pensato prima di quel giorno, ma trovandosi a farlo gli era piaciuto e da lì si era innescato qualcosa.
Qualcosa di pericoloso.
Pericoloso come la loro zona.
Potevano fare cose incredibili solo quando erano insieme.
Anzi.
Insieme erano ancora più incredibili di sempre.
“Ne parleremo mai?” glielo voleva chiedere, ma invece tirò fuori la lingua verso di lui in una chiara richiesta che l’altro accettò compiaciuto succhiandogliela e leccandogliela, in un intreccio erotico altamente rischioso per il luogo in cui lo stavano facendo.
La luci della palestra erano state spente quasi tutte, rimanevano solo quelle in fondo, vicino al tunnel. In quella specie di coperta protettiva, si sentirono al sicuro, quasi in un sogno. Nulla di reale e complicato.
Solo qualcosa di bello di cui non avrebbero parlato rischiando di rovinarlo.
Era come se si innescasse qualcosa, appena erano soli.
In mezzo agli altri litigavano di continuo e l’erotismo si cancellava al punto che sembravano odiarsi come non mai, ma appena erano soli scattava un interruttore e tutto cambiava.
All’idea di dare voce a quello che era successo ancora una volta, entrambi si sentirono andare in confusione e decisero che non sarebbe stato poi così necessario. Senza dirsi nulla ed in perfetto accordo, con gli ormoni in subbuglio e la mente nel caos più completo, si sciolsero e si alzarono.
Daiki sorrideva sornione, contento e convinto di quanto fatto, Taiga rimase immusonito, sorpreso e perplesso.
Era strano, dal momento che non aveva mai avuto quel genere di pensieri su di lui, ma per Daiki invece era ovvio perché ne aveva da molto.
Si sentiva un idiota ritardato per non aver mai pensato a qualcosa del genere, per non essersene accorto prima. Ma nella sua vita era sempre stato tutto così.
Un buttarsi alla cieca e capire strada facendo le cose, specie quelle importanti.
Ma le aveva colte tutte, sempre.
“Forse è solo sesso. Ho una settimana da passare qua con questo cretino. Poi me ne andrò in America e tutto finirà per sempre. Credo sia meglio approfittare invece di perdere tempo a parlare e pensare. Non sarebbe comunque da me e di tempo ne ho già perso molto. Mesi e mesi ad allenarci da soli per delle stupide scarpe e poi era questo che volevo? Sono così idiota? Beh, non è che lui sia da meno, chissà da quanto lo voleva, da come mi è saltato addosso appena c’è stata l’occasione. Poteva darsi una mossa prima, se l’aveva già capito.”
Stavano camminando in uno straordinario silenzio verso gli spogliatoi, senza bisticciare per un lunghissimo momento, quando Taiga si svegliò realizzando che dannazione, aveva ragione!
- Sei il solito idiota, comunque. - sbottò così di punto in bianco, facendosi guardare come se avesse bestemmiato.
- Io sarei l’idiota? - non aveva idea del perché glielo dicesse, ma di sicuro aveva torto.
Arrivarono agli spogliatoi ormai deserti ed iniziarono a spogliarsi, litigando ovviamente.
- Sì, da quanto lo sapevi? - Daiki faticò a capire a cosa si riferiva, specie perché stavano per fare l’agognata doccia e quello sparava cazzate rovinando l’atmosfera.
- Che cosa, che sei un deficiente? Dal primo istante che ti ho visto!
Daiki si tolse la canottiera in contemporanea alle scarpe, usando solo i piedi.
- No, stupido idiota! Che c’era questa cosa fra noi! - Taiga non era tipo da girare troppo intorno alle cose, era diretto. Il punto, per lui, era capire, ma poi una volta che ci riusciva non cincischiava molto.
Le paranoie non erano per lui.
Daiki lo fissò già nudo.
Avvampò colto in fallo, poi realizzò cosa diavolo stava dicendo e gli saltò il sangue al cervello.
- Tu non te ne eri accorto, coglione?
Taiga arrossì a sua volta, colto anche lui in fallo. Si strinse nelle spalle, si tolse i calzini, poi prese un asciugamano grande di quelli preparati nel ripiano fra il materiale offerto dal ritiro.
- Io no, ok?
- No che non è ok! Sei un ritardato, dannazione! - Daiki non mollava, prese una asciugamano anche lui, afferrò la propria busta con il necessario per lavarsi e lo precedette nelle docce.
- Senti, non tutti sono sveglio, ma se tu l’avevi già capito perché cazzo non hai mai fatto nulla? - Taiga afferrò la propria e lo seguì, si piazzò in una doccia vicino e sotto l’acqua aperta, si sciacquarono senza rendersene nemmeno conto.
- Non pensavo che lo volessi! - rivelò infine Daiki, il compagno a quel punto si stizzì, lo guardò torvo, prese la boccetta del doccia-shampoo e gliela schizzò addosso.
Il liquido bianco e denso gli si sparse sulla faccia, sul collo e sul petto sembrando altro rispetto a quello che in effetti era, ma Daiki sorpreso dal gesto sfrontato e soprattutto indispettito, si inalberò e fece esattamente la stessa cosa.
- Brutto idiota che non sei altro!
- L’idiota sei tu! Come pensavi che non lo volessi? Prima mi dai del ritardato che era ovvio e poi credevi che non lo volessi? Sei scemo?
Taiga continuò a schizzarlo sul resto del corpo, quasi facendogli un favore. Daiki fece altrettanto, rispondendo sempre arrabbiato:
- Eri sempre appiccicato a Tetsu, pensavo fossi innamorato di lui, stronzo!
Taiga si fermò con la boccetta fra le mani, pronto a spremere ancora, lo fissò meravigliato, poi tornò a fare una smorfia arrabbiato e gliela spremette in testa avvicinandosi per poterlo fare.
Lì davanti a lui, con le braccia alzate e le mani sopra il capo, gli schiacciò il doccia-shampo sui suoi capelli neri fissandolo negli occhi, alla stessa altezza. Questa volta però non più arrabbiato.
- Tu mi volevi saltare addosso ma pensavi che io fossi innamorato di Tetsu e non hai mai fatto nulla per questo?
Era incredibilmente altruista per essere un egoista stronzo di merda, si disse fra sé e sé, segretamente commosso.
- Proprio così. Problemi? Cosa ci sarebbe di sbagliato e brutto in questo? Per una volta che non agisco da stronzo vengo offeso comunque?
Taiga a quel punto sospirò sorridendo in piena resa, si mise un po’ di doccia-shampoo su di sé e poi lasciò andare la boccetta per terra come se non contasse più. Daiki, capendo che stava sotterrando l’ascia di guerra, chiuse quella che aveva in mano e la gettò a sua volta a terra.
Lasciò la prima mossa a Taiga per capire come proseguire, litigando con lui aveva pensato che la sua doccia erotica tanto agognata avrebbero dovuto rimandarla, ma forse poteva ancora farcela.
Il giovane infatti, ormai addolcito e piacevolmente colpito da lui, gli insaponò la testa passandogli i polpastrelli sul cuoio capelluto in un gesto ancor più intimo di quelli avuti prima.
Daiki avvampò per l’ennesima volta, ma fece esattamente la stessa cosa occupandosi dei suoi capelli rossi.
I due, sempre uno avanti all’altro, si guardavano da vicino, a tu per tu, nudi.
Per la foga del litigio non si erano nemmeno guardati bene, cosa che avrebbero voluto fare dal primo istante.
Quell’idiota rovinava sempre tutto, si disse Daiki.
- Non immaginavo che potessi essere così altruista, non dai l’idea di esserlo. - Poi si rese conto. - Ma cosa ti ha fatto capire che invece non mi importa di Kuroko?
Daiki ci pensò scendendo con le mani sul suo collo, dove c’erano gli schizzi del proprio sapone. Iniziò a spalmarglieli e ad insaponargli la pelle.
Taiga arrossì e fece altrettanto, scivolando sul suo collo, poi sulle spalle.
- Quando prima Tetsu è finito in camera con Ryota. Tu non te la sei presa, non hai fatto scenate di gelosia. Ho capito che non ti importava.
Il compagno sorrise, finalmente rilassato e a suo agio. le mani ad insaponargli le spalle ed il petto, si soffermò sui capezzoli nello stesso modo che stava facendo lui. Sussultarono entrambi.
Le mani scivolose proseguirono giù senza dirsi più nulla, ipnotizzati dalla loro agognata doccia erotica e da come le dita spiccavano sulla loro pelle.
Quella scura di Daiki in quella chiara di Taiga. La schiuma che producevano gli strofinamenti.
“Sembra sperma.”
Pensarono entrambi impennandosi ancora di più. Si morsero le labbra guardandosi giù, finalmente.
Si fissarono per la prima volta sul serio, ognuno vide l’erezione che si alzava dell’altro e venne subito già dura.
Probabilmente la doccia erotica sarebbe durata meno di quello che avevano sognato.
Daiki sentendosi già vicino al limite, gli prese veloce e con foga il membro e lo massaggiò usando sempre la schiuma nelle mani.
Taiga non voleva staccare gli occhi da lui, ma il godimento era alto. Però rimase a guardarlo, riempirsi della splendida visione che gli offriva.
Provò a masturbarlo come faceva lui, ma quando si sentì troppo eccitato, con un - Al diavolo. - ringhiato, prese le loro erezioni nella stessa mano, le strinse insieme e grazie al sapone iniziarono a muoversi in un massaggio di gran lunga migliore di quello fatto prima.
I due si abbandonarono subito all’intenso piacere lasciando le teste all’indietro per un po’, gemettero liberamente, poi aumentarono i movimenti delle mani e dei fianchi che spingevano uno verso l’altro, Daiki gli prese i glutei per muoversi ancor meglio, sognando ora di potergli entrare dentro.
Ma gli prese il labbro e glielo succhiò, fece altrettanto con la sua lingua quando Taiga gliela tirò fuori, si respirarono a vicenda, si sentirono come non mai, come sentirono anche i loro corpi che non avevano un piacere simile da molto.
Infine, finalmente, vennero insieme, schizzandosi davvero di sperma uno verso l’altro.
Si appoggiarono addosso, le fronti scivolarono sulle rispettive spalle in un intreccio a specchio. Le mani dai fianchi scivolarono sulle loro schiene, sorreggendosi e stringendosi, poi febbrili si spostarono sotto il getto di una delle due docce, sciacquandosi.
L’acqua scivolò loro addosso, lavando via schiuma e sperma e mentre faceva il suo dovere, le bocche si cercarono e si trovarono, le lingue si intrecciarono togliendosi il fiato, dando vita ad un vero e proprio bacio.
Le sensazioni esplosero insieme alle emozioni, mentre ogni cosa si confondeva insieme agli ormoni ormai esplosi in loro.
Insieme alle braccia di Taiga che cingevano il collo di Daiki, facendogli nascondere il viso contro il proprio collo, alla fine di un bacio che non aveva più le fattezze erotiche precedenti, ma di qualcosa di cui avevano avuto realmente bisogno.
Non dissero nulla di nuovo, sapendo di doverlo fare, non avendo idea di cosa dire.
C’era qualcosa sulla punta delle lingue, ma nessuno osò tirarlo fuori, nessuno osò dire nulla, preferendo fingere che fosse stato l’esplosione di un desiderio puramente sessuale, portato dall’età, dagli ormoni e dall’astinenza di entrambi.
Quel qualcosa da dirsi se la tennero per la prossima volta, non immaginando che in realtà sarebbe stata rimandata ancora e ancora e ancora. Per un bel po’ di tempo. Forse troppo.